martedì 30 luglio 2013

Killer Elite (2011) | Microrecensione

Killer Elite
Voto Imdb: 6,4
Titolo Originale:Killer Elite
Anno:2011
Genere:Azione
Nazione:Gran Bretagna / Australia
Regista:Gary McKendry
Cast:Jason Statham, Clive Owen, Robert De Niro

Cartello iniziale che si legge prima dei titoli di testa: Conflitti e guerre a destra e sinistra bla bla bla, crisi energetica che mette in ginocchio bla bla bla, il mondo è nel caos più totale bla bla bla... quando stai per immaginare il classico incipit da film post-nucleare inserito in un contesto distopico e futuristico, ecco, aggiunta in basso a destra, una postilla che spiazza: siamo nel 1980. Me l'avete fatta, furbastri!
Come dice il titolo, il film parla di assassini. Quelli d'elite, i migliori sulla piazza. Jason Statham è l'assassino Danny, discepolo preferito di Hunter (Robert De Niro). Durante una missione in Messico dove dovevano colpire duro l'obiettivo, Danny si rende conto che avrebbe ucciso un bimbo come danno collaterale: si ferma in tempo e, in preda a shock, rimorsi, rigurgiti di coscienza e un principio di etica da eroe buono, decide di uscire dal giro e di nascondersi in Australia dove tra l'altro impalma Anne (Yvonne Strahovski), vecchia amica d'infanzia. Peccato che un anno dopo gli Agenti lo scovano e gli recapitano un messaggio: Hunter ha accettato "al buio" un lavoro per sei milioni di dollari, ma quando si è reso conto di cosa si trattasse, si è rifiutato di portarlo a termine ed è tenuto prigioniero. O Danny completa la missione al posto suo, o il suo mentore sarà ucciso. In cosa consiste la missione? Uno sceicco caduto in disgrazia ha visto morire tre dei suoi figli durante la Guerra dell'Oman. Danny dovrà scovare gli assassini (tutti ex-membri della SASSpecial Air Service, il temibilissimo corpo speciale militare inglese), estorcere loro la confessione ed ucciderli facendo credere che la loro morte sia stato un incidente. Ci manca giusto una fettina di culo con un po' di limone, ma vabbé, non si può avere tutto...
A mettere i bastoni tra le ruote di Danny c'è Spike (Clive Owen), ex-membro dei SAS che andrà alla caccia di Danny perché nessuno può far del male al suo gruppo, lui li deve proteggere tutti ed eventualmente vendicare la loro morte. E Spike è un osso duro veramente. In mezzo a questo, c'è anche una spruzzata di agenti governativi e servizi segreti inglesi, giusto per rendere le acque ancora più torbide.
Un'altra cosa che si legge nel cartello iniziale, è che il film è stato tratto da quella che pare sia stata una storia vera, in questo caso il romanzo "The Feather Men" ("Gli uomini piuma") scritto da Ranulph Fiennes e contenente verità scottanti sui SAS, verità a quanto pare vissute dall'autore in prima persona. In patria il libro ha diviso a metà l'opinione pubblica: per alcuni Ranulph è un cialtrone che spara palle a raffica, per altri un eroe. Boh, di queste cose non ci capisco molto, ergo mi tuffo sulla visione del film. Che a me è piaciuto nonostante quello che si legge in giro. Innanzitutto ho apprezzato moltissimo il taglio registico, la fotografia e lo stile generale: è tutto un chiaro omaggio ai film polizieschi europei di fine anni '70, primi anni '80: azione senza tanti fronzoli, sparatorie, inseguimenti in macchina, suspance. Da questo punto di vista, l'impatto è davvero notevole e gli sforzi del regista esordiente Gary McKendry sono stati ben premiati.
Ottimo il cast: niente da dire su Jason Statham (uno dei miei attori preferiti. L'ho detto). Jason interpreta l'eroe, gran parte del film segue il suo punto di vista, e tutta la narrazione si poggia sulle sue potenti spalle. Ma non sono da meno gli altri due interpreti principali: assolutamente convincente Robert De Niro a discapito delle pessime scelte che sta facendo nel suo dorato tramonto di carriera, e grandiosamente nella parte Clive Owen, a mio avviso premiato anche dal personaggio più interessante del trittico. Se da un lato si respira stereotipi a manetta soprattutto con Jason e Robert, con Clive questo non avviene. Il suo Spike è più sfaccettato, è un uomo solo che vive in modo profondo ma paradossale la sua appartenenza al gruppo, è scaltro e dannatamente abile. Deve rendere conto agli Uomini Piuma, una specie di gruppo quasi massonico di ex appartenenti alla SAS e che fa di tutto per proteggere i loro interessi. Tessendo (anche) segretamente trame in collusione con Governo e Servizi Segreti. Bei tipini, vero?
Il plot, ad una lettura superficiale, può sembrare banale, ma ecco che spunta un aspetto molto interessante: la missione si risolve a due terzi del film... cosa diavolo c'è ancora da raccontare per i rimanenti 40 minuti? Non vi tolgo la sorpresa, ma ho decisamente apprezzato questa scelta non banale.
Poche le scene action, purtroppo, ma fatte dannatamente bene. Su tutte, la formidabile rissa a metà film fra Jason e Clive. Da applausi. Per non parlare di una scena in cui Jason, legato ad una sedia, si butta fuori dalla finestra del primo piano e piomba sopra un camion. Avevo gli occhi a forma di cuoricino.
In conclusione, un film action tosto, solido, senza troppe sbavature ma anche senza guizzi che facciano gridare al capolavoro. Per molti è stata una delusione, per me invece Killer Elite è promosso perché è riuscito a mantenere vivo il mio interesse grazie ad un mix di azione, trama, atmosfera.

P.S. Ok, doveva essere una micro-recensione, non ci sono riuscito. Ma non è neanche logorroica come le altre, è una via di mezzo :P

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6,5 Musiche: 6
Regia: 7,5 Ritmo: 7
Violenza: 7 Humour: 4
XXX: 3 Voto Globale: 7

martedì 23 luglio 2013

Pacific Rim (2013) | Recensione

Pacific Rim
Voto Imdb: 7,8
Titolo Originale:Pacific Rim
Anno:2013
Genere:Fantascienza / Mostri
Nazione:Stati Uniti
Regista:Guillermo del Toro
Cast:Charlie Hunnam, Idris Elba, Rinko Kikuchi, Ron Perlman

La TRAMA di Pacific Rim. (c) dell'idea: La Moglie
Una dedica a voi, adoranti dei film uzbeki sottotitolati in polacco stretto!
E a voi, amanti delle trame incomprensibili e cervellotiche!
E come posso non dimenticarvi di voi, seguaci del Dogma di Lars Von Trier e dei suoi filmettini del cazzo!
Ode a Pacific Rim che piglia tutto questo Cinema e gli dà uno sganassone sulle gengive con un fantastico Elbow Rocket!

Elbooooooooooow Rockeeeeeeeeet!
Infoiato come non mai, esaltato da un anno di hype creato ad arte dalla produzione del film, non potevo non fiondarmi alla visione di un dichiarato omaggio a tutta quella serie di film, cartoni animati e telefilm con cui la mia generazione è cresciuta. Pacific Rim, in poche parole, è un film da vedere una volta che avrete interiorizzato un po' di informazioni per evitare di rimanere delusi alla fine della visione. Chiamiamole "Le Tre Fondamentali Premesse di Pacific Rim".
1) Pacific Rim è entertainment puro al 100%. Non solo non richiede uno sforzo intellettivo notevole, ma pretende, anzi, che voi spettatori spegniate del tutto il cervello. Non siete in grado di farlo? Evitatelo come la peste, avrete risparmiato i soldi del biglietto.
2) Pacific Rim esige che regrediate ad un'età mentale media di 7-8 anni. Poi ci sono casi disperati, tipo il sottoscritto, che ha dovuto progredire di un anno per raggiungere il target, ma va bene così: è uno sforzo che ripaga. Ad ogni modo, se non siete in grado di apprezzare un lieto ritorno alla fanciullezza, evitatelo come un gatto eviterebbe l'acqua prima di fare il bagnetto.
3) Pacific Rim si aspetta che voi siate in grado di cogliere un sottobosco di citazioni, chicche, rimandi, cliché tipici di diversi anime / telefilm giapponesi che spopolarono a partire dagli anni '60 fino ai primi anni '80. Se i nomi Go Nagai, Robotech / Macross, Jeeg, Koseidon, Godzilla e Gamera non vi dicono niente, beh, evitatelo pure. Anche se magari potreste apprezzare il film in sé, senza questo background Pacific Rim diventa a mio avviso un'esperienza un po' monca. E' solo un mio opinabile pensiero, sia ben chiaro.

Esempio di piiiiicolo mostriciattolo.
Se invece rientrate in tutti e tre i punti, si possono verificare due cose:
a) Lo amate alla follia -> In tal caso, proseguite nella lettura.
b) Il film vi fa cagare a spruzzo -> In tal caso, fatevi vedere da uno bravo davvero, perché avete qualcosa che non funziona. O, al limite, siete convinti di rientrare in una di queste categorie ma nella realtà non ci riuscite. Ravanate dentro di voi e troverete la risposta (sbajata, ovviamente).
c) Non prevedo altri tipi di reazione. Se così non fosse, ritenetevi appartenenti al punto b).

Il Carisma. Con la C maiuscola.
Ora permettetemi di fare il professorino. Sono dell'idea che, per cogliere davvero lo spirito di Pacific Rim, ci si debba focalizzare un attimo sul regista perché altrimenti si correrebbe il rischio di vedere citazioni che in realtà non lo sono affatto. Ce n'è una in particolare a causa della quale gli anime-nerd hanno sfracellato i coglioni - ci arriveremo fra poco, tranquilli. Guillermo Del Toro è un messicano classe '64. Nato e cresciuto a Guadalajara, si è trasferito negli States solo alla fine degli anni '90. Bisogna quindi pensare a quali anime e telefilm possa aver visto da bambino. Negli Stati Uniti furono trasmessi alcuni anime di successo, ma gli americani non assistettero ad un'invasione come invece l'abbiamo vissuta noi Europei, italiani primi per quantità. Il primo anime che Guillermo ricorda, e che più di tutti l'ha ispirato, è Tetsujin Go 28 (in Italia conosciamo il suo remake anni '80, Super Robot 28), del 1964 (stessa data di nascita del Nostro). Tetsujin Go non aveva armi, ma pigliava i nemici a caterve di pugni e sganassoni. Facciamo un grosso salto avanti: parliamo di Macross, che negli USA venne fuso con altre due serie giapponesi, e riadattatato pesantemente col nome di Robotech. Ditemi se Gipsy Danger, quando s'incazza e prende in mano una nave (UNA PETROLIERA, CAZZOOOOOOOOO!!!! LA SCENA BEST EVER DI TUTTI FILM DELLA STORIA DEL CINEMAAAAAAAAAA!) non assomiglia all'SDF-1 quando si trasforma nell'enorme robo-coso-antropomorfo che sparacchia ai cattivi Zentradi! E ad ogni modo, in America spopolò la serie di giochi di ruolo BattleTech con i suoi mech, che presero spunto dai Valkyrie di Macross e dagli altri mezzi presenti. In Pacific Rim i robottoni sono a loro volta palesemente ispirati dai mech. Nell'America Latina - in Cile soprattutto - sono in molti a ricordarsi di Go Nagai; e infatti ecco alcune citazioni dei suoi anime più famosi: Mazinga Z (l'agganciamento della testa di Gipsy Danger è una palese citazione del Pilder ON! di Koji Kabuto, per non parlare dell'Elbow Rocket), Getta Robot contro il Dragosauro (robottoni che si scagliano contro esseri preistorici enormi) e Jeeg Robot col suo fantastico Raggio Protonico. Un altro anime che ha colpito l'immaginario collettivo americano è stato Ghost in the Shell: le tute dei piloti, Mako su tutti, sono una palese imitazione di quelle disegnate da Masamune Shirow
The Ghost in the Shell, chiaro. No?
In mezzo a tutti questi capolavori citati, non ne compare uno, che invece leggo spesso in giro. Si tratta di Neo Geo Evangelion. Ve lo dico tondo e chiaro: Evangelion non c'entra un beneamato cazzo con Pacific Rim. Ficcatevelo in testa e mettetevi l'anima in pace. La stretta di mano neurale (gli adattatori italiani sarebbero da prendere a calci in culo per questa traduzione) non l'ha inventata Evangelion. C'era già, tanto per citarne uno, con General Daimos, che in Italia spacciarono come "il figlio di Goldrake" (amen). E Takeshi pilotava Ufo Diapolon espandendo il suo corpo e i suoi neuroni all'interno del robot. Peccato che Ufo Diapolon in America non ci fosse arrivato, sarebbe stato fichissimo vederlo citato qui. I caschi che si riempiono di liquido non li ha inventati Evangelion, per quanto si veda benissimo; noi più attenti e scafati, li avevamo già visti nel 1989 nel fantastico The Abyss di Cameron. Detto questo, cari fan di Evangelion: non venitemi qui a rompere i coglioni sulla superiorità del vostro anime preferito, sulla ricchezza di fonti, citazioni colte, rimandi biblici e chi più ne ha, più ne metta. Qui non c'è niente di tutto questo, anzi Guillermo del Toro l'ha anche detto apertamente: "Mi avete talmente rotto le palle con Neo Geo Evangelion che adesso mi tocca pure andare a vederlo." Già, cari miei, Guillermo non se l'è mai cagato prima. Posso arrivare a concepire che lo sceneggiatore del soggetto originale invece un po' lo conoscesse, ma di richiami ne ho visti proprio pochi. Tipo lo spinotto staccato il quale il robot smette di funzionare. Che nell'EVA01 era infilato su per il... naaaaaso.
Ma, amici miei, per quanto sia bello pensare ai nostri amati robottoni, l'eredità più pesante in Pacific Rim è quella di Ishiro Honda, geniale regista giapponese che nel 1954 creò una delle più grandi icone dell'immaginario nipponico: Godzilla. Il lucertolone radioattivo diede il via al filone dei kaiju-eiga (da rendere come: "film sui mostri giganti") che ancora oggi riscuote grande successo in terra del Sol Levante. In un gioco di citazioni, rimandi e contro-citazioni (Godzilla è in realtà erede spirituale dell'americano King Kong), il gigante nato a causa delle radiazioni nucleari ha dato vita ad una schiera di indimenticabili mostroni allegramente citati in Pacific Rim.
Un robottone nel Pacifico: cose ordinarie, qui.
Nel Pacifico non ci sono radiazioni nucleari, ma una misteriosa frattura / varco dimensionale dal quale i mostri escono per seminare terrore e distruzione. Seguendo una sorta di progressione numerica, le apparizioni dei mostri si fanno sempre più frequenti. Chi può fermare la furia devastatrice di questi massicci sauro-animaloidi? I possenti Jaeger ("Cacciatori" in tedesco), enormi e massicci robottoni antropomorfi di 90 metri, ovviamente! Dato che questi ammassi di ferraglia sono eccessivamente impegnativi da pilotare per una sola persona, ecco che viene escogitato il sistema dei due piloti che, in cabina di pilotaggio, stabiliscono una connessione neurale e, all'unisono, comandano i movimenti degli automi. Non dico altro della storia, non serve. C'è l'eroe biondo che deve redimersi, c'è Mako (Rinko Kikuchi) la gnocca giapponese che si dimostrerà pilota fenomenale pur con qualche problematica di troppo; c'è il capo del progetto, un immensamente carismatico Idris Elba che comanda e dirige le operazioni come il migliore Direttore della Fortezza delle Scienze, c'è Ron Perlman che interpreta in modo grandioso un losco trafficante di organi di kaiju (!); infine, ci sono codesti robottoni, citati qui fin troppe volte, che prendono a randellate sui denti i mostri giganti e cattivi. Non vi serve sapere nient'altro. Botte da orbi, azione frenetica e costante, sangue e acciaio, UNA CAZZO DI NAVE USATA COME RANDELLO NODOSO NELLA MIGLIORE SCENA CINEMATOGRAFICA DI SEMPRE AAAAAAAAAAAAARGH! ORGASMI A PROFUSIONE! Scusate, contegno.

Nella notte! E' un ritmo che ti prende, nella notte!
Tecnicamente il film è grandioso. Forse abusa troppo dell'espediente combattimenti-di-notte-e-sotto-la-pioggia per mascherare la CGI (forse non siamo ancora pronti per una resa diurna totale a meno che non ti chiami Michael Bay e fai scontrare dei robottoni in pieno giorno ma con inquadrature così dinamiche che non capisci un cazzo lo stesso e ti viene il dubbio se anche lì la CGI fosse un po' mascherata. Sì, leggete questa frase tutta d'un fiato). Ma i robot sono resi in modo semplicemente superbo. Non c'è istante in cui il film non ti ricordi la loro possanza, il loro peso, il loro carisma che trasuda da ogni bullone. Una delle scene migliori (A PARTE LA PETROLIERA! LA PETROLIERAAAAAAAAAARGH!) è quella in cui si vede il pilota muovere il piede, che innesca una serie infinita di ingranaggi, ruote, pulegge, meccanismi arcani il cui risultato è il conseguente movimento della gamba del robot. Semplicemente fantastico. Roba da mandare in sollucchero i veri nerd. (Ehi, io non sono nerd!) Due buoni terzi del film si poggiano sul comparto tecnico. Se questo fosse deficitario, l'intero castello crollerebbe miseramente, ma per fortuna così non è.
Rinko (1)
Il rimanente terzo di film è fatto di fuffa varia che qualcuno tipo mia moglie ha pure (quasi apprezzato). Se però io al cinema avessi avuto il tasto Fast Forward, lo avrei premuto senza pietà per passare dritto alle scene con gli scontri. E, si badi bene, voi tutti che eravate in sala con me, accendete un cero per il fatto che non ci fossero i comandi a mia disposizione. Altrimenti ancora adesso sareste in sala a sorbirvi in loop infinito LA SCENA DELLA PETROLIERA CHE DA' UN PUGNO AL GRUGNO DEL KAIJU E CHE DI QUELLA SUA FACCIA NON RESTA PIU' TRACCIA (cit.). Insomma, ci siamo capiti? Per chi vuole, Pacific Rim contiene qualcosa in più del semplice sganassone. Niente per cui strapparsi i capelli, per carità, ma vi assicuro qualche discreta sorpresa.
Restano due discorsi in sospeso:
1) Il cast
2) La sceneggiatura

Rinko (2). Niente battute, grazie.
Per quanto riguarda il cast, dico che Rinko Kikuchi / Mako è gnocca.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, posso tranquillamente affermare che è costellata di cazzate invereconde, la prima delle quali è la pretesa di costruire un fottutissimo muro enorme nel Pacifico perché i robottoni non garantirebbero più la salvezza dell'umanità. Peccato che i mostri: o attraversano i muri come farei io se mi ritrovassi a calpestare un castello di sabbia di un bambino; o svolazzano allegramente. Eppoi Gipsy Danger è analogico. E con questa cazzatona epocale tronco qui il discorso sulla sceneggiatura, non è necessario andare avanti. Chi non ha visto il film non coglierà comunque lo spoiler, chi l'ha visto non potrà che scuotere la testa in un misto di divertimento e mestizia.

Commento di chiusura.
Ricordatevi delle Tre Fondamentali Premesse di apertura di recensione! Visto con la loro ottica, Pacific Rim è esattamente quello che volevate vedere. Soprattutto, è un film profondamente onesto nei confronti dello spettatore. Sganassoni fra robottoni e mostracci prometteva, e sganassoni abbiamo avuto. Non c'è onestà più elevata di quella che ti fa mantenere le promesse nel migliore dei modi. Se gli sganassoni vi hanno fatto storcere il naso, semplicemente era un film per il quale non avreste nemmeno dovuto disturbarvi di comprare il biglietto.

LA PETROLIERA, CAZZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

Eccola. La. Petroliera.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5,5
Cazzate di sceneggiatura a parte, contiene spunti sicuramente interessanti. Ma, detto fra noi, di questi spunti non ce ne frega proprio una beata fava.
Musiche: 8
Perfette per il film. D'altronde stiamo parlando di Ramin Djawadi, compositore della tema principale de Il Trono di Spade. Scusate se è poco.
Regia: 9
Non raggiunge il massimo per colpa dell'espediente combattimenti-di-notte-sotto-la-pioggia. Peccato, perché sarebbe stata una prova registica assolutamente perfetta.
Ritmo: 7
Sette? Solo sette? Sì, sette e non di più. La parte centrale è a mio avviso troppo lenta. D'altronde il film parte a diecimila e finisce a ventimila, forse Guillermo voleva farci tirare il fiato.
Violenza: 8
Botte da orbi fra ammassi di ferraglia e mostri giganti. Non vi basta?
Humour: 5
Il film si prende decisamente sul serio, e i due personaggi (gli scienziati) piazzati per alleggerire l'atmosfera falliscono miseramente, a me non hanno fatto ridere neanche un po'. Anzi, erano irritanti.
XXX: 0
Sigh. Sospiro.
Voto Globale: 8,5
Fosse stato come un treno lanciato a folle velocità dall'inizio alla fine, Pacific Rim avrebbe preso un nove spaccato. Perde mezzo punticino perché con un piccolo sforzo in più sarebbe uscito un capolavoro SUPREMO.

mercoledì 10 luglio 2013

Dark Shadows (2012) | Recensione

Dark Shadows
Voto Imdb: 6,3
Titolo Originale:Dark Shadows
Anno:2012
Genere:Horror / Commedia
Nazione:Stati Uniti
Regista:Tim Burton
Cast:Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Eva Green, Chloe Moretz, Helena Bonham Carter

Johnny Depp & il suo cerone: un grande classico
Ci risiamo. Ammetto di essere vittima di un forte pregiudizio nei confronti di Tim Burton. Non è un regista che apprezzo molto, al punto che sono pochi i suoi film che mi sono davvero piaciuti, la stragrande maggioranza dei quali sono concentrati nei suoi primi anni di carriera. Riuscirà Dark Shadows a farmi cambiare idea? 

NO.

Titoli di coda, prego... che simpatico burlone, dai, argomentiamo un pochino.
Pur avendo a disposizione diverse frecce nel suo arco - il soggetto tratto dall'omonima serie tv di successo anni '60 (mai sentita nominare prima... ehm...), il solito ottimo cast (moglie del regista esclusa), atmosfere gotiche d'impatto - il film naufraga miseramente in un mare di mestizia frutto di una micidiale combinazione di déjà vu, noia e assenza di vere sorprese.
Gli anni '70 di Tim Burton
Johnny Depp interpreta Barnabas Collins, figlio di una coppia di aristocratici inglesi emigrati nelle coste del Maine del 1760. Playboy da strapazzo ma dai modi affettati di un vero aristocratico, seduce e scarica la domestica Angelique (Eva Green). Purtroppo per Barnabas, Angelique è una strega. Terribilmente vendicativa. Affrontare l'ira di un cuore infranto dotato di poteri oscuri è una delle cose peggiori che possa capitare ad un uomo dopo una pellicina al dito strappata male e la visione di una Scutigera Gigante che ti passeggia allegramente sul muro di fianco al letto. Dicevo. La strega uccide i genitori di Barnabas, istiga al suicidio la sua fidanzata e, non contenta, condanna all'immortalità il poveraccio vampirizzandolo e spingendo la popolazione a seppellirlo vivo in una bara. Centonovantasei anni dopo, nel 1972, Barnabas viene risvegliato per caso durante degli scavi e riesce a liberarsi. Quello che troverà davanti agli occhi lo lascerà incredulo: un'epoca diversa, la sua famiglia in rovina e la sua cittadina natale in mano a... Angelique, che continua a fare il bello e il cattivo tempo! Barnabas non si scompone, si insedia nella sua antica magione ospitato dai suoi discendenti e inizia così a programmare il riscatto suo e della sua famiglia.
Analizziamo nel dettaglio i punti deboli e i punti di forza del film, partendo da questi ultimi. Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Dark Shadows offre indubbiamente dei buoni spunti.
Una sontuosa Michelle Pfeiffer
Come accennato prima, il cast è davvero ottimo. Johnny Depp è il solito gigione sopra le righe, anche se francamente le faccette e le sue mossette stanno iniziando a rompere i maroni perché, in fondo, Johnny Depp + Tim Burton = Sempre Questa Solfa Lì. E se gli dai carta bianca, il risultato finale, cerone incluso, non può che essere un Jack Sparrow, un Edward, un Barnabas qualunque. Dai trailer direi che anche nel nuovo Lone Ranger appare il solito personaggio trito e ritrito. Orpo, avevo detto che sarei partito con le cose positive! Beh, dai, mettiamola così: Depp è fottutamente bravo a fare quella parte. Poi non posso non parlare bene di Michelle Pfeiffer, assolutamente perfetta nella parte di Elizabeth, la matrona di famiglia: misurata ma espressiva, dura quando serve e madre protettiva alla bisogna; oppure di Chloe Moretz, la nuova enfant prodige di Hollywood, brava quanto se non più di Dakota Fanning. In Dark Shadows Chloe interpreta la quindicenne problematica figlia di Elizabeth, in grado di dispensare saggi (!) consigli sulla sua epoca allo spaesato vampiro settecentesco. Ma la palma alla migliore interpretazione va assolutamente a Eva Green. L'attrice francese è davvero stupefacente nella parte di Angelique. Sorriso odiosamente sfacciato sempre stampato sulla faccia, cattiveria inaudita, aria da bambola / marionetta che fa tanto horror e, chiaramente, sensualità a pacchi senza risultare volgare. Insomma, roba mica da poco. Come personaggio devo dire che sia uno dei migliori di sempre nei film di Tim Burton. 
La fantastica Eva Green
Il secondo aspetto positivo è dato indubbiamente dalla fotografia. Scenografia, qualità delle luci e delle riprese, e un buon uso della camera contribuiscono in modo davvero convincente a donarci una bella atmosfera anni '70 su cui è stata data la solita spruzzata gotica burtoniana. La bellissima colonna sonora completa in modo soddisfacente il pacchetto audio-visivo.
Completa le note positive una lieve patina di frizzante humor nero (perdonatemi il quasi ossimoro) che era andata un po' smarrita nelle ultime produzioni di Tim Burton. Io ho trovato divertente tutta la prima parte in cui Barnabas si confronta (e si scontra) con un secolo profondamente diverso dal suo modo di essere. E' chiaro che l'aspetto comico scaturisce dalla contrapposizione di queste due realtà e dalle mimiche facciali del personaggio. Non manca qualche apprezzabile venatura di black humor (le uccisioni di Barnabas per bere il sangue hanno un non so che di leggero, quasi slapstick).
Perplessità.
Ma quindi cosa non funziona in questo film? Potrei osservare come la presenza di Helena Bonham Carter mi indisponga in modo quasi allergico, ma poi mi dico che non può certo essere un solo comprimario a rovinarmi la visione del film (chi ha detto Jar Jar Binks?!?!?! Silenzio in fondo!); potrei sottolineare come la sceneggiatura sia decisamente debole e piena di buchi, causa principale di una trama banale, scontata e terribilmente prevedibile; potrei infine affermare che la poetica di Tim Burton mi avrebbe leggermente rotto i coglioni. Ma in realtà tutti questi difetti non sono nemmeno così gravi. Il vero grosso, anzi enorme problema di questo film è che... non mi ha minimamente emozionato. E' tutto troppo freddo, troppo distaccato, troppo posticcio (a proposito: ho trovato la computer graphic davvero scadente e stonata rispetto alla magnificenza visiva che ho descritto prima). In parole povere: entusiasmo zero. Il peccato mortale di Dark Shadows è tutto qui. Tim Burton avevo un solo scopo: cercare di emozionare gli spettatori facendo leva sui suoi soliti temi e su quello stile visivo così particolare grazie al quale ha costruito una carriera intera. Se però lo scopo del regista fallisce nel raggiungere il proprio obiettivo, ecco che questo diventa il fallimento di un film intero. Mi spiace, ma non ci siamo, alla fine Dark Shadows è stata un'occasione persa.

Il cast femminile.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5
Insufficienza a causa di due motivi: pasticciata e banale.
Musiche: 8
Buona la colonna sonora, ottima la scelta delle canzoni d'epoca.
Regia: 7
Visivamente azzeccato, il film non tradisce le aspettative dei fan. Poco incisiva la computer graphic, per me stavolta usata male, ma tutto il resto funziona.
Ritmo: 5,5
Parte bene, ma si perde strada facendo. Troppo altalenante, troppo dubbioso nell'alternanza fra commedia e gotico, al punto che il film non eccelle in nessun campo e il ritmo alla fine ne risente.
Violenza: 5
Ci sono vampiri che devono nutrirsi. Ovvio che debba essere versato un po' di sangue, no?
Humour: 6,5
Quando il film vuole essere divertente, ci riesce benissimo. Peccato che funzioni solo nella prima parte, poi il nulla.
XXX: 1
Niente di niente, ma la sola presenza di Eva Green impedisce al film di prendere zero...
Voto Globale: 5
Dark Shadows è un film che non mi ha emozionato, anzi mi ha lasciato freddo e distaccato, a metà strada fra un "esticazzi?" e un "meh". Insomma, per un film il cui regista si fa portabandiera di un certo tipo di poetica visiva, questo difetto diventa un vero fallimento.

martedì 2 luglio 2013

Hunger Games (2012) | Recensione

Hunger Games
Voto Imdb: 7,2
Titolo Originale:The Hunger Games
Anno:2012
Genere:Fantascienza / Azione
Nazione:Stati Uniti
Regista:Gary Ross
Cast:Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Woody Harrelson, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Elizabeth Banks


Hunger Games è un altro di quei film che ha spaccato in due gli spettatori. Dato che io sono un povero ingenuo e dato che non sono un Vero Fan di una cippa di niente (con qualche dovuta eccezione), ecco che mi trovo nel mezzo della tempesta a leggere di discussioni infinite sul perché questo film è una cagata allucinante e sul perché chi dice così non capisce un cazzo di cinema. La pietra dello scandalo ha un nome ben preciso: Battle Royale. In sostanza, si accusa l'autrice del romanzo da cui l'omonimo film è stato tratto di aver saccheggiato a piene mani dal suddetto Battle Royale, film giapponese di successo interpretato fra gli altri da un attore che all'estero gode di grande fama come autore drammatico ma che sul suolo natio si diverte ad alternare cinema d'autore con cazzatone clownesche. Sto ovviamente parlando di Takeshi Kitano, un mostro sacro come pochi - come non avere davanti agli occhi la sua evoluzione che l'ha portato da Mai Dire Banzai al Leone d'Oro di Venezia con Hana-Bi / Fiori di fuoco?
Beh, non divaghiamo. Vi racconto l'incipit.
Gruppo di bimbiminkia dall'aria truce.
Siamo in un futuro distopico. Il mondo vive nel caos più totale e l'imbarbarimento di cultura e società è inarrestabile. Il governo deve tenere a bada la plebaglia, e non trova niente di meglio dei metodi usati migliaia di anni prima dagli antichi Romani: il Metodo Panem et Circenses, in questo caso nella forma di un reality show cruento dove i protagonisti sono dei ragazzini gettati in uno bosco / arena e il cui scopo è quello di ammazzarsi fra di loro finché non ne sopravviverà solo uno.
Ecco i due gruppi di fan che si sentono fischiare le orecchie! Raccontato in questo modo, l'incipit è esattamente lo stesso di Battle Royale e di Hunger Games. Ci sono chiaramente i dovuti distinguo, le due trame per forza di cose divergono in più punti, e i due film percorrono strade molto diverse. Il Fan di Battle Royale non farà a meno di scandalizzarsi per il reato di Lesa Maestà e di sottolineare altezzosamente come il suo campione sia decisamente cruento, mentre il Fan di Hunger Games non potrà che ribattere parlando di background migliore, di superiorità della versione occidentale rispetto a quella orientale, di cast migliore e così via...
E poi ci sono io che me ne sbatto le palle di queste suddivisioni da fandom nerd e cerco di valutare il film in questione in modo obiettivo (se ne ho voglia, come in questo caso), scevro da condizionamenti e dal Sacro Furore del Fanatico. Lo so, ridacchio da solo mentre scrivo questa stronzata, ma lasciatemi atteggiare ancora un pochino.
Hunger Games parte esattamente come ho raccontato nell'incipit, ma vanno chiariti alcuni punti per comprenderne meglio il background.
Jennifer in posa stilosa
Gli eventi si svolgono a Capitol City, enorme metropoli futuristica, avveniristica e ricchissima, circondata da 13 Distretti (il tredicesimo fu distrutto anni prima) i quali, a causa della povertà in cui da sempre versano (non sono che dei piccoli agglomerati di mini-città vassallo il cui scopo è fornire manodopera per soddisfare i capricci della ricca capitale), si erano ribellati decenni prima. La ribellione venne soffocata nel sangue, e ancora oggi i distretti devono pagare un orribile tributo in nome della pace e della benevolenza capitolina: ciascun Distretto dovrà sorteggiare un ragazzo e una ragazza fra 12 e 18 anni, e offrire entrambi al gioco Hunger Games. I distretti più poveri sono quelli col numero più alto: più lontani dalla Capitale, ma pieni di materie prime da estrarre e sfruttare.
Ed ecco spiegato il perché della posa stilosa:
mette in risalto le tette. (click per ingrandire)
La protagonista è Katniss (Jennifer Lawrence) del Distretto 12. Cacciatrice abilissima con arco e freccie, coraggiosa ai limiti dell'incoscienza, sedicenne già adulta in quanto è lei a dare una grossa mano alla madre vedova nell'accudire Primrose, la sorellina minore. Quando arrivano gli Emissari di Capitol City per l'Estrazione della nuova edizione di Hunger Games avviene il fattaccio: viene casualmente sorteggiata la sorellina di Katniss. L'Eroina, per salvare la poveretta dalla fine che si preannuncia brutta nonché certa, si offre volontaria al suo posto. Insieme a Katniss viene sorteggiato Peeta (Josh Hutcherson), il figlio del fornaio. Tutti i partecipanti vengono assegnati ad un mentore del loro distretto, una personalità di spicco che si è distinto in passato; per il Distretto 12 il mentore è Haymitch (Woody Harrelson) che anni prima è stato l'unico altro vincitore proveniente dal 12. Peccato che Haymitch sia un fallito ubriacone, disilluso e rassegnato, convinto che i vincitori - come spesso accade - saranno i ragazzi del Distretto 1 o 2, allenati e selezionati appositamente per l'evento, come novelli Ivan Drago forgiati con un unico scopo nella vita mesta e vuota. Ovviamente Katniss riuscirà a far cambiare idea a Haymitch e comincerà, grazie alla sua abilità unita ad arroganza, temerarietà, sincerità e - perché no? - gnoccolaggine, a fare breccia negli sponsor, necessari per garantirsi la sopravvivenza.
Elizabeth Banks / Woody Harrelson / Jennifer Lawrence
La prima parte del film racconta tutto questo. Seguiamo le vicende con gli occhi di Katniss e Peeta, ci riempiamo di stupore insieme a loro, davanti alle meraviglie della Capitale, ricca di lusso e sfarzo e modernità e tecnologia e tanta luccicante falsità. E non possiamo fare a meno di renderci conto di quanto, nella realtà, questa società sia marcia nonostante l'involucro così sfavillante. In questa cornice colorata e chiassosa vedremo come Katniss si prepara al terribile evento, che incombe come una letale spada di Damocle sulle teste dei 24 sfortunati prescelti. Questa parte, lasciatemelo dire, è sicuramente la più interessante di tutto il film. L'attesa è snervante, le incognite troppe e i presagi sicuramente oscuri. Per molti non ci sarà un domani, e tutto viene vissuto in funzione di quegli attimi.
Poi finalmente il Grande Giorno arriva, e come un lampo inizia la battaglia. Avevo gli occhi meravigliati quando in un misto di ralenty e handy-cam seguiamo l'orrore che si scatena durante il primo combattimento.
J&J: Jennifer & Josh
Poi... ecco, poi il film, per i rimanenti 90 minuti, inesorabilmente, incontrovertibilmente, quasi vergognosamente, implode su se stesso. Quello che mi stavo pregustando con gli occhi iniettati di sangue, semplicemente non avviene. O meglio, non viene mostrato. Lo si intuisce. Lo si capisce da annunci in secondo piano. Certo, le morti avvengono, la protagonista qualcuno uccide - anche se più per autodifesa che per reale volontà di vincere - e la trama si sofferma più sul rapporto Katniss / Peeta che sull'esito del gioco dei morti di fame. Hunger Games è un film violento senza praticamente mostrare violenza. Sembra un controsenso, ma dietro a tutto c'era la necessità di ottenere un visto censura che non impedisse la visione del film al target reale: gli adolescenti, i tanto odiati e temuti bimbiminkia che imperversano come locuste qui nella Grande Rete. Se ripensate a questa ultima frase, probabilmente farete pace con voi stessi, prima di sbavare accuse sulle promesse che il film non riesce a mantenere. E' vero, non le mantiene, ma è perché non può. Caro lettore-tipo-di-questo-blog, fattene una ragione: Hunger Games è ad uso e consumo degli adolescenti. Non è roba per te. O per me. Se vuoi la violenza, non è qui che devi guardare: devi volgere il tuo sguardo a Battle Royale. O al film L'implacabile / The running Man, fulgido esempio del Trash Buono degli anni '80 con Arnold Schwarzenegger.
Stanley Tucci & Jennifer
Se però riesci a superare questo scoglio, alla fine riesci anche a vedere che qualcosa di buono in Hunger Games c'è. Ti trovi davanti ad un film discretamente solido, molto interessante nella prima parte e fin troppo edulcorato o didascalico nella seconda parte. Ma sempre tu che denigri tanto questo prodotto fuori-target, prova a fermarti e a ripensare un secondo alla Storia del Cinema, quello con la C maiuscola. Vai alla voce Distretto 13: le brigate della morte, film del 1976 di John Carpenter. Questo film fu al centro di roventi polemiche certamente per la sua violenza (relativizzata agli anni in cui uscì il film, ricordiamolo), ma soprattutto per la scena in cui la piccola Kathy viene brutalmente uccisa con un colpo di pistola dalla banda "I voodoo". Mai si era visto un bimbo morire di morte cruenta per mano adulta in modo così netto, e Hollywood rimase shockata di fronte a questa rappresentazione di violenza verso una persona così innocente. Ecco, questa è una riflessione di come i tempi siano cambiati in 40 anni, che sono un'enormità dal punto di vista del cinema ma non dal mio perché sono giovanissimo e neanche quarantenne. Oggi, per vedere bimbi/adolescenti che accoppano dei coetanei, è sufficiente guardare un Hunger Games qualunque (in America ha ottenuto un visto PG-13). Più ci penso, più rimango perplesso.

Notare come il tizio della troupe le tolga il coltello di mano...
Prima di giungere alle conclusioni, qualche breve commento sul cast.
Innanzitutto sappiate che adoro Jennifer Lawrence prima ancora come attrice che come personaggio Katniss. Perché lei nella vita reale è decisamente fuori di testa. Anzi, definirla così è inesatto: semplicemente, lei dice quello che pensa senza gli inutili filtri dettati da ipocrisia, bon-ton e convenzioni sociali. Questa schiettezza e spontaneità la umanizzano enormemente rispetto ad altre colleghe più perfettine, banali e scontate. Ci fossero più Jennifer Lawrence! Eppoi è gnocca. Guardatevi X-Men: l'inizio per rendervene conto. Un Oscar a 22 anni e due nomination non arrivano per caso, garantito. Il personaggio Jennifer ha dato il via ad infinite GIF animate che riportano alcune delle sue battute più folli ed esilaranti. Sparse in giro per questo articolo ne troverete una selezione densa di significato.

Immaginatevi le facce basite degli intervistatori...
Per quanto riguarda il resto del cast, preferisco spendere una parola in più su Woody Harrelson... quasi uno shock nel vederlo conciato in questo modo! Dal momento che non sono fisionomista, non l'avevo nemmeno riconosciuto. Bravissimo nell'interpretazione, tanto da rendere credibile e umano il suo Haymitch. Poi, non posso non guardare Stanley Tucci con un misto di inquietudine ed orrore, perché con quei capelli blu è sinceramente inguardabile; così come Wes Bentley e la sua ridicola barba. Per concludere con Elizabeth Banks, fenomenale nel ruolo di Effie Trinket al punto che l'avevo scambiata per un Ru Paul violentemente truccato. Ok, in definitiva abbiamo: make up appariscente, buoni i costumi, appena sufficienti gli effetti speciali (il fuoco sui vestiti di Katniss è davvero ridicolo), ottimo il cast, discreta la regia di Gary Ross, che ricordiamo per Pleasantville (1998) e soprattutto per Big (1988, con Tom Hanks), clone americano di Da Grande del mitico Renato Pozzetto. Toh la coincidenza! Che Gary sia specializzato in plagi? Ovviamente è una battuta, non saltatemi addosso e statemibbboni. Una combinazione di questi elementi, nessuno dei quali eccellenti a parte forse la protagonista, hanno portato ad uno degli incassi più eclatanti di sempre, soprattutto negli Stati Uniti. Misteri Americani.


Domanda: A parte Katniss, chi avresti voluto interpretare?
Jennifer: La barba di Wes Bentley.
Eccola, la barba di Wes Bentley.
Un confronto con Battle Royale?
Giusto due righe. Battle Royale nasce con uno scopo ben preciso: è, di fatto, una critica alla struttura eccessivamente competitiva ed alienante del sistema scolastico giapponese, dove l'arrivismo porta a conseguenze estreme e alla spersonalizzazione dell'individuo. Ovviamente la critica sociale diventa un semplice pretesto: gli autori volevano scandalizzare, e direi che ci sono riusciti in pieno, prima col romanzo di Koushun Takami, poi col manga sceneggiato dallo stesso autore e disegnato da Masuyuki Taguchi, infine col film diretto da Kinji Fukasaku, famoso in Giappone per i suoi film crudi sul mondo della Yakuza anni '70. Il messaggio è semplice: con Battle Royale è stato sfruttato ogni mezzo possibile per colpire duro il giapponese medio e scuoterlo dalla sua apatia. Battle Royale non ha fatto nulla di rivoluzionario, forse, ma farà senz'altro parlare di sé per i decenni a venire. Il film, rispetto al romanzo, si prende molte libertà, ma la storia cruenta resta la stessa. Ad ogni alunno viene applicato un collare-bomba. Se qualcuno esce dal perimetro, la bomba esplode. Se qualcuno cerca di toglierselo, la bomba esplode. Se alla fine di tre giorni di combattimenti sopravvive più di una persona, esplodono tutte le bombe rimaste. Gli alunni sono incentivati a massacrare il prossimo. Sanno che la speranza è flebile, e che l'unico modo per realizzarla è essere spietati. Non ci sono alleanze temporanee ed improbabili (a parte un paio, ben giustificate dalla narrazione), ognuno gioca per sé e per la propria sopravvivenza. Hunger Games smussa decisamente questo aspetto, lo rende più occidentale e, come detto prima, più a portata di un target meno adulto di Battle Royale. D'altronde la scrittrice Suzanne Collins parla espressamente di categoria young adult per il romanzo. La critica sociale, almeno nel film, passa in secondo piano lasciando spazio ad un maggiore approfondimento del rapporto tra i ragazzi-tributi e lo spettacolo vero e proprio. Cosa vogliono gli spettatori delle capitale? Per chi parteggiano? Perché dovrebbero tifare per una ragazza del Distretto 12 rispetto ad altri più vicini a loro? Diciamo che viene fatto un flebile tentativo di rendere Hunger Games una sorta di The Truman Show con armi e sangue al posto del Grande Sogno della Famiglia Media Americana. Insomma, di spunti di riflessione ce ne possono essere a bizzeffe, ma sono sempre tutti appena abbozzati, lanciati quasi per caso nel mucchio mentre il carrozzone prosegue nella sua storia. Personalmente ho apprezzato di più lo spirito grottesco di Battle Royale, che in alcuni punti rasenta vette di humour nero, ma non posso dire che Hunger Games sia una cazzata pazzesca. Alla fine le righe sono venute più di due... perdonate la mia logorrea.

Jennifer fa un fantastico photobombing a Sarah Jessica Parker. Stima imperitura.
Quindi Hunger Games merita?
Io dico che una chance se la merita. Se siete, per dire, 400calcisti, no, allora proprio no, evitatelo come la peste. Se vi aspettate l'iperviolenza alla Battle Royale, sappiate che guardare Hunger Games è come seguire una partita di calcio semplicemente fissando il tabellone dei risultati. Sapete come procede, ma non vedete nemmeno uno straccio di gol. Se però la violenza non è quello che vi interessa, il film può risultare godibile. Anche se mi domando cosa abbia di così interessante da offrire, se togli la patina di sangue che si porta con sé. Da questo punto di vista, ammetto di essere sinceramente perplesso. Non un film da buttare, comunque: il seguito credo proprio che me lo gusterò. E ci sarà Jennifer Lawrence, il resto può bellamente passare in secondo piano.

Domanda: "Qual è l'ultima parola del libro Hunger Games?"
Jennifer: "Uh, fine"

"I  had a vacation in Belize. It was unBelizable". Fantastico ma intraducibile gioco di parole...








Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5
Banaluccia, la sagra dell'ovvietà e del già visto. Pochi colpi di coda, e colpi di scena abbastanza telefonati. Insomma, non il massimo.
Musiche: 6
Non mi hanno detto niente di speciale, ma dal momento che non ho provato fastidio, direi che la colonna sonora faccia il suo sporco lavoro.
Regia: 6,5
Sono onesto: il regista deve aver fatto i salti mortali per rendere non-violento un film che avrebbe dovuto grondare sangue da ogni fotogramma. Missione (quasi) riuscita.
Ritmo: 6,5
Discreto, con qualche fase di stanca, e paradossalmente poco funzionale proprio quando iniziano i giochi "nell'arena". Ma il clima nervoso di attesa del Grande Evento è reso bene.
Violenza: 5
Bimbi che uccidono bimbi. Figooooo! Peccato che, se era questo che volevi vedere, beh, è meglio che ti rivolga a qualche altro film...
Humour: 4
Mi sa che è pressoché assente. Strano, eh?
XXX: 0
Jennfer Lawrence ha recitato ignuda in X-Men: l'inizio. Non qui. Peccato.
Voto Globale: 6,5
Voto ponziopilatesco, lo ammetto. Il film non mi è dispiaciuto, nemmeno è fatto male. Ma non mantiene quello che ti promette (o meglio, quello che TU HAI PENSATO CHE PROMETTESSE. Fottuto Marketing).
Ed infine, il piccolo angolo del Neurone Numero 4! Ecco a voi Jennifer Lawrence.

image host image host image host image host image host
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...