venerdì 18 ottobre 2013

Rush (2013) | Recensione

Rush
Voto Imdb: 8,3
Titolo Originale:Rush
Anno:2013
Genere:Drammatico / Biografico / Sportivo
Nazione:Stati Uniti
Regista:Ron Howard
Cast:Daniel Bruhl, Chris Hemsworth, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino

Rush è la storia di Niki Lauda e Jams Hunt. Musica, prego.

Il mio primo impatto con il mondo della Formula 1 è stato quando udii, da piccino piccino, queste parole:

Chi fu l'eroe per chilometri e chilometri,
a chi però il destino disse no,
ma il cuore è più potente di una macchina,
e la paura non lo fermerà

Grand Prix e il campionissimo
Se non avete riconosciuto il testo di questa canzone, vergognatevi in silenzio e riparate immediatamente ascoltando la sigla del cartone animato "Grand Prix e il campionissimo"[1]. Gran pezzo cantato da Douglas Meakin  e Rino Martinez con il nome Superobots e scritto da Vito Tommaso. Erano i primissimi anni '80, e Grand Prix narrava le vicende di Takaya Todoroki, talentuoso pilota con il grande sogno di diventare campione del mondo di Formula 1. In una delle prime puntate il protagonista ha un incidente e teme che il suo sogno resti solo tale: a salvarlo dall'oblio e ad insegnargli tecniche di guida prodigiose come la famigerata "sbandata controllata" alla quale viene dedicato un episodio intero, arriva il misterioso personaggio bendato e sfigurato Niki Lans. Takaya entrerà nella sua scuderia e guiderà un potente prototipo, la Todoroki Special, auto dalle avveniristiche sei ruote (quattro anteriori e due posteriori) in grado di permettergli di compiere il grande salto. Alt, fermatevi un attimo! Quanti elementi reali avete riconosciuto in queste poche righe di riassunto? Ve li dico io: l'uomo bendato è ovviamente Niki Lauda; la Todoroki Special è la fantastica Tyrrell P34 che gareggiò nel 1976; Takaya stesso, pilota dal talento cristallino e un po' cazzone che per gran parte delle gare non vincerà una fava per colpa di sfighe assortite, può essere paragonato per certi aspetti al James Hunt degli esordi, anche se come carattere è molto diverso. Oltre a Niki Lauda, lo stesso James Hunt deve aver molto colpito gli autori nipponici: nel bellissimo manga F di Noboru Rokuda (arrivato anche in Italia sia nella versione cartacea che in quella animata col titolo Motori in pista), il protagonista Gunma Akagi condivide molti aspetti del pilota britannico. Leggetelo, non ve ne pentirete.
Ecco la Tyrrell P34!
E' innegabile che il mondo della Formula 1 e, più in particolare il Campionato del 1976, colpì potentemente l'immaginario collettivo; gran parte del merito è dovuto, a mio parere, a questi stessi elementi presenti in Grand Prix e in F - Motori in pista: personaggi fuori dall'ordinario accomunati dal romanticismo della figura del pilota che sfida la morte superando i propri limiti, imprese sportive che consegnano i campioni alla Storia e incidenti spaventosi e drammatici a fare da contorno a tutto il resto.

Fantastica ripresa prima di una corsa. 
James Hunt & la Gnocca
Rush è un film costruito attorno alla vita (sportiva e non) proprio di questi due grandissimi piloti: James Hunt (interpretato da Chris Hemsworth) e Niki Lauda (Daniel Brühl), grandi rivali sulla pista, dai caratteri decisamente agli antipodi l'uno dall'altro, in lotta per imporsi come i migliori piloti del circuito. La prima mezzora è il riassunto dei loro esordi e su come iniziano a conoscersi e scontrarsi. Non che fosse difficile: Lauda era noto per essere uno spaccacoglioni di prima categoria; preciso, calcolatore, freddo, antipatico ma terribilmente efficace ed efficiente e, soprattutto, in grado di capire un'auto e modificarla al meglio; James Hunt era proprio l'opposto: estroverso, donnaiolo, scavezzacollo ai limiti dell'incoscienza ma debole di fronte a vizi e tentazioni (ecco l'immancabile mix di alcool - sesso - droga). Dopo che il film ci spiega un po' di chi si sta parlando, si entra nel vivo: perché alla vita e alla personalità dei due uomini, si intrecciano le vicende del Campionato di Formula 1 del 1976. Lauda guida la Ferrari ed è il favorito alla vittoria; Hunt guida la McLaren ed è considerato il grande outsider. Fra sportellate, squalifiche, ricorsi e riammissioni, il campionato procede con una sorpresa dietro l'altra fino a quando non succede un evento che cambierà la sua storia: nel terribile circuito del Nürburgring in Germania, a causa della pista bagnata e della pericolosità intrinseca del tracciato, Lauda perde il controllo della vettura; l'urto è terrificante, l'auto rimbalza sulla pista e viene colpita da altre vetture, causando un incendio nell'abitacolo. Prima di essere miracolosamente estratto, Lauda resta un minuto intrappolato in mezzo a fiamme di 800°. In bilico fra la vita e la morte, viene trasportato in ospedale dove viene salvato per un pelo. Le conseguenze dell'incidente sono note e ben gravi: ustioni su tutto il viso ormai sfigurato e l'impossibilità a correre per quello che i dottori ritengono un bel periodo. Hunt approfitta dell'assenza del rivale, che fino a quel momento era in vantaggio, e recupera tutto il terreno perduto in classifica. Lauda decide, contro il parere del mondo intero (solo la moglie lo sosterrà in silenzio in tutte le sue decisioni), di tornare in pista incazzato più che mai nonostante le pietose condizioni. Ecco che il campionato, corsa dopo corsa, vive un finale degno del miglior thriller con i due piloti che arrivano all'epilogo in Giappone separati da pochissimi punti. Non vi racconto il finale, anche se di fatto vi ho spiattellato tre quarti di film: qui si parla di Storia e di eventi che in molti, anche se solo per sommi capi, già conoscono.
Lauda, Hunt & la Birra
L'obiettivo del film, ad ogni modo, non è fare una cronaca minuziosa di quel Campionato, tanto che dell'esito di alcune corse ne veniamo a conoscenza soltanto grazie a qualche scritta in sovrimpressione o ai dialoghi dei personaggi. In Rush a fare da padrone sono gli uomini, prima ancora che gli eventi. Lo scontro fra Lauda e Hunt è nel suo piccolo titanico. Ci sono due uomini con due palle così, che fumano davvero. E alla fine, è sempre bene non fermarsi alla superficie; Hunt non è solo un cazzone dedito a sbevazzate e ad una vita sentimentale tumultuosa, così come Lauda non è solo un freddo calcolatore. Entrambi hanno slanci inaspettati che li rendono più sfaccettati e con una personalità ben definita e non tagliata con un'accetta; ci sono tante sfumature di grigio, ciascuno di loro ha luci ed ombre che li rende, per così dire, davvero unici e non mono-dimensionali. Va detto che gran parte del merito va condiviso fra la sceneggiatura - a mio avviso scritta davvero bene - e la convincente interpretazione dei due attori. Se da un lato Chris Hemsworth ha dimostrato di non essere solo bicipiti & Thor, dall'altro Daniel Brühl è stupefacentemente perfetto nel ruolo di Niki Lauda. Non parlo solo di una somiglianza fisica; è proprio identico nella postura, nello sguardo, nelle smorfie, fors'anche nella voce con un inconfondibile accento crucco se solo l'avessimo visto in lingua originale (aspetto totalmente cancellato dal doppiaggio italiano). Quando in una delle ultime scene vedi il volto del vero Niki Lauda che, invecchiato, guarda il tramonto, neanche ti rendi conto del cambio di attore, sembra un passaggio quasi naturale. Brühl lo candido all'Oscar 2014, sappiatelo!
Olivia Wilde. Punto.
Se poi vogliamo continuare a parlare del cast, degna di nota è Olivia Wilde nella parte di Suzy Hunt (a parlare per lei ci penserà il Neurone Numero 4 dopo le Pagelle). Ed è impossibile non sottolineare l'interpretazione di Baffo Pierfrancesco Favino nella parte del pilota svizzero Clay Regazzoni (figura importantissima per l'inizio della carriera di Lauda); l'attore all'inizio mi era sembrato Roberto da Crema, ma poi ho realizzato che era impossibile che il piazzatore dei Watch, i tarocchi cinesi della Swatch, potesse essere impiegato in un film di così alto livello... ma non divaghiamo: il cast funziona grandiosamente allo scopo.
Vorrei spendere una parola sul regista. Prima di tutto, mi sono sfracellato i maroni a leggere, qua e là, all'alba del 2013, frasi del tipo: "Il Richie Cunningham di Happy Days ha diretto Questo o Quel film". Sono anni che Ron Howard sta tirando fuori dei Signori Film e da tempo ha impresso il suo nome e il suo marchio nel Gotha dei registi con un loro perché. Come Ron Howard e non come Richie Cunningham, cazzo. Pochi sono i film da lui veramente sbagliati, a mio avviso. Il primo che mi viene in mente è, nonostante i grandi incassi, Il Codice da Vinci. Non che lui l'abbia diretto male. Sono proprio il film e il libro ad essere sbagliati in partenza. Ron Howard con Rush ha invece offerto a mio modo di vedere una delle sue prove più convincenti in assoluto. Il film è solido, senza cedimenti, ben equilibrato in tutte le sue componenti. Riesce, infatti, ad essere apprezzato sia dal patito di auto che da chi non sa nemmeno cosa sia un cambio manuale. Amici amanti del rombo di tuono motoristico, datemi retta: non abbiate paura a portarvi dietro mogli o fidanzate: apprezzeranno anche loro!
Momenti concitati. Bremmm Breeeeeeeemmmmm!
Di pregi il film ne ha anche altri: una grandiosa fotografia, che rende in modo gagliardo la sua ambientazione anni '70; le (poche) corse rese in modo davvero magnifico con telecamere piazzate ovunque: sulle auto, ai cordoli, sui guard-rail, sugli elicotteri e chi più ne ha, più ne metta. L'attenzione ai dettagli è a livelli assolutamente maniacali, ed è quasi una sorpresa per un film di Ron Howard. Lo stesso regista sorprende anche per il taglio realistico, senza lesinare su particolari anche cruenti; ti spiattella la testa mozzata di un pilota coinvolto in un tragico incidente; se Hunt deve trombare, ecco, lui tromba senza tanti complimenti; se Lauda ha i polmoni pieni di liquido, ti fa anche vedere che gli infilano un tubo nella trachea per l'aspirazione e per di più senza anestesia. Se c'è da drammatizzare forse andando anche oltre il realismo, e se c'è da colpire duro, Ron non si tira indietro. Un altro aspetto convincente, lasciatemelo dire, lo si nota guardando il film al cinema: il rombo dei motori ha invaso la sala in modo veramente assordante ed esaltante. Mi sembrava di essere un meccanico alle prese con le sospensioni delle auto nel mezzo dei box! Non essendo un esperto, non vi so dire se poi il rombo fosse davvero quello di una Ferrari, ma non mi stupirei se quelli del team degli effetti speciali si fossero prodigati in tal senso. Infine, un plauso va alla sceneggiatura per un altro buon motivo: non ho usato la parola "bilanciato" a caso. Nel film non c'è assolutamente una predilezione per Lauda piuttosto che per Hunt. Il ritratto di entrambi è davvero equilibrato e neutrale; la cosa è ancora più apprezzabile se si pensa che Lauda stesso ha partecipato in prima persona come consulente al lavoro preliminare di stesura dello script. Complimenti quindi allo sceneggiatore Peter Morgan (fra gli altri: Frost/Nixon - Il duello, The Queen - La Regina, Il Maledetto United).
Nella sostanza, Rush è un film che ha fatto davvero centro. Io mi sono emozionato a vederlo, e per me questo è un fatto imprescindibile. Non importa sapere davvero chi alla fine vince QUEL Campionato del 1976. Quello che importa è il ritratto umano di due Campioni che il destino ha voluto fossero rivali e diversi in tutto ma che, in fondo, si sono rispettati in modo autentico e sincero.
MARLENEEEEEE!
Rush ha comunque qualche difettuccio qua e là, ma in sostanza la sua visione è consigliata anzi caldeggiata fortemente dal sottoscritto. Poco importa se in una scena ambientata a Trento senti parlare in napoletano (gli americani a volte hanno idee un po' confuse sulla geografia), o se sempre nella scena di Trento, in mezzo alle distese di alberi di mele, ti viene l'illuminazione nel renderti conto del nome della futura moglie di Lauda e ti viene da ghignare urlando mentalmente: "MARLEEENEEEE!"; poco importa se il doppiaggio non è brillante o se alla fine fanno vedere meno gare di quanto avresti voluto. Rush va bene così com'è. Promosso a pieni voti.

[1] Toh, vi semplifico la vita: Videosigla di Grand Prix e il campionissimo

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 7,5
Ottimamente bilanciata; si parla di motori, ma anche di uomini e di grandi personalità. Senza essere stucchevole ma anche senza grandi guizzi o colpi di scena, qui in effetti inutili.
Musiche: 7,5
Colonna sonora di Hans Zimmer: un nome una garanzia. Il suo stile inconfondibile si mischia molto bene a grandi canzoni dell'epoca.
Regia: 9
Ron Howard ha, per me, diretto il suo miglior film finora. E' una prova registica davvero eccellente con un sapiente uso di telecamera, fotografia, post produzione e con l'aiuto di un cast molto valido.
Ritmo: 7
Contrariamente a quanto si pensi, non è un film dal ritmo folle.
Violenza: 6
Non c'è violenza in senso stretto. Ma il regista non si risparmia in scene splatter se il caso e la sceneggiatura le prevedono.
Humour: 6
Si sorride alle schermaglie fra Niki e James, e fra i piloti e i giornalisti. Stop.
XXX: 5
Incredibilmente per un film di Ron, si vede qualcosa! Oh! E Olivia Wilde ha sempre un suo fascino.
Voto Globale: 8
Ne ho già parlato fin troppo bene nella recensione. Rush è un film promosso per tanti motivi. Se a distanza di giorni sono ancora lì che mi rileggo un po' di Storia della Formula 1, è anche merito suo.

Neurone Numero 4 in azione! Start your engine, ecco a voi Olvia Wilde! Click per ingrandire le immagini.







2 commenti:

  1. Ciao, hai colto perfettamente l'atmosfera del film e l'aura di adorazione che ha pervaso i vari appassionati intervenuti in sala a vederlo. Ti ringrazio per aver colmato la mia lacuna sulla produzione anime e manga a tema Formula Uno ma penso che, come da te scritto, difficilmente la seppur sfrenata fantasia nipponica (quella che in Holly e Benji tutto è normale - anche il Giappone vince il Mondiale, come magistralmente espresso dai Gem Boy) possa superare la realtà delle magnifiche invenzioni tecniche di Colin Chapman o Black Jack Brabham. Le magnifiche minchiate da gara di Nigel Mansell erano tutto, fuorchè controllate, come gli scambi di cortesie fra Senna e Prost. Quella era gente che sarebbe risultata credibile anche in uno scenario del tutto anormale: semmai si fosse trovata in pieno oceano a fronteggiare, che so, dei godzilloni imbufaliti, li avrebbero presi a colpi di petroliera senza esitare.
    Comunque onore al merito a questa magnifico film e complimenti al recensore!
    P.s.: l'imperdonabile gag dei napoletani nella campagne di Trento andrebbe punita con vergate di rami di melo al grido di Marleeeeeneeeee ma tant'è, nessuno è perfetto.

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    Risposte
    1. Ciao Laura,
      ti ringrazio infinitamente per il tuo commento, mi riempie davvero d'orgoglio. Si notano benissimo la tua passione e la tua preparazione, ben superiori alle mie! Complimenti per la citazione di Holly & Benji (rido ogni volta che la ascolto) e per la battuta finale: ci sta tutta! :-)
      Nigel Mansell idolo!

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