giovedì 9 gennaio 2014

Capitan Harlock (2013) | Recensione

Capitan Harlock
Voto Imdb: 6,4
Titolo Originale:宇宙海賊キャプテンハーロック Uchū Kaizoku Kyaputen Hārokku - Space Pirate Captain Harlock
Anno:2013
Genere:Animazione / Fantascienza / Space Opera
Nazione:Giappone
Regista:Shinji Aramaki
Cast:Shun Oguri / Gianfranco Miranda, Haruma Miura / Davide Perino, Miyuki Sawashiro / Valentina Favazza

Il cast di Capitan Harlock. Cliccare per vedere immagine in formato E di E-NOMME.

Capitan Harlock il film! Quale miglior esordio per il 2014? Uscito il primo gennaio, non potevo proprio perdermelo!

Disclaimer: questa recensione si dividerà in tre macro-sezioni: una introduttiva necessaria a chi non sa nemmeno di cosa si andrà a parlare; una seconda di commento al film in questione, senza spoiler; una terza, infine, più ad uso e consumo di chi il film l'ha già visto (conterrà quindi spoiler a manetta, ma può essere saltata da chi ancora non l'ha visto). Buona lettura, ordunque!

Parte prima: Capitan Harlock e Leiji Matsumoto

Da sinistra: Yattaran, Meeme, Yuki,
Tadashi, Harlock (serie del 1978)
Capitan Harlock ha segnato un'intera generazione, quella degli ultra-trentenni di oggi che ebbero modo di guardarlo in tv quando la Rai trasmetteva ancora cartoni animati di qualità; realizzato in Giappone nel 1978 sulla base dell'omonimo manga pubblicato un anno prima, in Italia Harlock è arrivato nel 1979 in prima tv su Rai 2; io che allora avevo appena 3 anni, ero sicuramente incollato alla tv ma di quel periodo non ricordo una cippa di nulla; ho però avuto la fortuna, nei primi anni '80, di recuperare ogni sorta di cartone giapponese, in repliche successive. Harlock è un'opera fantascientifica, che colloco nel genere Space Opera di cui l'autore Leiji Matsumoto è un esponente di spicco. Temi dominanti della space opera sono il romanticismo, il senso dell'avventura, le battaglie nello spazio e il viaggio come epopea e realizzazione di se stessi. Harlock raccoglie in sé tutti questi elementi. La storia parla di un carismatico pirata spaziale avvolto da una cappa di mistero e di aura mistica. Harlock lotta contro il sistema che sta flagellando un futuro piuttosto distopico in cui la Terra è un relitto privo di risorse a causa dello spietato sfruttamento che i terrestri hanno attuato nel corso dei secoli. Il governo e le macchine hanno soppiantato gli umani e i loro sentimenti. Il capitano ha un aspetto unico ed inconfondibile: mantello nero, cicatrice sul volto, benda nera sull'occhio destro, spada-pistola-laser al fianco e l'uccellaccio Tori-san sulla spalla; è sempre accompagnato dai fedelissimi membri dell'equipaggio: Yuki Kei, biondona ufficiale di bordo che il Capitano ha salvato da morte certa; Meeme, aliena senza bocca che si nutre solo di alcool, consigliera e voce della coscienza di Harlock; Yattaran, corpulento timoniere nonché comandante in seconda, uomo dalla battuta sempre pronta e appassionato di modellini; Tadashi, giovane quattordicenne che ne ha passate di cotte e di crude e che troverà asilo, rispetto e ideali sotto l'ala protettrice di Harlock. Altro personaggio importante, per quanto non vivente, è l'astronave Arcadia (erroneamente traslitterata dall'autore stesso come Alkadia): bandiera Jolly Roger perennemente issata, cassero con l'inconfondibile aspetto di quello di un veliero seicentesco, cannoni, rostri e una vera e propria anima contraddistinguono una delle astronavi più riuscite nel panorama della fantascienza d'animazione. E riuscitissima è la sigla italiana, forse una delle più conosciute e, a mio avviso, fra le poche a cogliere in pieno lo spirito dell'opera con poche efficaci frasi d'impatto: chi non ricorda "Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà"? Grande merito va dato a Vince Tempera (compositore delle musiche) e Luigi Albertelli (scrittore del testo).
Galaxy Express 999
Tornando a Matsumoto, ecco qualche mia considerazione a margine sul suo operato che non tutti condivideranno. A mio avviso il Nostro è (stato) un grandissimo creatore di mondi e di personaggi, ma un pessimo narratore. Il suo stile è unico, distinguibile, con tanti pregi e notevoli difetti; se pensiamo ai suoi manga, non può non risaltare uno stile di disegno poco curato, soprattutto nella composizione delle figure umane; va decisamente meglio con il mecha design, dove il tratto si fa più pulito e preciso. Su tutto prevale un'aura di stile grezzo che personalmente non ho mai apprezzato. Ma ben peggiore resta lo svolgimento delle trame: lento, pomposo, basato più su ciò che viene raccontato dai personaggi che da vere e proprie tavole cinetiche che restano invece molto (troppo?) statiche e per certi versi infantili. Non posso non confrontare le sue tavole con quelle di un altro grande autore suo contemporaneo: Go Nagai. Prendete per esempio Devilman, del 1972: il suo tratto è forse addirittura peggiore, ma ogni disegno trasuda di cattiveria, anima, passione - cosa che con Matsumoto si perde a causa della sua freddezza.
Star Blazers /
Corazzata Spaziale Yamato
Però a Matsumoto va dato merito di aver creato un universo unico, con delle sue regole, e in cui molte sue opere si incrociano con spin off e camei davvero notevoli e per nulla forzati. A Matsumoto dobbiamo le saghe di Galaxy Express 999 e Queen Emeraldas, facenti parte dello stesso universo di Capitan Harlock; lo stesso La Regina dei mille anni, pur essendo ambientato nel 1999, apre un cerchio narrativo che proprio Galaxy Express chiude 800 anni dopo... diverso è il destino della Corazzata Spaziale Yamato (Star Blazers in Italia, nome ereditato dall'adattamento americano), in quanto ambientato qualche centinaio di anni prima dell'universo di Harlock, nel 2199; eppure Matsumoto è riuscito, in ogni caso, a far incontrare Harlock con il Capitano Avatar! Questo incontro epocale avviene della saga dell'Anello dei Nibelunghi, e più precisamente su un pianeta speciale, ai confini dell'universo, nel quale confluiscono e dal quale scaturiscono infinite linee temporali; in questo pianeta non esistono il passato o il futuro, ma un'unica dimensione zero dove coesistono infiniti universi paralleli. Soluzione probabilmente forzata, ma non si può non applaudire di fronte all'inventiva di Matsumoto.
La Regina dei mille anni
Nel tempo, soprattutto negli ultimi quindici anni, il Nostro ha ripreso più volte le sue opere più famose, riscrivendole, rivoltandole, trasformandole in seguiti, prequel e reboot senza soluzione di continuità ma tutte, sempre e comunque, con il suo inconfondibile stile. Si può modernizzare il tratto o la tecnica di animazione, ma l'io più profondo dei suoi personaggi è rimasto nel tempo immutato. Un altro tratto distintivo di questo prolifico autore è quello delle sue eroine: longilinee, filiformi e formose allo stesso tempo, biondissime e dai capelli lunghi, occhi da cerbiatto: scaltre, per nulla passive nel subire gli eventi, ma coraggiose, a volte letali e spietate, sempre e comunque parti attive dell'universo di Matsumoto. Memorabile è ad esempio la Principessa Aurora di Starzinger.
Starzinger
La vera fortuna di questo autore, a mio avviso, è stata la qualità delle trasposizioni animate dei suoi manga, i quali presentano spesso il problema di non avere una conclusione degna delle storie narrate. Prendiamo ad esempio Danguard Ace: il robottone, nel manga originale, compare per la prima volta addirittura solo nelle tavole finali! Le serie animate, a cui hanno collaborato professionisti protagonisti attivi della storia dell'animazione giapponese (Rintaro, Shingo Araki, Yasuhiko Yoshikazu, Kozo Morishita, Noboru Ishiguro) hanno in parte colmato questi buchi narrativi migliorandone le storie e, di fatto, consegnando all'immortalità i suoi personaggi più riusciti.

Danguard Ace. L'unico robot di Matsumoto, quasi
obbligato per contratto dalla TOEI a sfornarne uno.

Parte seconda: Capitan Harlock - Commento sul film [no spoiler]

Harlock e l'Arcadia sullo sfondo.
Ed eccoci quindi a questo Capitan Harlock 2013, in computer graphic, targato TOEI (è la produzione con il più elevato budget mai stanziato nella sua storia: 30 milioni di dollari, circa un terzo comunque delle produzioni americane Pixar / Dreamworks). Il Capitan Harlock in questione è a tutti gli effetti un reboot della serie di Matsumoto ed è una delle rare produzioni in cui l'autore non ha direttamente partecipato ma, fidatevi: regista e sceneggiatori l'hanno reso matsumotiano nel midollo. Nel bene e nel male.
La splendida Yuki Kei
Premessa doverosa, necessaria per chi poi pensa di trovarsi ad una brutta sorpresa: questo film non è centrato su Capitan Harlock (anzi, lui compare a margine e in poche - carismatiche! - scene) quanto sul mito di Harlock. Il Capitano è un simbolo, un ideale (libertà, sempre e comunque!), e questo è a mio avviso il tema centrale di tutta la narrazione. Il protagonista è un ragazzo, Yama, che viene arruolato nell'equipaggio dell'Arcadia, pronto ad unirsi al Capitano per combattere Gaia Sanction, l'Organizzazione mondiale (e anche di più) che governa i terrestri. Il pianeta Terra è off limits da cento anni e il Capitano combatte con tutte le forze la corruzione dilagante di Gaia con l'obiettivo di ridare ai terrestri la loro madre patria. L'intrepido Yama farà la conoscenza di Harlock, della splendida Kei (Yuki), Yattaran e di tutto il resto dell'equipaggio. Tutti però ignorano il segreto di Yama: lui è in realtà un agente al soldo di Gaia, con l'obiettivo di scoprire il segreto dell'Arcadia e della Dark Matter, il misterioso materiale che dà vita all'astronave... inoltre Yama è il fratello di Ezra, il Generale delle forze armate di Gaia... insomma, un bel macello. Non rivelerò altro per non rovinare la peraltro contorta trama del film.
Fuoco e fiamme! All'arrembaggio, aaaahhhrrrrrrrr!!!!
Come Icaro che si è bruciato spingendosi troppo vicino al sole, gli sceneggiatori hanno a mio avviso compiuto lo stesso errore: nel cercare di mettere tanta carne sul fuoco, hanno perso di vista la giusta rotta da dare al film, al punto che nella mia memoria è rimasto ben poco oltre al carisma, quello sì reso bene, di Harlock. Purtroppo la sceneggiatura è risultata troppo arzigogolata; non difficile da seguire, ma piena di scene inutili e fini a se stesse. Tutti gli altri personaggi, protagonista Yama compreso, sono poco soddisfacenti e non entreranno certo nella storia per il loro spessore. Non un grosso dramma se si viene sovrastati da un vero mito; peccato che lo stesso mito sia stato relegato in secondo piano. Intendiamoci: questo tipo di operazione a me non dispiace, a patto però che la storia funzioni. In mezzo a tutto questo, la lentezza della narrazione non aiuta per nulla. Capitan Harlock è fondamentalmente un film lento, noioso, prolisso, ricolmo di spiegoni e con un solo enorme colpo di scena piazzato a metà del film... scelta che, a mio avviso, distrugge il climax finale della storia, che si conclude in modo alquanto sgonfio e prevedibile. Insomma: personaggi poco memorabili, lentezza esasperante, trama inutile e piena di momenti anche assurdi (ne parlo nella terza sezione): si salva qualcosa? Certo! Due cose:
  1. Capitan Harlock (estigrancazzi...)
  2. L'aspetto tecnico
Carisma a pacchi.
Sul primo punto ho praticamente già detto tutto. Harlock è stato reso esattamente come me lo ricordavo io. Carisma a pacchi, voce profonda il giusto, figo in un certo qual modo, elegante e tragico al contempo, tenebroso e rassicurante nei momenti giusti. Un vero eroe romantico come Matsumoto l'ha ideato, ma ancora più dark.
Sul secondo punto va spesa qualche parola, e sono tutte di elogi nei confronti degli animatori. La qualità audiovisiva è davvero ai massimi livelli; il fotorealismo dei fondali, degli ambienti e degli oggetti è sbalorditivo. In apertura di film ero addirittura convinto di assistere ad un opera con vere riprese su cui sono state poi aggiunte le animazioni. Il design dell'Arcadia a me è parso particolarmente azzeccato nonostante le critiche arrivate da La Moglie e amici (secondo loro, con una forma troppo fallica. Eppoi dicono che la malizia è negli occhi di chi guarda...). Per me l'astronave è magnifica, cattiva al punto giusto e con quella dose di possanza che nella serie animata mancava. Il character design dei membri dell'equipaggio è fantastico; Kei è splendida, ma ancora migliore è stata la realizzazione di Yattaran, l'unico, fra l'altro, decente in tutte le espressioni facciali generate. Ecco, se proprio devo muovere una critica alla realizzazione tecnica è questa: siamo ancora lontani dai prodigi ottenuti con Gollum / Andy Serkis nel Signore degli Anelli. Nonostante la cura posta nei particolari, la mimica facciale dei protagonisti è ancora lacunosa e in molti punti non riesce a trasmettere il giusto pathos. Peccato, perché per il resto Harlock non ha nulla da invidiare alle mega-produzioni americane, anzi lo si potrebbe definire quasi un miracolo.
La cura dei particolari è davvero maniacale.
Altri due appunti a margine: ho visto il film rigorosamente in 2D e sono sempre più convinto della bontà di questa scelta e del fatto che il 3D sia solo una truffa. Capitan Harlock è peraltro un film molto dark nei contenuti e nelle immagini: l'uso degli occhiali 3D, che notoriamente abbassano ulteriormente la luminosità delle immagini, ne renderebbe la visione ancora più difficoltosa. Infine, un appunto sull'adattamento e sul doppiaggio italiano: il primo, a cura di Fabrizio Mazzotta, è appena appena discreto; orrendo l'adattamento dei cartelli iniziali, e con alcune scelte successive davvero poco condivisibili (prima su tutte l'utilizzo del termine Dark Matter al posto di Materia Oscura. Trovo lezioso, per non dire inutile, l'irritante vezzo di inserire parole inglesi a cazzo quando esistono termini italiani comunemente accettati.), ma per il resto senza infamia e senza lode. Buono invece il doppiaggio, a cura di Massimiliano Alto: azzeccata la scelta delle voci, Harlock su tutte.
Il commento finale non è però positivo: il film ha in verità ingigantito i difetti storici di Matsumoto, rendendone la visione a tratti indigesta; non tutto è da buttare via, grazie ad una realizzazione tecnica davvero strepitosa che però non basta per strappare una sufficienza al fotofinish. Sono altrettanto certo che qualche amante di Matsumoto rimarrà invece molto soddisfatto.

Parte terza: Capitan Harlock e la sua ridicola sceneggiatura [spoiler!]

La nuova Arcadia ricoperta di Materia Oscura. Per me è fichissima.
Ribadisco il disclaimer iniziale: questa sezione contiene spoiler come se piovessero, ritenetevi quindi avvisati!

Avrete capito, amici lettori, che a me la sceneggiatura non è proprio piaciuta. Per diversi motivi, che analizzeremo insieme.
Ezra. Con aria incazzosa vi sta dicendo:
OCCHIO AGLI SPOILER!
Innanzitutto il personaggio principale, Yama. Provo a ricostruire la sua debole personalità mettendo insieme i flashback e la storia principale. Si parte da una pretestuosa storia d'amore tra lui e Nami, una ragazza di cui è innamorato anche il fratello Ezra. La ragazza probabilmente ama Yama (che bella allitterazione!) e rifiuta Ezra. Ma... attenzione! Yama è un biologo che coltiva vegetali in una serra spaziale con la speranza di poterli farli crescere anche sui pianeti (uno a caso... la Terra?). Di fronte all'ennesimo insuccesso, Yama si incazza come una bestia e senza un perché fa esplodere la serra. O forse è solo un incapace. A causa dell'esplosione la ragazza è ridotta in coma vegetale (ah, il crudele destino!) mentre Ezra diventa paraplegico perdendo l'uso delle gambe. Yama vivrà il resto della sua esistenza con un prevedibile quanto immane senso di colpa. Ezra, capo delle forze armate di Gaia, sfrutterà questo tallone di Achille del fratello per mandarlo come agente segreto nell'Arcadia: "Tu sarai le mie gambe!". Yama sale a bordo e cade vittima del carisma di Harlock: "Ha ragione il pirata spaziale, Gaia è corrotta e deve morire! Libertà! Anche Ezra è in errore e deve essere convertito! Libertà!" Yama va dal fratello per farlo ragionare, e qui avviene il grande colpo di scena: Ezra rivela che la Terra azzurra che tutti vedono è in realtà un ologramma; il nostro amato pianeta è ridotto ad un ammasso di macerie radioattive privo di vita... e a ridurlo così è stato... Capitan Harlock! Cento anni prima, il futuro pirata era un ufficiale di Gaia che difendeva la Terra da non si sa cosa; un giorno Harlock si è reso conto che i rappresentanti di Gaia erano dei porci corrotti e, incazzato come una bestia, dalla troposfera li ha bombardati.
Yuki Kei (e due). Notare il tanga sopra il costume.
Ah, questa ira funesta che acceca tutti quelli che sono spinti da nobili ideali! Il bombardamento di Harlock è stato un tantino esagerato; al posto di distruggere tre misere astronavi, lui annienta l'intera Terra. Harlock muore (non si capisce come) e risorge allo stesso tempo grazie alla Dark Matter che ricoprirà la sua astronave trasformandola nell'Arcadia che tutti conosciamo e rendendo il pirata immortale. Questa rinascita serve ad espiare il suo terribile senso di colpa. In che modo? Piazzando cento bombe in altrettanti punti nevralgici della Galassia per farla collassare totalmente e far ripartire tutto da zero con una nuova rinascita. Ah beh, il ragionamento non fa una grinza! A seguito della rivelazione, Yama si convince che Harlock è un fottuto bastardo e decide di tornare sull'Arcadia per farlo ragionare (o accopparlo). Harlock, che tutto vede e tutto sa, fin dall'inizio del film conosce il segreto di Yama: si aspetta da lui un miracolo, una redenzione. Che avviene. Nell'arrembaggio Yama cambia nuovamente idea, aiuta Harlock a sfuggire da Gaia e ostacola Ezra. Cosa ha fatto cambiare idea a Yama? Ezra, accecato dall'ira a seguito di avvenimenti che è inutile riportare, poco prima aveva staccato la spina che teneva in vita l'amata Nami (ricordate?) e ha la brillante idea di dirlo al fratello. Ezra però non avrà il tempo di vivere per espiare la sua colpa: verrà ucciso (ALLE SPALLE!) da un colpo laser di Capitan Harlock. Yama, che non ha mai davvero odiato suo fratello (vale il viceversa, ovviamente), invece di prendersela con Harlock fa spallucce e lo segue in sala comandi. Qui Harlock si toglie la benda e la offre a Yama, in piedi sul timone. In questa scena avviene il passaggio di consegne dal vecchio Harlock al nuovo Yama-Harlock: l'Arcadia solcherà lo spazio con due Capitani a bordo.
Harlock e Meeme
Vi ho raccontato questa pappardella per puntare il dito contro i tre personaggi principali; Yama è una ridicola banderuola senza personalità che cambia idea ogni volta che un ciarlatano gli parla; come può questo personaggio così insignificante ambire a diventare addirittura il nuovo Harlock? Ezra agisce in modo irrazionale e poco coerente con la sua personalità di calcolatore e pianificatore: per quanto nell'essere umano l'irrazionalità sia una componente imprescindibile, diventa assurdo un cambio di registro della sua coerenza senza un reale motivo scatenante; Harlock, come già detto, è solo un simbolo, un deus-ex-machina che ha scatenato gli eventi cento anni prima in modo abbastanza ridicolo, e cerca di porre riparo al tutto in un finale altrettanto ridicolo.
Sempre parlando di ridicolaggine, la sceneggiatura riserva altri momenti assurdi.
Prendiamo l'attacco di Gaia con l'arma definitiva che dovrebbe annientare l'Arcadia: il Kaleido Star-system fa cilecca clamorosamente (invero, un'arma in grado di distruggere l'universo non riesce a colpire l'Arcadia) e il grande decano di Gaia tira fuori l'asso dalla manica: un'arma finale ancora più definitiva (sembrava di assistere a Dragon Ball) che trasforma Giove in una sorta di Morte Nera. Il primo raggio che viene sparato annienta parte della flotta di Gaia stessa: "Ops! Vabbé, era un tiro di prova... sparate ancora, mirate alla Terra e colpite l'Arcadia quando saranno allineate!" Il secondo colpo passa in mezzo alla Terra e all'Arcadia, mancando sia una che l'altra. Ora. L'astronave di Ezra, poco prima, si è schiantata contro l'Arcadia. Assistiamo ad un furibondo arrembaggio dove i membri di Gaia massacrano parte dell'equipaggio di Harlock. Poi veniamo a scoprire che in realtà lo schianto serviva a togliere l'Arcadia dalla traiettoria di Giove-Morte Nera: ma allora, caro Ezra, a che cazzo è servito l'arrembaggio se volevi salvare il Capitano? Inoltre non si spiega come, spostando l'Arcadia con l'urto, il raggio abbia mancato comunque la Terra: non è possibile pensare che l'urto abbia cambiato anche l'ellisse del pianeta. Qui i casi sono due: o c'è stato un clamoroso errore nell'adattamento italiano, o gli sceneggiatori hanno sbroccato definitivamente.
Yattaran e la sua grande espressività.
Vogliamo poi parlare di quella specie di alieni su cui disquisiscono amabilmente Yama e Kei mentre montano la bomba? Si vedono questi sgorbi che saltellano in pace qua e là. Kei afferma con sicumera: "Questi alieni così misteriosi hanno condotto alla pazzia lo scienziato che ha cercato di studiarlo". Beh, ora che me lo dici, io muoio dalla curiosità di conoscere. Esplosa la bomba... puff, degli alieni non se ne parla più e io rimango senza sapere nulla di loro; l'unico vero spiegone che mi aspettavo dal film, non me lo fanno. Questa è crudeltà. In fondo era prevedibile, ci troviamo di fronte ad una classica scena alla Matsumoto: si mostra un po' di fauna assurda di un pianeta preso a caso, senza un perché, e si va avanti come se niente fosse. Però poi quando inquadrano Meeme, dicono: "Meeme è l'ultimo esemplare dell'unica razza aliena con cui i terrestri hanno avuto un contatto." Eh? EH? E quei mostriciattoli allora cos'erano? Allucinazioni? Exogini in cosplay? O nutrie dei navigli milanesi sottoposte a radiazioni?
Una menzione finale va al fiore che Yama trova sulla Terra. Ovviamente un simbolo di rinascita. D'altronde, insieme all'espiazione delle proprie colpe, il secondo grosso tema del film è proprio quello della rinascita. Peccato che Yama, per far vedere il fiore all'intero universo, lo strappa e lo porta con sé in orbita. Io mi vedo una scena immaginaria di Heidi in cui la bimba, con non poca fatica, recide una Stella Alpina dal fianco di una montagna e il nonno la prende a roncolate sulle gengive perché il fiore è una specie protetta. Insomma, siamo lì. Quando, verso il finale, si vede l'Arcadia atterrare sul pianeta Terra, eccomi a tirare un sospiro di sollievo: c'è una macchia di fiori, quello di Yama non era l'unico! Ma l'ARCADIA ATTERRA CON I MOTORI ACCESI PROPRIO SOPRA QUEI FIORI! Dark Matter + motori a 1000° C, me lo immagino, portano a compimento l'empio atto perpetrato da Yama poco prima: l'inevitabile sterminio degli altri fiori rimasti sulla Terra.
Con questa immagine, che è la vera chiave di lettura nascosta del film (la morte della speranza), chiudo mestamente il campionario di cazzatone inserite nella sceneggiatura. Bestialità che possono essere il frutto di qualche mio fraintendimento (lo spero) o dell'insanità mentale degli scrittori Harutoshi Fukui e Kiyoto Takeuchi: il dibattito è aperto!

P.S.: Stanno arrivando (e spero arriveranno) commenti, da parte dei lettori più attenti, che chiariscono alcuni punti che evidentemente o non mi erano chiari o li ho esposti male; per correttezza non modifico nulla della recensione, ma rimando i chiarimenti alla lettura dei commenti :-)

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 4
Cervellotica, contorta, piena di errori e con personaggi incredibilmente poco coerenti. Una grossa delusione.
Musiche: 7
Musiche epiche come si conviene ad un'opera di questo genere. Ben composte e ben realizzate.
Regia: 7
Va detto che la qualità della realizzazione visiva è decisamente elevata, quasi fotorealistica. Peccato che i personaggi umani non risultino ancora perfetti, anzi sono animati in modo irrealistico soprattutto nelle espressioni facciali, alquanto lacunose.
Ritmo: 5
Lento, compassato, in molti punti addirittura noioso. Matsumoto all'ennesima potenza.
Violenza: 4
Non è un'opera propriamente violenta, almeno a livello grafico.
Humour: 4
Serio, troppo serio. Ridi solo se guardi il film in compagnia delle persone giuste, come è capitato a me. Ma ridi del film, il che non è propriamente un aspetto positivo...
XXX: 5
Fan service tutti dedicati a Yuki Kei. Ci ricorderemo a lungo dell'inutile scena con la doccia a gravità zero.
Voto Globale: 5,5
A molti, va detto, questo film è piaciuto. Per me è invece stata una grossa delusione. Soprattutto a causa di una trama assurda e del tradimento di una delle regole cardine di Matsumoto: sono mancati i personaggi, qui per nulla incisivi e anzi dimenticabili. Peccato.
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