giovedì 17 dicembre 2015

Star Wars: Il risveglio della Forza (2015) | Recensione

Star Wars: Il risveglio della Forza
Voto Imdb: 9,0
Titolo Originale:Star Wars: The Force Awakens
Anno:2015
Genere:Fantascienza
Nazione:Stati Uniti
Regista:J.J. Abrams
Cast:Daisy Ridley, John Boyega, Harrison Ford, Oscar Isaac, Adam Driver



Star Wars: Il Risveglio della Forza non è un film di nicchia, bla bla bla, è un super blockbuster, bla bla bla, la Disney ci ha costruito sopra una campagna di marketing asfissiante e quindi la recensione non dovrebbe essere su questo blog, e bla bla bla... avreste pure ragione ma ieri sono andato alla prima e anch'io voglio dire la mia. Cercando di essere il più conciso possibile (non ci riuscirò) e scrivendo una recensione assolutamente priva di spoiler.

In una sola inquadratura le migliori novità di questo film...
Analizziamo prima di tutto la fenomenologia di questo evento. E' un superparolone che ho scritto solo per fare il figo, ma in realtà vorrei sottolineare quello che in questi giorni di prima visione al cinema sta succedendo nel piccolo orticello di Facebook fatto di amici e contatti sparsi. Il mondo, in questi giorni, è diviso in tre gruppi ben distinti fra loro, che si intersecano con altri due sottoinsiemi peculiari con il risultato di aver creato strane combinazioni di personalità disturbate e deviate...

In una sola inquadratura, i veri Personaggi Degni della saga.

Primo gruppo: il FAN NERD NOSTALGICO, al quale il sottoscritto appartiene di diritto con tutta la sua tracotanza. Il VERO FAN è stato assimilato dall'hype generato dalla Disney, ha iniziato un anno prima il conto alla rovescia, ha iniziato ad esaltarsi come un caimano in calore ed in astinenza di 7 anni col primo trailer in cui si vede Ian Solo dire "Chewbie siamo a casa". Io in aggiunta avevo pure le lacrime di commozione. Poi: avatar con fotomontaggi con le lightsaber, wallpaper con il nuovo droide, acquisti incauti di magliette tarocche con Dart Fener anche se non c'entra più niente con la nuova trilogia, "Io sono tuo padre" o "Trovo insopportabile la tua mancanza di fede in XYZ" detti a sproposito in ogni dialogo, anche in ufficio durante le riunioni plenarie, e così via. Un sottogruppo di irriducibili non dice Star Wars ma Guerre Stellari, non dice R2D2 ma C1P8, non dice Leia ma Leila e così via. Sì, l'attesa ha creato danni cerebrali irreversibili a molti di questi soggetti.

Secondo gruppo: quelli a cui l'universo di Star Wars sta sugli zebedei in maniera viscerale. In genere spuntano dalle fottute pareti non appena l'hype supera il loro (basso) livello di sopportazione. Nel vedere le loro bacheche inondate di droidi, Jedi, Ian Solo e i nuovi personaggi, hanno iniziato ad esternare tutto il loro odio per la saga: è fantasy e non fantascienza, è noiosa, fa addormentare dopo i primi 5 minuti, Jar Jar Binks è il miglior personaggio della Storia vera e di finzione (sapendo che il vero fan odia Jar Jar Binks, dato che lo vorrebbe protagonista di uno splatter per vederlo massacrato a strisce di sangue da un Jason qualunque). Di questo gruppo fanno parte anche quelli che si rompono la ciolla per esasperazione e vogliono fare i bastian contrari a tutti i costi. E poi c'è il Milanese Imbruttito che "si è rotto il cazzo di Star Wars già il giorno della prima", e c'è il Milanese Veramente Imbruttito che "si è rotto il cazzo di quelli che si sono rotto il cazzo."

Terzo gruppo: quelli a cui di Star Wars non gliene frega una beata mazza. Hanno vissuto bene nell'ignoranza, hanno visto qualche scena storica così, per curiosità, solo perché tutti ne parlano ma poi vanno avanti per la loro strada come se niente fosse. Gente che ha vissuto in un bunker antiatomico, o che ritiene la fantascienza (o il fantasy) sottoprodotti culturali indegni della loro considerazione ma che, a differenza del bastian contrario che deve far sapere a tutti il suo odio, non si degna di calcolare di striscio l'hype del momento. Semplicemente, guardano e passano avanti dall'alto della loro superiorità.

Poi c'è il sottoinsieme peculiare A, quello dei Trekker, i fan di Star Trek che considerano gli Star Wars dei filmetti per bimbominkia sottosviluppati, che odiano J.J. Abrams perché avrebbe rovinato l'anima e l'essenza di Star Trek con i suoi due reboot cinematografici e che quindi sotto sotto sperano che suddetto regista faccia lo stesso con Star Wars. E, sì, stanno già godendo sulla fiducia perché sono certi che accadrà. A loro rispondo solo con queste parole: "Slave Leila gne gne gne, puppate e portate a casa".

Infine, il sottoinsieme peculiare B, quello degli Spoileratori Stronzi. Sono quelli che il film l'hanno visto in anteprima o il mattino quando i poveri cristi come noi sono ancora al lavoro. Sono quelli che, da veri bastardi dentro quali sono, si mettono a spoilerare a manetta quello che succede, rovinando il gusto a chi il film ancora deve vederlo. Come se uno, uscendo dalla visione de Soliti Sospetti, urlasse alla gente fuori in attesa: "KAISER SOSE E' nome-di-attore-famoso". Roba da prenderli a sprangate sulle gengive. Evitate questi loschi individui, anzi, se potete sopprimeteli, fareste un favore all'umanità intera.

Azione a go-go
Parliamo ora del film in questione. che vogliate andare a vederlo colmi di speranza o con aria di malcelata sopportazione perché state accompagnando il Vero Fan che non vuole sentire ragioni, o che siate nel limbo di quelli che devono ancora decidere se andare e sprecare i soldi del biglietto oppure rimanere a casa a farsi una maratona di The Big Bang Theory o CSI: Miami, ecco, magari queste poche righe potranno convincervi dell'una o dell'altra cosa. Oppure no, ma fa niente.
La storia inizia circa 30 anni dopo le vicende della trilogia classica; della seconda trilogia prequel, quella molisana perché non esiste, non c'è quasi traccia. Fra me e me, mi dico: ottimo inizio, andiamo avanti così. Luke Skywalker è sparito dalla circolazione, Leila è diventata Generale della Resistenza, che a sua volta combatte contro il Nuovo Ordine, nato dalle macerie dell'Impero scomparso con Il Ritorno dello Jedi.
Il film parte come tutti gli altri: incipit con "Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...", scritta gialla con il riassuntino e tema musicale storico in pompa magna. Ma inizio già a storcere il naso per l'adattamento: qui è Leia e non Leila, Han Solo e non Ian Solo. Maledetti puristi del cazzo che vogliono correggere gli errori solo per l'aderenza con l'originale, quando ormai in Italia sono 38 anni che conosciamo i personaggi in un certo modo. Sì, il sottoscritto fa parte del piccolo sottoinsieme di irriducibili nostalgici enunciato poc'anzi. E, sì, C1P8 che comparirà più avanti è stato chiamato come l'originale R2D2. Peccato. Ma andiamo avanti con la storia: i veri protagonisti sono Rey (Daisy Ridley), una ricercatrice di rottami sul pianeta Jakku: raccatta cianfrusaglie dai relitti dell'Impero (vediamo un enorme Caccia Stellare ed un AT-AT sepolti nelle dune del pianeta... lacrime di commozione) e li rivende in cambio di cibo. E' una ragazza intraprendente, scafata, è un ottimo pilota ed è in perenne attesa che qualcuno della sua famiglia ritorni a prenderla da quando, anni prima, si è separata da loro. C'è Finn (John Boyega), un ex-stormtrooper pentito che abbandona il Nuovo Ordine perché contrario ai loro metodi nazisti. C'è infine Poe (Oscar Isaac), il miglior pilota della Resistenza, che piomba su Jakku per recuperare una mappa stellare che condurrebbe la Resistenza allo scomparso Luke Skywalker. Poe, per sfuggire dal Nuovo Ordine che l'ha raggiunto, nasconde nel suo droide BB-8 la mappa. Rey recupera per caso il droide e successivamente si imbatte nel fuggiasco Finn: dal parapiglia che ne nasce, i tre (due umani ed il robottino) uniscono le loro forze, rubano un'astronave e scappano dal pianeta. Presto scopriranno che la nave rubata è il leggendario nonché malandato Millennium Falcon ed inizieranno così la loro più Grande Avventura. Questo è solo l'inizio, di carne al fuoco ce n'è! Fra cui, lo specifico, un invecchiatissimo Harrison Ford nella parte di Ian Solo, che avrà un ruolo molto più importante del semplice cameo che tutti ipotizzavamo durante il trailer.

Vogliamo gli X-Wing! Me ne regalate uno? Grazie.

Il Risveglio della Forza è un film estremamente furbo. Parlando della trama, non fa una semplice strizzatina d'occhio ai fan di vecchia data; al contrario, il regista insieme allo sceneggiatore Lawrence Kasdan (lo stesso de L'impero colpisce ancora e Il Ritorno dello Jedi) hanno costruito una storia che regala tanti (a detta di alcuni, fra cui La Moglie, troppi) dejà vu a chi ha ben presente il primo Guerre Stellari. Potremmo definire questo film come una sorta di sequel-reboot, perché alcuni cliché ed alcune situazioni sono state riprese pari pari dalla trilogia classica e sono stati inseriti in una storia più avventurosa, d'azione, moderna. La mano di J.J. Abrams è tutta qui: prendere qualcosa di vintage per darle una patina di modernità passando attraverso il suo filtro di regista nostalgico amante del pacchiano e dei lens flare. Dal mio punto di vista, l'operazione ha funzionato molto bene, pur con qualche riserva. E' difficile commentare questo aspetto senza rivelare la trama, ma posso dire che probabilmente, a livello di sceneggiatura, avrebbero dovuto osare qualcosa di più e fare qualche cambiamento radicale. Poi però io penso alla Trilogia Molisana in cui George Lucas ha stravolto molte cose e mi son detto: meglio così, invece di infarcire il film di cazzate sesquipedali (chi ha detto Midi-clhorian?).
I nuovi personaggi invece sono splendidi. Su tutti, spicca la ragazza Rey: azzeccata come personalità e come resa dell'attrice, veramente a suo agio nella parte. Bene anche il nero Finn, bene il seppur incartapecorito Harrison Ford, bene anche l'antagonista Kylo Ren... finché tiene su la sua minacciosa maschera (il richiamo a Dart Fener è ovviamente voluto). Peccato che poi Kylo ad un certo punto tolga la maschera e, beh, qui il film crolla inesorabilmente perdendo molti punti. No, la scelta dell'attore è davvero una delle più infelici della storia del cinema recente e meno recente. Il suo volto da adolescente ha trasformato Kylo in una macchietta psicopatica da perfetto bimbominkia capriccioso, quando invece con la maschera e la voce profonda avrebbe potuto regalare alla saga un cattivo non dico degno dell'inarrivabile Dart Fener, ma almeno del molisano Darth Maul. No, su questo purtroppo non ci siamo.
La resa visiva del film è invece eccezionale. Fotografia splendida, inquadrature brillanti ed immagini sempre chiare e mai confuse. E, udite udite, effetti speciali in CGI meno invasivi di quello che si potrebbe pensare! Su questo il regista è stato chiaro chiedendo ai responsabili di usare quanto più possibile i modellini veri, in modo da avere un aspetto visivo molto più simile a quello della trilogia classica e da eliminare l'effetto straniante della Trilogia Molisana in cui, pur essendo un prequel, tecnologia e grafica erano superiori a quelle dei seguiti vetusti. Bravo J.J., sapevo che non mi avresti deluso.

Brianne di Tarth (a sinistra) e Bimbominkia Inutile

In conclusione, il film merita?
Sì. Non è, purtroppo, il film dell'anno come speravo, ma è stata una visione degna dell'attesa riposta, con vette visive e narrative controbilanciate da alcune cadute che avrebbero potuto essere evitate. Il Morbo Disney ha fortunatamente influito poco (OK, come protagonisti abbiamo una donna ed un nero come se fosse stata una scelta obbligata dal voler essere politically correct a tutti i costi, ma non ci ho nemmeno fatto caso), ci sono alcuni siparietti divertenti, il nuovo droide BB-8 è splendido, unico, fantastico, ti fa urlare "LO VOGLIO!" proprio come i personaggi spalla dei film Disney, che alla fine risultano più memorabili e migliori degli stessi protagonisti. L'operazione-nostalgia alla J.J. Abrams per me funziona, ed è quello che conta. In definitiva sono state poste delle basi per, si spera, decollare veramente a partire dal seguito, previsto per il 2017. Io non vedo l'ora e sarò lì in prima fila a gustarmelo.

Trovo insopportabile la mancanza di fede in quelli che non hanno apprezzato Il Risveglio della Forza.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6
Punto spinoso di tutto il film: non c'è nulla di originale, la storia è una colossale rielaborazione del capostipite. Può essere considerato sufficiente? Per qualcuno, probabilmente, no: in effetti, Kasdan (che, per inciso, è un grande) e Abrams avrebbero dovuto e forse potuto fare di più.
Musiche: 7
Colonna sonora nel pieno stile della saga, la marcia imperiale è sicuramente venuta a noia a causa della martellante pubblicità disneyana, ma francamente nulla si può dire alla resa finale delle musiche.
Regia: 8
J.J. Abrams sa il fatto suo, ha uno stile semplice ma riconoscibile, il suo marchio di fabbrica (lens flare a manetta) compaiono in un paio di scene riuscitissime, per il resto il compito lo porta a casa con mestiere e bravura. Non era facile.
Ritmo: 8,5
Il film non annoia, non ha punti morti, è anzi avventuroso e ricco d'azione. Rispetto alla trilogia classica è probabilmente meno epico e compassato, ma è assolutamente più dinamico e frenetico. Un cambio di passo che ho apprezzato.
Violenza: 5
Non è la violenza una delle caratteristiche tipiche di Star Wars... figuriamoci ora che è sotto la protezione di Mamma Disney.
Humour: 7
Sì, il film diverte, non annoia, non stanca e non è una commedia. Ha il giusto bilanciamento.
XXX: 0
Niente di niente.
Voto Globale: 8
Promosso, ma si poteva fare di più. Un film ottimo se preso di per sé, che diventa "molto buono" se confrontato con le pietre miliari da cui deriva. Ha una profonda componente di operazione nostalgia, che nasconde una furbizia non indifferente che farà storcere il naso ai puristi più esigenti.

mercoledì 4 novembre 2015

Turbo Kid (2015) | Recensione

Turbo Kid
Voto Imdb: 6,6

Titolo Originale:Turbo Kid
Anno:2015
Genere:Azione, Fantascienza
Nazione:Canada, Nuova Zelanda
Regista:François Simard, Anouk Whissell, Yoann-Karl Whissell
Cast:Munro Chambers, Laurence Leboeuf, Michael Ironside, Edwin Wright, Aaron Jeffery, Romano Orzari


Espressione stilosa da figo bastonato: ecco The Kid
Ah, gli anni '80. Difficili da definire ed inquadrare per chi, come me, li ha vissuti in pieno, figuriamoci per chi è arrivato dopo. Sono stati una strana, irripetibile alchimia di eventi, musiche, film entrati nella storia e nell'immaginario collettivo, sia nel bene che nel male. Io per primo cerco di essere il più neutro possibile nell'esprimere giudizi, ma mi rendo conto di quanto sia impossibile per me, che in fondo sono un romantico che ama crogiolarsi nell'effetto nostalgia. Oggi, trent'anni dopo, gli anni '80 sono accettati, ricordati, sospirati. Sdoganati, mi vien da dire. Basta poco per far scattare una ormai classica sequenza di associazioni: (Cultura) Pop -> Elevazione del senso del ridicolo e del kitsch -> Modernariato = Anni '80. Può essere il Cubo di Rubik, i capelli cotonati, i colori sgargianti, le scarpe da ginnastica indossate nella vita di ogni giorno, i pantaloni a vita molto (molto!) alta, il logo della Nintendo... e può essere più che sufficiente una sequenza di suoni synth-pop sparati a raffica per far scattare automatica l'associazione, come se fosse una reazione pavloviana. Detto questo, non deragliamo troppo: qui si parla di Turbo Kid (2015), film indipendente canadese nel midollo (con capitali anche neozelandesi) e presentato al Sundance Festival 2015. Cosa ha di così particolare da catturare la mia attenzione? Facile: ci è stato spacciato come un romantico ed appassionato inno agli anni '80. Sarà vero? Sarà falso? Scopriamolo insieme...

In una sola immagine: le terre desolate, The Kid e Apple

Skeletron e la sua minacciosa BMX
Il mondo intero è sconvolto dalle piogge acide e dopo l'Apocalisse gli uomini vivono in piccole comunità, nelle quali è possibile procurarsi la poca acqua rimasta. Siamo nel futuro, nel... 1997. Ecco, già da questa frase pronunciata dalla voce fuori campo iniziale è facile capire dove questo film voglia andare a parare. Siamo in un futuro alternativo relativo agli anni '80 e tutto quello che noi vediamo, a partire dai costumi, oggetti, modo di vivere... è derivazione di quella decade. Il progresso si è fermato (così sembra...) e in questo 1997 non esiste quasi nulla di quello che nella nostra realtà c'era già: telefoni cellulari, tv, computer... niente di tutto questo! Non esiste più un mezzo di locomozione che non siano le biciclette, anzi le gloriose BMX. Il protagonista non ha un nome, è semplicemente "Il Ragazzo" (The Kid, interpretato da Munro Chambers). The Kid girovaga per le wasteland ("terre desolate") in cui vive, raccatta tutte le memorabilia di quando era piccolo (oggetti anni '80: cubi di Rubik, walkman, lampade da tavolo a forma di fenicottero, pupazzi assortiti, pezzi del Meccano, penne magiche con la donnina che si sveste capovolgendola, schiacciapensieri assortiti, e tanto altro ancora) e ciò che non tiene, lo rivende in cambio di acqua e... albi di Turbo Rider, il suo fumetto preferito che racconta dell'omonimo eroe senza macchia e paura che castiga i cattivi del pianeta. Proprio durante la lettura di uno di questi albi e, ironia della sorte, proprio nella scena in cui l'eroe deve salvare la fidanzata, The Kid fa la conoscenza di Apple ("Mela", interpretata da Laurence Leboeuf), ragazza dagli occhi stralunati, un sorriso perenne ed un parruccone che la rende tanto la cugina povera di Jem delle Holograms. Ovviamente questo incontro è l'inizio della fine... perché in tutte le storie avventurose anni '80 che si rispettino, la ragazza viene rapita dal cattivo di turno Zeus (uno strepitoso Michael Ironside) e The Kid decide che deve salvarla a tutti i costi. A rendere le cose interessanti troviamo: la comparsa di Frederic, un avventuriero sbruffone nato dalla fusione di Indiana Jones, lo Stallone di Over the Top, il Tom Selleck di Avventurieri ai confini del mondo e un cowboy alla Clint Eastwood; per inciso, Frederic è indiscusso campione di braccio di ferro (capito perché cito Over the Top?). Secondo fatto: The Kid scopre per caso una base segreta futuristica che contiene... il reale costume di Turbo Rider! Perché non indossarlo, armarsi di arma-raggio-protonico (comandato da un chiaro pad stile Nintendo) e diventare un super eroe in grado di sconfiggere Zeus e il suo temibile scagnozzo Skeletron?

Occhi a forma di cuoricino. I miei.

This is my gnomestick!
Non racconto altro, ma la trama riserva qualche altra chicca e sorpresa. Quello che è chiaro, ad ogni modo, è il frullato dei più eclatanti cliché di un certo cinema anni '80. In particolare, dei B-Movies di quella decade. Perché se da un lato è facile cogliere e citare mostri sacri come Terminator, Mad Max (il 2 principalmente), 1997 - Fuga da New York e I Goonies (per il senso dell'avventura adolescenziale), dall'altro sono molti di più i riferimenti a produzioni "minori" ma diventati cult per una nicchia di appassionati per il loro essere sopra le righe, improponibili e, certamente, trash. Gli stessi registi hanno citato come fonte di ispirazione titoloni del calibro di: Scanners, The Barbarians - I Barbari (di cui trovate qui una mia accorata recensione), Grosso guaio a Chinatown (uno dei cattivoni), L'Armata delle Tenebre (fantastica la scena in cui Apple afferra l'arma-bastone a forma di gnomo e, con movenze chiaramente ispirate da Ash, urla: "This is my gnomestick!" imitando la battuta simile "This is my boomstick!"), Splatters - Gli schizzacervelli, e soprattutto un film ai più sconosciuto: Bambola meccanica modello Cherry 2000 (1987), con Melanie Griffith, David Andrews e Lawrence Fishburn; è la storia ambientata nel solito universo post-atomico in cui il protagonista vaga per il deserto per cercare pezzi di ricambio per il suo robot-trombamica-moglie (sì, avete capito bene). Guardando Turbo Kid, capirete il perché di questa influenza così smaccata. Lo stesso gioco delle citazioni vale per i titoli di testa: vediamo The Kid vagare per le lande desolate pedalando come un forsennato sulla sua fida BMX, mentre sentiamo la canzone "Thunder in your heart" ad accompagnare le prime sequenze. Se questa canzone non vi dice nulla, non preoccupatevi; sappiate però che è presente nella colonna sonora del film australiano RAD (1986), tutto incentrato sulle BMX; di quel genere e di quegli anni io ricordo di più La Banda della BMX (1983, con l'esordiente sedicenne Nicole Kidman), ma fa niente. Stiamo comunque parlando di uno dei simboli di quegli anni! Detto fra noi, io non avevo una BMX, aveva il sellino troppo duro per le mie dorate chiappe, e preferivo la bici da cross molleggiata posteriormente. Ma non divaghiamo. Questo discorso sulle BMX, sulla canzone e su Turbo Kid ha uno scopo: farvi capire a che livello di citazionismo e cura sono arrivati i tre registi canadesi. Uno dei loghi iniziali addirittura richiama in modo palese quello della Cannon Film, indimenticata casa di produzione di B-Movies d'azione (Delta Force, Missing in action, Over the top, etc). Intendiamoci, però: più volte, in recensioni passate, mi sono lamentato del rischio che si corre quando si procede con il citazionismo a tutto spiano: si finisce col perdere di vista l'intero film trasformandolo in una sequenza di richiami fini a sé stessi, privandolo di un'anima propria. Con Turbo Kid, per fortuna, questo non succede. Paradossalmente, se doveste togliere tutta la sovrastruttura anni '80 da questa produzione, il film rimarrebbe in piedi lo stesso, senza implodere tristemente. Certo, con un minore impatto: segno che gli anni '80 restano un pilastro importantissimo delle fondamenta di Turbo Kid


Al di là del rimando ad una precisa tipologia di cinematografia di quel periodo, Turbo Kid ha altre frecce nel suo arco. Vorrei innanzitutto sottolineare un aspetto forse un po' trascurato nelle recensioni che ho letto in giro. Se è vero che si può connotare gli anni '80 con alcuni film davvero epici, non si può non citare l'impatto fondamentale che i videogames hanno avuto sui ragazzini di allora. Perché se c'è una cosa che nasce e dilaga in quel periodo, è proprio il videogioco. Ok, c'erano già i coin-op di fine anni '70 (ce lo insegna Pixels, altro film decisamente debitore di questa decade, anch'esso qui recensito), ma è nella metà degli anni '80 che i videogiochi entrano nelle case di tutti... quanti di noi hanno fatto una trafila del tipo: console Atari VCS, Commodore 64, Nintendo NES, Amiga, PC ? Io per esempio ho avuto il VIC 20, ho saltato Commodore 64 e Amiga, sono passato allo splendido ma sfortunato Atari Lynx e sono piombato nel mondo PC senza uscirne mai più. Turbo Kid, a partire dai titoli di testa, cita a piene mani la grafica degli 8-bit. Ditemi se il logo Turbo Kid non richiama quelli di Speedball, Chase H.Q., Robocop o l'Atari ST Turbo... per non parlare dei cuori-vita-personaggio di Zelda, o dell'intera struttura del film, articolato come se fosse un platform beat 'em up (per chi non conosce il gergo da gamer: videogioco a scorrimento laterale dove il protagonista si muove, scatta, salta e massacra di botte gli avversari); il pad di controllo di Turbo Rider è diretta derivazione della Nintendo e l'arma stessa ha le movenze e gli effetti di quella di Mega Man.

Gli scagnozzi di Zeus, direttamente da Mad Max... o Ken il Guerriero.
Una seconda, enorme, freccia nell'arco è la colonna sonora. Qui il discorso si fa decisamente spinoso. Primo, perché la soundtrack, curata dai Le Matos, un duo (ex-trio) di DJ franco-canadesi, si basa interamente sul synth electropop tanto in voga in molte produzioni di quegli anni. Le musiche di Turbo Kid riempiono moltissime scene, ne sono parte integrante, ed in una in particolare concorrono alla riuscita di una esilarante gag (il protagonista indossa la tuta di Turbo Rider, e mentre avviene la vestizione in stile Rambo, parte una traccia synth epica a manetta; quando The Kid si rende conto che l'elmo non va bene, la musica si interrompe, il ragazzo prende il suo elmetto sfigato e la musica riprende con tono più scanzonato). Lasciatemi dire che la qualità di queste musiche mi ha lasciato a bocca aperta: le tracce sono semplicemente strepitose e più di ogni altra cosa rendono il film unico a modo suo. C'è però il rovescio della medaglia: se qualcuno di voi si sente rocker incallito ma con la puzza al naso che schifa la musica elettronica, troverà le musiche indubbiamente ridondanti al punto che gli usciranno dolorosamente dalle orecchie. Mi spiace per voi, vi perdete un gran genere ed una splendida colonna sonora. Io che adoro le composizioni C64 di Rob Hubbard e tuttora ascolto con piacere alcuni vecchi .mod di derivazione ProTracker Amiga, non posso rimanere indifferente a questi suoni così particolari.

Skeletron!
Togliamo le citazioni, togliamo la poderosa colonna sonora, cosa rimane di Turbo Kid? Ancora tanto! Sembrerà strano, ma i personaggi sono davvero caratterizzati bene; ovviamente i cliché su cui sono modellati aiutano nel processo di identificazione e memoria... ma, complice l'ottima recitazione che raramente si riscontra in similari produzioni indipendenti a basso budget, tutti lasciano il segno. Ottimo il protagonista e alcuni comprimari, ma ci sono tre personaggi che svettano su tutti gli altri:

Frederic il figo... eh beh!
  • Frederic il duro (Aaron Jeffery). Parla solo con frasi fatte, da duro appunto. Sguardo intenso da figo, pose alla Harrison Ford, atteggiamento sbruffone dell'uomo che non deve chiedere mai, ma... subirà un curioso ribaltamento di ruoli. Non dico troppo per non spoilerare, ma diciamo che da eroe senza macchia e senza paura diventa una spalla di Turbo Kid.
  • Apple (Laurence Leboeuf). Splendidi occhi luminosi, sgranati e spiritati, espressioni assurde, e dolcezza a carrettate. Impossibile non palpitare per lei. Ha la stessa reazione entusiasta sia che si trovi di fronte ad una desolata distesa, sia che debba prendere a mazzate (con tanto di schizzi sanguinolenti) gli sgherri di Zeus. Ovviamente è il personaggio che cela dentro sé un segreto... a fine articolo, la solita carrellata del Neurone Numero 4...
  • Zeus (Michael Ironside). Ma quello che più di tutti giganteggia, è lui. L'efferato cattivo, il boss finale se fossimo in un videogame, privo di un occhio e dotato di cattiveria e cinismo spietato... con aria divertita e sorniona allo stesso tempo. Tutto questo è appunto Zeus, interpretato da uno dei più bravi attori canadesi. Cosa si può volere di più?
Zeus / Michael Ironside. Un grande!
Nota di colore: due dei tre registi appaiono in piccoli camei: Anouk Whissell è La Madre mentre François Simard è Il Padre. Altre menzione d'onore per Skeletron, l'ultra-cattivissimo braccio destro di Zeus: maschera metallica scheletrica che lo rende simile a Skeletor di He-Man e i Dominatori dell'Universo, divisa alla Rollerball, efferata lama rotante che sega tutto come arma principale, darà del filo da torcere a tutti i protagonisti. Grande prova!

Tana per Anouk e François!
(foto in alto: i tre registi a Montreal, Yoann-Karl è quello a sinistra)
Riprendendo la domanda precedente, per gli incontentabili, sì, è possibile avere di più. Lo splatter. Qui ce n'è a pacchi. Se i registi citano fra le loro fonti di ispirazione Scanners e Splatters - Gli schizzacervelli, lo fanno con cognizione di causa. Qui assistiamo a squartamenti, sbudellamenti, improbabili cascate di sangue, uccisioni creative e tanto altro. C'è l'ausilio di computer graphic, si usa - e si vede - sciroppo rosso fin troppo liquido, ma l'effetto ottenuto è ottimo, perché il film riesce ad essere leggero e per nulla appesantito da queste sequenze. Non è lo splatter greve di Fulci o del Romero anni '80, ma quello scanzonato e sopra le righe più vicino alle produzioni Troma o Sushi Typhoon, senza peraltro raggiungerne gli eccessi. Splatter con stile, oserei precisare.

Turbo Glove!
Altre due note prima di chiudere:
1) Al momento in cui scrivo (Novembre 2015) non esiste una versione italiana, né si intravede all'orizzonte, purtroppo. Come è avvenuto con film simili in passato (vedi: Iron Sky o The Raid: Redemption), l'unica speranza è che il passaparola porti ad una uscita almeno in home video. Incrociamo le dita!
2) Spesso Turbo Kid è associato ad altri due film che fanno dell'omaggio agli anni '80 il loro punto di forza. Premettendo che avranno una recensione ad essi dedicata, mi riferisco a Kung Fury (qui il video ufficiale completo) e a Manborg. Il primo è un cortometraggio di 31 minuti, nato grazie ad una esplosiva campagna su Kickstarter dopo che era stato diffuso un trailer-promo di due minuti. L'ho visto, e in futuro ci tornerò; Kung Fury è comunque un film che, tolto il citazionismo trash spinto, rimane con ben poco. Diverte, ma non si può chiedere di più. Il secondo film è invece un mediometraggio di 63 minuti, canadese guardacaso, ultragore (splatter a dismisura), decisamente di nicchia, che strizza maggiormente l'occhio agli appassionati di Mortal Kombat. Gratta gratta, è un altro prodotto vuoto, esteticamente valido nonostante il budget ridicolo, ma che è risultato un mero esercizio di stile. Da queste righe, è facile notare come Turbo Kid sia più film degli altri due messi insieme, e già solo per questo è più appetibile a priori. Io lo accosto maggiormente a prodotti come Hobo with a shotgun (qui recensito!), diretto da Jason Eisener che, oh la causalità!, in Turbo Kid è uno dei produttori esecutivi; lo stesso citato Pixels (2015), e Scott Pilgrim vs the World (2010, qui recensito); suggerisco inoltre di recuperare almeno un altro paio di titoli come Un tuffo nel passato / Hot Tube Time machine (commedia fantascientifica del 2010 con John Cusack) e Rock Star (2001, con Mark Wahlberg e Jennifer Aniston).


Quando parlavo della citazione addirittura nei titoli di testa...
Se non avete paura di recuperare un film in lingua originale, se lo splatter vi fa un baffo, se adorate la synthwave della colonna sonora, se cercate una storia semplice ma godibile e non banale e se, infine, cercate un film che oltre all'estetica anni '80 ha anche un'anima dentro, Turbo Kid è quello che fa per voi. Promosso.


Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6
La trama è semplice, ma godibile e non banale. Ambientazione post-apocalittica certamente non nuova, ma con una sua identità ben precisa.
Musiche: 9
Già detto tutto in sede di recensione. Il synthpop onnipresente riempie le scene e le orecchie. Per chi, come me, adora il genere, la musica è di ottima qualità. Se invece siete rocker spocchiosi che odiate il synth, dimezzate pure il voto perché a lungo andare il suono vi darà quasi fastidio.

Regia: 7
I tre registi, alla prima vera prova su un lungometraggio, a mio avviso hanno fatto centro. La qualità visiva è ottima e l'ambientazione è resa in modo eccellente. Non hanno deragliato dalla loro visione originaria e si sono dimostrati coerenti dall'inizio alla fine. Bravi!
Ritmo: 7
Contrariamente a quello che può sembrare, il film non è un missile ma ha un ritmo quasi compassato. Ha delle belle accelerazioni, intervallate da qualche pausa di troppo, forse dovuta all'inesperienza dei registi... ma come! Ho appena parlato benissimo di loro! Non è un peccato grave, tutto qui.
Violenza: 7,5
Violenza? Sì, a pacchi. Con un paio di scene abbondantemente splatter nel vero senso della parola. Però è tutto volutamente mantenuto su toni leggeri. 
Humour: 6,5
Turbo Kid non strappa risate sguaiate e non è un film demenziale. Ciò non toglie che abbia un umorismo e una leggerezza di fondo che, dato il contesto generale, ci stanno non bene, ma benissimo. 
XXX: 0
Niente da segnalare.
Voto Globale: 8
Un film davvero divertente da gustare, con buona qualità visiva e recitativa, splendide musiche (se piace il genere) che non può non piacere al nostalgico o all'appassionato degli anni '80. Grande rivelazione per il 2015!

Ecco l'angolo del Neurone Numero 4: la splendida Laurence Leboeuf! (come sempre, click per ingrandire)












venerdì 11 settembre 2015

Pixels (2015) | Recensione

Pixels
Voto Imdb: 5,6
Titolo Originale:Pixels
Anno:2015
Genere:Commedia, Fantascienza
Nazione:Stati Uniti
Regista:Chris Columbus
Cast:Adam Sandler, Kevin James, Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Josh Gad

Ehi, questa è la maxi storia
Di come questo mondo
E' cambiato, capovolto, sottosopra sia finito
Seduto su due piedi qui con te
Ti parlerò di Pixels, il super-film per i nerd!

Giocando a Pac-Man con gli amici sono cresciuto
Me la sono spassata, wow!
Che fissa ogni livello
Le mie toste giocate filavano così
Tra un bel tiro su Duck Hunt e un high score a Q*Bert!

Una delle scene più spettacolari di Pixels.

Ok, non vi tedio oltre, per carità. Una cosa voglio però dirla: Pixels è il segno di come il mondo stia cambiando. Siate voi a decidere se nel bene o nel male. I nerd di una volta, oggi sono i dominatori dell'universo conosciuto e sconosciuto. Hanno potere d'acquisto, hanno sex-appeal, comandano su Internet, hanno raggiunto posti di rilievo peggio del Gruppo Bildelberg e per di più sono i protagonisti di una delle sit-com di maggior successo degli ultimi anni. Un tempo i nerd erano dei possenti sfigati che solo a forza di colpi di intelletto potevano sperare di essere calcolati dalle coetanee (La rivincita dei nerds, 1984), oggi i nerd si permettono pure il lusso di trombarsi Penny (The Big Bang Theory, per chi non l'avesse capito).

Pixels estremizza ulteriormente questo cambiamento, mettendo ancora più in buona luce la connotazione positiva dell'essere nerd; se all'origine il termine aveva un'accezione per lo più negativa - era sinonimo di disadattato sociale che passava le giornate davanti ad un PC - oggi non è più così; nerd è usato più in senso bonario, indicando gli smanettoni tecnologici dotati di mente acuta. Il Precisino della Fungia obietterà dicendo che il termine corretto per l'accezione bonaria è geek, lasciando a nerd il significato più dispregiativo. E io do ragione al precisino, ma in Pixels si parla di nerd, e a questo termine mi atterrò lungo la (breve) recensione.

Armageddon ha un po' scassato la minchia.
La storia parte da una premessa fittizia, per quanto funzionale alla trama: nel 1982 la NASA mandò nello spazio una capsula del tempo, contenente simboli e registrazioni video per spiegare la Terra agli extraterrestri. Una razza aliena trova la capsula, legge il contenuto e... travisa completamente il messaggio! Dato che nella capsula c'erano raffigurazioni dei videogames di quegli anni, gli alieni pensano che Space Invaders e Donkey Kong siano messaggi bellici terrestri, e per questo attaccano la Terra. Chi potrà salvare il mondo? La risposta è ovvia, dato che parliamo di videogame: i NERD! Kevin James è il Presidente degli Stati Uniti, nerd che ama indossare la maschera di Chewbecca; Adam Sandler è il suo amico d'infanzia, super-nerd finalista alle finali mondiali dei videogame del 1982; Peter Dinklage è il nerd che sconfisse Sandler proprio in quella finale; Michelle Monaghan è la pseudo-gnocca-MILF-interesse-amoroso del protagonista. I quattro uniranno le loro forze per affrontare la minaccia aliena. Il film è quindi un susseguirsi di attacchi alieni nelle forme dei videogiochi più famosi dei primi anni '80, con i protagonisti che cercano di rispondere al meglio delle loro possibilità. Se ad esempio l'attacco è a forma di Pac-Man, i Nostri saranno i fantas-MINI a bordo di auto MINI Cooper (notare il finissimo gioco di parole nonché lo smaccato product placement); se l'attacco è fatto da Centipede, i nostri si armano di fuciloni protonici o qualcosa del genere, e cercano di sparare al nemico mirando alla testa senza colpire il corpo perché se no sono danni... e così via. Fra citazioni a volte riuscite, a volte infelici, il film scorre fino ai geniali titoli di coda, che raccontano nuovamente la trama in grafica 8-bit.

Sì, ok, sembra una spiegazione un po' scazzata, questa. "Il film è piaciuto? Lo consiglieresti?" Vi vedo lì, con la domanda pronta sui ditini. Ecco una risposta sintetica.

La vera mascotte del film: Q*Bert
Il film mi è moderatamente piaciuto. Non ero partito con aspettative elevatissime, trailer a parte; diciamo quindi che non sono stato deluso. Questa è la classica operazione alla Adam Sandler, chi lo conosce sa che può incappare alternativamente in una buona commedia o in una cacatona epocale. Il rischio che Pixels cadesse nel secondo gruppo era reale, ma per fortuna non si è verificato del tutto. Se avete già sbirciato il voto, avrete visto che io gli ho dato un onesto 6,5 (La Moglie addirittura mormora di un 7 da parte sua), mentre il popolo di imdb / Rotten Tomatoes non l'ha gradito affatto. Cerchiamo di capire il perché... analizzando i soliti punti salienti.

Peter Dinklage in tutta la sua cattiveria...
La sceneggiatura. Ha spunti esilaranti, ha battute tristi (la peggiore delle quali è una maldestra citazione-scopiazzatura di The Big Bang Theory con un personaggio che parla alla nonna esattamente come fa Howard con la mamma) e ha dei clamorosi sfondoni. Se ad esempio parti col presupposto che gli alieni conoscono e replicano i videogame e telefilm del 1982, non puoi però infilarci Paperboy (1985) e Tetris (1984) o Max Headroom che, per quanto fichissima come citazione (in sala l'abbiamo colta solo io e La Moglie), è del 1985 anch'essa. Insomma, richiederei un po' di attenzione. Ma in fondo è un film cazzone d'intrattenimento, su certe cose puoi sorvolare.
Peccato che poi si passi ad analizzare il target. Ci sono diversi errori, da questo punto di vista. Se il target principale è il nerd, bisogna mettere in conto che costui è un essere precisino e spaccacoglioni. Per questi tratti peculiari, il nerd sarà il primo ad accorgersi degli errori "cronologici", e sarà il primo a non perdonare gli sceneggiatori per la tragica sciatteria dimostrata. Il secondo problema è chi poi al cinema è andato a vederlo: battute e riferimenti specifici sono tutte comprensibili, diciamo, da chi ha più di 35 anni. I bambini piccoli, di cui la nostra sala era prevalentemente composta, ridevano senza capire il perché. Avranno capito, a dir tanto, le battute su Justin Bieber e Zac Efron. Oh, non sto dicendo che sia un film di difficile comprensione, anzi; semplicemente dico che per apprezzarlo al 100% devi avere più di 35 anni. O essere appassionato di retrogaming.
Michelle Monaghan / Von Patten
Il cast: come anticipato, se non piace Sandler, è difficile apprezzare anche questo film, perché sono anni che interpreta sempre lo stesso ruolo in un contesto di commedia leggera. Se nel film Mia moglie per finta ha funzionato tutto alla perfezione, non si può dire lo stesso ad esempio per Zohan - Tutte le donne vengono al pettine. Qui per fortuna a fare la differenza sono i co-protagonisti, davvero azzeccati. Kevin James (apprezzato soprattutto in Il superpoliziotto del supermercato) e Josh Gad sono spassosissimi e sulle loro spalle gravano le scene più divertenti ed indovinate di tutto il film; il già citato Peter Dinklage è bravissimo nell'interpretare l'odioso Eddie, l'antagonista di Sandler; infine, non guasta la leggera ma impalpabile presenza di Michelle Monaghan (l'abbiamo vista in Source Code: guardatelo, datemi retta) nella parte del Colonnello Van Patten. Nell'insieme il cast funziona e porta a casa il compito.
Il regista Chris Columbus non ha bisogno di tante presentazioni: ha fatto il botto con i primi film di Harry Potter, ma ha un posticino nel nostro cuore per aver firmato la sceneggiatura di mostri sacri come I Goonies, I Gremlins e Piramide di Paura; e come regista ha diretto film di successo come Mamma ho perso l'aereo, Mrs. Doubtfire e L'uomo bicentenario. Insomma, una garanzia. Con Pixels ha fatto il minimo sindacale: regia ineccepibile, solida, senza sbavature ma senza far gridare al miracolo. Il suo atto d'amore verso gli anni '80 è però evidente ed apprezzabile, grazie anche alla colonna sonora, davvero ben concepita: non poteva non esserci un sound fortemente anni '80 grazie a hit come Surrender dei Cheap Trick, True degli Spandau Ballet e We Will Rock You VonLichten, reinterpretazione del 2012 della storica hit dei Queen firmata da Brian May e Helmut VonLichten e contenente la traccia vocale originale di Freddy Mercury. Assolutamente pollice su per queste tracce!
Ashley Benson / Lady Lisa
Gli effetti speciali sono ben usati e il design degli alieni che copiano lo stile pixelloso 8-bit è indovinatissimo. Per essere una commedia fantascientifica, direi che il lavoro è stato fatto egregiamente al punto che le scene action non sfigurano affatto nei confronti di film più pirotecnici.
Infine, il gioco delle citazioni: non parliamo solo di videogame che hanno fatto la storia, ma anche di telefilm che l'appassionato riconoscerà al volo: Fantasilandia, Star Trek, il citato Max Headroom, oltre a citazioni verbali di Happy Days e non ricordo chi altri. Sui videogame c'è invece l'imbarazzo della scelta: alcune case produttrici storiche hanno attivamente collaborato alla realizzazione del film, e questo ha fatto sì che potessimo riconoscere Pac-Man, Donkey Kong, Centipede, Galaga, Arkanoid, Space Invaders, Tetris, Paperboy, Asteroids, Frogger, Q*Bert, Duck Hunt e, come raccordo tra il gamer di ieri e quello di oggi, gli sceneggiatori hanno avuto la bella idea di citare The Last of Us, uno dei migliori videogames moderni di sempre (tranquilli, è solo un mio umile parere).
In definitiva, Pixels è un film che con i trailer mi aveva fatto sperare in qualcosa di davvero epico e clamoroso, ma che alla fine è risultato ben inferiore alle aspettative iniziali; quello che è rimasto è però sufficiente per un'ora e mezza di evasione dove sì ti diverti, senza spanciarti dalle risate (non ci sono battute memorabili che facciano ridere alle lacrime come è successo, per esempio, con Spy). Però è un film allegro che strizza l'occhio a chi ha speso un patrimonio di 200 lire nei cabinati (io c'ero! Anche se videoludicamente sono della generazione successiva, dato che il primo coin-up di cui ho memoria è 1942, arrivato in Italia intorno al 1985) e che si lascia guardare senza troppi problemi. Poteva uscire qualcosa di più? Indubbiamente sì, è un'opera decisamente imperfetta, ma non è nemmeno così da buttare via come invece leggo nelle varie recensioni in giro per la rete. Una prova gliela concederei, magari sfruttando qualche promozione a prezzo ridotto delle catene dei cinema.

Michelle Monaghan

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5,5
Non lo sapevo, ma Pixels ha tratto ispirazione (eufemismo) da un cortometraggio indipendente francese (cliccate per vedere il video su YouTube) di Patrick Jean: ha quindi ben poco di originale. Peccato per gli sfondoni di sceneggiatura e per gli errori di anacronismo, personalmente sono fra quelli che ritengono che gli scrittori avrebbero dovuto fare più attenzione.
Musiche: 7,5
La colonna sonora è davvero grandiosa, ha un bel sound anni '80 che non potrà non piacere a quelli della mia generazione. Promossa!
Regia: 6,5
Solida, senza tanti fronzoli e con pochi tempi morti. Chris Columbus ci sa fare.
Ritmo:
7
Non è un film noioso e alterna sapientemente scene action con parti di commedia.
Violenza: 2
Suvvia, è un film per famiglie, forse orientato ancora più ai genitori che ai figli.
Humour: 6
Ci sono scene molto divertenti (niente lacrime da risata, però), anche se alcune parti non fanno particolarmente ridere, e per un film con pretese da commedia non è propriamente un aspetto positivo. La scrittura dei dialoghi poteva essere migliorata, a mio parere: alcune situazioni mi sono sembrate troppo forzate.
XXX: 0
Nulla da segnalare.
Voto Globale: 6,5
Intendiamoci: il film mi ha divertito, nonostante molti difetti e qualche passaggio a vuoto. Non è, però, quel film che avrebbe potuto entrare nella storia come avremmo voluto quando qualche mese fa vedemmo il trailer. Per molti è una grossa occasione sprecata, per me è un godibile ma dimenticabile film di  puro intrattenimento.

giovedì 6 agosto 2015

Sharknado 3 - Oh Hell, no! (2015) | Recensione


Sharknado 3 - Oh Hell, no!
Voto Imdb: 4,6
Titolo Originale:Sharknado 3 - Oh Hell, no!
Anno:2015
Genere:Azione / Catastrofico
Nazione:Stati Uniti
Regista:Anthony C. Ferrante
Cast:Ian Ziering, Tara Reid, Cassie Scerbo, David Hasselhoff, Bo Derek

Ma quanto è genuinamente trash questa foto?
Preambolo (potete saltarlo, se volete)
Se non avete idea di cosa stiamo parlando, i seguenti link vi aiuteranno a capire:

007 gli fa una pippa, allo sharknado.
Recensione senza spoiler
Premettendo che è quasi impossibile recensire un qualunque Sharknado senza spoilerare perché alla fine chi legge qui VUOLE sapere cosa vedrà con questo genere di film, mi limito a scrivere in due righe un commento veloce per chi ha intenzione di vederlo senza rovinarsi le (poche) sorprese. Nel terzo film della serie, i tornadi ricolmi di squali attaccano prima Washington D.C., poi scendono verso la Florida, proprio dove è diretto il protagonista perché, come al solito, la sua famiglia è altrove e si caccia in guai del tutto gratuiti et inopportuni. Tra graditi e popputi ritorni (Nova) e tormente che distruggono tutto (veramente tutto, simboli compresi), vedremo arrivare gli squali in posti dove mai nessuno è andato prima... Sharknado 3 mantiene la rotta tracciata dai primi due film della serie, ovvero ignoranza allo stato brado, povertà assoluta di regia ed effetti speciali, tonnellate di camei di persone quasi (o non più) famose, in un tripudio di assurdità assortite. Nella sostanza, valgono lo stesso voto e commento dei film precedenti.

LA SCENA. Punto.

Recensione con spoiler totali globali
- Come possono sopravvivere nello spazio? - chiede Fin (Ian Ziering)
- Come possono sopravvivere in un tornado? - risponde la moglie April (Tara Reid)

Povero Abramo.
Questo dialogo riassume in pieno tutto Sharknado 3. Ebbene, sì: puntuale come un libro di Bruno Vespa, o come Una Poltrona per due trasmesso alla vigilia di Natale, o come il servizio di Studio Aperto su quanto fa caldo d'estate, luglio è indubbiamente il mese di Sharknado e agosto è quello della sua recensione in questi lidi. Stessa spiaggia, stesso mare e... stessi squali, ovviamente. Sharknado è ormai oltre tutto. Non è più una serie di film; è un fenomeno di costume, è la strizzata d'occhio al nerd, è la sublimazione di un prodotto che per contratto e suo malgrado deve essere necessariamente brutto forte perché la gente lo guarda per questo motivo alquanto ridicolo. Con un pizzico di curiosità sulle assurdità che si inventano gli sceneggiatori. Con questo terzo capitolo, però, è cominciata a balenarmi la strisciante sensazione che sia tutto studiato a tavolino per ottenere quel risultato orrendo, e che gli sceneggiatori abbiano buttato l'occhio più al Manuale di Marketing del Kotler che al Compendio delle Sonore Cazzate. Non che prima non fosse stato fatto, sarebbe da ingenui folli non pensarlo: diciamo che siamo pericolosamente vicini al confine tra l'artefatto studiato e un prodotto genuinamente artigianale. Intendiamoci: le Cazzatone abbondano ancora in quantità industriale, semplicemente il mio pensiero si rivolge un po' a quella spontaneità presente nei primi due film e che qui vedo scemare; lo stesso pensiero va anche a quel discorso di onestà intellettuale che permeava tutta la prima produzione (rido da solo per l'accostamento del termine intellettuale a Sharknado... tranquilli). Il problema penso nasca tutto dalla mia mente bacata e da un discorso ideale che mi sono immaginato fare dal regista. Questo:
- Senti. Non ho soldi ma un mucchio di idee strampalate. Non ho i mezzi, ma solo qualche PC scassatissimo reduce dal Millennium Bug e qualche informatico alle prime armi. Per scritturare gli attori ho dovuto rapire i loro gattini e ricattarli. Ma è tutto genuino ed artigiano, ed esce tutto col cuore. E c'è Ian Ziering che, lui sì, ci crede, cazzo! -
Ecco, Sharknado 3 mi sembra che da questo punto di vista si stia un po' perdendo per strada. Quando vedo che è tutto uno spottone enorme con palesi product placement di Subway, parco divertimenti Universal in Florida, Xfinity, lì penso che la direzione intrapresa sia quella di un prodotto un po' troppo furbetto. Probabilmente la domanda vera da porsi è: "Sharknado è quello che il popolo nerd vuole vedere?" Chi lo sa! Lo scopriremo con l'esperimento che compare nel finale del film. Ne parleremo più avanti.
Strano partire subito col commento che, fra l'altro, potrà non sembrare molto positivo. Spazziamo via subito gli equivoci: Sharknado 3 mi ha divertito non poco, e qui di seguito vi snocciolerò i perché.
Sacro Ordine della MotoSega...
Innanzitutto inquadriamo brevemente il contesto: l'eroe Fin sta correndo a perdifiato a Washington: è convocato nientepopodimeno che dal Presidente degli Stati Uniti, il quale gli vuole conferire la Medaglia e l'attestato di Primo Membro della Confraternita della Sega Elettrica (!). Peccato che Fin porti sfiga, e dove c'è lui arriva uno sharknado. I telegiornali stessi iniziano ad insinuare il sospetto che Fin sia così portasfiga da essere in possesso della patente di pirandelliana memoria. Washington viene devastata completamente. Nel frattempo la moglie di Fin è in Florida con la figlia al parco divertimenti della Universal. Indovinate cosa succederà? Esatto, un enorme sharknado si sta dirigendo proprio lì. Fin deve quindi raggiungere la moglie per salvarla. Durante il viaggio incontra Nova (Cassie Scerbo), che si sta riprendendo dal "post traumatic shark disorder" diagnosticatole a causa di quanto le è successo nel primo film. Adesso la fanciulla è una cazzutissima cacciatrice di sharknadi. #TeamNova forever! Ovviamente lo sharknado devasta anche la Florida e si rivela come il peggiore mai visto prima. L'unico modo per debellarlo è usare lo SDI, il cannone spaziale voluto da Reagan, che sarà riattivato da... Gil, ex-astronauta caduto in disgrazia nonché papà di Fin! Segnatevi questo fatto: l'attore è l'immarcescibile David Hasselhoff. In una scena alla Armageddon dei poveri che incontra Gravity, lo scontro con gli squali si sposterà nello spazio. Fantastico tutto ciò! Non siete d'accordo? Vediamo di analizzare più in dettaglio il filmone.
STORIA? Pfui.
Primo fattore: hanno inserito due o tre sottotrame. E questo, credetemi, è male. Un film basato sulle cazzatone non può avere la velleità di migliorarsi pretendendo di coinvolgere lo spettatore con una STORIA. Ma scherziamo? Se gli autori si concentrano troppo sulla trama, le cazzatone saranno più trascurate. Se lo spettatore segue troppo la trama, non si accorge delle cazzatone. Se non è chiaro questo concetto, io lo urlo ai quattro venti: da Sharknado mi aspetto zampillate di stronzate una di seguito all'altra. E basta. Niente orpelli inutili. Quindi: bocciata la sottotrama adolescenziale della figlia di Fin al parco di divertimenti; bocciata la sottotrama di Nova (#TeamNova forever!) e del suo amico in giro per gli States a caccia di sharknadi; bocciata infine la sottotrama di Fin che deve ricongiungersi alla moglie come al solito. Della felice famigliola americana non ce ne fotte una ciolla. Pollice verso.
Secondo fattore da analizzare: le cazzatone. Sì, decisamente ora ragioniamo. Probabilmente ce ne sono meno rispetto al secondo, ma sono veramente grosse. Enormi. Il seguente elenco non vuole essere esaustivo, ma ve ne cito alcune veramente degne:



  • Titoli di testa: esilarante presa in giro di James Bond, con Fin che imbraccia la motosega di fronte all'obiettivo a forma di bocca di squalo.
  • Se nel secondo film si parlava di un libro su come sopravvivere ad uno sharknado scritto da April (poi messo davvero in vendita), qui si cita una fantastica app, Go Shark Yourself e... si scopre che esiste davvero negli store! (clicca sul link)
  • Il Presidente degli Stati Uniti conferisce a Fin il titolo di Primo Membro dell'Ordine della Motosega... regalandogli una scintillante motosega dorata! Senso del kitsch e ignoranza insieme, roba che pure Snoop Dogg si vergognerebbe ad esibire.
  • Gli squali attaccano Washington D.C. Prima un pescecane casca sulla statua di Lincoln; successivamente, i nostri eroi ne impalano un altro con la bandiera americana, assumendo la posa della foto storica di Iwo Jima. Nella stessa sequenza, il Campidoglio viene devastato e l'obelisco resta conficcato capovolto sulle macerie della Casa Bianca. E siamo solo al decimo minuto...
  • Clamorosa citazione dei Monty Python e la scena del Cavaliere Nero (Monty Python e il Sacro Graal), dove l'amico di Nova fa la sua stessa fine, perdendo braccia e gambe a causa degli squali.
  • Uno sharknado irrompe durante una gara di formula NASCAR creando devastazioni assortite.
  • Una delle uccisioni più assurde avviene nel parco divertimenti: uno squalo finisce su una rampa da ottovolante, fa diversi saliscendi sul giro della morte per prendere l'abbrivio e... GNAM! Si pappa Chris Jericho...
  • Nova: "Bisogna creare una torre di fuoco alta almeno 60 miglia affinché il calore sprigionato sia superiore a quello del sole e possa così dissipare le nubi." Mai sentite tante stronzate in così pochi istanti, in una scena carica di tensione e sboronaggine perché la moglie dice a Fin: "Fallo." quando sicuramente tutti pensavano che lei avrebbe cercato di dissuaderlo...
  • Fin e il padre Gil ci mettono ore a prepararsi per il lancio nello spazio a bordo dello Space Shuttle. Arriva April e in 30 secondi netti è seduta in cabina con la tuta da astronauta.
  • Squali nello spazio? Ma certamente! E quale migliore arma di una motosega laser per affettarli? E, incurante di qualunque legge di gravità, The Hoff atterra sulla Luna indenne.
  • Nova uccide gli squali con dei terrificanti PROIETTILI AL MASCARA CALIBRO .75!
  • April (incinta, lo specifico) viene mangiata da uno squalo nello spazio. Quella che sembrava una triste sorte, si rivela la sua salvezza: lo squalo casca sulla Terra e si spiaccica al suolo. Quando pensi che la donna sia spacciata, ecco che da un taglio sul fianco dello squalo spunta il NEONATO di April. E poi lei. Completamente vestita (inutile domandarsi da dove sia uscito il bimbo). Scena davvero raccapricciante, assurda e geniale allo stesso tempo. 
MOTOSEGA LASER! Con avviamento a strappo...
Di fronte a questo elenco (molto) parziale, sorge spontanea una domanda: "Cosa cacchio si inventeranno per il quarto? Hanno praticamente già messo tutto!". La curiosità è veramente tanta. Assolutamente pollice su per le cazzatone.

Voglio l'Oscar solo per questa espressione.
Terzo fattore da analizzare: il cast. I ruoli principali sono sempre gli stessi, ed evito di ripetermi. Ian Ziering è esaltato come un caimano a partecipare a questo film, Tara Reid probabilmente vorrebbe trovarsi altrove ma ha capito che tutto sommato la notorietà (ri)acquisita non è così disprezzabile e quindi ci sta... Cassie Scerbo è davvero cagna, ma... #TeamNova forever! E poi c'è lui. Il mito della mia infanzia. Tamarro con catenone e macchina ultrafantascientifica in Supercar prima, tamarro circondato da bagnine strafighe in Baywatch, dopo. Sto parlando di The Hoff, David Hasselhoff. No, non voglio sapere niente, di come sia in declino e rovinato dall'alcool e invecchiato male e poco aitante e non so che altro. Quello che conta è che The Hoff c'è. E dice stronzate a raffica. In pratica, il suo ruolo naturale. Per quanto riguarda il cast, non posso non menzionare la gara di chi vuole comparire in un cameo, segno della raggiunta notorietà del franchise stesso. Ecco un velocissimo sunto:

Te lo meriti, stronzo. (notare il livore...)
  • Primo su tutti, George R.R. Martin, lo scrittore della saga "Cronache del ghiaccio e del fuoco", meglio conosciuta come "Il Trono di Spade". Si dice che lui stesso, esaltato come noi mai, avesse fatto richiesta di comparire. Accontentato e dilaniato da uno squalo in un picosecondo di fianco ad una tizia vestita da sposa (citazione nella citazione!): ora torni immediatamente a scrivere l'ultimo volume, invece di perdersi in queste cazzate!
  • Lou Ferrigno (lo storico Hulk dell'omonimo telefilm anni '70), che si fa un selfie con Fin prima di essere sbranato da uno squalo.
  • Bo Derek nel ruolo di May, la madre di April. Ovviamente si sprecano le ilari (!) battute sui loro nomi. Ah, la sceneggiatura!
  • Lorenzo Lamas, il Renegade dei telefilm, nel ruolo di un militare.
  • Ne-Yo, rapper
  • Chris Jericho, wrestler
  • Steve Guttenberg e Michael Winslow che conosciamo grazie a Scuola di Polizia.
  • Kendra Wilkinson e Holly Madison (ehm... yuck)
  • un fracco di presentatori americani qui sconosciuti
  • un fracco di piloti di formula NASCAR a me ignoti
  • altre personalità televisive prettamente americane, che non mi dicono assolutamente nulla.
Quarto aspetto da analizzare: #TeamNova! Ecco svelato il perché di questo tormentone.







Quinto ed ultimo aspetto da analizzare: l'impatto social. Come ho scritto all'inizio, Sharknado vive ormai anche della partecipazione del pubblico, che chiede assurdità sempre più insensate. Qui i produttori sono andati oltre: il film termina con un clamoroso cliffhanger e... saranno i telespettatori, tramite Twitter, a decretare il destino di un personaggio! Parliamo di April e di un rottame che cade dallo spazio e la colpisce in pieno sulla crapa. Come andrà a finire? SyFy ha lanciato il sondaggione: voi, da che parte state? #AprilLives o #AprilDies? Lo scopriremo l'anno prossimo all'inizio di Sharknado 4, ovviamente... nell'attesa ci sollazzeremo (!) con Lavalantula (nome geniale), altro film catastrofico della The Asylum uscito a fine luglio, con Steve Guttenberg nella parte principale. Non vediamo l'ora!

E tu da che parte stai?

#AprilDies!

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama:4
Paradossalmente, senza le sottotrame idiote infilate, il voto sarebbe stato più alto. L'assenza di trama avrebbe ulteriormente glorificato Sharknado 3, purtroppo così non è stato.
Musiche:7
Continuano a piacermi le musiche e le canzoni presenti nel film, che ha pure una sigla tutta sua...
Regia:5
La qualità registica è sufficiente, gli effetti speciali fanno sanguinare gli occhi (distruzione di Washington a parte), ma la gente è contenta così. Ehi, si fa per dire...
Ritmo:8
Indiavolato, con una delle migliori partenze degli ultimi mesi (dire "anni" sarebbe stato eccessivo...)
Violenza:7
Alcune scene sono quasi splatter, anche se inserite in un contesto fortemente assurdo e volutamente esagerato. Gli squali sono solamente schegge impazzite che spiaccinano, decapitano e distruggono. 
Humour:7
Ho riso di gusto di fronte alle assurdità (le aspettavamo tutti al varco) e alle nefandezze dei dialoghi.
XXX:3
Sarebbe stato zero, ma il fan service di #TeamNova ha tutto il nostro apprezzamento.
Voto Globale:6,5
Sono stato a lungo indeciso se confermare il 7 del secondo o penalizzarlo. Alla fine ha prevalso quello che ho scritto verso l'inizio: film furbetto, forse troppo, che va nella giusta direzione ma con un pizzico di calcolo di troppo che mi ha causato qualche inutile sega mentale non voluta.
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