venerdì 11 settembre 2015

Pixels (2015) | Recensione

Pixels
Voto Imdb: 5,6
Titolo Originale:Pixels
Anno:2015
Genere:Commedia, Fantascienza
Nazione:Stati Uniti
Regista:Chris Columbus
Cast:Adam Sandler, Kevin James, Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Josh Gad

Ehi, questa è la maxi storia
Di come questo mondo
E' cambiato, capovolto, sottosopra sia finito
Seduto su due piedi qui con te
Ti parlerò di Pixels, il super-film per i nerd!

Giocando a Pac-Man con gli amici sono cresciuto
Me la sono spassata, wow!
Che fissa ogni livello
Le mie toste giocate filavano così
Tra un bel tiro su Duck Hunt e un high score a Q*Bert!

Una delle scene più spettacolari di Pixels.

Ok, non vi tedio oltre, per carità. Una cosa voglio però dirla: Pixels è il segno di come il mondo stia cambiando. Siate voi a decidere se nel bene o nel male. I nerd di una volta, oggi sono i dominatori dell'universo conosciuto e sconosciuto. Hanno potere d'acquisto, hanno sex-appeal, comandano su Internet, hanno raggiunto posti di rilievo peggio del Gruppo Bildelberg e per di più sono i protagonisti di una delle sit-com di maggior successo degli ultimi anni. Un tempo i nerd erano dei possenti sfigati che solo a forza di colpi di intelletto potevano sperare di essere calcolati dalle coetanee (La rivincita dei nerds, 1984), oggi i nerd si permettono pure il lusso di trombarsi Penny (The Big Bang Theory, per chi non l'avesse capito).

Pixels estremizza ulteriormente questo cambiamento, mettendo ancora più in buona luce la connotazione positiva dell'essere nerd; se all'origine il termine aveva un'accezione per lo più negativa - era sinonimo di disadattato sociale che passava le giornate davanti ad un PC - oggi non è più così; nerd è usato più in senso bonario, indicando gli smanettoni tecnologici dotati di mente acuta. Il Precisino della Fungia obietterà dicendo che il termine corretto per l'accezione bonaria è geek, lasciando a nerd il significato più dispregiativo. E io do ragione al precisino, ma in Pixels si parla di nerd, e a questo termine mi atterrò lungo la (breve) recensione.

Armageddon ha un po' scassato la minchia.
La storia parte da una premessa fittizia, per quanto funzionale alla trama: nel 1982 la NASA mandò nello spazio una capsula del tempo, contenente simboli e registrazioni video per spiegare la Terra agli extraterrestri. Una razza aliena trova la capsula, legge il contenuto e... travisa completamente il messaggio! Dato che nella capsula c'erano raffigurazioni dei videogames di quegli anni, gli alieni pensano che Space Invaders e Donkey Kong siano messaggi bellici terrestri, e per questo attaccano la Terra. Chi potrà salvare il mondo? La risposta è ovvia, dato che parliamo di videogame: i NERD! Kevin James è il Presidente degli Stati Uniti, nerd che ama indossare la maschera di Chewbecca; Adam Sandler è il suo amico d'infanzia, super-nerd finalista alle finali mondiali dei videogame del 1982; Peter Dinklage è il nerd che sconfisse Sandler proprio in quella finale; Michelle Monaghan è la pseudo-gnocca-MILF-interesse-amoroso del protagonista. I quattro uniranno le loro forze per affrontare la minaccia aliena. Il film è quindi un susseguirsi di attacchi alieni nelle forme dei videogiochi più famosi dei primi anni '80, con i protagonisti che cercano di rispondere al meglio delle loro possibilità. Se ad esempio l'attacco è a forma di Pac-Man, i Nostri saranno i fantas-MINI a bordo di auto MINI Cooper (notare il finissimo gioco di parole nonché lo smaccato product placement); se l'attacco è fatto da Centipede, i nostri si armano di fuciloni protonici o qualcosa del genere, e cercano di sparare al nemico mirando alla testa senza colpire il corpo perché se no sono danni... e così via. Fra citazioni a volte riuscite, a volte infelici, il film scorre fino ai geniali titoli di coda, che raccontano nuovamente la trama in grafica 8-bit.

Sì, ok, sembra una spiegazione un po' scazzata, questa. "Il film è piaciuto? Lo consiglieresti?" Vi vedo lì, con la domanda pronta sui ditini. Ecco una risposta sintetica.

La vera mascotte del film: Q*Bert
Il film mi è moderatamente piaciuto. Non ero partito con aspettative elevatissime, trailer a parte; diciamo quindi che non sono stato deluso. Questa è la classica operazione alla Adam Sandler, chi lo conosce sa che può incappare alternativamente in una buona commedia o in una cacatona epocale. Il rischio che Pixels cadesse nel secondo gruppo era reale, ma per fortuna non si è verificato del tutto. Se avete già sbirciato il voto, avrete visto che io gli ho dato un onesto 6,5 (La Moglie addirittura mormora di un 7 da parte sua), mentre il popolo di imdb / Rotten Tomatoes non l'ha gradito affatto. Cerchiamo di capire il perché... analizzando i soliti punti salienti.

Peter Dinklage in tutta la sua cattiveria...
La sceneggiatura. Ha spunti esilaranti, ha battute tristi (la peggiore delle quali è una maldestra citazione-scopiazzatura di The Big Bang Theory con un personaggio che parla alla nonna esattamente come fa Howard con la mamma) e ha dei clamorosi sfondoni. Se ad esempio parti col presupposto che gli alieni conoscono e replicano i videogame e telefilm del 1982, non puoi però infilarci Paperboy (1985) e Tetris (1984) o Max Headroom che, per quanto fichissima come citazione (in sala l'abbiamo colta solo io e La Moglie), è del 1985 anch'essa. Insomma, richiederei un po' di attenzione. Ma in fondo è un film cazzone d'intrattenimento, su certe cose puoi sorvolare.
Peccato che poi si passi ad analizzare il target. Ci sono diversi errori, da questo punto di vista. Se il target principale è il nerd, bisogna mettere in conto che costui è un essere precisino e spaccacoglioni. Per questi tratti peculiari, il nerd sarà il primo ad accorgersi degli errori "cronologici", e sarà il primo a non perdonare gli sceneggiatori per la tragica sciatteria dimostrata. Il secondo problema è chi poi al cinema è andato a vederlo: battute e riferimenti specifici sono tutte comprensibili, diciamo, da chi ha più di 35 anni. I bambini piccoli, di cui la nostra sala era prevalentemente composta, ridevano senza capire il perché. Avranno capito, a dir tanto, le battute su Justin Bieber e Zac Efron. Oh, non sto dicendo che sia un film di difficile comprensione, anzi; semplicemente dico che per apprezzarlo al 100% devi avere più di 35 anni. O essere appassionato di retrogaming.
Michelle Monaghan / Von Patten
Il cast: come anticipato, se non piace Sandler, è difficile apprezzare anche questo film, perché sono anni che interpreta sempre lo stesso ruolo in un contesto di commedia leggera. Se nel film Mia moglie per finta ha funzionato tutto alla perfezione, non si può dire lo stesso ad esempio per Zohan - Tutte le donne vengono al pettine. Qui per fortuna a fare la differenza sono i co-protagonisti, davvero azzeccati. Kevin James (apprezzato soprattutto in Il superpoliziotto del supermercato) e Josh Gad sono spassosissimi e sulle loro spalle gravano le scene più divertenti ed indovinate di tutto il film; il già citato Peter Dinklage è bravissimo nell'interpretare l'odioso Eddie, l'antagonista di Sandler; infine, non guasta la leggera ma impalpabile presenza di Michelle Monaghan (l'abbiamo vista in Source Code: guardatelo, datemi retta) nella parte del Colonnello Van Patten. Nell'insieme il cast funziona e porta a casa il compito.
Il regista Chris Columbus non ha bisogno di tante presentazioni: ha fatto il botto con i primi film di Harry Potter, ma ha un posticino nel nostro cuore per aver firmato la sceneggiatura di mostri sacri come I Goonies, I Gremlins e Piramide di Paura; e come regista ha diretto film di successo come Mamma ho perso l'aereo, Mrs. Doubtfire e L'uomo bicentenario. Insomma, una garanzia. Con Pixels ha fatto il minimo sindacale: regia ineccepibile, solida, senza sbavature ma senza far gridare al miracolo. Il suo atto d'amore verso gli anni '80 è però evidente ed apprezzabile, grazie anche alla colonna sonora, davvero ben concepita: non poteva non esserci un sound fortemente anni '80 grazie a hit come Surrender dei Cheap Trick, True degli Spandau Ballet e We Will Rock You VonLichten, reinterpretazione del 2012 della storica hit dei Queen firmata da Brian May e Helmut VonLichten e contenente la traccia vocale originale di Freddy Mercury. Assolutamente pollice su per queste tracce!
Ashley Benson / Lady Lisa
Gli effetti speciali sono ben usati e il design degli alieni che copiano lo stile pixelloso 8-bit è indovinatissimo. Per essere una commedia fantascientifica, direi che il lavoro è stato fatto egregiamente al punto che le scene action non sfigurano affatto nei confronti di film più pirotecnici.
Infine, il gioco delle citazioni: non parliamo solo di videogame che hanno fatto la storia, ma anche di telefilm che l'appassionato riconoscerà al volo: Fantasilandia, Star Trek, il citato Max Headroom, oltre a citazioni verbali di Happy Days e non ricordo chi altri. Sui videogame c'è invece l'imbarazzo della scelta: alcune case produttrici storiche hanno attivamente collaborato alla realizzazione del film, e questo ha fatto sì che potessimo riconoscere Pac-Man, Donkey Kong, Centipede, Galaga, Arkanoid, Space Invaders, Tetris, Paperboy, Asteroids, Frogger, Q*Bert, Duck Hunt e, come raccordo tra il gamer di ieri e quello di oggi, gli sceneggiatori hanno avuto la bella idea di citare The Last of Us, uno dei migliori videogames moderni di sempre (tranquilli, è solo un mio umile parere).
In definitiva, Pixels è un film che con i trailer mi aveva fatto sperare in qualcosa di davvero epico e clamoroso, ma che alla fine è risultato ben inferiore alle aspettative iniziali; quello che è rimasto è però sufficiente per un'ora e mezza di evasione dove sì ti diverti, senza spanciarti dalle risate (non ci sono battute memorabili che facciano ridere alle lacrime come è successo, per esempio, con Spy). Però è un film allegro che strizza l'occhio a chi ha speso un patrimonio di 200 lire nei cabinati (io c'ero! Anche se videoludicamente sono della generazione successiva, dato che il primo coin-up di cui ho memoria è 1942, arrivato in Italia intorno al 1985) e che si lascia guardare senza troppi problemi. Poteva uscire qualcosa di più? Indubbiamente sì, è un'opera decisamente imperfetta, ma non è nemmeno così da buttare via come invece leggo nelle varie recensioni in giro per la rete. Una prova gliela concederei, magari sfruttando qualche promozione a prezzo ridotto delle catene dei cinema.

Michelle Monaghan

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5,5
Non lo sapevo, ma Pixels ha tratto ispirazione (eufemismo) da un cortometraggio indipendente francese (cliccate per vedere il video su YouTube) di Patrick Jean: ha quindi ben poco di originale. Peccato per gli sfondoni di sceneggiatura e per gli errori di anacronismo, personalmente sono fra quelli che ritengono che gli scrittori avrebbero dovuto fare più attenzione.
Musiche: 7,5
La colonna sonora è davvero grandiosa, ha un bel sound anni '80 che non potrà non piacere a quelli della mia generazione. Promossa!
Regia: 6,5
Solida, senza tanti fronzoli e con pochi tempi morti. Chris Columbus ci sa fare.
Ritmo:
7
Non è un film noioso e alterna sapientemente scene action con parti di commedia.
Violenza: 2
Suvvia, è un film per famiglie, forse orientato ancora più ai genitori che ai figli.
Humour: 6
Ci sono scene molto divertenti (niente lacrime da risata, però), anche se alcune parti non fanno particolarmente ridere, e per un film con pretese da commedia non è propriamente un aspetto positivo. La scrittura dei dialoghi poteva essere migliorata, a mio parere: alcune situazioni mi sono sembrate troppo forzate.
XXX: 0
Nulla da segnalare.
Voto Globale: 6,5
Intendiamoci: il film mi ha divertito, nonostante molti difetti e qualche passaggio a vuoto. Non è, però, quel film che avrebbe potuto entrare nella storia come avremmo voluto quando qualche mese fa vedemmo il trailer. Per molti è una grossa occasione sprecata, per me è un godibile ma dimenticabile film di  puro intrattenimento.
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