tag:blogger.com,1999:blog-33011824390450888322024-03-14T10:13:40.770+01:00Quello che gli altri non vedonoRecensioni di film d'azione, splatter, thriller, horror, fantascienza, orientali... film per pochi, un po' fuori dal mainstream, ma che potrebbero meritare un'occhiata. Forse...Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.comBlogger117125tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-8197119098677707452022-04-21T23:05:00.002+02:002022-04-21T23:06:47.644+02:00[Speciale] [Extra] Gian Piero Aschieri - Ti ricordi chi eravamo? | Romanzo (2022)<div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZpfQntXX-1qwSKzsDFwiyb39RIq2hAP6TooOIn39tQAM6dUZDOXlUgIOjCuPiyrkHIOFPtQcRgvKT8sK7u3CuHOCai0MlqKXMLSxYzUnhxG-m8hLG0LQJnJBO1vKwp187_vh15kUC7vtm-wRjzkivKADYOjgcDYy_bGe1riEPLcYnQJtbcSII3vFN/s1500/Ti_ricordi_chi_eravamo_cover.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZpfQntXX-1qwSKzsDFwiyb39RIq2hAP6TooOIn39tQAM6dUZDOXlUgIOjCuPiyrkHIOFPtQcRgvKT8sK7u3CuHOCai0MlqKXMLSxYzUnhxG-m8hLG0LQJnJBO1vKwp187_vh15kUC7vtm-wRjzkivKADYOjgcDYy_bGe1riEPLcYnQJtbcSII3vFN/w266-h400/Ti_ricordi_chi_eravamo_cover.jpg" width="266" /></a></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Quanti di noi hanno nel cassetto un romanzo, una storia, un racconto? Ebbene sì, ci sono anch'io e negli ultimi mesi ho deciso di rispolverarne uno lasciato lì da anni, in attesa di trovare il coraggio di riprenderlo, correggerlo, sottoporlo a persone capaci e fidate, correggerlo nuovamente grazie ai loro suggerimenti e decidere di proporlo in <i>self-publishing</i> tramite la piattaforma di Amazon. Seguendo il link pubblicato a fine articolo sarà possibile andare alla pagina del romanzo e decidere di acquistare la versione <b><a href="https://www.amazon.it/dp/B09Y3N6TSP" target="_blank">ebook</a></b> o quella <b><a href="https://www.amazon.it/dp/B09XZMDY2C" target="_blank">cartacea</a></b>.</div><div style="text-align: justify;">È un romanzo breve (sulle 200 pagine circa) o, se preferite, racconto lungo; chi un po' ha imparato a conoscermi tramite le pagine sconclusionate di questo blog, potrà scoprire che la storia ha un registro molto diverso dai temi qui trattati. Ebbene, sì: non è un romanzo fracassone con esplosioni e risse con cartoni in faccia, ma è un racconto intimista e introspettivo.</div><div style="text-align: justify;">Il protagonista si chiama <b>Giovanni</b> ed è un po' "uno di noi": superata la trentina ancora non sa quale direzione dare alla propria vita e, proprio mentre deve decidere tra il continuare con il solito anonimo tran tran quotidiano e il seguire il sogno di una vita (la scrittura), riceve la telefonata di un vecchio amico che non sentiva da anni. Quella voce che temeva di aver perso nella nebbia dei ricordi lo risveglia dal torpore. <b>Matteo</b>, questo è il nome del suo amico, lo invita a una cena di classe, un raduno dei vecchi compagni del liceo. Titubante e non propriamente a suo agio, Giovanni accetta e decide di tornare a <b>Milano</b>, la sua città natale da cui si era allontanato molto tempo prima.</div><div style="text-align: justify;"><i>Che effetto farà rivedere persone ora sconosciute ma che un tempo avevano condiviso una fetta così importante della sua vita?</i></div><div style="text-align: justify;">Giovanni non sa rispondere a questa domanda, è diviso tra il timore di scoprire dei perfetti sconosciuti e la curiosità di sapere cosa ne è stata delle loro vite.</div><div style="text-align: justify;">Ma la voce di Matteo ha risvegliato anche una serie di altri dolorosi ricordi legati a <b>Irene</b>, una enigmatica ragazza di quel periodo così magico, eccitante, travolgente. Ci sarà anche lei? E se sì, che effetto sarà incontrarla? Con mille dubbi, accompagnato da nuovi ricordi che diventano sempre meno disincantati e sempre più realistici e inquietanti, Giovanni parte alla ricerca di se stesso e nel corso della cena farà scoperte sorprendenti a causa delle quali sarà infine costretto a fronteggiare il suo passato per salvare la propria vita.</div><div style="text-align: justify;">Cosa troverà? <i><b>Chi troverà?</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questo racconto si sviluppa su due piani temporali diversi, il presente dei primi anni Duemila e il passato nel pieno degli anni Ottanta, vissuti con gli occhi di un adolescente "<i>normale</i>" che si avventura nei meandri di una relazione complicata con Irene mentre attorno a lui sfrecciano le esistenze dell'amico di una vita Matteo, del pazzo esuberante Pablo, della timida Simona e di tutti gli altri compagni di classe del liceo, quelli che tutti noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere da adolescenti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Titolo</b>: <i>Ti ricordi chi eravamo?</i></div><div style="text-align: justify;"><b>Autore</b>: Gian Piero Aschieri</div><div style="text-align: justify;"><b>Disegno di copertina</b>: Flavia Flàme -> <a href="https://www.facebook.com/flametheravenwork/">Flavia Flàme - Disegni e altro ancora</a></div><div style="text-align: justify;"><b>Progetto grafico</b>: Marco Delmiglio</div><div style="text-align: justify;"><b>Genere</b>: drammatico, slice of life, romanzo di crescita</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Una nota sulla copertina</u>: il bellissimo disegno è stato eseguito da <a href="https://www.facebook.com/flametheravenwork/">Flavia</a>, vi consiglio di visitare la sua pagina Facebook dove pubblica le sue ultime creazioni. Fidatevi, ne vale davvero la pena! Ringrazio anche l'amico Marco Delmiglio per il progetto grafico fondamentale per dare alla copertina un aspetto professionale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>Link</b>: <b><a href="https://www.amazon.it/dp/B09Y3N6TSP" target="_blank">CLICCA QUI</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://www.amazon.it/dp/B09Y3N6TSP" target="_blank"><span style="font-size: large;">https://www.amazon.it/dp/B09Y3N6TSP</span></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io spero che il romanzo possa piacervi, ci ho messo tanto di me stesso. E se vi piacerà, vi chiedo di condividerlo tra amici e conoscenti, spargete la voce, fate sì che possa raggiungere quante più persone possibili!</div><div style="text-align: justify;">Infine un'ultima raccomandazione: lasciate una recensione sulla pagina del libro su Amazon, sarà un valido strumento per la sua diffusione ;-)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Last but not least:</i> continuate a seguirmi perché un secondo romanzo è in cantiere. Non rivelerò nulla, se non che sarà una <b><i>space opera fantascientifica</i></b> - proprio tutt'altro genere e sicuramente più sulle corde di questo blog, vero? <i>Stay tuned</i>!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-27965744518819699562021-12-16T10:45:00.002+01:002021-12-16T14:29:03.175+01:00Il giorno sbagliato - Unhinged (2020) | Recensione<center>
<table class="GP">
<thead class="GP"><tr><th colspan="3">Il giorno sbagliato - Unhinged</th></tr></thead>
<tfoot class="GP"><tr><th colspan="3">Voto Imdb: 6,00<br /></th></tr></tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivglyTGHe9ChfuvrWqTss4M8syCsnZOECePiFnigoz6WE5UuR7M6dN1pP_IRltNUi7O_pnX6LCeQzJzQe4jQLWs0XVAleA-jek8AeDxTeBdZepkcOd-g5RZjhDtGxxPGZc6uHpYeuYxHyw9-sMhFq7DbpKhUNJ6B5XBqFs5KThbfHt7TuNCSJmiOaM=s1999" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1999" data-original-width="1400" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivglyTGHe9ChfuvrWqTss4M8syCsnZOECePiFnigoz6WE5UuR7M6dN1pP_IRltNUi7O_pnX6LCeQzJzQe4jQLWs0XVAleA-jek8AeDxTeBdZepkcOd-g5RZjhDtGxxPGZc6uHpYeuYxHyw9-sMhFq7DbpKhUNJ6B5XBqFs5KThbfHt7TuNCSJmiOaM=w140-h200" width="140" /></a></div><br /></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Unhinged</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2020<br /></td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Thriller<br /></td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti<br /></td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Derrick Borte</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Russell Crowe, Caren Pistorius, Gabriel Bateman<br /></td></tr>
</tbody>
</table>
</center><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj2B9tAdubHZZ6OAvMmiv5QCONGJN8RzEn4iEqm_nhDvfuW8Zd7awV6XAeR7IUZFzC6WThOEVqBi9JuUcbUDVIl_XZ93n8dmYaO8VTI2DydAebL0jiebv8mAp8XnTRavNugqnJAukwbEudiw_CEZUXuf86wLO1KbmIt40TleYM8kWM1SpHBGXUYKuVP=s1200" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj2B9tAdubHZZ6OAvMmiv5QCONGJN8RzEn4iEqm_nhDvfuW8Zd7awV6XAeR7IUZFzC6WThOEVqBi9JuUcbUDVIl_XZ93n8dmYaO8VTI2DydAebL0jiebv8mAp8XnTRavNugqnJAukwbEudiw_CEZUXuf86wLO1KbmIt40TleYM8kWM1SpHBGXUYKuVP=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Chiedi scusa!"<br /></td></tr></tbody></table><br />
Come disse Gino Bartali: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Fonti non confermate mi dicono che avesse pronunciato queste parole dopo aver visto <i>Il giorno sbagliato - Unhinged</i>. Giuro!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Beh, in attesa di scoprire se i servizi segreti deviati ci hanno preso o se mi hanno passato una notizia infondata corredata di babbi da mangiare in un autogrill discutendo di rinascimento in stati dittatoriali, diciamo che sono comunque parole che ben si adattano a questo film. <i>Unhinged</i> è tutto sbagliato, dall’inizio alla fine, e la cosa mi spiace moltissimo perché è coinvolto un attore che ho sempre apprezzato, <b>Russell Crowe</b>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Un giorno sbagliato può capitare a chiunque, intendiamoci.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Allo sfigato che imbrocca la fila giusta nel giorno in cui distribuivano la sfiga.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">A Capitan Uncino quando si fa il bidet con la mano sbagliata.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">A Luca Giurato quando azzecca un congiuntivo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">A chi si imbatte in questo film e in questa recensione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Vai di trama!</span><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiA5xEu73nBnLUs0s7RIbfUjMtzWDVz1XiPimkIxdoDRcALHm8wcR3FVjOuI2xDcgY2-MQSuEUjVxOXyOd6ZZH0vauY2stQOKs3O10NoOAmAoLo9v-Vg3t25z4oQgvTHcBRERHEgyxiGV7-cmk8e_ZgFQwDpJduvj_seWqVTP5RrvEldKD7KBu_UBL=s1400" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="933" data-original-width="1400" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiA5xEu73nBnLUs0s7RIbfUjMtzWDVz1XiPimkIxdoDRcALHm8wcR3FVjOuI2xDcgY2-MQSuEUjVxOXyOd6ZZH0vauY2stQOKs3O10NoOAmAoLo9v-Vg3t25z4oQgvTHcBRERHEgyxiGV7-cmk8e_ZgFQwDpJduvj_seWqVTP5RrvEldKD7KBu_UBL=w320-h213" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">No, ma facciamo esplodere una casa, cosa sarà mai?<br /></td></tr></tbody></table><b>Tom Cooper</b> (Russell Crowe) è decisamente incazzato e disturbato. Un bel giorno impugna un martello e una tanica di benzina, va a casa dell’ex-moglie e compie un massacro, uccidendo lei e il nuovo fidanzato. Non contento, incendia la casa e inizia a girare indisturbato per la città. Non lo vede nessuno (!), pertanto può deambulare per la cittadina come se niente fosse successo; a fare cosa, non si sa.
E poi c’è la protagonista <b>Rachel</b> (Caren Pistorius), cronica ritardataria, piena di problemi personali e che sta iniziando le pratiche di divorzio dal marito. Ha un figlio adolescemo a metà tra il saputello irritante e il bimbominkia nerd in perenne modalità non-rompermi-le-palle. Quella stessa mattina, imbottigliata nel traffico e alle prese con una telefonata di lavoro in cui minacciano di licenziarla perché ha stancato con i suoi ritardi e, tra l’altro, in preda all’ansia perché sta accompagnando il figlio a scuola con un altrettanto ovvio ritardo mostruoso, Rachel ha l’ardire di suonare il clacson inveendo proprio contro Tom Cooper, il quale le ordina di chiedergli scusa, cosa che lui, con affettata e dilagante gentilezza, ha già provveduto a fare.
E lei come risponde?</span><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Lo insulta con tanto di dito medio.</span><span style="font-family: arial;"> <br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg0fTQcN8wjBnc-kuNO8g9MfXeSjU3bRBOg8EYxbAwveQdwJp8EvrVyMrWBojv9vHg3EhJXYsG7-nqjMOnKvZO5h3WnWQVaLoxTVhQ5J78cTgQX6TBlLJnM_3TF79tueDTZh8DwEIt02QLSVus3u-yB29U54lku41ruV6FSMRFuCV6tkksUQKSivAYV=s634" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="394" data-original-width="634" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg0fTQcN8wjBnc-kuNO8g9MfXeSjU3bRBOg8EYxbAwveQdwJp8EvrVyMrWBojv9vHg3EhJXYsG7-nqjMOnKvZO5h3WnWQVaLoxTVhQ5J78cTgQX6TBlLJnM_3TF79tueDTZh8DwEIt02QLSVus3u-yB29U54lku41ruV6FSMRFuCV6tkksUQKSivAYV=w320-h199" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La protagonista col bimbominkia<br /></td></tr></tbody></table>Chi non lo farebbe in un momento di stress nel mezzo del traffico cittadino? È un atto catartico, lo faccio pure io stando ben attento a tenere i finestrini chiusi perché se è vero che gli altri guidatori sono miei nemici, è altrettanto vero che gli insulti che lancio loro non è così fondamentale che vengano davvero recepiti, è solo uno sfogo. Anche se ogni tanto mi indico la bocca urlando “LO CAPISCI IL LABIALE, STRONZO? EH? EH?” Insomma, non prendiamoci in giro, l’arte italica dell’insulto al volante è sacra e intoccabile, è un classico <i>italian-state-of-mind</i> come il “Ma vaffanculo” al casello automatico che ti dice “Arrivederci!”.</span><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il problema è che in <i>Unhinged</i> non siamo in Italia e che Tom Cooper non è un casello automatico, è proprio uno stronzo psicopatico. E non la prende affatto bene, anzi, a dirla tutta in lui scatta la follia omicida, tanto ha appena accoppato l’ex-moglie, cos’altro ha da perdere?: Rachel - e tutti quelli che la circondano - devono morire, semplice e lapalissiano. Inizia una corsa serrata in cui la tizia verrà perseguitata dallo psicopatico, il quale la seguirà con una non indifferente scia di sangue.</span><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Lo spunto iniziale, che richiama in qualche modo l’iconico <i>Un giorno di ordinaria follia</i> con Michael Douglas con una spruzzatina di <i>Criminal Minds</i> e di <i>Duel</i>, è invero interessante e il ritmo è serrato con poche pause tra una scena e l’altra. L’interpretazione di Russell Crowe torna ad essere convincente nella parte negativissima del <i>villain </i>ma… ma… ecco il grosso “ma”.</span><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>La sceneggiatura</b>.
Ve lo dico col cuore: è scritta davvero con una parte anatomica piuttosto morbida che non comprende le mani e nemmeno i piedi.</span><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Due le criticità più evidenti:</span></div><ol style="text-align: justify;"><li><span style="font-family: arial;">il personaggio di Rachel è particolarmente odioso e insignificante, tanto che risulta impossibile immedesimarsi e prenderne le difese. Che ce la faccia o non ce la faccia, alla fine mi è diventato del tutto irrilevante. Posso capire che abbiano voluto rappresentarla come “una di noi”, con mille problemi irrisolti, ma è nelle scelte che fa che crolla ogni empatia nei suoi confronti. Vedi punto successivo.</span></li><li><span style="font-family: arial;">la credibilità degli eventi narrati è prossima allo zero. Rachel compie una serie impressionante di decisioni sbagliate che rendono la sospensione dell’incredulità davvero difficile da digerire. Per non parlare della sequela inenarrabile di cazzatone assolutamente poco plausibili infilate a forza come quando cerchi di chiudere il trolley prima di salire su un volo Ryanair. O mentre cerchi di chiudere questa cappelliera:</span></li></ol>
<div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/Ilc80h2JJYI" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div>
<p style="text-align: justify;"> </p><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj7O83P_vrCTVpnypJg6_rci1SLIlKKbgauQZtir87Qo9lrvrGTm4JIiJrzWLYYXXK_n7YQCwBuB8leCOGgNwV1u7tDeFIU3UITQ0ARRT5sOctv9WJIvwnxePCy-tbO8jFrRwos4XG3q7rF3txBNkeu25RoTPy3fzMg7Sy0l_4wlEzslHy9_vwf7Zfv=s634" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="394" data-original-width="634" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj7O83P_vrCTVpnypJg6_rci1SLIlKKbgauQZtir87Qo9lrvrGTm4JIiJrzWLYYXXK_n7YQCwBuB8leCOGgNwV1u7tDeFIU3UITQ0ARRT5sOctv9WJIvwnxePCy-tbO8jFrRwos4XG3q7rF3txBNkeu25RoTPy3fzMg7Sy0l_4wlEzslHy9_vwf7Zfv=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cucù, il cellulare dov'è?<br /></td></tr></tbody></table>Scusatemi, torniamo al film. Qualche esempio illuminante?
Tom Cooper, senza che nessuno alle telecamere di sicurezza se ne accorga e senza che noi lo vediamo perché lo capiremo da una scena successiva, va nella piazzola di un benzinaio, ruba il cellulare dall’auto di Rachel e lo scambia con il suo. A pensarci bene, già di per sé quest’atto è una stronzata galattica, ma diamogli il beneficio del dubbio. Poi, mentre è alla guida del suo pick-up, Tom inizia a chiamarla, a fare foto per inquietarla meglio e, UDITE UDITE, a fare transazioni bancarie e finanziarie sul conto di lei (GIURO!). Il tutto senza aver dovuto sbloccare il telefonino o superare le misure di sicurezza di cui anche il più scrauso degli smartphone del 2020 è senz’altro dotato. E sapete una cosa? Lei che ha in mano il cellulare del pazzo, potrebbe fare una cosa semplicissima. Andare dalla polizia, dire loro: “Questo psicopatico mi sta inseguendo, mi è venuto addosso con il macchinone (GUARDA QUI CHE BOTTA!) e ha scambiato il mio cellulare con il suo, qui c’è tutto l’elenco delle chiamate, così potete risalire al suo nome, rintracciarlo SUBITO E FARLA FINITA!”
No.
Lei scappa per la città.
E Tom Cooper continua imperterrito nella sua follia distruttiva. Legge il calendario di appuntamenti che la ritardataria cronica minuziosamente tiene nel cellulare, e… ah! Scusate, qui mi tocca aprire una parentesi: lo trovate plausibile che una persona così disorganizzata come la protagonista si segni tutto-tutto-tutto sul calendario dello smartphone? Dicevo, Tom Cooper legge del prossimo appuntamento e va in un ristorante a scambiare due convenevoli con il tizio che avrebbe dovuto parlare con Rachel. Poi lo uccide davanti a tutti e si allontana dal ristorante senza che nessuno lo insegua o urli dal terrore, anzi qualcuno lo riprende col cellulare invece di chiamare gli sbirri, ah che bella critica al mondo di oggi. Succede così: prima gli sfascia una tazza sul naso, poi gli sbatte la fronte sul bordo del tavolo tenendolo per il cravattino e infine lo infilza al collo con un coltello per spalmare il burro. Tutto normale, giusto? Poi piglia e se ne va, sale sulla macchina e continua a seminare morte e a inseguire Rachel. La scena è di un surreale assurdo, tanto che in alcuni punti, mentre Tom parla con Rachel e mentre uccide il tizio già insanguinato, si vede sullo sfondo la gente che si fa gli affari suoi come se niente fosse.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Vogliamo anche parlare del fatto che quando salgono sulla macchina si mettono sempre la cintura rispettosi del codice stradale, ma poi Tom e Rachel parlano al cellulare guidando senza nemmeno mettere il vivavoce? Diseducativissimo! Io chiamerei il MOIGE e il Codacons, tutto ciò è inaccettabile!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiDfkAyktQyxLfJJs1knCFuNW3SthUbzeBEtpG1dBoQfGaWAPdvb-w-mTqyvIsBc0AHVPwd0RcgklQCHics0lrhs_tqCl03QgxiePLK8mFOSZnPJABYRQ4bP0eBTZPs11xgSfCHA1VsWzOWCOm3LjTzkc6BeG0zRKez6nDQ-EwkqB0YG9CTz36XN_5u=s1280" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiDfkAyktQyxLfJJs1knCFuNW3SthUbzeBEtpG1dBoQfGaWAPdvb-w-mTqyvIsBc0AHVPwd0RcgklQCHics0lrhs_tqCl03QgxiePLK8mFOSZnPJABYRQ4bP0eBTZPs11xgSfCHA1VsWzOWCOm3LjTzkc6BeG0zRKez6nDQ-EwkqB0YG9CTz36XN_5u=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Questa mano po' esse piuma o fero...</i><br /></td></tr></tbody></table> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">No, in un film del 2020 non devo aspettarmi queste cazzate, non esiste proprio! Io sono il primo ad ignorare la credibilità delle cose se inserite in un contesto fracassone dove c’è la gara a inserire la smargiassata più tamarra (chi ha detto <i>Fast & Furious</i>? Cuoricini sparsi). Ma qui, dove tutto è serio, dove c’è appena sfiorato il lodevole tentativo di inserire una trama con il super cattivo sporco maschilista violento e retrogrado che ce l’ha a morte con gli avvocati divorzisti americani, mi aspetto una maggiore attenzione ai dettagli. Se da un lato l’interpretazione di Russell Crowe si salva - è perfino ingrassato per entrare meglio nella parte, penso che lo farei pure io con sommo gaudio, intendiamoci - e comunque sappiate che non è tutta panza, la sua, perché ha usato una protesi per accentuare la ciccia, dicevo dall’altra parte ben poco altro si salva. Il ritmo è serrato, è vero, ma sono sequenze senza un minimo senso logico. Lo stesso genere di film non è ben inquadrabile: è un thriller? È uno <i>slasher</i>? È una denuncia al sistema divorzista americano? Secondo me è un desolante insieme di tanti “vorrei ma non posso” senza però riuscire a eccellere in nessuno dei generi a cui si è accostato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiZpYheF-taRDa2ZGa7GXjPgCV-03coEWaAJwoi926hL5qBPxB4Zl7BkFF4SZ-PdrndOAgFxwoXW2qo1vEdtNt9KXkc6w9_-lyiLQeNQZEXVZWlANrrtHHhftneeLY10_J5NUvni3duUxqm74V2W8hb4ZZZlzUTH7IMhsjBmX_DZSGNhMVV42tfP6bV=s750" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="750" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiZpYheF-taRDa2ZGa7GXjPgCV-03coEWaAJwoi926hL5qBPxB4Zl7BkFF4SZ-PdrndOAgFxwoXW2qo1vEdtNt9KXkc6w9_-lyiLQeNQZEXVZWlANrrtHHhftneeLY10_J5NUvni3duUxqm74V2W8hb4ZZZlzUTH7IMhsjBmX_DZSGNhMVV42tfP6bV=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Scusi ho una domanda, può rispondere?"<br /></td></tr></tbody></table>Giusto per aggiungere una critica non richiesta, parliamo del titolo italiano. Spesso le logiche dei distributori italiani sono imperscrutabili: talvolta lasciano il titolo originale, talvolta lo cambiano con altri termini inglesi (perché?), a volte usano un titolo italiano semplice, altre volte ancora si inventano titoli che non c’entrano una mazza, in qualche raro caso hanno addirittura affossato un film causa titolo infelice (ogni riferimento a “<i>Eternal sunshine of the spotless mind</i>” / “<i>Se mi lasci ti cancello</i>” è puramente casuale). In questo caso la versione italiana ha il titolo originale “<i>Unhinged</i>”, che qui possiamo tradurre come “lo squilibrato”, “il pazzo”, e una frase italiana: “Il giorno sbagliato”. Non posso definirlo un errore, ma chi l’ha scelto ha (deliberatamente o meno non si sa) spostato il focus; “lo squilibrato” del titolo originale è l’antagonista interpretato da Russell Crowe che, di fatto, è il vero protagonista della storia; mentre “il giorno sbagliato” è riferito a quello della vittima di turno, colei che ha la sventura di incontrare Tom Cooper. E, implicitamente, è riferito anche a noi che abbiamo visto il film, mi pare ovvio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In conclusione, il film parte bene, è pure un discreto low-budget secondo i canoni hollywoodiani, ma naufraga a causa della scarsa plausibilità degli eventi narrati. Ed è un peccato, perché ha la giusta cattiveria, alcune scene sono perfino discretamente forti (non è un horror, sto relativizzando), ma gli manca l’intera sovrastruttura che lo sorregga solidamente. Incompiuto e poco plausibile. Russell, perché l’hai fatto?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhcA61j01Wg4TnrEF8x8JrCttr-kCq9HlMqVVWXVCRVInhU8c4Ni0VhvJB2ujIN9BoKOFPucqnJRptSvFYp3va-Y3UdtVFomFe9VgsXHSxPg2opKOMKThE7k2AVkrZb3A4heZO5ZYZRQlwzbVeMH-fCNTkVyYaaBUo0V87MC2TaRtgc0zv_3pthbOb-=s1400" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="933" data-original-width="1400" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhcA61j01Wg4TnrEF8x8JrCttr-kCq9HlMqVVWXVCRVInhU8c4Ni0VhvJB2ujIN9BoKOFPucqnJRptSvFYp3va-Y3UdtVFomFe9VgsXHSxPg2opKOMKThE7k2AVkrZb3A4heZO5ZYZRQlwzbVeMH-fCNTkVyYaaBUo0V87MC2TaRtgc0zv_3pthbOb-=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il pick-up<br /></td></tr></tbody></table> </span><br /></div><br /><center>
<table class="GP">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th></tr></tfoot><tbody class="GP"><tr><th width="65">Trama:</th>
<td>4<br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Come spiegato nella recensione, la
sceneggiatura è il vero punto debole del film. Lo spunto iniziale era
decisamente interessante, ma lo sviluppo successivo lo ha mestamente
affossato.</span></div></td>
<th width="65">Musiche:</th>
<td>6<br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La colonna sonora non ha nulla di
memorabile. MA! Segnalo una cover di “<i>Don’t fear the Reaper</i>” eseguita
dai <b>Keep Shelly In Athens</b>, duo indie greco che eccelle nella <i>childwave</i>,
un electropop rallentato spruzzato di effetto nostalgia per gli anni
Ottanta. Di primo acchito mi ha fatto cagarissimo (scusate la spocchia
da boomer) ma nei riascolti successivi l’ho apprezzata.</span></div></td>
</tr><tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td>6<br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il regista <b>Derrick Borte</b> viene
dalla scena indie, di per sé non è nemmeno un male perché alcune scene,
soprattutto quelle più forti, sono ben fatte. L’impressione è che
avrebbe potuto osare di più, invece si è limitato a fare il compitino. La
poca attenzione nel montaggio ha fatto il resto.</span></div></td>
<th>Ritmo:</th>
<td>7<br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Se c’è una cosa che non manca nel
film è il ritmo. Pur costellato da cazzatone mirabolanti, la tensione
non scende mai, fino ai titoli di coda. È sicuramente il maggior pregio
di <i>Unhinged</i>.</span></div></td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td>6,5<br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Certe scene sembrano tratte da uno slasher ma non posso dire altro per non spoilerare troppo.</span></div></td>
<th>Humour:</th>
<td><span style="font-family: arial;">0<br /></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Totalmente assente.</span></div></td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td><span style="font-family: arial;">0<br /></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Nulla da segnalare.</span></div></td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><div><b>5</b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">Per me il film è bocciato.
Intendiamoci: la pagnotta la porta a casa dignitosamente, ma il suo
voler essere troppe cose senza mai davvero centrare il punto in ciascuno
di esse è un grosso limite. Se poi aggiungiamo che la sceneggiatura è
davvero pietosa perché inserisce pezzi assurdi e privi di senso in un
contesto serio e con una sua logica interna, ecco, per me l’equilibrio
non regge al punto da lasciarmi un po’ basito, un po’ insoddisfatto…
senza eccellere in nessuno dei casi, ovviamente.</span></b></div><div><br /></div></td>
</tr>
</tbody>
</table>
<table class="GP">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4"><br /></th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4"><br /></th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th><br /></th>
<td style="text-align: justify;"><br /></td><td style="text-align: justify;"><br /></td>
<th><br /></th>
<td style="text-align: justify;"><br /></td><td style="text-align: justify;"><br /></td>
</tr><tr class="odd">
<th><br /></th>
<td><br /></td><td style="text-align: justify;"><br /></td>
<th><br /></th>
<td><br /></td><td style="text-align: justify;"><br /></td>
</tr>
<tr>
<th><br /></th>
<td><br /></td><td style="text-align: justify;"><br /></td>
<th><br /></th>
<td><br /></td><td><br /></td>
</tr>
<tr class="odd">
<th><br /></th>
<td><br /></td><td><br /></td>
<th><br /></th>
<td><br /></td><td style="text-align: justify;"><br /></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center><p></p>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-14965389062452891832021-02-21T09:39:00.001+01:002021-02-21T09:39:14.392+01:00Showgirls (1995) | Recensione<center>
<table class="GP">
<thead class="GP"><tr><th colspan="3">Showgirls</th></tr></thead>
<tfoot class="GP"><tr><th colspan="3">Voto Imdb: 4,9</th></tr></tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ATVldUxP4n0/YDIY3-rnBTI/AAAAAAAAD5Q/ZmaKIAiwcCkodkr3LBTmbYAJPe8gxHPCACLcBGAsYHQ/s816/Showgirls_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="816" data-original-width="550" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-ATVldUxP4n0/YDIY3-rnBTI/AAAAAAAAD5Q/ZmaKIAiwcCkodkr3LBTmbYAJPe8gxHPCACLcBGAsYHQ/w135-h200/Showgirls_Locandina.jpg" width="135" /></a></div></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Showgirls</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>1995</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Drammatico, Erotico</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Francia, Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Paul Verhoeven</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Elizabeth Berkley, Gina Gershon, Kyle MacLachlan</td></tr>
</tbody>
</table>
</center><div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DulkKCYlwNY/YDIY97ni3lI/AAAAAAAAD5U/W8aMLUTE7k05L2LR7keL_HZ_vQ79_lahgCLcBGAsYHQ/s750/Showgirls_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="415" data-original-width="750" height="221" src="https://1.bp.blogspot.com/-DulkKCYlwNY/YDIY97ni3lI/AAAAAAAAD5U/W8aMLUTE7k05L2LR7keL_HZ_vQ79_lahgCLcBGAsYHQ/w400-h221/Showgirls_001.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Nessuno ce la fa contro Nomi Malone! (Elizabeth Berkley)</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><u>Prologo</u></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Scena 1</b></div><div style="text-align: justify;">Studio oculistico.</div><div style="text-align: justify;">“Prego, signor Verhoeven, si accomodi.” dice il dottore. “Perché è qui?”</div><div style="text-align: justify;">Il regista porta con sé una scatola che sta reggendo a fatica da quanto è pesante e sul coperchio c’è un’etichetta con la scritta “<i><b>Showgirls</b></i>”.</div><div style="text-align: justify;">“Oh.” il dottore ammicca. “Calo della vista dopo quattro mesi di riprese?”</div><div style="text-align: justify;">“No.” <b>Paul Verhoeven</b> si accomoda nervosamente e appoggia la scatola sul tavolo, poi scosta leggermente l’apertura per permettere al dottore di sbirciare dentro.</div><div style="text-align: justify;">“Oh, mio Dio.” l’uomo in camice si ritrae sconvolto portandosi una mano sulla bocca. “È ENORME. Mai visto niente di simile!”</div><div style="text-align: justify;">“Mi deve spiegare.” inizia Paul Verhoeven affranto. “Perché quando faccio una stronzata così, lacrimo sempre?”</div><div style="text-align: justify;">“Lei non ha bisogno di un oculista, signor Verhoeven. È sufficiente fare film decenti, vedrà che non sentirà più dolore e le lacrime spariranno.”</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Scena 2</b></div><div style="text-align: justify;">Registrazione del David Letterman Show. In studio: <b>Kyle MacLachlan</b>, Letterman e il Giampy.</div><div style="text-align: justify;">“Raccontaci, Kyle.” dice Dave. “È vero che non eri presente alla prima di <i>Showgirls</i>?”</div><div style="text-align: justify;">L’attore si stropiccia le mani a disagio. “No, c’ero. Mi sono seduto e ho sofferto per tutte le due ore.”</div><div style="text-align: justify;">Letterman sorride. “Anche noi. Anche noi, Kyle.”</div><div style="text-align: justify;">Risate del pubblico. Solo una persona non ride, è il Giampy, che osserva Kyle con sguardo acuto e penetrante. “Kyle, amico mio. Mentre giravi il film, non ti è balenato il velato sospetto che stesse venendo fuori una verammerda?”</div><div style="text-align: justify;">Boato del pubblico, standing ovation, Letterman addirittura sale in piedi sulla scrivania e strappa i fogli del copione. Kyle abbozza, sorride a denti stretti e annuisce. “L’ho capito dalla prima scena. È tutto sbagliato, il film, il regista, il cast. Tutto.”</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><u>Ed ecco la recensione di questo film immondo!</u></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Oggi parliamo del concetto di <b>FALLIMENTO</b>.</div><div style="text-align: justify;">Con <i>Showgirls</i> assistiamo al fallimento:</div><div style="text-align: justify;"><ul><li>del film, floppone al botteghino;</li><li>di <b>Elizabeth Berkley</b>, l’attrice principale;</li><li>della <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Carolco_Pictures" target="_blank">Carolco Pictures</a></b>, casa di produzione del film;</li><li>il mio fallimento.</li></ul></div><div style="text-align: justify;">Partiamo dall’ultimo punto, il meno interessante, che spiega perché diavolo sto parlando di questo filmaccio. Ebbene, il merito (o la colpa) è di <b>Paola</b>, admin del gruppo <b><a href="https://www.facebook.com/groups/974179286345876/" target="_blank">Il Marsigliano Reggiano</a></b> la quale, dopo aver letto qualche mia recensione, mi apostrofa con: “Davvero non hai mai visto <i>Showgirls</i>? Guardalo. È brutto. VERAMENTE BRUTTO. Guardalo, recensiscilo e non te ne pentirai.”</div><div style="text-align: justify;">Ora: sul pentimento ho qualche dubbio, ma se qualcuno mi lancia il <i>guano di sfida</i> [sic] io non mi sottraggo. MAI. Ho guardato <i>Showgirls </i>e fin da subito sono stato avvolto da una spessa e imperforabile cappa di mestizia. <i>Showgirls</i> non è un film brutto, è… è… oltre. È un’operazione che non ha il minimo senso, che porta sulla scena diversi personaggi odiosissimi che fanno cose senza senso, in una successione temporale causa-effetto senza senso, inutilmente allungato (DUE ORE E DIECI) da fan service senza senso. In poche parole: una <b><i>verammerda</i></b>.</div><div style="text-align: justify;">Perché parlo di mio fallimento? La mestizia è talmente tanta che mi risulta perfino difficile riuscire a tirare fuori una recensione decente di questo obbrobrio. Ma, ripeto, il guano di sfida è stato lanciato e io l’ho raccolto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wNbzospUA1M/YDIZOsVZFYI/AAAAAAAAD5c/Io0zvV62gwITuH5y7aBWK1I4EGg5w-KjgCLcBGAsYHQ/s700/Showgirls_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="311" data-original-width="700" src="https://1.bp.blogspot.com/-wNbzospUA1M/YDIZOsVZFYI/AAAAAAAAD5c/Io0zvV62gwITuH5y7aBWK1I4EGg5w-KjgCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_002.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Notare come impugna il coltellino...</td></tr></tbody></table>Per meglio inquadrare il discorso, vorrei porre l’attenzione sulla trama perché di tutte le cose senza senso nel film, quest’ultima occupa il primo posto di prepotenza. È ovvio che l’allupato guarderà <i>Showgirls </i>per altri motivi, ma proviamo un attimo ad astrarci e a guardarlo con occhio distaccato, ci renderemo conto di quante perle nascoste ci siano nella risibile sceneggiatura.</div><div style="text-align: justify;"><b>Nomi Malone</b> (Elizabeth Berkley) ha, come tutti, qualcosa da nascondere. Sta facendo autostop in direzione Las Vegas e viene raccattata dal classico bulletto sudista sul classico pickup americano. “Come ti chiami?” le chiede lui. In tutta risposta, la tipa estrae un coltellino a serramanico e fa sbandare l’auto, rischiando una collisione che avrebbe posto fine al film prima ancora degli inesistenti titoli di testa: credetemi, forse sarebbe stato meglio così. Riportata la calma nell’auto, il tizio - invece di buttare la psicopatica giù da una scarpata - le rifà la stessa domanda: “Come ti chiami?”</div><div style="text-align: justify;">“Nomi”, risponde lei.</div><div style="text-align: justify;">“Che nome del...”</div><div style="text-align: justify;">“Mia mamma è italiana, ecco perché mi chiamo così.”</div><div style="text-align: justify;">Ho messo in pausa e ho iniziato a ridere male. Nomi. Avesse detto Mona, avrei riso lo stesso anche se per altri motivi. Ma trovatemi una cazzo di Nomi qui in Italia e vi pago una cena. Al Burger King, ché non si sa mai, io sono nato per essere smentito.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-fKRzvdr1Zgw/YDIZXmxQBJI/AAAAAAAAD5g/BF0HqnZd9NQaIQetINtWqrUf1WCGDqbQACLcBGAsYHQ/s418/Showgirls_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="250" data-original-width="418" src="https://1.bp.blogspot.com/-fKRzvdr1Zgw/YDIZXmxQBJI/AAAAAAAAD5g/BF0HqnZd9NQaIQetINtWqrUf1WCGDqbQACLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_003.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quasi bacio (senza senso)</td></tr></tbody></table>Comunque il simpatico duo arriva a Las Vegas e l’astuta come una faina Nomi si accorge che il bulletto è un ladruncolo da strapazzo che se l’è svignata portandosi via la sua valigia. Disperata ed incazzata come un automobilista bloccato da un gruppone di ciclisti della domenica che non riescono a pedalare in fila indiana, Nomi inizia a prendere a pugni un’auto parcheggiata di fianco. Proprio davanti alla proprietaria. Costei si chiama <b>Molly</b> (<b>Gina Ravera</b>) e deve essere davvero poco furba giacché, invece di chiamare la polizia e fare arrestare Nomi per vandalismo, la abbraccia e fa scattare di botto un’intensa inquadratura che trasuda tensione sessuale senza senso da ogni fotogramma. Le due si guardano e… Nomi diventa amica per la pelle di Molly, che la ospita a casa sua. Dai, sì, diventiamo amiche di quella che sta per sfasciarmi la macchina come se si trovasse nel bonus stage di <i>Street Fighter II</i>; mai vista prima, senza soldi e senza valigie, dai, raccattiamola e portiamola a casa mia, cosa ci sarà mai da temere nel Nevada?</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-D2qj3PZbUCg/YDIZjGx2RAI/AAAAAAAAD5o/kaPaqi6MPhUe22GHExrFslz9mzGMh-y7gCLcBGAsYHQ/s720/Showgirls_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="468" data-original-width="720" src="https://1.bp.blogspot.com/-D2qj3PZbUCg/YDIZjGx2RAI/AAAAAAAAD5o/kaPaqi6MPhUe22GHExrFslz9mzGMh-y7gCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_004.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cristal (Gina Gershon)</td></tr></tbody></table>Poi c’è un salto di 4 mesi, scopriamo che Molly fa la (s)costumista in un locale dalla dubbia moralità mentre Nomi viene presa come lap dancer e spogliarellista in un altro locale nonché tempio di perdizione per maschi arrapati e danarosi. D’altronde siamo a Las Vegas, giusto? Ed ecco che inizia la discesa nell’inferno di Nomi, la quale dimostra uno spiccato talento nel mostrare zizze e patonza a destra e sinistra, entrerà nelle grazie di <b>Cristal</b> (<b>Gina Gershon</b>), la DEA del locale Stardust, si innamora (forse) del manager interpretato da Kyle MacLachlan e, insomma, patapim e patapum assistiamo inermi ad un'impressionante carrellata di spogliarelli, tette, culi, patonze, ancora tette, gelosie, tradimenti, trombate improbabili in piscina, spettacoli pirotecnici assortiti di ogni tipo fino a planare leggiadri sulla scena rivelatrice dell’oscuro segreto di Nomi in cui ad essere stupiti non siamo noi spettatori, ma Nomi stessa che manco si ricorda più chi sia realmente.</div><div style="text-align: justify;">Due ore e dieci di NULLA (se escludiamo le tette voluttuosamente esibite da ogni attrice di sesso femminile inquadrato nel film, ivi inclusa la matrona quasi sessantenne che fa da spalla comica), dove gli elementi di spicco sono i seguenti:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-lIUCIXBVpn4/YDIZqBGXeQI/AAAAAAAAD5w/N1jzcVid9q8dO8lNKPg27kDrss5ADfrUQCLcBGAsYHQ/s600/Showgirls_012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="285" data-original-width="600" src="https://1.bp.blogspot.com/-lIUCIXBVpn4/YDIZqBGXeQI/AAAAAAAAD5w/N1jzcVid9q8dO8lNKPg27kDrss5ADfrUQCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_012.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quando dico incazzata...</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><ul><li>espressione perennemente incazzata di Nomi. E quando non è incazzata, ha sempre la bocca aperta (no doppi sensi, please). E quando non fa nessuna delle due cose, esce di scena sbattendo la porta alle spalle. Sempre.</li><li>Due sottotrame assolutamente inutili e senza senso, quella del poeta rasta di stocazzo che ha scritto un musical ispirandosi a Nomi, lei quasi gliela dà per poi scoprire che suddetto cantautore l’ha fatto con altre tre ragazze; e quella delle unghie fighissime, cioè, qui solo se hai unghie fighissime puoi essere considerata degna di diventare la DEA dello Stardust. Sottotrama ad un certo punto sparita, annegata nell’acqua ragia.</li><li>tette e culi, ma non sono sicuro di averlo rimarcato a dovere.</li><li>Dialoghi scritti con la stessa parte anatomica di cui vediamo esempi in abbondanza, ovvero il culo.</li></ul></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7zLGq0jXTJM/YDIZ3LYH5fI/AAAAAAAAD50/mg1fxbN2HZoSjZo6BfRMrfcSWWl__PWYgCLcBGAsYHQ/s2048/Showgirls_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1371" data-original-width="2048" src="https://1.bp.blogspot.com/-7zLGq0jXTJM/YDIZ3LYH5fI/AAAAAAAAD50/mg1fxbN2HZoSjZo6BfRMrfcSWWl__PWYgCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_005.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cristal e Nomi (credo. Non sono fisionomista)</td></tr></tbody></table><br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-JTuZDGXzdSI/YDIaA8KJZFI/AAAAAAAAD58/M1gcPcShhm0IDEkf917GOOsbZMD-84Y9wCLcBGAsYHQ/s471/Showgirls_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="387" data-original-width="471" src="https://1.bp.blogspot.com/-JTuZDGXzdSI/YDIaA8KJZFI/AAAAAAAAD58/M1gcPcShhm0IDEkf917GOOsbZMD-84Y9wCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_006.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Uhm, per me sei un po' zoccola."<br />Così parlò Gina.</td></tr></tbody></table>I problemi di questo film, è evidente da quanto ho or ora enunciato, sono diversi.</div><div style="text-align: justify;">Gran parte delle colpe vanno alla <b>sceneggiatura</b>, che è una delle più imbarazzanti mai approvate da una major di primo livello. Non è solo un problema di trama, che non risulta credibile nemmeno dopo una sniffata di bicarbonato ricavato dalla citrosodina sminuzzata; è un problema proprio di scrittura e di dialoghi, completamente sopra le righe e inutilmente enfatici. Quelle che volevano essere battute sagaci e ad effetto, si risolvono in patetiche righe di vuoto pneumatico, dove spesso i personaggi fanno una cosa mentre la stanno negando a parole. Mi spiego meglio. Nomi e Cristal hanno un dialogo che dovrebbe essere carico di tensione ma che nella realtà è solo uno scambio di sciabolate morbide di sguardi languidi. Nel botta e risposta che nelle intenzioni avrebbe dovuto alzare la temperatura, infine Cristal dice a Nomi con voce arrochita: “Uhmmmm, per me sei un po’ zoccola.” La protagonista, incurante delle bocce mezze fuori, fa la boccuccia a culo di gallina e dice: “Chi? Io? Maddai!”</div><div style="text-align: justify;">Cioè, le schermaglie fra le attrici si riducono a dialoghi di questo tipo, intervallati da coreografie che uno stambecco zoppo avrebbe eseguito meglio, e da baci simil-saffici che di erotico hanno solo l’herpes che le due si sono senz’altro trasmesse visto l’ambiente che frequentano.</div><div style="text-align: justify;">Ci sono altre scene così brutte, così <i>cringe</i>, che meritano una citazione, vuoi per la scrittura, vuoi per la situazione assurda o imbarazzante a cui assistiamo con la mascella spalancata:</div><div style="text-align: justify;"><ul><li>Nomi e Cristal, sempre loro, dialogano in un ristorante italiano apparentemente di lusso. Tra sguardi inutilmente lussuriosi, ammiccamenti e battute grevi sulle rispettive tette (!), le due iniziano a parlare di… cibo per cani che sarebbe più buono di non so cosa. Il tutto mentre Nomi violenta un barattolo di ketchup, facendogli fare una fine indegna. Ma… ma… il senso di tutto questo?</li><li>Prove di coreografia per il musical allo Stardust. Nomi fa quello che sa fare meglio: dimenarsi in modo disarticolato ma a quanto pare a tutti va bene così. Il top è quando prova un piegamento con mani e gambe appoggiate a terra, in posa stile tarantola, e il coreografo le urla in faccia “SPINGI SPINGI SPINGI SPINGI!”. Solo a me è venuto in mente l’imbarazzante paragone con una sala da parto? </li><li>Nomi a più riprese si vanta del suo nuovo vestito VERACE (battuta resa meglio in originale, in cui storpia clamorosamente il nome in <i>Ver-sa-syiiiie</i>) e se ne sbatte quando la correggono. Ma quanto sei cretina? Ma li ascolti gli altri quando ti rivolgono la parola?</li><li>Nomi e Cristal (si è capito che il tasso di idiozia s’innalza pericolosamente quando le due donne sono in scena insieme?) provano una coreografia insieme. Nuova. MAI VISTA PRIMA NEMMENO IN PROVA. Ma è solo una bieca scusa per farcele vedere nuovamente avvinghiate, peccato non sappiano fare un passo decente. È più sensuale Renato Pozzetto con una rosa in bocca.</li></ul><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-JbuuZUjf-rI/YDIaQAUISqI/AAAAAAAAD6E/pf9leD0AshoN1HuNBCn66xsXxWG82nhNwCLcBGAsYHQ/s530/Showgirls_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="337" data-original-width="530" src="https://1.bp.blogspot.com/-JbuuZUjf-rI/YDIaQAUISqI/AAAAAAAAD6E/pf9leD0AshoN1HuNBCn66xsXxWG82nhNwCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_007.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mirabolanti unghie</td></tr></tbody></table><br /><div><br /></div><div><br /></div></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-sYl-uf-vePo/YDIaWl4wPvI/AAAAAAAAD6M/JqkGX2rjD944qZsVK7_MiqJsuXQROmzygCLcBGAsYHQ/s900/Showgirls_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="534" data-original-width="900" src="https://1.bp.blogspot.com/-sYl-uf-vePo/YDIaWl4wPvI/AAAAAAAAD6M/JqkGX2rjD944qZsVK7_MiqJsuXQROmzygCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_008.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Spingi! Spingi! SPINGI! ("Thrust it!")</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Coreografie? Sì, parliamone! Ridatemi Enzo Paolo Turchi!</div><div style="text-align: justify;">Elizabeth Berkley non sa ballare.</div><div style="text-align: justify;">Nemmeno Gina Gershon.</div><div style="text-align: justify;">E forse neanche le vere ballerine scritturate per il film. Sembra di assistere ad un branco di facoceri che ruotano in mezzo al palco trasformato in una savana dove le primedonne si prendono a gomitate per diventare la DEA del locale. Dopo che una stessa coreografia è stata pure riciclata due volte, sono infine giunto a rivalutare <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Staying_Alive" target="_blank">Staying Alive</a></i></b>, il che la dice lunga.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Showgirls</i> vs <i>Staying Alive</i></b></div><div style="text-align: justify;">E qui scatta il primo confronto d’obbligo. I due film hanno in comune due cose: una storia di merda con personaggi da prendere a mazzate da quanto sono poco credibili e, appunto, i balletti. <i>Showgirls</i> ha una cosa che <i>Staying Alive</i> non ha: le tette (non so se si è capito, io nel dubbio persevero a ricordarlo). Per il resto, la regia di Verhoeven, per quanto ottima tecnicamente, non aggiunge nulla (il che mi lascia basito, vista la bravura del regista) mentre quella di <b>Sylvester Stallone</b>, nella sua semplicità e rozzezza, è onesta e vibrante soprattutto quando <b>John Travolta</b>, circondato da nuvole glitterate anch’esse senza senso, spande mascolinità a tutto spiano. Per non parlare, poi, della colonna sonora (OVVIAMENTE), con una memorabile <i><a href="https://youtu.be/HBKgYIh_DzM">Far from Over</a></i> di <b>Frank Stallone</b> che ancora oggi mi gasa a mille. Insomma, <i>Showgirls</i> esce con le ossa rotte anche dal confronto con un film entrato nell’immaginario collettivo non certo per la sua bellezza, ma per essere un musical shakerato con bischerate assortite, nominato quale “peggior sequel della storia”.</div><div style="text-align: justify;">Nonostante le astute intenzioni di regista, produttori e attrice, al cinema <i>Showgirls</i> fu un flop colossale, anche se recuperò tantissimo nel mercato dell’home video, mentre <i>Staying Alive</i>, in barba alla stroncatura della critica, fu un grande successo commerciale entrando nella top ten dei film più visti nel 1983.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Il cast</b></div><div style="text-align: justify;">E qui casca l’asino.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-U8rN8kTl7B4/YDIaxmIAadI/AAAAAAAAD6c/ov3D_lulJ10vb_1Lnd7R-eE6-9dnDVtpQCLcBGAsYHQ/s800/Showgirls_010.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="150" src="https://1.bp.blogspot.com/-U8rN8kTl7B4/YDIaxmIAadI/AAAAAAAAD6c/ov3D_lulJ10vb_1Lnd7R-eE6-9dnDVtpQCLcBGAsYHQ/w200-h150/Showgirls_010.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Kyle MacLachlan.<br />Ma quanto è ridicolo il taglio?</td></tr></tbody></table>Se pensavate che il problema fosse solo la sceneggiatura, magari salvata da interpretazioni convincenti delle attrici (e attori), beh, vi sbagliate di grosso. Il cast in realtà affonda nella mediocrità più totale. Non se ne salva uno, davvero. Kyle MacLachlan, probabilmente il nome più noto allora (inutile ricordarvi pietre miliari quali <i>Twin Peaks</i>, <i>Dune</i>, <i>L’Alieno</i> e <i>The Doors</i>, giusto?), qui pare capitato per caso, completamente incosciente del carrozzone in cui è finito dentro. Ha sempre un’espressione a metà tra l’ebete e il ghigno da “adesso te lo tronco io”. Poi di lui si vedono perfino delle chiappe marmoree quasi botticelliane e mi fa strano l’ingenuità dello stesso attore che dichiarò di essere convinto di fare un film artistico. Gina Gershon, che fino ad allora era nota per <i>Danko</i>, <i>Cocktail</i> e <i>Melrose Place</i>, esibisce una costante smorfia da schiaffi e una scarsa convinzione quando deve esibirsi nei balletti. Ce la vedo, con l’entusiasmo iniziale, che scema di ripresa in ripresa quando inizia a realizzare dove è finita.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-4FAHFxWnC3E/YDIa5zlWJWI/AAAAAAAAD6g/2EyDgaSovbUSnSMTDEbbIarj5X18hXbMgCLcBGAsYHQ/s620/Bayside_School.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="620" data-original-width="620" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-4FAHFxWnC3E/YDIa5zlWJWI/AAAAAAAAD6g/2EyDgaSovbUSnSMTDEbbIarj5X18hXbMgCLcBGAsYHQ/s320/Bayside_School.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b><i>Bayside School</i></b> (*sospiro*)</td></tr></tbody></table>E, infine, Elizabeth Berkley. No, vi risparmio tutta la tiritera su <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Bayside_School">Bayside School</a></i></b>, la sitcom adolescenziale simbolo del periodo fine anni ‘80 e primi ‘90 (di cui non mi perdevo un episodio: a me piacevano di più le altre due attrici, <b>Tiffani Amber-Thiessen</b> e <b>Lark Voorhies</b>), concentriamoci su <i>Showgirls</i>. Berkley ha scommesso tutto su questo film. Vorrei davvero prendere la macchina del tempo, tornare indietro nel 1995, sedermi di fianco a lei e dirle: “Cara Betta. Cosa diavolo ti fa pensare che dimenarti nuda per tre quarti di film possa essere una rampa di lancio per il successo? Il problema non è solo la percentuale di centimetri quadrati di pelle esibita, figuriamoci. Ma davvero recitando come se ti avessero messo il peperoncino di cayenna sulle chiappe ti fa pensare di puntare dritta al Golden Globe? Con quelle battute ridicole? Con quelle scene assolutamente prive di logica? Vorrei farti vedere l’elenco dei Razzie Awards vinti come peggior attrice dell’anno, la nomination di quella del decennio, il flop al botteghino, il fatto che il tuo agente ti avesse abbandonato dopo la prima proiezione, il fatto, infine, di aver terminato la tua carriera con questo film perché dopo ti sono state offerte solo delle misere particine. Ne è davvero valsa la pena, Bettina mia? Pensaci bene.”</div><div style="text-align: justify;">No, lei è andata avanti a testa bassa e il culmine, il top, il momento catartico di tutto il film arriva inaspettato come la TARI a primavera: la trombata con Kyle MacLachlan in piscina. Quello che doveva essere il momento più hot del decennio, si trasforma in una scena che se fosse stata diretta dai famigerati ZAZ - Zucker-Abrahams-Zucker di <i><b>Top Secret!</b></i> e <i><b>Una Pallottola Spuntata</b></i> sarebbe entrata negli annali della comicità. Kyle mostra le terga ed entra in piscina con una bottiglia di champagne. Lei lo segue e - TRUCCATISSIMA - si inabissa. Tutti noi pensiamo che inizi a gonfiare il canotto ma no, lei gli passa sotto, sbuca dall’altra parte e, ancora TRUCCATISSIMA (come è possibile ciò? Ha usato l’eyeliner UniPosca?) inizia a cavalcarlo a bordo piscina. Solo che si fa leggermente prendere la mano e fa partire una serie grottesca di movimenti scattosi che provocano schizzi tipo elica di un fuoribordo; è come se lui percuotesse un cencio con un battitappeto sul bordo del fiume Gange, non so se rendo l’idea. Il contrasto è ancora più stridente se si ripensa alle doti scoperecce dimostrate da Kyle con la Rossellini in <b><i>Velluto Blu</i></b> e a quelle diametralmente opposte nella parte del marito impotente di Charlotte in <i><b>Sex and the City</b></i>. Ma qui, quando tutto finisce, lo spettatore resta inebetito, indeciso se scoppiare a ridere o provare pietà per la povera attrice. </div><div style="text-align: justify;">Purtroppo per lei, le colpe se le è prese tutte il regista troppo tardi, in un’intervista del 2013, in cui è lui stesso a dire: “Sono stato io a chiederle di recitare in quel modo. Eravamo convinti che fosse il ruolo giusto, ma ho sbagliato. La mia carriera è andata avanti lo stesso pur faticando un po’, ma la sua è stata proprio stroncata. Ed è un peccato, perché <i>Showgirls</i> è un film <i>[udite udite!]</i> CHE NON È STATO CAPITO dal pubblico.”</div><div style="text-align: justify;">AAAAH!</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ti4O1pr89ak/YDIbFYU8RgI/AAAAAAAAD6o/8R2hThEdVqsAMpe-zzO4pq_kKqBOiotDQCLcBGAsYHQ/s638/Showgirls_011.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="335" data-original-width="638" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ti4O1pr89ak/YDIbFYU8RgI/AAAAAAAAD6o/8R2hThEdVqsAMpe-zzO4pq_kKqBOiotDQCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_011.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il pubblico: espressione un po' così.</td></tr></tbody></table>Un po’ come <b>Marty McFly</b> davanti al pubblico anni ‘50 che, dopo aver suonato energicamente <i>Johnny B. Goode</i> e vista l’espressione esterrefatta della gente, dice: “Forse oggi non siete ancora pronti. Ma ai vostri figli piacerà.” (cit. <b><i>Ritorno al futuro</i></b>, per i debosciati che non l’hanno colta.)</div><div style="text-align: justify;">No, caro Paul! Non solo hai diretto una solenne cagata, tu continui imperterrito a dirle! <i>Showgirls</i> è davvero un film brutto che non ha nulla di satirico o di denuncia contro la situazione delle spogliarelliste di Las Vegas. Vorrei poter tanto trovarci la feroce critica al sogno americano presente negli altri tuoi film, ma devo dire di aver fatto davvero molta fatica a vederla. Non mi sembra sufficiente il lasciar intendere: “Oh, il mondo dello spettacolo è una merda che succhia il sangue (e i soldi) ai papà di famiglia bigotti che di giorno fanno i perbenisti e di notte infilano banconote nelle mutande delle spogliarelliste. Un mondo schifoso dover per emergere tu devi essere il primo a fare schifo.” No, non basta, non è sufficiente perché il tema è solo sfiorato ed è poderosamente scavalcato (e cavalcato) dalle esibizioni della povera Berkley. Non puoi combattere l’idea della mercificazione del corpo femminile sbattendolo costantemente in primo piano senza una vera idea dietro. È solo una grottesca operazione senza né capo né coda, fatta solamente perché avevi un impegno precedente con la casa di produzione, ti sei ritrovato una sceneggiatura pagata a peso d’oro che nessuno poteva permettersi di buttare via, hai provato a bissare il successo di <b><i>Basic Instinct</i></b> con lo sceneggiatore <b>Joe Eszterhas</b>, hai cercato di salvare il salvabile ma, no, l’hai affondato definitivamente grazie alla tua direzione artistica. Volevi salvare Mario Kassar, il boss della Carolco, ma gli hai solo anticipato una inevitabile fine con colpi pelvici ben assestati. Poi il flop di <i><b>Corsari</b></i> nello stesso anno ha concluso degnamente l’opera demolitrice.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da queste righe si può capire come questo film abbia fatto acqua da tutte le parti. Ergo è monnezza allo stato puro e, per forza di cose, arrivati a questo punto, bisogna porsi la domanda delle domande:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Showgirls</i> è migliore o peggiore di <i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2012/07/robotropolis-2011-recensione.html" target="_blank">Robotropolis</a></i>?</b></div><div style="text-align: justify;">Guardate il voto. Quello vero, intendo. Sì, gli è andato pericolosamente vicino. Di solito i film che competono con <i>Robotropolis</i> sono tutte produzioni low-budget dove nemmeno il genio o il guizzo di qualche idea permettono loro di emergere. <i>Showgirls</i> è il primo film di una major a giocarsi il titolo… ma ve l’ho detto, il tema di questa recensione è il FALLIMENTO. Sì, <i>Showgirls</i> fallisce pure ad essere peggiore di <i>Robotropolis</i>. Perché? Andiamo ai punti.</div><div style="text-align: justify;"><u>Trama</u>: <i>Showgirls</i> è peggiore, indubbiamente. Di poco, eh.</div><div style="text-align: justify;"><u>Musica</u>: <i>Showgirls</i> ha una buona colonna sonora (se hai un po’ di extra budget, è chiaro che puoi permetterti gli <b>U2</b>, tanto per dirne una, o <b>David Bowie</b> con <i>I’m afraid of Americans</i>, scelta invero azzeccata), <i>Robotropolis</i> non ce l’ha proprio.</div><div style="text-align: justify;"><u>Regia</u>: se la giocano. La regia di Verhoeven è pulita, su questo non ci piove, si vede la bravura e i mezzi a disposizione. Ma ha l’aggravante della direzione artistica, che ha affossato il film. Quindi: pari.</div><div style="text-align: justify;"><u>Ritmo</u>: Non mi sono addormentato, il che è già qualcosa. <i>Showgirls</i> in più ha un finale.</div><div style="text-align: justify;"><u>XXX</u>: Beh. Vince <i>Showgirls</i> a man basse (e gambe alte)</div><div style="text-align: justify;"><u>Totale:</u> Ai punti, con un bonus +0,5 per via delle tette di una maggior cura generale, <i>Showgirls</i> non è peggiore di <i>Robotropolis</i>. E un po’, devo ammetterlo, mi spiace.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TAS9X3IpzAM/YDIbOk810YI/AAAAAAAAD6w/-4VSDRSYbnYMOuHRwZwrGJBxnMlnlAoWwCLcBGAsYHQ/s800/Showgirls_009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" src="https://1.bp.blogspot.com/-TAS9X3IpzAM/YDIbOk810YI/AAAAAAAAD6w/-4VSDRSYbnYMOuHRwZwrGJBxnMlnlAoWwCLcBGAsYHQ/s320/Showgirls_009.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quello che <i>Robotropolis </i>non ha...</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Conclusioni</b></div><div style="text-align: justify;">Non riesco a trovare un singolo motivo per rispolverare questo filmaccio, a meno che non siate rimasti incastrati da una scommessa persa o da un <i>guano di sfida</i> ricevuto al quale non potete dire di no. Evitatelo (o guardatelo per ridere).</div><div> </div></div><div><center>
<table class="GP">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th width="65">Trama:</th>
<td>2<br /><div style="text-align: justify;">Insensata, con personaggi completamente sbagliati come caratterizzazione. Sceneggiatura ridicola, dialoghi grotteschi e sopra le righe.</div></td>
<th width="65">Musiche:</th>
<td>7<br /><div style="text-align: justify;">C’è una bella colonna sonora, non posso negarlo.</div></td>
</tr><tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td>4<br /><div style="text-align: justify;">I mezzi a disposizione ci sono, ma il regista ha totalmente sbagliato la direzione, rovinando, con i suoi scellerati consigli, l’interpretazione e la carriera della povera Berkley la quale, diciamolo, non è che brillasse di suo per intensità recitativa. Peccato, perché la fotografia è ottima, come il montaggio e la resa visiva generale.</div></td>
<th>Ritmo:</th>
<td>6<br /><div style="text-align: justify;">Se c’è una cosa che non manca è il ritmo, sia musicale, sia narrativo. Un punto in meno giusto per i troppi dialoghi idioti dove i personaggi si scambiano inutili giochi di sguardi languidi.</div></td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td>5<br /><div style="text-align: justify;">C'è una scena di stupro gratuita nei confronti dell'unico personaggio positivo, che vuole sottolineare come le cose nel mondo reale non vadano mai come si vorrebbe. La domanda è: In questo contesto, era proprio necessario?</div></td>
<th>Humour:</th>
<td>6<br /><div style="text-align: justify;">Intendiamoci. Il film è serissimo. Ma fa ridere, e pure male, per l'assurdità delle situazioni e dei dialoghi sopra le righe.</div></td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td>8<br /><div style="text-align: justify;">Dai, un premio alle tette! Lasciatemi questo punteggione!</div></td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><div><b>(.Y.)</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Come voto dovrebbe bastare così, ma per le persone serie il voto reale è 3,5. Un film orribile paragonabile giusto ad una vetrina del quartiere a luci rosse di Amsterdam: esibizione ostentata ma senza contenuti. Intendiamoci: dal punto di vista visivo è un bel vedere, ma se ci si deve frantumare le palle per due ore giusto per guardare qualche tetta, meglio rivolgersi ad un mediometraggio Penthouse, giusto per fare un esempio vintage. Ehi! Non guardatemi male, sono stato adolescente pure io! Tornando a bomba sul film: bocciatissimo su tutta la linea, non vale la pena rispolverarlo, datemi retta. Molto meglio gli altri film americani del regista olandese: <i>Robocop</i>, <i>Atto di forza</i> e <i>Starship Troopers</i> (in quest’ultimo sì che funziona bene la satira antimilitarista che gli americani non hanno colto!)</b></div><div><br /></div></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center></div>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-58467416849475132632021-02-06T23:23:00.000+01:002021-02-06T23:23:41.745+01:00Lavalantula (2015) | Recensione<center>
<table class="GP">
<thead class="GP"><tr><th colspan="3">Lavalantula</th></tr></thead>
<tfoot class="GP"><tr><th colspan="3">Voto Imdb: 4,5</th></tr></tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-2ktv2Hxoudc/YB8Sc5DxUzI/AAAAAAAAD3M/NfXTFFZ_uU0zc7N_wjOOt3hov7Amu1lowCLcBGAsYHQ/s1600/Lavalantula_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-2ktv2Hxoudc/YB8Sc5DxUzI/AAAAAAAAD3M/NfXTFFZ_uU0zc7N_wjOOt3hov7Amu1lowCLcBGAsYHQ/w150-h200/Lavalantula_Locandina.jpg" width="150" /></a></div><br /></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Lavalantula</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2015</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Horror, Fantascienza, Commedia</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Mike Mendez</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Steve Guttenberg, Nia Peeples, mezzo cast di Scuola di Polizia</td></tr>
</tbody>
</table>
</center><div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-waxrJHpfYBI/YB8Slw1WPdI/AAAAAAAAD3Q/1zV7hYrp6KoJRCK40VXudh4AUxkbeqd1QCLcBGAsYHQ/s652/Lavalantula_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="366" data-original-width="652" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-waxrJHpfYBI/YB8Slw1WPdI/AAAAAAAAD3Q/1zV7hYrp6KoJRCK40VXudh4AUxkbeqd1QCLcBGAsYHQ/w400-h225/Lavalantula_002.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'inferno in California. Disegnato col Paint.</td></tr></tbody></table><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo sapevate che il vombato è l’unico animale al mondo a fare la cacca a cubetti e che codesto fatto è tuttora oggetto di studio? La cosa che dovrebbe più far riflettere in questo momento è che fior di studiosi stiano cercando di capire il mistero delle deiezioni poligonali non sferoidali di questo buffo marsupiale australiano, quando ci sarebbero minacce ben più gravi da prevenire… tipo ragni preistorici che sputano lava, tanto per fare un esempio.</div><div style="text-align: justify;">Ma facciamo un passo indietro. </div><div style="text-align: justify;"><b><i><a href="https://www.imdb.com/title/tt4060576/" target="_blank">Lavalantula</a></i></b> (2015) era parcheggiato da tempo in attesa di essere visto e, proprio oggi, improvvisamente mi è venuta l’insana voglia di gustarmelo. “Leviamolo dalle ragnatele!”, mi sono detto. “Però prima mi faccio uno snack!”, ho aggiunto afferrando un barattolo di aracnidi. Dopo lo spuntino, già dai titoli di testa ho iniziato a sbadigliare e ho capito che difficilmente sarei stato in grado di cavare un ragno dal buco.</div><div style="text-align: justify;">Ok, ho esaurito le freddure, ma servono giusto per farvi capire a cosa andrete incontro guardando <i>Lavalantula</i>. Cosa dovrebbe mai spingervi a guardare siffatto esempio di film di dubbia nonché discutibile realizzazione?</div><div style="text-align: justify;"><ol><li><b>Steve Guttenberg</b>, che sono certo conoscerete tutti grazie alla serie di film <b><i>Scuola di Polizia</i></b>;</li><li><b>Michael Winslow</b>, <b>Marion Ramsey</b> e <b>Leslie Easterbrook</b> i cui nomi magari non vi dicono niente, ma che una volta visti, riconoscerete immediatamente come tre attori noti proprio per, toh, guarda la coincidenza, <i>Scuola di Polizia</i>.</li></ol><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-gOc77eefTNc/YB8SzwBBOxI/AAAAAAAAD3Y/0q-2sl0osYUEJhGlABaeyKrYptsiBVn0ACLcBGAsYHQ/s600/Scuola_di_polizia_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="393" data-original-width="600" height="131" src="https://1.bp.blogspot.com/-gOc77eefTNc/YB8SzwBBOxI/AAAAAAAAD3Y/0q-2sl0osYUEJhGlABaeyKrYptsiBVn0ACLcBGAsYHQ/w200-h131/Scuola_di_polizia_001.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Leslie Easterbrook</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kVT5xkrxTH8/YB8Sz5XzXsI/AAAAAAAAD3g/g0fZS3z40Dw2zeiKA18BNoXvj1QO9pGIACLcBGAsYHQ/s1200/Scuola_di_polizia_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="133" src="https://1.bp.blogspot.com/-kVT5xkrxTH8/YB8Sz5XzXsI/AAAAAAAAD3g/g0fZS3z40Dw2zeiKA18BNoXvj1QO9pGIACLcBGAsYHQ/w200-h133/Scuola_di_polizia_002.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Marion Ramsey</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-9f0qLuZmrxw/YB8Sz0Yc6CI/AAAAAAAAD3c/fzjMNVi628QzNuAj_8JR4Eom9mAVL0QKQCLcBGAsYHQ/s268/Scuola_di_polizia_003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="188" data-original-width="268" height="140" src="https://1.bp.blogspot.com/-9f0qLuZmrxw/YB8Sz0Yc6CI/AAAAAAAAD3c/fzjMNVi628QzNuAj_8JR4Eom9mAVL0QKQCLcBGAsYHQ/w200-h140/Scuola_di_polizia_003.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Steve Guttenberg e Michael Winslow</td></tr></tbody></table><br /><div>Ora li ricordate?</div><div>Esattamente. C’è mezzo cast di un film icona anni Ottanta a recitare in un film spazzatura anni Duemila-e-qualcosa. Come diavolo siamo arrivati a ciò?</div></div><div style="text-align: justify;">Dovete sapere, amici miei, che Steve Guttenberg in realtà era la prima scelta per <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2013/08/sharknado-2013-recensione.html" target="_blank">Sharknado</a></i></b>, ma l’attore rifiutò perché lo ritenne un film di merda. Cioè, ci prese, assolutamente. Ma non calcolò che sarebbe diventato un <i>instant cult</i>, come si dice oggi. I due o tre anni successivi li visse con il rimpianto della scelta sbagliata e questo dovrebbe farvi capire un paio di cose: 1) Il livello di notorietà raggiunto da <i>Sharknado</i> 2) Il livello infimo raggiunto dalla carriera del nostro Mahoney, perché nessun attore di serie A (e B, forse C) potrebbe mai rimpiangere di aver rifiutato la parte in una produzione <b>Asylum</b>.</div><div style="text-align: justify;">Quando il canale <b>SyFy</b> - colpevole di aver trasmesso proprio <i>Sharknado</i> - gli propose di partecipare ad una produzione - ATTENZIONE! - ambientata nello stesso universo degli squali volanti, questa volta Steve non mandò a quel paese l’agente. Per convincerlo, i produttori gli dissero: “Per l’amor del cielo, Steve… portati chi vuoi, ma partecipa, non sprecare la seconda occasione! Pensa che il regista <b>Mike Mendez</b> deve sapere il fatto suo, il film precedente si chiama <b><i><a href="https://www.imdb.com/title/tt1830713">Big Ass Spider!</a></i></b>, non può che partorire una roba super!”</div><div style="text-align: justify;">E Steve, convinto dal pedigree di Mike e allettato dal poter ripercorrere le orme di <b>Ian Ziering</b>, chiamò alcuni cari amici insieme a Winslow, Ramsey e Easterbrook che accettarono. Il resto è storia…</div><div style="text-align: justify;">Questa storia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jAH-gQvjHLM/YB8TMRTCteI/AAAAAAAAD3w/XCGnKpa4-LYrGk_zkWcAMyH6x5f1yvw3gCLcBGAsYHQ/s645/Lavalantula_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="363" data-original-width="645" src="https://1.bp.blogspot.com/-jAH-gQvjHLM/YB8TMRTCteI/AAAAAAAAD3w/XCGnKpa4-LYrGk_zkWcAMyH6x5f1yvw3gCLcBGAsYHQ/s320/Lavalantula_001.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ian Ziering (che bella maglietta!) e Steve Guttenberg</td></tr></tbody></table><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Colton West</b> (Steve Guttenberg) oggi è un attore fallito, ma negli anni Novanta era una star di film action di serie B. Per sbarcare il lunario, ora recita in film di serie Z. L’ultimo è talmente brutto che Colton litiga con il regista (WOW! Cameo di <b>Leigh Whannell</b>, ideatore di <b><i>Saw - L’enigmista</i></b>, sceneggiatore di <b><i>Insidious</i></b> e regista di <b><i>Upgrade</i></b> e <b><i>L’uomo invisibile</i></b>) e viene licenziato in tronco. Incazzato come una tarantola colpita da alopecia, Colton West sale in macchina per ritornare a casa ma resta intrappolato nel traffico. Proprio davanti a lui, un vulcano su Santa Monica (lo sappiamo che la California è piena di vulcani) erutta all’improvviso e, tra lapilli ed esplosioni assortite, si crea una voragine dalla quale sbuca una stirpe di ragni mai vista prima: grossi, brutti, animati col culo, dotati di corazza vetrosa e in grado di sputare fuoco. Ben presto questi simpatici animaletti, che godono di molte simpatie trasversali, assalgono la città mettendola a ferro e fuoco, anzi lava. Anche la moglie <b>Olivia West</b> (<b>Nia Peeples</b>, star di <b><i>Saranno famosi</i></b> e <b><i>Walker Texas Ranger</i></b>) ha qualche problema di troppo con i ragni e viene assalita in casa. Il figlio adolescente, solito ragazzo problematico ma con la testa a posto (è un ossimoro voluto e normale), che in piena ribellione se ne era andato a zonzo con amici, deve fronteggiare i nuovi arrivati.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-C817cBn_Cb0/YB8Tl5-0IbI/AAAAAAAAD38/Hc3YYIhglfMP1HuAX21OKXc3XK0PSu52wCLcBGAsYHQ/s770/Lavalantula_005.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="770" height="187" src="https://1.bp.blogspot.com/-C817cBn_Cb0/YB8Tl5-0IbI/AAAAAAAAD38/Hc3YYIhglfMP1HuAX21OKXc3XK0PSu52wCLcBGAsYHQ/w200-h187/Lavalantula_005.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fan service! Notare l'espressione<br />densa di significato.</td></tr></tbody></table>Insomma, ci siamo capiti: la FAMIGLIA deve riunirsi ed iniziano le peripezie dei suoi membri in giro per la città californiana per eccellenza. Le tre micro trame divergono fino a metà film, permettendo a Steve di fare il cazzone, a Nia di far vedere che nonostante l’età ha ancora due bocce così e al figlio… che essere sedicenni è davvero un’età del cazzo oggigiorno.</div><div style="text-align: justify;">Sì, ok, a noi della FAMIGLIA AMERICANA non ce ne frega niente. Dov’è la <i>Scuola di Polizia</i>? <i>Lavalantula</i> ci è stato spacciato come una specie di spin-off con Mahoney & Company che vivono nello stesso universo narrativo di <i>Sharknado</i> e affrontano la minaccia di questi ragnetti. Vuoi forse dirmi che…</div><div style="text-align: justify;">Sì, cazzo, è tutta una maledetta fregatura!</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Vh5N37WJJLI/YB8Tvm0FB_I/AAAAAAAAD4E/zvLg6V8CjUMJjxxfP62X8cJqsXAiK1R0wCLcBGAsYHQ/s1280/Lavalantula_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="113" src="https://1.bp.blogspot.com/-Vh5N37WJJLI/YB8Tvm0FB_I/AAAAAAAAD4E/zvLg6V8CjUMJjxxfP62X8cJqsXAiK1R0wCLcBGAsYHQ/w200-h113/Lavalantula_004.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Leslie Easterbrook (oggi)</td></tr></tbody></table>O meglio, c’è il minimo sindacale per non beccarsi una class action (gli americani hanno il grille… l’avvocato facile) ma nulla di più. Intanto la poliziotta tettona biondona <b>Debbie Callahan</b> (Leslie Easterbrook), ormai invecchiatina, fa una fine tristissima ad inizio film. Poi <b>Laverne Hooks</b> (Marion Ramsey, RIP 2021, un cuoricino per lei) e <b>Larvell Jones</b> (Michael Winslow, quello che fa i suoni assurdi con la bocca) compaiono ad inizio film nella parte dei membri della troupe e hanno un ruolo marginale nel carnaio finale durante la resa dei conti con i ragnetti. Un po’ troppo poco rispetto a quanto promesso dai trailer. Lo dico apertamente, mi sento un po’ truffato.</div><div style="text-align: justify;">Ma, almeno, quello che c’è tra una parentesi e l’altra merita la visione?</div><div style="text-align: justify;">No, porca miseria. No.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-JwCbQam32yA/YB8T8CuS00I/AAAAAAAAD4M/1BFAuDozXM4aSK40bBEDUv5tr2ukzKKQwCLcBGAsYHQ/s620/Lavalantula_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="349" data-original-width="620" src="https://1.bp.blogspot.com/-JwCbQam32yA/YB8T8CuS00I/AAAAAAAAD4M/1BFAuDozXM4aSK40bBEDUv5tr2ukzKKQwCLcBGAsYHQ/s320/Lavalantula_006.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Winslow & Ramsey (oggi)</td></tr></tbody></table>Sono andato a raccogliere in giro i pareri su questo film e ho notato che, nonostante voti mediamente bassi, c’è un gruppo nutrito di estimatori che l’ha decisamente apprezzato. Dissento causa dissenteria causata dal film. Mi spiego meglio e sono, ahimè, costretto a farlo con il dovuto e forzato paragone con <i>Sharknado</i>. <i>Lavalantula</i>, pur essendo un film nella sua globalità realizzato un pelino meglio dell’ispiratore, perde fragorosamente su tutta la linea. Il motivo è semplice: laddove la povertà artistica di <i>Sharknado </i>era controbilanciata da una caterva di assurdità sempre più folli ed esagerate, in <i>Lavalantula </i>assistiamo ad un film molto più normale, brutto uguale, un po’ meno povero, con molti riferimenti e battute meta-cinematografiche, ma senza quella follia dissacrante e nonsense che ha reso il diretto concorrente una merda degna di stima e considerazione. Lavalantula è solo brutto, stanco, poco frizzante, piatto, banale, insulso.</div><div style="text-align: justify;">Sì, in fondo è quello che dico di ogni film targato Asylum… ma, a parte che <i>Lavalantula </i>non è Asylum ma <i>Cinetel </i>(li ricordiamo per roba tipo <b><i>Camel Spiders</i></b> - ehi, allora?, <b><i>Super Shark</i></b>, <b><i>L.A. Apocalypse</i></b>, <b><i>Vampirella</i></b>, <b><i>I Spit on your grave</i></b>, etc…), il problema grosso è che il risultato finale è troppo… medio, non è né carne né pesce. Troppo poco delirante per mascherare gli enormi difetti, troppo scalcagnato per goderselo come un bel film d’azione.</div><div style="text-align: justify;">Ma c’è qualcosa che si salva? </div><div style="text-align: justify;">Sì, qualche scena degna di nota me la sono segnata e va la riporto qui di seguito:</div><div style="text-align: justify;"><ul><li>Colton West e amici raggiungono l’immancabile scienziato pazzo che darà loro l’idea finale per vincere. “Dovrete sconfiggere la regina dei ragni…” <i>[pausa drammatica d’effetto]</i> “... <b>Mammalantula</b>!” Io sono rimasto con la mascella spalancata per il disagio della scena.</li><li>Militari circondati da ragni incazzati: “Ci servono rinforzi!”, “Siamo noi i fottuti rinforzi!”, “Ah.” E muoiono.</li><li>Steve / Colton West ruba un bus di turisti rincoglioniti. Afferra il volante e si sente il rumore della sgommata prima ancora che il mezzo parta.</li><li>Nia / Olivia deve fronteggiare un ragno in casa. Vede una teca di vetro al cui interno c’è una splendida katana. Con una gomitata spacca il vetro e afferra la spada… peccato che la teca fosse palesemente aperta.</li><li>L’effetto del terremoto è dato dalla telecamera che si muove mentre tutta la scenografia (e gli attori) restano immobili.</li><li>Nia / Olivia cambia magicamente vestito nella stessa scena mentre è inseguita dai ragni.</li><li>Scritta che compare durante un finto telegiornale: “Declared Marshall Law” (invece di “Martial Law”)</li><li>Sempre durante i finti telegiornali, i passanti alle spalle sono le stesse comparse che fanno avanti e indietro facendo credere che ci sia più gente.</li></ul></div><div style="text-align: justify;">Bella schifezza, vero?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-83ey--rr0D4/YB8UgvrHXpI/AAAAAAAAD4Y/Ng4s-DSw8zE8tpWfIlNZMZXITLzGHnGlwCLcBGAsYHQ/s620/Lavalantula_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="349" data-original-width="620" src="https://1.bp.blogspot.com/-83ey--rr0D4/YB8UgvrHXpI/AAAAAAAAD4Y/Ng4s-DSw8zE8tpWfIlNZMZXITLzGHnGlwCLcBGAsYHQ/s320/Lavalantula_007.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sì. Schifezza, come gli effetti speciali.</td></tr></tbody></table><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma almeno c’è qualche citazione carina? Di solito questi film si guardano anche per questo giochino. Vediamo quali:</div><div style="text-align: justify;"><ul><li><b><i>Indiana Jones</i></b>, citato due volte;</li><li><i><b>Pulp Fiction</b>;</i></li><li><i><b>La maledizione della prima luna</b>;</i></li><li><b><i>Sharknado</i></b> (compare Ian Ziering che incrocia Steve e gli dice: "Vorrei aiutarti ma ho un problema di squali");</li><li>Il <b>Blue Oyster</b>, locale gay più volte citato in <i>Scuola di polizia</i>, viene distrutto dai ragni.</li></ul></div><div style="text-align: justify;">Stop.</div><div style="text-align: justify;">Come, stop? Tutto qui? E tutte le prelibatezze, i cameo, i tocchi di genio di <i>Sharknado</i>? Dove sono finiti?</div><div style="text-align: justify;">Mi spiace deludervi, non ci sono. O se ci sono, non me ne sono accorto. Davvero, non c’è altro da raccontare, <i>Lavalantula</i> è stata una cocente (ahr ahr ahr) delusione. Una schifezza senza capo né coda, un "vorrei essere lo <i>Sharknado</i> dei ragni ma non posso", un fallimento unito ad un diffuso sentimento di mestizia totale. Il problema è che la gente, evidentemente, non l’ha pensata proprio come me, perché l’anno successivo è stato perfino sfornato un seguito con lo stesso cast: <b><i><a href="https://www.imdb.com/title/tt4932244" target="_blank">2 Lava 2 Lantula!</a></i></b> Ooooh, ma che mirabolante sfottò a <b><i>Fast & Furious</i></b>! Son proprio curios… no, in realtà non lo so mica se ho tanta voglia di vederlo. Detto da me, significa che è uno smacco totale. Prima di lasciarvi al commento, il famigerato paragrafo finale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Lavalantula è migliore o peggiore di <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2012/07/robotropolis-2011-recensione.html">Robotropolis</a>?</i></b></div><div style="text-align: justify;">Fa ridere di più. Ha un finale. Fa leva su una tristissima operazione nostalgia ma per lo meno ha uno scopo, una missione (nonostante la fallisca). Quindi sì, è migliore di <i>Robotropolis</i>. Il che equivale ad un mezzo fallimento. Bocciato.</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aPzsv49ULZo/YB8Tbb_YxbI/AAAAAAAAD30/c1V00fa4_-gQHfZdwy9ZsV786iT40VFwgCLcBGAsYHQ/s1920/Lavalantula_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" src="https://1.bp.blogspot.com/-aPzsv49ULZo/YB8Tbb_YxbI/AAAAAAAAD30/c1V00fa4_-gQHfZdwy9ZsV786iT40VFwgCLcBGAsYHQ/s320/Lavalantula_003.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Notare l'effetto copia & incolla<br /><br /></td></tr></tbody></table></b></div><div style="text-align: justify;"><b><u>Conclusioni</u></b></div><div style="text-align: justify;">Ma davvero il vombato fa la cacca a cubetti? Sì, è vero. Lo studio più accreditato ipotizza che la conformazione peculiare dell’intestino sia la causa degli strani poligonotti. Ora. Sarà tutto vero, ma se io fossi un vombato sarei sempre in lacrime per il dolore. Che scherzi della natura sono mai questi?</div><div><br /></div>
<center>
<table class="GP">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th width="65">Trama:</th>
<td>3<br /><div style="text-align: justify;">Piatta, banale, trita e ritrita, pochi elementi di spicco.</div></td>
<th style="text-align: justify;" width="65">Musiche:</th>
<td>5<br /><div style="text-align: justify;">Non ci ho badato: nulla di memorabile. Ammesso che ci fosse.</div></td>
</tr><tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td>4<br /><div style="text-align: justify;">Pochi guizzi per quanto sia un film solido, ma ci sono diversi errori e scene fatte male. Non memorabile.</div></td>
<th style="text-align: justify;">Ritmo:</th>
<td>6,5<br /><div style="text-align: justify;">L'unica cosa che si salva del film. Alcune scene potevano anche essere tagliate, ma non possiamo pretendere chissà cosa.</div></td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td>5<br /><div style="text-align: justify;">Una scena un po' più forte delle altre, ma è lo stesso tipo di violenza di Sharknado: tanto folle da risultare comica.</div></td>
<th>Humour:</th>
<td>5,5<br /><div style="text-align: justify;">Qualche risatina la strappa. Meglio farsi aiutare da massicce dosi alcooliche.</div></td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td>1<br /><div style="text-align: justify;">Solo blando fan service di Nia Peebles ma nulla di memorabile.</div></td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><b>4<br /></b><div style="text-align: justify;"><b>Su questo blog, un film per essere memorabile deve sperare di prendere un voto superiore ad 8 e, soprattutto, inferiore a 3,5. Tutto ciò che è nel mezzo è solo dimenticabile, triste, non degno della vostra attenzione. <i>Lavalantula</i> naviga in un enorme mare di mediocrità, evitatelo pure senza soffrire troppo. Aggravante per chi lo guarderà in italiano: doppiaggio davvero fastidioso.</b></div><div><br /></div></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center></div>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-47585103051215960582021-01-28T00:10:00.002+01:002021-01-28T13:17:43.751+01:00The VelociPastor (2018) | Recensione<center>
<table class="GP">
<thead class="GP"><tr><th colspan="3">The VelociPastor<br /></th></tr></thead>
<tfoot class="GP"><tr><th colspan="3">Voto Imdb: 5,1<br /></th></tr></tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-vt8NsdVN3rg/YBHmAkVdmYI/AAAAAAAADyw/dIsPn7rPcY8-07MAMC87Ec3fHNGCAg3ygCLcBGAsYHQ/s1424/The_VelociPastor_Locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1424" data-original-width="999" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-vt8NsdVN3rg/YBHmAkVdmYI/AAAAAAAADyw/dIsPn7rPcY8-07MAMC87Ec3fHNGCAg3ygCLcBGAsYHQ/w140-h200/The_VelociPastor_Locandina.jpg" width="140" /></a></div><br /></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>The VelociPastor<br /></td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2018</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Commedia, Horror, Azione<br /></td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti<br /></td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Brendan Steere<br /></td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Gregory James Cohan, Alyssa Kempinski, Daniel Steere</td></tr>
</tbody>
</table>
</center><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-uG6QREM_RI0/YBHmG56TZOI/AAAAAAAADy0/tidnqKUCLIENz2ZsIMkL3xH_wIhf1-seACLcBGAsYHQ/s913/The_VelociPastor_001.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="913" height="198" src="https://1.bp.blogspot.com/-uG6QREM_RI0/YBHmG56TZOI/AAAAAAAADy0/tidnqKUCLIENz2ZsIMkL3xH_wIhf1-seACLcBGAsYHQ/w400-h198/The_VelociPastor_001.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Doug, il prete-dinosauro</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">"Jesse, ascolta qui, ho un'idea geniale, porco mondo!"</div><div style="text-align: justify;">"Sentiamo. Non mi fido delle tue idiozie." Jesse sospira vistosamente.</div><div style="text-align: justify;">"No, no, stavolta ci siamo! Ero in bagno, mi sono chinato e con la testa ho colpito lo spigolo del lavandino..."</div><div style="text-align: justify;">"Hai visto lo schema del Flusso Canalizzatore?"</div><div style="text-align: justify;">"No, imbecille, ho solo tirato giù tante madonne... ma ho visto l'illuminazione!"</div><div style="text-align: justify;">"Ovverossia?"</div><div style="text-align: justify;">"<i><b>VelociPastor</b></i>!"</div><div style="text-align: justify;">"..."</div><div style="text-align: justify;">"..."</div><div style="text-align: justify;">"Scusa?"</div><div style="text-align: justify;">"Veloci-Paaaastor.", Brendan scandisce bene le lettere. "Fusione tra Velociraptor e Pastore."</div><div style="text-align: justify;">"Chissà perché ho il sospetto che sia una stronzata epocale?"</div><div style="text-align: justify;">"Senti qui", Brendan non lo ascolta nemmeno, ha gli occhi illuminati e la fantasia che galoppa. "Un pastore, inteso come prete - non un cane! - acquisisce il superpotere di trasformarsi in un dinosauro cattivissimo, salverà la vita di una prostituta la quale si innamorerà di lui e gli indicherà la via. -<i>Tu userai il potere per uccidere le persone cattive!</i> - gli dice la ragazza. -<i>Ma sono un prete!</i>-, risponde lui. -<i>No, no!</i>-, replica lei. -<i>Non un prete. Un VelociPastor!</i>-"</div><div style="text-align: justify;"><b>Brendan Steere</b> finisce di parlare e osserva l'amico <b>Jesse Gouldsbury</b>.</div><div style="text-align: justify;">"Il nome sembra fico." l'amico inizia ad annuire pensieroso. "Suona bene."</div><div style="text-align: justify;">"Immagina la locandina, so che ci riesci. Disegno di un dinosauro cattivissimo, feroce, con i denti insanguinati. Primo piano del prete con gli occhi spalancati da rettile, le mani artigliate come un T-Rex e un gioco di ombre che ci fanno vedere sul suo volto un dualismo bene-male... e la scritta VELOCIPASTOR in primo piano, con la "T" che diventa una croce. Immagina questa parola sulla bocca di tutti. Farà un effetto passaparola dirompente! Il finto trailer omonimo che ho diretto nel 2011 era diventato virale, è l'occasione giusta per trasformarlo in un lungometraggio."</div><div style="text-align: justify;">"<i>VelociPastor</i>..." Jesse lo ripete più volte, si vede che inizia a prenderci gusto. "Sai che tutto sommato?"</div><div style="text-align: justify;">"Dai, produciamolo!" Brendan saltella come i bambini piccoli quando sono emozionati e sanno che stanno per ottenere un regalo extra-budget dai genitori.</div><div style="text-align: justify;">"Non abbiamo molti soldi..." bofonchia Jesse pensieroso.</div><div style="text-align: justify;">"Basteranno."</div><div style="text-align: justify;">"Posso tirare su 35.000$ malcontati... volevo comprarmi un Dodge Charger..."</div><div style="text-align: justify;">"Comprati un <b>Dodge Caravan del '93</b> e con quello che rimane produciamo il film. Non te ne pentirai."</div><div style="text-align: justify;">"Non correre. Mi stanno venendo in mente diverse condizioni..."</div><div style="text-align: justify;">"Accetto!"</div><div style="text-align: justify;">"Ma devo ancora elencarle! Non è detto che ti piaceranno!"</div><div style="text-align: justify;">"Dai, dai, spara!"</div><div style="text-align: justify;">"Voglio un sacco di ninja."</div><div style="text-align: justify;">"Ok."</div><div style="text-align: justify;">"Ma cinesi."</div><div style="text-align: justify;">"Jesse, i ninja sono giapponesi..."</div><div style="text-align: justify;">"Pensa in grande! Il nuovo mercato è la Cina! Quindi voglio dei cazzo di Ninja cinesi!"</div><div style="text-align: justify;">"O... ok..."</div><div style="text-align: justify;">"Li voglio anche sulla locandina, attireranno la gente! E saranno i cattivi, i ninja spacciatori di droga."</div><div style="text-align: justify;">"È una condizione impegnativa, ma te la inserisco agevolmente in sceneggiatura... senti qui altri punti di interesse."</div><div style="text-align: justify;">"Vai, vai, spara." Jesse ormai è rapito, lo ascolta attentamente.</div><div style="text-align: justify;">"Ci sarà un esorcista."</div><div style="text-align: justify;">"D'altronde è un film con preti e dinosauri-demoni..." l'amico annuisce vigorosamente.</div><div style="text-align: justify;">"E voglio un prete anziano che faccia da guida."</div><div style="text-align: justify;">"Stanno diventando un po' tanti personaggi, però..."</div><div style="text-align: justify;">"Dai, lo interpreterà mio padre, non dirà mai di no."</div><div style="text-align: justify;">"Ok. Altro?"</div><div style="text-align: justify;">"Musica rock anni Ottanta! A MANETTA!"</div><div style="text-align: justify;">"I diritti costano tanto, Brendan."</div><div style="text-align: justify;">"Una manciata di band indie che facciano grunge punk-pop va benissimo. E... attenzione! Ci sarà una scena potentissima con protagonista il vecchio prete! Ambientata nel Vietnam!"</div><div style="text-align: justify;">"Non è che stiamo un po' esagerando, Brendan?"</div><div style="text-align: justify;">"Jesse, niente di tutto questo ha senso. Ma, credimi, è quello che vorrà la gente."</div><p style="text-align: left;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-RZGCXqm09AM/YBHmjP-8HdI/AAAAAAAADzA/BGslYnUqXaMwl9dL8L4GuNLGeJeDwgU9QCLcBGAsYHQ/s913/The_VelociPastor_002.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="913" src="https://1.bp.blogspot.com/-RZGCXqm09AM/YBHmjP-8HdI/AAAAAAAADzA/BGslYnUqXaMwl9dL8L4GuNLGeJeDwgU9QCLcBGAsYHQ/s320/The_VelociPastor_002.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I due protagonisti, Carol e Doug.</td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;">I due amici confabulano ancora un po', dopo di che si stringono la mano: accordo raggiunto, si parte con il film. Brendan ha già pronta la sceneggiatura che sarà piena di dialoghi d'effetto; non contento, oltre che co-produttore sarà regista e curerà il montaggio. Jesse invece supervisionerà la realizzazione lasciando di fatto carta bianca all'amico. Ha visto il suo lungometraggio d'esordio horror <i>Animosity</i> (2013) e gli è piaciuto molto. Entrambi sanno che non sarà facile, le location sono quelle che sono e renderle credibili (soprattutto la parte in Vietnam) non sarà una passeggiata.</div><div style="text-align: justify;">"Sai che ti dico, Jesse? Facciamo che ce ne sbattiamo la ciolla e usiamo lo stesso bosco fuori Manhattan, cambiando angolo di ripresa, per spacciarlo come location per Cina, Stati Uniti e Vietnam?"</div><div style="text-align: justify;">"Cosa vuoi che ti dica? Sei tu il regista."</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il dinamico duo inizia a pensare al casting. Come attore principale hanno l'ok entusiasta di <b>Gregory Cohan</b>.</div><div style="text-align: justify;">"Ascolta." gli dice Brendan appoggiandogli le mani sulle spalle. "Il nostro film non è demenziale ma deve far ridere. Da te voglio un'interpretazione intensa, non comica ma che faccia ridere con la serietà delle tue espressioni. Devi essere comico facendo il serio sapendo di essere comico ma senza dirlo apertamente allo spettatore. Ci riuscirai?"</div><div style="text-align: justify;">"Brendy, non ho capito un cazzo di quello che hai detto"</div><div style="text-align: justify;">"Fai Leslie Nielsen."</div><div style="text-align: justify;">"Ok, chiaro! Ci sto. Però voglio una scena di sesso, altrimenti niente da fare."</div><div style="text-align: justify;">"Ma sei un prete!"</div><div style="text-align: justify;">"NO! Non un prete. Un VELOCIPASTOR!" Gregory sgrana gli occhi, mostra i denti ed inizia a ringhiare.</div><div style="text-align: justify;">Brendan ride e dà una pacca all'amico. "Sei già entrato nella parte, bravissimo. Sapevo di poter contare su di te."</div><div style="text-align: justify;">Poi contattano <b>Alyssa Kempinski</b>, che aveva già partecipato al film precedente di Brendan. "Senti Aly, abbia..."</div><div style="text-align: justify;">"Sono dei vostri, Brendan tu sei un genio e non vedevo l'ora di fare un altro film con te. Ma stavolta ho anch'io delle condizioni per partecipare."</div><div style="text-align: justify;">Brendan alza gli occhi al cielo. <i>Cosa sono tutti questi ricattini? Mica stiamo puntando all'Oscar!</i></div><div style="text-align: justify;">"Devo fare la parte di una prostituta. E ok, in fondo l'ha fatto anche <b>Jamie Lee Curtis</b> in <i><b>Una poltrona per due</b></i>. Però la mia Carol deve essere una praticante avvocatessa-dottoressa. Ah, e niente nudo."</div><div style="text-align: justify;">"Beh, niente di così impegnativo..."</div><div style="text-align: justify;">"E deve saper menare i ninja."</div><div style="text-align: justify;">"Uhm..."</div><div style="text-align: justify;">"Facciamo che dopo la trombata col VelociPastor diventa anche lei una VelociPastorella?"</div><div style="text-align: justify;">"Così suona un po' porno..." s'intromette George, già bello ingrifato.</div><div style="text-align: justify;">"Aly, facciamo una via di mezzo, tu improvviserai, farai credere che potresti diventare una dinosaura pure tu e che acquisirai certi poteri... però non ti trasformerai mai."</div><div style="text-align: justify;">"Anche perché..." Jesse, il neo-produttore, tossisce leggermente. "... col budget a disposizione, non abbiamo molta scelta per il dinosauro, ne potremo avere solo uno, non di più. Sommessamente vorrei suggerirti un approccio alla Spielberg ne <i><b>Lo Squalo</b></i>: il pericolo non si vede mai ma lo si percepisce, perché è così che si incute paura nello spettatore, facendo leva sulla paura dell'ignoto e dell'invisibile."</div><div style="text-align: justify;">"Sì, sì, tutto fico e da manuale del perfetto regista." Brendan scatta in piedi battendosi il petto con urla belluine. "STRONZATE! Noi non dobbiamo far paura." replica sprezzante. "Perciò voglio che il dinosauro SI VEDA."</div><div style="text-align: justify;">"Sapevo che avresti detto così." Jesse sospira nervosamente. "Ho già fatto l'ordine online."</div><div style="text-align: justify;">"Ordine?"</div><div style="text-align: justify;">"Sì, del costume. Mica vorrai farlo in CGI? Non abbiamo il budget. Ho acquistato un costume."</div><div style="text-align: justify;">George, l'attore, inizia a rabbrividire. E non per il freddo.</div><div style="text-align: justify;">"Co... costume?"</div><div style="text-align: justify;">"Hai presente i <i>sentai</i>, i telefilm giapponesi tipo <i><b>Megaloman</b></i>, <i><b>Koseidon </b></i>e <i><b>Ultraman </b></i>dove ci sono pupazzoni di dinosauri con dentro l'omino che li muove? Ecco."</div><div style="text-align: justify;">"Beh, quelli erano bei costumi..."</div><div style="text-align: justify;">Jesse distoglie lo sguardo. "Sì, artigianali, ben fatti, molto giapponesi... io ne ho trovato uno, era un'offerta irrinunciabile... su... su..." la voce si affievolisce fino a spegnersi.</div><div style="text-align: justify;">"Su...?" lo incalza Brendan.</div><div style="text-align: justify;">"Su <b>Wish</b>."</div><div style="text-align: justify;">"Oggesuggiuseppemmaria." Brendan, George e Alyssa si mettono la mano sulla faccia, sconsolati.</div><div style="text-align: justify;">"Questa è la produzione, ragazzi, si prende quel che passa il convento..."</div><div style="text-align: justify;">"Ti stai divertendo con questi giochi di parole, vero?"</div><div style="text-align: justify;">"Ovvio. Ho già pronta la frase di lancio, ascolta qua: <i>Welcome to Christ-aceous Period!</i>"</div><div style="text-align: justify;">"GENIO! F4!"</div><div style="text-align: justify;">I quattro ridono nervosamente ed iniziano la produzione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il resto è storia.</div><div style="text-align: justify;">Ora. Non so se le cose siano andate esattamente così, ma non credo di essere andato tanto lontano dalla realtà.</div><div style="text-align: justify;">La produzione deve comunque aver funzionato, perché in qualche modo il film ha fatto il giro del mondo ed è arrivato dritto sparato fino a casa mia. Potevo forse sottrarmi?</div><div style="text-align: justify;">Ammetto di aver iniziato la visione con queste due convinzioni, il trovarmi di fronte a:</div><ul style="text-align: left;"><li style="text-align: justify;">un filmdemmerda</li><li>un film serio e serioso</li></ul><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-5kVG08adleM/YBHoED_nOWI/AAAAAAAADzM/1W7KgZKyQNcukEfzbbpNsVrDP0MrNM82ACLcBGAsYHQ/s1024/The_VelociPastor_005.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" src="https://1.bp.blogspot.com/-5kVG08adleM/YBHoED_nOWI/AAAAAAAADzM/1W7KgZKyQNcukEfzbbpNsVrDP0MrNM82ACLcBGAsYHQ/s320/The_VelociPastor_005.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Potevamo stupirvi con mirabolanti<br />effetti speciali, e invece...</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Sul primo punto un po' ci ho preso, sul secondo... per nulla. L'ho capito fin dalla prima scena: Doug (il prete interpretato da George) termina un sermone, esce dalla chiesa e saluta i genitori che gli sorridono dall'altro lato della strada. Ma una terribile esplosione (che non ha il minimo senso in quel momento e in quel contesto) li uccide. Vi domanderete: "Wow, inizio col botto, in tutti i sensi!" Ma potete immaginare il mio sbigottimento di fronte alla sequenza in cui, al posto delle fiamme e dell'esplosione, compare una scritta "VFX: CAR ON FIRE" (<i>effetti speciali di macchina in fiamme</i>). Lo sguardo disperato di Doug, che ricorda un po' quello di Schwarzenegger in <i>Atto di Forza</i>, è abbastanza eloquente e grottesco. Sconvolto, il nostro va in cerca di conforto dal prete senior (il presunto babbo del regista, lo ricordiamo), che gli dice: "Per trovare te stesso devi fare un lungo viaggio, devi raggiungere un posto dove non troverai Dio."</div><div style="text-align: justify;">Cambio di scena, inquadratura di un bosco che ha tutto l'aspetto di quello dietro casa, e la didascalia "CINA".</div><p></p><div style="text-align: justify;">Ammetto di aver riso, ed ecco che in quel momento ho capito che avrei assistito ad una roba sì atroce, ma fuori di testa. E sarà così fino alla fine, è inutile che mi dilunghi a raccontare la trama, in fondo è stata raccontata tutta nel dialogo tra regista e produttore: in Cina Doug accoglie in sé il superpotere di diventare un dinosauro, torna negli USA e una sera salva davvero la prostituta da fine certa. Il mattino dopo entrambi si risvegliano svestiti nel letto, e il dialogo tra i due è una roba davvero surreale:</div><p style="text-align: left;"></p><div style="text-align: justify;">Carol: <i>[voce roca]</i> "Questa notte è stata... stupefacente."</div><div style="text-align: justify;">Doug: "Oh. <i>[faccina compiaciuta]</i> Bene. In tutta onestà, lasciami dire che non succederà più."</div><div style="text-align: justify;">Carol: "Puoi starne certo."</div><div style="text-align: justify;">Doug: "Oh. È andata così male?" <i>[faccina delusa guardandosi il pacco]</i></div><div style="text-align: justify;">Carol: "È stato... strano."</div><div style="text-align: justify;">Doug: "Oh."</div><div style="text-align: justify;">Carol: "Dai, è successo tutto così velocemente. Mi sono spaventata, penso di essermela fatta pure addosso!"</div><div style="text-align: justify;">Doug: "Ah, quindi anche per te è stata la prima volta?"</div><div style="text-align: justify;">Carol: "Sì."</div><div style="text-align: justify;">Doug: <i>[espressione imbarazzata]</i> "Come ti ho già detto, io sono un prete, non dobbiamo raccontarlo in ..."</div><div style="text-align: justify;">Carol: "Momento, momento! Di cosa stai parlando?"</div><div style="text-align: justify;">Doug: "Di cosa stai parlando TU?"</div><div style="text-align: justify;">Carol: "Del fatto che sei diventato un dinosauro e ti sei mangiato un tizio."</div><div style="text-align: justify;">Doug: "Oh. Eh? COSA?"</div><div style="text-align: justify;">Carol: "COSA?"</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Insomma, grazie a Carol, Doug accetta la propria condizione e il ruolo nuovo: salvare le anime e placare la propria fame animalesca uccidendo i tizi cattivi, partendo proprio dal responsabile che aveva ucciso i suoi genitori il quale, casualmente, andrà nella sua chiesa a confessare i propri peccati. La scena in effetti è abbastanza ridicola: </div><div style="text-align: justify;">Doug: "Quali peccati vuoi confessare, figliuolo?"</div><div style="text-align: justify;">Frankie: "Ah, accidenti, da dove partire? Immagino che potremmo coprire gli ultimi... quattro giorni? Ho rubato caramelle a un bambino, poi l'ho gettato nel fiume - così non poteva fare la spia, ovviamente - poi, ah, beh, faccio il pappone, produco droga e la spaccio, ho assassinato un paio di vecchi davanti ad una chiesa... ecco cos'ho fatto, padre."</div><div style="text-align: justify;">Doug, giustamente, s'incazza, il suo braccio diventa quello di un Velociraptor e uccide in modo cruento Frankie (ma noi non vedremo quasi nulla, a parte la protesi di gomma a forma di artiglio letale che sbuca dal confessionale in compensato che il legno dell'IKEA al confronto è mogano massiccio).</div><p></p><p style="text-align: justify;">No, volete che mi dilunghi? Ho già scritto fin troppo.</p><p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Pu_ZmAnfRAQ/YBHosI1Kb_I/AAAAAAAADzU/Au9fsAJHa6QoSJlCMpMy0KTbwYh_AfeTACLcBGAsYHQ/s1024/The_VelociPastor_003.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="670" data-original-width="1024" src="https://1.bp.blogspot.com/-Pu_ZmAnfRAQ/YBHosI1Kb_I/AAAAAAAADzU/Au9fsAJHa6QoSJlCMpMy0KTbwYh_AfeTACLcBGAsYHQ/s320/The_VelociPastor_003.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Posa plastica e stilosa e, alle spalle, ninja cinesi</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><i>VelociPastor</i> (mi raccomando la "P" maiuscola) è tutto qui, ha il grandissimo pregio di durare settanta minuti in croce (ahr ahr ahr), è un film raffazzonatissimo ma fatto con un certo stile. Per dirne una, il regista, a riprese terminate e prima di svilupparla, ha preso la pellicola e l'ha messa in un forno a 90° per una decina di minuti per darle una colorazione leggermente vintage. Le scritte e le didascalie, fatte in giallo bello carico, richiamano i filmacci anni Settanta e Ottanta. Alcune scene hanno un montaggio alla <i>Crank!</i>, con lo schermo diviso in tanti riquadri, ciascuno dei quali si sofferma su un dettaglio della stessa scena. Le tecniche di ripresa ricordano molto i grandi classici italiani horror, parliamo di <b>Lucio Fulci</b> e <b>Lamberto Bava</b>, di cui Brendan è fan dichiarato. Altre fonti di ispirazioni per le tecniche di ripresa e per l'uso della musica sono stati due <i>anime</i>, <b><i>Neon Genesis Evangelion</i></b> e <b><i>FLCL</i></b> (<i>Furi Kuri</i>). Insomma, c'è una discreta cura nonostante l'atmosfera generale sia quella da film amatoriale girato nello scantinato. L'ironia diventa un mezzo per ovviare alle carenze tecniche e di bugdet. Non hai i costumi da veterani del Vietnam? Non importa, bastano pantaloni verdi e camicia mimetica, se poi indossi scarpe da ginnastica moderne chi vuoi che se ne accorga? Stai impersonando un chirurgo di fama mondiale? Basta che indossi un camice dismesso, uno stetoscopio e il faretto sulla fronte e il gioco è fatto. <i>VelociPastor</i> è pieno di questi accorgimenti troppo idioti e troppo brutti per sembrare veri, e non viene fatto nulla per mascherarli da ciò che sono in realtà.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Il film funziona, ma solo fino a un certo punto. La trama non è interessante, anche se certe battute (soprattutto quelle irriverenti) fanno pensare ad una scrittura più fine di quel che sembri; ma è pressoché impossibile provare empatia per i personaggi o seguire col cuore in gola le loro vicende. Guardi il film, ogni tanto affiora una risata a denti stretti e hai la certezza che dopo i titoli di coda presto ti dimenticherai di quello che hai appena visto. Un aspetto veramente positivo, però, c'è: la colonna sonora SPACCA DAVVERO, scritto tutto in maiuscolo! Non conoscevo mezza band, ma mi sono ripromesso di recuperare qualcosa della loro produzione, soprattutto dei <b>Math The Band</b>, dei quali nel film c'è la canzone <i>Didn't have the time to think</i>. Da ascoltare, decisamente carina.</p><p style="text-align: justify;">Dato che avrete già sbirciato il voto finale e avrete aggrottato le sopracciglia, rispondo immediatamente alla Domanda delle Domande: <i>VelociPastor</i> è migliore o peggiore di <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2012/07/robotropolis-2011-recensione.html" target="_blank"><b><i>Robotropolis</i></b></a>? Dai, leggendo la recensione è chiarissimo: è brutto, davvero brutto, fa sghignazzare, ma fa un giro su se stesso per entrare nell'Olimpo delle Cacatone Dichiarate, il girone dedicato ai film nati consapevolmente per far schifo e crogiolarsi in questa consapevolezza. Quindi, sì, <i>VelociPastor</i> è migliore di <i>Robotropolis</i>, ed è costato probabilmente un decimo il che, se vogliamo, lo pone non uno ma due piani più in alto.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KHl6TKoXjmw/YBHo8ua-DrI/AAAAAAAADzc/Nuv0QKl7zkEVwy64PFmDSyBx0LUOipRTACLcBGAsYHQ/s913/The_VelociPastor_004.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="913" height="198" src="https://1.bp.blogspot.com/-KHl6TKoXjmw/YBHo8ua-DrI/AAAAAAAADzc/Nuv0QKl7zkEVwy64PFmDSyBx0LUOipRTACLcBGAsYHQ/w400-h198/The_VelociPastor_004.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco in tutto il suo splendore il costume recuperato su Wish.</td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;">Nota che renderà qualcuno felice, tutti gli altri indifferenti: è stato annunciato un seguito (anzi, due) con lo stesso cast e un budget di uno, massimo due milioni di dollari (ci aggiriamo al livello Asylum, giusto per fare un paragone). Il seguito sarà soltanto ideale, perché sarà ambientato nel 1800 in Australia con, udite, vampiri e vampiresse lesbiche. E il rimando all'inglese <b><a href="https://www.imdb.com/title/tt1020885/" target="_blank"><i>Lesbian Vampire Killers</i></a></b> è pressoché immediato! Attendiamo fiduciosi (ma non trepidanti)... </p><p></p><p></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><center>
<table class="GP">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th style="text-align: justify;" width="65">Trama:</th>
<td style="text-align: justify;">5<br /> Ma cosa puoi dire di fronte ad una tale accozzaglia di idiozie e scene scalcagnate? Niente, assolutamente niente. Giusto ad un pazzo poteva venire in mente l'idea di trasformare un prete in un dinosauro. E ad un altro pazzo quella di produrre siffatta idea, aggiungiamo...<br /></td>
<th style="text-align: justify;" width="65">Musiche:</th>
<td style="text-align: justify;">8<br /> La colonna sonora mi è piaciuta parecchio, scelta di brani azzeccatissima con musiche ben fatte ed orecchiabili. Quasi quasi ora me le vado anche a recuperare per ascoltarmele in macchina...<br /></td>
</tr><tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td style="text-align: justify;">6<br /> Sono buono, premio alcune scelte non banali (anche se scopiazzate), più che altro perché realizzate con una povertà di mezzi agghiacciante. È in situazioni come queste che puoi vedere del potenziale, magari per Brendan è ancora presto ma... mai dire mai.<br /></td>
<th>Ritmo:</th>
<td style="text-align: justify;">6<br /> Ha dei momenti di stanca (la scena dell'esorcista mi ha un po' annoiato), ma ha il grandissimo pregio di durare solo settanta minuti. Scorre via che è un piacere.<br /></td>
</tr>
<tr>
<th style="text-align: justify;">Violenza:</th>
<td style="text-align: justify;">4<br /> Media tra quello che avresti voluto vedere (6) e quello che vedi davvero (2). Potenzialmente splatter, il film alla fine si riduce in qualche bicchiere di vernice rossa (neanche secchio) e protesi gommose che fanno solo ridere i polli. Volutamente, certo, ma l'effetto è lo stesso.<br /></td>
<th>Humour:</th>
<td style="text-align: justify;">6<br /> Non strappa risate roboanti, ma giusto qualche ghignata a denti stretti. Non si poteva, onestamente, chiedere di più.<br /></td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td style="text-align: justify;">1<br /> Film molto casto, non metto zero solo perché in un punto c'è un Doug visibilmente barzotto.<br /></td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td style="text-align: justify;"><b>3/7<br /> Dal tre al sette. Che cazzo di voto è mai questo, direte? Mi sembra il voto più corretto da dare, un punteggio senza senso per un film senza senso. <i>The VelociRaptor</i> va visto (oddio, "va visto" non è il termine migliore) con lo spirito giusto, quello goliardico in compagnia di amici per farsi mezza risata. Non resterà niente dopo la visione, solo il senso vacuo del "Ho davvero buttato nel cesso settanta minuti della mia vita per guardare questa roba?". Io vi dico solo che alla fine della visione mi sono sentito un uomo diverso, migliore. Quindi, sì, ne è valsa la pena.<br /></b></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-51439738598790413432021-01-21T21:51:00.001+01:002021-01-21T21:51:47.953+01:00Ava (2020) | Recensione<center>
<table class="GP">
<thead class="GP"><tr><th colspan="3">Ava<br /></th></tr></thead>
<tfoot class="GP"><tr><th colspan="3">Voto Imdb: 5,4<br /></th></tr></tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6oID_2wraNQ/YAni2p1NcfI/AAAAAAAADx0/TdokceDUE9w1fVe52KQgbb_ah3mRnKdQQCLcBGAsYHQ/s1500/Ava_Locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1012" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-6oID_2wraNQ/YAni2p1NcfI/AAAAAAAADx0/TdokceDUE9w1fVe52KQgbb_ah3mRnKdQQCLcBGAsYHQ/w135-h200/Ava_Locandina.jpg" width="135" /></a></div><br /></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Ava</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2020</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Azione, Thriller, Spionaggio<br /></td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti<br /></td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Tate Taylor<br /></td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Jessica Chastain, John Malkovich, Colin Farrell, Common<br /></td></tr>
</tbody>
</table>
</center><p dir="ltr" id="docs-internal-guid-bca1eb02-7fff-8860-1a91-89b96c464ac9" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;"><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-BrDoyeGvBg0/YAnmJdHxKJI/AAAAAAAADyI/80MNPMcbNOMg3kgr10qR2OETRmoW0zN5wCLcBGAsYHQ/s780/Ava_02.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="780" src="https://1.bp.blogspot.com/-BrDoyeGvBg0/YAnmJdHxKJI/AAAAAAAADyI/80MNPMcbNOMg3kgr10qR2OETRmoW0zN5wCLcBGAsYHQ/s320/Ava_02.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ava-Jessica Rabbit?</td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p dir="ltr" id="docs-internal-guid-bca1eb02-7fff-8860-1a91-89b96c464ac9" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Questo film ha avuto una gestione alquanto problematica: rimasto in naftalina per un annetto buono dopo le riprese e con un cambio di regista in corsa. In tanti puntano i riflettori sulla gestazione, e c’è un motivo ben preciso: questi fattori hanno fatto sì che, nonostante l’impegno di </span><b style="font-family: arial;">Jessica Chastain</b><span style="font-family: arial;">, </span><i style="font-family: arial;"><b>Ava </b></i><span style="font-family: arial;">sia una fetecchia non molto ben riuscita. Via il dente, via il dolore: Jessica, in veste di produttrice, tre anni fa decide di fare la sua versione di </span><span style="font-family: arial;"><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2017/12/atomica-bionda-atomic-blonde-2017.html" style="font-style: italic; font-weight: bold;" target="_blank">Atomica Bionda</a> (recensito <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2017/12/atomica-bionda-atomic-blonde-2017.html">qui</a>)</span><span style="font-family: arial;">, in fondo se c’è riuscita </span><b style="font-family: arial;">Charlize Theron</b><span style="font-family: arial;">, perché non può farlo pure lei? Si trova il regista e sceneggiatore Matthew Newton e presto inizia la produzione. Peccato che suddetto regista, emerito stronzone, rimane coinvolto in accuse di molestie sessuali e, non contento, ammette di aver menato la propria fidanzata. La Chastain viene accusata di opportunismo ed incoerenza... perché proprio lei, nota attivista del movimento </span><i style="font-family: arial;">#metoo</i><span style="font-family: arial;">, si è affidata ad un personaggio così abietto? Newton si farà da parte (o lo obbligano a farlo, la sostanza non cambia) pur rimanendo nei crediti per la sceneggiatura, e viene rimpiazzato da Tate Taylor, un onesto mestierante che porta a casa la direzione del film, con un risultato finale non molto soddisfacente. Ora vi faccio il battutone del secolo: in che modo hanno fatto piazza pulita del primo regista? Urlando "AVA COME LAVA!". Volevo dirlo fin dai titoli di testa. Sipario.</span></p><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EdKhMWvmn38/YAnmJd8bADI/AAAAAAAADyY/Hef3C0a6xckGGYYizG9iTniHOT-QDXHSACPcBGAYYCw/s1651/Ava_04.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="688" data-original-width="1651" height="166" src="https://1.bp.blogspot.com/-EdKhMWvmn38/YAnmJd8bADI/AAAAAAAADyY/Hef3C0a6xckGGYYizG9iTniHOT-QDXHSACPcBGAYYCw/w400-h166/Ava_04.png" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ci vuole sempre un dialogo sulle sponde di un lago e canna da pesca...</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">Trama!</span></b><br /><span style="font-family: arial;"></span><span style="font-family: arial;">Ava (Jessica Chastain) ha avuto un passato di tossicodipendenza e alcolismo. Otto anni prima, toccato il fondo, riesce ad uscirne arruolandosi nell’esercito. Tornata a casa, viene presa sotto l’ala protettrice di Duke (<b>John Malkovich</b>), che la addestra e la trasforma in una letale assassina. Ovviamente Ava è la migliore. Tutto andrebbe bene, se non fosse che ella ha il brutto vizio di parlare con le vittime designate: “Cosa hai fatto per meritarti questo?”, chiede loro, come a volersi lavare la coscienza. Altrettanto ovviamente, il suo atteggiamento non piace al boss dell’organizzazione Simon (<b>Colin Farrell</b>) che, stanco del suo modus operandi, all’improvviso decide di volerla morta. Così, di botto, contro il parere di Duke. Ava, inoltre, non è solo problematica di per sé, deve pure ricucire i rapporti disastrati con la famiglia, in particolare con la sorella Judy e con la madre (<b>Geena Davis</b>). Dulcis in fundo: il fidanzato che lei mollò otto anni prima sparendo dalla circolazione, ora è il promesso sposo della sorella.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span><span style="font-family: arial;"></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Mw7RD0rvcnE/YAnjAFsZOnI/AAAAAAAADx4/WBnaQyOloDY_J3Y_XVly1hGxveOh-L1NQCLcBGAsYHQ/s600/Ava_01.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="337" data-original-width="600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-Mw7RD0rvcnE/YAnjAFsZOnI/AAAAAAAADx4/WBnaQyOloDY_J3Y_XVly1hGxveOh-L1NQCLcBGAsYHQ/w320-h180/Ava_01.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quadretto familiare: Ava, Judy e Mamma Geena</td></tr></tbody></table><br /><b><span style="font-family: arial;">Commento!</span></b><br /><span style="font-family: arial;"></span><span style="font-family: arial;">Il film racconta due storie che s'intrecciano tra loro, quella della vita segreta di Ava per via del "lavoro" che fa e quella del dramma sentimental-familiare, secondo una formula che avrebbe voluto essere originale nelle intenzioni ma che, a lungo andare, si impantana in una accozzaglia di tristi luoghi comuni, ulteriormente appiattiti da una sceneggiatura che mette il pilota automatico senza brillare in alcun modo. Il confronto con il diretto concorrente e ispiratore <i>Atomica Bionda</i> è inevitabile e purtroppo è impietoso per diversi fattori, vediamo quali.</span><br /><ul><li><span style="font-family: arial;">Scene action. Sono discretamente coreografate, ma non hanno l’impatto di quelle del film con Charlize Theron. L’attrice sudafricana si era allenata come una bestia insieme a Keanu Reeves e ad un team di preparatori per mesi interi, Jessica no. E la differenza si vede. Lo stesso apporto registico è su piani totalmente diversi: Tate Taylor esegue il compitino, mentre David Leitch era riuscito a confezionare un prodotto stilisticamente unico e ben fatto, con l'aggiunta della chicca del finto piano-sequenza di oltre dieci minuti. </span></li><li><span style="font-family: arial;">Accantonata la deriva action, spostiamoci su quella thriller, nello stile dei vari <i>Jason Bourne</i> con Matt Damon: ma anche no, grazie. Non c’è alcun vero colpo di scena, troviamo solo qualche intermezzo interessante, presto naufragato a causa della mancanza di idee e dalla mediocrità generale di chi ha scritto la sceneggiatura.</span></li><li>V<span style="font-family: arial;">ogliamo parlare della storia familiare? L’unico personaggio decente è la madre interpretata da Geena Davis (ottimo lavoro del casting, la trovo credibilissima), ma presto le varie vicende di Ava-Sorella-Madre-Fidanzato-di-entrambe diventano stucchevoli e ai limiti del melò. Detto in altre parole: non ce ne frega una beata fava.</span></li><li>C<span style="font-family: arial;">i provano anche, a citarlo, <i>Atomica Bionda</i>, con una sottotrama inutile con <b>Joan Chen</b> nei panni di una boss di una bisca clandestina che all’occorrenza si trasforma in discoteca dove ci si sballa sotto i colpi di raggi ultravioletti dei proiettori… ma è solo minutaggio che allunga la brodaglia, senza il minimo senso e che non aggiunge nulla alla storia.</span></li></ul><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><span style="font-family: arial;"></span><span style="font-family: arial;"></span><span style="font-family: arial;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1-7VVHNgLZ4/YAnmJUfRRcI/AAAAAAAADyU/bC3bN_2xOi48b2CcBEjHCJ-dyuXaj9c_QCPcBGAYYCw/s768/Ava_03.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="393" data-original-width="768" height="108" src="https://1.bp.blogspot.com/-1-7VVHNgLZ4/YAnmJUfRRcI/AAAAAAAADyU/bC3bN_2xOi48b2CcBEjHCJ-dyuXaj9c_QCPcBGAYYCw/w211-h108/Ava_03.jpg" width="211" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Colin Farrell... che spreco, qui!</td></tr></tbody></table>In definitiva, <i>Ava </i>avrebbe potuto osare di più, ma non decolla per colpa di una sceneggiatura ai limiti dell’indecente. Questo è un peccato, perché l’interpretazione di Jessica Chastain è ottima - almeno nelle parti drammatiche - e anche John Malkovich e Colin Farrell danno il loro contributo… ma purtroppo non basta, anzi l’impressione è quella di un generalizzato spreco del cast a disposizione.</span><br /><span style="font-family: arial;"></span><br /><span style="font-family: arial;">La cosa più ridicola di tutte? Un finale quasi aperto che lascia supporre la realizzazione di un seguito che non verrà mai fatto. (segnatevi queste parole, sono nato per essere smentito). In questo inizio di 2021 <i>Ava </i>è stato acquisito da Netflix ed è nella top 10 dei più visti: non so se è per mancanza di valide alternative o se è per la bella locandina, ma non riesco a spiegarmi il successo che sta avendo. Intendiamoci, non è completamente spazzatura, ma <i>Ava</i> difficilmente vi strapperà un applauso ai titoli di coda.</span><br /><br /></div><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-family: Arial; font-size: 11pt; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre;"> </span></p><center>
<table class="GP" style="width: 90%;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th style="text-align: justify;" width="65">Trama:</th>
<td style="text-align: justify;">5<br />Semplice, lineare, banale. Solida ma non sorprendente.</td>
<th style="text-align: justify;" width="65">Musiche:</th>
<td style="text-align: justify;">6,5<br />Buona colonna sonora synth, ci sta bene anche se i pezzi non sono memorabili.</td><td> </td>
</tr><tr class="odd">
<th style="text-align: justify;">Regia:</th>
<td style="text-align: justify;">5<br />Anonima.</td>
<th style="text-align: justify;">Ritmo:</th>
<td style="text-align: justify;">7<br />Probabilmente il punto forte del film perché non ci sono pause, a parte quelle relative alle vicende familiari. Ma in fondo ti ci abitui e passi oltre.</td>
</tr>
<tr>
<th style="text-align: justify;">Violenza:</th>
<td style="text-align: justify;">6,5<br />Coreografie action nella media e uno scontro bello cattivo messo in atto (non aggiungo altro per non fare spoiler)</td>
<th style="text-align: justify;">Humour:</th>
<td style="text-align: justify;">4<br />Poco da segnalare</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th style="text-align: justify;">XXX:</th>
<td style="text-align: justify;">0<br />Accontentatevi di qualche bel primo piano di Jessica con le parrucche.</td>
<th style="text-align: justify;"><b>Voto Globale:</b></th>
<td style="text-align: justify;" width="250"><b>5</b><br /><b>Mi aspettavo davvero molto di più, il film mi ha deluso perché non ha nulla di nuovo, non emerge e si impantana in inutili sottotrame a cui non frega niente a nessuno. <i>Ava </i>è un'occasione sprecata, ancor di più se confrontato con un film simile decisamente più riuscito (<i>Atomica Bionda</i>).</b></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-1700982249493501712020-06-02T22:33:00.001+02:002020-06-04T23:02:54.532+02:00Weathering with you - La ragazza del tempo (2019) | Recensione<center>
<table class="GP">
<thead class="GP"><tr><th colspan="3">Weathering with you - La ragazza del tempo</th></tr></thead>
<tfoot class="GP"><tr><th colspan="3">Voto Imdb: 7,6</th></tr></tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-CDIiAR8OzeI/XtaRx_J-TfI/AAAAAAAADmA/oDxM7fvQOTgK17EkEO8RbKoQ3Z-tXAnBwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_Locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="596" data-original-width="420" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-CDIiAR8OzeI/XtaRx_J-TfI/AAAAAAAADmA/oDxM7fvQOTgK17EkEO8RbKoQ3Z-tXAnBwCK4BGAsYHg/w141-h200/Weathering_with_you_Locandina.jpg" width="141" /></a></div></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Tenki no ko</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2019</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantastico, sentimentale, commedia</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Giappone</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Makoto Shinkai</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Daigo Kotaro, Mori Nana</td></tr>
</tbody>
</table>
</center><div><br /></div><div><br /></div><div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;"><span style="color: blue;"><b>Attenzione! Questa recensione è un estratto della Monografia su Makoto Shinkai. Ne ho fatta una versione separata ai fini di una bieca migliore indicizzazione dei motori di ricerca. <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">Seguite questo link per leggere l'intero articolo</a>! <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">LINK</a></b></span></span></div><div><span style="background-color: white;"><span style="color: blue;"><br /></span></span></div></div><div style="text-align: justify;"><b style="color: red;">Livello di spoiler: A CATINELLE</b></div><div style="text-align: justify;"><b style="color: red;"><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b style="color: red;">[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]</b></div></div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WiUOgQ8dBhc/XtaRnrQ9tKI/AAAAAAAADmA/c2e4_qwHVF0itclx8mDE3rSu3_wmAFE0wCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_001.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-WiUOgQ8dBhc/XtaRnrQ9tKI/AAAAAAAADmA/c2e4_qwHVF0itclx8mDE3rSu3_wmAFE0wCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_001.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><font face="arial" size="2">Iniziamo con la carrellata di immagini di impatto...</font><br /></td></tr></tbody></table><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Pioggia.</div><div style="text-align: justify;">Pioggia sempre, ovunque, intensa, che non lascia respiro, che opprime tutto.</div><div style="text-align: justify;">Maremma maiala impestata quanto odio la pioggia, ci sono momenti in cui mi sembra di impazzire, soprattutto quando succede per una settimana di fila. Il clima è cambiato, è inutile negarlo, non c’è più il singolo acquazzone primaverile che rinfresca tutto… no, se deve piovere ci dobbiamo sorbire una scassata di maroni ininterrotta per più giorni consecutivi. Immaginatevi ora una Tokyo moderna in cui, senza un motivo apparente, inizia a piovere e non smette più, per settimane intere. Una roba che se fosse comparso Brandon Lee a rantolare: “<i>Non può piovere per sempre</i>”, il protagonista esasperato l’avrebbe preso a smascellate in faccia con il cricket di un autoarticolato.</div><div style="text-align: justify;"><b><i><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ycGasYjzyj8/XtaRo5dsgXI/AAAAAAAADmA/ePf-RsgqyJIhaBbqcL1j_hDBsDV9DggfwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_003.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="2560" src="https://1.bp.blogspot.com/-ycGasYjzyj8/XtaRo5dsgXI/AAAAAAAADmA/ePf-RsgqyJIhaBbqcL1j_hDBsDV9DggfwCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_003.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pioggia...<br /></td></tr></tbody></table>Weathering with you - La ragazza del tempo</i></b> parte esattamente con questa premessa e, devo ammetterlo, lo spunto è alquanto intrigante. Il protagonista è <b>Hodaka Morishima</b>, un sedicenne che, per motivi non propriamente spiegati, nell’estate del 2021 decide di fuggire dalla famiglia e dall’isola in cui vive, per tentare l’avventura in una Tokyo sfavillante e per nulla accomodante nei confronti di un fuggiasco minorenne. Ah, povero ingenuo, ancora non sa in quali pasticci andrà a cacciarsi! Problema della pioggia a parte, l’arte dell’arrangiarsi nella grande metropoli non sarà facile per nulla; per sopravvivere, accetta la proposta di <b>Keisuke Suga</b>, un personaggio un po’ strambo che gli ha salvato la vita durante la traversata sul traghetto e che gli offre un lavoro presso la sua agenzia editoriale, oltre a vitto e alloggio, in cambio di una paga ridicolmente bassa. Può forse Hodaka rifiutare? Insieme a Keisuke vive <b>Natsumi</b>, una ragazza appassionata di esoterismo e stramberie varie. Proprio in seguito ad un nuovo incarico assegnato da Keisuke, Hodaka e Natsumi iniziano una ricerca sulle cosiddette “<i>ragazze del tempo</i>”, figure avvolte dal mistero che, secondo antiche leggende locali, sarebbero in grado di fermare la pioggia e regalare, solo per un lasso di tempo limitato, un spicchio di sole e serenità a chi ne fa richiesta. Durante la ricerca, Hodaka incontra <b>Hina Amano</b> e scopre che è proprio una ragazza del tempo in grado di fermare la pioggia: diventeranno amici, inizieranno un business per regalare sole e felicità in cambio di un modico prezzo e presto la loro vita svolterà, tanto da “poter addirittura cambiare il mondo”, come dice l’io narrante. E quando scopriranno che sarà necessario un sacrificio umano per fermare la devastazione che sta colpendo Tokyo, si renderanno conto di trovarsi di fronte a scelte molto più grandi di loro, che sono solo due semplici ragazzini delle superiori.</div><div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-B5vSps8dCms/XtaRoG75L9I/AAAAAAAADmA/RaSkOfG3xkMlHR_DkNK4_BMirzGve_khwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_002.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1070" data-original-width="1901" src="https://1.bp.blogspot.com/-B5vSps8dCms/XtaRoG75L9I/AAAAAAAADmA/RaSkOfG3xkMlHR_DkNK4_BMirzGve_khwCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_002.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Effetto di Hina, la <i>ragazza del tempo</i>...<br /></td></tr></tbody></table>Lo so, raccontata così la storia sembra molto avvincente ed interessante, ma siamo alle solite. <b>Makoto Shinkai</b> prende un ottimo spunto di partenza e cerca di costruirci su un lungometraggio infarcendolo di tutti i temi ed elementi ai quali ci ha abituati con i lavori precedenti. Il Nostro arriva dal successo planetario di <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2017/10/your-name-2016-recensione.html" target="_blank">Your Name.</a></i></b>, diventato l’anime più visto nella storia del cinema, e l’eredità fatta di titaniche aspettative stava proiettando un’ombra enorme su qualunque cosa avrebbe estratto dal cilindro. Non è facile ripetersi dopo un tale successo, in casi del genere le strade sono due: squadra che vince non si cambia, per sperare di bissare la formula; oppure tentare una strada completamente diversa, ribaltare tutto quello che si è costruito fino a quel momento, prendendosi anche una bella dose di rischio, e percorrere sentieri ancora inesplorati.</div><div style="text-align: justify;">Beh, nonostante nelle interviste abbia dichiarato il contrario, Shinkai ha palesemente scelto la prima strada, quella più facile, cercando però di inserire ogni tanto delle svolte improvvise e diverse, la più importante nel finale (ci arriveremo nell’apposito, spoilerante paragrafo). A mio avviso, il risultato non è stato del tutto convincente. L’espressione che più mi viene in mente per descrivere <i>Weathering with you</i> è: <b><i>Comfort Zone</i></b>, quella in cui Shinkai si è adagiato e dalla quale non si è più mosso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-y0vytjyIffc/XtaRqVG1sVI/AAAAAAAADmA/7xVrKlI6UAU3vMZiVsgiBbYONIkklJJowCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_005.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="567" data-original-width="960" height="236" src="https://1.bp.blogspot.com/-y0vytjyIffc/XtaRqVG1sVI/AAAAAAAADmA/7xVrKlI6UAU3vMZiVsgiBbYONIkklJJowCK4BGAsYHg/w400-h236/Weathering_with_you_005.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Volemose bene!<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Prendiamo la prima parte della storia: tutti i suoi marchi di fabbrica sono stati inseriti di forza e ce li ritroviamo spiattellati uno di fila all’altro. </div><div style="text-align: justify;"><i>Lui e lei, in una relazione sentimentale che supera lo spazio e il tempo</i>? C’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Il tema del confronto tra antico e moderno, villaggio e metropoli</i>? C’è. Sottile, ma c’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Il misticismo come filo conduttore e deus ex machina</i>? C’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Piani paralleli, realtà e fantasia, uniti da un sottile filo</i>? C’è. Anche se questa volta la bilancia pende di più sul piano reale.</div><div style="text-align: justify;"><i>Haruki Murakami</i>? C’è, il film trasuda Murakami da ogni fotogramma… e c’è anche una piacevole sorpresa, ne parliamo più avanti.</div><div style="text-align: justify;"><i>Gatti</i>? C’è. Uno, ribattezzato Rain, raccattato per strada in un giorno di pioggia e, no, non c’entrano Andrea e Luciano.</div><div style="text-align: justify;"><i>Tema del viaggio</i>? C’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Treni</i>? Hai voglia, Tokyo ne è piena, vuoi forse perdere l’occasione di sfoggiare la Yamanote dal momento che le scene toccano Shinjuku, Shibuya, Ikebukuro ed altri quartieri famosi della capitale?</div><div style="text-align: justify;"><i>Uccelli</i>? Uhm… forse no, potrebbe essere l’unica eccezione, ma chissà che non me ne sia sfuggito qualcuno.</div><div style="text-align: justify;"><i>L’io narrante con voce lamentosa e colma di tristi presagi</i>? Purtroppo sì, è presente.</div><div style="text-align: justify;">E… e... <i>la pioggia</i>? Sì, tanto che, rispetto alle altre opere, qui diventa il punto focale dell’intera narrazione, non solo nei primi quindici minuti ma per tutte le quasi due ore del film.</div><div style="text-align: justify;">Quando parlo di <i>comfort zone</i>, mi riferisco a questo mischione di tematiche, alcune delle quali appena accennate ma sempre presenti, che connotano il film come fortemente <i>shinkaiano</i>. Termine orrendo, ma è anche giusto dare a Makoto quello che è di Makoto: l’avevo già scritto nella monografia principale, da tempo il regista è riuscito a trovare una propria dimensione, smarcandosi dal pesante confronto con Miyazaki, tanto che ora il suo marchio di fabbrica è riconoscibile ed evidente, al di là dello splendido impianto audio-visivo, uno dei migliori mai visti finora, forse giusto un mezzo gradino più sotto rispetto a <i>Your Name.</i> a causa di una preponderanza della CGI, che in alcune scene è fin troppo evidente e poco nascosta come invece era avvenuto mirabilmente del film precedente.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-my9hSfB7Y9o/XtaRt6VBBvI/AAAAAAAADmA/4AR0m-Tbuh4PpUSCwG6LR-x-PwTtabJoQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_010.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" src="https://1.bp.blogspot.com/-my9hSfB7Y9o/XtaRt6VBBvI/AAAAAAAADmA/4AR0m-Tbuh4PpUSCwG6LR-x-PwTtabJoQCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_010.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il gatto <b>Ame</b> (pioggia in giapponese)<br /></td></tr></tbody></table>Da queste parole è facile intuire quali siano gli aspetti positivi di questo film e, soprattutto, quali quelli negativi. Ecco, il problema è proprio questo: mi sono avvicinato a <i>Weathering with you</i> senza conoscere alcunché, non mi sono visto nemmeno il trailer. Volutamente non ho voluto sapere nulla di nulla, mi sono messo a guardarlo con la mente libera da preconcetti ma… ecco, in realtà sapevo già tutto: cosa aspettarmi, cosa incontrare, cosa mi avrebbe emozionato, cosa mi avrebbe fatto storcere il naso e come si sarebbe arrivati alla conclusione della storia. Intendiamoci: non perché io sia un genio, tutt’altro; chi, come me, si è sparato tutta la filmografia di Makoto, dopo <i>Your Name.</i> è perfettamente in grado di capire come andrà a finire. Ecco il problema della <i>comfort zone</i>; probabilmente il regista ci si è affidato troppo, andando ad inficiare in modo negativo il giudizio finale. Ovviamente il voto, che avrete già visto, comprende anche molti aspetti positivi che controbilanciano un po’ quelli che mi hanno deluso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ejbIeFxbDdg/XtaRsm9ooyI/AAAAAAAADmA/c16mkLsw2p0G6ipLz_-Mxkr8fHVR9XfoQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_008.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-ejbIeFxbDdg/XtaRsm9ooyI/AAAAAAAADmA/c16mkLsw2p0G6ipLz_-Mxkr8fHVR9XfoQCK4BGAsYHg/w400-h225/Weathering_with_you_008.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Non è un <i>artwork</i>, ma un fotogramma tratto dal film...<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Andiamo nel dettaglio, partendo dai <b>pro</b>.</div><div style="text-align: justify;">Non c’è storia, visivamente <i>Weathering with you</i> è splendido. Io adoro il fotorealismo con cui Shinkai progetta e disegna i fondali e le ambientazioni. Di film in film, grazie al budget che ha a disposizione, la qualità aumenta costantemente. Tavole superbe, splendidi giochi di luci e ombre, costruzione delle scene mirabile, colori sgargianti che bucano lo schermo quando rompono la monotonia delle grigie giornate di pioggia; dettagli su dettagli, ciascuno riprodotto con maniacale perfezione e ricchezza (con anche un, forse, eccessivo <i>product placement</i>), riflessi ovunque e tanto altro ancora. Ogni elemento si fonde con gli altri contribuendo a creare una fortissima atmosfera in grado di catturare l’attenzione dello spettatore. Davvero, da questo punto di vista Shinkai si è superato. Purtroppo i personaggi, come in <i>Your Name.</i>, non raggiungono ancora il livello di animazione dello <b>Studio Ghibli</b>, anzi in più di un punto ho trovato dei peggioramenti rispetto al passato, con movimenti troppo legnosi o artefatti. È solo una nota stonata, niente che possa rovinare la goduria visiva a cui ci troviamo di fronte. Anche il comparto sonoro è grandioso: i <b>Radwimps</b>, dopo <i>Your Name.</i>, sono stati nuovamente chiamati a firmare una piacevole e frizzante colonna sonora <i>j-pop-rock</i>. Come anticipato nei paragrafi iniziali, l’ambientazione ha un tocco di originalità che ho apprezzato; l’idea di una pioggia torrenziale opprimente che funesta la sola Tokyo permette a Shinkai di esagerare con i suoi giochi di luce, oltre a creare un'atmosfera a tratti struggente e malinconica (ma mai ai livelli di <b><i>5 cm al secondo</i></b>). Ultima nota positiva: seguendo il tracciato dell’opera precedente, anche qui abbiamo finalmente dei comprimari degni di nota, ben caratterizzati e creati con furbizia per piacere a tutti i costi. Era ora che si uscisse dal binomio del duo protagonista: sai che palle due ore solo con loro, la noia non può che fare capolino!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-x-UXNs0yrUU/XtaRr8QLVGI/AAAAAAAADmA/sweZJN3opUwYpL_M-epXOG6ilk6bKgYegCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_007.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-x-UXNs0yrUU/XtaRr8QLVGI/AAAAAAAADmA/sweZJN3opUwYpL_M-epXOG6ilk6bKgYegCK4BGAsYHg/w400-h225/Weathering_with_you_007.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tokyo dall'alto<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma come in tutti i film di Shinkai, di aspetti negativi purtroppo ce ne sono. Mai una volta che provi a superare se stesso per creare un’opera non vuota, quello no, ma almeno non superficiale. È questo il grosso difetto che muovo a Shinkai, e più ancora in <i>Weathering with you</i>, proprio perché tutti abbiamo invano aspettato la <b>Grande Svolta</b>.</div><div style="text-align: justify;">No, i punti deboli di Shinkai ci sono ancora tutti, tanto da diventare essi stessi un inconfondibile marchio di fabbrica: sceneggiatura che parte con uno spunto interessantissimo ma che non si sviluppa decentemente per coprire due ore di storia; certi passaggi di trama sono anche fin troppo affrettati, privi del dovuto approfondimento. Lo stesso destino accomuna un po’ tutti i personaggi, soprattutto quello di Hina. I protagonisti di Shinkai sono dei cliché, arrivano quasi alla fine della storia esattamente così come l’hanno iniziata. Non crescono, non si sviluppano adeguatamente ma… ecco, vivacchiano nel ruolo che il regista ha assegnato loro. Di Hodaka non sappiamo nulla, solo che è scappato dall’isola in cui viveva. All’inizio lo vediamo con diversi cerotti su naso e guance, una possibile ipotesi può essere che il ragazzo sia scappato da una situazione familiare non facile fatta di soprusi e violenze: ma non lo sapremo mai. Vogliamo parlare di Hina? Senza entrare nei dettagli, la sua monodimensionalità non cambierà durante la narrazione, anzi, alla fine non sarà che un semplice strumento narrativo, senza il necessario approfondimento che un personaggio chiave come il suo dovrebbe richiedere. Cosa la spinge ad accettare il proprio destino? Quali sono i pensieri, le paure, il background che la portano a decidere in un certo modo invece che in un altro? Tutto appena abbozzato, come se fosse un personaggio non protagonista. Peccato. La stessa storia è sconclusionata, ha momenti di stanca e, proprio quando potrebbe decollare veramente, si avvoltola su se stessa perdendosi in banalità trite e ritrite. In altre parole: proprio quando è arrivato il momento di osare, Shinkai si fa prendere dalla cacarella, ritira la manina e rimette tutto sui consueti binari… la sua stramaledettissima <i>comfort zone</i>, sempre lei, mannaggia la miseria ladra.</div><div style="text-align: justify;">Ma sapete una cosa? Nonostante tutto, vi devo confessare che… il film funziona. Emoziona. Gioca con sentimenti di facile presa, non si perde in inutili spiegoni (finalmente!) e si lascia guardare senza troppi problemi fino al finale, croce e delizia del film.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wdPSnFMghTI/XtaRrFJmxXI/AAAAAAAADmA/nN0CJB1TjZc_C50HgdehjuSuQ-6SPoKNwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_006.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-wdPSnFMghTI/XtaRrFJmxXI/AAAAAAAADmA/nN0CJB1TjZc_C50HgdehjuSuQ-6SPoKNwCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_006.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tokyo ha un attimo di respiro... che meraviglia!<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Paragrafo SPOILER! <font color="#d52c1f">SPOILER A CATINELLE! PIOGGIA DI SPOILER!</font></b></div><div style="text-align: justify;">Vi ho avvisati.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div><div style="text-align: justify;">Fino a metà film la storia è bellissima, poche ciance. Poi arriva qualche momento di stanca, ma niente di così tragico, è come se il regista volesse prendere il fiato per la volata finale. A tre quarti si palpita, dai che si decolla, dai che la storia arriva alla Grande Svolta, ma… puff. Tutto visto e stra-visto. Hina è la prescelta per il sacrificio, lei lo sa benissimo, così come sa che soltanto sparendo e diventando acqua, potrà salvare Tokyo dalla catastrofe. E così fa, lasciando Hodaka e il fratellino soli in una città dove i raggi solari fanno finalmente capolino tra i grattacieli, regalando agli abitanti la speranza della rinascita. La disperazione del ragazzo è palpabile, è ovvio e scontato che lui non accetti l’epilogo, così inizia la personale sfida per raggiungere la dimensione dove è salita Hina, per riprenderla e riportarla indietro. Bellissimo l’inseguimento in mezzo ad una Tokyo allagata, ma il momento clou del ricongiungimento con Hina è… deboluccio. Perché banale e scontato, sai già che andrà a finire così, che la salverà e la riporterà indietro. Il secondo finale della storia, dopo un salto temporale di tre anni - espediente narrativo che piace molto ai nostri amici orientali, soprattutto nei <i>drama </i>coreani, chi li conosce capirà benissimo cosa intendo - presenta un guizzo apprezzabile rispetto a quanto visto poco prima. Hodaka finalmente si diploma, ritorna a Tokyo dove spera di trovare Hina pronta ad aspettarlo… e così sarà. L’incontro tra i due è reale, il loro abbraccio pure e noi spettatori non dobbiamo immaginarci nulla. Avviene sotto il cielo plumbeo di una Tokyo nuovamente, perennemente annegata nella pioggia. Hina si era sacrificata per salvare il mondo, ma l’amore e - attenzione! - l’egoismo di Hodaka l’ha riportata tra noi, condannando l’intera città a ritornare alle piogge incessanti. La leggenda è chiara: solo il sacrificio della <i>ragazza del tempo</i> fermerà le acque. Hodaka e Hina si sono guardati negli occhi e si son detti: fanculo la pioggia, tenetevela, noi vogliamo vivere senza sottostare alle vostre stupide leggi e superstizioni.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aTOCm3VY1CM/XtaRpvYEiDI/AAAAAAAADmA/ERJ62ardgqUG3wOhggOKXJi8hyy5twd_wCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_004.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="3840" src="https://1.bp.blogspot.com/-aTOCm3VY1CM/XtaRpvYEiDI/AAAAAAAADmA/ERJ62ardgqUG3wOhggOKXJi8hyy5twd_wCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_004.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dai, ditelo che ha citato <i>Mila e Shiro</i>...<br /></td></tr></tbody></table>Io il messaggio l’ho apprezzato e, per certi versi, l’ho trovato anche un pizzico originale. È il riscatto contro il precostituito, uno schiaffo a ciò che gli altri vogliono da noi, è la ribellione dell’adolescente in un momento critico della propria vita: perché buttarla via, perché per una volta non si può provare ad essere egoisti e pensare a sé stessi? Il concetto è stridente se pensiamo alla mentalità nipponica dove la società e il collettivo comandano, a volte in modo opprimente, sul singolo individuo. Che sia un messaggio tipico della narrativa di formazione non è un mistero, anzi Shinkai ci manda un indizio grande come una casa fin da una delle prime scene: durante il primo viaggio verso Tokyo, il ribelle Hodaka sta leggendo “<b><i>Il giovane Holden</i></b>” (“<i>The Catcher in the Rye</i>”), iconico romanzo di formazione adolescenziale scritto da <b>J.D. Salinger</b> nel 1951. Con triplo avvitamento carpiato, l’accostamento con <b>Haruki Murakami</b> è servito ancora una volta: il famoso scrittore è stato il traduttore dall’inglese al giapponese proprio di Salinger, contribuendo alla sua diffusione anche nel paese del Sol Levante. Ma l’accostamento con il grande scrittore non può, ovviamente, finire qui. Ci sono alcuni chiari rimandi a “<b><i>Kafka sulla spiaggia</i></b>” (2002, 2008 in Italia): entrambi i protagonisti sono adolescenti in fuga, incontrano personaggi strani e misteriosi, e assistono a piogge di pesci che cadono dal cielo, in un mondo dove il confine tra la dimensione reale e quella fantastica è infinitamente sottile.</div><div style="text-align: justify;">Prima di saltare alle conclusioni, ci sono ancora un paio di considerazioni che meritano un ulteriore <i>warning</i> per spoiler, perché c’è un accenno anche del finale di <i>Your Name.</i>. Mi rendo conto che mezza recensione oscurata per spoiler possa risultare monca, ma non rovinare il finale a chi non vuole è una forma di rispetto a cui tengo particolarmente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-squdfJn6a10/XtaRurRHLVI/AAAAAAAADmA/UC4kEYj9L_sLod5U-PVeNh9V2KVM2rqFQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_011.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-squdfJn6a10/XtaRurRHLVI/AAAAAAAADmA/UC4kEYj9L_sLod5U-PVeNh9V2KVM2rqFQCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_011.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cliccate per vedere cosa sta leggendo Hodaka...<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Ancora <font color="#d52c1f">SPOILER</font>! Non solo su <i>Weathering with you</i>, ma anche su <i>Your Name.</i>! Vi ho avvisatiiiiihhh! E dueeeeeehhh!</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A Shinkai piace giocare con i rimandi alle opere precedenti, a volte prendendo bonariamente in giro gli spettatori, con <i>easter egg</i> fini a se stessi. È il caso di questo film, in cui i due protagonisti di <i>Your Name.</i> fanno la loro fugace comparsa; <b>Mitsuha</b> è la commessa di una gioielleria che aiuta Hodaka a scegliere l’anello, il regalo di compleanno che il ragazzo intende fare a Hina. <b>Taki</b> compare invece nella scena in cui sua nonna chiama Hina e Hodaka durante il loro business della “<i>ragazza del tempo</i>” per far smettere di piovere. In questa linea temporale Taki e Mitsuha non si sono ancora incontrati sulle scale nella scena clou di <i>Your Name.</i> (lo sappiamo dal manga e dal romanzo); entrambi i film sono ambientati nel 2021, quindi nel pieno di una Tokyo allagata dal temporale perenne, eppure, quando finalmente Taki chiede a Mitsuha qual è il suo nome… c’è una splendida giornata di sole. Ovviamente i fan si sono scatenati in congetture su una ipotetica trilogia shinkaiana dove il terzo film annoderà i fili di entrambe le storie in un qualcosa di strepitoso ed eclatante. Ricordatevelo, sono nato per essere smentito, ma sono certo che non succederà niente di tutto questo. L’unica teoria che posso accettare a denti stretti è quella del multiverso, dove tra gli infiniti universi che si generano ad ogni decisione e snodo cruciale, ce n’è uno in cui Taki e Mitsuha si metteranno insieme non tra i raggi di un sole primaverile e sotto i ciliegi in fiore, ma in un pantano degno dello stagno de <b><i>La Banda dei Ranocchi</i></b>. Per la cronaca, anche <b>Tessie</b> e <b>Sayaka</b>, i due amici comprimari di <i>Your Name.</i>, hanno un cameo in <i>Weathering with you</i>, precisamente nella scena in cui Hina rischiara il cielo per la prima volta dopo essersi messa in società con Hodaka e possiamo vedere le reazioni stupite di alcuni presenti. In realtà è puro e semplice <i>fan service</i>, niente di più, niente di meno, per quanto io trovi sempre affascinanti le speculazioni sui destini incrociati di personaggi appartenenti ad opere diverse, ma inseriti in universi narrativi simili (o paralleli).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kOp-dTrHmDE/XtaRvQ0BNxI/AAAAAAAADmA/df_Z8KtMyYUmfqLRTgCL7JRTDebKhOCeQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_012.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-kOp-dTrHmDE/XtaRvQ0BNxI/AAAAAAAADmA/df_Z8KtMyYUmfqLRTgCL7JRTDebKhOCeQCK4BGAsYHg/w200-h112/Weathering_with_you_012.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mitsuha<br /></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WElCrctgEu0/XtaRwMnPWdI/AAAAAAAADmA/SPVw7WwLF7kAlqkBMgfpioO8UNAIfjWyACK4BGAsYHg/Weathering_with_you_013.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-WElCrctgEu0/XtaRwMnPWdI/AAAAAAAADmA/SPVw7WwLF7kAlqkBMgfpioO8UNAIfjWyACK4BGAsYHg/w200-h112/Weathering_with_you_013.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Taki<br /></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1cN9Slc7O0U/XtaRw3u8kHI/AAAAAAAADmA/6NJddYMysiwa9CFHZHsSxvyVf0KO1icgQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_014.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-1cN9Slc7O0U/XtaRw3u8kHI/AAAAAAAADmA/6NJddYMysiwa9CFHZHsSxvyVf0KO1icgQCK4BGAsYHg/w200-h112/Weathering_with_you_014.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sayaka e Tessie (sgamati!)<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Squarci di cielo oltre le nubi! <font color="#d52c1f">[fine spoiler]</font></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div><div style="text-align: justify;"><b>Considerazioni sull’edizione italiana</b></div><div style="text-align: justify;">Il film è stato proiettato al cinema nella consueta formula dei tre giorni da <b>Nexo Digital</b>, il 14, 15 e 16 ottobre 2019. Il riscontro è stato buono, tanto che le proiezioni hanno goduto di due giorni bonus il 5 e 6 novembre. L’edizione italiana è curata da <b>Dynit</b>, nota per garantire ottimi adattamenti e doppiaggi (niente Kazé e soprattutto niente stupri dell’italiano e oscenità cannarsiane alla Lucky Red, per fortuna). </div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-blOJ7N7oYns/XtaRtR49xzI/AAAAAAAADmA/oopdpe27k9A5H8_-ZRLCzZBVxvtzW_-_gCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_009.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-blOJ7N7oYns/XtaRtR49xzI/AAAAAAAADmA/oopdpe27k9A5H8_-ZRLCzZBVxvtzW_-_gCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_009.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Questa scena va vista in movimento...<br /></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Conclusioni</b></div><div style="text-align: justify;">Alla domanda: “Consiglieresti di guardare <i>Weathering with you?</i>”, rispondo affermativamente, senza dubbio. Il film non raggiunge purtroppo i livelli del predecessore, finendo schiacciato dal confronto. Shinkai ha avuto paura, non ha osato, e ha tirato fuori un film gradevole, visivamente sbalorditivo, che non eccelle però nella svolgimento narrativo, finendo per appiattire sia i personaggi, sia lo svolgimento della trama. Probabilmente il problema sono anche io, che carico di aspettative “adulte” un prodotto che non vuole averle. È molto probabile che il target principale non sia la mia generazione, ma quella successiva (o anche due), un adolescente o un ventenne potrebbero apprezzarlo molto di più di quanto non lo abbia fatto io. In ogni caso la delusione affiora, ma lascia presto il posto alla dolce sensazione di aver comunque visto un bel film. Promosso, indubbiamente, ma per me resta un mezzo passo indietro nella carriera del regista, a cui auguro di spiccare il volo. Shinkai ce la può fare, i mezzi li ha, deve solo trovare uno stramaledettissimo sceneggiatore con i controcoglioni che gli metta nelle mani una storia che farà esplodere il mondo dell’animazione giapponese. Io ci spero ancora, ed è la stessa speranza, ahimé sempre più flebile, che ho nei confronti del <b>Maestro Michael Bay</b>: quanto vorrei una sceneggiatura solidissima da far detonare con infinite palle di fuoco reali senza CGI? Lo so già, è inutile che me lo diciate, sono solo sogni mostruosamente proibiti.</div><div><br /></div><div>
<center>
<table class="GP" style="width: 90%;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th width="65">Trama:</th>
<td><b>6,5</b><br /><div style="text-align: justify;">Mezzo passo indietro rispetto a <i>Your Name.</i>. Solito spunto iniziale davvero interessante, per il resto la storia regala pochi sussulti e procede col pilota automatico. Personaggi poco più che cliché abbozzati, per il resto c’è uno scarso approfondimento che mi ha lasciato con un retrogusto amaro.</div></td>
<th width="65">Musiche:</th>
<td><b>7</b><br /><div style="text-align: justify;">Ottima colonna sonora, diamo pure il bentornato ai Radwimps, che offrono una prestazione solida, anche se non ho trovato i pezzi cantati veramente memorabili.</div></td>
</tr><tr class="odd">
<th style="text-align: justify;">Regia:</th>
<td><b>8,5</b><br /><div style="text-align: justify;">Secondo mezzo passo indietro. Intendiamoci: visivamente è un film sbalorditivo, come quasi tutti quelli di Shinkai. Purtroppo più di una scena presenta dei cali di qualità, probabilmente dovuti ad una maggiore fretta realizzativa.</div></td>
<th>Ritmo:</th>
<td><b>7</b><br /><div style="text-align: justify;">Parte benissimo, rallenta nel mezzo, accelera sul (doppio) finale. Nulla di nuovo, Shinkai ci regala spesso situazioni del genere. Non è noioso, altro punto a suo favore, esattamente come con <i>Your Name</i>.</div></td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td><b>5</b><br /><div style="text-align: justify;">Poco da segnalare. Qualche scena drammatica stile yakuza-movie, che per me hanno pure stonato nel contesto in cui sono state inserite, ma niente di trascendentale.</div></td>
<th>Humour:</th>
<td><b>5</b><br /><div style="text-align: justify;">Film decisamente serio, giusto qualche scenetta simpatica ma niente di più.</div></td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td><b>1</b><br /><div style="text-align: justify;">Nulla da segnalare. </div></td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td width="250"><b>7,5</b><br /><div style="text-align: justify;"><b>Per gioco, ho confrontato i voti che ho assegnato a <i>Weathering with you</i> con quelli dati a <i>Your Name.</i>, d’altronde il paragone tra i due film è inevitabile. Tranne qualche eccezione, in media qui c’è un punto di voto in meno in tutte le sezioni. Non è certamente un caso, per me non siamo ai livelli del predecessore, vuoi perché avevo aspettative enormi, vuoi perché non ho trovato dei significativi miglioramenti nei soliti, noti punti deboli di Shinkai, anzi, l’impianto narrativo nell’ultima prova ne esce leggermente indebolito. Makoto Shinkai poteva fare un balzo, invece è indietreggiato. Più volte ho citato l’espressione <i>comfort zone</i> per spiegare cosa intendo, e lo ribadisco anche in sede di commento. Shinkai non ha voluto osare e questo è il risultato. Mezzo voto in più come punteggio bonus per i fondali e i disegni, sono un valore aggiunto che non è possibile ignorare. Gli effetti della pioggia sono incredibilmente immersivi: ve ne renderete conto con i vostri stessi occhi!</b></div></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center></div></div>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-30462647400019996732020-03-31T15:39:00.000+02:002020-05-01T23:43:16.615+02:00Morte a 33 giri (1986) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Morte a 33 giri</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 5,8</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9lt2crKbIZI/XoMNzT7L4DI/AAAAAAAADgk/cX7AABdOUTklwxrcQR1wxL2i7A8--7msQCLcBGAsYHQ/s1600/Morte_a_33_giri_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="557" data-original-width="300" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-9lt2crKbIZI/XoMNzT7L4DI/AAAAAAAADgk/cX7AABdOUTklwxrcQR1wxL2i7A8--7msQCLcBGAsYHQ/s200/Morte_a_33_giri_Locandina.jpg" width="107" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td><i>Trick or Treat</i></td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>1986</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Horror</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Charles Martin Smith</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Marc Price, Tony Fields, Lisa Orgolini, Glen Morgan</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HNUirsOqG2U/XoMNytOf7SI/AAAAAAAADg0/MfrtUsLGALYYSibsEDbPRQ2bvw5DASakwCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="334" data-original-width="445" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-HNUirsOqG2U/XoMNytOf7SI/AAAAAAAADg0/MfrtUsLGALYYSibsEDbPRQ2bvw5DASakwCPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_010.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div style="font-size: 12.8px;">
Li riconoscete? Ozzy, Tony Fields e Gene Simmons...</div>
<div style="font-size: 12.8px;">
ecco un buon motivo per vedere il film (l'unico?)</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Ci sono ricordi che rimangono a lungo sopiti nella mente per poi riaffiorare così, all'improvviso, senza un perché, di botto; magari sotto la doccia, o durante una passeggiata, o mentre chiacchieri con amici coetanei a rinvangare sul passato, oppure ancora imbottigliati nel traffico dell'ora di punta in Tangenziale Est. Come spesso mi succede, questa volta sono in meditazione zen sul <b>Trono di Ceramica</b>. E come un fulmine a ciel sereno, nel silenzio tombale che circonda l'immobile e catatonica realtà di questi giorni così assurdi ed inquietanti, una vocina mi strilla: "Oh, bella zio, te lo ricordi lo Zio Tibia?" <b><span style="color: red;">[1]</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Cazzo, sì!</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-i-o1JWJmRQg/XoMR9xl5rrI/AAAAAAAADhE/SoXRcfFNrqg2rf0AladACDL8F8zpwuWSwCLcBGAsYHQ/s1600/Zio_Tibia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="276" data-original-width="450" height="195" src="https://1.bp.blogspot.com/-i-o1JWJmRQg/XoMR9xl5rrI/AAAAAAAADhE/SoXRcfFNrqg2rf0AladACDL8F8zpwuWSwCLcBGAsYHQ/s320/Zio_Tibia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Zio Tibia in tutto il suo... ehm... splendore</td></tr>
</tbody></table>
Lo <b>Zio Tibia</b>, quel pupazzo marcissimo che anticipava le notti horror di Italia 1 durante la mia adolescenza... certo che me lo ricordo, fa parte di quel mosaico di ricordi di un periodo che vorrei poter rivivere all'infinito come se mi trovassi in un lunghissimo "giorno della marmotta". Alcune tessere del mosaico sono ovviamente mancanti, sono dunque costretto a leggere su Wikipedia per rinfrescare la memoria: ecco il titolo che ricordavo, <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Zio_Tibia_Picture_Show" target="_blank"><i>Venerdì con Zio Tibia</i></a>, la seconda stagione che andò in onda nell'estate del 1990. Ripercorro l'elenco dei film trasmessi, facendo una spunta mentale su tutti quelli che ricordo di aver visto... magari non necessariamente in quell'occasione ma, ecco, per gran parte dei casi, sì: <i><b>Venerdì 13</b></i>, <i><b>Chi è sepolto in quella casa</b></i>, episodi assortiti di <i><b>Ai confini della realtà</b></i>, <i><b>L'ululato</b></i>, <i><b>Brivido</b> </i>e... <b><i>Morte a 33 giri</i></b>. Gli occhi si fermano su quel titolo, ci rimugino sopra aggrottando le sopracciglia, infine arriva l'illuminazione. Ecco un tassello mancante! Vacca boia, è proprio vero, l'ho visto una volta sola, quella notte del 7 settembre 1990, e col tempo ho finito col rimuoverlo nonostante abbia lasciato un buon ricordo in me. Beh, quale migliore occasione per rimestare in questo paiolo di ricordi e vedere se è vero quello che ho creduto di aver dimenticato? Recupero il titolo, pigio su play e... wow! Colonna sonora da urlo! Metal a profusione! Il protagonista è il classico sfigato che le prende da tutti, ma... aspetta, ha una faccia che credo di aver già visto. Cedo alla curiosità, metto in pausa, faccio una ricerca sul cast e... ma è <b>Skippy</b>, l'amico di <b>Alex </b>in <b><i>Casa Keaton.</i></b> È proprio lui, <i>carramba che sorpresa</i>! Sorrido scuotendo la testa e riprendo la visione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u>Trama!</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DJ-bYGSIg1E/XoMNuQ4H4oI/AAAAAAAADgs/tSWH-WXN_SYigqmQEJVakx4FUviRG-7aACPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_001.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="583" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-DJ-bYGSIg1E/XoMNuQ4H4oI/AAAAAAAADgs/tSWH-WXN_SYigqmQEJVakx4FUviRG-7aACPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_001.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Poteva forse mancare la cameretta iper-metal-accessoriata?</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
</div>
Eddie "Ragman" (<b>Marc Price</b>) è il solito adolescente sfigato di metà anni '80, appassionato di heavy metal (tra le copertine dei suoi 33 giri e i poster nella cameretta troviamo Megadeth, Anthrax, Judast Priest, Twisted Sister, Mötley Crüe, Ozzy Osbourne, KISS e altri che non ricordo) e per questo motivo pesantemente bullizzato dai soliti stronzi deficienti del liceo. Il più grande idolo di Eddie è Sammi Curr (<b>Tony Fields</b>), controverso artista metal uscito proprio dal suo stesso liceo, che inneggia a riti satanici, sgozza pitoni sul palco per berne il sangue, si presenta come un misto di Rob Halford e Ozzy ed è seguito da orde di ragazzini, tanto che in molti lo definiscono l'ultimo cavaliere dell'Apocalisse o qualcosa del genere. Durante uno dei soliti giorni tristi trascorsi a scuola, Eddie subisce una pesantissima umiliazione da parte del bullo Tim; a nulla valgono i tentativi degli amici Roger (<b>Glen Morgan</b>) e Leslie (<b>Lisa Orgolini</b>), tipica gnocca colta dallo spirito della crocerossina ed inspiegabilmente invaghita del nerd: dalla bocca di Eddie, Tim riceve una bruciante invettiva: "Non so come, non so quando, ma te la farò pagare!".</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6-7QkJ2XYqk/XoMNvEgOpJI/AAAAAAAADgo/PSwGARNaJIMkcTcu-S2Sy6OElAYYQ_E0ACPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="544" data-original-width="987" height="176" src="https://1.bp.blogspot.com/-6-7QkJ2XYqk/XoMNvEgOpJI/AAAAAAAADgo/PSwGARNaJIMkcTcu-S2Sy6OElAYYQ_E0ACPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div style="font-size: 12.8px;">
"Il disco è tuo!" - Gene Simmons sa essere molto ambiguo</div>
<div style="font-size: 12.8px;">
(e qui assomiglia a Billy Crystal in <b><i>Harry ti presento Sally</i></b>)</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: right;">
</div>
Mentre tutti ci domandiamo cosa ci possa essere di così terrificante nell'insignificante minaccia del poveraccio, e proprio mentre Eddie scrive una commovente lettera da fan a Sammi Curr, arriva la notizia della morte del cantante, arso vivo in un rogo dell'hotel in cui alloggia. Sconvolto dalla notizia, Eddie va a trovare l'amico Nuke (<b>Gene Simmons</b>), un DJ radiofonico della sua cittadina, che conosceva personalmente Sammi. Visto lo stato del ragazzo, il DJ gli fa uno splendido, inaspettato regalo: il 33 giri inedito dell'ultimo album di Sammi, che sarà trasmesso in anteprima nella notte di Halloween. Incurante dello sguardo inquietante di Nuke, Eddie torna a casa felice, mette il disco sul piatto e si rende conto che c'è qualcosa che non va. Avvezzo a nozioni di riti esoterici, prova a riprodurre il disco al contrario, ed ecco che si svela l'arcano. Grazie a quel disco, è possibile evocare lo spirito demoniaco di Sammi, che promette il compimento della vendetta di Eddie. A farne le spese per prima sarà la tipa di Tim, la quale per poco non ci lascia le penne, e poi Tim stesso, salvo per un soffio da una morte orrenda. Spaventato dalla piega che stanno prendendo gli eventi, Eddie prova a rompere l'incantesimo ma una serie fortuita di avvenimenti farà accadere l'esatto opposto, l'evocazione di Sammi che compare in tutto il suo furore metallaro, mezzo volto riarso dal rogo, cipiglio luciferino, labbra nere come le piume di un corvo. E per Eddie inizia una corsa contro il tempo, l'impossibile missione di fermare il demone che inizia a seminare il terrore nella solita anonima cittadina americana durante la notte delle streghe.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-LgnufeHfS1Q/XoMNuTtIGDI/AAAAAAAADgo/UhI0bRg0qXQKQxyDsjGgx-agN6NuHotwACPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="506" data-original-width="900" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-LgnufeHfS1Q/XoMNuTtIGDI/AAAAAAAADgo/UhI0bRg0qXQKQxyDsjGgx-agN6NuHotwACPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">La cattiveria di Sammi Curr ritratta nel poster nella cameretta di Eddie</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<b><u>Commento!</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Tlgsd_9GD1o/XoMNwYleViI/AAAAAAAADgs/WPn1k_9HjzMw2dHcv3XUmiL9aSL-7D6jQCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="608" height="193" src="https://1.bp.blogspot.com/-Tlgsd_9GD1o/XoMNwYleViI/AAAAAAAADgs/WPn1k_9HjzMw2dHcv3XUmiL9aSL-7D6jQCPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_006.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Ed evocazione, infine, fu!</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: right;">
</div>
Lo ammetto, ho cercato di abbellire la trama per renderla più interessante, ma sappiate che così non è. La storia è semplice, a tratti ingenua, per nulla spaventosa e ricca di <i>cliché</i> della filmografia horror di quegli anni, il tutto senza il minimo cenno di splatter o uccisioni cruente. Questo aspetto mi ha lasciato alquanto spiazzato, ad essere sincero; un po' i ricordi offuscati del quattordicenne che ero, un po' la convinzione che ci doveva pur essere un motivo per cui questo film è diventato nel tempo un piccolo cult, ma mi aspettavo litri di sangue e uccisioni fantasiose a ritmo di un sano metal. Invece il film ha preso un'altra direzione, rendendolo quasi divertente da vedere nonostante non abbia nulla di comico ma soltanto un (retro)gusto <i>kitsch</i>. <i>Morte a 33 giri</i> diventa quindi un simpatico omaggio agli stereotipi horror e al metal, mantenendosi leggero e innocuo, nonostante alcune (poche) scene degne di essere ricordate. Gli effetti speciali sono abbastanza dozzinali e pacchiani, l'interpretazione degli attori è appena sotto il livello della decenza tranne quella di Tony Fields, davvero convincente nei panni di Sammi Curr, ma c'è un punto a favore del film che, davvero, s'innalza impetuoso ed offusca tutto il resto:</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>IL METALLO</b>.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-kgvwmWexGtE/XoMNxhP8djI/AAAAAAAADg0/PdCvchmxIFYl0dTGwue-Zhmq9keP_81rgCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="557" data-original-width="500" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-kgvwmWexGtE/XoMNxhP8djI/AAAAAAAADg0/PdCvchmxIFYl0dTGwue-Zhmq9keP_81rgCPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_008.jpg" width="287" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella forma e nelle note dei <b>Fastway</b>, band britannica che ha firmato tutti i pezzi della colonna sonora. Oggi come oggi, se appena appena vi piace il genere, penso che quei pezzi siano da recuperare per ri-ascoltarli in macchina a volume sostenuto. Per il resto non c'è molto altro da aggiungere, il film scorre via senza che vi lasci la sensazione di aver buttato 100 minuti della vostra preziosa esistenza, ma nemmeno senza lasciare un segno indelebile nella memoria. Musica a parte, ci sono però un paio di osservazioni da fare...</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HyX81dgmXNU/XoMNy_z5McI/AAAAAAAADg4/_G1Zs2HVAmMPQ6rnCKfl7bEnXk4KoIu1ACPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="385" data-original-width="620" height="198" src="https://1.bp.blogspot.com/-HyX81dgmXNU/XoMNy_z5McI/AAAAAAAADg4/_G1Zs2HVAmMPQ6rnCKfl7bEnXk4KoIu1ACPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_011.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Mirabolanti effetti speciali</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-FsYW5nfw14c/XoMNyqzofHI/AAAAAAAADg8/caywSaBIRAE7W4iL500-dsr-_JusMsWGQCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-FsYW5nfw14c/XoMNyqzofHI/AAAAAAAADg8/caywSaBIRAE7W4iL500-dsr-_JusMsWGQCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_009.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Scena Cult 1</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Le scene cult</b></div>
<ul style="text-align: left;">
<li style="text-align: justify;">La più interessante è verso il finale; lo spoiler è minimo ma necessario. Sammi Curr irrompe finalmente durante il ballo della scuola, esattamente a mezzanotte di Halloween, e lo fa nel modo più plateale possibile. Tra lampi e fulmini sbuca dall'impianto della band insignificante che sta suonando in quel momento, prende il posto del front-man ed inizia a schitarrare come un forsennato. Il pubblico, convinto che si tratti di un convincente travestimento di Curr (oggi diremmo "<i>cosplay</i>"), si esalta come non mai ed inizia a ballare indemoniato. Al culmine dell'estasi, Sammi fa partire delle mega saette dalla chitarra, che carbonizzano quelli della prima fila, iniziando una sana, cruenta carneficina. Come anticipato, non c'è nulla di splatter, anzi la sequenza è pure ridicola nella sua innocenza... ma agli occhi di un esagitato quattordicenne che doveva ancora vedere <b><i>Nightmare</i> </b>(sono arrivato dopo), quello era tutto. </li>
<li style="text-align: justify;">All'inizio Eddie deve subire una brutta umiliazione da parte del bullo, a causa del quale finisce nudo come un verme nella palestra delle ragazze... e mentre cerca pateticamente di scappare con le chiappe al vento, la cheerleader stronzetta riesce a fargli una foto con una polaroid. Ammetto di aver sghignazzato: <i>oggi</i> il tizio sarebbe stato riempito dai flash degli smartphone, ma nemmeno <i>ieri</i> avrebbe potuto salvarsi dal pubblico ludibrio. Cambiano i tempi, cambiano i mezzi, ma l'idiozia umana regna sempre sovrana!</li>
<li style="text-align: justify;">La tv locale trasmette il sermone di un reverendo, che si scaglia contro il satanismo e il pessimo influsso del metal sulle menti deboli dei giovani. Aguzzi lo sguardo e, quando realizzi chi è l'attore, scoppi in una bella risata. Genio! Stiamo parlando di <b>Ozzy Osbourne</b>, ovviamente.</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-_-OLj5JJJaQ/XoMNvbN0P3I/AAAAAAAADg0/cshTf-KURNcFKVLNPnKMTbr1k_APTaQ-wCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_004.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="620" height="154" src="https://1.bp.blogspot.com/-_-OLj5JJJaQ/XoMNvbN0P3I/AAAAAAAADg0/cshTf-KURNcFKVLNPnKMTbr1k_APTaQ-wCPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Ozzy Osbourne nei panni del reverendo.</span></td></tr>
</tbody></table>
<b>Il cast</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Ai tempi erano tutti insignificanti (camei a parte), ma alcuni attori, in un modo o nell'altro, successivamente hanno lasciato il segno. Vediamo chi o come:</div>
<ul style="text-align: left;">
<li style="text-align: justify;">Se siete stati attenti, avrete intravisto il nome di <b>Gene Simmons</b> durante il riassunto della trama. Direi che non ha bisogno di ulteriori presentazioni: il bassista dei <b>KISS</b> ha fatto da attore in altri mitici film, non posso non ricordare <b><i>Runaway</i></b> (di <b>Michael Crichton</b> con <b>Tom Selleck</b>) e <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2013/04/detroit-metal-city-2008-recensione.html" target="_blank">Detroit Metal City</a></i></b> (film demenziale giapponese, <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2013/04/detroit-metal-city-2008-recensione.html" target="_blank">che ho recensito qui</a>)</li>
<li style="text-align: justify;"><b>Ozzy Osbourne</b>. L'ho citato nel punto precedente, non aggiungo altro.</li>
<li style="text-align: justify;"><b>Marc Price</b> (Eddie). Marc ha legato il suo nome praticamente solo a Skippy di <i>Casa Keaton</i>. Tante altre parti minori ma per me, fan di Alex (<b>Michael J. Fox</b>), quel telefilm avrà sempre un piccolo posticino nel cuore, splendida sigla inclusa.</li>
<li style="text-align: justify;"><b>Tony Fields</b> (Sammi Curr). Ballerino, è stato memorabile in <i><b>A Chorus Line</b></i> e in alcune partecipazioni ai videoclip di <b>Michael Jackson</b> (<i>Thriller</i> e <i>Beat It</i>) prima di lasciarci prematuramente nel 1995.</li>
<li style="text-align: justify;"><b>Glen Morgan</b> (l'amico Roger). Questo è stato in realtà l'unico suo ruolo come attore; Morgan è oggi un acclamato sceneggiatore a cui dobbiamo la saga di <b><i>Final Destination</i></b> e gran parte degli episodi della serie cult <i><b>X-Files</b></i> insieme al creatore <b>Chris Carter</b>.</li>
<li style="text-align: justify;"><b>Doug Savant</b> (Tim il bullo). Chi l'ha seguito, lo avrà sicuramente riconosciuto nelle prime cinque stagioni di <b><i>Melrose Place</i></b> (era Matt)</li>
<li style="text-align: justify;">Il regista <b>Charles Martin Smith</b>: nato come attore (<b><i>American Graffiti</i></b>, <b><i>Starman</i></b>, un ruolo minore ne <i><b>Gli Intoccabili</b></i>), ha esordito alla regia con questo film e, in seguito, ha firmato successoni come: l'episodio pilota di <b><i>Buffy l'ammazzavampiri</i></b>, <b><i>Air Bud</i></b>, <i><b>L'incredibile storia di Winter il delfino 1</b></i> e <i><b>2</b></i>...</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-s6W1JDr8byc/XoMNuSq7cpI/AAAAAAAADgw/kDnMkTQ8cH8tciCXO7co6pOqEOdbC2mZwCPcBGAYYCw/s1600/Casa_Keaton_Skippy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="330" height="290" src="https://1.bp.blogspot.com/-s6W1JDr8byc/XoMNuSq7cpI/AAAAAAAADgw/kDnMkTQ8cH8tciCXO7co6pOqEOdbC2mZwCPcBGAYYCw/s320/Casa_Keaton_Skippy.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Alex (Michael J. Fox) e Skippy (Marc Price) in </span><b style="font-size: 12.8px;"><i>Casa Keaton</i></b></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u>Conclusioni</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xyHQ-OpLxZ4/XoMNxL43bnI/AAAAAAAADgw/fY2l2Fvfz3k-lhJ_q01EjP8yHBxb372xgCPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_007.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="608" height="193" src="https://1.bp.blogspot.com/-xyHQ-OpLxZ4/XoMNxL43bnI/AAAAAAAADgw/fY2l2Fvfz3k-lhJ_q01EjP8yHBxb372xgCPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_007.jpg" width="320" /></a></div>
<i>Morte a 33 giri</i> merita dunque una visione? Devo riconoscere, ahimè, che questo film ha un target molto circoscritto: l'adolescente degli anni '80 (e forse '90), e chi oggi era adolescente in quegli anni. Dubito fortemente che possa piacere a giovani di oggi, l'horror ha cambiato faccia più volte e questo film è troppo leggero, banale ed ingenuo, troppo ancorato al suo essere anni '80, senza grosse pretese o spunti memorabili per chi vuole qualcosa di forte. In poche parole, è invecchiato male, non è minimamente attuale ma, se vi riconoscete nel target di riferimento, potrà ancora farvi passare una serata in relax e moderato divertimento. Un punto a favore, lasciatemelo aggiungere, è il titolo italiano, che ho trovato molto azzeccato, più del titolo originale (<i>Trick or Treat</i>), banale richiamo ai dolcetti e scherzetti della notte di Halloween.<br />
Un film più recente che riprende le sue atmosfere, le estremizza risultando altrettanto godibile con l'aggiunta di una violenta dose di splatter a delle cattive citazioni metal, è <b style="font-style: italic;"><a href="https://www.imdb.com/title/tt3705412/" target="_blank">Deathgasm</a></b> (2015), che consiglio spassionatamente agli amanti del genere.</div>
<br />
<b style="color: red;">[1]</b> La mia vocina interiore è tamarra, dovreste averlo capito da un pezzo.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DbVMLfRpfoc/XoMNv3cSiwI/AAAAAAAADgo/1QsUwV6CIUgojPv5R2d9hdhpU1Hqc1f_ACPcBGAYYCw/s1600/Morte_a_33_giri_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1118" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-DbVMLfRpfoc/XoMNv3cSiwI/AAAAAAAADgo/1QsUwV6CIUgojPv5R2d9hdhpU1Hqc1f_ACPcBGAYYCw/s320/Morte_a_33_giri_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Leslie (Lisa Orgolini) e gli inspiegabili occhi a cuoricino verso il protagonista.</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="65">Trama:</th> <td>5<br />
<div style="text-align: justify;">
Banalotta, piena di <i>cliché</i> e pochi spunti memorabili. Diciamo che non è proprio il suo forte.</div>
</td> <th width="65"><div style="text-align: justify;">
Musiche:</div>
</th> <td>8<br />
<div style="text-align: justify;">
La colonna sonora dei Fastway è fantastica, ed è assolutamente il punto di forza dell'intera produzione. Da ascoltare più volte, ovviamente deve piacervi il genere (direi <i>glam metal</i>?)</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td>6<br />
<div style="text-align: justify;">
Budget ridicolo: difficile fare di meglio, sinceramente. Ma certe ingenuità e diverse prove di attori poco convincenti non lo rendono un film memorabile.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td>6,5<br />
<div style="text-align: justify;">
Scorre via che è un piacere, aspetto che ho decisamente apprezzato.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td>5<br />
<div style="text-align: justify;">
Potenzialmente avrebbe potuto diventare un film memorabile e distruttivo, ma la leggerezza con cui scorre via gli impedisce di raggiungere un punteggio più elevato.</div>
</td> <th>Humour:</th> <td>5<br />
<div style="text-align: justify;">
Oddio, non fa ridere volontariamente, qualche scena provoca un leggero tremolio delle labbra... ma non esageriamo, suvvia.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td>6<br />
<div style="text-align: justify;">
Fan service gratuito in un paio di scene, come da contratto per un horror di quegli anni.</div>
</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Mi sento buono, la sufficienza la regalo per avermi fatto divertire, per il gustoso omaggio al metal di quegli anni, per qualche idea carina e ben realizzata. Ma difficilmente <i>Morte a 33 giri</i> può essere definito una pietra miliare del genere, nonostante oggi sia diventato un mini-cult per i non più giovani.</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-11974644637074953682020-03-25T09:48:00.001+01:002020-05-01T23:46:07.250+02:00Summer of 84 (2018) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Summer of 84</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 6,7</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mXptX7CD1Oc/XnsV6aYmtEI/AAAAAAAADfk/fbzuGyKcTBYv9O9WgJkdAW_yjh5yRorIQCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="240" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-mXptX7CD1Oc/XnsV6aYmtEI/AAAAAAAADfk/fbzuGyKcTBYv9O9WgJkdAW_yjh5yRorIQCPcBGAYYCw/s200/Summer_of_84_Locandina.jpg" width="133" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br /></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td><i>Summer of 84</i></td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2018</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Thriller</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti, Canada</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>François Simard, Anouk Whissell, Yoann-Karl Whissell</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Graham Verchere, Judah Lewis, Caleb Emery, Cory Grüter-Andrew, Tiera Skovbye, Rich Sommer</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-CuY2LuGGuII/XnsV4BAjRKI/AAAAAAAADe4/k0vGdsslgEEwVkF_-wjP6mzltzeReNdlQCLcBGAsYHQ/s1600/Summer_of_84_01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-CuY2LuGGuII/XnsV4BAjRKI/AAAAAAAADe4/k0vGdsslgEEwVkF_-wjP6mzltzeReNdlQCLcBGAsYHQ/s400/Summer_of_84_01.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto corale del gruppo di nerd dentro la loro casetta dei giochi (sì, fa tanto <b><i>Goonies</i></b>)</td></tr>
</tbody></table>
Signori, amici, affezionati lettori che mi avete dato per disperso, naviganti approdati qui per caso o per sfiga: mi spiace per voi, sono ancora qui tra voi e, per cause di forza maggiore, è tornato il momento di guardare film e buttare giù le quattro cazzate che ho voglia di esternare subito dopo i titoli di coda, cosa che da un paio di anni riesco a fare sempre più raramente. Ma la quarantena, il tanto tempo a disposizione, la voglia di evadere con tutti i mezzi la fanno da padrone, ed eccomi qui a guardare e recensire <b><i>Summer of 84</i></b>, un film indipendente abbastanza sconosciuto, da tempo presente nella mia lista per merito (o colpa?) dei registi che si firmano con l'acronimo <b>RKSS</b>, finiti nel mio mirino grazie al bellissimo <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2015/11/turbo-kid-2015-recensione.html" target="_blank">Turbo Kid</a></i></b> (2015, <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2015/11/turbo-kid-2015-recensione.html" target="_blank">recensito qui</a>).</div>
<div style="text-align: justify;">
In tutte le mie recensioni parto con l'intenzione di essere breve, vediamo se stavolta ci riesco (spoiler: no, fallisco miseramente, esattamente come i RKSS. Oddio, è uno spoiler nello spoiler, uno spoiler multi-livello, una matrioska di spoiler, mi complimento da solo!)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-VC2xIVrtnZs/XnsV5dNvzEI/AAAAAAAADfo/q73o2uZZHjUZ3vMAxD3fquKwJpouJ4jTQCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="249" data-original-width="600" height="132" src="https://1.bp.blogspot.com/-VC2xIVrtnZs/XnsV5dNvzEI/AAAAAAAADfo/q73o2uZZHjUZ3vMAxD3fquKwJpouJ4jTQCPcBGAYYCw/s320/Summer_of_84_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Cabinati inventati</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<b><u>Trama</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Anno 1984, siamo ad Ipswich, città dell'Oregon. I protagonisti sono quattro quindicenni: Davey, Tommy 'Eats', Caleb e Cory, alle prese con le loro noiosissime vacanze estive, nella classica cittadina americana ricolma di anonime villette a schiera, dove non succede assolutamente nulla e la vita scorre avanti sonnacchiosa e l'unico modo per rompere la monotonia, a parte giocare, chiacchierare e fare battute da nerd sfigati, è far viaggiare la fantasia. Ma qualcosa o, meglio, qualcuno, rompe lo schema che si trascina avanti da settimane. Un serial killer, chiamato "Cape May Slayer" (l'assassino di Cape May), che nell'ultimo decennio aveva terrorizzato la cittadina confinante con l'uccisione di tredici minorenni, manda una lettera di sfida alla polizia locale. Il protagonista Davey, dotato di fervida immaginazione nonché divoratore di libri e articoli sensazionalisti e complottisti, si convince che l'assassino sia Wayne Mackey, il gentile e benvisto poliziotto vicino di casa e amico del padre dello stesso Davey. Quando Davey crede di aver visto nella casa di Mackey un ragazzino dato per disperso, riesce a convincere i suoi amici ad iniziare una caccia all'uomo per smascherare il presunto killer. A loro presto si unirà la gnocca Nikki, vicina più grande di Davey e sogno erotico di tutti i quattro adolescenti in preda all'ormone, in un gioco che parte innocente ma che, nel proseguimento, diventa sempre più oscuro e pericoloso. Ha ragione Davey o è tutto frutto della sua deviata immaginazione?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-lpqDEsismFM/XnsV44mtcgI/AAAAAAAADfY/cAiiMWDu-D8wqRuNXICEguWGJLdJ_7U4gCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1600" height="133" src="https://1.bp.blogspot.com/-lpqDEsismFM/XnsV44mtcgI/AAAAAAAADfY/cAiiMWDu-D8wqRuNXICEguWGJLdJ_7U4gCPcBGAYYCw/s320/Summer_of_84_04.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Wayne Mackey (Rich Sommer) è lui o non è lui (il cattivo)?</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<b><u>Commento</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Leggete la trama, guardate il trailer e i primi dieci minuti: cosa vi viene in mente? Ve lo dico subito: un frullatone di <b><i>Stranger Things</i></b>, <b><i>Stand by me</i></b> e <i><b>Disturbia</b></i> / <i style="font-weight: bold;">La finestra sul cortile</i> (scegliete voi quale dei due). L'idea, di per sé, non è nemmeno malvagia: per un motivo o per un altro, questi film e serie hanno lasciato un segno dietro di sé e in <i>Summer of 84</i> possiamo notare come sia stato fatto un tentativo di amalgamarli in qualche modo. Purtroppo, lo dico subito, la somma delle parti risulta inferiore in tutti gli aspetti (tranne il finale), mancando il bersaglio non di poco. Cosa non va, precisamente? Vado per punti cercando di argomentare dove possibile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1) Gli anni 80.</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Lo dice il titolo, lo si capisce dai dialoghi e dalla scenografia. Questo film è l'ennesimo omaggio a quella decade a cui i non-più-ragazzini (sigh) della nostra generazione ancora si sentono tanto legati. Attenzione: non ne parlo in termini necessariamente positivi, soprattutto in questi ultimi anni di revival dove gli <i>Eighties </i>ce li hanno rifilati in tutte le salse e ormai stiamo arrivando a raschiare il fondo del barile. (per colpa di <i><b>Capitan Marvel</b></i> e <b><i>Beverly Hills</i></b>, tranquilli, sta arrivando il turno degli anni '90). Oggi, all'ennesimo film che omaggia quella decade, assistiamo alle seguenti due reazioni dicotomiche:</div>
<ul style="text-align: left;">
<li style="text-align: justify;">Ma che palle! Mi sono frantumato le gonadi! Ancora questi anni di nulla patinato! Il consumismo! La Milano da bere! La distruzione del tessuto sociale! Reagan! Gorbaciov! Electro-pop! Paninari!</li>
<li style="text-align: justify;">Wow! Fantastica decade, a cui dobbiamo tutte le cose belle di oggi! Rock! Metal! I film Action! Spielberg! I videogames a casa! Il walkman! MTv! La BMX!</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-sBDipMiCsnw/XnsV4NR4B2I/AAAAAAAADfg/Dw2hVXz4_nUvySe9-unjly6Jk8unzR7aQCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_02.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-sBDipMiCsnw/XnsV4NR4B2I/AAAAAAAADfg/Dw2hVXz4_nUvySe9-unjly6Jk8unzR7aQCPcBGAYYCw/s320/Summer_of_84_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Pioggia di BMX</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
</div>
Ecco, parliamo della BMX, uno dei simboli indiscussi di quella decade. Non ce l'avevo, perché l'ho sempre trovata di uno scomodo allucinante. Pedalarne una mi dava la stessa sensazione provata da <b>Fantozzi</b> durante la Coppa Cobram sulla bici senza sellino, preferivo di gran lunga le bici molleggiate da cross col sellino morbido, che mi facevano apparire un po' retrò e anni '70 ma... sticazzi, la comodità veniva prima di tutto. Ecco, la BMX <b><span style="color: red;">[1]</span></b> diventa un feticcio da cui i registi canadesi di <i>Turbo Kid</i> e <i>Summer of 84</i> non riescono a staccarsi e, a sua volta, diventa un simbolo di tutto il loro pensiero, nel bene e nel male. Vuoi omaggiare quella decade? DEVI metterci una BMX. Vuoi immergerci nelle sue atmosfere? DEVI piazzarci il synth-pop. Vuoi trasformare il film in un'operazione nostalgica? Dopo <i>Stranger Things</i> (e <b><i>Dark</i></b>) niente è più lo stesso: DEVI avere come protagonisti quattro ragazzini, sfigati e possibilmente nerd in qualcosa. Il problema è proprio questo: all'alba del 2020, se giochi a contestualizzare una storia in quel periodo e lo fai usando sempre gli stessi stereotipi, significa che non hai più nulla da dire... o stai dicendo cose dette e stra-dette, che non suscitano più sorpresa o il brivido nostalgico in chi quegli anni li ha vissuti davvero. Monopoly? <i>Meh</i>. Walkie-Talkie? <i>Wow</i>. Battute su Spielberg? <i>Yawn</i>. Locandine e cabinati di Asteroid? <i>Ari-Yawn</i>. Il font della locandina, lo stesso di <b><i>Venerdì 13</i></b>? <i>E vabbè</i>. Il pensiero che più mi ha fatto riflettere è che, in fondo, la storia è assolutamente indipendentemente dall'anno in cui si svolge: se la ambienti negli anni '90 o addirittura oggi, non cambia nulla nella sostanza (a parte qualche piccolo ovvio accorgimento tecnologico). Che sia un bene o un male non saprei dirlo, di certo non depone a favore di chi punta così tanto sull'operazione nostalgia, perché la trasforma in un lavoro fine a sé stesso e nulla di più.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>2) I personaggi.</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-gmWedwPwp1I/XnsV5A5j7YI/AAAAAAAADfg/Ri9Ryy2WC2kpySAwt1DOfn_PkEKZ6J_0QCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_05.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1600" height="132" src="https://1.bp.blogspot.com/-gmWedwPwp1I/XnsV5A5j7YI/AAAAAAAADfg/Ri9Ryy2WC2kpySAwt1DOfn_PkEKZ6J_0QCPcBGAYYCw/s320/Summer_of_84_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Seeeeee, come no!</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
</div>
Se quindi l'effetto sorpresa non può (più) arrivare dall'ambientazione, su cui si basa gran parte di un'operazione come questa, il <i>qualcosa in più</i> deve arrivare da altre componenti: trama e personaggi. Sulla prima non mi dilungo più di tanto (ci arrivo dopo, senza spoilerare), sui secondi qualche parola in più la spendo. Non ci siamo: qui i personaggi non funzionano. Non tanto per lo stereotipo in sé - a me non dà fastidio - quando per l'antipatia gratuita che essi provocano. Il protagonista Davey è il più decente, ovviamente, ma gli altri sono delle semplici macchiette che non aggiungono nulla alla visione; il tamarretto dalla lingua velenosa, tutto parole e pochi fatti; il gigante buono con la madre milfona oggetto di battutacce del tamarro; il nerd occhialuto che tutto sa e tutto capisce, salvo essere un fifone conclamato e che, in fondo, non capisce un emerito cazzo. E la vicina gnocca più grande, che vive il problema del divorzio dei genitori, e che trova conforto in una relazione platonica con il protagonista, cosa che tutti noi smaliziati troviamo assolutamente poco credibile. In breve: i personaggi funzionano poco e non si è creata quell'alchimia che invece è strepitosa in <i>Stand by me</i>, che pure i nostri RKSS conoscono bene: peccato, peccato, peccato!</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>3) Il doppiaggio italiano</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Purtroppo è uno dei peggiori che mi sia mai capitato di ascoltare, tanto che dopo un quarto d'ora ho girato sull'audio originale con sottotitoli. Atroce a dir poco, pur non raggiungendo le vette di <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2017/10/viaggio-verso-agartha-2011-recensione.html" target="_blank"><b><i>Viaggio verso Agartha</i></b></a> (OK, è davvero difficile fare peggio)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-_u8oJAEm6Ps/XnsV4CBCxII/AAAAAAAADfU/yYN8aQsdxzYcbIaJ07tnO0_E5qIrUQ_kgCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="619" data-original-width="1100" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-_u8oJAEm6Ps/XnsV4CBCxII/AAAAAAAADfU/yYN8aQsdxzYcbIaJ07tnO0_E5qIrUQ_kgCPcBGAYYCw/s320/Summer_of_84_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Nikki (Tiera Skovbye)</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Di fronte a questi grossi problemi, il mancato effetto nostalgia e la scarsa empatia verso i personaggi, uniti ad una trama non originale, si potrebbe pensare che il film sia pessimo. Invece no, <i>Summer of 84</i> si salva dall'insufficienza grazie ad altri tre fattori (facciamo due e mezzo):</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1) La regia</b></div>
<div style="text-align: justify;">
RKSS l'avevano già dimostrato con <i>Turbo Kid</i>, come registi ci sanno fare e sono capacissimi di confezionare un ottimo prodotto partendo da un budget assolutamente ridicolo. Eh, sì, non l'ho ancora sottolineato a sufficienza, ma stiamo parlando di registi indipendenti che non hanno alle spalle le disponibilità finanziarie messe a disposizione dalle major; quello che si vede a video è un piccolo miracolo, anche se non fa gridare come era avvenuto con <i>Turbo Kid</i>. Mi piacerebbe vederli alle prese con una produzione più imponente, sono certo che ne vedremmo delle belle... senza che perdano il gusto per lo splatter / gore, che qui si vede molto poco.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>2) Il finale (no spoiler!)</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Per tre quarti del film la storia regge bene, anche se sui binari del "già visto" e in cui ogni tanto qualche battuta a vuoto fa affiorare un pizzico di noia; escludendo un paio di scene davvero ben costruite dove si sobbalza, bisogna aspettare gli ultimi venti minuti finali per vedere un improvviso cambio di registro. La tensione si fa più palpabile fino a sfociare in un finale per certi versi sorprendente e non in linea con l'atmosfera che ci ha accompagnati fino a quel momento. Ecco, se da un lato gli ultimi minuti salvano il film da un'insufficienza piena, dall'altro aumentano il rammarico: se solo i RKSS avessero osato un po' di più anche prima, avremmo assistito ad un ottimo film. Così, invece, ci troviamo davanti ad una produzione mediocre che soccombe sotto i colpi dei termini di paragone che gli stessi registi si sono avventatamente scelti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>3) La colonna sonora</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Fermi tutti: non si parla di canzoni anni '80, che solitamente infestano produzioni di questo genere (e poi invariabilmente ci avrebbero piazzato un <i>Should I Stay or Should I Go</i>, un <i>The final countdown</i> o un <i>Walking on sunshine</i>). Complice il risicatissimo budget, per gli autori non era probabilmente possibile acquistarne i diritti e, intelligentemente, si sono affidati ai <b>Le Matos</b>, che già avevamo sentito in <i>Turbo Kid</i>. Specializzati in synthwave, confezionano un commento musicale perfetto per le scene, facendoci calare nelle atmosfere del film. È altrettanto chiaro che se il genere musicale vi è indigesto, lo sarà praticamente tutta la visione del film, perché la musica non si discosta di un millimetro dal genere e ne pervade ogni sequenza. Io che la adoro, ci sono andato a nozze!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jTFm3kgvwvY/XnsV57QVtJI/AAAAAAAADfc/hf1MkTKeJv8SS8CsKq9WCYEjt8B-iezLQCPcBGAYYCw/s1600/Summer_of_84_07.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="427" data-original-width="640" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-jTFm3kgvwvY/XnsV57QVtJI/AAAAAAAADfc/hf1MkTKeJv8SS8CsKq9WCYEjt8B-iezLQCPcBGAYYCw/s320/Summer_of_84_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">RKSS, il trio di registi</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<b><u>Conclusioni</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Bocciato no, forse nemmeno promosso, <i>Summer of 84</i> galleggia nel limbo della mediocrità, salvato soltanto da un sussulto nel finale. Sinceramente mi aspettavo molto di più dai registi; la loro intenzione di allontanarsi in modo netto da <i>Turbo Kid</i>, cosa di per sé non sbagliata, ha però fatto loro perdere di vista la visione dell'insieme e ne è uscito un film bello solo a metà. Infine, un accorato appello: basta revival anni '80, rinnovate il vostro repertorio e tirate fuori qualcosa di sorprendente! </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red;">[1] </span></b>Fra l'altro mi sono accorto che della BMX ho già parlato nella recensione in <i>Turbo Kid</i> e ho fatto la stessa battuta, ma ormai sono troppo pigro per cambiarla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="65">Trama:</th> <td>6<br />
<div style="text-align: justify;">
La storia, piena di <i>cliché</i>, si trascina alternando momenti di stanca ad improvvise accelerazioni, fino ad arrivare ad un sorprendente finale. Si poteva fare meglio durante i primi tre quarti di film, probabilmente gli sceneggiatori non sono stati all'altezza dei registi.</div>
</td> <th width="65"><div style="text-align: justify;">
Musiche:</div>
</th> <td>7<br />
<div style="text-align: justify;">
Uno dei punti di forza del film, la colonna sonora dei Le Matos è un perfetto esempio di synthwave al servizio del film. Non ci sono pezzi cantati (ed è un peccato, <i>No Tomorrow</i> in <i>Turbo Kid</i> è una bellissima canzone), ma purtroppo non si può avere tutto.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td>6<br />
<div style="text-align: justify;">
I RKSS ci sanno fare, l'ho scritto nel corpo della recensione e qui lo ribadisco. Qui pagano, probabilmente, il non aver voluto (o potuto) osare troppo, finendo con il confezionare un film anonimo e privo di mordente. Ma va anche detto che, col risicatissimo budget a disposizione, hanno tirato fuori un prodotto visivamente ben fatto.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td>5,5<br />
<div style="text-align: justify;">
Il film ha diversi momenti di stanca, alcune belle scene che spiccano, ed un ottimo finale. Dura solo un centinaio di minuti ma la mia impressione è stata quella di un film più lungo: i tempi dovevano essere dosati meglio.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td>5<br />
<div style="text-align: justify;">
C'è la suspense, anche se diluita, mentre lo splatter / gore è pressoché assente (non aggiungo altro per non spoilerare)</div>
</td> <th>Humour:</th> <td>5<br />
<div style="text-align: justify;">
Ecco, questo è un tasto decisamente dolente, ed è colpa della sceneggiatura. Ci sono molti dialoghi tra i ragazzini che dovrebbero farci vedere com'è l'alchimia fra di loro ma... non fanno ridere, non rendono l'atmosfera e appiattiscono l'intera visione. Anche le battute e i pochi momenti divertenti si perdono in mediocrità assortite.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td>2<br />
Si vede solo la schiena nuda di Nikki. Che volevate vedere, porcelloni?</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Un'occasione sprecata, avrebbe potuto essere un'altra piccola gemma indie, ma cade miseramente sotto i colpi dell'onnipresente <i>Stranger Things</i>. Un "vorrei ma non posso" che mostra notevoli limiti ed un unico, pregevole sussulto nel finale, insufficiente però a risollevarne le sorti. Se non l'avete ancora capito, visto che l'ho citato anche troppo, andate a recuperare <i>Turbo Kid</i>!</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-2018341552420484892019-08-09T00:07:00.000+02:002019-08-09T00:12:35.980+02:00[Speciale] [Extra] Top 20 Eurodance anni '90<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center style="text-align: justify;">
<span id="docs-internal-guid-2fe9590a-7fff-7be1-f75d-460c6bd663e7"><div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">TOP 20 EURODANCE SONGS + TRACCE BONUS</span></div>
</span>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b>DISCLAIMER.</b> Come ormai dovreste aver intuito, ogni tanto mi piace fare una (lunga) digressione che con i film brutti c'entra poco o nulla ma, non sapendo dove pubblicarla, la piazzo qui ad uso e consumo di chi capiterà qui per caso. Scusami, ignaro navigatore.</span><br />
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br />
</span> <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-eLBZaLTMo74/XUyDD-24vqI/AAAAAAAACxA/wPfb2inGZw4HRMnJ5T3JL7Ij3aUPYrX3QCLcBGAs/s1600/Eurodance_music.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="800" height="250" src="https://1.bp.blogspot.com/-eLBZaLTMo74/XUyDD-24vqI/AAAAAAAACxA/wPfb2inGZw4HRMnJ5T3JL7Ij3aUPYrX3QCLcBGAs/s400/Eurodance_music.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br />
</span> <span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Siamo in estate, è tempo di tormentoni! Ma non parlo della fuffa che va tanto in voga oggi, tipo il </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">reggaeton </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">o i pezzi </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">trap </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">che tanto fanno impazzire i giovani che, ahimé, devono ancora sviluppare il proprio gusto musicale e hanno tutto il diritto di sbagliare per migliorare crescendo. Parlo della fuffa che ascoltavamo noi negli anni ‘90, dei </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">nostri </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">errori di gioventù! Non lo dirò, ma immaginatevi la mia vocina che sussurra piano piano: “Non c’è paragone, la fuffa dei nostri tempi era migliore di quella di oggi”. Non l’ho detto… ma è come se l’avessi fatto.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Qui e ora si parla della mia personale e assolutamente parziale Top 20 delle canzoni Eurodance, un genere di musica elettronica dance che nacque alla fine degli anni ‘80, indovinate un po’, in Europa. Questo macrogenere raccoglie diversi elementi della techno, della disco e dell’house: il synth è lo strumento principe, il ritmo è sostenuto, la voce, spesso femminile, talvolta è alzata di tono digitalmente (e magari pure aggiustata con autotune, dal 1997), i ritornelli sono tormentoni martellanti, generalmente alternati a pezzi rappati da una voce bassa e maschile; infine, l’atmosfera generale - sound e testi - sprizza allegria e felicità da tutti i pori, come nel sottogenere </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">bubblegum dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, per esempio. Insomma, non è musica impegnata né particolarmente elaborata; quindi, cari miei sommelier del metallo di ‘sta gran cippa, non venitemi a ravanare la ciolla sulla superiorità della vostra musica: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">rap </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">trap </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">a parte, ogni genere ha la sua dignità musicale.</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Criteri per la costruzione di questa Top 20</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Inizialmente avrebbe dovuto essere una canonica Top Ten, ma mi sono reso conto che avrei ingiustamente lasciato fuori dei pezzi meritevoli; per renderla più varia, ho adottato una semplice regola: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">una sola canzone per cantante / gruppo</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (altrimenti la classifica sarebbe stata monopolizzata da due-tre nomi). Se poi vogliamo arrivare a costruire una compilation decente, trenta titoli sono più che sufficienti: ecco quindi l’aggiunta delle </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">dieci bonus track</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, tutte canzoni di interpreti già presenti nella Top 20 ufficiale. Noterete che ci sono delle assenze eccellenti: questa classifica non ha pretese di essere una storia della eurodance, ma è soltanto uno specchio del mio gusto personale; magari qualche canzone non la conosco o, più semplicemente, non mi piace.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">La discriminante per la scelta delle canzoni è semplice: devono essere euro, devono essere dance, quindi eurodance. Sicuramente alcuni titoli sono degli ibridi e non appartengono del tutto al genere o alla decade di riferimento (gli anni novanta): sono consapevole di aver inserito delle eccezioni, ma l’ho fatto a ragion veduta. Se poi avete da contestare, fatelo pure ma tanto la classifica non cambierà, gne gne gne.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Una doverosa, finale ammissione: a me questi pezzi piacciono ancora oggi, li ascolto senza problemi e senza vergogna nonostante mi piaccia il rock, il metal, il pop, il blues, le sigle… bando alle ciance, ed iniziamo! Come da tradizione in stile </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Superclassifica Show</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, si parte dall’ultima posizione fino ad arrivare al podio.</span><br />
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">
</span> <span style="font-family: "arial";"><span style="font-size: 14.6667px; white-space: pre-wrap;"><b><u>Nota finale:</u></b> <b><span style="color: red;">tutti </span></b>i titoli di ogni sezione sono cliccabili e rimandano al video ufficiale su YouTube. Per non appesantire troppo il caricamento della pagina, ho preferito non incorporare i video con la funzione <i>embed</i>. Le immagini delle copertine dei singoli sono state prese dal sito <b>discogs.com</b>.</span></span></div>
<center style="text-align: justify;">
<br />
</center>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">GIAMPY'S TOP 20 EURODANCE</span></div>
</div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 20</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=9DXMDzqA-UI" target="_blank">Gigi D’Agostino - The Riddle</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1999, Italia)</span><br />
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-WvGk9nyREFo/XUyHTa4vDEI/AAAAAAAACxc/F20pwTChYWYYR2Tb1PNmwO6p1o4RT6BJgCEwYBhgL/s1600/Gigi_Dagostino_The_Riddle.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; display: inline !important; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="522" data-original-width="599" height="173" src="https://1.bp.blogspot.com/-WvGk9nyREFo/XUyHTa4vDEI/AAAAAAAACxc/F20pwTChYWYYR2Tb1PNmwO6p1o4RT6BJgCEwYBhgL/s200/Gigi_Dagostino_The_Riddle.jpg" width="200" /></a></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dai, ammettetelo: cosa vi viene in mente quando sentite nominare </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Gigi Dag</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">?</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Il Capitano! Il pogo selvaggio! Le Rotonde di Garlasco!</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">L’accostamento è naturale, praticamente spontaneo anche per me, che alle Rotonde non sono mai stato; anzi, a dire il vero non sono mai stato un frequentatore delle discoteche. Eppure queste canzoni me le ascolto tutte come se fossi in mezzo alla pista: questi sono i controsensi del Giampy.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The Riddle</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è un classicone della dance italiana, fu un grande successo pur essendo uscito nel ‘99 quando l’eurodance era già in fase calante. Questa canzone è in realtà una cover dell’omonima versione firmata dall’inglese </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Nik Kershaw</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, pezzo </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">synth-pop</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> uscito nel 1984, che ebbe un grande riscontro di vendite nel nord Europa e in Inghilterra. Lasciatemelo dire, l’originale è una palla unica (giusto gli inglesi ne rivendicano la superiorità) e si salva solo il ritornello principale, proprio quello che il nostro Gigi riprende trasformandolo in un vero e proprio tormentone fischiettato. Al successo della cover italiana contribuì il video a cartoni animati con l’omino che omaggia il personaggio de La Linea di Cavandoli, qui alle prese con un drago. A scanso di equivoci, ricordo che a cantare non è Gigi (i DJ non cantano e i più sprezzanti diranno che nemmeno compongono) bensì l’armeno </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Andrew Sarkeesian</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">.</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 19</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=g3WkHdQUuiU" target="_blank">Carrara - Shine on Dance</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1984, Italia)</span><br />
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ZUux_e-k3hQ/XUyGJCUFnOI/AAAAAAAACxQ/o-kmBG9YCkYoR-2igsCwPzkCNXu154tUgCEwYBhgL/s1600/Carrara_Shine_on_dance.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; display: inline !important; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-ZUux_e-k3hQ/XUyGJCUFnOI/AAAAAAAACxQ/o-kmBG9YCkYoR-2igsCwPzkCNXu154tUgCEwYBhgL/s200/Carrara_Shine_on_dance.jpg" width="196" /></a></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ecco uno dei pochi pezzi non eurodance che ho deciso lo stesso di infilarci, perché comunque la sonorità lo ricorda molto. Con </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Shine on Dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> siamo più nel campo dell’</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">italo dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, della quale il bergamasco (Alberto) </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Carrara </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">fu un degno rappresentante insieme ai vari Gazebo, Baltimora, Radiorama, Righeira, Den Harrow, Sabrina (Salerno), Ciao Fellini, Albert One e mille altri. L’italo dance nasce a metà degli anni ottanta e, nonostante non esista una definizione che la spieghi in modo chiaro (wikipedia per esempio la fa nascere negli anni novanta! Suvvia), contiene come stile molti degli elementi tipici della successiva eurodance: synth a grandinate, vocoder, testi prevalentemente in inglese, contenuti leggeri e positivi; insomma, tutto ciò che concorre a creare musica perfetta per ballare spensierati. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Shine on Dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> venne presentata al Festivalbar del 1984 e ottenne grandi consensi: come potete vedere nell’imbarazzante video (registrazione della trasmissione Popcorn), il buon Alberto Carrara - rigorosamente in playback - si presentò con tastiera (sostituita da un pianoforte in altre esibizioni) e violino, il cui campionamento era il suono che spiccava fra tutti gli altri. Si vede che era proprio giovane e impacciato, fa quasi tenerezza quando smette di fingere di suonare il violino e la musica continua imperterrita. Ma </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Shine on Dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> resta un bel pezzo, raffinato e meno cadenzato, pur con tutti i campionamenti che gli amanti di questa musica non faranno fatica a riconoscere. A comporre il brano fu </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Maurizio Bassi</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, produttore e compositore milanese che legò il proprio nome a diversi progetti, fra cui </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Baltimora</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tarzan Boy,</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> di cui fu anche il reale cantante durante le registrazioni in studio nonostante il frontman fosse </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Jimmy McShane</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">).</span></div>
</div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 18</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=_1NSe_LXkxk" target="_blank">Netzwerk - Send me an Angel</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1992, Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GlXO6ExTpwI/XUyIf9TPaYI/AAAAAAAACxk/ENZTVPYRACoBWrAIhuRCJjJJsf-mS3kDgCLcBGAs/s1600/Netzwerk_send_me_an_angel.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="585" data-original-width="599" height="195" src="https://1.bp.blogspot.com/-GlXO6ExTpwI/XUyIf9TPaYI/AAAAAAAACxk/ENZTVPYRACoBWrAIhuRCJjJJsf-mS3kDgCLcBGAs/s200/Netzwerk_send_me_an_angel.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">A discapito del nome, che sembra rudemente teutonico, i </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Netzwerk </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">erano un progetto tutto italiano, nato nel 1992 dalla mente di Roberto Zanetti (noto qualche anno prima con lo pseudonimo di Savage). Nella prima formazione composta da Maurizio Tognarelli, Marco Galeotti e Marco Genovesi il gruppo lanciò due singoli, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Send me an Angel</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (cover dell’omonima canzone del gruppo australiano </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Real Life</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">) e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Breakdown</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, entrambe con la voce della cantante </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sandra Chambers</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Ma il vero successo arrivò nel 1994, dopo un rimpasto di formazione e l’arrivo di Gianni Bini e Fulvio Perniola: furono loro a comporre </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Passion</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1994) e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Memories</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1995), entrambe cantate da </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Simone Jay</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Io ovviamente vado controcorrente, e nella mia Top 20 ci piazzo la canzone d’esordio perché la preferisco; sarà per via della voce, sarà per il sound più vicino agli anni ‘80, più italo e meno euro, fatto sta che </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Send me an Angel</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> merita più di un ascolto nonostante l’evidente contraddizione in cui sono caduto.</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 17</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=suMaFXb7uPc" target="_blank">Eiffel 65 - Blue (Da Ba Dee)</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1999, Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-F1FBbP_vHWM/XUyI3uckStI/AAAAAAAACxs/FkaCXyl1GzQCVK9sM6BVSZDydb4zZH5NQCLcBGAs/s1600/Eiffel_65_Blue.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="559" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-F1FBbP_vHWM/XUyI3uckStI/AAAAAAAACxs/FkaCXyl1GzQCVK9sM6BVSZDydb4zZH5NQCLcBGAs/s200/Eiffel_65_Blue.jpg" width="198" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">E qui arriviamo già ad uno dei più grandi successi internazionali di un gruppo italiano del genere eurodance: erano decenni che una canzone italiana non vendette così tanto negli Stati Uniti; </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Blue (Da Ba Dee)</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> fu qualcosa di davvero clamoroso, ancora più all’estero che in Italia (dove raggiunse la terza posizione, mentre quasi ovunque scalò le vette fino al primo posto delle vendite). Gli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Eiffel 65</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, nati nel torinese, erano composti da due musicisti, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Maury</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Jeffrey Jey</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, ed un DJ, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Gabry Ponte</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Dopo la sbornia dovuta al successo, e dopo altri album che però non vendettero come il primo, il trio si sciolse a causa delle tensioni interne, i musicisti da una parte, e il DJ dall’altra. Era ovvio che andasse a finire così, e nemmeno un tentativo di reunion nel 2010 riuscì a sistemare le cose. Oggi Maury e Jey continuano come duo, mentre Gabry Ponte ha proseguito imperterrito a massacrare mostri sacri della musica (ricordiamo ancora la sua versione di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Geordie</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">…) Del trio, a distanza di vent’anni (mammamiastommalesecipenso), è rimasta una canzone </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">evergreen</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che tutti conoscono, e che non può non finire nella mia Top 20, nonostante non mi faccia impazzire. Il video in 3D ai tempi forse era pure innovativo, ma visto oggi è di una rara bruttezza, diciamo pure che è invecchiato malissimo. Curiosità: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Blue</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> fa pure parte della colonna sonora del film campione d’incassi </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Iron Man 3</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2013), segno del successo avuto negli Stati Uniti.</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 16</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=LNBjMRvOB5M" target="_blank">Pet Shop Boys - Go West</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1993, Regno Unito)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-0E2dMbnBkII/XUyJqPT6wRI/AAAAAAAACx4/OfpIJp4bm-obMK6fXNEgVCAfrFdfqVWEACLcBGAs/s1600/Pet_shop_boys_Go_West.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="597" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-0E2dMbnBkII/XUyJqPT6wRI/AAAAAAAACx4/OfpIJp4bm-obMK6fXNEgVCAfrFdfqVWEACLcBGAs/s200/Pet_shop_boys_Go_West.jpg" width="198" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Altra canzone non propriamente catalogabile come eurodance, ma ce la metto lo stesso perché mi piace assai, decisamente più della versione originale dei </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Village People</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> pubblicata nel 1979. La verità è che il successo mondiale di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Go West</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> arrivò con la versione degli inglesi </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Pet Shop Boys</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che la inserirono nell’album </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Very</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> nel 1993. Inutile dire che la canzone divenne probabilmente il loro più grande successo commerciale e, da allora, venne sempre eseguita in ogni loro concerto. Il video, come molti di quegli anni, presenta numerose animazioni in computer graphic, con i due cantanti che compaiono spesso tra una scena e l’altra, conciati in modi assurdi e inguardabili (no, siamo ben oltre l’essere eccentrici). Le immagini dell’esercito sovietico nella Piazza Rossa, proprio negli anni in cui il comunismo russo veniva preso a spallate dagli avvenimenti di pochi anni prima, furono il ritratto di un periodo ricco di contraddizioni e di grandi cambiamenti. Proprio per questo </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Go West</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è la meno eurodance di tutto il lotto, ma… sticazzi, resta un gran pezzo!</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="color: red;"><b>POSIZIONE 15</b></span> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=u3ltZmI5LQw" target="_blank">Corona - Rhythm of the Night</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1993, Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-PEmCzM5T6BQ/XUyKG5CilNI/AAAAAAAACyA/WMBwKt6cImshPPRZ9Cf-ILNLRVv9zVW3QCLcBGAs/s1600/Corona_The_rhythm_of_the_night.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="599" height="197" src="https://1.bp.blogspot.com/-PEmCzM5T6BQ/XUyKG5CilNI/AAAAAAAACyA/WMBwKt6cImshPPRZ9Cf-ILNLRVv9zVW3QCLcBGAs/s200/Corona_The_rhythm_of_the_night.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Bastano pochi numeri per illustrare il successo di questa canzone: primo posto nelle classifiche italiane del 1994 per otto settimane consecutive, disco d’oro in Italia, Francia, Germania, Regno Unito ed Australia; entrata anche in classifica nell’americana Billboard Hot 100 (11° posto). Nel 1994 la ballarono tutti, non c’era adolescente che non la conoscesse. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Corona </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">era il nome del gruppo, la frontwoman era l’italo-brasiliana </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Olga Maria de Souza</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> ma, attenzione!, la bella voce, non accreditata, è quella di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Jenny B.</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Giovanna Bersola</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, sorella del cantante di sigle Stefano Bersola). </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The Rhythm of the Night</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è un classicone in tutto per tutto, la sonorità è eurodance ed italodance nel midollo, nella sua espressione più genuina. Gli abitanti del posto riconosceranno bene dove furono effettuate le riprese del video: a Viareggio. Il gruppo Corona presenta dunque una curiosità abbastanza frequente nella euro (e italo) dance di quegli anni: cantante reale che non si vede mai, dietro le quinte, e uomo/donna immagine che si espone pubblicamente nelle esibizioni: non posso non ricordare Den Harrow, Milli Vanilli, Baltimora e Valerie Dore (ci arriveremo quando parleremo dei Novecento). Brava Giovanna, brava (ehm Jenny!), e gran canzone da ricordare e ballare!</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 14</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=GS66LIt4Cmk" target="_blank">Novecento - I need love</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1990, Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ReMv-sNLdNw/XUyKhmuyycI/AAAAAAAACyI/XVX0MXs2ICUCnpWP67uRaL_2edT-UkobACLcBGAs/s1600/Novecento_I_need_love.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-ReMv-sNLdNw/XUyKhmuyycI/AAAAAAAACyI/XVX0MXs2ICUCnpWP67uRaL_2edT-UkobACLcBGAs/s200/Novecento_I_need_love.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sono stato combattuto se inserire i </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Novecento </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">in questa classifica o meno, ma alla fine ho ceduto, d’altronde sono fra i miei gruppi italiani preferiti di quel periodo. La loro non è proprio eurodance, è una italodance più pop che techno o house, tanto che fu coniato il termine </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Romantic Dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">: voce sensuale, ritmo lento, synth-pop in evidenza, ma con l’aggiunta di diversi tipi di sonorità (anche jazz). La romantic dance, ricordiamo, ebbe come maggiori esponenti Gazebo, Savage (sì, proprio lui, la mente dietro i Netzwerk che ho citato in posizione 18), e i Novecento (unitamente al loro progetto collaterale più famoso, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Valerie Dore</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">). Nati nel 1984 dall’unione dei fratelli Lino, Pino e Rossana Nicolosi con la formidabile Dora Carofiglio, raggiunsero il successo con il singolo d’esordio </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Movin’ On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che sbancò al Festivalbar e alla trasmissione Azzurro ‘84, in cui vinsero il premio di miglior rivelazione dell’anno. Sempre in quell’anno i fratelli Nicolosi diedero vita ad un progetto parallelo, Valerie Dore, che ebbe un grande successo anche fuori dall’Italia (Germania, soprattutto). La frontwoman era la milanese Monica Stucchi; statuaria, di una sicura avvenenza, colpì gli spettatori per la presenza scenica, ma la voce, quella splendida voce, era di Dora Carofiglio. Quando la verità venne a galla, Monica Stucchi continuò in autonomia a presentarsi come Valerie Dore e cantò personalmente (aiutata da Simona Zanini dei Radiorama) l’album </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The Legend</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che vendette discretamente bene (io adoro </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Lancelot</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, per esempio). Nel frattempo la banda dei fratelli Nicolosi firmò altri successi come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Excessive Love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, usata in una famosa pubblicità della Danone, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The Only One</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Broadway</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e proprio </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">I Need Love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> nel 1990, tutti brani di successo ma che purtroppo non raggiunsero le vendite di quello d’esordio. Perché dunque non ho scelto </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Movin’ On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">? Per tre motivi: primo, perché fra tutte le loro canzoni, proprio </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">I Need Love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è quella che più si avvicina alle sonorità dance; secondo, perché la sentivamo spesso in tv, con la pubblicità del Dietor Mini; terzo, perché non appena la sento, subito mi torna in mente l’estate di quell’anno, probabilmente l’ultimo in cui nella rotonda dei bagni di Albissola Marina in cui andavo, funzionava a pieno ritmo il juke-box, azionato da qualcuno che doveva essere un fan sfegatato dei Novecento e che la metteva in continuazione. No, io non c’entro. Le monete da 200 lire io le buttavo nei cabinati dei videogiochi coin-op. Tornando ai Novecento, devo ammettere di aver sempre avuto una cottarella per la cantante Dora (e un pochino anche per Rossana, una delle poche vere bassiste in un gruppo italiano) e li ho seguiti con piacere anche quando si sono allontanati dal mondo pop/dance e si sono buttati sulla loro vera passione, il jazz, tanto che il loro studio di produzione a San Giuliano Milanese ha visto nascere album firmati da grandissimi come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Billy Preston</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Billy Cobham</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Toots Thielemans</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> - scusate se è poco. Negli ultimi anni i Novecento sono tornati a cantare in prima linea e… provate a guardare i video più recenti: per Dora il tempo sembra essersi fermato. Ha una voce se possibile ancora più sensuale, arricchita dagli anni di esperienza, e non sembra essere invecchiata di un anno. VENERAZIONE! Propongo una spedizione a San Giuliano, chi mi accompagna?</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="color: red;"><b>POSIZIONE 13</b></span> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=MkmwJmr364U" target="_blank">Amber - Sexual (li da di)</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1999, Paesi Bassi / Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-kXNDzeqjB8Q/XUyK687KYQI/AAAAAAAACyQ/U4mc6FHmaPAOPRFnQ7SL5fDoww06Ce9MACLcBGAs/s1600/Amber_Sexual.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="600" height="197" src="https://1.bp.blogspot.com/-kXNDzeqjB8Q/XUyK687KYQI/AAAAAAAACyQ/U4mc6FHmaPAOPRFnQ7SL5fDoww06Ce9MACLcBGAs/s200/Amber_Sexual.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Questa probabilmente la conoscono in pochi, ma forse è solo una mia convinzione dettata da una percezione distorta. Non è la canzone più famosa di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Amber</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, cantante olandese naturalizzata tedesca (vero nome: Marie-Claire Cremers), ma è quella che personalmente preferisco. Voce assolutissimamente sensuale (così come il testo volutamente allusivo), bel ritmo, con sonorità un po’ diverse ed originali rispetto ai canoni dell’eurodance. Fossi in voi, un ascoltino lo farei, potrebbe perfino quasi piacervi. Il video originale non è esattamente quello che ho messo nel link, perché in esso è stata inserita una traccia remix; la versione migliore della canzone, a mio avviso, è la “radio edit”, usata anche come prima traccia del singolo del 1999.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 12</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=_iJU0EWsn5Q" target="_blank">Miss Jane - It’s a fine day [ATB Remix]</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1998, Regno Unito / Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Zk30-Bhw_qI/XUyLVebjmGI/AAAAAAAACyY/55UCV4YGTqct8JDRcUFHpJTS1T_Z-noxwCLcBGAs/s1600/Miss_Jane_Its_a_fine_day.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="599" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-Zk30-Bhw_qI/XUyLVebjmGI/AAAAAAAACyY/55UCV4YGTqct8JDRcUFHpJTS1T_Z-noxwCLcBGAs/s200/Miss_Jane_Its_a_fine_day.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Questa è stata per me una scoperta relativamente recente, perché non ho memoria di averla ascoltata negli anni ‘90. Io la scoprii nella versione </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">ATB Remix</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, la radio edit da 3’05” che, fra tutte, resta la mia preferita (il video ufficiale contiene invece la versione album). La canzone originale risale al 1983, scritta dal poeta e compositore inglese </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Edward Barton</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, e cantata in versione senza strumenti dalla sua morosa </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Jane</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Il grande successo arrivò però nel 1992, quando gli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Opus III</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> la riproposero accompagnata con strumenti synth, trasformandola in una hit internazionale. Nel 1998 venne remixata ulteriormente, portandola alla versione che conosco io. A metterci le mani furono due produttori italiani, David Carlotti e Carmine Sorrentino, che campionarono i vocalizzi originali di Jane; il remix più famoso di questa versione è quello di ATB. Oh, la canzone è semplicissima: il testo originale era più lungo, ma nelle versioni dance rimasero solo il ritornello e la strofa iniziale; struttura semplice, parole ripetute in modo martellante e ossessivo, significato estremamente minimalista (si parla di gente che apre e chiude finestre, esce di casa e, tutto sommato, pensa che sia una bella giornata). Inspiegabilmente il mix mi risulta ipnotico e… mi piace, non posso farci nulla.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 11</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Xe_0zKVVGQw" target="_blank">Snap! - The first the last Eternity</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1995, Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-_v5KDP02m-w/XUyMDLUdUbI/AAAAAAAACyg/cNyFtVF8I6Y3OXVFgc_eQxAHShL-Yo9UACLcBGAs/s1600/Snap_The_first_the_last_eternity.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="515" data-original-width="600" height="171" src="https://1.bp.blogspot.com/-_v5KDP02m-w/XUyMDLUdUbI/AAAAAAAACyg/cNyFtVF8I6Y3OXVFgc_eQxAHShL-Yo9UACLcBGAs/s200/Snap_The_first_the_last_eternity.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Inutile girarci attorno, gli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Snap!</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, nella prima metà degli anni ‘90, spopolarono ovunque: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The Power</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1989) fu una hit praticamente mondiale, così come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Rhythm is a dancer</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1992). </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The first the last Eternity</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1995) arrivò quando le vendite del gruppo tedesco, peraltro ancora attivo oggi, erano già in fase calante, eppure resta la mia preferita, vai a capire il motivo; probabilmente perché non ha parti hip hop, forse perché mi piace la parte synth iniziale, che entra nel cervello e non esce più… fatto sta che nella mia compilation ideale, degli Snap! questa canzone ci entra di prepotenza. Il video ufficiale aveva delle belle intuizioni a livello di concept, ma dal punto di vista realizzativo era agghiacciante, come quasi tutti quelli dance dell’epoca: computer graphic pacchiana, con la cantante </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Summer </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">(Paula Brown) vestita di rosso inserita in pseudo-vignette circondate dai baloons che contengono il testo della canzone.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 10</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=-NEopmWvjvU" target="_blank">t.A.T.u. - Robot</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2001, Russia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-NXXozJrOdfI/XUyMp-a4WwI/AAAAAAAACyo/1XH96gV2f8kcZpGKFAQIUipFOCVfRubaQCLcBGAs/s1600/tatu_robot.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="292" data-original-width="300" height="194" src="https://1.bp.blogspot.com/-NXXozJrOdfI/XUyMp-a4WwI/AAAAAAAACyo/1XH96gV2f8kcZpGKFAQIUipFOCVfRubaQCLcBGAs/s200/tatu_robot.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Altra canzone non propriamente eurodance ma… orcoggiuda se mi gasa parecchio! Qui entriamo nel commerciale più dozzinale (oddio… lo è anche la eurodance, sotto molti versi), perché questo erano le </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">t.A.T.u.</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">: gruppo russo costruito a tavolino dai produttori, dove niente era (quasi) lasciato al caso ma tutto convergeva sull’idea di colpire gli spettatori e far parlare di sé non necessariamente per mezzo delle canzoni ma solleticandone l’interesse morboso utilizzando due ragazzine minorenni che sul palco (e nei video) si scambiavano baci & effusioni assortite. Nato nel 1999, il duo era composto </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Lena Katina</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Julia Volkova</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, scovate in un coro russo tipo il nostro Coro dell’Antoniano ma con ragazzini più grandicelli, giusto per dare un’idea, attorno alle quali si era costruito un background fintissimo (come per esempio la presunta relazione saffica tra loro due, smentita più volte), musica sintetizzata, concerti più spettacolari che… musicali. Il loro primo album in russo, visto il successo, venne ricantato nel 2002 in inglese e divenne una vera hit internazionale. Seguirono un secondo album di moderato successo nel 2005, poi un </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">The Best Of</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (fantastica l’idea di fare un Best Of con solo due album - tre contando quello in lingua russa - all’attivo), poi il lento declino culminato con lo scioglimento per via di divergenze inconciliabili tra le due ragazze e del tentativo di rilanciarsi in una carriera solista. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Robot</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (titolo originale corretto in cirillico: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Робот</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">) è molto meno famosa delle canzoni internazionali, anzi è fra quelle rimaste solo in russo, ma è dance vero con ritmo martellante e ritornello furbo e micidiale; a parere mio, merita un ascolto ben più di tutto il resto della loro produzione. Spezzo comunque una lancia a favore delle t.A.T.u.: vocalmente parlando Lena e Julia spaccano, ma si sono purtroppo “vendute” ad un progetto dove la guida non è data dalla passione, bensì dal marketing nella sua accezione più spietata e spregiudicata. La storia della musica è piena di progetti simili, intendiamoci, ma l’eco ottenuta dalle t.A.T.u. nei primi anni 2000 diede sicuramente più di uno spunto di riflessione; in Italia si parlò del gruppo più per le cantanti scandalose e licenziose che per le canzoni (MAMMAMMMIA SI BACIANO SUL PALCO, ORRORE E RACCAPRICCIOOOOHH!), e quando andarono al Festivalbar ci furono polemiche a non finire; avrebbero dovuto essere presenti anche al Festival di Sanremo come ospiti, ma la partecipazione fu cancellata per timore delle proteste dei soliti moralisti bacchettoni che infestano la Tv di Stato. Tristezza infinita. Meglio mettersi le cuffie e ascoltarsele in pace, va’. Ah, ho sempre fatto parte del </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">#Team Julia</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 9</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=iBHbyW3sth0" target="_blank">Supercar - Tonite</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1998, Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-HWFSXr2A3NU/XUyNEA9wyyI/AAAAAAAACy0/OF0DJqr1QFcsxyeibHZckMTxp1btsSmqwCLcBGAs/s1600/Supercar_Tonite.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="400" height="170" src="https://1.bp.blogspot.com/-HWFSXr2A3NU/XUyNEA9wyyI/AAAAAAAACy0/OF0DJqr1QFcsxyeibHZckMTxp1btsSmqwCLcBGAs/s200/Supercar_Tonite.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ah, l’estate del 1998! Sono certo che, chi c’era, questa se la ricorderà molto facilmente! Prima di iniziare, sfatiamo immediatamente due luoghi comuni:</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">1) Il titolo della canzone è </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tonite</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, il nome del gruppo </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Supercar </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">(non il contrario, come erroneamente ho pensato per anni, ma credo di non essere stato il solo.)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2) La gnocca che si vede nel video non è la cantante originale, ma una ragazza immagine presa apposta.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tonite</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> fu una delle canzoni più ballate in Italia in quell’anno. Italodance all’ennesima potenza, voce grandiosa della allora diciassettenne cantante </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Michela Fortunato</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, ritmo riconoscibilissimo e micro-campionamento dalla sigla </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Supercar Gattiger</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> dell’omonimo cartone animato. Permettetemi una lunga digressione, ma questa canzone merita di essere raccontata partendo dalle origini, perché qui scomodiamo dei pezzi da novanta. Anno 1978: uscì al cinema </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Così come sei</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, film drammatico / erotico di Alberto Lattuada con Marcello Mastroianni e Nastassja Kinski. A comporre la colonna sonora fu chiamato </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ennio Morricone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> - inutile dirvi chi sia. Il buon Ennio aveva bisogno di un pezzo che rispecchiasse la modernità di quegli anni e chiese aiuto ad </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Alessandro Centofanti</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, arrangiatore e tastierista, che tirò fuori </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dance On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, un grandioso pezzo funky con una delle intro più riconoscibili e famose della storia del cinema italiano: basso profondo, riff di chitarra e moog imperante. Ok, ho esagerato, ma per quelli della mia generazione questa frase ha un fondamento di verità. A curare i testi della colonna sonora di quel film troviamo </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Michael “Mike” Fraser</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Per ragioni contrattuali, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dance On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> risulta accreditata a Morricone, ma la paternità della musica va tutta al buon Centofanti. <a href="https://www.youtube.com/watch?v=c9sv0QKLDq8" target="_blank"><b>Ascoltatela seguendo questo link</b></a>.</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> L’avete riconosciuta? Forse sì, forse no. Passo avanti, arriviamo a </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Carlo Verdone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, amico di famiglia di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sergio Leone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che gli produsse il primo film </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Un Sacco Bello</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1980). Indovinate chi gli curò la colonna sonora? Ennio Morricone, ovviamente. E fra i vari pezzi musicali, nella scena dell’ospedale ritroviamo </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dance On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che al nostro Carlo doveva piacere molto perché lo riutilizzò anche nel film successivo, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Bianco Rosso Verdone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1981), precisamente nella scena dell’autogrill</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (<b><a href="https://www.youtube.com/watch?v=7p30gP0mUP4" target="_blank">qui l'estratto dal film</a></b></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">). In quello stesso anno, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Olimpio Petrossi</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, produttore della RCA che si occupava del settore delle sigle, si ritrovò tra le mani un cartone animato a cui associare una sigla. L’anime era </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Supercar Gattiger</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e Olimpio chiamò alla realizzazione Alessandro Centofanti; di comune accordo, decisero di utilizzare la base composta per </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dance On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, trovandola adatta come sigla; </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Gloria Martino</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, (ex) moglie di Cenfofanti, ne compose il testo; alla esecuzione vennero chiamati validissimi strumentisti al soldo della RCA: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Giancarlo Balestra</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> alla voce (cantante principale dei </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Fratelli Balestra</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che noi conosciamo soprattutto per aver cantato </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Daitarn III</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), lo stesso Centofanti alle tastiere, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dave Sumner</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> alla chitarra e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Derek Wilson</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> alla batteria (gli ultimi due erano membri fissi dei gruppi </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Superobots</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Rocking Horse</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> ai quali dobbiamo splendide sigle di cartoni animati quali: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Il Grande Mazinger</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Candy Candy</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Blue Noah</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Daltanious</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Babil Junior</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sampei</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e tante altre). Mike Fraser era l’arrangiatore principale dei </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Superobots</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> / </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Rocking Horse</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">: nomi che si inseguono, persone validissime che si conoscevano da una vita e che, quando potevano, collaboravano dandosi una mano l’un l’altro. Come tutti i prodotti RCA / Superobots, anche il disco </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Supercar Gattiger</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (Lato A) / </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mysha</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (Lato B) ebbe un buon successo di vendita. </span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Arriviamo al 1998. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Alberto Pizzarelli</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Riccardo ‘Ricky’ Pagano</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, musicisti e DJ salernitani in cerca di ispirazione, in uno di quei giorni passati ad ascoltare cose a caso, si ritrovarono in mano un CD masterizzato contenenti gli mp3 del </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Progetto Prometeo</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, progetto collettivo degli studenti del Politecnico di Milano (e Torino poco dopo) che si occupava di raccogliere in un archivio digitale le sigle dei cartoni animati degli ‘70 e ‘80 per preservarne la memoria ed evitare che finissero nel dimenticatoio. Quando il duo arrivò ad ascoltare </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Supercar Gattiger</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, si accorse che il suo sound poteva essere riadattato per una canzone dance moderna. Detto fatto: realizzarono una versione demo e la sottoposero alla etichetta Rise di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Alex Gaudino</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che la produsse con tutti i crismi e la lanciò sul mercato, dopo aver scelto Michela Fortunato come voce principale. Il successo fu talmente rapido ed inaspettato che, in fretta e furia, venne dato il via alla produzione del video ufficiale, necessario per ampliare la visibilità della canzone su emittenti come Mtv. La produzione fu affidata alla casa di produzione inglese Zomba Record. La cantante Michela ai tempi era ancora minorenne e i genitori non vollero che comparisse nel video; per questo fu chiamata a recitare una ragazza immagine, che in tanti a quei tempi - io compreso - scambiarono per la cantante ufficiale. Il video, non me ne vogliano i committenti, fu una pacchianata colossale, con tanti rimandi ai nerd e videogamer dell’epoca, ma la produzione fu oggettivamente povera ed ingenua, se vogliamo. Ma raggiunse lo scopo: venne mandato in onda ovunque, si parla di 50 paesi nel mondo, contribuendo al successo commerciale di una delle mie canzoni dance preferite.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Gira voce che nel cassetto di Ricky e Alberto ci siano altre registrazioni di prova di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tonite</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> eseguite da Jenny B. (Bersola), che abbiamo incontrato con Corona e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Rhythm of the night</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Che fine hanno fatti tutti questi nomi, oggi?</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Alessandro Centofanti ci ha purtroppo lasciati nel 2014.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mike Fraser è tornato nella natia Inghilterra, fino a pochi anni fa ha partecipato come tastierista ed arrangiatore a qualche concerto / reunion dei Superobots in occasioni importanti come il Lucca Comics & Games. Dave Sumner tuttora è il chitarrista ufficiale dei Superobots / Rocking Horse e accompagna il leader Douglas Meakin nei concerti che ancora tengono in zona romana.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Morricone… non aggiungo altro.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ricky Pagano oggi è sistemista Unix e ambienti open; di Alberto Pizzarelli ne ho perso le tracce. Il duo fondò Alpha Studio a Pontecagnano (Salerno), del quale ho scovato alcune produzioni recenti su Sound Cloud, risalenti al 2016, altre attività non ne ho purtroppo trovate - felice di essere smentito!</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Michela Fortunato si è trasferita in Francia e canta ancora, sul suo canale Youtube ci sono tutte le sue interpretazioni. La ragazza ancora oggi ricorda con piacere la sua partecipazione al progetto Supercar e sul suo canale ha caricato <a href="https://www.youtube.com/watch?v=C0yqLSm25TY" target="_blank"><b>un video d’epoca con l’esibizione di </b></a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=C0yqLSm25TY" target="_blank"><b>Tonite</b></a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=C0yqLSm25TY" target="_blank"><b> al Future Show di Bologna</b></a>.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b>Considerazione finale:</b> cosa ha insegnato questa piccola storia? Non importa in quale anno ti trovi; se hai bisogno di rendere moderno un tuo pezzo, il </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">funk </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">è un’ottima scelta!</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 8</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Ta0wDeWpei0" target="_blank">Digital Rockers - Because I love you</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2002, Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-caZ7hnHxlZY/XUyN8j31sbI/AAAAAAAACy8/vrJCUliWUAsZBLaik0Eglhoe2_p-LexagCLcBGAs/s1600/Digital_rockers_Because_i_love_you.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="509" data-original-width="599" height="169" src="https://1.bp.blogspot.com/-caZ7hnHxlZY/XUyN8j31sbI/AAAAAAAACy8/vrJCUliWUAsZBLaik0Eglhoe2_p-LexagCLcBGAs/s200/Digital_rockers_Because_i_love_you.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">La dance è morta, lunga vita alla dance! Correva l’anno 2002, era appena uscito Hit Mania Dance 2002, e molti ritenevano, probabilmente non a torto, che la dance fosse morta e sepolta già da tempo. Le vendite erano calate drasticamente da qualche anno e, complice una generale mancanza di innovazione, non ci furono molte produzioni di reale successo commerciale. Ma in quel CD, trovato in offerta nei cestoni del supermercato, tra una terribile </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Geordie </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">di Gabry Ponte ed una orecchiabile </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Emotion </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">di DJ Ross, mi imbattei in </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Because I love you</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Ecco, per me questa canzone è l’epitaffio della eurodance anni novanta: dopo di lei, il nulla o poco più. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Because I Love You (The Postman Song)</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, scritta da Warren Allen Brooks ed eseguita da </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Stevie B</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, era una ballata pop e rock & blues che nel 1990 arrivò prima nelle classifiche americane. Nel tempo fu riproposta e coverizzata in molti modi, fino ad arrivare nel 2002 alla versione eurodance. L’artefice fu il DJ tedesco </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Marko Albrecht</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, meglio noto come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mark ’Oh</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> il quale, insieme a </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Simon Frenzel</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, diede vita ai </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Digital Rockers</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Anzi, a dirla tutto il nome del gruppo completo è </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mark ‘Oh meets Digital Rockers</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. No, troppo lungo, teniamoci buona la versione abbreviata ufficiosa. Il pezzo è abbastanza canonico, la strumentazione è riconoscibilissima ma c’è qualche sample più originale rispetto a quelli abusati dai DJ del periodo. Non c’è nulla da fare, a me piace moltissimo il piano sintetizzato e buttato a forza in un contesto dance: qui ha funzionato alla grande. Il ritornello è ovviamente martellante il giusto, ma è proprio l’atmosfera generale della canzone a colpire particolarmente. Il video non è nulla di speciale, solite immagini in discoteca con gnocca bionda teutonica che colpisce il duo Mark ‘Oh e Simon… e poco altro: qui è sufficiente la canzone per iniziare a ballare.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 7</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=-0A9CzPNVhs" target="_blank">David Guetta Feat. Sam Martin - Dangerous</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2014, Francia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-t48XNwUoXUA/XUyOSyWDyZI/AAAAAAAACzE/_CmNt1LMMO0-dyhrqcKaZLRL9KjQsCSZQCLcBGAs/s1600/David_guetta_Dangerous.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="500" height="178" src="https://1.bp.blogspot.com/-t48XNwUoXUA/XUyOSyWDyZI/AAAAAAAACzE/_CmNt1LMMO0-dyhrqcKaZLRL9KjQsCSZQCLcBGAs/s200/David_guetta_Dangerous.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Anche in questo caso, ci ho pensato a lungo prima di decidere di inserire in classifica </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dangerous</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">; ammetto che è una bella forzatura, poi mi son detto: la classifica è mia e decido io, anche le eccezioni alle regole che ho enunciato in apertura. Composta dal DJ francese </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">David Guetta</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dangerous</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è cantata dall’americano </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sam Martin</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">; è la seconda collaborazione del duo, preceduta dall’altrettanto valida </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Lovers on the Sun</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2014). È un pezzo dance pop con tocchi funky house; di eurodance ha poco, tranne qualche campionamento che Guetta è solito inserire nei suoi pezzi - e tanto mi basta per inserirla in una buona posizione nella mia classifica personale. Il video esiste in due versioni, una estesa da 7 minuti con intro parlata che racconta della rivalità tra James Hunt e Niki Lauda, e la radio edit da 3’21”, che è quella presente nel link. Nel video vediamo gnocche a profusione a fare da contorno alla battaglia tra Guetta e James Purefoy nella pista di Jerez, che se le danno di santa ragione prima della fine della gara, ovviamente vinta dal francese. Guest star è il pilota Romain Grosjean, nel 2014 ancora considerato una promessa della Formula 1, oggi più che mai candidato al titolo poco onorevole di pilota disastroso e poco continuo. Lasciatemi dire che, rispetto ad altre produzioni del DJ francese, il valore aggiunto in </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dangerous</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è dato dalla voce potente di Sam Martin: dategli una prova, anche se dubito che non la conosciate.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 6</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=y5JTdayfCT4" target="_blank">Aqua - Lollipop (Candyman)</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1997, Danimarca)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BrwQlJu_DVg/XUyOz3j3k_I/AAAAAAAACzM/PmpMmWauwCw_zmmJGhpmu6hor935VflxgCLcBGAs/s1600/Aqua_Lollipop.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="596" data-original-width="600" height="198" src="https://1.bp.blogspot.com/-BrwQlJu_DVg/XUyOz3j3k_I/AAAAAAAACzM/PmpMmWauwCw_zmmJGhpmu6hor935VflxgCLcBGAs/s200/Aqua_Lollipop.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Poteva mancare la Danimarca, tra le nazioni in cui l’eurodance andava forte? Ovviamente no, e il merito è tutto degli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Aqua</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, gruppo che nell’arco di pochi anni spopolò in tutta Europa prima di cadere nell’oblio nonostante le varie reunion che continuano tuttora. La forza degli Aqua nasce dalla contrapposizione tra la voce acuta di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Lene Nystrøm</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (la cantante era l’unica norvegese; ammetto di aver avuto un debole per lei, ai tempi) e quella roca di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">René Dif</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che con il suo quasi-rap si alterna alle parti più melodiche delle canzoni. Il fenomeno degli Aqua fu breve ma intenso: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Aquarium</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, l’album di esordio, fece il botto ovunque e la loro </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Barbie Girl</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, primo singolo, irruppe sulla scena in modo prepotente e vigoroso. Quella degli Aqua non è dance vera e propria, ma più una commistione di generi. Il gruppo danese è tra i più famosi del genere </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">bubblegum dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, nato proprio nella Scandinavia e diventato famoso prima in Europa, poi - strano a dirsi! - in Giappone. Dice Wikipedia: </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Nei brani bubblegum dance, solitamente, una voce femminile canta il ritornello con tono acuto e spesso alzato digitalmente, mentre una voce maschile interpreta una parte rap nella strofa con tono basso, ma che si mantiene comunque scherzoso. L'impressione è che questa musica sia rivolta principalmente ai bambini, essendo definita allegra, divertente, stupidotta e infantile. Tuttavia non è sempre così: è abitudine per gli artisti usare queste caratteristiche, mescolate a testi talvolta a sfondo sessuale, per aumentare l'attrazione da parte del pubblico adulto.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Con gli Aqua ci siamo in pieno, basta vederne i video per capirlo: allusioni ovunque, immagine da cartoon, tono gioviale e divertente, allegria come se grandinasse, sia nei testi, sia nelle espressioni dei cantanti. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Lollipop (Candyman)</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, di gran lunga il mio pezzo preferito degli Aqua, è fra tutti i brani di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Aquarium</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> il più dance e meno pop. Il video è volutamente trash - come tutti, del resto - e ha un’ambientazione fantascientifica dove vediamo membri dell’equipaggio pasticcioni, alieni ridicoli e un piccolo robot che sistemerà i disastri combinati dagli altri. Ma quanto era gnocca Lene con quelle parrucche atroci? Cioè, ma quanto era gnocca Lene?</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 5</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=7CiOWcUVGJM" target="_blank">Alcazar - Crying at the discoteque</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2000, Svezia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-E4YEp3TFuw8/XUyPtA4ekzI/AAAAAAAACzU/tK1WDkY1wIAqXTo68S4hkZvMAhAuA6cHwCLcBGAs/s1600/Alcazar_Crying_at_the_discoteque.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-E4YEp3TFuw8/XUyPtA4ekzI/AAAAAAAACzU/tK1WDkY1wIAqXTo68S4hkZvMAhAuA6cHwCLcBGAs/s200/Alcazar_Crying_at_the_discoteque.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dalla Svezia con furore, arrivano gli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Alcazar</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Siamo nel 2000, il declino dell’eurodance è inarrestabile, ma ogni tanto qualche perla ancora salta fuori… e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Crying at the discoteque</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è uno di quei casi. Non ricordo di averla incrociata “in diretta” - l’ho riscoperta molto dopo - ma oggi è senz’altro una delle mie preferite, d’altronde la posizione 5 su 20 è un posto di degno rispetto. Ha un sound che richiama prepotentemente la disco anni ‘70, ed è questo il motivo per cui lo apprezzo così tanto. Indagando più a fondo ho scoperto una cosa che per molti di voi è sicuramente ovvia, ma non per me: la versione degli Alcazar è un remix pesantissimo di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Spacer</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, canzone disco del 1979 ad opera del gruppo francese </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sheila & Black Devotion</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ecco svelato l’arcano, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=lrKjawtXY3s" target="_blank"><b>provate ad ascoltarla seguendo questo link</b></a>! Di originalità, in </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Crying at the discoteque</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, ce n’è poca e quello che mi piace si trova quasi tutto in </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Spacer</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Ovviamente nell’insieme è venuta fuori una gran bella canzone, accompagnata da un video che definire delirante è ancora poco. In un continuo gioco dei rimandi, il trio composto da </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Andreas Lundstedt</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tess Merkel</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Annika Kjærgaard</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> sta girando un video musicale indossando una tuta spaziale, proprio come nel video di Sheila; intorno a loro i membri della troupe, conciati in malo modo da cavalli e animali strani, fanno delle coreografie sempre più assurde, tanto che il set diventa ingestibile. Una bella monnezza, lasciatemelo dire, ma almeno non c’è la solita agghiacciante CGI di quegli anni, che oggi, più che mai, risulta invecchiata molto male. Gli Alcazar hanno venduto milioni di dischi nel mondo, quasi tutti con l’album d’esordio ma oggi sono ancora attivi, seppur con qualche rimaneggiamento e cambio di formazione.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 4</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=z2CIiES_xxk" target="_blank">Guru Josh - Infinity</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1989, Regno Unito)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-JFjfNQ6ZgAA/XUyQcJQJV9I/AAAAAAAACzc/BRjIvhFBCrsX44YWzyYIWYpuCAen4asVQCLcBGAs/s1600/Guru_Josh_Infinity.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="600" height="197" src="https://1.bp.blogspot.com/-JFjfNQ6ZgAA/XUyQcJQJV9I/AAAAAAAACzc/BRjIvhFBCrsX44YWzyYIWYpuCAen4asVQCLcBGAs/s200/Guru_Josh_Infinity.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Altra canzone non propriamente eurodance, ed è solo questo il motivo per cui sfiora il podio senza raggiungerlo nonostante sia una delle mie preferite in assoluto; per completezza di informazione, fa schifo a La Moglie - ma proprio di brutto brutto brutto - e siamo nel regno della disco / </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">acid house</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Siamo alla fine del 1989, l’inglese </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Paul Walden</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, noto come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Guru Josh</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, pubblica il singolo d’esordio </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> con il quale inonda i rave party inglesi grazie alla melodia che trapana il cervello in modo ossessivo. Sentii </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> per la prima volta in radio, senza saperne né il titolo né l’autore; per pura fortuna la registrai su musicassetta, che consumai per diversi anni, facendomi da solo dei mix e montaggi grazie allo stereo con doppia piastra magnetica. Poi la sentii nuovamente in tv intorno a metà anni ‘90, sempre senza riuscire a scoprire cosa fosse; era una specie di pubblicità di attrezzature per palestre. Sopita nella mia memoria per diversi anni, la ritrovai quasi casualmente quanto scovai le digitalizzazioni che feci di quella prima cassetta; prontamente ne pubblicai un breve pezzo su Facebook (non c’erano ancora le app di riconoscimento musicale!) chiedendo agli amici: “Chi la riconosce? Chi mi sa dare il titolo?” Pochissimo tempo dopo, mi ritrovai la canzone completa nella posta. Grazie Matteo “Senbei”, io non dimentico! La Moglie, invece, ne avrebbe fatto volentieri a meno, perché da allora ho iniziato a massacrarle le orecchie con la canzone riprodotta in loop, per l’appunto, infinito. Il sax campionato, distintivo marchio di fabbrica del pezzo, quando parte supera le cuffie, gli altoparlanti, le porte, le pareti e raggiunge ogni angolo della casa. Se io ascolto </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, tutti devono saperlo. Soprattutto La Moglie, non so se mi sono spiegato.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Nel 2008 Paul, insieme ad altri DJ britannici e tedeschi, diede vita al gruppo </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Guru Josh Project</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e pubblicò un remix noto come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity 2008</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, cantato da </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">DJ Klaas</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, ottenendo un insperato successo di vendite, di molto superiore al debutto. Il video, ovviamente senza il minimo senso, ritraeva una patonza che rimaneva in lingerie mentre prendeva a martellate un televisore (vi risparmio la fatica: Janina Wissler. Non ringraziatemi). Tutto molto bello e denso di significato. Nel 2012 dei DJ svizzeri fecero un remix del remix, chiamato - indovinate un po’? - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity 2012</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, ottenendo tantissime visualizzazioni su YouTube, anche se io sospetto sia stato più per merito delle modelle (due, questa volta) che della canzone, la versione più debole fra quelle del lotto.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Paul Weldon ci ha lasciati nel 2015, trovato privo di vita mentre era ad Ibiza, probabilmente suicida a causa della depressione e della dipendenza da alcool e droghe. Ciao Paul, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">1990’s time for the Guru…</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 3</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=qM5W7Xn7FiA" target="_blank">2 Unlimited - No Limit</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1993, Paesi Bassi)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4MREHyoPREs/XUyQ-39GjoI/AAAAAAAACzk/8d63elgYRosVDz4Mq2s_0lpKoFbROYGLACLcBGAs/s1600/2_Unlimited_No_Limit.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="550" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-4MREHyoPREs/XUyQ-39GjoI/AAAAAAAACzk/8d63elgYRosVDz4Mq2s_0lpKoFbROYGLACLcBGAs/s200/2_Unlimited_No_Limit.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ed eccoci al gradino più basso del podio, ed iniziamo subito con uno dei maggiori successi del 1993, forse la canzone europea che più ha venduto in assoluto quell’anno, totalizzando 2.8 milioni di vendite e arrivando prima in Olanda, Francia, Austria, Italia, Svezia e diversi altri paesi europei. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">No Limit</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, singolo del duo olandese </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Unlimited</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, è un pezzo decisamente techno, adatto ai rave party, ed è una delle canzoni eurodance più conosciute e famose. Il gruppo, nato nel 1991 ad Amsterdam dalla mente di due produttori belgi (Jean-Paul De Coster e Phil Wilde), è composto dalla splendida </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Anita Doth</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e dal tamarro rapper </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Raymond “Ray” Slijngaard</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Dopo un album d’esordio che ebbe vendite basse ma incoraggianti in Olanda, irruppero sulla scena con l’album </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">No Limits</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (viva l’originalità), che conteneva singoli di successo come appunto </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">No Limit</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tribal Dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Let the beat control your body </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">e tante altre. Durante i primi cinque anni di attività, il gruppo vendette qualcosa come 18 milioni di dischi in tutto il mondo: successo dovuto ad un letale mix di musica orecchiabile ed ossessiva, ritornelli micidiali, presenza scenica del duo Anita - Ray, e furbizia dei produttori, abili a cavalcare l’onda eurodance che si abbatté su mezza Europa. Il video di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">No Limit</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> risente del bassissimo budget, ma divenne a modo suo iconico: Anita e Ray ballano e cantano all’interno di un enorme flipper acceso di luci pacchiane ed improbabili. Personalmente, conobbi questa canzone in modo un po’ strano; in quegli anni, ascoltavo molto la musica elettronica campionata, in particolare i mod generati su Amiga tramite ProTracker o da PC con FastTracker, i più famosi sequencer che permisero a tutti di improvvisarsi compositori. Nei vari archivi di mod che passarono sulla mia scrivania di liceale, ci fu ovviamente anche il remix su mod a 4 canali di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">No Limit</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che ascoltai ininterrottamente a lungo senza nemmeno sapere da dove venisse il campionamento originale. Poi vidi Anita su MTV, e il resto è storia. (cuoricino)</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 2</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=KhQku_7MYI0" target="_blank">2 Brothers on the 4th Floor - Never Alone</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1993, Paesi Bassi)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mls0Rlx9AcI/XUyRhsttC_I/AAAAAAAACzw/7pTbsBGxK7QcEvC6roY7j-kvso2xS9w4gCLcBGAs/s1600/2_Brothers_on_the_4th_floor_Never_Alone.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="200" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-mls0Rlx9AcI/XUyRhsttC_I/AAAAAAAACzw/7pTbsBGxK7QcEvC6roY7j-kvso2xS9w4gCLcBGAs/s200/2_Brothers_on_the_4th_floor_Never_Alone.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Seconda posizione, e non ci spostiamo dall’Olanda! Esattamente come i 2 Unlimited, i </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Brothers of the 4th Floor</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> nascono dalla mente di due producer olandesi, i fratelli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Martin</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Bobby Boer</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> mentre a cantare e ballare sul palco c’erano la strepitosa </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Des’ray</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Desiree Manders</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">) e il rapper </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">D-Rock</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">René Phillips</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), replicando la stessa formula di successo che tanto stava andando in voga: voce femminile acuta, potente e penetrante, voce maschile che si esibisce in tristi, pirotecnici, talvolta inutili pezzi rap. In realtà il gruppo era nato nel 1990, ma in una formula che non funzionò; con l’arrivo di Des’Ray e D-Rock nel 1994, il gruppo svoltò con la pubblicazione di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Never Alone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e, soprattutto, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dreams</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che raggiunse il primo posto in diverse nazioni europee. Nel video di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Never Alone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, in un suggestivo ed inutilmente evocativo bianco e nero, vediamo il duo cantare su una spiaggia messicana. Anche questo setting, come molti visti finora, non ha il minimo senso, se non quello di farci vedere Des’Ray in costume da bagno. Non frequentando le discoteche (non so se l’ho già detto, probabilmente sì - ma ripeterlo non guasta), ho scoperto questa canzone in ritardo, esattamente un paio d’anni dopo, quando la intercettai sulle frequenze di Radio Monte Stella di Milano, una delle poche che non interrompeva le canzoni e non sovrapponeva la voce di fastidiosissimi speaker sulle tracce audio. Perché ho scelto </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Never Alone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e non </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Dreams</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">? Al di là del fattore nostalgia, penso semplicemente per via del ritornello, che apprezzo decisamente di più, meno costruito, più immediato e ballabile, come deve essere una canzone eurodance come si deve. Una nota di colore: i fratelli Boer hanno candidamente ammesso di essersi ispirati tantissimo al sound degli Snap! che, a detta loro, hanno dettato le regole dell’eurodance con </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Rhythm is a dancer</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Come dargli torto? Oggi Des’Ray e D-Rock, dopo aver intrapreso le carriere soliste senza grande successo, continuano a cantare i maggiori successi nei vari party e concerti revival degli anni ‘90, soprattutto in Olanda e Germania. E io lo so perché ho il like sulla pagina Facebook di Des’Ray! Ecco.</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 1</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=HEXWRTEbj1I" target="_blank">Haddaway - What is love</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1993, Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-44bz3kg0uis/XUyR0kYA1-I/AAAAAAAACz4/vTtaBrMU4OAYKTkT7sEXaXHV53TfiqdDgCLcBGAs/s1600/Haddaway_What_is_love.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="599" height="175" src="https://1.bp.blogspot.com/-44bz3kg0uis/XUyR0kYA1-I/AAAAAAAACz4/vTtaBrMU4OAYKTkT7sEXaXHV53TfiqdDgCLcBGAs/s200/Haddaway_What_is_love.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sì, guardate pure l’anno delle prime tre posizioni: il 1993 DOMINA, ed è indiscutibilmente l’anno in cui l’eurodance è al massimo del suo potenziale e successo. Ma fra tutte le canzoni, ce n’è una che raccoglie in sé la quintessenza dell’eurodance, diventandone la massima espressione stilistica, coniugata ad un successo senza precedenti (28 milioni di singoli venduti in tutto il mondo). Non ho paura di essere smentito, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Haddaway </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">È L’EURODANCE, è tutto quello che una canzone di questo tipo deve essere. Niente rap inutile, ma con voci femminili gospel a fare da coro, voce maschile potente e piacevole, ritmo originale e avvolgente, parole semplici e testo per nulla complicato (a parte forse il trovare una risposta alla domanda: ma nemmeno Haddaway sa cosa sia l’amore davvero). Oh, non sto dicendo che </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> sia la migliore canzone del secolo o del decennio: sto dicendo che come dance non ha rivali, circoscritta ad un genere ben preciso che i puristi del rock e del metal schifano sdegnosamente. Ecco, io vi dico: NON CI STO. L’eurodance ha una sua dignità, è nata con un solo scopo, evadere e divertire, senza avere la pretesa di scrivere tracce da inserire nella storia della musica mondiale. Eppoi, incredibile a dirsi, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> l’ho davvero ballata in discoteca, nell’unica volta in vita mia in cui ci sono andato (o di cui ho memoria, il che è quasi uguale), è una canzone che fa parte indelebilmente della colonna sonora della mia estate 1993, insieme agli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ace of Base</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">All that she wants</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sting</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">If I ever lose my faith in you</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), gli </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">883</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Sei un mito</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Come mai</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Unlimited</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Tribal Dance</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">) e tante, tante altre. Se non l’avete capito, questo è il </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Festivalbar 1993</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, uno dei miei preferiti di sempre. Se per una volta devo citare la frase di Giovanni: “Basta, troppi ricordi” con sguardo a metà tra il malinconico e la dolce tristezza, lo faccio in questo contesto. Il video di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, inoltre, è uno dei migliori del lotto, probabilmente per merito di un budget appena appena superiore agli altri; Haddaway si trova in un castello gotico e canta le note della canzone avvolto da un’atmosfera alla Dracula e circondato da due ballerine gnocche, la classica bionda e la classica mora. Qui ho linkato la versione con la Radio Edit, perché ne esiste una Extended version che, però, non mi fa impazzire. La produzione è tedesca nel midollo, anche se Haddaway, nome completo Alexander Nestor Haddaway, viene da Trinidad e Tobago.</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è una di quelle canzoni eurodance che è riuscita a spopolare anche negli Stati Uniti; avvenne qualche anno dopo, nel 1997, grazie a due fattori: il film </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">A Night at the Roxbury</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, con </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Will Ferrell</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Chris Kattan</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, che la conteneva; e uno degli sketch più esilaranti di sempre del </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Saturday Night Live</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=HwVh8pmOot4" target="_blank"><b>seguite questo link per vederlo</b></a>)</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> sempre con il duo precedente, insieme a </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Jim Carrey</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> che li surclassa grazie alla sua mimica facciale. Ogni volta che vedo questo video mi sganascio dalle risate, non posso proprio farci nulla.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">TRACCE EXTRA</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 10</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=C2VfmhAlTO8" target="_blank">2 Unlimited - Twilight Zone</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1992, Paesi Bassi)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Oj9h8iIYwYU/XUyTykXo2-I/AAAAAAAAC0I/vtK2I4_f2G4b90fFRFMGjPbXusKi6XUjwCLcBGAs/s1600/2_Unlimited_Twilight_Zone.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="593" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Oj9h8iIYwYU/XUyTykXo2-I/AAAAAAAAC0I/vtK2I4_f2G4b90fFRFMGjPbXusKi6XUjwCLcBGAs/s200/2_Unlimited_Twilight_Zone.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">I </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Unlimited</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e i </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Brothers on the 4th Floor</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> sono gli unici due gruppi a comparire ben tre volte nel totale della </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Top 20 + Tracce Extra</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. E mi sono pure dovuto contenere. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Twilight Zone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> arrivò prima del loro più grande successo commerciale, ma conteneva già tutti i tratti distintivi del gruppo. Musica tamarra a palla, atteggiamenti e pose da consumati teppisti delle piste, Anita e Ray danno vita ad un pezzo che è già un cult, complice anche la fama ottenuta grazie al film </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mortal Kombat</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, il cui tema principale è una canzone che ha preso… tanta ispirazione dalla versione del nostro duo.</span></div>
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<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 9</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=6zcrgSB5pkU" target="_blank">2 Brothers on the 4th Floor - Living in Cyberspace</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1999, Paesi Bassi)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-DqteHxkq8pU/XUyUZsbgZtI/AAAAAAAAC0U/XfhsBY9tThY5COaUPNVI-VhulEZVTXPvQCLcBGAs/s1600/2_Brothers_on_the_4th_floor_Living_in_the_cyberspace.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="467" data-original-width="600" height="155" src="https://1.bp.blogspot.com/-DqteHxkq8pU/XUyUZsbgZtI/AAAAAAAAC0U/XfhsBY9tThY5COaUPNVI-VhulEZVTXPvQCLcBGAs/s200/2_Brothers_on_the_4th_floor_Living_in_the_cyberspace.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Classico nella struttura e nella composizione, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Living in Cyberspace</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> arriva fuori tempo massimo - è stato uno degli ultimi successi dei </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Brothers Etc Etc</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, ma ha quel sound elettronico che tutti usavano negli anni ‘90 per indicare qualcosa di informatico / cyberpunk / fantascientifico. Ai quei tempi, il fastidiosissimo trillo del modem era il suono della modernità, anzi del futuro… buffo pensare come oggi sia del tutto sorpassato (e, aggiungo, per fortuna!). </span></div>
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<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 8</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=xyaGQPjXGyE" target="_blank">Haddaway - Life</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1993, Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-3_CU7ke6tu4/XUyUoHQjzaI/AAAAAAAAC0c/rBws4gwoJhAs1rT3fxe2erkcNllDD-amACLcBGAs/s1600/Haddaway_Life.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="600" height="173" src="https://1.bp.blogspot.com/-3_CU7ke6tu4/XUyUoHQjzaI/AAAAAAAAC0c/rBws4gwoJhAs1rT3fxe2erkcNllDD-amACLcBGAs/s200/Haddaway_Life.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Haddaway</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> è Haddaway, non si discute. Purtroppo possiamo catalogarlo come “Meteora”, perché già il singolo successivo, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Life</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, non ha avuto il successo di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> - ed è effettivamente inferiore, ha molto meno mordente, ma resta superiore a molte altre canzoni eurodance del periodo successivo, e quindi nella mia sezione Extra ci entra di diritto.</span></div>
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<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 7</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Zkwq2iBjJic" target="_blank">Guru Josh Project - Infinity 2008</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2008, Regno Unito)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ougL16io-iE/XUyU1cOg9UI/AAAAAAAAC0o/8zD9_NXuQNgq1R5mas85HtiqP-bSeWn1QCLcBGAs/s1600/Guru_Josh_Project_Infinity_2008.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-ougL16io-iE/XUyU1cOg9UI/AAAAAAAAC0o/8zD9_NXuQNgq1R5mas85HtiqP-bSeWn1QCLcBGAs/s200/Guru_Josh_Project_Infinity_2008.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ho già praticamente detto tutto nella sezione </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> - Posizione 4 della Top 20, evito di aggiungere altro. L’unica nota che mi viene da dire è che forse, qui in Italia, la versione </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Infinity 2008</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> ha avuto più successo dell’originale… ma forse è stato per via della vicinanza temporale e di come la fruibilità e la percezione della musica è cambiata in trent’anni.</span></div>
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<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 6</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Dov-W6v1LpU" target="_blank">David Guetta Feat. Kelly Rowland - When Love takes Over</a> </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">(2009, Francia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-s3Ikc_eL0YE/XUyVEZC2_gI/AAAAAAAAC0w/asJMjebwJBwms9TXBH8Tqa3hktjnh_qGQCLcBGAs/s1600/David_Guetta_When_love_takes_over.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-s3Ikc_eL0YE/XUyVEZC2_gI/AAAAAAAAC0w/asJMjebwJBwms9TXBH8Tqa3hktjnh_qGQCLcBGAs/s200/David_Guetta_When_love_takes_over.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Questa è la canzone che mi ha fatto scoprire </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">David Guetta</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, quindi ce la infilo di brutto. Mi piace musicalmente (l’ho già detto che adoro il suono del piano sintetizzato buttato in un contesto dance / pop?), ma gran parte del merito va alla voce di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Kelly Rowland</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (ex membro delle </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Destiny’s Child</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Beyoncé</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), davvero magistrale nell’interpretazione. Grande prova!</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 5</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=TOqDdQmuypw" target="_blank">Amber - This is your night</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1996, Paesi Bassi / Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-HtNDofxaxiQ/XUyVbcTKqxI/AAAAAAAAC08/Wu2BA6I1Pt4aGQrCPEjd_59riD063gX5wCLcBGAs/s1600/Amber_This_is_your_night.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="594" data-original-width="600" height="197" src="https://1.bp.blogspot.com/-HtNDofxaxiQ/XUyVbcTKqxI/AAAAAAAAC08/Wu2BA6I1Pt4aGQrCPEjd_59riD063gX5wCLcBGAs/s200/Amber_This_is_your_night.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">This is your night </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">è il più grande successo di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Amber</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, rilanciato grazie al film </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">A Night at the Roxbury</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, lo stesso che ha dato un gran boost a </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">What is love</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> negli Stati Uniti. La cosa non dovrebbe meravigliarci: nella colonna sonora sono state inserite diverse canzoni eurodance che hanno compiuto il grande salto oltreoceano. Il film, stroncato dalla critica (fa abbastanza pietà, in effetti), ebbe un discreto riscontro al botteghino e diede nuovo impulso a canzoni come </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Disco Inferno</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (nella cover di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Cyndi Lauper</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">), </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Be My Lover</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">La Bouche</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, una delle assenze eccellenti della mia Top 20) e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Beautiful Life</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Ace of Base</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">).</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 4</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=YqOrEAs8Zo0" target="_blank">Novecento - Movin’ On</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1984, Italia)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mdX2vFuKvjg/XUyVnDfMsYI/AAAAAAAAC1A/a9zVVVgw8eA59KcXbWp97vxTi1Y2hcJjQCLcBGAs/s1600/Novecento_Movin_On.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="620" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-mdX2vFuKvjg/XUyVnDfMsYI/AAAAAAAAC1A/a9zVVVgw8eA59KcXbWp97vxTi1Y2hcJjQCLcBGAs/s200/Novecento_Movin_On.jpg" width="193" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Anche qui, ho praticamente già detto tutto sui </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Novecento</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, band milanese che adoro tantissimo. Potrei mettere tante loro canzoni in classifica, ma il sound più compassato e meno danzereccio non me le fa catalogare come eurodance a tutti gli effetti. I Novecento sono più raffinati e meno dozzinali, passatemi il termine. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Movin’ On</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> fu un grandissimo successo nel 1984 e “obbligò” il gruppo a non deviare troppo da quel genere, anche se loro stessi avrebbero preferito qualcos’altro, come poi hanno fatto a partire dalla fine degli anni novanta, una volta esaurita la spinta commerciale della dance.</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><b><span style="color: red;">POSIZIONE 3</span></b> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=KkhGkRahU6g" target="_blank">Snap! - Rhythm is a dancer</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1992, Germania)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-7v3E02nQm_8/XUyV_zMRljI/AAAAAAAAC1I/AviMVqLmkwMwK6AhYQMB3QGJ_h1boGdegCLcBGAs/s1600/Snap_Rhythm_is_a_dancer.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-7v3E02nQm_8/XUyV_zMRljI/AAAAAAAAC1I/AviMVqLmkwMwK6AhYQMB3QGJ_h1boGdegCLcBGAs/s200/Snap_Rhythm_is_a_dancer.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Rhythm is a dancer</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> ha scritto i canoni della eurodance anni novanta: non lo dico io, ma i fratelli Boer (quelli dei </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Brothers Etc Etc</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">) e, scusate, di loro mi fido. La combo band - canzone - video è perfetta, tutto è studiato a tavolino per rendere il pacchetto il più sborone ed esagerato possibile. Summer in forma strepitosa, sample a tutto andare, ritmo che non si ferma mai. Cosa chiedere di più ad un classico del genere?</span></div>
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<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="color: red;"><b>POSIZIONE 2</b></span> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=xi4hj_JKaps" target="_blank">2 Unlimited - Never Surrender</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1998, Paesi Bassi)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-sFpL6AazguE/XUyTyQXYgoI/AAAAAAAAC0E/2aT5OmP-mJYUAs4BEvmhGq5wrUX97LDLgCLcBGAs/s1600/2_Unlimited_Never_Surrender.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="529" data-original-width="600" height="176" src="https://1.bp.blogspot.com/-sFpL6AazguE/XUyTyQXYgoI/AAAAAAAAC0E/2aT5OmP-mJYUAs4BEvmhGq5wrUX97LDLgCLcBGAs/s200/2_Unlimited_Never_Surrender.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">I </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">2 Unlimited</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, per antonomasia, sono Anita e Ray; né io né i fan accettiamo i cambi di formazione che ci sono stati nel tempo (per dire, ancora oggi i 2U si esibiscono, ma dal 2016 Anita è stata sostituita da </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Kim Vergouwen</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> - e non è la stessa cosa, per nulla). Verso la fine degli anni ‘90 ci fu però un cambio radicale: Anita e Ray lasciarono entrambi il gruppo perché i produttori si rifiutarono di garantire loro una percentuale sugli enormi incassi che stavano arrivando; De Coster e Wilde sperarono pertanto di continuare il successo facendo leva sul brand 2U, chiamarono due cantanti olandesi, </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Romy van Oojen</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Marjon van Iwaarden</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, e perpararono il rilancio del gruppo. Purtroppo le cose non andarono come sperato, anzi il tentativo fu un flop clamoroso perché non accettato dal pubblico, affezionato alla coppia originale. Fra tutte le canzoni proposte in quel breve lasso di tempo, ce n’è una che spicca e spacca alla grande. Parlo chiaramente di </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Never Surrender</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, dove la potenza della voce di Marjon viene messa bene in risalto, mentre la biondina si limita a sussurrare; detto fra noi, potremmo definire Romy la Repetto dei 2U. </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Never Surrender</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> vendicchiò qualcosina, così come la ballata </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Where are you know?</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, poi l’oblio e, infine, il ritorno di Anita e Ray.</span></div>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="color: red;"><b>POSIZIONE 1</b></span> - </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: 700; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=0hgq3T3cRbA" target="_blank">2 Brothers on the 4th Floor - Heaven is here</a></span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (1999, Paesi Bassi)</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dk_bjgM_XII/XUyUZmbhGOI/AAAAAAAAC0k/vh9UiFKKSH47CUinksBW3j7oqweyD3ZjQCEwYBhgL/s1600/2_Brothers_on_the_4th_floor_Heaven_is_here.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="314" data-original-width="338" height="185" src="https://1.bp.blogspot.com/-dk_bjgM_XII/XUyUZmbhGOI/AAAAAAAAC0k/vh9UiFKKSH47CUinksBW3j7oqweyD3ZjQCEwYBhgL/s200/2_Brothers_on_the_4th_floor_Heaven_is_here.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Heaven is here</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, in realtà, è come minimo nella mia Top 5; ma essendomi imposto la regola di una sola canzone per gruppo / cantante, ho dovuto sacrificarla per dare spazio a </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Never Alone</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. C’è un motivo per cui </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Heaven is here</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> mi piace parecchio: manca l’odiosissima parte rappata, è tutta cantata - anzi, urlata - dall’inizio alla fine con la potente voce di Des’Ray che, va detto, ci dà dentro di brutto. Il video, abbastanza ridicolo perché D-Rock c’è e ha una specie di copricapo che sembra un profilattico azzurrino, è pure carino e racconta una storia delirante pseudo-fantascientifica in cui il duo gestisce una sorta di postazione futuristica che fa da rampa di lancio verso il paradiso; saranno le azioni delle persone compiute in vita e, soprattutto, il buon cuore di Des’Ray a stabilire se qualcuno sia meritevole di varcarne la soglia. Anche qui, tutto molto bello e denso di significato… ma a noi l’eurodance piace proprio così: disimpegnata, senza pretese, che non richieda un’elevata soglia di attenzione, che faccia divertire. E </span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Heaven is here</span><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> ci riesce in pieno. Se l’ascolto in macchina, abbasso il finestrino affinché tutti ne godano l’unz unz, anche a -4° sottozero.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>CONCLUSIONI</b><br />Non ho idea delle reazioni suscitate in chi leggerà questo piccolo viaggio nel mondo degli anni ‘90, ma posso provare ad ipotizzare che si dividano in tre gruppi: <b>disgustorama totale</b>, <b>indifferenza che uccide</b>, <b>apprezzamento danzereccio</b> (dal moderato all’esaltato più bieco). Se siete del primo gruppo, dubito siate arrivati a leggere fino a questo punto, a meno che non siate degli autolesionisti; se appartenete al secondo gruppo, potrei darvi dei pirla per aver sprecato il vostro tempo inutilmente - tanto so che non reagireste; se, infine fate parte del terzo gruppo, significa che almeno un po’ apprezzate questa musica: probabilmente non sarete d’accordo con la classifica, o sarete indinnnnniatihhh per la mancanza della vostra canzone dance preferita, oppure ancora - incredibilmente - condividerete parte di quello che ho scritto. Io spero vi sia piaciuto e vi invito, nel caso, a correggermi se ho scritto inesattezze, o a condividere la vostra Top 10 (o 20), sono sempre pronto ad ampliare la compilation da far ascoltare a tutto il vicinato.<br />Tranquilli, poi ritorno ai miei <b>Joe Cocker</b>, <b>Van Halen</b>, <b>Boston</b>, <b>Bee Gees</b>, <b>REO Speedwagon</b>, <b>Metallica</b>, <b>Meat Loaf</b> e compagnia bella.<br /><b>Buon tunza tunza a tutti!</b></span></div>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-20093924624308313622019-07-31T22:16:00.000+02:002019-07-31T22:16:12.675+02:00Iron Sky: The Coming Race (2019) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Iron Sky: The Coming Race</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 5</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-IzxulLX6mpw/XT9sZ5SqusI/AAAAAAAACuo/t8KWRyoUTnIvyKfZRf6Lsk2amUR8bIBLwCLcBGAs/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="497" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-IzxulLX6mpw/XT9sZ5SqusI/AAAAAAAACuo/t8KWRyoUTnIvyKfZRf6Lsk2amUR8bIBLwCLcBGAs/s200/Iron_Sky_The_Coming_Race_Locandina.jpg" width="131" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td><i>Iron Sky: The Coming Race</i></td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2019</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantascienza, Commedia, Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Finlandia, Germania</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Timo Vuorensola</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Lara Rossi, Vladimir Burlakov, Kit Dale, Julia Dietze, Udo Kier</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-E460pll0_R0/XT9sXeHuiZI/AAAAAAAACu0/qdGkc2ViEIIEjebSy1X5rLBpgEqeBm5AgCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-E460pll0_R0/XT9sXeHuiZI/AAAAAAAACu0/qdGkc2ViEIIEjebSy1X5rLBpgEqeBm5AgCEwYBhgL/s400/Iron_Sky_The_Coming_Race_002.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Ultima Cena dei Rettiliani... immagine suggestiva del film.</td></tr>
</tbody></table>
Non sempre, purtroppo, un budget maggiore è sinonimo di qualità superiore. <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Iron_Sky:_The_Coming_Race" target="_blank">Iron Sky: The Coming Race</a></i></b>, seguito del primo <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2012/07/iron-sky-2012-recensione.html" target="_blank">Iron Sky - Saranno nazi vostri!</a></i></b> (2012, <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2012/07/iron-sky-2012-recensione.html" target="_blank">recensito qui</a>), ne è un perfetto esempio. Lo stavo aspettando da anni, sette per la precisione, e ci stavo sbavando copiosamente dopo che i primi trailer avevano iniziato a circolare, sapientemente diretti da <b>Timo Vuorensola</b>, lo stesso regista del primo film. Ma, ahimé, il risultato è stato davvero una <i style="font-weight: bold;">dilusione di diludendo</i> [cit. Joe Bastianich feat. Crozza]. Facciamo mezzo passo indietro per esporre ai neofiti di cosa stiamo parlando, perché siamo nel regno dei film <i>low-budget</i> a bassa diffusione nei circuiti nazionali ed internazionali e un minimo di spiegazione è quantomeno dovuta.<br />
Correva l'anno 2012, quando nelle sale di alcuni paesi europei (Finlandia, Germania, Inghilterra e poche altre) uscì il primo <i>Iron Sky</i>, film nato da un progetto del 2006 e co-finanziato, tra i vari modi, anche attraverso piattaforme <i>crowfunding </i>grazie ad un gruppo di appassionati entusiasti. Il risultato diede ragione al finlandese Timo Vuorensola, regista nonché mente dell'intero progetto: recensioni relativamente positive, ottima risposta del pubblico e stato di cult guadagnato fra gli appassionati. Complice una scrittura intelligente e sarcastica, con la quale venivano messi alla berlina nazisti, americani, tedeschi, destrorsi e sinistrorsi, il film piacque parecchio ed era cosa ovvia et scontata, anche alla luce del finale pirotecnico, che prima o poi un seguito sarebbe arrivato.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-W9Rra5sOEOA/XT9sXtupnVI/AAAAAAAACu8/CeDXnOJfPvUMarX5f1YAAok5WTmLRdPywCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="672" data-original-width="1600" height="134" src="https://1.bp.blogspot.com/-W9Rra5sOEOA/XT9sXtupnVI/AAAAAAAACu8/CeDXnOJfPvUMarX5f1YAAok5WTmLRdPywCEwYBhgL/s320/Iron_Sky_The_Coming_Race_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Scene spaziali <i>low-budget</i></td></tr>
</tbody></table>
E così è stato, fuori tempo massimo e con un budget enormemente più alto del predecessore, tanto che i produttori dovettero fare due campagne di <i>crowfunding </i>per racimolare i soldi necessari per chiudere almeno le riprese principali e la post-produzione. Ben sette anni sono passati dal primo film, e di acqua ne è passata sotto i ponti. Prima di addentrarci nei meandri della trama e delle conclusioni finali, io mi domando: caro Timo, ci hai fatto aspettare tutto questo bel tempo; te ne sei uscito con dei trailer che promettevano mari e monti (tutti ci ricordiamo <b>Hitler-zombi a cavallo di un T-Rex</b>, e un <b>Gesù Cristo particolarmente incazzato</b>), e poi il risultato finale è questa assurda, inconsistente accozzaglia di scene senza senso? La sensazione di essere presi per il culo non è più strisciante e, anzi, lascia il posto alla certezza quando iniziano a scorrere i titoli di coda e realizzi che alcuni nei personaggi inseriti nel trailer non sono nemmeno mai stati usati. (Gesù, appunto, ma anche <b>Donald Trump</b>... tanto che la frase di lancio del film era "Let's make Earth great again", palese presa in giro della campagna elettorale di Trump). Davvero, <i>Iron Sky: The Coming Race</i> è troppo brutto per essere vero e sembra non essere figlio della stessa produzione del predecessore... stento a crederci, eppure è proprio così.<br />
<u><b><br />
</b></u> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-l53HVwZUWsU/XT9sZcMsuAI/AAAAAAAACvA/V0hruSUWJHcSDGh6WYIiznDf7B9yGQeDgCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1600" height="166" src="https://1.bp.blogspot.com/-l53HVwZUWsU/XT9sZcMsuAI/AAAAAAAACvA/V0hruSUWJHcSDGh6WYIiznDf7B9yGQeDgCEwYBhgL/s400/Iron_Sky_The_Coming_Race_008.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco cosa rimane della Terra dopo il finale del primo Iron Sky.</td></tr>
</tbody></table>
<u><b>Trama! (con spoiler! Ma tanto non lo guarderete mai, che ve frega?)</b></u><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-O2nBU7k4OMk/XT9sYk2-_zI/AAAAAAAACus/fMYBeYU_rbM9AqH7OXTZJ4Qte6-4U-nxgCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1032" data-original-width="974" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-O2nBU7k4OMk/XT9sYk2-_zI/AAAAAAAACus/fMYBeYU_rbM9AqH7OXTZJ4Qte6-4U-nxgCEwYBhgL/s320/Iron_Sky_The_Coming_Race_004.jpg" width="302" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La protagonista Obi Washington (Lara Rossi)</td></tr>
</tbody></table>
Dopo il catastrofico finale del primo <i>Iron Sky</i>, la Terra è diventata disabitata a causa delle radiazioni; i pochi umani sopravvissuti hanno trovato rifugio proprio su Neomenia, la base nazista sita sulla faccia nascosta della Luna, dando vita ad un miscuglio di coloni, nazisti e religiosi. La qualità della vita è pessima: gli abitanti vivono nel costante terrore che qualcosa vada storto e che la struttura prima o poi cada distrutta dai terremoti lunari, sempre più frequenti, o colpita da piogge di meteoriti. O autodistrutta dalla stupidità dei nazisti, chissà. La protagonista <b>Obi Washington</b> (<b>Lara Rossi</b>; stendiamo un pietoso velo sulla scelta del nome del personaggio), figlia di <b>Renate Richter</b> (<b>Julia Dietze</b>) e <b>James Washington</b>, è l'unica che si sbatte a tenere in piedi la struttura che sta cadendo a pezzi a causa dell'incuria, del menefreghismo e della povertà degli abitanti. Gli eventi subiscono una scossa quando sulla colonia piomba un'astronave di superstiti terrestri pilotata dal russo <b>Sasha</b> (<span style="text-align: start;"><b>Vladimir Burlakov</b>)</span>; Obi vuole dare loro asilo mentre i <b>Jobsisti</b>, membri della setta devota al culto di Steve Jobs, ricchi ed elitari, sono contrari e chiedono l'espulsione dei profughi. Mentre si decide sul destino dei poveracci, Obi segue uno strano personaggio spuntato da nulla: questi non è altri che <b>Wolfgang Kortzfleisch</b> (<b>Udo Kier</b>) il <b>Moon-führer</b> nonché vecchio antagonista creduto morto, che le rivela di essere un <b>Vril</b>, antica razza di Rettiliani che colonizzarono la Terra ai tempi dei dinosauri. Kortz-coso regala ad Obi una speranza: un pezzo di Santo Graal in grado di curare e ringiovanire la madre Renate e la possibilità di raggiungere Agartha, la terra promessa nascosta nel nucleo della Terra, dove si sono rifugiati gli altri Vril ed unico posto in cui i terrestri possono rifugiarsi per sfuggire all'incombente distruzione della colonia sulla Luna. Illusa dalle infide parole del gerarca nazista, Obi, aiutata da Sasha, dall'amico <b>Malcolm</b> (Kit Dale) e dal guru dei Jobsisti <b>Donald</b> (<b>Tom Green</b>) vola in direzione di Agartha, dove scopre che i più grandi ed efferati criminali della storia terrestre erano in realtà dei Vril mascherati da umani: Adolf Hitler (sempre Udo Kier), Mao, Stalin, un Papa, il Presidente degli Stati Uniti Sarah Palin, Mark Zuckerberg, Margaret Thatcher, Bin Laden, Caligola ed altri che nemmeno mi ricordo più. La faccio breve: si scatena una gran bel bordello, Obi recupera il Graal, ritorna alla base inseguita dal rettile-Hitler, c'è qualche combattimento-parapiglia assortito, muoiono un po' di personaggi a caso, i superstiti vengono salvati grazie al colpo di genio di Sasha che riesce ad usare l'indistruttibile <b>Nokia 3310</b> come trojan per effettuare un hack all'iPhone di Donald e che innesca una mega autodistruzione dell'astronave Vril. Eh? Ci avete capito qualcosa? No? Pazienza, in questo punto del film mi sono addormentato e sto cercando di ricostruire quello che ricordo, in pratica una ciolla di niente. Beh, alla fine Obi, Sasha e i terrestri buoni riescono a sconfiggere i nazisti ed iniziano un lungo viaggio in direzione di Marte, altro pianeta dove potrebbero trovare rifugio. Senza sapere che... OH MIO DIO CHE IDEONA NON CI AVEVA MAI PENSATO NESSUNO! sulla faccia nascosta del Pianeta Rosso c'è una base segreta sovietica con tanto di falce e martello ad illuminarla.<br />
<b><u><br />
</u></b> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-2zYFPKQ-LzA/XT9sYng_euI/AAAAAAAACu0/Z66BWh2OWtYZ1Pc4AvG058yelFsNGpZBQCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="670" data-original-width="1600" height="167" src="https://1.bp.blogspot.com/-2zYFPKQ-LzA/XT9sYng_euI/AAAAAAAACu0/Z66BWh2OWtYZ1Pc4AvG058yelFsNGpZBQCEwYBhgL/s400/Iron_Sky_The_Coming_Race_006.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno dei momenti più attesi... Hitler in versione rettiliana.</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Considerazioni sparse</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-OClDkzNCEow/XT9sZKZ9JuI/AAAAAAAACu4/cuGnh_QTgtoOmj8wzjuJzr77yxeenWf8wCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_007.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="804" data-original-width="1600" height="160" src="https://1.bp.blogspot.com/-OClDkzNCEow/XT9sZKZ9JuI/AAAAAAAACu4/cuGnh_QTgtoOmj8wzjuJzr77yxeenWf8wCEwYBhgL/s320/Iron_Sky_The_Coming_Race_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I buffoni Jobsisti, devoti al culto di Steve Jobs</td></tr>
</tbody></table>
Ok, quanto ho vi ho appena esposto è un vero troiaio e ammetto placidamente di non essermi impegnato per renderlo più intellegibile. Ma è giusto e sacrosanto che dobbiate anche voi provare quella strana sensazione di non capire un cazzo nonostante l'apparente semplicità della situazione contingente. Ma al netto del paragrafo volutamente confusionario, concorderete con me su quale sia il vero, grosso problema di <i>Iron Sky 2</i>: una sceneggiatura inutilmente farraginosa, con situazioni inserite a forza senza un minimo criterio, alcune premesse accennate e poi dimenticate (tipo il <b>Putin</b> che compare all'inizio del film) e, in definitiva, una generale piattezza dei dialoghi e dell'inventiva. Là dove il primo <i>Iron Sky</i> aveva colpito e divertito grazie alla scrittura intelligente della sceneggiatura, qui il seguito naufraga ignobilmente soffocato dalle nefandezze appena descritte, solo perché il regista ha preferito concentrarsi sugli effetti speciali e sulla scenografia, aspetti per i quali non si è certamente risparmiato. Peccato che il risultato sia davvero disastroso: a scrivere gli infelici dialoghi è stato chiamato Dalan Musson, sconosciuto amico di Timo. Lo ripeto: sette cazzo di lunghissimi anni, dove avevate tutto il tempo di tirare fuori il meglio dalle idee folli che avevate in mente, aiutati fra l'altro dal gruppo di appassionati co-finanziatori, e siete riusciti a tirare fuori questa merda fumante? No, davvero, i miei più vivi complimenti, devo riconoscervi che non era facile bruciarvi il credito che vi eravate guadagnati, ma ci siete riusciti col botto.<br />
Ma insomma, in questo film si salva qualcosa?<br />
Sì, ma è poca roba in confronto allo sconfortante tedio che avvolge durante la visione; i diciassette milioni di euro di budget se ne sono quasi tutti andati in effetti speciali ed, in effetti (<i>ahr ahr ahr gioco di parole, ahr ahr ahr</i>), i risultati sono buoni anche se non fanno più gridare al miracolo. <i>Iron Sky</i>, pur con un budget più ridotto, aveva senz'altro colpito di più. Lo stesso <b><i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=bS5P_LAqiVg" target="_blank">Kung Fury</a></i></b> (2015, al <a href="https://www.youtube.com/watch?v=bS5P_LAqiVg" target="_blank">link c'è il film completo e ufficiale su YouTube</a>, che vi consiglio di guardare), altro fulgido esempio di film low-cost indipendente nato quasi tutto dalla mente di una sola persona, <b>David Sandberg</b>, risulta visivamente superiore. Invece qui gli attori sembrano poco convinti nonostante l'encomiabile impegno di Lara Rossi; ma nel suo caso, è proprio il personaggio Obi a non funzionare; irritante, odioso e poco empatico, totalmente fuori parte non tanto per l'attrice quanto per l'inefficace costruzione del personaggio. Non si salvano nemmeno i comprimari, ridotti a macchiette inutili. Giusto Udo Kier, nel doppio ruolo di Kortz-kakkien e di Hitler, gigioneggia... ma ha poco minutaggio per poter reggere l'intero film sulle sue spalle. Purtroppo.<br />
<b><u><br />
</u></b> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6L3XCVyyrCU/XT9sXruEM4I/AAAAAAAACu0/6AFhdRskX6MY-yJEmegDJR0QOADiASObwCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="961" data-original-width="1600" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-6L3XCVyyrCU/XT9sXruEM4I/AAAAAAAACu0/6AFhdRskX6MY-yJEmegDJR0QOADiASObwCEwYBhgL/s400/Iron_Sky_The_Coming_Race_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una delle cose più belle del film: <i>artwork</i> che nel film non compare...</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Scene da ricordare!</u></b><br />
<ul>
<li>Un Jobsista viene giustiziato dal guru Donald perché ha compiuto il peggiore dei crimini: il jailbreak del suo iPhone. Questa scena in effetti è stata carina, ma purtroppo si regge su una serie di citazioni e battute già fatte in precedenza e che, in parte, riprendono quello che è avvenuto nel primo film. Non posso non sottolineare la poca inventiva degli autori.</li>
<li>I trailer. Ecco, quando arrivi a dire che la cosa più bella del film sono i trailer, inizi a capire che qualcosa non è andato per il verso giusto. Quattro i personaggi usati per irretire ed ingannare gli ignari fan del primo capitolo:</li>
<ul>
<li><a href="https://www.youtube.com/watch?v=rtIuPWiPk9s" target="_blank"><b>Donald Trump</b></a></li>
<li><a href="https://www.youtube.com/watch?v=PM13yXlW-Vs" target="_blank"><b>Gesù Cristo</b></a> che non viene in pace</li>
<li><a href="https://www.youtube.com/watch?v=OSHaVH9HhfI" target="_blank"><b>Vladimir Putin</b></a> versione ballerino</li>
<li><a href="https://www.youtube.com/watch?v=3jLaf5qj8cs" target="_blank"><b>Hiltler a cavallo di un T-Rex</b></a> (insieme ad una Sarah Palin in disaccordo)</li>
</ul>
<li>Il flashback in cui Kortz-minkien racconta il passato dei Vril quando arrivarono sulla Terra; anche in questo caso la scena è buffa e resa bene. Ma è purtroppo isolata e completamente slegata da tutto il resto. Adamo ed Eva erano in realtà due scimmie? Ahi, qui i creazionisti insorgeranno!</li>
<li>La riunione dei Vril ripresi come se fossero nell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Ok, citazione stra-abusata, ma nel marasma dell'inutilità di questo film, devo ammettere che ha funzionato.</li>
<li>Il Nokia 3310 reso come immortale ed indistruttibile strumento di un'epoca che non c'è più. Oh, idea carina, ma sono anni che su Internet ci sono <i>meme</i> e battute umoristiche su questo argomento; cari autori, benvenuti nel 2009...</li>
<li>Si vocifera di <b>Lloyd Kaufman</b> della <b>Troma</b> presente in un cameo. Non l'ho beccato, se qualcuno me lo dovesse confermare mi farebbe un grosso favore.</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-OdDMS1VXJdQ/XT9sZlyccpI/AAAAAAAACu8/gX9Ac5mZJt0xRzRjks6vvNo3xHJ2HoiRQCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="680" data-original-width="1600" height="170" src="https://1.bp.blogspot.com/-OdDMS1VXJdQ/XT9sZlyccpI/AAAAAAAACu8/gX9Ac5mZJt0xRzRjks6vvNo3xHJ2HoiRQCEwYBhgL/s400/Iron_Sky_The_Coming_Race_009.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'essere umano si estinguerà, ma lui sarà sempre lì, eterno ed indistruttibile.</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Conclusioni & Commento</u></b><br />
In molti casi, in passato, ho premiato film deficitari nella sceneggiatura ma ottimi dal punto di vista dell'aspetto tecnico; perché con <i>Iron Sky 2</i> non avviene? Per rispondere alla domanda, permettetemi di chiarire un punto importantissimo: fateci caso, ma i film che ho premiato maggiormente, pur senza trama o ai limiti del minimo sindacale, vedevano veramente pochissimi dialoghi. Credetemi: un film senza trama funziona solo se i personaggi stanno muti, non dicono stronzate, o al massimo sparano sentenze mono-rigo. Altrimenti è veramente finita, vi verrà voglia di sterminarli tutti, dal primo all'ultimo. Non funziona nemmeno il frullato di teorie strampalate e storiche da cui il duo Timo/David ha attinto a piene mani: Santo Graal, Vril e i Rettiliani (concetti ripresi dal romanzo "<i>The Coming Race</i>" di <b>Edward Bulwer-Lytton</b>, 1871 - "<i>La razza dell'avvenire" </i>in italiano), la Teoria della Terra Cava, il mito di Agartha, Adamo ed Eva, ed altro ancora. Purtroppo non è che gettando fumo negli occhi dello spettatore le cose migliorino, anzi... si corre il rischio di peggiorarle. <i>Iron Sky: The Coming Race</i> è stata una delle occasioni più sprecate di sempre, lo dico senza timore di essere smentito.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-p3BJYYPcvz0/XT9sYke_aTI/AAAAAAAACuw/VTe33_mqtEwfqyiM2wHYDDIQqSOuJoVIQCEwYBhgL/s1600/Iron_Sky_The_Coming_Race_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-p3BJYYPcvz0/XT9sYke_aTI/AAAAAAAACuw/VTe33_mqtEwfqyiM2wHYDDIQqSOuJoVIQCEwYBhgL/s400/Iron_Sky_The_Coming_Race_005.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il tempo passa per tutti, anche per Julia Dietze (anche se qui è truccata)</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="65">Trama:</th> <td><b>3</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Fa acqua da tutte le parti, la scrittura dei dialoghi è atroce e le idee più carine non sono nemmeno originali. Uno sfacelo unico.</div>
</td> <th width="65">Musiche:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Qui ammetto di essere andato in difficoltà. Come nel primo film, tutta la colonna sonora è firmata dal gruppo sloveno <b>Laibach</b>, noto agli appassionati del genere. La mia impressione, però, è che non si siano impegnati più di tanto; né la canzone iniziale, né quelle finali hanno lasciato il segno.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Molto buona: la mano di Timo è ferma e pure valida, le immagini scorrono bene, gli effetti speciali pur non eccellendo si salvano. La resa finale è altalenante e non so quanto sia voluta: si passa da scene che paiono tratte da un <i>blockbuster</i> di Hollywood, ad altre in stile The Asylum. Uhm, no, non lo prenderei come un grosso complimento.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il ritmo avrebbe potuto essere più elevato, ma a metà film tutto deraglia in mestizia, si perde il senso della storia e gli attori vagano spaesati da una scena idiota all'altra. A lungo andare questo porta solo ad una cosa: l'abbiocco letale che si tramuta in indifferenza.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
C'è qualcosina, alcuni personaggi muoiono di morte violenta, ma... il tono generale è quello della commedia, anche se più serioso rispetto al primo <i>Iron Sky</i> (altro errore madornale! Sono state tradite le origini!)</div>
</td> <th>Humour:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il film non fa per nulla ridere, e nemmeno sorridere. Alcune citazioni intelligenti o spiritose funzionano ma sono troppo nascoste in un mare di mediocrità dilagante.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>0</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Niente da segnalare.</div>
</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>4,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Più parti con aspettative elevate date grazie a promesse poi non mantenute, più meriti di essere punito selvaggiamente da pessimi giudizi e da insanabile rancore. <i>Iron Sky 2</i> è stato sicuramente una delle più cocenti delusioni degli ultimi tempi. Non sprecate il vostro tempo: recuperate il primo o, in alternativa, giocate all'omonimo <i><a href="https://boardgamegeek.com/boardgame/109077/iron-sky-board-game" target="_blank">board game</a></i>, che merita senz'altro una prova. </b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-7730199290201597342019-07-26T00:04:00.000+02:002019-07-26T00:04:17.264+02:00It came from the desert (2017) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">It came from the desert</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 4,3</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9V8jfcp1RkE/XToZtf_2XBI/AAAAAAAACtk/Tk5haOmWl7QHPrvA1uPw2vBCspPZGDuawCLcBGAs/s1600/It_came_from_the_desert_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="999" data-original-width="700" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-9V8jfcp1RkE/XToZtf_2XBI/AAAAAAAACtk/Tk5haOmWl7QHPrvA1uPw2vBCspPZGDuawCLcBGAs/s200/It_came_from_the_desert_Locandina.jpg" width="140" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td><i>It came from the desert</i></td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2017</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantascienza, Horror, Commedia</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Finlandia, Regno Unito, Canada</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Marko Makilaakso</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Harry Lister Smith, Alex Mills, Vanessa Grasse</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KOYIlKj4eLw/XToZsezNzQI/AAAAAAAACtw/0E_t9mRRVX8xFP9S5BD181tqDd6CsaD7wCEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_Amiga_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-KOYIlKj4eLw/XToZsezNzQI/AAAAAAAACtw/0E_t9mRRVX8xFP9S5BD181tqDd6CsaD7wCEwYBhgL/s400/It_came_from_the_desert_Amiga_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ah, che ricordi...</td></tr>
</tbody></table>
<b style="text-align: justify;"><u>Flashback - una inutile introduzione al gaming 16 bit</u></b><br />
<div style="text-align: justify;">
Fine anni '80, primi anni '90. Già ai tempi ero un <i>geek</i> nonché <i>videogamer</i> incallito: ero da poco passato dal glorioso <b>Vic-20</b> (l'antenato del <b>Commodore 64</b>) direttamente all'<b>Atari Lynx</b>, una delle migliori console portatili mai concepite, tristemente fallita a causa di una serie di macroscopici errori strategici e produttivi della Atari, soccombendo sotto i colpi del vincente <b>Gameboy</b> della <b>Nintendo</b>. Quando, nel 1990, mi arrivò il primo PC, un 286 con grafica VGA a 256 colori, percepii di aver compiuto un enorme balzo in avanti, arrivarono già i primi giochi con grafica decente, in grado di superare gli orridi 4 colori in CGA e gli altrettanto vetusti 16 colori della EGA. Ma non mi sentivo del tutto soddisfatto, c'era ancora qualcosa che suscitava la mia malcelata invidia, ed era l'<b>Amiga 500</b>, una perfetta macchina da gioco per la quale diverse software house avevano sfornato dei capolavori in grado di competere grandiosamente con il PC MS-DOS almeno fino al 1994, anno del fallimento della Commodore. Ah, che tempi! Chi c'era, ricorderà senz'altro i nomi di sviluppatori e <i>publisher</i> che misero in commercio delle vere e proprie pietre miliari; i primi nomi che mi vengono in mente sono <b>Bitmap Brothers</b> (<b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/gods" target="_blank">Gods</a></i></b> e <b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/speedball-2-brutal-deluxe" target="_blank">Speedball 2 - Brutal Deluxe</a></i></b>: uno dei miei giochi preferiti di sempre), <b>Sensible Software</b> (<i><b><a href="https://gamesnostalgia.com/game/cannon-fodder" target="_blank">Cannon Fodder</a></b></i> e <b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/sensible-world-of-soccer" target="_blank">Sensible World of Soccer</a></i></b>), <b>Psygnosis</b> (<b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/shadow-of-the-beast" target="_blank">Shadow of the Beast</a></i></b>), <b>Team 17</b> (<b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/alien-breed-special-edition-92" target="_blank">Alien Breed</a></i></b> e la saga di <i><b><a href="https://gamesnostalgia.com/game/worms" target="_blank">Worms</a></b></i>), <b>Bullfrog</b> (<i><b><a href="https://gamesnostalgia.com/game/populous" target="_blank">Populous</a></b></i>, <i>e</i> <i><b><a href="https://gamesnostalgia.com/game/syndicate" target="_blank">Syndicate</a></b></i>), <b>D.I.C.E.</b> (<b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/pinball-dreams" target="_blank">Pinball Dreams</a></i></b> e <i><b><a href="https://gamesnostalgia.com/game/pinball-fantasies" target="_blank">Pinball Fantasies</a></b></i>, i migliori flipper della storia videoludica) e... fermi tutti! Potrei andare avanti ancora per molto, questa è solo una sfilza parzialissima e ho lasciato per ultima quella che, secondo me, è la software house che più di altre ha legato indissolubilmente il proprio nome al computer di casa Commodore. Facciamo un mezzo passo indietro: ricordo che a quei tempi, sul mio PC, c'era un gioco che adoravo nonostante fosse in soli 4 miseri colori, ed era <b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/defender-of-the-crown" target="_blank">Defender of the Crown</a></i></b>, uno strategico ambientato nel mondo nell'Inghilterra medievale, epoca di crociate e impavidi cavalieri. Quando, a casa di un compagno di classe del liceo, ebbi la ventura di assistere allo stesso gioco in versione Amiga, ricordo che smascellai rimanendo inebetito di fronte alla grafica e al gameplay, decisamente superiori alla conversione su MS-DOS in mio possesso. Mi segnai il nome della software house e mi ripromisi di seguirla con più attenzione, più che altro sbavando sulle pagine di <b>The Games Machine</b>, rivista che già ai tempi acquistavo in edicola e che resiste tuttora come una delle più longeve di sempre nel settore. </div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-BTSdf_vTHgI/XToZszsnnoI/AAAAAAAACt4/BFggAaMBDyIv866FoUlgVnbKpzry5SYdgCEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_Amiga_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-BTSdf_vTHgI/XToZszsnnoI/AAAAAAAACt4/BFggAaMBDyIv866FoUlgVnbKpzry5SYdgCEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_Amiga_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>It came from the desert</i> - versione Amiga</td></tr>
</tbody></table>
<b>Cinemaware</b>: ecco il nome dello sviluppatore, che nel 1989 pubblicò uno dei giochi migliori per Amiga di sempre, perennemente nelle Top Ten di chiunque voglia dire la sua su questo argomento. Sto parlando di <b><i><a href="https://gamesnostalgia.com/game/it-came-from-the-desert" target="_blank">It Came from the desert</a></i></b>, un gioco innovativo che miscelava in modo bilanciatissimo avventura, strategia e azione, confezionate mirabilmente con una grafica superba per i tempi, bellissime musiche ed una trama che strizzava l'occhio ai B-Movies fantascientifici degli Anni '50. Non è difficile capire come quel gioco, per quelli della mia età, risultasse così significativo e segnante, al punto da diventare una ineguagliata pietra miliare. La trama vedeva come ambientazione principale Lizard Breath, una minuscola fittizia cittadina ubicata nel deserto californiano, teatro nel 1951 di una pioggia di meteoriti. Il protagonista, il Dottor Bradley, è deciso a fare luce sull'avvenimento e, man mano che la trama avanza, scopre che le radiazioni hanno iniziato a colpire le formiche del posto, rendendole intelligentissime ed... enormi! Il protagonista ha solo quindici giorni di tempo per raccogliere le prove dell'esistenza dei mutanti, convincere le autorità del pericolo imminente e, infine, mettere in atto le misure per sconfiggere le formiche giganti. C'era davvero di tutto: una trama avvincente, il senso del tempo che passava inesorabile in attesa dell'imminente disastro, azione, dialoghi a scelta multipla che potevano portare a due finali diversi, spostamenti in diverse location della cittadina tramite mappa interattiva, grafica disegnata a mano e animata in modo innovativo, musiche coinvolgenti... insomma, un capolavoro annunciato! Certo, se confrontiamo un gioco 16 bit del 1989 con i Tripla-A attuali, i cui costi di produzione raggiungono quelli di un film hollywoodiano, il risultato è certamente impietoso; ma allo stesso tempo, non possiamo dimenticare che quelle stesse software house hanno contribuito in modo determinante al mondo dei Video Games così come lo conosciamo oggi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-4ft6fBWi0YU/XToZqf8fvxI/AAAAAAAACto/UkGTb0vDlL0h8N54IWO9ua4Es_1j4vU8ACEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="536" data-original-width="1280" height="167" src="https://1.bp.blogspot.com/-4ft6fBWi0YU/XToZqf8fvxI/AAAAAAAACto/UkGTb0vDlL0h8N54IWO9ua4Es_1j4vU8ACEwYBhgL/s400/It_came_from_the_desert_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco cosa aspettarsi dal film...</td></tr>
</tbody></table>
<b><u><i>It came from the desert</i> - il film</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
"Sì, OK, bravo, ecco il tuo solito panegirico per dimostrare quanto sei figo e saccente, bene, bravo, bis, mi dici dove vuoi arrivare con questo inutile esercizio di stile di questa grandissima minchia?", mi dirà il più irritante tra voi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-2T6VxnW3s2I/XToZqYYha-I/AAAAAAAACt0/o8iWsKuopbEtLg4tZqt1aOK_Aao_RKAUgCEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1499" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-2T6VxnW3s2I/XToZqYYha-I/AAAAAAAACt0/o8iWsKuopbEtLg4tZqt1aOK_Aao_RKAUgCEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">A vedere questa immagine, il film sembra pure figo...</td></tr>
</tbody></table>
La risposta è presto detta: è curioso pensare che un videogame considerato una pietra miliare del tempo, nato praticamente come se fosse una sceneggiatura cinematografica interattiva, avesse dovuto aspettare ben ventotto anni prima che qualcuno avesse la brillante idea di farne davvero un film.</div>
<div style="text-align: justify;">
Beh, eccovi accontentanti e... niente, avrei preferito rimanesse solo un'idea nella mente del regista finlandese, <span style="text-align: left;"><b>Marko Makilaakso</b>, classe 1978, perfetto esempio di essere umano della mia generazione che un giorno si sveglia ruttando e decide di fare un tributo ad uno dei miti della sua (nostra) infanzia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-align: left;">Ora faccio io una domanda: "Perché? Cazzo, perché?"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-align: left;">Narra la leggenda che questo Marko, appassionato di motocross (ma anche di retrogaming, il fenomeno di riscoperta dei giochi appartenuti a sistemi operativi morti e sepolti da anni), volesse fare un film sulle motociclette e che avesse chiesto il permesso alla Cinemaware (risorta dalle ceneri negli anni 2000, oggi in mano alla svedese Starbreeze, che ne detiene i diritti sul nome e sulle licenze di tutti giochi) di pubblicare qualche sequenza del gioco <i>It came from the desert</i>. La risposta fu un qualcosa del tipo: "Ma perché non ci fai un film, invece di citarlo soltanto?"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-align: left;">Detto fatto, Marko ha riscritto la trama, ha trovato i fondi e purtroppo nel 2017 ha iniziato a girare una fetecchia immonda che difficilmente rimarrà negli annali, come invece è successo al glorioso capostipite.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u><br />
</u></b> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ZBk74UrO9VA/XToZrthzvtI/AAAAAAAACts/dwL4q1UatsQdsrvBxOdRzZ_rQBmX3U7wACEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-ZBk74UrO9VA/XToZrthzvtI/AAAAAAAACts/dwL4q1UatsQdsrvBxOdRzZ_rQBmX3U7wACEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Scena di motocross buttate in mezzo, così, a cazzo.</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Trama!</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-BYQvPe0tdbw/XToZrpUih-I/AAAAAAAACt8/kpaOiILGpls-nxiOp-00-a99tFkcbXkyACEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="485" data-original-width="970" height="160" src="https://1.bp.blogspot.com/-BYQvPe0tdbw/XToZrpUih-I/AAAAAAAACt8/kpaOiILGpls-nxiOp-00-a99tFkcbXkyACEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_006.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'intrepido trio all'erta e pieno di brio...<br />
Sulla sinistra, citato <b><i>Grottango</i></b>.</td></tr>
</tbody></table>
C'è <b>Brian</b>, uno sfigato patentato incapace di relazionarsi con le ragazze, nerd di professione, appassionato di film, videogame e motociclette, in effetti è un asso del motore e delle modifiche, non esiste moto che abbia segreti per lui; c'è il suo migliore amico <b>Lukas</b>, una delle persone più stupide e mono-neurone mai viste in un film, ma fascinoso, simpatico ed estroverso, pilota asso di motocross, il classico belloccio decerebrato in grado di fare breccia nei cuori delle ragazze del ridicolissimo paese senza nome ai confini del deserto californiano. Brian è da tempo innamorato di <b>Lisa</b>, ragazza intelligentissima, bellissima, ambita da tutti gli zarri dei dintorni. Lukas, che in fondo ha un grande cuore, per permettere a Brian di provarci con Lisa, porta entrambi gli amici fuori paese, dove viene organizzata una festa sballatissima con l'obiettivo di sbronzarsi con birra, vodka e mix alcoolici vari. Brian, che ovviamente non sopporta la festa, si allontana e scopre una misteriosa caverna; Lukas lo raggiunge e, incuriosito come una scimmia, obbliga l'amico a seguirlo per esplorarla; i due amici ben presto scoprono un sito governativo abbandonato e ben presto l'orrore prenderà il sopravvento; gli scienziati, tranne un unico superstite, sono stati sterminati dal risultato dei loro folli esperimenti, delle formiche giganti ottenute tramite fusione di DNA alieno e terrestre. Le formiche, dotate di mente superiore, sono enormi, velocissime e voraci di ETANOLO. Indovinate dove c'è etanolo in quantità? Nella festa degli sballati, ovviamente! Per Brian e Lukas, a cui chiaramente si aggiungerà Lisa, diventa una lotta contro il tempo per salvare la cittadina (e di conseguenza il mondo intero) dalla minaccia dei mostri che loro stessi hanno in qualche modo risvegliato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u><br />
</u></b> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-5QhlZINd1ys/XToZrLHPTGI/AAAAAAAACto/Wv6l5uXwNSAyKOf_54nheFsDXvnsh0uNwCEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_004.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="536" data-original-width="1280" height="167" src="https://1.bp.blogspot.com/-5QhlZINd1ys/XToZrLHPTGI/AAAAAAAACto/Wv6l5uXwNSAyKOf_54nheFsDXvnsh0uNwCEwYBhgL/s400/It_came_from_the_desert_004.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">ETANOLO!</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Cosa funziona del film?</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Un beneamato cazzo di niente!</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u>Cosa non funziona?</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Tutto!</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u>Conclusioni!</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Non perdete il vostro tempo, piuttosto giocate all'omonimo videogame tramite emulatori (o tramite vero Amiga 500, se siete tuttora dei fortunati possessori).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EJ-g82ut-ic/XToZsDIAk0I/AAAAAAAACt8/dcstGrYjG3YXBhkZCj18Cp91GetqLaiPACEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="678" data-original-width="1600" height="135" src="https://1.bp.blogspot.com/-EJ-g82ut-ic/XToZsDIAk0I/AAAAAAAACt8/dcstGrYjG3YXBhkZCj18Cp91GetqLaiPACEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_008.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un intermezzo animato carino che richiama <b><i>Fallout</i></b>...</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Commento più in dettaglio</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Che palle, ve la ricordate la maestra che vi diceva frasi tipo questa? "Argomentate, non scrivete inutili giudizi lapidari fini a sé stessi!"</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-5IrByWUrRYw/XToZqdgVP4I/AAAAAAAACtw/L1Esq7O9iJw66tCzen_b9XsRxSDeIxylACEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1280" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-5IrByWUrRYw/XToZqdgVP4I/AAAAAAAACtw/L1Esq7O9iJw66tCzen_b9XsRxSDeIxylACEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La formica regina: beh, dai, orripilante il giusto...</td></tr>
</tbody></table>
No, non posso sottrarmi a tale precetto, mi è stato troppo inculcato nella mente anni addietro. Vediamo di capire insieme perché questo film, nonostante una patina decisamente invitante e, per certi versi, perfino superiore a quella dei film <b><a href="https://nonvedono.blogspot.com/search/label/The%20Asylum" target="_blank">The Asylum</a> </b>(<b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2019/07/sharknado-6-lultimo-sharknado-era-ora.html" target="_blank">Sharknado</a> </i></b>su tutti), si riveli infine per quello che è: <b>una vera merda</b>. Come sempre, i più scafati tra voi, quelli che hanno già letto il voto, inarcheranno il sopracciglio nel constatare la contraddizione di fondo tra quanto ho appena detto e il giudizio finale, numericamente vicino alla sufficienza. Andiamo con ordine. Il film, come tanti altri del genere, ormai sempre più inflazionato e che ha sempre meno da dire, nasce come un nostalgico omaggio ai ricordi di un'adolescenza dorata, ricca di bei ricordi attraverso cui il cervello manda messaggi positivi a tutto il corpo. In fondo, è così che funziona la dolce culla della nostalgia, nevvero? Epperò, questo sistematico richiamo agli anni che furono, oggi come oggi, se non adeguatamente realizzato, ha potentemente frantumato i coglioni. Questa è una nicchia che si sta sempre più allargando, ed è sempre più difficile emergere con qualcosa di veramente evocativo, piacevole, in grado di risultare significativo. Personalmente non mi basta più il solito gioco citazionistico: io quegli anni li ho vissuti, me li ricordo benissimo (non rimembro una fava di quello che ho fatto ieri, ma tutto quello che mi è successo nel 1984, quello sì), in fondo non ho bisogno di essere stimolato da battute trite e ri-trite pescate a piene mani da tutto quello che era <i>mainstream </i>in quegli anni; molto meglio sarebbe sorprendermi con citazioni fresche, rare, che la mia mente sicuramente ha nel tempo dimenticato e sepolto con strati di ricordi inutili. Mi duole ammetterlo, con <i>It came from the desert</i> la sorpresa non avviene per nulla. Si cita a piene mani <b><i>Aliens - Scontro Finale</i></b>, <b><i>Jurassic Park</i></b>, <b><i>Tremors</i></b>, <b><i>L'Armata delle Tenebre</i></b> (una stessa battuta viene pure riciclata due volte, gravissimo), oltre, ovviamente, alla citazione madre del videogioco, il film <b><i>Them!</i></b> (1954, conosciuto in Italia col titolo <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Assalto_alla_Terra" target="_blank">Assalto alla Terra</a></i></b>), che parlava proprio di radiazioni nel New Mexico che rendono le formiche dei mutanti giganti. Curioso come nello stesso anno, in Giappone, uscì un capostipite del cinema di genere con tematiche molto simili, l'immortale <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Godzilla_(film_1954)" target="_blank">Godzilla</a></i></b> di <b>Inoshiro Honda</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-5Vgml3UceWA/XToZr2kbyXI/AAAAAAAACt8/oL2ytyISutInoaPczlb68i8DFIZCftYFgCEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_007.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1600" height="134" src="https://1.bp.blogspot.com/-5Vgml3UceWA/XToZr2kbyXI/AAAAAAAACt8/oL2ytyISutInoaPczlb68i8DFIZCftYFgCEwYBhgL/s320/It_came_from_the_desert_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Brian, perché l'hai fatto? Perché?</td></tr>
</tbody></table>
Il nostro Marko, però, mantiene tutto a livello più superficiale; i personaggi sono solo degli stupidi ed irritanti stereotipi; i dialoghi sono terrificanti e ai limiti della sopportazione; il tono è quello della commedia demenziale, con l'aggravante che non c'è una singola scena che mi abbia strappato anche un solo mezzo sorriso. <b>Credetemi, non c'è cosa peggiore della tristezza provocata da un comico che non fa ridere, si arriva a provare sincero imbarazzo. </b>La trama è minimalista, va col pilota automatico, non riserva sorprese ed è di una banalità sconcertante. A tutto questo aggiungiamo anche il fatto che gli attori non sono minimamente coinvolgenti, penso anche a causa del pessimo doppiaggio italiano. Di fronte a cotanto sfacelo, che dovrebbe dar origine ad un voto pericolosamente basso, cosa permette al film di galleggiare nella mediocrità invece che sprofondare nei liquami mefitici che dovrebbero competergli?</div>
<div style="text-align: justify;">
La colonna sonora, innanzitutto, un funzionale mix di <i>synth</i> pseudo-anni-'80 e di spruzzate di <i>hair-metal nordeuropeo</i>. Nulla di epico, intendiamoci, ma gradevole e funzionalissimo. Aggiungiamo i grossolani effetti speciali: non posso non premiare il regista per il risultato ottenuto; il budget del film è stato molto più basso di un qualunque <i>Sharknado</i>, eppure visivamente non raggiunge la rara e voluta bruttezza ottenuta dal film Asylum. Le formiche giganti sono ben rese, la regina è pure disgustosa a modo suo, e le formiche soldato, quando bevono la birra, ruttano genuinamente e sonoramente. Le immagini sono illuminate con la giusta patina, niente smarmellamenti "alla Duccio e Renè Ferretti", tutto quello che si vede è nitido e ben mostrato. E, alla fine, quello che funziona è l'atmosfera generale, è quel voler essere in un colpo solo un po' trash, un po' ammiccante, un po' Anni '50 e '80 insieme. Ho percepito l'omaggio del regista come sincero e non artefatto, e questa cosa ve l'ho detta più volte, per me è un valore aggiunto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u>Reali conclusioni</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Però le buone intenzioni del regista non bastano: <i>It came from the desert</i> è una visione fondamentalmente inutile, stanca, superficiale, lontana da come, secondo me, dovrebbe essere fatto un omaggio nostalgico agli Anni '80 (e '90), quello che era perfettamente riuscito con <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2015/11/turbo-kid-2015-recensione.html" target="_blank">Turbo Kid</a></i></b> (2015, <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2015/11/turbo-kid-2015-recensione.html" target="_blank">qui da me recensito</a>), giusto per fare un confronto con un altro film indipendente a basso budget. Oggi non basta dire "<i>Dammi un po' di zucchero, baby</i>" per far ridere. L'han detto tutti, dal 1993. E non bastano nemmeno i meta-dialoghi autoironici in cui i protagonisti a più riprese affermano di "non essere in un film dell'orrore", facendo finta talvolta di abbattere la quarta parete: è un giochino già visto più volte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il problema più grosso è infine il seguente: il film ha clamorosamente mancato il target di riferimento. Troppo superficiale per poter davvero essere gustato dai <i>geek</i> come me, troppo autoreferenziale per poter essere apprezzato dai più giovani. Il destinatario più probabile resta giusto chi giocò al videogame iniziale; ma in quel caso, l'esperienza migliore resta quella videoludica, e non è certo sufficiente che i titoli di coda, peraltro molto indovinati, mostrino in <i>timelapse</i> accelerato l'intera sequenza di gioco della versione Amiga. Senza troppi indugi, vi rimando al pagellone finale per ulteriori considerazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-4IyU-Fq-mEI/XToZsaS3aVI/AAAAAAAACt0/p7CMnbatIUkzyb1q1NTPnEDMj5CCWeNGgCEwYBhgL/s1600/It_came_from_the_desert_Amiga_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-4IyU-Fq-mEI/XToZsaS3aVI/AAAAAAAACt0/p7CMnbatIUkzyb1q1NTPnEDMj5CCWeNGgCEwYBhgL/s400/It_came_from_the_desert_Amiga_002.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco l'unico contributo del Neurone Numero 4...</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="65">Trama:</th> <td><b>3</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Inutile, scritta male, priva di sorprese, con dialoghi irritanti e poco ispirati. Non c'è niente che si salvi.</div>
</td> <th width="65"><div style="text-align: justify;">
Musiche:</div>
</th> <td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il mix <i>synth</i> e <i>hair-metal</i> funziona, la colonna sonora è a mio avviso uno dei punti di maggior pregio del film.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
I problemi del film sono per me più di scrittura che di regia che, anzi, si difende bene nonostante il risicatissimo budget.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Se c'è una cosa che non manca, è proprio il ritmo: vuoi per le sequenze di motocross, anche se slegate rispetto alla trama principale, vuoi per le scene di combattimento con le formiche. A rovinare tutto sono i dialoghi imbarazzanti dei due protagonisti. Già al terzo minuto avrei voluto riempirli di badilate sulle gengive.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il tono è quello di una commedia pseudo-demenziale, le formiche per quanto ben realizzate non fanno paura ma non manca qualche leggera spruzzatina splatter. </div>
</td> <th><div style="text-align: justify;">
Humour:</div>
</th> <td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Se l'intento era quello di strappare qualche risata, il film fallisce macroscopicamente. Non ho riso in mezza sequenza, e sì che non sono di gusti difficili, a me basta poco... qui non siamo nemmeno arrivati al minimo sindacale.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>0</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Nulla da segnalare, nemmeno per il Neurone 4. Accontentiamoci dell'infermiera del gioco... ehm...</div>
</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>5,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b><i>It came from the desert</i> è stata una enorme, grandiosa occasione sprecata. L'idea di partenza, quella di omaggiare un videogame cult per gli appassionati ma quasi dimenticato dal resto del mondo, poteva essere vincente se accompagnata da una realizzazione meno superficiale. Aggiungiamoci che qui il gioco delle citazioni non funziona neanche un po', e il risultato finale non può che essere insufficiente. Peccato!</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-15006106832494590542019-07-11T23:34:00.000+02:002019-07-11T23:34:27.653+02:00Sharknado 6: L'ultimo Sharknado - era ora! (2018) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Sharknado 6: L'ultimo Sharknado - era ora!</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 3,6</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-UI8nF0QDLuk/XSZn55nv70I/AAAAAAAACsE/iOGHRSnTWRMUKyk8I92_waUfehyZn_WVwCLcBGAs/s1600/Sharknado_6_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1206" data-original-width="804" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-UI8nF0QDLuk/XSZn55nv70I/AAAAAAAACsE/iOGHRSnTWRMUKyk8I92_waUfehyZn_WVwCLcBGAs/s200/Sharknado_6_Locandina.jpg" width="133" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>The Last Sharknado: It's About Time</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2018</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantascienza, Catastrofico, Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Anthony C. Ferrante</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Ian Ziering, Tara Reid, Cassie Scerbo, Vivica A. Fox</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-3VAr1OIAmUc/XSZn2adYk4I/AAAAAAAACrg/KAl3Ke0JFFAi4CEVA7Wr5VbEMpso8stcgCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="1200" height="150" src="https://1.bp.blogspot.com/-3VAr1OIAmUc/XSZn2adYk4I/AAAAAAAACrg/KAl3Ke0JFFAi4CEVA7Wr5VbEMpso8stcgCEwYBhgL/s400/Sharknado_6_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le cose più belle solo le grafiche pubblicitarie. Ehm.</td></tr>
</tbody></table>
C'è il titolo di una canzone dei <b>Van Halen</b> che riassume il senso di questa recensione: "<i>Finish what you started</i>". Ok, il tema della canzone è tutt'altro, ma il senso di fondo rimane; non potevo lasciare incompleta la saga di <i><b>Sharknado</b> </i>e non potevo non recensire l'ultimo e conclusivo film della serie.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In una parola: <b>dovevo</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ZFNnMAxo8Ao/XSZn2dlPHwI/AAAAAAAACsQ/bqnmL_oOIpMKU3U7upPOkvRacVtcK0oJgCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-ZFNnMAxo8Ao/XSZn2dlPHwI/AAAAAAAACsQ/bqnmL_oOIpMKU3U7upPOkvRacVtcK0oJgCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le cose belle: un esempio lo vediamo a destra.</td></tr>
</tbody></table>
Tutte le cose, belle o brutte, hanno una fine. Quando finiscono quelle belle, resta un retrogusto amaro, un senso di mancanza e di delusione unito alla dolce malinconia della nostalgia che avvolge tutto. Quando finiscono le cose brutte, si ha un senso di liberazione, di essersi tolti un peso, di respirare liberamente. Quando finisce <i>Sharknado</i> è un po' tutte le cose insieme... cinque anni passati in spensieratezza, a ridere delle cazzate inventate dagli autori, a piangere per la disastrosa recitazione degli attori, ad incazzarsi per come avrebbero potuto rendere una scena particolarmente orripilante a causa dell'inadeguatezza del regista e produttori, a spellarsi le mani per i colpi di genio disseminati qua e là. Già, cinque anni volati in un battibaleno: il <b>primo </b>è del 2013, il <b>sesto </b>del 2018, a chiudere <b>(in)</b>degnamente una delle saghe più folli, tristi, raffazzonate, mal recitate, pessimamente realizzate ma anche genuine del panorama televisivo <i>low-budget</i> degli ultimi anni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi avete seguito fin qui? Nel dubbio, vi ripeto il concetto più importante: <b><i>Sharknado 6: L'ultimo Sharknado - era ora!</i></b> è veramente l'ultimo della serie. Sono certo che molti di voi tireranno un enorme sospiro di sollievo mentre altri si abbandoneranno a scene di sconforto ed emozione come le ragazzine innamorate di <b>Val Kilmer</b> nel film <b><i>Top Secret!</i></b>. Io, che devo mantenere un certo contegno, preferisco pattinare sul filo dell'obiettività e vi dico: finisce, è vero, e un po' mi spiace. Ma se la fine è quella a cui ho appena assistito, porco mondo, era davvero ora che il team di produzione la smettesse di raschiare il fondo del barile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Prima di approfondire queste parole dure, parole dure di un uomo davvero strano, facciamo un passo, anzi cinque passi indietro. Prendetevi il vostro tempo e recuperate, se proprio avete voglia, le mie precedenti recensioni ai film del <i>franchise</i> in esame:</div>
<ul style="text-align: left;">
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2013/08/sharknado-2013-recensione.html" target="_blank">Sharknado</a></i></b> (2013)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2014/08/sharknado-2-second-one-2014-recensione.html" target="_blank">Sharknado 2: A volte ripiovono</a></i></b> (2014)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2015/08/sharknado-3-oh-hell-no-2015-recensione_6.html" target="_blank">Sharknado 3: Attacco alla Casa Bianca</a></i></b> (2015)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2016/09/sharknado-4-4th-awakens-2016-recensione.html" target="_blank">Sharknado 4: The 4th Awakens</a></i></b> (2016)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2018/01/sharknado-5-la-terra-e-sotto-attacco.html" target="_blank">Sharknado 5: La Terra è sotto attacco</a></i></b> (2017)</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
Fatto? No? Non vi biasimo.<br />
Mantenendo fede alla trama sconclusionata del film, anche questa recensione sarà strutturata allo stesso modo, con diversi paragrafi scritti esattamente così come mi sono venuti in mente, senza che io mi sia preso la briga di trovare un filo conduttore. Ve lo meritate. Se lo merita <i>Sharknado</i>. Alla salute!</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><u><br />
</u></b> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-F3qnYoaMumE/XSZn529YviI/AAAAAAAACsg/-Q7CATVtX6EeJkNyvY13amcFNOyYwmwHQCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_GIF_003.gif" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="640" height="169" src="https://1.bp.blogspot.com/-F3qnYoaMumE/XSZn529YviI/AAAAAAAACsg/-Q7CATVtX6EeJkNyvY13amcFNOyYwmwHQCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_GIF_003.gif" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco un fulgido esempio di quello che vi sta aspettando...</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Trama!</u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella malaugurata ipotesi in cui abbiate ripassato le puntate precedenti, sapete benissimo qual è lo spunto di partenza che tutti aspettavamo di vedere con l'inizio del sesto film. Se invece non lo avete fatto, ecco in vostro soccorso il mio buon cuore che vi dà un suggerimento: il quinto film, che sembrava davvero una fetecchia immane (e lo era, nonostante il roboante 7 che gli avevo <b>giustamente </b>regalato), si era concluso con uno strabiliante colpo di scena e la sfolgorante comparsa nientepopodimeno che di <b>Dolph Lundgren</b> nei panni di un adulto <b>Gil</b>, il figlio del protagonista <b>Fin Shepard</b> (<b>Ian Ziering</b>). Citando uno dei capolavori supremi della cinematografia mondiale di sempre (<b><i>Ritorno al futuro</i></b>, 1985), Gil invita Fin a seguirlo nel suo viaggio nel tempo per sistemare gli immani casini successi precedentemente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sharknado 6</i> parte proprio da qui: Fin è sicuro che, fermando in tempo il tempo, il sopravvento prenderà. Peccato che:</div>
<div style="text-align: justify;">
<ul>
<li>Fin venga sballotato nella preistoria</li>
<li>di Dolph Lundgren non si veda nemmeno l'ombra</li>
</ul>
<div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KT4ccSKPe7A/XSZn3zkx7QI/AAAAAAAACsU/EPwMKbATgCsR9mclYUkPVBNh5psM8ecEwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_006.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="281" data-original-width="500" height="177" src="https://1.bp.blogspot.com/-KT4ccSKPe7A/XSZn3zkx7QI/AAAAAAAACsU/EPwMKbATgCsR9mclYUkPVBNh5psM8ecEwCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_006.png" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Voce incazzata e con questa espressione sul volto!</td></tr>
</tbody></table>
Leggete bene il secondo punto con voce incazzata: ecco il primo, tremendo colpo basso di questo film, un tradimento alla fiducia che avevamo riposto grazie all'onestà e genuinità che da sempre avevano contraddistinto la serie. Come ben sapete, da spettatore non mi piace essere preso in giro, e il fatto che per vari motivi facilmente intuibili non siano state mantenute le fantastiche promesse di <i>Sharknado 5</i>, ha fatto sì che la mia mente innalzasse una barriera grande tanto quanto quella dei Guardiani della Notte ne <i>Il Trono di Spade</i> per tutta la visione del film. E siamo solo al primo minuto di svolgimento, vi lascio immaginare il resto.</div>
<div>
In breve, dal momento che davvero non ho voglia di raccontare nei dettagli una trama che non riserva la benché minima sorpresa perché ha pedestremente ricalcato lo stesso espediente narrativo del capitolo precedente, sappiate che:</div>
<div>
<ul>
<li>Fin incontra nuovamente la moglie <b>April</b> (<b>Tara Reid</b>), <b>Nova</b> (<b>Cassie Scerbo</b>), <b>Bryan</b> (<b>Judah Friedlander</b>) e, più avanti, <b>Skye</b> (<b>Vivica A. Fox</b>), tutti personaggi che credevamo morti ma che Gil, con i suoi balzi temporali, ha malauguratamente riportato in vita.</li>
<li>Insieme alla rediviva April umana, Fin è sempre accompagnato dalla testa-cyborg della April non umana, scatenando ilari scenette di gelosia / triangoli amorosi / spunti potenzialmente geniali purtroppo gettati nel bidone dell'umido da una sceneggiatura troppo frettolosa e mal gestita. Ma di questo non avevamo dubbi, è il marchio di fabbrica della serie.</li>
<li>L'obiettivo degli eroi è quello di stroncare il primo sharknado di sempre in modo che non si possa più ripetere nel futuro. Un po' quello che <b>Skynet</b> voleva fare con <i><b>Terminator</b></i>, con le ovvie e debite proporzioni. (scusami Cameron, scusami)</li>
<li>Debellato lo sharknado preistorico, i nostri sono convinti di aver risolto tutti i problemi ma non si rendono conto che questi ultimi, in realtà, sono appena iniziati: il Condensatore (una grottesca citazione del Flusso Canalizzatore di <i>Ritorno al Futuro</i>, e questa sarà una delle sue innumerevoli citazioni disseminate nei novanta minuti scarsi di visione; peccato che chi ha adattato <i>Sharknado 6</i> in italiano non abbia usato lo stesso termine italiano coniato da Emmett Brown, avrei apprezzato molto. Mi domando se chi ha fatto questo lavoro, abbia davvero colto la citazione - ma quanto cazzo è lunga questa parentesi? Mi sono perso.), dicevo il Condensatore fa le bizze e li spedisce in giro per il tempo / mondo, un po' quello che è successo a Boldi-De Sica nel film campione di incassi <b><i>A Spasso nel Tempo</i></b>. Ragazzi, con questa citazione possiamo chiudere l'Internet, mettere sullo stesso piano un mesto cinepanettone italiano e la saga di <i>Sharknado</i> è uno smacco totale.</li>
<li>Fin & Co. si ritroveranno quindi nella Camelot medievale, poi durante la Guerra di Indipendenza (con Washington e Franklin), nel selvaggio West, negli anni '50 e, infine, nel 2013, l'anno in cui tutto iniziò con il primo Sharknado. Nel mezzo anche una tappa nel 20013, in un futuro apocalittico in cui decine di cloni di April-cyborg vagano per le strade disabitate. Un vero incubo, lasciatemelo dire. Fra l'altro viene citato <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2012/08/the-terminators-2009-recensione.html" target="_blank">The Terminators</a></i></b>, altro ignobile film della <b>The Asylum</b>.</li>
<li>Dai, dai, vi racconto anche il finale, che ve frega? Eh? Eh? Dopo tutti questi zompi nel tempo, il continuum spazio-temporale si frattura (insieme alle nostre balle) e si crea un mischione primigenio, il TIMENADO, che fa collassare l'universo conosciuto e resetta tutto a prima dell'arrivo del primo sharknado, conducendo il film ad un prevedibilissimo, banale e meschino lieto fine, con tutta la famiglia di Fin Shepard finalmente riunita senza macelli assortiti a rovinarne la sua esistenza. L'ultima frase di Fin non lascia ben sperare: "<b><i>Ora siamo pronti per un reboot</i></b>". Cala il sipario.</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HbQHcPTU9KQ/XSZn4SrTgQI/AAAAAAAACsg/5JQmfn39YcMB3txoV4ki3izRlwXhM56BACEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-HbQHcPTU9KQ/XSZn4SrTgQI/AAAAAAAACsg/5JQmfn39YcMB3txoV4ki3izRlwXhM56BACEwYBhgL/s320/Sharknado_6_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Mirabolante gioco di parole tra Fin (Shepard) e il The End francese...</span><br />
<span style="font-size: 12.8px;">[nota di Capitan Ovvio]</span></td></tr>
</tbody></table>
<div>
<b><u><br />
</u></b></div>
<div>
<b><u>Momenti Memorabili!</u></b></div>
</div>
<div>
Ma lo sappiamo, noi aspettiamo solo questo momento! Il momento dei momenti memorabili!<br />
Come noterete, i punti sono davvero pochi, segno inequivocabile del turboprogressivo inaridimento delle idee.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HzUEN49wJA4/XSZn5K4UyFI/AAAAAAAACsc/DQN0r5mY3bMO4NJUHFdr-p9L0T9dtwaCwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_GIF_001.gif" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="241" data-original-width="430" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-HzUEN49wJA4/XSZn5K4UyFI/AAAAAAAACsc/DQN0r5mY3bMO4NJUHFdr-p9L0T9dtwaCwCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_GIF_001.gif" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Squalo mangia T-Rex</td></tr>
</tbody></table>
<ul>
<li><b>[Premio Speciale alla Migliore Scena del Film]</b> Fin scivola sulla schiena di un dinosauro, esattamente come Fred Flintstone de <b><i>Gli Antenati</i></b>. Dal momento che questa scena avviene tipo al secondo minuto, beh, vi fa capire come gli sceneggiatori abbiamo deciso di sparare subito le cartucce migliori.</li>
<li><b>[Premio Speciale alla Migliore Uccisione]</b> Motosega brandita da Fin come ai vecchi tempi, e squalo segato in due inarcandosi all'indietro. La migliore uccisione è carina, ma niente di particolarmente eclatante e che mi abbia fatto balzare in piedi come era successo in passato. Altro inequivocabile segnale di mancanza di idee. Ah, la decadenza. Ah, l'autocitazione e l'autoreferenzialità (la scena è un omaggio al secondo film)</li>
<li><b>[Premio Speciale alla Migliore Battuta]</b> Ignobilmente smarrita nell'insufficiente adattamento italiano: "<i>Let's do the time warp again</i>" pronunciato da Fin tra un balzo temporale e l'altro.</li>
<li>Se siamo a Camelot con Merlino e Morgana, non può certamente mancare Excalibur! E come sarà mai fatta, la spada più famosa del mondo? Come una motosega, che domande! Qui ammetto di aver ghignato.</li>
<li>Squalo mangia T-Rex: non male come scena, avvenuta al terzo minuto di visione. C'è in giro una gif animata che la illustra nel suo splendore in risoluzione CGA 4 colori (non 4K, eh).</li>
<li>Se siamo su una spiaggia americana, non possiamo non salire su una tavola e surfare sulle onde. E in <i>Sharknado </i>gli squali possono tutto, incluso mangiarsi un surfer, spanciarsi sulla tavola e cavalcare le onde di sabbia e di mare. Tutto molto poetico.</li>
<li>Il TimeNado finale è una delle cose più fuori di testa dell'intera esalogia. Un pasticciatissimo sfondo viola elettrico simula l'implosione del multiverso mentre tutto collassa in un tripudio di squali, testa-di-April incastrata nelle fauci di un altro squalo, vortice con personaggi storici che si mischiano tra loro (Cleopatra, Confucio, Hitler, Muhammad Ali ed altri), il tutto mentre noi non stiamo più capendo una sega e all'improvviso l'universo esplode e si resetta. Così, de botto, senza un perché. Ma ammetto che in quel momento avevo già la palpebra calante, probabilmente se ora mi mettessi a riguardare gli ultimi minuti, dovrei riuscirlo a dargli un senso. Ma sapete una cosa? Certe volte è meglio rimanere nell'ignoranza, credetemi.</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-vRXDh1GRBOM/XSZn5WVXHeI/AAAAAAAACsY/cauUinSOWmYnhQ6OsJkp6UeQE4iAubpPwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_GIF_002.gif" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="330" data-original-width="640" height="165" src="https://1.bp.blogspot.com/-vRXDh1GRBOM/XSZn5WVXHeI/AAAAAAAACsY/cauUinSOWmYnhQ6OsJkp6UeQE4iAubpPwCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_GIF_002.gif" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Malati di epilessia, chiudete gli occhi.<br />
Ecco la psichedelica scena del TimeNado finale!</td></tr>
</tbody></table>
<div>
<b><u><br />
</u></b></div>
<div>
<b><u>Camei Importanti!</u></b></div>
</div>
<div>
Altro segno del cosmo-decadentismo della produzione è il fatto che i cameo, questa volta, pur essendo di buon numero... fanno pietà. Personalmente, di quelli nuovi ne ho riconosciuti davvero pochi (i primi quattro dell'elenco; gli altri sono stati ricavati da Wikipedia, lo ammetto senza ritegno alcuno).<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GXWAkfdAZB8/XSZn3vBOQuI/AAAAAAAACsM/wlYrMY_eEqow253e54x9EWpglEL6i8lJwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_004.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-GXWAkfdAZB8/XSZn3vBOQuI/AAAAAAAACsM/wlYrMY_eEqow253e54x9EWpglEL6i8lJwCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i style="text-align: justify;">I'm not gonna take this anymore.</i><span style="text-align: justify;"> -> Twisted Sister</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<ul>
<li>Il migliore, per distacco: <b>Dee Snider</b> dei <b>Twisted Sister</b> nei panni dello sceriffo che esclama "<i>I'm not gonna take this anymore.</i>", altra battuta persa nel doppiaggio italiano.</li>
<li><b>Tori Spelling</b>. Qui una lacrimuccia, mamma mia come è invecchiata male. Se non vi dice niente, forse il nome di <b>Donna</b> in <b><i>Beverly Hills 90120</i></b> dovrebbe farvi accendere la lampadina. Per i più sbadati, ricordo che Ian Ziering (Fin) interpretava <b>Steve</b> nello stesso iconico telefilm.</li>
<li><b>Bo Derek</b> (la madre di April)</li>
<li><b>Gary Busey</b> (avrebbero dovuto piazzarlo nella scena del surf, però! Non puoi sprecare così l'occasione di avere uno degli attori di <b><i>Un Mercoledì da Leoni</i></b>, che diamine. Qui riprende il ruolo del 3° film della serie, il padre pazzo di April.)</li>
<li>Altra re-union, questa volta da <b><i>American Pie</i></b>; il figlio Gil è interpretato da <b>Chris Owen</b>, che ha recitato insieme a Tara Reid nella saga comica di cui, ammetto candidamente, non ho mai visto un film. Curioso passare da Dolph Lundgren a Chris Owen: qui la presa in giro è palese e autoironica. Ma io sono incazzato lo stesso.</li>
<li><b>LaToya Jackson</b>, sorellina di Michael, nella parte di Cleopatra.</li>
<li><b>Dexter Holland</b> e <b>Noodles</b> degli <b>The Offsprings</b>.</li>
<li>Tanti altri che non conosco ma che in America sono famosi (tipo <b>Neil deGrasse Tyson</b> nella parte di Merlino, una sorta di Piero Angela americano, se ho capito bene.)</li>
</ul>
</div>
<div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-CH6IqI1kt0E/XSZn3dxe5gI/AAAAAAAACsU/RynC6_oF28Y81kK2uha5IY5Cb0QhVORkgCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-CH6IqI1kt0E/XSZn3dxe5gI/AAAAAAAACsU/RynC6_oF28Y81kK2uha5IY5Cb0QhVORkgCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Viene anche riesumato il Mecha-Shark... mestizia...</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Citazioni!</u></b><br />
Alcune citazioni sono perfino apprezzabili, beccatevi una veloce selezione.<br />
<ul>
<li><b><i>Ritorno al futuro</i></b> (troppe citazioni, tanto che hanno pure stancato)</li>
<li><b><i>Rocky Horror Picture Show</i></b> (battuta già citata sul <i>Time Warp</i>)</li>
<li><b><i>L'impero colpisce ancora</i></b> (Skye viene intrappolata in un blocco di grafite come Han Solo)</li>
<li><b><i>La Storia Fantastica</i></b> (Nova recita la frase: "<i>Io sono Nova Clarke e tu hai ucciso mio nonno, adesso preparati a morire!</i>", scimmiottando Inigo Montoya)</li>
<li><b><i>Deadpool 2</i></b> (nel 20013 Fin si domanda: "In quale seguito di <i>Deadpool</i> ci troviamo?", risposta alla scena di <i>Deadpool 2</i> in cui il protagonista chiede a Cable, che viene dal futuro, "In quale <i>Sharknado </i>ci troviamo?")</li>
<li><b><i>Apollo 13</i></b> (in realtà il gioco di parole è solo nell'adattamento italiano, dove viene pronunciata la frase "Houston, abbiamo un problema", mentre in originale viene semplicemente detto "Abbiamo un problema")</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-VWzpa9sUHes/XSZn3wGY2SI/AAAAAAAACsQ/Agg3pzvhkKUJXBrsJXjm7NXayYh62Y4wwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_6_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-VWzpa9sUHes/XSZn3wGY2SI/AAAAAAAACsQ/Agg3pzvhkKUJXBrsJXjm7NXayYh62Y4wwCEwYBhgL/s320/Sharknado_6_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Surf's up!</td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Classifica finale dei sei film!</u></b></div>
<div>
Siamo quasi arrivati alla fine: prima di balzare alle conclusioni, voglio divertirmi a stilare una classifica di gradimento di tutti i film della saga: dal peggiore al migliore, ecco l'elenco a mio insindacabile giudizio.<br />
<ul>
<li><i>Sharknado 6</i> - All'ultimo posto, proprio l'ultimo film: nelle conclusioni e nelle pagelle capirete il perché, non aggiungo altro. Maremma maiala che occasione sprecata, cazzo.</li>
<li><i>Sharknado 3</i> - C'è <b>David Hasselhoff</b>, ci sono tocchi geniali sparsi qua e là, c'è la migliore Nova di sempre (occhi a forma di cuoricino), c'è lo scrittore <b>George R.R. Martin</b> ucciso senza pietà... ma gli autori hanno avuto la pessima idea di aggiungere una trama al film, affossandone ogni pretesa di epicità.</li>
<li><i>Sharknado 4</i> - <b>Gemini</b> (altri occhi a forma di cuoricino), David Hasselhoff, Gary Busey, una matrioska di squali che ha scatenato applausi a scena aperta. Avrebbe meritato il podio ma...</li>
<li><i>Sharknado 5</i> - Il film, di per sé, è uno dei peggiori... ma il colpo di scena finale gli fa fare un balzo fino al gradino più basso del podio. Scusate se è poco, grazie Dolph!</li>
<li><i>Sharknado 1</i> - Il primo amore non si dimentica mai; è sicuramente il più raffazzonato, ma non è che poi in seguito la produzione si sia impegnata così tanto a migliorarne la resa. Ha l'indubbio merito di essere il film da cui tutto è partito, la piazza d'onore non può che essere sua.</li>
<li><i>Sharknado 2</i> - Per me resta il migliore della saga. Il più folle, il più geniale, il più stupido, il più ricco di cazzatone sparate in quantità e con la migliore scena di uccisione di squalo. </li>
</ul>
<b><u>Conclusioni!</u></b></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sharknado 6</i> pone la parola fine alla saga, e lo fa nel modo peggiore possibile. I colpi migliori sono stati sparati tutti nei primi venti minuti circa, poi il film si trascina stancamente fino al TIMENADO finale; nella parte centrale la noia prende impietosamente il sopravvento, nonostante le numerose scene d'azione si svolgano senza soluzione di continuità. Il ritmo resta elevato ma, dal momento che è stato usato lo stesso espediente narrativo del quinto film (bordello, sharknado, risoluzione, balzo nel tempo, nuovo bordello da sistemare e così via), l'effetto novità viene tragicamente a mancare. Mettendo da parte il fatto che gli autori se ne siano totalmente sbattuti le palle dei paradossi temporali (non vengono risolti, semplicemente accadono cose folli senza spiegazione e senza una corretta sequenza logica di causa-effetto), il film soffre di una imbarazzante mancanza di idee, che in fondo erano quelle che tenevano in piedi i capitoli precedenti. Voglio dire: già mi devo sorbire attori cani a recitare (Novahhhh, cuoricini sparsi), devo chiudere entrambi gli occhi di fronte ad una spiattellata, inorgoglita povertà realizzativa, devo infine rassegnarmi al fatto che non è stata mantenuta la promessa di Dolph Lundgren (ah, io non dimentico!)... se, insomma, devo ingoiare tutti questi rospi e mi togliete anche la gioia di vedere il lampo di genio, quello che tiene viva la mia attenzione, cosa cazzo rimane di <i>Sharknado</i>? La risposta, nell'immagine qui sotto.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-3XM28vNsKZs/XSZn2j83GmI/AAAAAAAACsM/LajZFA5OEC4q45K4vGxQ-1BiciRhvzdXgCEwYBhgL/s1600/Ecco_cosa_mi_%25C3%25A8_rimasto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="316" data-original-width="527" height="191" src="https://1.bp.blogspot.com/-3XM28vNsKZs/XSZn2j83GmI/AAAAAAAACsM/LajZFA5OEC4q45K4vGxQ-1BiciRhvzdXgCEwYBhgL/s320/Ecco_cosa_mi_%25C3%25A8_rimasto.jpg" width="320" /></a></div>
<br /></div>
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="65">Trama:</th> <td><b>2,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Traballante, inutile, tediosa, con l'aggravante di aver riciclato la stessa idea del film precedente. No, non ci siamo. Dove finisce l'autocitazione ed inizia il riciclo selvaggio dell'idea?</div>
</td> <th width="65">Musiche:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
L'aspetto audio è sempre stato quello che si è salvato nella serie (idee idiote a parte, ovviamente). Qui non fa eccezione. Promosso.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Diversi passi indietro: povertà realizzativa al suo top, pochi guizzi geniali. Mai come questa volta, il regista ha svolto il compitino senza strafare.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><b>5,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Pur essendo indiavolato, il film non raggiunge la sufficienza, soprattutto a causa della noia che più volte ha fatto capolino. Formula abusata e che non ha più nulla da dire.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Siamo alle solite: nella mente di chi ha tanta fantasia, <i>Sharknado </i>è un film di una violenza inaudita. Ma quello che vediamo è troppo edulcorato causa povertà di mezzi e budget, oltre che per una buona dose di autoironia. La Asylum vi dà lo spunto, lo splatter dovete mettercelo voi con la mente e il cuore.</div>
</td> <th>Humour:</th> <td><b>6</b><br />
Non si arriva mai a ridere veramente, ma qualche ghigno lo strappa.</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>1,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
C'è Nova, torna pure Gemini nel finale, impossibile dare zero anche se non si vede una ciolla.</div>
</td> <th><div style="text-align: justify;">
<b>Voto Globale:</b></div>
</th> <td><b>5,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Ahi, ahi, ahi. La saga inciampa proprio sul finale. Avrebbe potuto concludersi col botto memorabile, invece termina nella mestizia più silente e banale, come una loffa spompa e nemmeno tanto assassina. È stato bello finché è durato ma, per pietà, basta. Basta così, la parola fine era giusto che venisse posta in qualche modo. Bocciato e destinato a cadere nell'oblio.</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-24188525516644526482018-08-05T12:48:00.000+02:002018-08-05T12:48:54.816+02:00Laserblast - L'uomo laser (1978) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on"><center><table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Laserblast - L'uomo laser</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 2,6</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-vWwntKZc8XM/W2bODUtyoyI/AAAAAAAACpE/S0sOKp5WFKcXvR_zA7ylYvf_PaPlCXw9QCLcBGAs/s1600/Laserblast_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="358" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-vWwntKZc8XM/W2bODUtyoyI/AAAAAAAACpE/S0sOKp5WFKcXvR_zA7ylYvf_PaPlCXw9QCLcBGAs/s200/Laserblast_Locandina.jpg" width="108" /></a></div></td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Laserblast</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>1978</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantascienza, Horror, Commedia, Drammatico</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Michael Rae</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Kim Milford, Cheryl Smith, Roddy McDowall</td></tr>
</tbody> </table></center><br />
<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-YfwrUDi3YiQ/W2bOAVVFIcI/AAAAAAAACpY/gf33qtgqpy0d1a-Jx0FSCdZMhMkFYVM9QCEwYBhgL/s1600/Laseblast_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://3.bp.blogspot.com/-YfwrUDi3YiQ/W2bOAVVFIcI/AAAAAAAACpY/gf33qtgqpy0d1a-Jx0FSCdZMhMkFYVM9QCEwYBhgL/s320/Laseblast_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno dei due alieni (animato in <i>stop motion</i>) Sarà la cosa migliore del film...</td></tr>
</tbody></table>Ah, l'estate!</div><div style="text-align: justify;">Il rimanere soli a casa per qualche giorno! Il non saper cosa fare! Il leggere le avvincenti trame dei film più improbabili e il sentenziare: "<b>Ho scelto te!</b>" di fronte a queste parole:</div><blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;"><i><b>Laserblast </b></i><i>B-movie in equilibrio tra fantascienza, orrore e commedia, divenuto col tempo piccolo oggetto di culto. Una regione desertica della California è teatro dell'insolito duello tra due extraterrestri e un umanoide armato di un fucile laser. Vincono gli alieni, ma dimenticano l'arma. Sarà l'adolescente introverso Billy Duncan a trovarla. Questa stravolgerà prima il suo corpo e poi la sua vita.</i></blockquote><div style="text-align: justify;">A scanso di equivoci, esordisco dichiarando pomposamente che <i>Laserblast</i> è una <b>VERA MERDA</b>. I lettori più affezionati avranno capito di cosa andrò a raccontare: in questo caso, possono correre in fondo alla recensione per leggere la risposta alla domanda più importante di tutte.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Se invece avete ancora un po' di pazienza, cerchiamo di capire insieme di cosa parla questa dimenticabilissima pietra miliare dei film a basso costo: ma facciamolo in fretta, sto cercando di scriverne la recensione prima che il mio cervello ne cancelli le tracce, anzi le sue scene stanno già iniziando a sbiadirsi nella mia mente...<br />
<br />
</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-pNld2ak2tQs/W2bOAVzbFkI/AAAAAAAACpc/ClZhaYz7MJcZEvyQQoUq3hAi-iniyoz1wCEwYBhgL/s1600/Laseblast_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="331" data-original-width="550" height="192" src="https://4.bp.blogspot.com/-pNld2ak2tQs/W2bOAVzbFkI/AAAAAAAACpc/ClZhaYz7MJcZEvyQQoUq3hAi-iniyoz1wCEwYBhgL/s320/Laseblast_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Billy trova il fucile.</td></tr>
</tbody></table>Deserto della California. Un tizio, armato di uno strano fucile attaccato al braccio, gira in preda al panico. Una coppia di alieni scende dalla loro astronave e lo attacca; lo scontro è breve e al contempo tristissimo: l'umanoide muore disintegrato (di lui rimane solo il fucile e una specie di collana che sembra il flacone del Pino Silvestre), gli alieni ammiccano contenti e... se ne vanno, lasciando la pericolosissima arma vicino ai resti bruciacchiati del povero disgraziato.</div><div style="text-align: justify;">Stacco di scena. Conosciamo <b>Billy Duncan</b>, un biondo adolescente emblema del nerd sfigato senza palle: la mamma se ne va a divertirsi ad Acapulco, lasciandolo solo, e lui gira per questo tristissimo paesino senza nome ai confini del deserto dove il nulla avvolge tutto, e subisce angherie in successione da: il nonno burbero della sua fidanzata <b>Kathy</b>; due poliziotti strafatti di marijuana; due bulletti ancora più sfigati di lui che però lo menano ed insultano. Insomma: normale amministrazione, questa parte noiosissima serve per farci capire come Billy sia un'ameba destinato, prima o poi, a prendersi la sua inevitabile rivincita. Durante uno dei suoi girovagare per il deserto, a bordo del suo scassatissimo van, incappa nella radura dove è avvenuto il cruento scontro tra l'umanoide e gli alieni. Ovviamente cosa trova Billy? Il fucile e il collare Pino Silvestre! In preda all'euforia, assistiamo a DIECI MINUTI DIECI in cui l'attore finge di sparacchiare esaltato imbracciando quell'arma che avrebbe forse suscitato più terrore se imbracciata dall'<i>action figure</i> di <b>Man-at-arms</b> dei <b><i>Masters of the Universe</i></b>.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-S8L043F8UsQ/W2bOBKSglxI/AAAAAAAACpQ/ogZrB7ntj8UwtMI-TOI-eLzrWGwypZstACEwYBhgL/s1600/Laseblast_005.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://2.bp.blogspot.com/-S8L043F8UsQ/W2bOBKSglxI/AAAAAAAACpQ/ogZrB7ntj8UwtMI-TOI-eLzrWGwypZstACEwYBhgL/s320/Laseblast_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Billy trasfigurato dal Pino Silvestre</td></tr>
</tbody></table>Altro stacco di scena, scende la notte e Billy, a contatto con il collare malefico, si trasfigura e diventa verde-bluastro (non ho capito il reale colore e vi assicuro che non sono daltonico), esattamente come l'umanoide del prologo, e fa esplodere la macchina dei bulletti che l'hanno insultato il giorno prima. Ok, avevano provato a violentare la ragazza Kathy, ma senza grande successo. La faccio breve: inizia un'escalation di violenza (rido) in cui Billy ucciderà in successione il dottore che l'ha visitato per capire cosa gli stesse succedendo (mi pare una mossa molto giusta e assennata), i due bulli, i poliziotti imbecilli e un po' di passanti assortiti, prima di arrivare ad un sorprendente, improvviso, letale epilogo: gli alieni che avevano dimenticato l'arma nel deserto vengono rimproverati dal loro comandante e ritornano sulla Terra per finire il lavoro lasciato incompiuto. In mezzo a questo, assistiamo ad una totalmente inutile sottotrama dell'ispettore dell'FBI che pare sospettare qualcosa e che si mette sulle tracce del misterioso assassino. Dai, vi racconto pure il finale per evitarvi ulteriori supplizi: Billy accoppa altra gente, sempre più trasfigurato in umanoide cattivo e, quando arrivano gli alieni, viene brutalmente ucciso dal loro raggio letale. Il film termina con il pianto della ragazza Kathy mentre abbraccia il corpo senza vita dello sfigato e mentre gli alieni soddisfatti se ne tornano dello spazio ANCORA SENZA AVER PRESO INDIETRO L'ARMA!</div><div style="text-align: justify;">Niente sapremo dell'origine dell'arma e degli alieni, o dell'ispettore che tutto sembrava sapere ma che alla fine non è servito ad un cazzo, o del destino riservato a chi continua imperterrito ad usare quell'arma ridicola che sembra uscita dalla pubblicità low cost del <b>Super Liquidator</b>. Meglio così: non so se avrei retto ad altri dieci minuti di supplizi infarciti di spiegoni inutili.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/--Q6J-eqvd8g/W2bOCwPGP_I/AAAAAAAACpU/tRQTc1HS5s8HZ3egimaORBkZvqNfRUKIQCEwYBhgL/s1600/Laseblast_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="598" data-original-width="959" height="199" src="https://4.bp.blogspot.com/--Q6J-eqvd8g/W2bOCwPGP_I/AAAAAAAACpU/tRQTc1HS5s8HZ3egimaORBkZvqNfRUKIQCEwYBhgL/s320/Laseblast_008.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Billy visitato dal dottore: il petto carbonizzato dal Pino Silvestre</td></tr>
</tbody></table>Per capire come mai io abbia deciso di vedere questo abominio, non mi resta che analizzare la trama che ho letto e che mi ha spinto a premere su PLAY. Questa volta, però, adotterò un procedimento che oggi dovrebbe essere prassi professionale da adottare in ogni situazione: una sana dose di <b>FACT CHECKING</b> sulla pubblicità del film. Vediamo insieme quanto c'è di vero in quelle parole, apparentemente foriere di promesse allettanti, ma in realtà portatrici di falsità terrificanti.</div><div><br />
</div><div>Rileggete il paragrafo iniziale, poi tornate qui.</div><div><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>B-movie</b></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div>E potrei già fermarmi qui. Ma quante volte un <i>b-movie</i> è in realtà stato degno di essere guardato? È solo così che l'impavido appassionato scopre gemme perdute e dimenticate, per poterle assaporare e divulgare a tutti. Non è quindi la parola B-movie a fermarmi, anzi, è uno sprone a proseguire. Ovviamente c'è una sana dose di masochismo in tutto questo, ma facciamo finta che non ci sia e andiamo avanti.</div><div style="text-align: justify;"><i>Laserblast</i> è un B-movie? Uh, difficile rispondere. Nel senso che la lettera dovrebbe essere in un intorno tra "V" e "Z". È un film, così ha dichiarato <b>Charles Band</b>, la mente che l'ha partorito, addirittura fatto con zero budget. Ah, beh, pensate se ci avesse speso qualcosa: non credo se lo sarebbe perdonato, visto il risultato infimo a cui è arrivato.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: tecnicamente la dichiarazione è vera, ma il risultato è andato ben oltre ogni catastrofica previsione. Dico quindi che è <b>FALSO</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>In equilibrio tra fantascienza, orrore e commedia</b></div><div style="text-align: justify;">Qui la risata si fa fragorosa. Tenendosi la panza con entrambe le mani e rischiando di soffocare per la troppa ilarità. L'<b>equilibrio</b> è una cosa che proprio manca, è un concetto talmente astratto da sparire sotto una gragnuola di stronzate infilate a forza tra una scena inutile e l'altra. Fantascienza: sì, ci siamo, il campo è quello e non c'è margine di errore. Orrore: sì, se pensi al risultato finale. No, perché mi rifiuto di catalogare le pedestri scene <b>spaventose come spaventose</b>. Commedia: se per commedia intendiamo due scene patetiche in cui i poliziotti della contrada californiana si fanno una canna, vuol dire che siamo messi male.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: ovviamente <b>FALSO.</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>Divenuto col tempo un piccolo oggetto di culto</b></div><div style="text-align: justify;">Ah, sì? Dove? Quando? Chi? Pur facendo fatica a digerirlo, questo status l'avevo accettato per un film come <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2014/03/le-avventure-di-buckaroo-banzai-nella.html" target="_blank">Buckaroo Banzai</a></i></b>, che personalmente non ho apprezzato in quanto visto fuori tempo massimo, ma per il quale non si può negare l'impatto avuto sui fan dei film anni '80. <i>Laserblast</i>, arrivato prima ma nato già indietro di 20 anni almeno, può assurgere a piccolo mito solo quando si va a vedere le classifiche dei film peggiori di sempre, tipo quelle di IMDB, per ammirarlo saldamente nella Bottom 100 of all time. Non scherziamo.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: incontrovertibilmente <b>FALSO.</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Una regione desertica della California è teatro dell'insolito duello tra due extraterrestri e un umanoide armato di un fucile laser</b></div><div style="text-align: justify;">Colpa mia, mi sono fatto fregare io. Leggendo "duello tra due extraterrestri e un umanoide", ho pensato subito ad un entusiasmante <b>TRIELLO</b> stile <b>Sergio Leone</b> ed ero già pronto a spellarmi le mani in applausi per la citazione di una delle migliori scene della storia della cinematografia mondiale (non sto scherzando, sono serio). Invece assistiamo ad una tristissima scena in cui due alieni fatti malissimo le cui tre dita delle mani sembrano dei penzolanti dildi, uccidono goffamente un umano con le mani e la faccia dipinte di bl... verde. Stop. Di avvincente non c'è nulla, assistiamo inermi ad una messa in scena dilettantesca, priva di ritmo, con effetti sonori ridicoli, con l'unico attore che è in realtà il responsabile degli effetti speciali prestato al personaggio giusto per l'occasione. La scena è nel deserto californiano e manca giusto il covone di paglia che rotola: idealmente ce lo metto io, come testimonianza del disagio a cui ho appena assistito. E, si badi bene, <b>siamo solo al sesto o al settimo minuto di film</b>.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: dal momento che la descrizione non è erronea anche se io l'ho interpretata male, non posso catalogarla come fuorviante, pertanto è da considerarsi <b>VERA</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>Armato di un fucile laser</b></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-qXxn_yFE56I/W2bN-wNqraI/AAAAAAAACpM/eZs_g8YeLhMM3_OgVhvRM7MVnefwFr3oACEwYBhgL/s1600/Laseblast_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="411" data-original-width="576" height="227" src="https://3.bp.blogspot.com/-qXxn_yFE56I/W2bN-wNqraI/AAAAAAAACpM/eZs_g8YeLhMM3_OgVhvRM7MVnefwFr3oACEwYBhgL/s320/Laseblast_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il fucile laser nella sua magnificenza.</td></tr>
</tbody></table>Ecco, questa è la cosa più bella di tutto il film, tanto che pure il titolo, peraltro davvero indovinato, suggerisce chi sia il vero protagonista. Si tratta del fucile laser imbracciato dall'umanoide. Non sappiamo da dove arrivi, chi l'abbia costruito e il perché (e non lo sapremo nemmeno alla fine del film, tranquilli). Soprassediamo sul fatto che il livello della realizzazione, in una scala che va da <b>Art Attack</b> di Muciaccia e arriva a <b>Carlo Rambaldi</b>, raggiunge a stento il grado <b>Maestro Mario Rossi</b> dell'asilo che frequentavo da piccolo; piuttosto, sottolineiamo pure come il fucile sia il vero <i>deus-ex-machina </i>dell'intera realizzazione. Charles Band stesso ha raccontato in un'intervista come in realtà sia nato il film: prima è arrivato il titolo, e attorno ad esso il produttore ha cercato di mettere insieme le altre idee che nel frattempo gli erano venute in mente usando come temi la vendetta e la fantascienza (era uscito da poco <b><i>Guerre Stellari</i></b>, bisognava pure battere il ferro finché era caldo). Su questo aspetto ci torniamo dopo, con un'appendice su Charles Band e sul suo essere stato, inseme a <b>Roger Corman</b>, un antesignano povero della <b>Asylum </b>che molti di voi avidi lettori (occasionali) di questo blog conoscerete sicuramente.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: decisamente <b>VERO.</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-QJcdtQYAcjk/W2bOB0j0kWI/AAAAAAAACpU/hn2YbkuI-ek_KxN71xHin-jLHykxzidQQCEwYBhgL/s1600/Laseblast_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="247" data-original-width="400" height="197" src="https://1.bp.blogspot.com/-QJcdtQYAcjk/W2bOB0j0kWI/AAAAAAAACpU/hn2YbkuI-ek_KxN71xHin-jLHykxzidQQCEwYBhgL/s320/Laseblast_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Notare il tocco di classe: Billy fa esplodere l'insegna pubblicitaria di <b><i>Star Wars</i></b>...</td></tr>
</tbody></table><b>Vincono gli alieni, ma dimenticano l'arma</b></div><div style="text-align: justify;">Ecco. Già questa frase avrebbe dovuto farmi accendere un miliardo di campanelli d'allarme, ma d'altronde questo espediente narrativo, in un altro contesto, ha funzionato alla grande. Penso al fantastico telefilm <b><i>Ralph SuperMaxiEroe</i></b>, in cui degli alieni regalano a <b>William Katt</b> una fantastica tuta che dona poteri speciali, ma il protagonista smarrisce il libro delle istruzioni, causando così effetti comici e disastrosi per via dell'imperizia con cui sfrutta il costume. Ecco. Il fatto che in <i>Laserblast</i> gli alieni dimentichino l'arma (motivo per cui hanno ucciso l'umanoide) andandosene dalla Terra è una delle idiozie di trama più grandi che mi siano mai capitate di vedere in un film. E sì che di merda ne ho vista tanta, ma qui andiamo davvero lontani. Per quale cazzo di motivo dimenticano l'arma? Non si sa. Perché il loro capo, a metà film, gli fa capire di essere dei coglioni e tornare indietro a riprenderla? Non si sa. E non lo sapremo MAI. (hint: un aereo che compare nel prologo ci suggerisce che gli alieni siano scappati prima per non farsi vedere. Mi sembra una mossa troppo astuta per risultare credibile, ma con grande sforzo ci può stare).</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: purtroppo <b>VERO.</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Sarà l'adolescente introverso Billy Duncan a trovarla.</b></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-2yqOjIt3sek/W2bOABgtH8I/AAAAAAAACpQ/f_ZEMPc1lb0qZnTYLHjM5IEdapnOws4WQCEwYBhgL/s1600/Laseblast_001.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://3.bp.blogspot.com/-2yqOjIt3sek/W2bOABgtH8I/AAAAAAAACpQ/f_ZEMPc1lb0qZnTYLHjM5IEdapnOws4WQCEwYBhgL/s320/Laseblast_001.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Questi dovrebbero essere adolescenti minorenni.<br />
Sì, girano conciati così per quasi tutta la durata del film.</td></tr>
</tbody></table>Tecnicamente è tutto vero: Billy trova accidentalmente l'arma ed inizia ad usarla.</div><div style="text-align: justify;">Ma vorrei porre l'attenzione su due parole che fanno pensare a cose che poi, guardando il film, sono diverse da quelle che avrebbero voluto essere le intenzioni del regista. </div><div style="text-align: justify;"><b>Adolescente</b>: sì, gli sceneggiatori ci fanno intuire che Billy sia un adolescente, in fondo vive ancora con la madre (anche se la sciura se ne va a caccia di uomini ad inizio film). Peccato che l'attore abbia l'aspetto di un trentenne. Vi assicuro che è stata una delle cose più stranianti a cui abbia assistito recentemente. Ci sono casi, nei telefilm soprattutto, in cui attrici maggiorenni interpretano le classiche teen ager, ma qui andiamo TROPPO oltre.</div><div style="text-align: justify;"><b>Introverso</b>: no. Billy è uno sfigato di proporzioni cosmiche, è una nullità fatta tamarro (basta guardare come gira a torso nudo per tutto il film), ed è pure un perfetto imbecille, uno per cui sarà impossibile compartecipare emotivamente.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: suvvia, <b>FALSO.</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>Questa stravolgerà prima il suo corpo e poi la sua vita.</b></div><div style="text-align: justify;">Sì, questo è esatto. L'arma che d'improvviso diventa una sorta di <b>coso demoniaco</b> (non trovo una definizione più calzante, scusate il lessico da asilo) e che s'impossessa della mente e del corpo del protagonista, ha conseguenze devastanti per la trama (e per lo spettatore). L'arma diventa il mezzo con cui Billy dà libero sfogo alla sua repressa voglia di vendicarsi contro le terribili angherie (rido) a cui è stato sottoposto prima di allora. Ogni cosa, però, ha un suo prezzo, nel suo caso quello della vita. Mammia mia che tristezza dilagante.</div><div style="text-align: justify;"><b><u>Risultato Fact Checking</u></b>: <b>VERO.</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-eO7hMKva6hI/W2bOEkuSZjI/AAAAAAAACpg/y9fZF_ainUoMr35Hdu3atQJVGKNx1-hZQCEwYBhgL/s1600/Laserblast_Locandina_Eng.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="896" data-original-width="580" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-eO7hMKva6hI/W2bOEkuSZjI/AAAAAAAACpg/y9fZF_ainUoMr35Hdu3atQJVGKNx1-hZQCEwYBhgL/s320/Laserblast_Locandina_Eng.jpg" width="207" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'orrenda locandina originale.</td></tr>
</tbody></table>In conclusione, totale parità tra <b>VERO</b> e <b>FALSO</b>: quasi stento a crederci, ero pronto a massacrarlo a colpi di <i>falso</i>. Dunque, complimenti a chi ha scritto una tramina in grado di farmi vedere un film che, molto probabilmente, avrei accuratamente evitato. <i>Laserblast</i> è in definitiva un film dove due parole giganteggiano: <b>NOIA</b> e <b>MINUTAGGIO</b>. Non ha guizzi, non ha colpi di genio, è realizzato pedestremente ed è fottutamente noioso. Per minutaggio intendo proprio quello che ordina <b>René Ferretti</b> in <b><i>Boris</i></b> quando dirige <i>Gli Occhi del Cuore 2</i>: "Minutaggio!" La trama sbanda, non sai come proseguire? Inserisci una scena che allunga la brodaglia. Minutaggio! Due sequenze sono troppo simili tra loro? Inseriamo una scena inutile con dialoghi ridicoli scritti da un calciatore di calcio. Minutaggio! Il film stava per durare un'ora scarsa? Inseriamo una sequenza dove il finto-marmocchio gira nel deserto come un coglione a fare PUM PUM con la bocca. Minutaggio! In questo modo arrivi in scioltezza agli ottantotto minuti canonici per un film del genere, così da poter scrivere sulla locandina (terribile anch'essa, sottolineiamolo pure) che si tratta di un film e non di un corto/mediometraggio. C'è qualcosa che si salva, in definitiva? Sì, due cose: <b>esplosioni</b>. Ce ne sono, e pure fatte discretamente bene (auto, catapecchie, case). In secondo luogo, le <b>animazioni </b>fatte con la <b>tecnica passo uno</b> (<i>stop motion</i>) degli alieni. Tenendo presente il budget assente, è stato fatto un piccolo miracolo, ma purtroppo cinque minuti scarsi di film non possono alzare la media altrimenti catastrofica. </div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EyjOwo58N1Q/W2bOCplDZyI/AAAAAAAACpY/unodhIZAgookjranBUhYQXgNCYevdEhrACEwYBhgL/s1600/Laseblast_006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-EyjOwo58N1Q/W2bOCplDZyI/AAAAAAAACpY/unodhIZAgookjranBUhYQXgNCYevdEhrACEwYBhgL/s320/Laseblast_006.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una delle tante esplosioni. (occhi a forma di cuoricino)</td></tr>
</tbody></table><b><i>Laserblast</i> è migliore o peggiore di <i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2012/07/robotropolis-2011-recensione.html" target="_blank">Robotropolis</a></i>?</b></div><div style="text-align: justify;">Ahia, qui ho vacillato e anche molto pericolosamente. <i>Laserblast</i> è un film veramente noioso, fatto male, privo di senso, recitato col culo e pieno di dialoghi imbarazzanti. Ma ha due cose che mancano in <i>Robotropolis</i>: non ha mai dichiarato di essere diverso da quello che è in realtà. Ed ha un finale, di merda, ma ce l'ha. È un film che sale sicuramente sul podio dei peggiori da me recensiti, ma non scalza <i>Robotropolis</i> per questi motivi. Il voto è quasi lo stesso, siamo lì. Se volessimo fare un confronto con un altro film agghiacciante, peraltro dello stesso anno, potremmo farlo con <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2012/12/starcrash-scontri-stellari-oltre-la.html" target="_blank">Starcrash - Scontri stellari oltre la terza dimensione</a></i></b> (qui recensito, cliccate sul titolo). Beh, <i>Laserblast</i> è perfino peggiore: non è un complimento. <i>Starcrash</i> te lo puoi vedere in una serata con amici all'insegna della goliardia, <i>Laserblast</i> ti fa provare solo tanta mestizia. È un film nato in un altro tempo, dove gli artigiani si arrangiavano come potevano e tiravano fuori prodotti onesti, anche brutti (questo è terribile) il tutto con zero soldi, tanta inventiva ed un pizzico di follia. Purtroppo il risultato finale non premia gli sforzi, e con queste parole possiamo calare il triste sipario su 88 minuti di tempo buttati letteralmente via.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-0o3lX2xwRTg/W2bODGrOWUI/AAAAAAAACpY/7hWV2mEdt-El_nGFq04lcpkcxSAupv3_wCEwYBhgL/s1600/Laseblast_009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="608" height="193" src="https://4.bp.blogspot.com/-0o3lX2xwRTg/W2bODGrOWUI/AAAAAAAACpY/7hWV2mEdt-El_nGFq04lcpkcxSAupv3_wCEwYBhgL/s320/Laseblast_009.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Significati di un'inquadratura: il regista voleva farci vedere<br />
il culo della madre o la Fiat 131 Familiare con cui va ad Acapulco?</td></tr>
</tbody></table><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>Appendice: Charles Band e la sua casa di produzione<i> Full Moon</i></b> </div><div style="text-align: justify;"><i>Laserblast </i>ha un regista (Michael Rae) che non abbiamo mai sentito nominare prima e che non sentiremo più nominare dopo. La vera mente dietro la sua realizzazione è quella del produttore Charles Band, vero nome di Carlo Antonini, americano classe '51 figlio di italiani, che ha legato il proprio nome alla sua casa di produzione <b>Full Moon</b> che ha realizzato serie come <b><i>Puppet Master</i></b>, <i><b>Prehysteria!, I Cavalieri interstellari</b></i> e film cult come <b style="font-style: italic;">Re-Animator</b> di Brian Yuzna. Il comune denominatore di queste produzioni è il budget ridotto / ridicolo destinato per le riprese. Alcuni di questi, come il film di Yuzna, sono diventati veri e propri cult mentre altri, invece, sono diventati esempi di film terribili ed inguardabili come <b><i>Guerre di Robot</i></b>, uno dei peggiori di sempre che mi è capitato di guardarlo quando ancora esisteva Blockbuster: eoni fa... in realtà avrei voluto scrivere qualcosa in più sulla <i>Full Moon</i> (basta leggere l'elenco dei film prodotti), ma all'improvviso la voglia è andata via: PUFF! Come gli alieni di Laserblast. Una cosa però voglio dirvela: non dimenticatevi del titolo <i>Guerre di Robot</i>. (musica drammatica in sottofondo).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><center><table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="65">Trama:</th> <td><b>2</b><br />
<div style="text-align: justify;">Lo spunto iniziale è molto interessante: un film di fantascienza con il tema della vendetta. Peccato che naufraghi miseramente nella mediocrità a causa di grossolane incongruenze e dialoghi scritti malissimo. Un disastro.</div></td> <th width="65"><div style="text-align: justify;">Musiche:</div></th> <td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">Le musiche composte da Richard Band (fratello del produttore), tutte su sintetizzatore, mi sono piaciute molto. È forse l'aspetto migliore del film, il che è tutto dire.</div></td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>3</b><br />
<div style="text-align: justify;">Realizzato davvero male, <i>Laserblast</i> è un film traballante, dove nemmeno il montaggio e la fotografia si salvano. Ok che è un low cost prossimo allo zero, ma l'estetica e la tecnica non sono proprio di casa.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div></td> <th>Ritmo:</th> <td><b>2</b><br />
<div style="text-align: justify;">Sinceramente, lo ritengo uno dei film più noiosi che abbia mai visto. Totalmente privo di ritmo e, al contrario, pieno di scene riempitive che rallentano ulteriormente una narrazione già insopportabilmente lenta di suo.</div></td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;"><i>Laserblast</i> sarebbe catalogato come horror, più per la tematica in sé che per quello che viene mostrato. A questo mi adeguo, il film presuppone violenza, quasi mai mostrata davvero.</div></td> <th><div style="text-align: justify;">Humour:</div></th> <td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">Ha delle scene che dovrebbero suscitare ilarità, ma con me hanno fallito miseramente. Evitate.</div></td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>1</b><br />
<div style="text-align: justify;">Giusto perché c'è un festino in piscina con adolescenti (tutti attori ultratrentenni, ma noi facciamo finta di crederci)</div></td> <th><div style="text-align: justify;"><b>Voto Globale:</b></div></th> <td><b>2,5</b><br />
<div style="text-align: justify;"><b>Voto quasi uguale a <i>Robotropolis</i>, segno di una disarmante pochezza narrativa e inconsistenza tecnica. Se solo il film non fosse stato così terribilmente noioso, avrebbe strappato qualcosa di più; in tal caso, però, sarebbe durato una mezz'ora scarsa, perché di cose da raccontare alla fine non ce n'erano molte. Una VERA MERDA, dunque, dimenticabile e che non vale la pena di essere guardata. Andate tranquillamente oltre.</b></div></td> </tr>
</tbody> </table></center></div>Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-27987151726644414552018-03-09T09:54:00.000+01:002018-03-09T09:54:49.194+01:00The Foreigner (2017) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr><th colspan="3">The Foreigner</th></tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 7,1</th></tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-YyRENlfc5ec/WqJIq7jo6JI/AAAAAAAAClQ/IG5Wqyog9io9EVXnZLIAxpcCLocsURzYQCLcBGAs/s1600/The_Foreigner_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="692" height="200" src="https://4.bp.blogspot.com/-YyRENlfc5ec/WqJIq7jo6JI/AAAAAAAAClQ/IG5Wqyog9io9EVXnZLIAxpcCLocsURzYQCLcBGAs/s200/The_Foreigner_Locandina.jpg" width="138" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>The Foreigner</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2017</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Thriller, Drammatico, Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti, Regno Unito, Cina</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Martin Campbell</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Jackie Chan, Pierce Brosnan, Rufus Jones, Katie Leung</td></tr>
</tbody>
</table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-bZQwLJwZPHw/WqJIoyglF4I/AAAAAAAAClA/6InnAL7ylS4sM4gIOMzTOXs6Wrzn4K2-gCEwYBhgL/s1600/The_Foreigner_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="509" data-original-width="1140" height="142" src="https://4.bp.blogspot.com/-bZQwLJwZPHw/WqJIoyglF4I/AAAAAAAAClA/6InnAL7ylS4sM4gIOMzTOXs6Wrzn4K2-gCEwYBhgL/s320/The_Foreigner_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Jackie Chan: la maschera triste che accompagna tutto il film</td></tr>
</tbody></table>
Ecco un <b><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2013/01/jackie-chan-ultra-stunt-e-simpatica.html" target="_blank">Jackie Chan</a> </b>che non ti aspetti in un film strano, sporco, lontano anni luce dalla <i>comfort zone</i> dei film action adatti a tutta la famiglia a cui da sempre l'attore ci ha abituati. <b><i><a href="http://www.imdb.com/title/tt1615160/" target="_blank">The Foreigner</a></i></b> è un film che ci svela diverse storie, tutte unite tra loro da un neanche tanto sottile filo rosso, anzi verde perché si parla di Irlanda, IRA e macelli assortiti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-nMKhPGc_cA8/WqJIph1X0NI/AAAAAAAAClI/J44f0xdM8qwcyf3EOoG2xbR0f0kELSodACEwYBhgL/s1600/The_Foreigner_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1587" height="201" src="https://2.bp.blogspot.com/-nMKhPGc_cA8/WqJIph1X0NI/AAAAAAAAClI/J44f0xdM8qwcyf3EOoG2xbR0f0kELSodACEwYBhgL/s320/The_Foreigner_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pierce Brosnan (Liam Hennessy)</td></tr>
</tbody></table>
L'inizio è uno di quelli che non passano inosservati. Quan (Jackie Chan) accompagna la figlia Fan (<b>Katie Leung</b>) in un negozio di vestiti di Londra, proprio quando una bomba esplode in strada uccidendo diversi passanti, tra cui proprio la ragazza mentre lo stesso Quan, pur malconcio, si salva. L'immagine del padre che abbraccia il cadavere ustionato di Fan è straziante e fa il giro della stampa e delle tv britanniche. L'attentato viene rivendicato da un fantomatico gruppo terroristico che si autodefinisce <i>L'Autentica IRA</i>. Passano i giorni e Quan non riesce a darsi pace: egli è un mite proprietario di un ristorante cinese a Londra, ma vive ossessionato dalla vendetta che lo divora dentro. Vuole giustizia e <b>vuole i nomi di chi ha ucciso sua figlia</b>. Prima si reca negli uffici di Scotland Yard, dove cerca di corrompere con una bella mazzetta di soldi (i risparmi di una vita intera) l'ufficiale Richard Bromley (Ray Fearon), ma ovviamente il poliziotto si rifiuta per ragioni di pubblica sicurezza, promettendo il massimo sforzo per scovare i terroristi. Poi si concentra su Liam Hennessy (uno strepitoso <b>Pierce Brosnan</b>), attuale Primo Ministro dell'Irlanda del Nord, con un burrascoso passato di militante dell'IRA, diventato nel tempo un politico alla ricerca del dialogo al posto delle bombe. Dopo giorni di stalking e appostamenti, prima telefonici e poi reali, Quan riesce a parlare a Hennessy, che nega ogni suo coinvolgimento. Ma il cinese non gli crede: è convinto che il politico gli nasconda qualcosa e che conosca veramente chi c'è dietro l'attentato. Lo stalking diventa ossessione e si trasforma in una letale minaccia. Prima gli fa saltare i cessi dell'ufficio con una brutale bomba artigianale come avvertimento, poi lo pedina facendogli capire di conoscere la sua amante (ovvio, no?), infine lo insegue nella casa di campagna fuori Belfast dove Hennessy era convinto di trovarsi al sicuro. Una semplice richiesta di nomi si trasforma quindi in una spietata caccia all'uomo, mentre intorno a loro il mondo britannico si trova nel pieno di una crisi vera e propria a causa di altri attentati del gruppo terroristico, di giochi e doppi giochi, tradimenti e politica ai piani alti in cui molti, se non tutti, sono costretti a sporcarsi le mani. E tutti, chi più, chi meno, hanno un passato oscuro che piano piano viene rivelato agli spettatori.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-VIuXPfXlBu0/WqJIqg9scRI/AAAAAAAAClM/99XVrGGnlI881C-j5lbujpWoWK1ZBTSUwCEwYBhgL/s1600/The_Foreigner_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1466" height="218" src="https://2.bp.blogspot.com/-VIuXPfXlBu0/WqJIqg9scRI/AAAAAAAAClM/99XVrGGnlI881C-j5lbujpWoWK1ZBTSUwCEwYBhgL/s320/The_Foreigner_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una delle poche scene davvero action</td></tr>
</tbody></table>
<i>The Foreigner</i>, lo avrete capito, non è un film facile; è lento con improvvise accelerazioni, è politico e drammatico ma poco action, parla di intrighi e di nefandezze varie, e soprattutto si poggia su tre nomi attorno cui ruota tutto il resto: Pierce Brosnan, innanzitutto, che è il vero protagonista del film; Jackie Chan, che si è ritagliato un ruolo drammatico e diametralmente opposto al suo personaggio standard; infine, <b>Martin Campbell</b>, il regista del film. Partiamo da Hennessy: il personaggio è innanzitutto ben costruito, parte come pulito ma ben presto rivela lati oscuri dovuti al suo passato; può essere spietato o magnanimo, può voler davvero la pace ma è lucidamente convinto di poter perorare la causa irlandese con ogni mezzo. E, soprattutto, ha un'atroce pronuncia irlandese, vi suggerisco davvero di ascoltarlo in lingua originale perché Brosnan è stato davvero grandioso. Hennessy ha una moglie che forse non ama più, lei che in segreto lo accusa di non aver fatto nulla dopo la morte del fratello, combattente dell'IRA; ha un'amante che riserverà ovvie sorprese, e ha amici politici, ex-commilitoni, di cui pensava di potersi fidare. È a tutti gli effetti un uomo profondamente solo. Jackie Chan, nella parte di Quan, è invece <i>strano</i>. Non sorride mai, parla pochissimo (in fondo fa la parte dell'immigrato, anche se con cittadinanza britannica), agisce nel nome dell'ossessione che lo muove, la <b>vendetta</b>, tutto il resto non conta. Soprattutto, è un uomo abituato ad uccidere, e lo farà senza rimorsi particolari. Vi assicuro, questa maschera compassata e spietata, anche invecchiata, vi sorprenderà. Non è più Jackie,<b> e posso aggiungere: era ora</b>. Basta ruoli tristi in film altrettanto tristi a cui Chan ci aveva abituato, purtroppo, negli ultimi anni. Le scene action, chiaramente ben fatte, sono giusto un paio, c'è qualche acrobazia che un umano non riesce a fare ed un sessantenne Chan ancora sì, ma non si va oltre questo. Ci voleva un ruolo di rottura, ed è arrivato nel film giusto con il regista giusto. Che dire di Martin Campbell? Penso che i suoi lavori precedenti parlino da soli: <b><i>Fuga da Absolom</i></b> (1994), <i><b>La maschera di Zorro</b></i> (1998), <b><i>Lanterna Verde</i></b> (2011), per citarne alcuni; ma su tutti, <b><i>GoldenEye</i></b> (1995) e <i><b>Casino Royale</b></i> (2006), quest'ultimo a mio avviso uno dei migliori <b>James Bond</b> di sempre. Curioso notare come <i>GoldenEye </i>fosse il primo 007 con Pierce Brosnan, che Campbell si è ritrovato come co-protagonista in <i>The Foreigner</i>. La mano solida di Campbell si fa ben vedere: è un regista che non ama tanti fronzoli, è diretto, quasi asciutto; i suoi film lasciano spazio agli attori e ai personaggi, senza troppe lungaggini. Vi assicuro che è un pregio che io apprezzo molto. Complice una sceneggiatura appena discreta (ci torno), i personaggi prendono vita quasi da soli e riempiono le scene più delle sequenze action; il risultato finale è appunto strano, a tratti perfino noioso, ma mai banale. C'è un aspetto, per esempio che mi ha colpito molto, ed è uno dei motivi per cui alla fine questo film mi è piaciuto nel suo gioco di attrarmi e respingermi allo stesso tempo. I personaggi - tutti, e dico veramente proprio tutti - sono profondamente negativi, se con questo termine manicheo intendiamo il gioco della divisione netta tra buoni e cattivi. Sono umani, certo, hanno le loro debolezze e motivazioni esclusivamente personali ad agire, ma non ce n'è uno per cui potremmo dire "è un eroe, è quello per cui compartecipo emotivamente". Lo stesso Quan dimostra una spietatezza sorprendente nel perseguire il suo unico desiderio di vendetta (soprattutto nella scena finale - no spoiler, tranquilli). </div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-OUbdj9oIHPE/WqJIpcNG87I/AAAAAAAAClE/MkWC--ZOsCc4DnW0Cmk4UZ0Mi-ymY_HuQCEwYBhgL/s1600/The_Foreigner_001.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="213" src="https://4.bp.blogspot.com/-OUbdj9oIHPE/WqJIpcNG87I/AAAAAAAAClE/MkWC--ZOsCc4DnW0Cmk4UZ0Mi-ymY_HuQCEwYBhgL/s320/The_Foreigner_001.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">No spoiler, no resa dei conti finale - tranquilli.</td></tr>
</tbody></table>
<i>The Foreigner</i>, purtroppo però, non è tutto rosa e fiori e presenta alcuni difetti che ne minano la fruizione. Il primo, enorme, è la sceneggiatura, che presenta imprecisioni e sfondoni grossolani, oltre al fatto che richieda una enorme sospensione dell'incredulità: certi passaggi sono talmente forzati e poco plausibili da far sbottare in un "ma dai, non esiste!"; ci sono alcuni salti logici che poco funzionano e diverse scene sono appiccicate tra loro con uno scotch di bassa qualità, di quelli che trovi nei <i>multistore </i>cinesi di periferia: senza sminuire nessuno, spero che l'esempio renda l'idea! Il secondo difetto è una lentezza di fondo che, soprattutto nella prima parte, affossa il ritmo perché si è posta molta attenzione all'aspetto politico; d'altronde era fondamentale per darci la giusta dimensione di Hennessy ma, ecco, avrei gradito uno snellimento di questa parte. </div>
<div style="text-align: justify;">
In conclusione: se vi aspettate il classico film alla Jackie Chan, resterete tremendamente delusi, anche se dubito possiate provare una delusione maggiore di quella data da film del calibro di <b><i>Skiptrace - Missione Hong Kong</i></b> (2016), <b><i>Kung-Fu Yoga</i></b> (2017), <i><b>The Karate Kid - La leggenda continua</b></i> (2011), <b><i>Operazione Spy Sitter</i></b> (2010), uno peggiore dell'altro dove il nostro Jackie dimostra l'inesorabile avanzare del tempo e, purtroppo, una scelta di ruoli non perfettamente di primo piano. Come ho scritto poche righe prima, <i>The Foreigner</i> è stata invece una scelta perfetta di ruolo, film, atmosfera: insieme a Pierce Brosnan in una delle migliori interpretazioni della sua carriera (vi sfido a contraddirmi), insieme ad una cupezza insolita, questo film potrebbe risultarvi una inaspettata sorpresa. Per me, promosso. (A La Moglie non è minimamente piaciuto, per esempio: altro punto a favore del film... ahr ahr ahr!)</div>
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th>Trama:</th>
<td>4,5<br />
<div style="text-align: justify;">
La scrittura dei personaggi è ottima, ma la storia presta il fianco a storture e forzature davvero fuori luogo e poco plausibili. Il che è un peccato, anche tenendo presente che non è nemmeno originale, in quanto adattata dal romanzo <i>The Chinaman</i> di Stephen Leather (1992).</div>
</td>
<th>Musiche:</th>
<td>6<br />
<div style="text-align: justify;">
Uhm, direi senza infamia e senza lode, nulla di particolarmente memorabile o, al contrario, di fastidioso.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td>7<br />
<div style="text-align: justify;">
La mano di Martin Campbell c'è e si vede anche in questa produzione "minore", soprattutto se confrontata al <i>Casino Royale</i> di un decennio prima. Il compito lo porta a casa dignitosamente, confezionando un bel film, crudo, cupo, non propriamente serrato ma ben costruito.</div>
</td>
<th>Ritmo:</th>
<td>6,5<br />
<div style="text-align: justify;">
Parte col botto, rallenta di brutto, ha improvvise accelerazioni. È, in ogni caso, un film lento.</div>
</td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td>5<br />
<div style="text-align: justify;">
Ci sono alcune scene di forte impatto (Quan che abbraccia il cadavere ustionato della figlia su tutte), per il resto non è splatter anche se fioccano sparatorie e Jackie Chan si improvvisa nonno Rambo in una sequenza nei boschi.</div>
</td>
<th>Humour:</th>
<td>4<br />
<div style="text-align: justify;">
No, cambiate film se cercate le scene buffe.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td>1<br />
<div style="text-align: justify;">
Non lo zero assoluto, ma poco da rimarcare.</div>
</td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Fossimo stati al liceo, questo sarebbe stato il classico voto 6/7 che odiavo tanto (dal sei al sette, cosa minchia voleva dire?) ma che in effetti un piccolo senso ai tempi ce l'aveva: potenzialmente un buon film, a cui manca quel piccolo tocco per fare un vero salto di qualità. Rispetto alla produzione recente sconfortante di Jackie, un grosso, bel passo in avanti, dove il Nostro dimostra di essere anche attore drammatico e non solo un funambolico attore action. Promosso.</b></div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-79345679643307278772018-01-22T10:09:00.000+01:002018-01-22T10:09:16.877+01:00The Horde (2016) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr><th colspan="3">The Horde</th></tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 4,1</th></tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-5rlfwVJxBOM/WmHwgXo9fiI/AAAAAAAACjI/FCWCT0cSjNIOnbnEPOgJsHqILsLuuItvwCLcBGAs/s1600/The_Horde_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="200" src="https://4.bp.blogspot.com/-5rlfwVJxBOM/WmHwgXo9fiI/AAAAAAAACjI/FCWCT0cSjNIOnbnEPOgJsHqILsLuuItvwCLcBGAs/s200/The_Horde_Locandina.jpg" width="150" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>The Horde</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2016</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Horror, Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Jared Cohn</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Paul Logan, Costas Mandylor, Tiffany Brouwer, Sydney Sweeney, Vernon Wells</td></tr>
</tbody>
</table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-r0Jtudty8zs/WmHweOkTmLI/AAAAAAAACi0/Atd3yTyvPfw3uNr_gkN3CQRGWFU_5K06gCEwYBhgL/s1600/The_Horde_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="578" data-original-width="1152" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-r0Jtudty8zs/WmHweOkTmLI/AAAAAAAACi0/Atd3yTyvPfw3uNr_gkN3CQRGWFU_5K06gCEwYBhgL/s400/The_Horde_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il cast delle vittime designate. Quello a sinistra sta già sulle palle così.</td></tr>
</tbody></table>
Mi dolgo e mi fustigo da solo. Questo è quello che succede quando non mi informo prima di guardare un film. La scena è la seguente: mi ritrovo in una di quelle serate di svacco totale sul divano, la palpebra già calante, la pargola incredibilmente calma già a letto, La Moglie in studio a finire un lavoro. Risultato: TV completamente a mia disposizione con assoluta libertà di scegliere un film tutto per me. FIGATA TOTALE MEGA GALATTICA! Il mio problema, al solito, è che in queste situazioni vengo travolto dal vortice del "E ora cosa minchia mi guardo?", ci sono decine di film che vorrei vedere ma che poi salto, vuoi perché la scintilla deve ancora scattare o, peggio, si è già spenta prima ancora di iniziare, vuoi perché alcuni film parcheggiati vanno visti rigorosamente con La Moglie, vuoi perché di altri ancora, presenti in archivio solo perché sono stato colto da bulimia accumulatrice, leggo il titolo e il cervello risponde con un encefalogramma piatto (del tipo: "Che cacchio ci fa questo film qui?"). Fatto sta che, dopo mezz'ora di tanto penare, vengo catturato dal titolo <i style="font-weight: bold;">The Horde</i> (2016) e mi si accende una lampadina: QUESTO!</div>
<div style="text-align: justify;">
Vi spiego in dettaglio il processo mentale, così capirete meglio. Tempo fa vidi un horror francese dal titolo <b><i><a href="http://www.imdb.com/title/tt1183276/" target="_blank">The Horde</a></i></b> (2009) e, devo ammetterlo, mi piacque parecchio. Parlava di poliziotti buoni, di poliziotti corrotti e di zombie cazzuti che infestano un palazzo. Un bel film teso, serrato, diretto bene, recitato altrettanto bene, con ottimi effetti speciali, cattivo il giusto e carismatico come pochi. Mi son detto: "<i>il titolo non è una coincidenza, questo deve essere l'ennesimo remake americano. Vediamo cosa sono riusciti a fare</i>", pigio PLAY e... lo sapete già e ve l'ho raccontato più volte, io se inizio a vedere un film devo arrivarne per forza alla fine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non l'avessi mai fatto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il film francese non c'entra un emerito cazzo. Ma proprio per niente.</div>
<div style="text-align: justify;">
E sì che mi sarebbe bastato leggere i nomi dell'attore principale e del regista per capire a cosa sarei andato incontro, invece l'ho dovuto intuire guardando la sequenza iniziale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Paul Logan</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Cazzo, no, Paul Logan. Non lo <i>youtuber</i> sfigato - sarebbe stato anche peggio - ma l'attore di un film brutto brutto brutto di cui tuttora porto i segni e che ho recensito qui: <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2012/08/the-terminators-2009-recensione.html" target="_blank"><b><i>The Terminators</i></b></a>. Il regista? <b>Jared Cohn</b>, conosciuto più per <b><i>Atlantic Rim</i></b> che per altri suoi lavori (forse giusto un po') più meritevoli, titoli del calibro di: <b><i>Halloween Pussy Trap Kill Kill</i></b> (2017), <b><i>Little Dead Rotting Hood</i></b> (2016), <b><i>Evil Nanny</i></b> (2016), <b><i>12/12/12</i></b> (2012), <b><i>Bikini Spring Break</i></b> (2012) e <b><i>King Arthur and the Knights of the Round Table</i></b> (2017). Ok, molti di questi titoli puzzano di <b>Asylum</b> da tutti i pori e <i>The Horde</i> non fa eccezione, pur non essendo una sua produzione. Mi sarebbe semplicemente piaciuto saperlo a priori, così sarei partito con la consapevolezza di guardarmi una cacatona epocale ma con l'anima in pace. O forse sarei andato dritto su <i>Little Dead Rotting Hood</i>, altro titolo parcheggiato in attesa di essere visto... chissà.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma sapete qual è la cosa peggiore di tutte?</div>
<div style="text-align: justify;">
In <i>The Horde</i> Paul Logan ha pure scritto la sceneggiatura.</div>
<div style="text-align: justify;">
Orrore e raccapriccio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Raccapriccio e orrore.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-tt6COYX27hc/WmHwfBKVx_I/AAAAAAAACi8/6Cc3OyYlUncj4LULCh8qDQaKNEwPfDYBgCEwYBhgL/s1600/The_Horde_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1600" height="160" src="https://4.bp.blogspot.com/-tt6COYX27hc/WmHwfBKVx_I/AAAAAAAACi8/6Cc3OyYlUncj4LULCh8qDQaKNEwPfDYBgCEwYBhgL/s320/The_Horde_006.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Qui sembra quasi convincente, a dire il vero... (Paul Logan)</td></tr>
</tbody></table>
Guardatelo in faccia, il nostro Logan. Grande e grosso, due spalle e due braccia così che ti fan pensare subito alla parola steroidi (lui nega, è tutto naturale, sicuramente sarà così), sguardo mica tanto brillante... ce lo vedete a scrivere una sceneggiatura con doppia libidine con i fiocchi? Non parlo a livello di trama ma proprio di scrittura. Ce lo vedete, dico, ce lo vedete? Non che io voglia fare lo spocchioso (perfino Ben Affleck ha vinto un Oscar come sceneggiatore. Ben Affleck, ripetetelo insieme a me, scandendo bene le lettere: B-e-n A-f-f-l-e-c-k) ma, ecco, ritengo poco probabile che da uno come il buon vecchio Paul possa uscire uno script dove la trama sia sorprendente, i dialoghi frizzanti, la caratterizzazione dei personaggi originale e funzionale. Come? In realtà si è laureato in biochimica? Ostrega, questa non la sapevo. Penso allora che Paul avrebbe ottenuto risultati migliori nel campo della ricerca medica piuttosto che cimentarsi in film infimi e angoscianti. Il bello è che nelle interviste sembra pure un tipo simpatico e alla mano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non dilunghiamoci troppo, volete qualche esempio? Ecco qui!</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Zr85lOc-hCs/WmHwekmT4iI/AAAAAAAACjY/q1AVB_F-ZMMcdE8XRR-NZNoBxtr78U-XQCEwYBhgL/s1600/The_Horde_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-Zr85lOc-hCs/WmHwekmT4iI/AAAAAAAACjY/q1AVB_F-ZMMcdE8XRR-NZNoBxtr78U-XQCEwYBhgL/s320/The_Horde_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La propostona scatta nei boschi.</td></tr>
</tbody></table>
<b>Selina</b> (<b>Tiffany Brouwer</b>) è una professoressa che decide di portare alcuni suoi alunni sfigati in una gita escursionistica <b>fotografica</b> (!) nei boschi. La ragazza è fidanzata con <b>John Crenshaw</b> (Paul Logan), un ex Navy SEAL che ha la segreta intenzione di farle la proposta di matrimonio in un ristorante romantico proprio in quel week-end. Selina non lo sa e tutta micettina puccettosa gli chiede di accompagnarla nei boschetti. Il bestione acconsente a malincuore, piglia il megamacchinone Chevrolet Tahoe sette posti e carica su la solita combriccola di teenager da film horror americano: <b>Riley</b>, lo stronzetto ricco single forse gay dotato di lingua tagliente (ne ha per tutto e tutti), <b>Hailey </b>(<b>Sydney Sweeney</b>), la verginella innamorata di <b>Derrick</b>, il buffone della classe; e la coppietta di arrapati <b>Sheila</b> e <b>Chris</b>, i quali partecipano alla gita con un unico scopo, quello di trombare. Delineato il cast di personaggi, vorrei proporvi un giochino del tipo: indovinate cosa succederà ai ragazzi! Barrate la risposta che, secondo voi, risulta la più corretta.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<ul>
<li style="text-align: justify;"><b>[A]</b> Il film diventa un fantastico thriller ricco di colpi di scena dove la suspense la fa da padrona, noi assistiamo trepidanti alle vicende dei protagonisti con il cuore in gola e compartecipiamo emotivamente alle vicende dei poveri ragazzi, ciascuno con un background solido che permette una profonda empatia. L'eroe, quando interviene, lo fa con senso, criterio e soprattutto credibilità. I cattivi hanno delle reali motivazioni, potreste addirittura pensare "Cavoli, avrebbero anche ragione, peccato siano passati dalla parte del torto con le loro azioni". Il finale, sconvolgente, farà smascellare tutti dalla sorpresa e niente sarà più come prima. Venti nomination all'Oscar, sette vinti nei premi chiave, fra cui miglior film, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior regista, migliori effetti speciali.</li>
<li style="text-align: justify;"><b>[B]</b> Nel bosco c'è una gang di cannibali mutanti capitanati dal condannato a morte ma evaso <b>Cylus Atkinson</b> (<b>Costas Mandylor</b>) che ha iniziato a produrre abusivamente metanfetamina da rivendere e diventare ricco sfondato. I ragazzi arrapati trombano, perciò muoiono subito. La verginella e la prof vengono rapite per essere violentate e con la prima ovviamente ci riescono pure. Lo stronzetto viene torturato a morte. Il clown è il secondo a morire, nessuno si ricorda come. Il protagonista si incazza come una bestia, fa un macello che la metà ne basta, salvando giusto le due ragazze, una illibata e senza graffi (la professoressa fidanzata, guarda caso), l'altra conciata male da buttare via (l'ex-verginella). La preda diventa predatore, uccide tutti inclusi quelli che si sospettava fossero buoni.</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-mlD1sYHGQL4/WmHwgX5GjxI/AAAAAAAACjc/ykpdHoiIctUW1FIbpVBFfQGvcaUynxeawCEwYBhgL/s1600/The_Horde_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1600" height="170" src="https://2.bp.blogspot.com/-mlD1sYHGQL4/WmHwgX5GjxI/AAAAAAAACjc/ykpdHoiIctUW1FIbpVBFfQGvcaUynxeawCEwYBhgL/s400/The_Horde_007.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno dei macellai: Earl (<b>Vernon Wells</b>)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Se avete scelto <b>[A]</b> siete degli inguaribili ottimisti capitati sul blog sbagliato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se avete scelto <b>[B]</b> siete dei realisti disillusi che han capito benissimo come funziona la nicchia dei film horror a basso budget destinati al mercato dell'home video. I film di questa fetta di mercato si dividono in tre categorie:</div>
<div>
<ul>
<li style="text-align: justify;">Film con idee meritevoli, realizzati con onestà, magari pieni di difetti ma per i quali si è disposti a chiudere un occhio, a volte entrambi, perché c'è qualcosa dentro che li fa brillare di luce propria.</li>
<li style="text-align: justify;">Film talmente brutti e fatti male da entrare nel <b>Gotha delle Cagate Micidiali</b>, quindi per questo motivo meritevoli di essere guardati e preservati nel tempo.</li>
<li style="text-align: justify;">Film davvero brutti, pessimi nella realizzazione, disonesti, fatti però non così male da entrare nella storia, per i quali alla fine della visione l'unico pensiero rimasto è "Mamma mia, ho buttato via 90 minuti della mia vita."</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<i>The Horde</i>, mi spiace ammetterlo, rientra nella terza categoria. Non c'è davvero un singolo aspetto per cui possa dire "Ok, è brutto ma almeno c'è...", semplicemente perché è pieno di "vorrei essere ma non posso."</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Vorrei essere uno splatter / slasher / torture porn</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Ci sono due sequenze dove i ragazzi vengono torturati dai cannibali, tra l'altro seguendo l'abusata regola del contrappasso che ci sfrangia i maroni dai tempi di Dante Alighieri. Il ragazzo antipatico parla troppo? Beh, gli strappiamo la lingua con le pinze. Poi gli seghiamo via una gamba, tanto per prolungare l'agonia. La ragazzina è verginella? La violentiamo con un mutante che sembra l'incrocio tra un <b>Ent</b> e un <b>Teletubbies</b>. Però, dai, le scene sono troppo ridicole e fatte in modo troppo pedestre per risultare credibili e strappare un gemito di orrore. Una nota di merito va nel non aver usato della inutile CGI, ma il risultato finale non è comunque sufficiente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Vorrei sfruttare i cliché dei film horror per giocare con lo spettatore</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma per favore. Non succede nulla di diverso da quello visto milioni di volte. Arrivati all'ennesima visione dei ragazzi stereotipati pronti per essere carne da macello, la voglia di vedere come va a finire ti passa via perché lo sai già dalla prima inquadratura. Nonostante i roboanti proclami di Paul stesso, che più volte ha dichiarato di aver voluto prendere questi stereotipi per apportare delle sorprendenti (!) variazioni. Se ci sono state, scusatemi, non me ne sono accorto, la colpa è sicuramente mia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Vorrei avere un protagonista che spacchi i culi ai cattivi</b></div>
<div style="text-align: justify;">
No, non ci siamo. Paul Logan si impegna ma è pessimo in tutto. Non sa recitare. Non sa un cazzo di arti marziali, si vede da ogni movimento che è goffo: non basta qualche mossetta per risultare credibile, quando fai vedere che i tuoi passi sono incerti e non affondi il colpo sull'attore che hai di fronte. Intendiamoci, non dico che ci si debba fare male davvero come in <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2012/07/the-raid-redemption-2011-recensione.html" target="_blank">The Raid</a></i></b> o nelle produzioni thailandesi con <b><a href="https://nonvedono.blogspot.it/search/label/Tony%20Jaa" target="_blank">Tony Jaa</a></b>, ma chiedo almeno il minimo sindacale in quanto a credibilità. All'inadeguatezza recitativa si aggiunge il piattume della caratterizzazione, perché John agisce senza pensare e senza chiedere. La mia ragazza è in pericolo? Ammazzo tutti, fanculo tutto il resto. Giusto un guizzo lo raggiunge nel finale dove risulta molto più bastardo di quello che dovrebbe essere l'eroe buono a cui siamo abituati. Oltre a questo, poco o nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Vorrei avere un cattivo memorabile di cui tutti si ricorderanno</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando in una storia c'è il solito eroe buono che risolve le situazioni, a salvare la baracca deve essere il personaggio antagonista, quello che muove tutte le ruote degli ingranaggi. Per quanto Costas Mandylor sia stato l'attore più bravo tra quelli del cast di questo film (noi lo ricordiamo per la saga di <b><i>The Saw</i></b>, mica pizza e fichi), è proprio il personaggio Cylus a risultare inutile e dannoso. Sei un criminale incallito, tieni a freno i mutanti dandogli in pasto i poveracci che capitano nel bosco, hai sogni di grandezza mettendo in piedi un laboratorio chimico abusivo nella giungla neanche fossi in <b><i>Apocalypse Now</i></b> e tutto quello che ti viene in mente è trombare la professorina? Dai, su, non c'è il minimo sforzo di costruire un personaggio decente e coerente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci...</b></div>
<div style="text-align: justify;">
... ma è venuta fuori una merda incommensurabile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-_SeKtOK4YAA/WmHwfidUk3I/AAAAAAAACjU/2h2rMQq_WkQ7F9Y87hcHIrnc85pbXV3DQCEwYBhgL/s1600/The_Horde_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1400" height="137" src="https://4.bp.blogspot.com/-_SeKtOK4YAA/WmHwfidUk3I/AAAAAAAACjU/2h2rMQq_WkQ7F9Y87hcHIrnc85pbXV3DQCEwYBhgL/s320/The_Horde_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Regista: "Fai trasparire tutta la tua rabbia e il tuo disprezzo,<br />
sii convincente come Anna Magnani nelle risaie!".<br />
Lei:</td></tr>
</tbody></table>
Scusate l'ultima frase, ma non trovavo un modo migliore per riassumervela. Quello che, fra l'altro, mi lascia perplesso, è che leggo in giro più di una recensione in cui il film non viene stroncato così duramente perché in fondo avrebbe quella patina da horror / action anni '80, fatto con mestiere e tanta ingenuità. Io mi limito a scuotere la testa mestamente: a mio avviso, <i>The Horde</i> è un fallimento totale e non merita assolutamente che sia visto facendovi perdere il vostro tempo, magari vinti dalla curiosità di vedere a che livelli raggiunge la sua bruttezza. È un film che irrita e non lascia nulla dopo la visione, nemmeno il retrogusto amaro di quando assaggi una barretta di cioccolato fondente scaduta da cinque anni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-vtmfGnGlY8Y/WmHwdrsifyI/AAAAAAAACjQ/jWsFm7ppkNwiSyItp3VyPdWZrUEWse83wCEwYBhgL/s1600/The_Horde_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="620" height="206" src="https://3.bp.blogspot.com/-vtmfGnGlY8Y/WmHwdrsifyI/AAAAAAAACjQ/jWsFm7ppkNwiSyItp3VyPdWZrUEWse83wCEwYBhgL/s320/The_Horde_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">E quando guardi la data di scadenza, fai questa faccia qui. (Costas Mandylor)</td></tr>
</tbody></table>
<b><i>The Horde</i> è migliore o peggiore di <i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2012/07/robotropolis-2011-recensione.html" target="_blank">Robotropolis</a></i>?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dai, ammettetelo, questa rubrica vi mancava, vero?</div>
<div style="text-align: justify;">
La risposta è secca: lasciate perdere, <i>Robotropolis </i>è su un altro livello, qualche piano più sotto, ormai è diventato un mito difficile da abbattere anche se sono certo che da qualche parte nel mondo ci sia il film definitivo che mi sta aspettando e che mi faccia rispondere con un enorme <b><i>sì!</i></b> al mio tormentone preferito. Ma non è questo il caso, <i>The Horde</i> non riesce né a scalzare <i>Robotropolis</i> dal trono dei film più brutti che io abbia mai visto, né a salire sul podio: insufficiente perfino in questo aspetto. Passate oltre, datemi retta!<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-p2I9n2MuQnc/WmHweKJQbmI/AAAAAAAACjY/y90P4Bw5j_k2g_KDNCNNK8uQkNs7TeoXACEwYBhgL/s1600/The_Horde_003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1600" height="134" src="https://1.bp.blogspot.com/-p2I9n2MuQnc/WmHweKJQbmI/AAAAAAAACjY/y90P4Bw5j_k2g_KDNCNNK8uQkNs7TeoXACEwYBhgL/s320/The_Horde_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Non si va oltre questa inquadratura, mi spiace deludervi.</td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th>Trama:</th>
<td><b>3</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Non c'è nulla di originale, i dialoghi sono veramente imbarazzanti al punto da irritare profondamente.</div>
</td>
<th>Musiche:</th>
<td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Non ricordo nulla di memorabile nella musica o negli effetti sonori. Il vuoto a sette note.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Fiacca, anonima, senza grossolani errori di montaggio, ma senza anima. René Ferretti è un'altra cosa.</div>
</td>
<th>Ritmo:</th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il ritmo è l'unica cosa che si salva in <i>The Horde</i>... giusto quello.</div>
</td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
C'è qualche scena che nelle intenzioni di Logan e Cohn avrebbe dovuto essere impressionante, purtroppo il bersaglio non viene pienamente centrato. </div>
</td>
<th>Humour:</th>
<td><b>2</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Non fa ridere né volontariamente né involontariamente.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td><b>2</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Non si vede nulla, qualcosa si lascia intuire.</div>
</td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><b>3,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Film troppo brutto per essere vero, ma non così brutto da poter salire sul mio podio personale. Il voto è la sintesi del mio giocare sporco: dandogli mezzo punto in più, gli ho impedito di ambire alla medaglia di bronzo, anche se in coabitazione con altri filmacci. Non merita nemmeno questo, fidatevi. Evitatelo e non cadete nel mio errore. Guardatevi piuttosto l'omonimo film francese, di ben altro livello.</b></div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-87715995870102441992018-01-18T14:48:00.000+01:002018-01-18T17:32:23.049+01:00Sharknado 5: La Terra è sotto attacco (2017) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Sharknado 5: La Terra è sotto attacco</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 4,2</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-a-zaHmFOm_8/WmCHpICZ0nI/AAAAAAAACiQ/EpBJBTcg4TsAMIqY-zXjkXKjKWKWbYx-gCLcBGAs/s1600/Sharknado_5_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1407" data-original-width="952" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-a-zaHmFOm_8/WmCHpICZ0nI/AAAAAAAACiQ/EpBJBTcg4TsAMIqY-zXjkXKjKWKWbYx-gCLcBGAs/s200/Sharknado_5_Locandina.jpg" width="135" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Sharknado 5: Global Swarming</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2017</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantascienza, Catastrofico, Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Anthony C. Ferrante</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Ian Ziering, Tara Reid, Cassie Scerbo, Olivia Newton-John, Masiela Lusha, Billy Barratt</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-gJY1_N9bMYo/WmCHmRaad0I/AAAAAAAAChg/DpCD7AHnmUM0COxliYbsip0OTJCGoRs-ACEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-gJY1_N9bMYo/WmCHmRaad0I/AAAAAAAAChg/DpCD7AHnmUM0COxliYbsip0OTJCGoRs-ACEwYBhgL/s400/Sharknado_5_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco gli amchetti squaletti</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Immancabile come <b><i>Una Poltrona per due</i></b> alla vigilia di Natale su Italia 1, la serie di film sugli <b><i>Sharknado</i></b> infesta i palinsesti del canale americano <b>SyFy </b>nel periodo estivo di luglio/agosto. Anche il 2017 ha avuto nel suo carniere il nuovo episodio e, come promesso, stavolta il problema è diventato <b>MONDIALE</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><u>Doveroso recap che faccio ad ogni recensione della serie</u></b><br />
<br />
Rinfrescatevi la memoria leggendo le recensioni dei film precedenti:<br />
<ul style="text-align: left;">
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2013/08/sharknado-2013-recensione.html" target="_blank">Sharknado</a></i></b> (2013)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2014/08/sharknado-2-second-one-2014-recensione.html" target="_blank">Sharknado 2</a></i></b> (2014)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2015/08/sharknado-3-oh-hell-no-2015-recensione_6.html" target="_blank">Sharknado 3</a></i></b> (2015)</li>
<li style="text-align: justify;"><b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2016/09/sharknado-4-4th-awakens-2016-recensione.html" target="_blank">Sharknado 4: The 4th Awakens</a></i></b> (2016)</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-rhacwiE-dq0/WmCHmRVox3I/AAAAAAAACig/sa7HhpbwAKY_2XmvowvEdtBU3RV30VffgCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_004.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-rhacwiE-dq0/WmCHmRVox3I/AAAAAAAACig/sa7HhpbwAKY_2XmvowvEdtBU3RV30VffgCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In giro per Buckingham Palace</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-rV_OK9xYXfI/WmCHmHTAZlI/AAAAAAAACig/Fy_BPoA8WWgjyfe3QH1XDFJB5HIGtj0MwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="570" data-original-width="1014" height="111" src="https://2.bp.blogspot.com/-rV_OK9xYXfI/WmCHmHTAZlI/AAAAAAAACig/Fy_BPoA8WWgjyfe3QH1XDFJB5HIGtj0MwCEwYBhgL/s200/Sharknado_5_002.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un po' di spirito <i>british </i>non guasta...</td></tr>
</tbody></table>
Il quinto della serie (sottotitolo: <i>Global Swarming</i>, gioco di parole tra <i>global warming</i> e <i>swarming</i> / sciame, reso nel titolo italiano con "<i>La Terra è sotto attacco</i>") ha già un inizio al fulmicotone: scritte in sovrimpressione con font e colori di <b><i>Indiana Jones</i></b> e <b>Nova</b> (<b>Cassie Scerbo</b>) subito in azione. La ragazza (che abbiamo visto nel finale del quarto episodio a "cavallo" della Torre Eiffel) ha scoperto una caverna misteriosa e quando vede che fra le incisioni rupestri ci sono degli squali, capisce di aver bisogno dell'unico esperto mondiale di squali, il nostro <b>Fin</b> (<b>Ian Ziering</b>), che si trova a Londra convocato dalla NATO perché c'è bisogno di una task force mondiale. Gli sharknado, che si pensava fossero stati debellati, potrebbero colpire il resto del mondo, pertanto è necessario che si uniscano le forze per poterli fronteggiare. La crisi è già dietro l'angolo, e sarà veramente devastante. Peccato che, questa volta, a provocarla... sono stati proprio Fin e Nova! Nella caverna situata sotto Stonehenge, infatti, i due recuperano un misterioso e antico artefatto plasticosissimo (rido) a forma di pinna di squalo. Le sue origini sono chiare: gli antichi erano riusciti in passato a sconfiggere gli sharknado grazie a quell'amuleto insieme ai portali che hanno costruito in giro per il mondo, di cui Stonehenge e le piramidi Egizie, tra gli altri, sono fulgidi esempi. Nel cercare di capirci qualcosa, Fin e Nova combinano il disastro dei disastri: provocano sul posto un enorme vortice-sharknado che distrugge i resti millenari di Stonehenge e devasta, già che c'è, anche Londra. Proprio in quell'occasione Gil, il figlio di Fin, viene risucchiato dal vortice sparendo nel nulla. Non è finita qui: nel cercare il figlio, il prode Fin, aiutato dalla cyber-moglie <b>Amber</b> (<b>Tara Reid</b>) e da Nova stessa che si sente in colpa per l'accaduto, scopre che i vari portali sono veramente funzionanti, e che se viene risucchiato da un vortice (sempre brulicante di squali, sia ben chiaro) poi viene sparato da qualche altra parte nel mondo. In successione Fin & Co. si ritrovano in giro per: Sydney, Roma, Rio de Janeiro, Tokyo, Egitto. L'espediente narrativo appena esposto è un perfetto modo per:<br />
<ul>
<li>evitare di scervellarsi a scrivere una sceneggiatura coerente. Succede qualcosa, non si sa come uscirne, TRACK!, il protagonista viene spedito da un'altra parte del mondo dove poter continuare a far danni;</li>
<li>buttare nel calderone tutte le idee folli che nel tempo erano sicuramente state tirate fuori e, molto probabilmente, anche scartate duranti i <i>brainstorming </i>ufficiali dei film precedenti. Di stronzate ce n'è uno sciame intero (facciamo pure nostro il gioco di parole del titolo originale), alcune delle quali, devo ammetterlo, sono state perfino geniali. Avevo scritto "genitali" e mi vien da ridere per il lapsus freudiano (sì, mi basta poco).</li>
</ul>
<div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-bD-0xvXecuk/WmCHnA32CHI/AAAAAAAACig/DC0o32JjAoQRANTXHoj-zzCwAf9dd7k9wCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_007.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="1200" height="133" src="https://1.bp.blogspot.com/-bD-0xvXecuk/WmCHnA32CHI/AAAAAAAACig/DC0o32JjAoQRANTXHoj-zzCwAf9dd7k9wCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_007.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fin & Amber</td></tr>
</tbody></table>
La folle sarabanda si conclude con uno strepitoso colpo di scena finale che racconterò più in dettaglio più avanti. Per ora soffermiamoci sul termine "<b>strepitoso</b>": va relativizzato, non mi stancherò mai di ripeterlo quando mi trovo davanti ad un qualunque film della serie... non sono impazzito del tutto, non ancora almeno.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-TtXeBg2uhpE/WmCHnXa8tbI/AAAAAAAACig/ML69ZZPcXCko3CqZUs_hpHh14rY4JXXKwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-TtXeBg2uhpE/WmCHnXa8tbI/AAAAAAAACig/ML69ZZPcXCko3CqZUs_hpHh14rY4JXXKwCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_008.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Folli uccisioni, come sempre...</td></tr>
</tbody></table>
Alle poche anime candide che non vogliono rovinarsi la sorpresa, consiglio di fermarsi qui nella lettura e di andare dritti sparati a leggersi il pagellone, perché ora andrò ad analizzare nel dettaglio i due filoni di discussione che fanno da base portante di tutti i film della serie: </div>
<div>
<ol>
<li><b>I momenti clou misti a cazzatone</b>, quelli che mi piace ricordare, sezione per forza di cose ricca di spoiler;</li>
<li><b>I tristi camei di ex-celebrità</b> riesumate dalla <b><i>Asylum </i></b>giusto per farci vedere quanto sono invecchiate male (o, se ancora giovini-giovini, per darci una prova di essere ancora vivi). Il più presente si chiama <b>Botox</b>, comunque.</li>
</ol>
<div>
Quindi bando alle ciance e fiondiamoci sulle scene da inserire negli annali.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<ul>
<li><b>Nova</b>. Occhi a forma di cuoricini. Cassie Scerbo si conferma cagna a recitare, ma non importa. Altri occhi a forma di cuoricini. In più verso la fine del film se ne esce con un bel costume alla <b><i>Wonder Woman </i></b>versione <b>Gal Gadot</b> <b>#TeamNovaForevah</b>. </li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-UQlzbZf6aCI/WmCHo13MmNI/AAAAAAAACig/6oQDSeX11VUrvg2xvdvI5Kiq4sHsaZXPQCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Nova_WonderWoman.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://4.bp.blogspot.com/-UQlzbZf6aCI/WmCHo13MmNI/AAAAAAAACig/6oQDSeX11VUrvg2xvdvI5Kiq4sHsaZXPQCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Nova_WonderWoman.jpg" width="320" /></a></div>
<ul>
<li>Come anticipato, la citazione madre dell'intero film (finale a parte) riguarda <b><i>Indiana Jones</i></b>, che viene citato a più riprese, soprattutto nella prima parte. Innanzitutto, quando Fin e Nova entrano nella grotta di Stonehenge (che ovviamente nella realtà non esiste, ma a noi non interessa), trovano i resti di antichi umani che veneravano gli squali come divinità. Il percorso è pieno di ostacoli e in molti ci hanno lasciato le penne... fra cui il povero Indiana Jones, che ha finito la sua avventurosa carriera di archeologo in una tristissima caverna inglese scavata male, arredata peggio, piena di plastica e cartapesta posticcia. Di lui sono rimasti solo il cappello e la frusta, che finiranno nelle mani di Fin, che fra l'altro non può fare a meno di esclamare "<i>Squali. Proprio gli squali dovevo trovarci?</i>" (<i>Hint</i>: Squali = Serpenti). Quando i nostri arrivano nella stanza del tesoro, viene replicata pari pari la prima scena de <b><i>I predatori dell'Arca Perduta</i></b>: l'artefatto plasticoso a forma di pinna si trova su una colonna di pietra e per prenderla bisogna sostituirla velocissimamente con un contrappeso. Esattamente come Indy, Fin ci prova ma fallisce: dal soffitto, invece di una enorme palla di pietra, sbuca... una palla di squali che travolge tutto. Ovviamente il sempiterno gioco delle citazioni ha ormai stancato e questa scena, che probabilmente avrà fatto sbellicare gli sceneggiatori dopo una lunga sessione alcoolica, ora appare bolsa e avvolta da mestizia, aggravata da una realizzazione meno che pedestre. Però, dai, in questa sequenza si apre il vortice dimensionale squalesco che dà il via alle follie assortite di questo quinto episodio.</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-gemzmpDwofk/WmCHoO384ZI/AAAAAAAACig/jydt80dXr_o2p7ysKhfC3YjM9sFn_2fRwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Indiana_Jones.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://2.bp.blogspot.com/-gemzmpDwofk/WmCHoO384ZI/AAAAAAAACig/jydt80dXr_o2p7ysKhfC3YjM9sFn_2fRwCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Indiana_Jones.jpg" width="320" /></a></div>
<div>
<br /></div>
<ul>
<li>La scena precedente ha inoltre dato il pretesto per costruire la miglior uccisione di squali del film da parte di Fin (fateci caso: in ogni <i>Sharknado </i>c'è sempre una scena madre spettacolare). Fin fronteggia l'ennesimo squalo volante e... <b>LO DIVIDE IN DUE LONGITUDINALMENTE CON LA FRUSTA DI INDIANA JONES!</b> Scusate lo stampatello ma ci voleva. La sequenza è tra l'altro un'auto-citazione perché nel primo film della serie l'arma era una motosega.</li>
<li>Sono indeciso se inserire questo punto nei camei, ma in realtà l'intera scena è un <b>Ma Che Caz...?</b> gigantesco. Vediamo <b>Bret Michaels</b> (il cantate dei <b>Poison</b>) travolto da un pullman londinese guidato da Nova. Il grande Bret non muore ma resta attaccato al paraurti anteriore del mezzo. Cosa si inventa? Imbraccia la sua chitarra elettrica e si mette a schitarrare come un pazzo mentre intorno piovono squali in una grottesca, povera ma riuscita citazione di <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2015/06/mad-max-fury-road-2015-recensione.html" target="_blank">Mad Max: Fury Road</a></i></b>. Chiaramente, poco dopo Bret farà una fine ignobile (come tutti i protagonisti dei camei, probabilmente gli unici a divertirsi davvero).</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-p5JDVAlpD3E/WmCHnpFllVI/AAAAAAAACig/Oi7w0PAyrCEvPCVvISQW1VJ_0AXvY7LwwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Bret_Michaels.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-p5JDVAlpD3E/WmCHnpFllVI/AAAAAAAACig/Oi7w0PAyrCEvPCVvISQW1VJ_0AXvY7LwwCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Bret_Michaels.jpg" width="320" /></a></div>
<ul>
<li>Se il carrozzone di <i>Sharknado</i> arriva nel Regno Unito, cosa potrà mai succedere? Ovviamente incontrare la Regina e tirare fuori la banalissima battuta <i>God Save The Queen</i>. Forse anch'io nei miei fumetti in quarta elementare avevo disegnato una scena simile.</li>
<li>Sempre a Londra c'è una scena che devo ancora capire se è ignoranza crassa degli sceneggiatori o se è voluta. Io ho un velato sospetto ma preferisco tenerlo per me. Lo <i>Sharknado</i> travolge la capitale inglese e fa a pezzettini il ponte più famoso di Londra. Un personaggio inizia a canticchiare "<i>London Bridge is falling down...</i>". Scena molto carina, peccato che il ponte distrutto sia il Tower Bridge e non il London Bridge...</li>
<li>Sempre a Londra c'è un'altra auto-citazione, questa volta di <i>Sharknado 2</i>. Nel secondo capitolo c'era la testa della Statua della Libertà che rotolava per New York, facendo anche curve strette a novanta gradi, spiaccicando i poveri cittadini lungo il percorso. Nel 5 la scena è rubata dal <b>London Eye</b>, l'enorme ruota panoramica sul Tamigi, che si stacca ed inizia a girare per la città come una trebbiatrice. Tutto molto ridicolo, tutto molto in tema con lo spirito scanzonato della serie.</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-L95cgxurOG0/WmCHqzYNDSI/AAAAAAAACig/x18oteOas9YAw2smhtvKjkWOvzedJmwVwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_gif.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="252" data-original-width="500" height="161" src="https://4.bp.blogspot.com/-L95cgxurOG0/WmCHqzYNDSI/AAAAAAAACig/x18oteOas9YAw2smhtvKjkWOvzedJmwVwCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_gif.gif" width="320" /></a></div>
<ul>
<li>Una delle migliori sequenze in CGI riguarda Sydney e la sua famosa <b>Opera House</b>: la struttura è in realtà la sede della <b>Sorellanza</b> fondata da Nova, gruppo di procaci guerriere cacciatrici degli Sharknado, tra cui vediamo anche <b>Gemini</b> (<b>Masiela Lusha</b>), la cugignocca di Fin. Ad un comando il famoso teatro australiano si muove tipo <i>Transformers </i>e diventa una base con cannoni laser che sparacchiano sugli squaletti volanti. La cosa più bella viene detta da un personaggio australiano (credo): "Ed io che pensavo che l'Opera House fosse solo una sopravvalutata opera architettonica". Mi sono alzato in piedi ad applaudire, ma è durato tipo un microsecondo.</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-98TCBxW_Fws/WmCHmma2c4I/AAAAAAAACig/DGHcTN7-AcIVOhE-XRZ5EnaqoOFGiN_6ACEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://2.bp.blogspot.com/-98TCBxW_Fws/WmCHmma2c4I/AAAAAAAACig/DGHcTN7-AcIVOhE-XRZ5EnaqoOFGiN_6ACEwYBhgL/s320/Sharknado_5_005.jpg" width="320" /></a></div>
<ul>
<li>Non dimentichiamoci di <b>April</b> (<b>Tara Reid</b>): nel terzo film giustamente muore, nel quarto diventa un cyborg, nel quinto... si digi-evolve. Conciata come <b>Jem & the Holograms</b>.</li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-L7qr7tbA_AM/WmCHmmIOf5I/AAAAAAAACig/Ts9fZmuFTaQqy1z5P7i6dulzxVSK3IAHgCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://2.bp.blogspot.com/-L7qr7tbA_AM/WmCHmmIOf5I/AAAAAAAACig/Ts9fZmuFTaQqy1z5P7i6dulzxVSK3IAHgCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_006.jpg" width="320" /></a></div>
<ul>
<li>C'è una scena inutile e tristissima a Roma, davanti alla Fontana di Trevi, in cui i protagonisti gettano una monetina per esprimere il desiderio tipico da turista americano. Sempre a Roma incontrano il Papa (vedi sezione camei) e Fin riceve l'arma definitiva: la <b>MotoSegaPapale</b> che distrugge gli squali a colpi di laser a forma di crocifisso...</li>
<li>Da Roma il vortice arriva a Pisa e... indovinate cosa succede? Non ci ha mai pensato nessuno prima, NESSUNO. <b>Viene raddrizzata la Torre di Pisa</b>. Sceneggiatori, vi stringo la mano per la vostra dimostrazione di originalità e la voglia di osare davvero. <b><i>Superman 2</i></b> al confronto è scritto dai responsabili dell'oratorio per la recita di fine anno.</li>
<li>Chiaramente a Tokyo non poteva non arrivare uno <b>Sharkzilla</b>, originato da scorie nucleari vicino ad Okinawa. La <b><a href="https://nonvedono.blogspot.it/search/label/The%20Asylum" target="_blank">Asylum</a></b> che omaggia la <b>Toho</b> (casa di produzione storica giapponese che diede il via al filone dei <b><i>Kaijū Eiga</i></b>, film sui mostri giganti, di cui <b><i>Godzilla</i></b> fu il capostipite) è una piccola chicca, va detto.</li>
<li>Spostandoci in Africa, altrettanto chiaramente assisteremo ad un <b>Safarinado</b>... ovvio, no?</li>
<li>E adesso arriviamo alla <b>scena finale</b>, che da sola vale l'intero film. I vortici di Sharknado creati dall'artefatto hanno devastato il mondo. In successione assistiamo alla morte di Nova (in una scena che avrebbe voluto essere drammatica ma che, per l'inespressività della nostra beniamina, è stata di una tristezza infinita... oddio, l'obiettivo è stato comunque centrato), del figlio maggiore di Fin e di April, addirittura decapitata. <b>Ecco qui il colpo di genio</b>: nel giro di pochi anni il mondo è diventato come quello di <b><i>Ken il Guerriero</i></b> dopo l'olocausto nucleare. Fin gira conciato come un eremita incappucciato, portandosi in spalla la sacca che contiene la testa di April. Mentre girovaga tra le macerie di città abbandonate, arriva una macchina volante steampunk guidata da... <b>Dolph Lundgren</b>. E sapete cosa gli dice il grande Ivan Drago? "Ciao... papà! Sono Gil! Ho inventato la macchina del tempo e sono venuto a prenderti per sistemare tutto il casino creato da te." TA-DAAAA! La macchina si alza e schioda via come la <b>DeLorean</b> di Emmett Brown mentre in sovrimpressione compare la scritta "<b>To Be Continued</b>" con l'inconfondibile font di <b><i>Ritorno al Futuro</i></b>. Ve lo dico da sempre, io sono semplice e devo ammettere che questa scena mi è piaciuta parecchio. Molto più delle citazioni di Indiana Jones, tanto per dire. Ovvio e scontato, noi siamo pronti in attesa di <b><i>Sharknado 6</i></b>...</li>
</ul>
<div>
Ed eccoci con l'elenco dei camei, io qui metterò solo quelli che conosco perché, come spesso accade, si tratta di personalità legate al mondo televisivo americano. </div>
<ul>
<li>Bret Michaels (dei Poison) e Dolph Lundgren, già citati in precedenza.</li>
<li><b>Olivia Newton-John</b> insieme a sua figlia <b>Chloe Lattanzi</b>. Qui sono le scienziate della Sorellanza che riportano in vita April.</li>
<li><b>Nichelle Nichols</b>, l'indimenticata <b>Uhura</b> di <b><i>Star Trek</i></b>, è la segretaria generale delle Nazioni Unite.</li>
<li>La cantante spagnola <b>Charo</b>, che interpreta la Regina d'Inghilterra con canotti al posto delle labbra.</li>
<li>Il modello italo-americano <b>Fabio</b> (<b>Fabio Lanzoni</b>) interpreta... il Papa. Mi sono capottato.</li>
<li><b>Tony Hawk</b>, leggendaria icona dello skateboard (noi <i>gamer</i> lo conosciamo bene), che compare due volte sui tetti della Sydney Opera House.</li>
<li><b>Tom Daley</b>, tuffatore olimpionico inglese, e <b>Sasha Cohen</b>, pattinatrice olimpionica americana nel ruolo di se stessi.</li>
<li><b>Chris Kattan</b> fa il primo ministro inglese in stile James Bond e mentre uno squalo gli mangia una gamba, bacia la sua assistente interpretata dalla modella, attrice e cantante <b>Katie Price</b> (che poi muore spiaccicata)</li>
<li><b>Samantha Fox</b>, la Sabrina Salerno inglese (rido), che compare sempre nella scena con il Primo Ministro Inglese</li>
<li><b>Lucy Pinder</b>, altra modellona inglese, nel ruolo dell'Ambasciatrice Svedese (!)</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-sGyGn2QJz_E/WmCHnnh6JSI/AAAAAAAACig/1ReBlReZEJwgjJmYxMu406Fvy-Z9ePxfwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Dolph_Lundgren.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://3.bp.blogspot.com/-sGyGn2QJz_E/WmCHnnh6JSI/AAAAAAAACig/1ReBlReZEJwgjJmYxMu406Fvy-Z9ePxfwCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Dolph_Lundgren.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dolph Lundgren</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-g3te3_M0wIo/WmCHn0cel4I/AAAAAAAACig/5HIL7Htyj-wFH_v5zdVfgBsky5WKZaibACEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Fabio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="695" data-original-width="867" height="256" src="https://3.bp.blogspot.com/-g3te3_M0wIo/WmCHn0cel4I/AAAAAAAACig/5HIL7Htyj-wFH_v5zdVfgBsky5WKZaibACEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Fabio.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa-Fabio, impossibile non ridere</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-wvesYFWu5YU/WmCHpfm4SDI/AAAAAAAACig/hnH1i3QNdm8AipdGGSDSf6hdJrg41BcUwCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Samantha_Fox.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="719" data-original-width="1280" height="179" src="https://3.bp.blogspot.com/-wvesYFWu5YU/WmCHpfm4SDI/AAAAAAAACig/hnH1i3QNdm8AipdGGSDSf6hdJrg41BcUwCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Samantha_Fox.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Samantha Fox</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ypvf1VY3OCU/WmCHo-32a5I/AAAAAAAACig/hzQWVjHXYEg76UtRRsv0WejGJitiVlw5ACEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Masiela_Lusha.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ypvf1VY3OCU/WmCHo-32a5I/AAAAAAAACig/hzQWVjHXYEg76UtRRsv0WejGJitiVlw5ACEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Masiela_Lusha.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Masiela Lusha</td></tr>
</tbody></table>
<div>
<b><u>In conclusione</u></b></div>
C'è poco altro da aggiungere su <i>Sharknado 5</i>, perché anche per questo quinto capitolo vale quanto è già stato detto per i film precedenti: è realizzato male (veramente male) e si basa tutto sulle folli trovate che di volta in volta vengono spiattellate a video, alzando sempre più l'asticella delle assurdità. Al 99% delle persone questi film non potranno MAI piacere, e io nemmeno mi sogno di provare, anche solo per un istante, a convincerli del contrario... è un compito umanamente impossibile per il quale non mi sento pronto. Mi rivolgo quindi al restante 1% che già conosce di cosa sto parlando e che, per un motivo o l'altro, ancora non l'ha visto. Come si colloca il 5 rispetto agli altri? Vi dirò. Fermo restando che al momento il migliore resta il secondo (e per distacco), il 5 mi è piaciuto sicuramente più del quarto. Manca <b><a href="https://nonvedono.blogspot.it/search/label/David%20Hasselhoff" target="_blank">David Hasselhoff</a></b>, mattatore del terzo, ma tutto sommato ha già detto tutto quello doveva dire e a me va bene così. Era già triste di suo e sarebbe stato controproducente aggiungere mestizia alla mestizia. Confermo quindi il 7 di voto finale, nonostante una stanchezza incipiente delle trovate (molte banali, tristi e telefonate) e dei camei: in fondo cambiano i volti, ma la sostanza resta sempre la stessa.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-hpn-kWUMwTs/WmCHl72jz6I/AAAAAAAACig/8z9SpB1ORvwkrJeHWCI5-g2tG2qz0bToACEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-hpn-kWUMwTs/WmCHl72jz6I/AAAAAAAACig/8z9SpB1ORvwkrJeHWCI5-g2tG2qz0bToACEwYBhgL/s320/Sharknado_5_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Manichini metropolitani un po' demodé...<br />
<i>(questa la coglierà l'1% dell'1%)</i></td></tr>
</tbody></table>
<b><u>Edizione Italiana</u></b><br />
<i>Sharknado 5</i> è stato adattato e doppiato in italiano ed è stato presentato in pompa magna al <b>Lucca Comics & Games edizione 2017</b>. A Lucca c'ero ma non sono riuscito ad assistere alla proiezione; ho recuperato il film solo successivamente grazie a VVVVID, piattaforma streaming legale di proprietà Sky, che in questi giorni l'ha messo nel suo palinsesto. Doppiaggio italiano senza infamia e senza lode, purtroppo molte battute e riferimenti non sono stati resi in modo ottimale. Il mio consiglio resta quindi quello, se ne avete la possibilità, di guardare <i>Sharkando 5</i> in lingua originale con i sottotitoli. (per esempio, <i>Sharkzilla</i> in italiano è stato reso, mi pare, con un osceno <i>Godnado</i>. Ma non ho voglia di ricontrollare se ho capito giusto, se qualcuno mi conferma o smentisce mi fa solo un favore!)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dcbS7rTAyWk/WmCHpOUJ8FI/AAAAAAAACig/LYRFyKIcTigRShoj9LrC__BwU7NXyrsegCEwYBhgL/s1600/Sharknado_5_Ritorno_al_futuro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-dcbS7rTAyWk/WmCHpOUJ8FI/AAAAAAAACig/LYRFyKIcTigRShoj9LrC__BwU7NXyrsegCEwYBhgL/s320/Sharknado_5_Ritorno_al_futuro.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br /></div>
</div>
</div>
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th width="11%">Trama:</th> <td width="39%"><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Oddio, il voto reale sarebbe pericolosamente vicino al 3, ma premio il banale espediente narrativo dei vortici che ha regalato brio alla storia.</div>
</td> <th width="11%">Musiche:</th> <td width="39%"><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Gran parte del budget se n'è andato per acquisire i diritti della canzone <i>The kids aren't alright</i> degli <b>Offspring</b>. E comunque non mancano i <b>Quint</b>, i cantanti originali della <i>Sharknado Ballad</i>...</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Un passo indietro da parte del regista Anthony C. Ferrante. Montaggio pessimo, inquadrature amatoriali, capacità recitativa nulla (secondo me sono andati a colpi di "Buona la prima!"). L'impressione è che stavolta siano andati col pilota automatico, senza inventarsi nulla di nuovo o sorprendente.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
È quello che salva il film, diciamoci la verità. Il ritmo è indiavolato e il film è pieno di scene folli e trovate divertenti. Lo guardi solo per questo motivo (oltre che per un innato masochismo)</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il film è violento, ma nella misura in cui lo sono le gag splatter. Il tutto è ulteriormente edulcorato dalla pessima realizzazione visiva, che non rende credibile mezza scena.</div>
</td> <th><div style="text-align: justify;">
Humour:</div>
</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Non fa sbellicare dalle risate ma, come tutti gli altri film della serie, non si prende minimamente sul serio.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>1</b><br />
Stesso discorso dei film precedenti: non posso dare 0 se c'è Nova.</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Confermo il 7 dato al quarto film, di cui forse è superiore. Senza la scena finale, sono sincero, il film avrebbe preso mezzo voto in meno. <i>Sharknado 5</i> mantiene quello che promette, ma ha dimostrato una stanchezza di fondo che è pure normale quando inizi a raschiare il fondo del barile delle idee. Cazzate ce ne sono, alcune perfino geniali, ma certe scene rasentano lo sconforto più totale. Ormai solo i fan irriducibili della serie continuano a guardarsi <i>Sharknado</i>, perché di nuovo non c'è più nulla. Gli altri si astengano fortemente ed evitino pure di dire che è una cagata pazzesca: grazie tanto, lo so già, non c'è bisogno del genio di turno che me lo venga a dire. Dunque, buon <i>Sharknado</i> a tutti e stringiamoci forte e vogliamoci bene con la promessa di ritrovarci qui per il sesto capitolo!</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-47632988468776383442017-12-21T10:21:00.000+01:002017-12-21T10:21:56.951+01:00Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo (2012) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo</th></tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 8,2</th></tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-BIPFfOIIC70/WjkvOdE2XZI/AAAAAAAACgA/jaRkBdOpU5w5KRhsOxzQfqXCL9w1W60zgCLcBGAs/s1600/Wolf_Children_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1134" data-original-width="794" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-BIPFfOIIC70/WjkvOdE2XZI/AAAAAAAACgA/jaRkBdOpU5w5KRhsOxzQfqXCL9w1W60zgCLcBGAs/s200/Wolf_Children_Locandina.jpg" width="140" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Ōkami Kodomo no Ame to Yuki</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2012</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Animazione / Drammatico / Fantastico</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Giappone</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Mamoru Hosoda</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Aoi Miyazaki, Takao Osawa, Haru Kuroki, Momoka Ono</td></tr>
</tbody>
</table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-F1r9XSC5hpA/WjkvLq9hXSI/AAAAAAAACfk/5SP-rTp69XMZpiVibfmSzVsad1agzBcdwCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="844" data-original-width="1500" height="225" src="https://4.bp.blogspot.com/-F1r9XSC5hpA/WjkvLq9hXSI/AAAAAAAACfk/5SP-rTp69XMZpiVibfmSzVsad1agzBcdwCEwYBhgL/s400/Wolf_Children_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Hana, Yuki e Ame</td></tr>
</tbody></table>
Dopo le recensioni di <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/08/a-silent-voice-2016-recensione.html" target="_blank">A Silent Voice - La forma della voce</a></i></b> e della <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">monografia</a> su <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">Makoto Shinkai</a></i></b>, devo ammettere che ci sto provando gusto con l'animazione giapponese più recente. Tra i vari nomi di registi giapponesi attuali che, in un modo o nell'altro, possono essere considerati eredi di <b>Hayao Miyazaki</b> o quantomeno artefici di veri e propri film <i>anime</i> d'autore, era saltato fuori anche quello di <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Mamoru_Hosoda" target="_blank">Mamoru Hosoda</a></b>. Classe 1967, inizia la carriera come animatore, diventando presto supervisore dell'animazione ed esordendo come regista di film cinematografici nel 2000 con <b><i>Digimon, il film</i></b> (2000), che in realtà è la fusione occidentale di tre mediometraggi giapponesi targati <b>TOEI</b>, due dei quali firmati proprio da Hosoda (<i>Digimon Adventure</i> e <i>Digimon Adventure: Our War Game</i>). Il successo del film gli spiana la strada di regista a tutto tondo: dopo una non felice parentesi proprio allo <b>Studio Ghibli</b> durante la quale è chiamato a dirigere il <b><i>Castello Errante di Howl</i></b> che però lui abbandona per divergenze con la produzione e lo staff "anziano" dello studio, torna in TOEI per dirigere <i style="font-weight: bold;">One Piece: L'isola segreta del barone Omatsuri</i> (2005), il sesto lungometraggio della serie. Lasciata nuovamente la TOEI, Hosoda approda in <b>Madhouse</b>, uno degli studi d'animazione giapponesi più famosi extra-Ghibli: il riuscitissimo film <b><i>La ragazza che saltava nel tempo</i></b> (2006) è quello che lo consacra come regista di successo; arrivano poi <b><i>Summer Wars</i></b> (2009), acclamato da critica e pubblico, <b><i>Wolf Children</i></b> (2012) e <b><i>The Boy and the Beast</i></b> (2015). Gli ultimi due lungometraggi si sono rivelati veri e proprio successi al botteghino, proiettando Hosoda nell'olimpo dei registi più richiesti e seguiti. Con questa recensione parleremo di <i>Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo</i>, quello che tuttora è considerato il suoi miglior film. Sarà vero? Sarà falso? Scopriamolo insieme (immaginatevi un tono alla Piero Angela).</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-EduDodaCRP8/WjkvLFZpkEI/AAAAAAAACfg/RczQYWA_DvcRyeS81R6FG-kFB9X0tCoOwCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="179" src="https://2.bp.blogspot.com/-EduDodaCRP8/WjkvLFZpkEI/AAAAAAAACfg/RczQYWA_DvcRyeS81R6FG-kFB9X0tCoOwCEwYBhgL/s320/Wolf_Children_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Hana e il futuro marito</td></tr>
</tbody></table>
La storia inizia con una voce fuori campo, quella di <b>Yuki</b>, che racconta le vicende di sua madre <b>Hana</b>, la vera protagonista indiscussa del film. Siamo a Tokyo: la studentessa universitaria Hana osserva sempre più spesso uno strano ragazzo che segue il suo stesso corso. La colpisce il suo essere diverso dagli altri: gentile con tutti, ma solitario e taciturno, probabilmente dotato di grande forza interiore. La ragazza inizia a parlargli e a conoscerlo meglio. È ovvio e scontato come andrà a finire: i due si innamorano ed iniziano a frequentarsi, fino a quando non arriva il fatidico momento che lui tanto temeva: la rivelazione del suo terribile segreto. Il ragazzo, infatti, è l'ultimo uomo lupo sopravvissuto nell'era moderna. Un <b>licantropo</b>. Ma Hana non è una tipa che si perde d'animo. Accetta il ragazzo così com'è, senza rifiutarlo ma, anzi, accogliendolo tra le sue braccia. I due iniziano così la loro vita insieme e presto Hana rimane incinta: non sapendo cosa potrebbe uscire dal grembo (dubbio legittimo, no?) prende l'ardua decisione di partorire da sola, in casa. La nascita della bambina <b>Yuki </b>riempie di gioia e felicità i due novelli genitori che, un anno dopo, sfornano il fratellino <b>Ame</b>. I problemi, quelli grossi, iniziano quando il tanto amato uomo lupo, durante uno dei suoi giri in cui è alla ricerca atavica di cibo per i propri cuccioli, viene ucciso per errore, lasciando così una vedova sola e disperata e due orfani difficili da crescere. Eh, sì, perché presto i bambini riveleranno la loro duplice natura di bimbi e lupi, trasformandosi continuamente nell'una o nell'altra forma. Per Hana diventa sempre più dura vivere in una metropoli come Tokyo con la necessità di celare ai vicini e ai servizi sociali la vera natura dei suoi figli. Quando viene brutalmente sfrattata di casa con l'accusa di ospitare dei cani, vietati dal regolamento condominiale, Hana prende una drastica decisione: abbandonare la città e trasferirsi nella montagna più sperduta, dover poter crescere i figli con più tranquillità. La vita non è per nulla facile: deve ristrutturare da sola una catapecchia, deve iniziare a produrre cibo da sé non avendo un reddito fisso, deve continuamente tenere d'occhio i bimbi-cuccioli affinché non facciano troppi danni; Yuki, la sorella maggiore, è esuberante, piena di energia, curiosa come non mai, e sempre pronta a cacciarsi nei guai con il grosso rischio di trasformarsi in lupacchiotta nei momenti meno opportuni; il fratellino Ame invece è timido, taciturno, riservato, indeciso su come accettare veramente se stesso. Presto Hana trova la sua dimensione nel paesino, grazie alla benevolenza della comunità, i cui abitanti sono abituati ad aiutarsi reciprocamente nelle avversità; ma è proprio la comunità a dare altri interrogativi su Yuki e Ame: prima o poi i ragazzini, cresciuti, dovranno andare a scuola, e lì chissà quali altri guai potranno arrivare?</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-7RRVfxYtXjE/WjkvKi7534I/AAAAAAAACfc/wckCZE2Cfl8ZFbsOLGm_AGBgReaEPh5FwCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="738" data-original-width="1280" height="184" src="https://4.bp.blogspot.com/-7RRVfxYtXjE/WjkvKi7534I/AAAAAAAACfc/wckCZE2Cfl8ZFbsOLGm_AGBgReaEPh5FwCEwYBhgL/s320/Wolf_Children_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'uomo in versione lupo</td></tr>
</tbody></table>
Vi ho raccontato in dettaglio giusto i primi quindici/venti minuti: non è necessario andare oltre, lascio a chi è davvero incuriosito il piacere di scoprire come la storia si evolve e cosa succederà a Hana, Yuki ed Ame. Per quanto mi riguarda, devo ammettere che il film ha colpito davvero nel segno. Dopo i primi cinque minuti, mortalmente lenti al punto da farmi temere di guardare un pippone clamoroso, la storia si fa interessante, briosa, drammatica, avvincente senza soluzione di continuità fino ad arrivare ad una fine che, forse arriva pur fin troppo improvvisamente. <i>Wolf Children</i> è un'opera molto strana, ma mai noiosa e mai sopra le righe. Hosoda riesce a mantenere un tono leggero, quasi da commedia, scendendo nel dramma e nella tensione nei momenti giusti e senza mai esagerare. Ad aiutare ci sono gli splendidi disegni dei fondali e la struggente colonna sonora. Un valore aggiunto è il <i>character design</i> di <b>Yoshiyuki Sadamoto</b>, che gli appassionati di <i>anime </i>conoscono sicuramente grazie alla sua collaborazione con lo studio <b>Gainax</b>: suoi i disegni dei personaggi per lo splendido lungometraggio <b><i>Le Ali di Honneamise</i></b> (1987) e le serie <b><i>Il Mistero della Pietra Azzurra</i></b> (1990) e <b><i>Neon Genesis Evangelion</i></b> (1993), dopo i quali inizia il suo sodalizio con Hosoda, per il quale firma il <i>character design</i> di tutti i suoi già citati lungometraggi. Il suo tratto spigoloso anni '90 si è evoluto con volti più morbidi e relativamente semplici da disegnare, garantendo però in questo modo una altissima qualità dell'animazione dei personaggi, tanto che più volte mi ha dato l'impressione di aver adottato la tecnica del <i>rotoscope</i> (riprese di attori reali su cui è stata sovraimpressa l'animazione disegnata dei personaggi). Molto più semplicemente, si deve essere trattato del ricorso di animazione in CGI, usata grandiosamente in molte scene ariose dove è la natura (boschi, montagne, fiumi) a diventare una memorabile co-protagonista. </div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-QfW2hR_I6SA/WjkvLyNnWMI/AAAAAAAACgE/NSvIY34gDdwo0TxFr0O3wlrkaWnIzilHACEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="844" data-original-width="1500" height="179" src="https://4.bp.blogspot.com/-QfW2hR_I6SA/WjkvLyNnWMI/AAAAAAAACgE/NSvIY34gDdwo0TxFr0O3wlrkaWnIzilHACEwYBhgL/s320/Wolf_Children_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Yuki inizia a far danni</td></tr>
</tbody></table>
<i>Wolf Children</i> non è una storia di super-eroi, anche se viene toccato un tema fantasy; è invece una assurdamente realistica rappresentazione della vita di tutti i giorni di Hana, che deve fronteggiare ogni tipo di problematica, grande e piccola, data da infiniti dilemmi quotidiani. È la storia del coraggio di una madre e di come due bambini crescono fino a riuscire, in un modo o nell'altro, a trovare un loro posto nel mondo. Sta a Yuki e ad Ame scegliere la propria dimensione, se privilegiare il proprio lato umano o quello più selvatico di lupo. Hana, più semplicemente a dirsi che a farsi, è stata quella che ha permesso loro di trovare una risposta, nel modo migliore possibile - non in assoluto, ma al meglio delle proprie capacità. Non c'è complimento migliore che si possa fare ad una mamma, e Hana è una delle eroine <i>normali</i> migliori che mi sia capitato di vedere in un lungometraggio d'animazione.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-RaR5CEYcpoI/WjkvN8LXgcI/AAAAAAAACgE/-6GRMm1crX8qZ5Od6KQn0lQYNUup8QRpwCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_008.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-RaR5CEYcpoI/WjkvN8LXgcI/AAAAAAAACgE/-6GRMm1crX8qZ5Od6KQn0lQYNUup8QRpwCEwYBhgL/s320/Wolf_Children_008.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Splendida regia e splendidi fondali</td></tr>
</tbody></table>
I complimenti, indubbiamente, vanno tutti proprio a Mamoru Hosoda che ha firmato non solo la regia, ma anche il soggetto e la sceneggiatura. La sua più grande abilità è stata quella di raccontare una storia solo apparentemente semplice, riempiendola però di molti significati e simbolismi. In <i>Wolf Children</i>, per esempio, i nomi hanno un significato ben preciso e sono associati al momento in cui i personaggi sono nati: Hana, che significa "fiore", fu chiamata così perché quando lei nacque suo padre rimase colpito dalla fioritura delle cosmee presenti nel suo giardino e sperava che la vita della figlia sarebbe stata colma di felicità nonostante le difficoltà della vita (per questo la ragazza madre sorride sempre); Yuki ("neve") nacque durante una nevicata mentre Ame ("pioggia") durante un temporale; senza dare troppi spoiler, è sempre durante un temporale violento che Ame decide di fare la sua scelta e di percorrere il suo nuovo cammino. Questa scena è, tra l'altro, la dimostrazione di come Hosoda non abbia lasciato nulla al caso: l'autore aveva le idee chiare fin dall'inizio e si è dimostrato coerente per tutta la durata della storia. Un altro semplice ma efficace esempio è proprio verso l'inizio, quando Hana si è appena trasferita in montagna e, in un momento di calma, osserva i due figli e parlando più a se stessa che a loro, chiede ad entrambi se un giorno decideranno di diventare umani o lupi. Guardate attentamente come i bimbi reagiscono alla domanda della madre: non con le parole, ma con la postura o i movimenti. L'autore si è divertito a darci la risposta praticamente subito, anche se il percorso scelto da entrambi riserverà più di una sorpresa. Concludendo il discorso dei nomi, ho trovato curioso il fatto che l'uomo lupo è in realtà l'unico personaggio a non avere un nome; né Hana né la voce narrante Yuki ci rivelano come si chiamasse e, a dirla sinceramente, non è nemmeno fondamentale che noi ne veniamo a conoscenza. Non è importante l'averlo appreso, o meglio, lo è di più sapere che non ci è stato rivelato; di lui sappiamo solo che è l'ultimo della specie, mentre tutto il suo passato è ammantato di mistero e riserbo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-snz3aDZ-3uc/WjkvMPXBXGI/AAAAAAAACgE/M2PD-NGMtFIBByynPzxDhmG9tmS19hb9gCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_005.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-snz3aDZ-3uc/WjkvMPXBXGI/AAAAAAAACgE/M2PD-NGMtFIBByynPzxDhmG9tmS19hb9gCEwYBhgL/s320/Wolf_Children_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La dura vita di campagna</td></tr>
</tbody></table>
<i>Wolf Children</i> non è, però, un film perfetto, purtroppo c'è qualche piccolo difetto che mi ha impedito di dargli un voto più alto. Se da un lato ho parlato di disegni semplici ed efficaci per ottenere una superiore qualità dell'animazione, d'altro canto non posso non notare come il tratto dei personaggi sullo sfondo appaiano davvero brutti e sgraziati; tolti i personaggi principali, tolto il vecchio contadino burbero che aiuta Hana, gli altri peccano di scarsa personalità e carisma, diventando semplici elementi di sfondo. Questo è un aspetto che, per esempio, nei film dello Studio Ghibli non avviene perché ogni singola scena e ogni singolo movimento vengono studiati in modo veramente maniacale. Il secondo difetto di <i>Wolf Children</i> è il finale. Non tanto per quello che succede (a me è piaciuto davvero tanto e l'ho trovato perfettamente coerente con tutti gli elementi che l'autore ci ha presentato durante lo svolgimento del film), quanto per <i>come</i> ci si arriva. Si ha purtroppo l'idea che la fine sia arrivata in modo troppo repentino ed improvviso, in aperto contrasto con la struttura narrativa dilatata, quasi lenta, adottata fino alla sequenza finale. Avrei certamente preferito un maggiore bilanciamento dei tempi narrativi ed un maggiore approfondimento delle dinamiche che hanno portato a quello che Hosoda ci ha mostrato su video. Va però anche detto che è stata senz'altro una scelta precisa e fortemente voluta, perché il regista eccelle proprio nel "far intuire senza realmente mostrare".</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-x1gTgglntAE/WjkvMfZMX3I/AAAAAAAACgE/6BjwNP9IICAdBWFEyWs0T1z4_ACChdY_wCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-x1gTgglntAE/WjkvMfZMX3I/AAAAAAAACgE/6BjwNP9IICAdBWFEyWs0T1z4_ACChdY_wCEwYBhgL/s320/Wolf_Children_006.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il vecchio brontolone</td></tr>
</tbody></table>
Ho tenuto per ultima una considerazione sulla versione italiana: finalmente un adattamento ed un doppiaggio che rendono giustizia al valore dell'opera. L'edizione, ad opera della <b>Dynit</b>, è davvero di pregevole fattura e la qualità di voci e recitazione si mantiene su livelli ottimi. Altro aspetto non da poco, l'adattamento italiano segue la versione originale giapponese (come è giusto che sia) e non quella americana, che presenta molte linee di parlato in più che riempiono di inutili spiegoni e dettagli inventati i momenti di silenzio. Un solo piccolo appunto: talvolta la voce dei personaggi viene sovrastata troppo dalle musiche, col risultato che si perde parte di quello che viene detto. Niente di così grave, comunque.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-b1YF3NHeAxA/WjkvN5HiklI/AAAAAAAACgE/CpA4nkJxeEUnKPL74az2Cxa4pp-l6ssFQCEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_009.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-b1YF3NHeAxA/WjkvN5HiklI/AAAAAAAACgE/CpA4nkJxeEUnKPL74az2Cxa4pp-l6ssFQCEwYBhgL/s320/Wolf_Children_009.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casa di Hana</td></tr>
</tbody></table>
In conclusione, <i>Wolf Children</i> è uno splendido lungometraggio d'animazione, poco convenzionale nonostante la storia semplice, che merita senza ombra di dubbio di essere visto. Ha una bellissima qualità audiovisiva, arricchita da carrellate e sequenze registiche d'effetto (molte parti non vengono nemmeno narrate: le scene si susseguono semplicemente accompagnate dalla musica, perché non c'è bisogno d'altro per capire quello che ci viene <i>raccontato</i>). È la storia di un personaggio eccezionale nella sua normalità, è anche una storia di crescita e di come sia possibile arrivare a trovare un proprio posto nel mondo e nella società. C'è chi vede un parallelo di chi vive da mezzosangue, metà giapponese e metà occidentale, che non sempre viene visto di buon occhio nella rigida struttura sociale giapponese. Lo lascio come spunto, può essere una interessante ed alternativa chiave di lettura dell'intero film. In definitiva, uno dei migliori prodotti recenti che meritano di essere scoperti anche in Italia, grazie all'ottima edizione della Dynit e che è, tra l'altro, presente del catalogo di Amazon Prime Video (chiunque sia cliente Prime lo può vedere in streaming gratuito e legale).</div>
<div style="text-align: justify;">
Guardatelo e non ve ne pentirete.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-qM0Q9KWhHaY/WjkvM_F0d_I/AAAAAAAACgE/mGKWObkZ8KQnldMI05c61Cv1N6F8SnUfACEwYBhgL/s1600/Wolf_Children_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-qM0Q9KWhHaY/WjkvM_F0d_I/AAAAAAAACgE/mGKWObkZ8KQnldMI05c61Cv1N6F8SnUfACEwYBhgL/s320/Wolf_Children_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Altro esempio di fondale</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th>Trama:</th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
La storia è apparentemente semplice, ma è ben strutturata, coerente, interessante. Si perde leggermente con un finale per me troppo frettoloso.</div>
</td>
<th>Musiche:</th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Ottima colonna sonora, di qualità così come spesso ci hanno abituato le produzioni più recenti.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Ottimo sia visivamente che registicamente, con tante belle chicche e sequenze ben studiate. Promosso su tutta la linea.</div>
</td>
<th>Ritmo:</th>
<td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
I primi cinque minuti mi hanno fatto pensare al peggio, per fortuna la storia acquista un suo ritmo, pur risultando lenta nel suo incedere.</div>
</td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td><b>4</b><br />
Poca roba.</td>
<th>Humour:</th>
<td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Ci sono diverse scene leggere e buffe, soprattutto quelle in cui i bimbi lupi fanno disastri.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td><b>3</b><br />
Poco da segnalare.</td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Un gran bel film da scoprire, apparentemente semplice ma in realtà profondo ed emozionante, con tre personaggi da ricordare a lungo, Hana su tutti. Delicato, poetico, leggero e drammatico: raramente si arriva ad un equilibrio simile!</b></div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-38082184197178109512017-12-15T13:00:00.000+01:002017-12-19T12:25:03.665+01:00Descendants of the Sun (Drama, 2016) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Descendants of the Sun</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 8,6</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9Smagzl5J78/WjOqZhnnfWI/AAAAAAAACdw/nXc7rbKxo6Y3urMLp6Kr_UO2ANPUK4GmgCLcBGAs/s1600/Descendants_of_the_Sun_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="700" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-9Smagzl5J78/WjOqZhnnfWI/AAAAAAAACdw/nXc7rbKxo6Y3urMLp6Kr_UO2ANPUK4GmgCLcBGAs/s200/Descendants_of_the_Sun_Locandina.jpg" width="140" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Tae-yang-ui hu-ye</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2016</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Drammatico / Sentimentale / Commedia / Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Corea del Sud</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Lee Eung-bok, Baek Sang-hoon</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Song Joong-ki, Song Hye-kyo, Jin Goo, Kim Ji-won</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HeMVuXNs1bA/WjOqIXUb8bI/AAAAAAAACe8/naQADbDcnkItlQjUhPtFuzUmDz_iGlBqQCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="872" data-original-width="1560" height="220" src="https://1.bp.blogspot.com/-HeMVuXNs1bA/WjOqIXUb8bI/AAAAAAAACe8/naQADbDcnkItlQjUhPtFuzUmDz_iGlBqQCEwYBhgL/s400/Descendants_of_the_Sun_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una delle scene topiche di <i>Descendants of the Sun</i>,<br />
immagine che non a caso compare ovunque, locandina inclusa.</td></tr>
</tbody></table>
E alla fine, il Giampy si è cimentato in qualcosa di totalmente diverso dalle sue solite visioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un <i>drama</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Coreano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Romantico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Strappalacrime.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E sapete qual è la cosa più inquietante di tutte? Se lo è pure sciroppato in pochi giorni, sottoponendosi ad estenuanti maratone davanti allo schermo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
No, cazzo, non va bene, non va bene per nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Partiamo dall'inizio. Rullo di tamburi!</div>
<div style="text-align: justify;">
Prima di tutto, rispondiamo a <b>tre domande introduttive</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1)</b> Cos'è un <i>drama</i>?</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>2)</b> Perché proprio <b><i>Descendants of the Sun</i></b>?</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>3) </b>Cosa si intende per <i>coreanata</i>?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La prima risposta è molto semplice: in parole povere, è il corrispondente asiatico dei telefilm così come li conosciamo noi. In questa sede si parla principalmente di <i>dorama</i>, termine giapponese abbreviato dall'inglese <i>Television Drama</i> che indica il sottogenere di fiction televisive, discretamente standardizzate nella formula, dove a cambiare può essere il genere (commedia scolastica, storico in costume, horror, fantascienza, poliziesco, thriller, etc.), la storia, la presenza o meno di una o più sottotrame romantiche, l'ambientazione. Scendendo ancora più nello specifico, in questa recensione sto parlando di un <i>k-drama</i>, parola che indica un <i>drama</i> di origine coreana (del sud), simile nella concezione al <i>j-drama</i> giapponese, che solitamente si differenzia per un budget più elevato e una vicinanza sempre più pericolosa al concetto di <i>soap opera</i>. Una buona fetta del target è infatti femminile, non è un caso che vengano presi a manate ragazzi e fighetti di gruppi <i>k-pop</i> (corrispettivo coreano del <i>j-pop</i>, a sua volta definibile come genere pop giapponese di gruppi di bellocci e bellocce in stile <b>One Direction</b>, tanto per capirci). Altro aspetto peculiare è il fatto che le riprese vengono fatte quando la serie è già in onda, per permettere alla produzione un eventuale cambio di rotta di trama e personaggi a seconda della risposta e delle preferenze del pubblico. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ed eccoci quindi a rispondere alla seconda domanda. In realtà i motivi sono due. <i>Descendants of the Sun</i> è stato il <i>k-drama</i> di maggior successo del 2016, forse anche degli ultimi anni, capace di superare i confini nazionali e di far parlare di sé anche in America e nel resto dell'Asia, specialmente in Cina dove è stato trasmesso in contemporanea con la Corea. Il suo successo non è stato solo di critica e di spettatori: il <i>drama </i>è stato una possente macchina da soldi (si parla di proventi totali, diretti ed indiretti, di oltre 880 milioni di dollari!). Tutti i prodotti reclamizzati al suo interno - lucidalabbra, auto (casualmente tutte Hyundai), vestiti, locali di tendenza - hanno avuto un incremento di vendite enorme proprio grazie al <i>serial</i>. Il secondo motivo è questo:</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-ymX5GVIa974/WjOqdnD1XGI/AAAAAAAACe8/Mb1EWt7Ghzo8BE-ZgnRSmdgQHekYDF0hwCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://2.bp.blogspot.com/-ymX5GVIa974/WjOqdnD1XGI/AAAAAAAACe8/Mb1EWt7Ghzo8BE-ZgnRSmdgQHekYDF0hwCEwYBhgL/s400/Song_Hye-kyo_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-PbW4TBoFozs/WjOqcD2TisI/AAAAAAAACe8/6SXsmw5qBawaL0V5l4xyfU8vVmcFW3fcgCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_Gif_004.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="316" data-original-width="420" height="150" src="https://3.bp.blogspot.com/-PbW4TBoFozs/WjOqcD2TisI/AAAAAAAACe8/6SXsmw5qBawaL0V5l4xyfU8vVmcFW3fcgCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_Gif_004.gif" width="200" /></a></div>
Devo confessarvi una cosa: complice <b>La Moglie</b>, in realtà non sono nuovo al mondo dei <i>drama</i>, sia giapponesi che coreani. Già in passato me ne ero sciroppato diversi, gradendoli moderatamente quasi tutti. Restando nell'ambito coreano, me ne ricordo giusto due: <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Nae_ireum-eun_Kim_Sam-soon" target="_blank">My Lovely Sam-soon</a></i></b> (<i>Nae ireum-eun Kim Sam-soon</i>, 2005) e <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Full_House_(serial_televisivo)" target="_blank">Full House</a></i></b> (<i>id.</i>, 2004). Di entrambi ho un bel ricordo, ovviamente offuscato dal fatto che sono passati diversi anni dalla loro visione. Proprio del secondo nominato, l'attrice principale è proprio lei, <b>Song Hye-kyo</b>, la donna delle immagini di prima nonché co-protagonista di <i>Descendants of the Sun</i>. Sembra quasi uno scherzo del destino, eppure è così!<br />
Infine, in quel periodo ho iniziato a seguire anche film coreani - non solo <i>drama</i>, quindi - ed insieme a La Moglie abbiamo coniato un termine: "<i>coreanata</i>". <b>C'è una storia che parte allegra, divertente e spensierata? Verso la fine arriva un male incurabile che si porta via il o la protagonista.</b> Più in generale, con "attenzione alla coreanata!" intendiamo scherzosament un improvviso cambio di registro, che solitamente inizia brioso e frizzante, e che termina impietosamente in una valle di lacrime. A quanto pare, ai coreani - più di altri, giapponesi e cinesi di Hong Kong inclusi - piace mischiare nella stessa storia commedia e dramma, rendendo più difficile tracciare con certezza il solco che separa una storia divertente da una drammatica. Ve lo dico per esperienza: se un film o un <i>drama </i>coreani vi vengono spacciati per "commedia", non fidatevi, la <i>coreanata </i>è sempre dietro l'angolo. Ora che inizio col parlare di <i>Descendants of the Sun</i>, vi metto subito in guardia: è una commedia, è un polpettone romantico, ha qualche (ovvia nonché telefonata) coreanata. Non ditemi che non vi ho avvisato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un'altra nota prima di partire, che avrei dovuto scrivere qualche riga prima: i nomi coreani sono per me terribilmente ostici, non riesco a memorizzarne mezzo (al contrario di quelli giapponesi); sappiate che seguirò il loro uso, scrivendoli nel loro ordine: sembrano tre nomi ma il primo è sempre il cognome (o nome di famiglia) e gli altri due sono il nome. E vai di copia & incolla a manetta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Descendants of the Sun</i> - Trama</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-1lbgJ_bGB6k/WjOqLLbF9HI/AAAAAAAACe8/Po3OymE6Or4M46Y8i028uvD0T75ZjbeHACEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_009.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="895" data-original-width="1600" height="178" src="https://2.bp.blogspot.com/-1lbgJ_bGB6k/WjOqLLbF9HI/AAAAAAAACe8/Po3OymE6Or4M46Y8i028uvD0T75ZjbeHACEwYBhgL/s320/Descendants_of_the_Sun_009.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Song Joong-ki nella parte di Yoo Si-jin</td></tr>
</tbody></table>
Campo militare sul confine con la Corea del Nord. La Squadra Alfa, un'unità speciale delle forze armate sudcoreane, è impegnata nel recupero di alcuni ostaggi finiti nelle mani di un gruppo di militari nordcoreani. All'interno di una catapecchia sperduta in mezzo al nulla, avviene la risoluzione: il Capitano <b>Yoo Si-jin</b> (<b>Song Joong-ki</b>) ingaggia un duello serratissimo con il comandante nordcoreano <b>Ahn Jung Joon</b> (<b>Ji Seung-hyun</b>), mentre intorno a loro i subalterni fanno lo stesso, tra cui il Sergente <b>Seo Dae-young</b> (<b>Jin Goo</b>), amico fraterno dello stesso Yoo Si-jin. Lo scontro è spettacolare, volano schiaffi, coltellate, colpi di pistola: il risultato è incerto fino alla fine quando, pur subendo una brutta ferita, con scatto felino ed abile mossa Si-jin riesce ad immobilizzare l'avversario, che si arrende: tra i due nasce un tacito nonché reciproco rispetto, quello che si dà ad un antagonista leale e corretto. Gli ostaggi vengono liberati e al comandante Ahn viene concesso di tornare in Nord Corea.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-4CyWXaU_2lk/WjOqX3CsUII/AAAAAAAACe8/0p6ywWmZp7sXN3ylkbkQeGmIfCvBVnd3QCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_Gif_003.gif" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="400" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-4CyWXaU_2lk/WjOqX3CsUII/AAAAAAAACe8/0p6ywWmZp7sXN3ylkbkQeGmIfCvBVnd3QCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_Gif_003.gif" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il loro primo incontro.<br />
Va' come fa il gradasso, lui...</td></tr>
</tbody></table>
Stacco di scena, vediamo Si-jin e Dae-young passeggiare per le vie di Seoul, per godersi qualche giorno di riposo dopo l'operazione. All'improvviso un ladruncolo da strapazzo ruba loro un cellulare e il duo lo insegue per riprendersi il maltolto; fatalità vuole che il ragazzo s'infortuni cadendo dal motorino e viene scortato in ospedale dai due militari, che non vogliono perderlo di vista. A prestare le prime cure è la dottoressa <b>Kang Mo-yeon</b> (<b>Song Hye-kyo</b>), che lavora come chirurgo nell'ospedale Haesung. Per Si-jin è un vero e proprio colpo di fulmine: invaghitosi della dottoressa, inizia a provarci sfoderando tutte le sue armi da battaglia: <i>charme</i>, battute di spirito, faccine sorridenti, galanteria... sempre mantenendo un alone di mistero sul suo lavoro, perché protetto dal segreto di Stato. Altrettanto ovviamente, Mo-yeon rimane colpita dal ragazzo ed accetta di uscire con lui. I due cominceranno a conoscersi meglio, a comprendersi... a piacersi. Purtroppo, però, i loro appuntamenti sono sempre interrotti dalle chiamate improvvise della Squadra Alfa, che obbligano Si-jin a sparire e a lasciare sola Mo-yeon. Quando lei apprende che lui è un soldato, i dubbi la assalgono tormentandola: lei sa benissimo di aver prestato il <b>Giuramento di Ippocrate</b>, la sua missione è quella di salvare le vite delle persone, chiunque esse siano, a prescindere da sesso, razza e religione... quelle che un soldato è obbligato ad uccidere dietro un ordine, anche se magari lo fa "<i>solo</i>" per difendere la Patria. All'ennesima sparizione di Si-jin, Mo-yeon decide di troncare la relazione che stava per nascere: troppi dubbi, troppe verità omesse, troppa... incompatibilità con il suo modo di pensare. A malincuore, Si-jin accetta la decisione della donna e parte per una lunga missione in terra straniera, <b>Urk</b>, immaginario stato balcanico dove ancora oggi c'è la guerra (qualcuno lo paragona all'Iraq, ma più volte i personaggi lo posizionano vicino alla Grecia, dove peraltro sono state realmente effettuate le riprese). </div>
<div style="text-align: justify;">
Otto mesi dopo, la carriera di Mo-yeon prende una svolta improvvisa: il direttore dell'ospedale la invita del suo ufficio, la molesta goffamente e rimedia un sonoro rifiuto accompagnato da un altrettanto sonoro ceffone. Questa reazione comporta grossi guai: il direttore se la lega al dito e alla prima occasione si libera della dottoressa. Casualmente, su Urk diventa necessario mandare aiuti umanitari dalla Corea e creare una struttura medica partendo da zero. Chi viene mandata come responsabile? Ovviamente Mo-yeon, che si trova catapultata dall'altra parte del mondo da un giorno all'altro. Chiaramente, non appena arriva nell'inospitale aeroporto di Urk, trova ad aspettarla proprio Si-jin. </div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-rFH8RRckLEY/WjOqJOhWusI/AAAAAAAACe8/i8BXNb69D205DkqwMmJGBT6QGmPSpy1vwCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="837" data-original-width="1491" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-rFH8RRckLEY/WjOqJOhWusI/AAAAAAAACe8/i8BXNb69D205DkqwMmJGBT6QGmPSpy1vwCEwYBhgL/s320/Descendants_of_the_Sun_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il campo di Urk dove si svolge gran parte della storia.</td></tr>
</tbody></table>
Da questo momento inizia un lungo arco narrativo che occuperà buona parte dell'intero drama (almeno 12 episodi su 16), dove assisteremo a molte storie che si intrecciano fra di loro, la più importante delle quali riguarda il tormentato rapporto tra il Sergente Seo Dae-young (l'amico di Si-jin, lo ricordo - i nomi coreani sono un casino, ve l'avevo detto?), innamorato ricambiato del Primo luogotenente <b>Yoon Myeong-joo</b> (<b>Kim Ji-won</b>), che ha il piccolissimo problema di essere la figlia del generale superiore di Si-jin e Dae-young: l'ostacolo più grande diventa quello di farsi accettare dal padre di lei e Dae-young, ligio al dovere fino al parossismo, non riesce a vedere una via di uscita dalla situazione in cui si sono cacciati. Vedremo poi nascere e crescere la clinica diretta da Mo-yeon, impareremo a conoscere gli altri dottori membri dell'equipe, assisteremo alla comparsa di alcuni personaggi cattivi, viscidi e squallidi, e comparteciperemo ad eventi straordinari e toccanti che metteranno a dura prova la tenacia e le capacità di tutti i protagonisti (un <b>terribile terremoto</b>, la conseguente <b>epidemia</b>, la <b>guerra</b>, <b>attacchi terroristici</b>). Insomma, di carne al fuoco ce n'è tanta - forse troppa - e gran parte di essa sarà vissuta dagli occhi di Si-jin e Mo-yeon. Sappiate che non mancheranno occasioni per infilarci delle <i>coreanate</i> belle e buone.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-N2WTMi0P8q0/WjOqKXHSBKI/AAAAAAAACe8/siNB149Tl-UHS5aQcd4zZH-_K8RWNwAlwCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-N2WTMi0P8q0/WjOqKXHSBKI/AAAAAAAACe8/siNB149Tl-UHS5aQcd4zZH-_K8RWNwAlwCEwYBhgL/s320/Descendants_of_the_Sun_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Mexican stand-off</i>: la prima grossa crisi da risolvere a Urk.</td></tr>
</tbody></table>
<b><i>Descendants of the Sun</i> - Commento (no spoiler)</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-kTPNmpm9Zng/WjOqHY9nc2I/AAAAAAAACe8/-w8yMP-tW30mTdWlKNpsIMOyshJPiwcggCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_-_Song_Hye-kyo_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="179" src="https://4.bp.blogspot.com/-kTPNmpm9Zng/WjOqHY9nc2I/AAAAAAAACe8/-w8yMP-tW30mTdWlKNpsIMOyshJPiwcggCEwYBhgL/s320/Descendants_of_the_Sun_-_Song_Hye-kyo_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sortilegio (cuoricino)</td></tr>
</tbody></table>
Sono costretto ad ammetterlo quasi a malincuore: sono rimasto vittima del malefico incantesimo di questo <i>drama</i>. Mi ha preso fin dall'inizio e me lo sono gustato quasi senza fiatare fino all'epilogo. Il tutto chiudendo un occhio, a volte entrambi, di fronte ai suoi macroscopici difetti, che non ho però trovato così mortali da farmi smettere di guardarlo. Posso sembrare incoerente rispetto ad altre recensioni in cui vi ho raccontato di quanto spesso alcuni evidenti difetti mi abbiano reso indigesta la visione, ma onestamente devo dirvi che tutte le riflessioni e le critiche sono iniziate quando ormai avevo già finito la visione. Mentre guardavo gli episodi, avevo solo un pensiero fisso: quello di sapere come sarebbe andata a finire la storia. La trama non riserva grosse sorprese, anzi direi che è abbastanza telefonata, ma con una produzione coreana, porco cazzo, <b>devi </b>(l'imperativo è d'obbligo) aspettarti la solenne e bastarda <i>coreanata </i>dietro l'angolo. Per questo motivo sono rimasto in guardia con le antenne drizzate fino alla fine: "sempre all'erta, Sugar!" L'incantesimo, tra l'altro, non è solo dato dal perverso meccanismo da <i>soap opera</i> che comporta un cliffhanger alla fine di ogni due episodi circa, con l'intento di aprire mini archi narrativi che seguono il collaudato schema: <i>pericolo-azione-risoluzione-avanzamento del rapporto dei protagonisti-nuovo pericolo</i> e così via, ma anche se non soprattutto dagli sguardi di Song Hye-kyo. Non posso dilungarmi troppo su questo aspetto perché ne va della mia incolumità psico-fisica causa La Moglie, ma qualcosa voglio dirla lo stesso. Mo-yeon (e quindi l'attrice, classe 1981) è ultratrentenne e non fa niente per nascondere la sua età; a pensarci bene, è un aspetto decisamente in contrasto con molti <i>drama </i>dove ad essere protagoniste sono ragazze ventenni o poco più, che fanno leva sulla propria avvenenza e gioventù. Song Hye-kyo ha dalla sua un volto ordinario, certo, dai tratti delicati (enfatizzati dal trucco e dalla frangetta sbarazzina), a cui si aggiunge un innato senso dello stile (merito dei costumisti, sicuro). Il risultato è quello di una donna di classe, per nulla volgare, diventata una vera e propria icona di stile per eleganza. L'attrice ha poi aggiunto al personaggio un insieme di fragilità e risolutezza, il cui mix è risultato ai miei occhi terribilmente efficace. Per onestà intellettuale devo dire due cose: 1) Per molti, La Moglie inclusa, l'attrice risulta antipatichina e non sempre nella parte 2) Il pubblico di questo drama in particolare è prevalentemente femminile, e gli occhi sono tutti puntati prima sull'attore Song Joong-ki, poi sui soldati coreani che si allenano (infatti c'è qualche scena ironica di puro <i>fan service</i> indirizzato alle ragazze). A causa di questi due aspetti ritengo il giudizio su Hye-kyo poco equilibrato come, d'altronde, lo è il mio da un punto di vista diametralmente opposto. Non è un caso se i due registi abbiano preferito abbondare (non è un eufemismo) con i primissimi piani dell'attrice, sia nei momenti allegri che, soprattutto, in quelli drammatici dove si deve sforzare a far rotolare qualche lacrima.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-3cat60wja08/WjOqHdzBXsI/AAAAAAAACe8/_5yMJW08oVEOrSYwHKm9jhcTRtf9Do3hACEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_-_Song_Hye-kyo_003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://3.bp.blogspot.com/-3cat60wja08/WjOqHdzBXsI/AAAAAAAACe8/_5yMJW08oVEOrSYwHKm9jhcTRtf9Do3hACEwYBhgL/s400/Descendants_of_the_Sun_-_Song_Hye-kyo_003.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Intensità, perdinci!</td></tr>
</tbody></table>
Al di là di tutta questa pappardella che prova un po' a spiegare l'effetto che mi ha fatto il serial, devo aggiungere qualche altra considerazione. La prima è che <i>Descendants </i>si è rivelato un prodotto leggermente diverso da altri <i>drama </i>simili: la qualità audiovisiva a mio avviso è assolutamente superiore. <b>L'immagine non è smarmellata né traballante</b> (se non nelle scene di guerra, effetto voluto), le inquadrature hanno un taglio più cinematografico che televisivo, infatti le sequenze meglio riuscite danno più l'idea di guardare un film che uno sceneggiato. Molte transizioni di scene sono curatissime e ben studiate, parlo proprio di carrellate e stacchi di scena. La colonna sonora è molto curata e intervalla pezzi orchestrati ad altri ricchi di <i>k-pop</i> semplice, martellante ma terribilmente orecchiabile. Le tre o quattro canzoni principali vi rimbomberanno in testa per tanto tempo, anche a causa dell'elevato numero di volte in cui vengono propinate in sedici episodi. Ci sono, come detto, alcune sequenze che superano le altre per distacco in termini di resa e pathos: quella del terremoto e di come si svolgono le successive operazioni di salvataggio, quella della prima crisi diplomatica arabo-coreana (non dico altro per spoilerare), o la resa dei conti con uno dei cattivi, il comandante <b>Argus</b>.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HJNxHX3X-sw/WjOqKo1-HjI/AAAAAAAACe8/x7_y1zzxqHYS0lyg25JZk_amyA7hRvWxQCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="771" data-original-width="1342" height="114" src="https://1.bp.blogspot.com/-HJNxHX3X-sw/WjOqKo1-HjI/AAAAAAAACe8/x7_y1zzxqHYS0lyg25JZk_amyA7hRvWxQCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_006.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Si-jin e Dae-young</td></tr>
</tbody></table>
La fortuna di questo serial è data anche da tutti gli altri personaggi comprimari. Come storia romantica è addirittura forse più interessante quella di Dae-young e Myeon-joo, ma altrettanto forti sono i medici colleghi di Mo-yeon, sui quali si appoggiano i momenti di ilarità e di distensione. L'intera storia è permeata da una sottile vena di commedia, che viene lasciata da parte nei momenti più drammatici, ma che non manca mai fino alla fine. Occhio però che la comicità è quella orientale, difficilmente a noi occidentali farà strappare sonore risate anche se alcune scene sono ben riuscite nonostante tutto. Un altro aspetto a cui ci si deve abituare il prima possibile se è la prima volta che si segue un drama orientale, è la <b>recitazione</b>. Dimenticatevi i telefilm americani, serrati e mediamente ben recitati o, meglio, più vicini a quello che solitamente vediamo nei film. Qui è più facile incappare in espressioni da macchietta, più vicine a <i>Un posto al sole</i> o <i>Don Matteo</i>, non so se rendo l'idea. Semplicemente, abituatevi e passate oltre.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-aKq6ilkq3mA/WjOqJDM7QFI/AAAAAAAACe8/v3g1p98HHa03rIROFSXepxQ9T2kMfQM_ACEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="795" data-original-width="1024" height="155" src="https://2.bp.blogspot.com/-aKq6ilkq3mA/WjOqJDM7QFI/AAAAAAAACe8/v3g1p98HHa03rIROFSXepxQ9T2kMfQM_ACEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_004.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lee Chi-hoon (Onew). Per pietà.</td></tr>
</tbody></table>
Un esempio è un personaggio secondario ma ricorrente, il medico bamboccio <b>Lee Chi-hoon</b>: è infatti interpretato da <b>Onew</b>, il cantante dei SHINee, una band <i>k-pop</i> ovviamente famosa in patria. Beh, all'inizio è davvero disastroso come attore, ad incutere pietà non è il personaggio ma proprio lui nella sua interpretazione. Poi, per sua fortuna, nel tempo migliora leggermente fino a portare il lavoro a casa, ma resteranno sempre impresse nella memoria i suoi pianti esageratamente finti ed irritanti, di una pochezza veramente unica.</div>
<div style="text-align: justify;">
Proseguendo con i difetti, non posso non rimarcare un eccessivo ricorrere al tema del patriottismo (militare) e del senso del dovere dei soldati. Qualcuno poi parla di scarsa crescita dei personaggi principali, io non sono pienamente d'accordo (ma per spiegarmi meglio dovrò scrivere nell'apposita sezione <b>Commenti <span style="color: red;">con spoiler</span></b>, più avanti), ma sono dell'idea che i principali difetti del serial siano invece i seguenti:</div>
<div style="text-align: justify;">
1) Si ha bisogno di una <b>grossa... grossa... davvero grossa sospensione dell'incredulità</b> in alcune scene, che risultano troppo forzate, pretestuose e ficcate solo per suscitare il groppo in gola. Ci sono inoltre degli sfondoni scientifici che anche un non laureato in medicina riesce a cogliere e ad inorridire a causa loro.</div>
<div style="text-align: justify;">
2) La trama non solo è lineare e priva di veri colpi di scena che facciano rimanere lo spettatore con la bocca spalancata, ma presenta anche dei <b>buchi grossolani di sceneggiatura</b>, in aggiunta a salti logici non da poco che inevitabilmente faranno storcere il naso. Ci si è spesso soffermati sulla facile presa emozionale, mettendo da parte scelte più razionali e funzionali. Peccato davvero, sarebbe bastato poco per raddrizzare il tiro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quello che resta al termine della visione è, in ogni modo, la cosa più importante. Quando ho finito la visione di <i>Descendants of the Sun</i>, inesorabilmente sono stato cullato da un malinconico senso di vuoto: succede solo quando qualcosa mi è piaciuto davvero e l'ho divorata troppo velocemente, diviso tra il voler viaggiare con i protagonisti e il bisogno quasi fisiologico di vederne la conclusione. Sì, mi sono mancati i paesaggi di Urk, le risate dei medici e dei soldati, gli sguardi di Hye-kyo e il sorriso beffardo di Joong-ki. Lo scopo di un <i>drama </i>simile è quello di emozionare: lasciatemelo dire, con me ci è riuscito in pieno, facendomi riscoprire più tenerone e romantico di quello che pensassi. Che sia un pregio o un peccato mortale, lascio a voi la scelta...<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Aowq-UQi8Fk/WjOqbQQyuqI/AAAAAAAACe8/3KkyBl-ZSZApihfBr6ueD5blcD9g6LpswCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_Zante.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="958" data-original-width="1536" height="248" src="https://2.bp.blogspot.com/-Aowq-UQi8Fk/WjOqbQQyuqI/AAAAAAAACe8/3KkyBl-ZSZApihfBr6ueD5blcD9g6LpswCEwYBhgL/s400/Descendants_of_the_Sun_Zante.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'isola di Zante: ottima scelta come location.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-iHEkACn13ZE/WjOqKX5LowI/AAAAAAAACe8/ewLKLf0mulYnP-KrTbCKmbdinFFQ2mSggCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://2.bp.blogspot.com/-iHEkACn13ZE/WjOqKX5LowI/AAAAAAAACe8/ewLKLf0mulYnP-KrTbCKmbdinFFQ2mSggCEwYBhgL/s400/Descendants_of_the_Sun_005.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Diverse scene si svolgeranno vicino al misterioso relitto di Zante.</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red;">Nota importante!</span></b> Il prossimo paragrafo contiene un approfondimento sui personaggi e su alcune critiche: dal momento che saranno presenti numerosi spoiler (compreso il finale), leggetelo solo dopo la visione o se non avete intenzione di vedere il <i>drama </i>(in tal caso, mi domando che minchia ci facciate a questo punto della lettura perché di sproloqui ne ho scritti fin troppi!)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Descendants of the Sun</i> - Commento (<span style="color: red;">spoiler alert!</span>)</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-3E-8-738XLw/WjOqXLedylI/AAAAAAAACe8/-S0DSS3K-CswOZE6_shPxZd0nFUE8qLqQCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_Gif_002.gif" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="560" height="112" src="https://2.bp.blogspot.com/-3E-8-738XLw/WjOqXLedylI/AAAAAAAACe8/-S0DSS3K-CswOZE6_shPxZd0nFUE8qLqQCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_Gif_002.gif" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Emotività.</td></tr>
</tbody></table>
Messa da parte l'emotività e fatto sì che un pizzico di razionalità entri in campo, non è possibile tacere dei difetti più evidenti del serial. E vorrei andare al di là di alcune problematiche tipiche del genere delle quali non si può fare a meno, ovvero la necessità di allungare la storia per riempire 16 episodi; questo comporta l'inserimento di nuovi personaggi, situazioni più assurde, finali multipli, l'abbandono di alcune microtrame a discapito di altre e così via. Il fatto che, contrariamente ad altri drama coreani più famosi, <i>Descendants </i>sia stato girato tutto prima della trasmissione, può essere visto sia positivamente che negativamente: se da una parte la storia è uscita esattamente così come la volevano l'ideatrice e sceneggiatrice Kim Eun-sook insieme al co-sceneggiatore Kim Won-seok senza le ingerenze dei fan, d'altra parte non è stato possibile fare eventuali correzioni che ne avrebbero potuto - forse - migliorare la qualità finale.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-ch39ZNoLpSU/WjOqHfWj02I/AAAAAAAACe8/o_4HdWSeOWwt3NaiyQVgdVHegsBQcGQugCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_-_Song_Hye-kyo_001.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="850" data-original-width="1275" height="133" src="https://2.bp.blogspot.com/-ch39ZNoLpSU/WjOqHfWj02I/AAAAAAAACe8/o_4HdWSeOWwt3NaiyQVgdVHegsBQcGQugCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_-_Song_Hye-kyo_001.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dottoressa.</td></tr>
</tbody></table>
Tornando alle critiche più ricorrenti, vorrei soffermarmi su un aspetto: la <b>presunta </b>mancanza di crescita dei due personaggi principali. Secondo me non è un'affermazione del tutto corretta, soprattutto se riferita a Mo-yeon. Fra tutti, è proprio Si-jin quello che rimane granitico nelle sue convinzioni: era un soldato abile e affidabilissimo con un forte senso dell'onore già all'inizio e lo è anche alla fine; il suo modo di porsi verso Mo-yeon non cambia di una virgola, nemmeno quando lei lo respinge o lo scarica più volte non riuscendo ad accettare una vita piena di dubbi e con il terrore che, un giorno, potrebbe non rivedere più il ragazzo perché caduto in battaglia. Lui è sempre lì, pronto ad aiutarla o ad accettare la sua decisione, convinto che lei, prima o poi, lo accetterà. Intendiamoci: è un bel personaggio, ben definito fin dall'inizio, ma che non ha una vera e propria crescita. È carismatico, è figo, è un eroe, ma è anche un archetipo costruito apposta per piacere così com'è. Diversa è proprio Mo-yeon: è lei ad avere i dubbi, è lei che in definitiva deve prendere una decisione, che potrà maturare soltanto dopo un percorso in cui anche le avversità giocano un ruolo importante; senza trascurare il dover conciliare la professione di Si-jin con il suo credo di medico chirurgo. E, secondo me, la dottoressa non è nemmeno, almeno non del tutto, il solito personaggio femminile indifeso e bisognoso di essere tratto in salvo. Certo, c'è la scena topica contro il cattivo Argus che la tiene prigioniera e dovrà essere salvata da Si-jin, ma ricordiamoci sempre che lei è una dottoressa e lui un soldato. Più volte Mo-yeon ha dimostrato di essere forte, risoluta, in grado di prendere anche decisioni drammatiche (una delle scene per me più belle è quando deve decidere quale ferito dovrà salvare dopo il terremoto: la salvezza di uno comporterà la morte inevitabile dell'altro, per colpa di una grottesca situazione che li lega indissolubilmente l'uno all'altro). E, in definitiva, la decisione se iniziare una vera storia sentimentale con Si-jin spetta solo a lei, con lui in attesa passiva e speranzosa di un sì. Care le mie sciacquette che criticate tanto solo perché fan di Song Joong-ki: per una volta iniziate ad usare il cervello.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-VQp1dg2bY84/WjOqK3POhWI/AAAAAAAACe8/0aPDPV3XL0wRVXTmVDXtGUnpTENZ6okcwCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_008.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1366" height="111" src="https://1.bp.blogspot.com/-VQp1dg2bY84/WjOqK3POhWI/AAAAAAAACe8/0aPDPV3XL0wRVXTmVDXtGUnpTENZ6okcwCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_008.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Myeon-joo e Mo-yeon (cacofoniaaa)</td></tr>
</tbody></table>
Gli altri problemi del <i>drama </i>si riconducono alla trama (beccatevi questa rima). Per quanto mi riguarda, se fosse finito alla puntata 12, esattamente al termine dell'arco narrativo di Urk, sarebbe stato comunque perfetto perché in quel momento gran parte dei nodi si sono già risolti e altri si sarebbero potuti sistemare in anticipo con qualche piccolo accorgimento. Per quanto gli ultimi quattro episodi presentino situazioni di altissima qualità, prima su tutte il ritorno del capitano nordcoreano Ahn (uno dei personaggi meglio riusciti in assoluto), non mi è piaciuto il voler far quasi morire Si-jin nella puntata 13 e il farlo morire nella puntata 15, la penultima, costruendoti il più banale dei colpi di scena nell'ultimo capitolo (toh, non è morto davvero, ma dai?!). Mi fai 13 puntate in cui è praticamente infallibile ed immortale, poi quasi schiatta per colpa dei traditori nordcoreani, dopo magicamente torna abile e combattivo per risolvere la crisi politica meglio di Jason Bourne o Ethan Hunt quando invece dovrebbe essere immobile sul letto dell'ospedale, e infine me lo fai morire in battaglia nuovamente dall'altra parte del mondo? Suvvia, questo è stato il classico mezzuccio da telenovela costruito apposta per far versare lacrime su lacrime a Mo-yeon e a Myeon-joo (sì, risulta morto pure l'amico Dae-young), far loro elaborare il lutto per un anno intero, per poi farli re-incontrare in Albania in una scena ai limiti dell'assurdo con tanto di annessa nevicata clamorosa su Urk, in confronto alla quale è più credibile vedere il sottoscritto sulla copertina di Vogue. Ecco, una trama tutto sommato discretamente costruita inciampa grandiosamente proprio nel finale; l'happy end c'era già stato due volte (quando Mo-yeon accetta definitivamente Si-jin e quando lui, in fin di vita, viene salvato proprio dalla dottoressa, scena che tutti, più o meno, si aspettavano), che bisogno c'era di allungare così la brodaglia? Fermo restando che se avessero piazzato la <i>coreanata </i>definitiva negando il lieto fine, avrei molto probabilmente scagliato il monitor fuori dalla finestra anche se sarebbe stato un colpo di scena più che memorabile.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-OJ9nc2xfTjE/WjOqdzeTgsI/AAAAAAAACe8/z9VU4D_a9ng9JSajDPpDyuJ1FJXi4xfzQCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-OJ9nc2xfTjE/WjOqdzeTgsI/AAAAAAAACe8/z9VU4D_a9ng9JSajDPpDyuJ1FJXi4xfzQCEwYBhgL/s200/Song_Hye-kyo_002.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Hye-kyo piazzata a caso qui.</td></tr>
</tbody></table>
Ultima grossa critica è l'aver creato dei personaggi interessanti ma che purtroppo non sono stati adeguatamente sviluppati: il dottore meccanico tuttofare Daniel Spencer è quello che mi viene in mente per primo. Misterioso, capace, pure discretamente figo, con un background che avrebbe potuto permettere di costruire una linea narrativa stuzzicante. Invece Daniel diventa un semplice e banale <i>deus-ex-machina</i> che deve risolvere alcune situazioni al momento giusto. Magari la storia ne averebbe beneficiato se ci si fosse soffermati meno su momenti esageratamente drammatici (l'epidemia, per esempio, che ho trovato abbastanza risibile) o su dialoghi inutilmente allungati, per poter dare più spazio al meccanico e a sua moglie di origini russe Ye-hwa.<br />
Si può, infine, criticare l'eccessiva attenzione data all'aspetto para-militare dei personaggi, con una neanche tanto velata apologia dell'esercito coreano, rafforzando implicitamente un innato patriottismo dei cittadini coreani. Beh, se a me non dà fastidio <b>Micheal Bay</b>, che su questo punto martella niente male, figuriamoci se vado a storcere il naso in questa sede, su un aspetto che per me è molto marginale. Detto in parole povere: non me ne frega una beneamata cippa di niente.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-dfCkTNn1imo/WjOqJLdLfZI/AAAAAAAACe8/VZl39vGdfGMSObnxlC1mtmXDV-e-GPqKgCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="112" src="https://2.bp.blogspot.com/-dfCkTNn1imo/WjOqJLdLfZI/AAAAAAAACe8/VZl39vGdfGMSObnxlC1mtmXDV-e-GPqKgCEwYBhgL/s200/Descendants_of_the_Sun_002.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Yoon Myeong-joo (Kim Ji-won)</td></tr>
</tbody></table>
Bene tutto il resto, invece! Il Sergente Dae-young (l'amico di Si-jin, lo ricordo più a me stesso che a voi... rido) è per esempio un punto focale della storia. Si può parlare anche di una sorta di <i>bromance </i>tra lui e l'amico superiore (non sono del tutto convinto di questo aspetto, ma ci può stare), quello che colpisce è la sua incredibile ottusità: parco di parole, fa fatica ad esternare i suoi sentimenti e si rifugia nel suo grandissimo senso dell'onore, tutto l'opposto di Myeon-joo, che non fa nulla per nascondere i suoi pensieri. Il contrasto funziona bene e rende interessante una storia che va avanti di pari passo a quella principale per tutta la durata del serial.<br />
Riassumendo in poche parole, la vera forza di <i>Descendants </i>è data proprio dai personaggi e dalle loro interazioni; è l'abilità di aver creato un gruppo coeso insieme al quale vivere le grandi vicende di cui spesso sono spettatori insieme a noi, talvolta anche parte attiva. Funziona, funziona davvero pur con tutti gli inciampi di cui ho parlato poco prima.<br />
<br />
<b><i>Descendants of the Sun</i> - Conclusioni</b><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TdBad18rMFs/WjOqU4aJUgI/AAAAAAAACe8/aqvLSz72yLQVaekqyYzGwOTAeTCDN481gCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_Gif_001.gif" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="250" src="https://1.bp.blogspot.com/-TdBad18rMFs/WjOqU4aJUgI/AAAAAAAACe8/aqvLSz72yLQVaekqyYzGwOTAeTCDN481gCEwYBhgL/s1600/Descendants_of_the_Sun_Gif_001.gif" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'alchimia di SongSong</td></tr>
</tbody></table>
Qui in Italia difficilmente possiamo percepire l'importanza che questo <i>drama </i>ha avuto in Corea e in Asia, Cina soprattutto. Io stesso mi son dovuto documentare per capirci, come è ovvio che sia. Al di là dell'aspetto commerciale, che è stato quello più eclatante come già sottolineato, si può aggiungere qualcosa a livello sociale. La <b>coppia SongSong</b>, per esempio! Il nome fa volutamente sorridere, e fa riferimento al matrimonio reale - avvenuto il 31 ottobre 2017 - tra Song Hye-kyo e Song Joong-ki (Mo-yeon e Sin-ji<i>, repetita juvant</i>). Innamoratisi sul set (la loro alchimia è evidente!), hanno mantenuto il rapporto segreto per fare poi l'annuncio a trasmissione terminata. Ora, dato che mi sono fatto prendere la mano, vi racconto pure un aneddoto buffo (eccovi l'<b>Aneddoto Inutile del Giampy</b>!) Il loro matrimonio è stato uno degli eventi mondani più chiacchierati dell'Asia; blindatissimo e iper segreto (i SongSong sono riservati, come biasimarli?), immaginate solo l'orda di droni sguinzagliati per tutta Seoul con lo scopo di scovarli e mandare in streaming illegale l'evento. Ci è riuscita la società del marito dell'attrice <b>Zhang Ziyi</b> (famosa per <i style="font-weight: bold;">La Tigre e il Dragone</i>, e non solo), amica di Hye-kyo e invitata al matrimonio stesso, la quale si è poi dovuta prodigare in scuse per l'accaduto. Imbarazzo a profusione: solo in Corea succedono queste cose! (scherzo).<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-CwUE1QxeCrg/WjOqcxxk2QI/AAAAAAAACe8/Czq4ojkdtPAtOm8olbD2ZSw3dHpqBX4-QCEwYBhgL/s1600/SongSong_Couple_002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="540" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-CwUE1QxeCrg/WjOqcxxk2QI/AAAAAAAACe8/Czq4ojkdtPAtOm8olbD2ZSw3dHpqBX4-QCEwYBhgL/s320/SongSong_Couple_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I SongSong esibiscono il costosissimo regalo di matrimonio del regista John Woo<br />
(Song Hye-kyo è stata da lui diretta nel film <b><i>The Crossing</i></b>, 2014)</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-RZfhZb09T1s/WjOqbQcDA7I/AAAAAAAACe8/xDlqt59E99UWXvuR_I56If0aQsSlalmKwCEwYBhgL/s1600/SongSong_Couple_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-RZfhZb09T1s/WjOqbQcDA7I/AAAAAAAACe8/xDlqt59E99UWXvuR_I56If0aQsSlalmKwCEwYBhgL/s320/SongSong_Couple_001.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I SongSong annunciano il fidanzamento su Twitter</td></tr>
</tbody></table>
Facezie a parte, penso sia necessario spiegarvi come sono giunto al voto finale. Bisogna relativizzare - come faccio quasi sempre - e considerare che sto giudicando un prodotto diverso da un film per tanti motivi:<br />
<ul>
<li>Serialità prolungata vs due ore di storia fatta e finita;</li>
<li>Recitazione orientale, diversa da quella a cui siamo abituati;</li>
<li>Concetto di <i>drama</i>, inteso qui nell'accezione più ristretta di <i>soap opera</i>;</li>
<li>Qualità visiva e budget solitamente inferiori rispetto ad un prodotto destinato al cinema;</li>
<li>Target specifico, qui indirizzato ad un pubblico prevalentemente femminile.</li>
</ul>
<div>
Ecco, alla base di tutte queste considerazioni, vi dico che <i>Descendants of the Sun</i> è un prodotto decisamente superiore alla media per distacco e, dato che riesce ottimamente nel suo intento più intimo, quello di emozionare, ecco spiegato come si arrivi ad un 8 secco che potrebbe essere visto come un voto esagerato rispetto allo stesso punteggio ottenuto da film indubbiamente superiori nella produzione, nella resa visiva, nel coinvolgimento personale. Un avvertimento fondamentale, però: se anche la sola idea di guardare una storia romantica vi fa venire l'orticaria, non esisterà niente al mondo che vi farà apprezzare questo <i>drama</i>, nemmeno tutti gli altri aspetti indubbiamente positivi presenti.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th>Trama:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il voto è una media di tanti aspetti: ottima caratterizzazione dei personaggi, credibile lo svolgimento, pessimi momenti illogici e ricorso eccessivo dei soliti facili mezzucci strappalacrime, tipici del genere.</div>
</td> <th><div style="text-align: justify;">
Musiche:</div>
</th> <td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<i>K-pop</i> a profusione, di quello facile ed orecchiabile, piazzato strategicamente in modo da riempire ogni sequenza con lo scopo di rimanere in testa. Funziona, non posso negarlo.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
La regia è forse uno degli aspetti più convincenti del <i>drama</i>. Le riprese sono sempre chiare, gli effetti ben fatti (tenendo conto del budget), le sequenze studiate in modo ottimale e con molte chicche di qualità. I registi hanno fatto un ottimo lavoro, tanto da rendere il serial visivamente simile ad un film in più di un momento.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Come è normale che sia, il ritmo è troppo altalenante. Ottime le fasi in cui c'è bisogno di tensione, due o tre belle scene concitate e tanti - forse troppi - dialoghi inutili a rallentare la narrazione. Anche questo è un difetto tipico del genere.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Sembrerà strana questa votazione, ma talvolta sembra di vedere una puntata di <b><i>E.R.</i></b> con sangue che zampilla allegramente, sequenze in sala operatoria e brutte ferite esibite gagliardamente. </div>
</td> <th>Humour:</th> <td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Tutta la storia è attraversata da un sottile velo di commedia. Essendo però umorismo orientale, non sempre sarà in grado di farci ridere.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>0</b><br />
Suvvia.</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Descendants of the Sun</i>, l'avrò già detto quattro o cinque volte, emoziona. Quello è il suo scopo, quello ha ottenuto. Vi rimando all'ultimo paragrafo del commento finale per le dovute spiegazioni a questo 8.</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
<br />
</center>
<br />
<b>Neurone Numero 4 a rapporto! Song Hye-kyo</b><br />
(come sempre, click per ingrandire)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-B82c2KJGjks/WjOqeS7pE_I/AAAAAAAACe8/uGin21YZsPA4N7TGjALosWXk2RSY0qSmgCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-B82c2KJGjks/WjOqeS7pE_I/AAAAAAAACe8/uGin21YZsPA4N7TGjALosWXk2RSY0qSmgCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_003.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GwGifAsU-u4/WjOqfzSzAVI/AAAAAAAACe8/hDmgpOBIj8Ms_-xl6m0G8kPMZuQa1v7MQCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_004.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-GwGifAsU-u4/WjOqfzSzAVI/AAAAAAAACe8/hDmgpOBIj8Ms_-xl6m0G8kPMZuQa1v7MQCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_004.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-erBCwHtCp34/WjOqfZ6I0XI/AAAAAAAACe8/PJMPXvWRzJQLFjxCzEJvMk_BQLyGtDtoACEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1600" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-erBCwHtCp34/WjOqfZ6I0XI/AAAAAAAACe8/PJMPXvWRzJQLFjxCzEJvMk_BQLyGtDtoACEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_005.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-N-FXofEVURU/WjOqgdEfzwI/AAAAAAAACe8/HyTmlLip9awQQQF74Pdyvapliz9WSeifQCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://4.bp.blogspot.com/-N-FXofEVURU/WjOqgdEfzwI/AAAAAAAACe8/HyTmlLip9awQQQF74Pdyvapliz9WSeifQCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_006.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ZfeKNIrtvzs/WjOqhl8Q9AI/AAAAAAAACe8/ZcCxXfHvCgU64co9ZzipcB4GBkM1kqo2gCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1068" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-ZfeKNIrtvzs/WjOqhl8Q9AI/AAAAAAAACe8/ZcCxXfHvCgU64co9ZzipcB4GBkM1kqo2gCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_007.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-hIpRW9LL2I4/WjOqhjqSYUI/AAAAAAAACe8/IOelS2R1Ocsx8WGPegkA886eCN-SWV9twCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="836" data-original-width="1536" height="174" src="https://4.bp.blogspot.com/-hIpRW9LL2I4/WjOqhjqSYUI/AAAAAAAACe8/IOelS2R1Ocsx8WGPegkA886eCN-SWV9twCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_008.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-FXvCSo0xoDk/WjOqh6Ex_fI/AAAAAAAACe8/v3x6N_GxGOs4J85Jm0usN8M_lortUtgEQCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="762" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-FXvCSo0xoDk/WjOqh6Ex_fI/AAAAAAAACe8/v3x6N_GxGOs4J85Jm0usN8M_lortUtgEQCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_009.jpg" width="238" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-LQ7K1mzKDfs/WjOqit2141I/AAAAAAAACe8/hUlDamOgVkQjJhlJW5YX5LRzTETzABdIQCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="1022" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-LQ7K1mzKDfs/WjOqit2141I/AAAAAAAACe8/hUlDamOgVkQjJhlJW5YX5LRzTETzABdIQCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_010.jpg" width="306" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Q_1FVubSKRE/WjOqjHR74yI/AAAAAAAACe8/ZEAyKSyPXio-HW_brTNlE8WYn6Hu-w1rwCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="850" data-original-width="1200" height="226" src="https://3.bp.blogspot.com/-Q_1FVubSKRE/WjOqjHR74yI/AAAAAAAACe8/ZEAyKSyPXio-HW_brTNlE8WYn6Hu-w1rwCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_011.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-KCxH0BTzz4s/WjOqjtQyUlI/AAAAAAAACe8/To3CSzxNiV4KtQjHE3an3BrL94nobpUaACEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-KCxH0BTzz4s/WjOqjtQyUlI/AAAAAAAACe8/To3CSzxNiV4KtQjHE3an3BrL94nobpUaACEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_012.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-9hBNwnOP6vU/WjOqj3LEaTI/AAAAAAAACe8/47TYNLXovt0oW-dHQIoYnxoqSRtzLMwbwCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-9hBNwnOP6vU/WjOqj3LEaTI/AAAAAAAACe8/47TYNLXovt0oW-dHQIoYnxoqSRtzLMwbwCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_013.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-DPRMREwc6C8/WjOqkBzruaI/AAAAAAAACe8/QmuiXf5EUtUA_yYMWIO7KQqBTrHCdbC4wCEwYBhgL/s1600/Song_Hye-kyo_014.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-DPRMREwc6C8/WjOqkBzruaI/AAAAAAAACe8/QmuiXf5EUtUA_yYMWIO7KQqBTrHCdbC4wCEwYBhgL/s320/Song_Hye-kyo_014.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
<br />
<br /></div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-2576676770378023542017-12-10T11:43:00.000+01:002017-12-10T11:43:11.594+01:00Valerian e la città dei mille pianeti (2017) | Microrecensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Valerian e la città dei mille pianeti</th></tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 6,6</th></tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-ofYSo-feJl8/Wi0L7MxrkgI/AAAAAAAACcI/rxpCrGIIcW01RLCLrhaFwRJyZy4RtHMwQCLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1571" data-original-width="1100" height="200" src="https://4.bp.blogspot.com/-ofYSo-feJl8/Wi0L7MxrkgI/AAAAAAAACcI/rxpCrGIIcW01RLCLrhaFwRJyZy4RtHMwQCLcBGAs/s200/Valerian_citta_mille_pianeti_Locandina.jpg" width="140" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Valérian et la Cité des mille planètes</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2017</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Fantascienza / Avventura / Azione</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Francia</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Luc Besson</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Rihanna, Ethan Hawke.</td></tr>
</tbody>
</table>
</center>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--ab-PfiF6SY/Wi0L0Pj6GxI/AAAAAAAACbs/G2W_4nLhYlskQg8Yy7Tqhb6iUhYiXngjwCLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/--ab-PfiF6SY/Wi0L0Pj6GxI/AAAAAAAACbs/G2W_4nLhYlskQg8Yy7Tqhb6iUhYiXngjwCLcBGAs/s400/Valerian_citta_mille_pianeti_01.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dane DeHaan, Clive Owen, Cara Delevingne</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-RL7avuNJOX0/Wi0L1DUR75I/AAAAAAAACbw/l7w8np9WdlgOffV-_bLgb3GaniIz6lSMwCLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_03.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="855" data-original-width="1520" height="179" src="https://3.bp.blogspot.com/-RL7avuNJOX0/Wi0L1DUR75I/AAAAAAAACbw/l7w8np9WdlgOffV-_bLgb3GaniIz6lSMwCLcBGAs/s320/Valerian_citta_mille_pianeti_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Notare il dettaglio della scenografia: ottimo!</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Ah, la <b><i>space opera</i></b>! Uno dei miei generi preferiti in assoluto... oggigiorno se ne vede sempre meno ma, grazie ad alcuni filmoni recenti (chi ha detto <b><i>Guardiani della Galassia</i></b>?), qualcosina ancora salta fuori. La difficoltà di trovare un <b>buon </b>film di questo filone, va detto, è a causa di due livelli di problematiche: <b>costi</b>, innanzitutto, perché per rendere plausibile un'epopea spaziale c'è bisogno di un budget fra i più elevati per garantire grandiosi effetti speciali, make up e scenografie... tutto deve essere pompato sfruttando le tecnologie più moderne; in secondo luogo, <b>idee</b>. Purtroppo il racconto nello spazio rende più difficile trovare un soggetto originale che non sappia di "già visto o già detto". Prendiamo <b><i>Valerian e la città dei mille pianeti</i></b>, per esempio: nel dirigere questo film, il regista e produttore <b>Luc Besson</b> è andato a pescare dal cilindro dei suoi ricordi di ragazzino un fumetto del 1967 (concluso nel 2010), <i>Valérian e Laureline agenti spazio-temporali</i>, <span style="text-align: left;">scritto da <b>Pierre Christin</b> e illustrato da <b>Jean-Claude Mézières</b>.</span> Niente di nuovo, quindi, ma pur sempre uno dei principali ispiratori di <b><i>Star Wars</i></b> e di Besson stesso quando diresse <b><i>Il Quinto Elemento</i></b> (1997). Per il discorso del budget, direi che ci siamo: <i>Valerian</i> è una delle produzioni indipendenti (extra Hollywood) più costose di sempre ma, a causa dell'enorme spesa sostenuta e dell'elevata aspettativa, si è tramutato in uno dei flop commerciali più cocenti degli ultimi anni, non riuscendo nemmeno a raggiungere il punto di pareggio. Gli americani, probabilmente, non perdonano gli europei quando questi ultimi provano a scontrarsi sul loro stesso terreno, e ne hanno decretato il fallimento prima ancora che il film di Besson esordisse nelle sale: la bocciatura statunitense ha probabilmente creato un effetto domino che ha fatto sì che al cinema ci andasse meno gente di quanta i produttori si aspettassero. Guardate però i voti dei fan su <b>imdb</b>: la media forse non è lusinghiera, ma è ben lontana dalla solenne bocciatura dei botteghini.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>E, mi duole ammetterlo, mia</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sì, stavolta faccio io la voce fuori dal coro e vi dico che l'ultimo lavoro di Besson non mi è minimamente piaciuto, provocandomi vette di fastidio che non provavo da tempo immemore nel guardare un film con pretese così elevate.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TpBaYoDJvpM/Wi0L22kWZlI/AAAAAAAACb0/-eGcI5j29aod8hXP4d2a13cygM1euYMCgCLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_02.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="958" data-original-width="1600" height="191" src="https://1.bp.blogspot.com/-TpBaYoDJvpM/Wi0L22kWZlI/AAAAAAAACb0/-eGcI5j29aod8hXP4d2a13cygM1euYMCgCLcBGAs/s320/Valerian_citta_mille_pianeti_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Valerian e Laureline</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Siamo nel 28esimo secolo. La vecchia ISS (L'International Space Station, la Stazione Spaziale Internazionale) in 800 anni è diventata sempre più grande fino a raggiungere la massa critica: non potendo più orbitare intorno alla Terra, viene trasformata nell'enorme colonia spaziale Alpha, popolata da 17 milioni di abitanti di tutte le razze, alieni inclusi, con lo scopo di scoprire nuove galassie. <b>Valerian</b> (<b>Dane DeHaan</b>) e <b>Laureline</b> (<b>Cara Delevingne</b>) sono due agenti speciali con l'incarico di preservare l'ordine e la pace nelle galassie. Il duo riceve dal loro capo (<b>Clive Owen</b>) un incarico proprio su Alpha: una minaccia sconosciuta e oscura potrebbe mettere a repentaglio l'intera città-astronave, e spetta proprio ai due protagonisti l'ingrato compito di sbrogliare la matassa, districandosi tra alieni mutaforma con le gnocche sembianze di <b>Rihanna</b>, personaggi cattivi, altri personaggi buoni che in realtà sono cattivi, animali alieni bizzarri che cagano biglie (in realtà replicano qualunque cosa mangino creando tante repliche che escono... beh, potete immaginare da dove, ci siamo capiti?) e tante altre stranezze come è giusto che si vedano in un universo popolato da infinite razze extraterrestri. Valerian, noto sciupafemmine in passato, è follemente perso per Laureline e più volte le chiede di sposarlo, ricevendo costantemente da lei un sonante due di picche. Ce la faranno i due a salvare Alpha dai cattivoni? Ce la farà Valerian ad impalmare Laureline?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco, grossomodo la trama è questa, chiaramente semplificata anche se non troppo. Messa così suona pure interessante, e lo sarebbe davvero, se non fosse che il film soffre di alcuni difetti, uno per me mortale (e che ne ha sancito la bocciatura finale), altri superabili ma che, messi insieme, lo rendono insufficiente. </div>
<div style="text-align: justify;">
Partiamo da quello maggiore, così mi levo subito il pensiero. Madonna quanto mi stanno sulle palle i protagonisti! Non ne avete idea, davvero. Irritanti, inadeguati, totalmente privi di carisma, sopra le righe, ad ogni scena in cui comparivano mi prudevano le mani dalla voglia di prenderli a schiaffi. Se questo è un problema di caratterizzazione, c'è pure una grossa aggravante, data dagli attori: fuori ruolo - ma completamente! - entrambi con facce da ragazzini e che si atteggiano smargiassi ad eroi cazzuti. Ecco, mi si dirà che l'effetto è voluto (d'altronde il film è costantemente pervaso da una sottile vena ironica, tipica di Besson peraltro, e ci starebbe anche bene), ma vedere Cara Delevingne che stenta ad imbastire una scena decente che sia una, ecco, le palle mi rotolano davvero a valle. Lasciatemelo dire, lei è cagna forte a recitare. Alt! Non saltatemi addosso! So benissimo che là fuori, il mondo è pieno di suoi estimatori: ecco, (e)stimatela ma non venite qui a cercare di convincermi, la mia è una repulsione totale che mi impedisce di apprezzarla... non ce la faccio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-u9aSWv-o8lE/Wi0L5RLdEbI/AAAAAAAACcE/YdazbiLFQMgWYSFNPLVpMqwDxabG3UwnACLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_07.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1280" height="200" src="https://3.bp.blogspot.com/-u9aSWv-o8lE/Wi0L5RLdEbI/AAAAAAAACcE/YdazbiLFQMgWYSFNPLVpMqwDxabG3UwnACLcBGAs/s320/Valerian_citta_mille_pianeti_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sguardo basito F4 (95% del film così)</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/--sHjyReIpTQ/Wi0L7Yi54cI/AAAAAAAACcM/viAqG4N4XBgroDHidNOu0dvekztxBzPMwCLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_08.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="371" data-original-width="888" height="133" src="https://2.bp.blogspot.com/--sHjyReIpTQ/Wi0L7Yi54cI/AAAAAAAACcM/viAqG4N4XBgroDHidNOu0dvekztxBzPMwCLcBGAs/s320/Valerian_citta_mille_pianeti_08.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sguardo incazzato (5% del film così)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Al di là dell'aspetto puramente soggettivo, il grosso problema è che se non compartecipo alle vicende dei protagonisti, non mi scatta la scintilla e l'empatia, e tutto il resto crolla come un castello di carte travolto dal gatto fetente che richiama la tua attenzione quando ha fame o è annoiato. Infatti - lo ammetto - a tre quarti del film mi sono pure addormentato per dieci minuti buoni dal tedio misto ad irritazione che mi ha pervaso durante la visione.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-ZGKQwZhYagM/Wi0L3RA7-2I/AAAAAAAACb4/FEx6igFIfbUGkl_vylEEnEw25GIbmMHBACLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_04.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="112" src="https://3.bp.blogspot.com/-ZGKQwZhYagM/Wi0L3RA7-2I/AAAAAAAACb4/FEx6igFIfbUGkl_vylEEnEw25GIbmMHBACLcBGAs/s200/Valerian_citta_mille_pianeti_04.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rihanna (cuoricino)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
I difetti, ad ogni modo, non finiscono qui. Posso dire che centoquaranta minuti sono eccessivi per una storia di questo tipo, sarebbe bastato togliere una buona mezz'ora di scene inutili e il ritmo ne avrebbe enormemente giovato. Dato che il film è pieno di scene davvero superflue, sarebbe bastato tirare il dado per scegliere quali tranciare e nessuno se ne sarebbe accorto. Un altro problema è l'enorme spreco di talento: visivo, innanzitutto (ci torno) e di attori. Vedere <b>Ethan Hawke</b> e <b>Rutger Hauer</b> in camei dimenticabili mi ha fatto storcere il naso, e dei comprimari si salvano giusto in due: <b>Clive Owen</b> nella parte del capo di Valerian e... udite udite... <b>Rihanna </b>in quella dell'alieno Bubble. Se consideriamo che fra tutti gli attori presenti a spiccare è proprio Rihanna (che attrice non è, ma qui è stata davvero brava nei venti minuti scarsi in cui compare), ecco che il quadro desolante si fa ancora più nitido.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-Lyq8qhIgS2Y/Wi0L36A2fbI/AAAAAAAACb8/-8vi8YImt4s6GzIovDCDGy95Rbaal8LFwCLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_05.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="112" src="https://3.bp.blogspot.com/-Lyq8qhIgS2Y/Wi0L36A2fbI/AAAAAAAACb8/-8vi8YImt4s6GzIovDCDGy95Rbaal8LFwCLcBGAs/s200/Valerian_citta_mille_pianeti_05.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Clive Owen</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Un ultimo problema, che un po' è stato anche quello di <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2013/03/john-carter-2012-recensione.html" target="_blank">John Carter</a></i></b> (vi rimando <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2013/03/john-carter-2012-recensione.html" target="_blank">qui alla recensione</a>) è che, per quanto entrambi siano da considerarsi dei capostipiti cronologicamente parlando, al cinema ci sono arrivati fuori tempo massimo, causando un enorme per quanto involontario effetto di déjà vu. E quando i protagonisti di <i>Valerian </i>finiscono in uno stanzone che scoprono essere un enorme compattatore di rifiuti, ecco che mi è salita la carogna nonché una risata involontaria: sono ignorante, non so se è stato <i>Star Wars </i>a citare il fumetto originale o se è stato <i>Valerian </i>a citare <i>Star Wars</i>, sta di fatto che il mio cervello è andato in tilt e mi sono lasciato andare inerte sul divano in preda allo sconforto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ultimo difetto e poi la finisco, è la trama: non c'è un vero colpo di scena, non c'è carisma, non c'è tensione, lo svolgimento è piatto e prevedibile, già alla seconda scena capisci dove si andrà a parare.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-qCbDg7_L4Jk/Wi0L4uFSEzI/AAAAAAAACcA/wTXN7DGRPdswzoVdHfoccxl5R3QUPQuVACLcBGAs/s1600/Valerian_citta_mille_pianeti_06.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-qCbDg7_L4Jk/Wi0L4uFSEzI/AAAAAAAACcA/wTXN7DGRPdswzoVdHfoccxl5R3QUPQuVACLcBGAs/s320/Valerian_citta_mille_pianeti_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un esempio tra mille di alieni: molto realistici!</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Parlando invece di aspetti positivi, qualcuno potrà tirare un sospiro di sollievo: il film ne ha diversi. Visivamente è un vero spettacolo e per questo i ringraziamenti vanno agli effetti speciali, curati sia dalla <b>WETA </b>che dalla <b>ILM </b>(Industrial Light & Magic). E ci mancava altro, esclamerete: sono le due migliori compagnie di effetti speciali al mondo (la prima nota per il <b><i>Signore degli Anelli</i></b> e <b><i>Avatar</i></b>, per esempio; la seconda per l'universo dei nuovi <b><i>Star Wars</i></b> e dei filmoni targati <b><i>Marvel</i></b>). Oltre all'aspetto tecnico, i plausi vanno anche all'inventiva dei creatori perché sono stati in grado di popolare un universo variopinto, bizzarro, multicolorato e, soprattutto, <b>vivo</b>. Mi fa storcere il naso pensare come, dei 17 milioni di potenziali personaggi presenti su Alpha, siano andati a pescare proprio Valerian e Laureline, certo è che sarei molto curioso di vivere altre storie ambientate in questi mondi che non contemplino la presenza di <i>Cagna </i>Delevigne e Dane DeHaan. Infine, per fortuna, la mano di Luc Besson si fa ancora sentire e ci sono alcune sequenze degne di essere vissute. La migliore, a mio avviso, è proprio quella iniziale, in cui assistiamo alla nascita della ISS e alla sua evoluzione in Alpha, sequenza interamente accompagnata dalla splendida <i>Space Oddity</i> di <b>David Bowie</b>. Intuizione bellissima, anche se già usata in più film e telefilm in passato; in <i>Valerian</i>, va detto, ha funzionato meglio che altrove.</div>
<div style="text-align: justify;">
In conclusione, per me <i>Valerian </i>è stata un'occasione terribilmente sprecata nonché un'enorme delusione, nato male a causa di un pessimo casting che non è stato in grado di rendere interessante un mondo meraviglioso e pulsante meritevole di un impianto potentemente epico. Invece, così com'è, è solo una storiella come tante, raccontata maluccio, arrivata fuori tempo massimo e totalmente privo di carisma. Dopo il non felice <b><i>Lucy</i></b>, Luc Besson sembra aver smarrito il suo tocco magico di regista e un po' mi spiace... non posso pensare che il creatore di capolavori supremi come <b><i>Leon </i></b>e <b><i>Nikita</i></b>, di una <i>space opera</i> tuttora superiore a <i>Valerian </i>(<i>Il Quinto Elemento</i>), di una serie action carismatica a pacchi come <b><i>Taken </i></b>sia caduto così in basso: aspetto sempre un riscatto che però sta latitando da quasi due decenni, almeno alla regia, segno che forse la mia è una speranza vana.</div>
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th>Trama:</th>
<td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Storia totalmente priva di mordente, protagonisti terribilmente irritanti, assoluta mancanza di veri colpi di scena, attori che non funzionano. Un vero e proprio bestiario di cosa non si dovrebbe fare.</div>
</td>
<th>Musiche:</th>
<td><b>7</b><br />
Un punto in più per la sequenza iniziale grazie a <i>Space Oddity</i>. Per il resto, musiche ottime e coinvolgenti.</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Molti tocchi di classe, splendidi effetti speciali, una sequenza memorabile, poi però tutto diventa prevedibile ed ordinario. Besson poteva fare molto di più.</div>
</td>
<th>Ritmo:</th>
<td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Parte epico, si adagia sulla sequenza iniziale pallosissima del mondo di Mül, poi decolla alla grande, infine deraglia nella banalità totale. Direi molto altalenante e poco organico nella struttura.</div>
</td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td><b>5</b><br />
Poco da segnalare.</td>
<th>Humour:</th>
<td><b>6,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
La verve ironica di Luc Besson è sempre viva e affiora qua e là anche in mezzo ai 140 minuti di <i>Valerian</i>. Qualche scampolo di sorriso strappato è garantito.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td><b>1</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Poca roba, inclusa la Delevingne che proprio non mi piace, né fisicamente né come attrice (che non è, e mai lo sarà)</div>
</td>
<th><div style="text-align: justify;">
<b>Voto Globale:</b></div>
</th>
<td><b>5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Valerian</i> è un film che straborda sia visivamente che come presenza numerica di eventi: c'è tanta carne sul fuoco, pure troppa. È un film bulimico a cui però l'inettitudine e l'antipatia degli attori protagonisti, unita allo scarso carisma causato da una brutta sceneggiatura, hanno dato il colpo di grazia. </b></div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-49852425098409570052017-12-05T16:07:00.000+01:002017-12-05T16:22:28.728+01:00Atomica Bionda - Atomic Blonde (2017) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Atomica Bionda</th></tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 6,8</th></tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-v_jRAp5oKGU/WialWe0GTEI/AAAAAAAACas/jjwxXKWt8I8n5KSPSbYLA73W6BOZc6XKQCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="676" height="200" src="https://3.bp.blogspot.com/-v_jRAp5oKGU/WialWe0GTEI/AAAAAAAACas/jjwxXKWt8I8n5KSPSbYLA73W6BOZc6XKQCEwYBhgL/s200/Atomica_Bionda_Locandina.jpg" width="131" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Atomic Blonde</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2017</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Azione / Spionaggio / Thriller</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Stati Uniti</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>David Leitch</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Charlize Theron, James McAvoy, Toby Jones, Sofia Boutella, John Goodman</td></tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-XEkGfnCc51o/WialTaJEKCI/AAAAAAAACbI/mkO3D41e8BwPVD08lOASIvOdSVQXqm3PQCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://2.bp.blogspot.com/-XEkGfnCc51o/WialTaJEKCI/AAAAAAAACbI/mkO3D41e8BwPVD08lOASIvOdSVQXqm3PQCEwYBhgL/s400/Atomica_Bionda_001.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Charlize Theon in <i>Atomica Bionda.</i></td></tr>
</tbody></table>
<b>Charlize Theron</b>, un nome una garanzia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Potrei lasciar parlare il <b><a href="https://nonvedono.blogspot.it/search/label/Neurone%20Numero%204" target="_blank">Neurone Numero 4</a></b> per ore e a ruota libera, son sicuro che direbbe solamente cose buone e giuste, tutte sensate e rigorosamente centrate sull'argomento (Charlize Theron per l'appunto). Ma io cerco di non essere sempre troppo triviale e mi obbligo ad aggiungere qualcosa in più: per esempio, comincerei col dirvi che dopo <b><i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2015/06/mad-max-fury-road-2015-recensione.html" target="_blank">Mad Max: Fury Road</a></i></b>, la nostra Charlize ci ha preso gusto e, anzi, ha pure alzato l'asticella. Diciamolo, l'attrice e modella sudafricana ha deciso di diventare un nuovo punto di riferimento nel mondo del cinema action (ricordiamo anche la sua apparizione in <b><i>Fast & Furious 8</i></b> nei panni di Cipher, l'antagonista della Famiglia Toretto). Per anni Charlize ha cercato un soggetto che la ispirasse, alla fine si è trovata per le mani i diritti della <i>graphic novel</i> <b><i>The Coldest City</i></b> di Antony Johnston e Sam Hart del 2012, ha cacciato i soldi diventandone produttore, si è presa il ruolo da protagonista, ha scelto il regista e ha iniziato a menare tutti fin dalla pre-produzione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Alt! Menare tutti?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-mNblz0t1w9g/WialUBDhDiI/AAAAAAAACbI/bvSkcd1RtxousUOyIzLVUDmRUlNNTzTzgCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_004.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-mNblz0t1w9g/WialUBDhDiI/AAAAAAAACbI/bvSkcd1RtxousUOyIzLVUDmRUlNNTzTzgCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_004.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ci si mena come fabbri.</td></tr>
</tbody></table>
Eh sì, qui ci si picchia di brutto ed è il secondo grande motivo per guardare questo film. Il primo neanche ve lo esplico perché è lapalissiano. Ci sarebbero anche un terzo ed un quarto motivo per cui varrebbe la pena guardarlo, così come un quinto. Poi, tranquilli, vi dico anche cosa non ha funzionato, perché se è anche vero che mi sono esaltato come una bestia, è successo pure che mi fossi annoiato, e viste le premesse questo non sarebbe dovuto succedere. Procediamo con ordine ed inquadriamo la storia: di cosa parla <b><i>Atomica Bionda</i></b>? Lo prometto, cercherò di essere sintetico con la trama, per un paio di motivi che capirete più avanti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Berlino, 1989, pochi giorni prima della caduta dell'omonimo muro. Un agente inglese del MI6, James Gascoigne, viene brutalmente assassinato da un agente russo del KGB perché in possesso de <i>La Lista</i>, un microfilm che contiene l'elenco di tutti gli agenti segreti operativi nella città. Per sistemare le cose e scovare Satchel, un agente doppiogiochista segreto che ha venduto informazioni fondamentali al KGB, viene spedita sul campo <b>Lorraine Broughton</b> (Charlize Theron), agente del MI6 di livello top top-mondo. Capiamo subito di che pasta è fatta fin dal suo atterraggio: inseguita dai sicari del KBG, se ne sbarazza non senza qualche fatica e si incontra con il suo contatto <b>David Percival</b> (<b>James McAvoy</b>), un agente stabilitosi a Berlino da almeno 10 anni, ambiguo nei modi e nelle finalità (ci sarà davvero da fidarsi di lui?) ma fondamentale perché conosce ogni cosa della città. Non tiriamola tanto per le lunghe: il cammino di Lorraine è burrascoso, ne dà e ne piglia un sacco, ha pure una relazione saffica con l'agente francese <b>Delphine Lasalle</b> (<b>Sophia Boutella</b>) e dopo averne combinate di cotte e di crude è pure costretta, dieci giorni dopo, a fare una lunga e dettagliata relazione al suo capo (<b>Toby Jones</b>) affiancato dal responsabile della CIA (<b>John Goodman</b>).</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-pH6-Q99VAKM/WialSjEjI6I/AAAAAAAACbI/GInaCp5WjXUj3KarXC6d-cMCBi21Rz0mQCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_003.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-pH6-Q99VAKM/WialSjEjI6I/AAAAAAAACbI/GInaCp5WjXUj3KarXC6d-cMCBi21Rz0mQCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_003.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Interrogatorio</td></tr>
</tbody></table>
Il film, dal punto di vista narrativo, si svolge infatti sull'alternanza di due piani: quello del presente, in cui una malconcia Lorraine racconta la sua versione dei fatti, e quello di dieci giorni prima, in cui assistiamo a tutti i suoi spostamenti. Il film, lo si evince da queste poche righe, è una spy-story a tutti gli effetti con intrighi e doppi e tripli giochi, sviluppati secondo i canoni del thriller. La sua caratteristica peculiare è però una virata decisamente vigorosa sull'action: non solo sparatorie, quelle ovviamente ci sono, ma tanti sganassoni sul plesso solare e calci in faccia a profusione. In questo caso, la parola d'ordine - potrà stupirvi - è: <b>credibilità</b>. Può sembrare strano che una magrolina come Charlize si atteggi a <b>Tony Jaa</b> al femminile, ma il risultato è stato davvero credibile, frutto di un training intensivo che l'attrice ha sostenuto insieme a <b>Keanu Reeves</b> (il quale si stava preparando per <b><i>John Wick 2</i></b>) e soprattutto frutto di un semplice accorgimento che rende il risultato molto più realistico: lei incassa molti colpi, si fa male e ne porta i segni lungo tutta la narrazione del film. Non è la classica eroina che passa indenne le situazioni più assurde, Lorraine è invece una combattente che soffre e sputa sangue come un comune mortale. Poi, altrettanto chiaramente, resta necessaria una bella dose di sospensione dell'incredulità in alcune scene, ma la resa per certi versi fumettosa - al di là del soggetto originale - è fortemente voluta dal regista: gamma cromatica satura, luci al neon ovunque anche dove non ti aspetteresti di vederle, colonna sonora anni '80 a manetta.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-IIPVZsJDJfU/WialUQIrzAI/AAAAAAAACbI/zl7NM8blNj4wWXZ1Jsd6D60aOwmqKEitgCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_006.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://2.bp.blogspot.com/-IIPVZsJDJfU/WialUQIrzAI/AAAAAAAACbI/zl7NM8blNj4wWXZ1Jsd6D60aOwmqKEitgCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_006.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Luci al neon anche nella stanza d'albergo...</td></tr>
</tbody></table>
Non sembra di vivere nella Berlino degli anni '80, per chi davvero c'è stato... <b>sembra piuttosto di vivere la Berlino degli anni '80 così come viene dipinta dall'immaginario collettivo di oggi</b>. La differenza è molto sottile ma ha un suo senso, che capirete guardandolo. In altre parole, è come se vedeste una Berlino in un universo parallelo sempre ambientato negli anni '80 dove però l'aspetto pop viene esasperato a più riprese. Il risultato a me è piaciuto molto e ai miei occhi è certamente un valore aggiunto al film. Tornando a quanto ho scritto poche righe prima, vediamo insieme i cinque punti di forza di Atomica Bionda.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<b>Punto 2 - Azione</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-vnxg2sELyUE/WialUo5kuNI/AAAAAAAACbM/bmbyL5gDV781x7LDXOMa52U7Z-p7XO2owCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_007.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="585" data-original-width="1439" height="130" src="https://3.bp.blogspot.com/-vnxg2sELyUE/WialUo5kuNI/AAAAAAAACbM/bmbyL5gDV781x7LDXOMa52U7Z-p7XO2owCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_007.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Niente <i>fan service</i>!<br />
Ci si butta nella vasca piena di ghiaccio per lenire il dolore.</td></tr>
</tbody></table>
L'ho già anticipato poco prima: il film è un gran bel concentrato di azione e adrenalina, il merito è soprattutto del regista <b>David Leitch</b>. Chi non è fan del cinema d'azione, difficilmente conoscerà questo regista: parte come <i>stuntman</i> (è stato controfigura di <b>Brad Pitt</b> e <b>Van Damme</b>), ha fatto il coreografo di molti film di combattimento e soprattutto è stato co-direttore del film <b><i>John Wick</i></b> (2014) e lo sarà dell'annunciato <b><i>Deadpool 2</i></b>. Non male, vero? Ai fini del risultato ottenuto in <i>Atomica Bionda</i>, conta quello che ha fatto in <i>John Wick</i> con il compare <b>Chad Stahelski</b>: prendere gli insegnamenti di un filmissimo come <b><i>The Raid: Redemption</i></b> (se non sapete di cosa sto parlando, fermate tutto e <b>andate a leggere qui</b> - poi tornate pure a leggere di Charlize) e riversarli in una produzione occidentale. <i>John Wick</i>, con Keanu Reeves, ha fatto il botto in tutti i sensi ridefinendo i canoni dei film azione con combattimenti e ha aperto la strada ad un tipo di cinema in cui la coreografia è ben studiata, i combattimenti resi in modo estremamente realistico, il risultato finale da applausi. <i>Atomica Bionda</i> non fa eccezione, anzi è un tentativo di migliorarsi ulteriormente perché riesce a rendere plausibile quello che fa l'attrice, il più delle volte senza l'aiuto di controfigure. Un enorme plauso a Charlize e a Leitch, senza ombra di dubbio. <b>Botte da orbi ben dirette e ben rappresentate</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Punto 3 - Anni '80 e Colonna sonora</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-n6GmRW1L1eU/WialUeiQo_I/AAAAAAAACbI/XqFL0r5btiUkB8XkNfT0IOiYQXjkt57UgCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_005.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-n6GmRW1L1eU/WialUeiQo_I/AAAAAAAACbI/XqFL0r5btiUkB8XkNfT0IOiYQXjkt57UgCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_005.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Charlize Theron e Sophia Boutella (notare i riflessi neon)</td></tr>
</tbody></table>
Sull'aspetto visivo ho già fatto cenno: predomina il fluo insieme a colori saturi e sparati, visivamente il film è davvero uno spettacolo. Le tinte sono generalmente fredde in ambienti bui ma sovente l'esplosione del neon rosso, verde, rosa sovrasta tutto il resto. Ma questo risultato resta debole se non è affiancato da un adeguato impianto sonoro, cosa che per fortuna qui avviene. La <i>soundtrack</i> è un fantastico concentrato di rock anni '80 e fra i vari nomi spiccano i <b>Queen</b> (con <i>Under Pressure</i> nei titoli di coda - ma assente nella <i>soundtrack</i> originale - e <i>Killer Queen</i> usata nel trailer), <b>David Bowie</b> (<i>Cat People</i>), i <b>Clash</b> (<i>London Calling</i>), i <b>Public Enemy</b> (<i>Fight the Power</i>), i <b>Depeche Mode</b> (<i>Behind the Wheel</i>), gli <b>Eurythmics</b> (<i>Sweet Dreams</i>) e tanti altri. Come vedete, i nomi sono più che altisonanti e la scelta delle canzoni appare quasi scontata, ma l'effetto è garantito. Se proprio posso muovere una critica, avrei evitato di usare <i>Cat People (Putting Out Fire)</i>: scritta da <b>Giorgio Moroder</b> con <b>David Bowie</b> appositamente per il film <b><i>Il Bacio della Pantera</i></b> (1982), questa canzone è stata poi riutilizzata da <b>Quentin Tarantino</b> in <b><i>Bastardi senza gloria</i></b> (2009) in una delle sue scene migliori, quella in cui Shosanna Dreyfus (<b>Mélanie Laurent</b>) si prepara per la sua atroce vendetta contro i nazisti. Ecco, non c'è stata resa migliore per questa canzone e lo dico pur non essendo minimamente fan di Tarantino: semplicemente, in questa sede avrei evitato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Resta, in ogni caso, un risultato finale davvero convincente: il binomio immagini e suono hanno ricreato una splendida realtà alternativa degli Anni '80, fondendosi in una atmosfera unica nel suo genere. Certo: c'è <b><i>I Guardiani della Galassia</i></b> con il suo <i>Awesome Mix 1</i> (e <i>2</i>), e c'è <b><i>Stranger Things</i></b> (soprattutto la stagione 2), entrambi da questo punto di vista sono assolutamente superiori... ma <i>Atomica Bionda</i> si è difeso bene.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Punto 4 - Attori</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-szuOXDLsce4/WialS35QSCI/AAAAAAAACbI/mxVYkWnBtjAE5w2ADUdXZD7iRkO_2OW7QCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="584" data-original-width="1400" height="133" src="https://2.bp.blogspot.com/-szuOXDLsce4/WialS35QSCI/AAAAAAAACbI/mxVYkWnBtjAE5w2ADUdXZD7iRkO_2OW7QCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_002.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Charlize Theron e James McAvoy (David Percival)</td></tr>
</tbody></table>
Sulla <b>Dea</b> Charlize Theron non dico altro, finirei con l'essere troppo riduttivo qualunque cosa decidessi di scrivere nonostante il sicuro abuso di superlativi assoluti che certamente inizierei ad usare, passo dunque oltre sottolineando come il resto del cast sia stato all'altezza. Primo su tutti James McAvoy: il suo David Percival è un personaggio memorabile, reso grandiosamente, perfetto nel suo ondeggiare tra pazzia, lucidità, amore e odio verso Berlino. Ambiguo nei modi e nell'essere, sguardo allucinato e spietato, in ogni scena ci lascia con un interrogativo: è uno stronzo totale o aiuterà Lorraine nella sua missione? La sua interpretazione qui va decisamente oltre quella peraltro impeccabile di quando è stato <b>Charles Xavier</b> (giovane) nella serie cinematografica degli <b><i>X-Men</i></b>. Ottimi Toby Jones e John Goodman (li vediamo praticamente solo nelle scene dell'interrogatorio, ma la loro presenza si fa ben sentire), sensuale e affascinante la calda Sophie Boutella, che ben contrasta l'algida presenza dell'inarrivabile Dea. Quello che resta, dopo la visione, è però la sensazione di un film completamente costruito attorno alla Theron, il resto è solo un contorno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Punto 5 - Piano Sequenza / Long Take</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-rT_Gy8Ygl1I/WiaphHPYAYI/AAAAAAAACbY/sonDR05Namwev9G3HWQ5fkqu3Rc5lVNoQCLcBGAs/s1600/Atomica_Bionda_010.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1060" data-original-width="1600" height="211" src="https://1.bp.blogspot.com/-rT_Gy8Ygl1I/WiaphHPYAYI/AAAAAAAACbY/sonDR05Namwev9G3HWQ5fkqu3Rc5lVNoQCLcBGAs/s320/Atomica_Bionda_010.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una delle fasi concitate del <i>long take</i> per eccellenza.</td></tr>
</tbody></table>
Intorno a tre quarti di film c'è una scena di circa dieci minuti, che compare anche nel trailer per qualche sequenza. <b>Segnatevelo: questa scena vale l'intero film da quanto è ben fatta</b>. Si tratta di un <b>piano sequenza</b> da spellarsi le mani in applausi scroscianti. Charlize inizia un combattimento in un edificio, scena che prosegue lungo le scale, in altre stanze del palazzo e si conclude a bordo di un'auto, il tutto sempre con la stessa telecamera che segue l'eroina senza uno stacco di visuale. Tecnicamente sarebbe più un <b><i>long take</i></b>, perché la scena si chiude con uno stacco di inquadratura nella stessa sequenza (l'auto che si ribalta), se invece lo stacco avesse comportato un vero cambio di scena allora sì, avremmo potuto definirlo un vero piano sequenza. Quando ho scoperto che questo <i>long take</i> è stato ottenuto unendo tra loro una quarantina di <i>take</i> (riprese) invece che con un solo lungo <i>take</i>, sono rimasto un po' deluso: il regista mi ha ingannato, facendomi credere di essere riuscito a fare qualcosa di memorabile come lo è stato con <b><i>Hard Boiled</i></b> (<b>John Woo</b>, 1992), <b><i>The Protector</i></b> (<b>Prachya Pinkaew</b>, 2005) o <b><i>Omicidio in diretta</i></b> (<b>Brian de Palma</b>, 1998). Poi ci ho ripensato e mi son detto: "Poco male, quello che conta è il risultato finale, roba che mi sono stropicciato gli occhi <b>come non succedeva da un pacco di tempo</b>..." E quindi, che vi devo dire? Fantastico lo stesso, esticazzi se c'è stato il barbatrucco in CGI. Fatevi un favore e guardatevelo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo tutti questi elogi, probabilmente qualcuno di voi si aspetterà di trovare un voto molto più alto: di solito, nelle mie recensioni funziona così. Però... c'è un <i>però</i>. <i>Atomica Bionda</i> è un film molto lontano dall'essere perfetto e soffre di qualche difetto che ne ha minato la godibilità.</div>
<div style="text-align: justify;">
I punti negativi sono grossomodo due: la noia e l'adattamento italiano.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-lPvdsl1fEM4/WialVOyS5VI/AAAAAAAACbM/7e_32thdHikCmiq6Krx6ecIjxxSFsCTMQCEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_008.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-lPvdsl1fEM4/WialVOyS5VI/AAAAAAAACbM/7e_32thdHikCmiq6Krx6ecIjxxSFsCTMQCEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_008.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Flashback! Volto pulito prima degli schiaffi</td></tr>
</tbody></table>
Il vero problema del film è la trama. Facile dire: "È un <i>John Wick</i> al femminile con una trama dietro", il problema è che quello che ci hanno costruito attorno è veramente... <i><b>troppo</b></i>. Mi spiego meglio: la storia è ricca di doppi e tripli giochi, con diversi colpi di scena (incluso il finale), però è davvero farraginosa e poco bilanciata. All'inizio si fa fatica a seguirla, complice anche l'alternanza di <i>flashback </i>e <i>fast forward</i>. Gli agenti del KGB, con la loro barba anni '80, sono tutti simili fra loro e per chi, come me, ha il potere speciale "<b>Fisionomia NULLA</b>" diventa un ulteriore fattore di difficoltà. Poca roba, intendiamoci, ma lo dico francamente: di tutta questa inutile sovrastruttura se ne poteva fare davvero a meno, sarebbe stato molto meglio snellire la narrazione, potare dialoghi inutili (tanto l'obiettivo era quello di fare un film di menare, giusto?), velocizzare alcuni passaggi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il secondo punto negativo è il solito sconfortante adattamento italiano, a partire dal titolo. Perché mettere <i>Atomica Bionda</i> e non <i>Bionda Atomica</i>, che avrebbe reso al meglio il gioco di parole del titolo inglese che fa leva su <i>Blond</i> / <i>Bomb</i> (la bomba atomica, la regina indiscussa dei deterrenti durante la Guerra Fredda)? Vogliamo parlare dell'accento forzatamente francese della doppiatrice di Delphine, irritante oltre ogni modo, ben più macchiettistica della parlantina originale della stessa attrice franco-algerina? Ma perché se c'è un francese di mezzo deve parlare come <b><i>Asterix</i></b>, se c'è un italiano come i legionari romani e se c'è un tedesco come Trapattoni durante la famosa conferenza stampa in cui si scagliò contro Strunz?</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-E_j3AF0mxSI/WialVnvZ2pI/AAAAAAAACbM/hnqeRkWACc8OTRibyIhWBpbmojwiVmzVACEwYBhgL/s1600/Atomica_Bionda_009.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1400" height="160" src="https://3.bp.blogspot.com/-E_j3AF0mxSI/WialVnvZ2pI/AAAAAAAACbM/hnqeRkWACc8OTRibyIhWBpbmojwiVmzVACEwYBhgL/s320/Atomica_Bionda_009.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sguardo intenso rivolto a Berlino Est</td></tr>
</tbody></table>
Preferisco non rispondere e passare oltre, scrivendo le solite righe conclusive della recensione: <i>Atomica Bionda</i> merita una visione? In linea di massima, dico di sì, con i soliti dovuti distinguo: dovete riuscire a superare indenni il tedio dovuto ad una trama inutilmente cervellotica, deve piacervi l'<i>action</i>, devono piacervi film dove ci si mena come fabbri, dovete essere in grado di esaltarvi come Tardelli nella finale dei Mondiali '82 alla visione del <i>long take</i> di cui sopra. Ma, soprattutto, dovete rimanere in venerazione di Charlize Theron così come farebbero <b>Terence Hill</b> e <b>Bud Spencer</b> di fronte all'enorme tavolo imbandito di <b><i>Io sto con gli ippopotami</i></b>, o come <b>Il Mastro di chiavi</b> davanti a <b>Guardia di porta</b> in <b><i>Ghostbusters</i></b>. Spero di aver reso l'idea, ora scusatemi ma devo andare a bere un Martini e a lucidare il cofanetto di <b><i>Mad Max: Fury Road</i></b>.</div>
<br />
<br />
<center>
<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th>Trama:</th> <td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Poteva essere interessante, oltretutto c'era da basarsi sull'omonimo fumetto senza fare tanti voli pindarici: purtroppo, a mio avviso, su schermo non funziona. Storia troppo farraginosa da seguire, con strappi improvvisi che non aiutano. Carini ma telefonati i colpi di scena.</div>
</td> <th><div style="text-align: justify;">
Musiche:</div>
</th> <td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Qui si gioca in casa, era difficile sbagliare: colonna sonora prettamente anni '80, con alcuni pezzi veramente grossi. Da ascoltare senza ombra di dubbio!</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
L'opera prima da regista solista di David Leitch è convincente. Regia solida, bel montaggio e qualche virtuosismo (il <i>long take</i> tanto discusso). Le scene action sono il punto forte del film: meno male.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il voto è forse troppo basso, perché il film è effettivamente frenetico e adrenalinico. Purtroppo a penalizzare il ritmo è la trama, che ne affossa la fruibilità immediata.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
I combattimenti sono ben fatti, resi ancora più realistici grazie al <i>make up</i>: volti tumefatti, ferite visibili e così via. Niente <i>splatter</i>, intendiamoci, ma il dolore è visivamente rappresentato in modo credibile. Tanto mi basta.</div>
</td> <th>Humour:</th> <td><b>4</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Non ricordo di aver sorriso. Credo.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
In realtà il voto giusto è 10, basta la presenza di Charlize Theron ad ottenere un voto così immediato. Se poi ci aggiungi la scena lesbo con Sophie Boutella, la sufficienza arriva con facilità direi irrisoria.</div>
</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Difficile dare un giudizio bilanciato al film. A me è piaciuto, anche parecchio, nonostante il tedio abbia fatto capolino qua e là. Mezzo voto in più per il <i>long take</i>, un vero e proprio valore aggiunto al film. Per il resto, Charlize giganteggia in lungo e in largo, portando sulle sue (splendide) spalle un intero film. Bravissima.</b></div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
<br />
<b>Punto 1</b><br />
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-9rWQi20FBPs/WialZ1BJ4sI/AAAAAAAACbM/8NP0xMk2dqcGCKwvyVRLsAy4NoaHJLwPQCEwYBhgL/s1600/Charlize_Theron_007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1067" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-9rWQi20FBPs/WialZ1BJ4sI/AAAAAAAACbM/8NP0xMk2dqcGCKwvyVRLsAy4NoaHJLwPQCEwYBhgL/s320/Charlize_Theron_007.jpg" width="213" /></a></div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Vv6eG59OJkk/WialXVeBvJI/AAAAAAAACbM/619rBEd55S4o4Lb3woISWOcQIcdj-fx9ACEwYBhgL/s1600/Charlize_Theron_008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="926" data-original-width="1280" height="231" src="https://1.bp.blogspot.com/-Vv6eG59OJkk/WialXVeBvJI/AAAAAAAACbM/619rBEd55S4o4Lb3woISWOcQIcdj-fx9ACEwYBhgL/s320/Charlize_Theron_008.jpg" width="320" /></a></div>
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Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-74609594477168294722017-11-10T12:38:00.000+01:002019-08-08T19:23:27.637+02:00[Speciale] [Extra] Joe Cocker | Monografia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<span id="docs-internal-guid-9a6451ee-a56e-0e1b-0a89-df3f24172a01"><img height="640" src="https://lh3.googleusercontent.com/UmrfCtzGphOdSIJ_fmLm_8R6tr_Tv9dOSr2MfkukceOyzj83iN7rWFe2e4SJ1XsX-gsu_KIlQVO3nbKT6QtuVWMy2-fCr0i1j2xOkWJomJWjmGYmD-B7ZZV4jowTj4NhOLmEO-RY80-IZsVCog" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="384" /></span></div>
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<b>Joe Cocker, l'ultimo leone</b></div>
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<b>Il mio piccolo mondo scandito dalle sue canzoni</b></div>
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di</div>
<div style="text-align: center;">
Gian Piero Aschieri</div>
<div style="text-align: center;">
(c) 2015-2017 Gian Piero Aschieri</div>
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<i>A mio padre.</i></div>
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<b><a href="https://drive.google.com/file/d/1Ta64l6N8Xxb_KOnrsatkFw7G6TGb9jlm/view?usp=sharing" target="_blank">File liberamente scaricabile in PDF, cliccare qui per la versione <i>offline</i></a>.</b></div>
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<b>Qui di seguito, il testo integrale per chi ha voglia di leggerselo con i colori spacca-vista del blog.</b></div>
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<b>Premessa 1</b>: questo articolo era stato originariamente pensato per il blog "<b><i>Quello che gli altri non vedono</i></b>", dedicato al Cinema (con la C maiuscola – o minuscola, dipende dai punti di vista). Parlare in quella sede di <b>Joe Cocker</b>, cantante, mi è poi parso fuori posto; d'altronde, fare un blog "<i>Quello che gli altri non ascoltano</i>" solo per quei due o tre cantanti che conosco non mi sembrava il caso. Quindi, dal momento che a casa mia decido io, e a causa del fatto che un paragrafo di qualche riga si è trasformato in tema logorroico, l'articolo compare in forma di <i>e-book</i> gratuito, liberamente scaricabile. E sarà estremamente lungo. Magari tedioso, magari no. Buona lettura.</div>
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<b>Premessa 2</b>: Sono completamente incompetente in fatto di musica, non conosco il gergo di chi la mastica, non so nulla in fatto di tecnica. Sicuramente ci saranno errori e sfondoni, inoltre in alcuni punti mi atteggerò a saputello nonostante la mia conclamata ignoranza in materia. Ne sono consapevole. Perdonatemi e vogliate segnalarmi tutte le inesattezze; tutto il resto, invece, è frutto di opinioni strettamente personali.</div>
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<b>Introduzione</b></div>
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Penso che sia doveroso informare il lettore, credo occasionale, di quello che troverà in questo lungo scritto. Si parlerà del cantante Joe Cocker, e il pezzo è idealmente diviso in tre parti distinte: la prima, molto personale, riguarda il mio piccolo mondo e di come ho conosciuto, musicalmente parlando, l'artista; la seconda è il racconto di parte della sua vita, scandito attraverso le diverse incarnazioni della sua canzone simbolo; la terza è nuovamente una parte più personale perché è la mia ragionata Top Ten, con qualche considerazione aggiuntiva sugli artisti coinvolti.</div>
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<b>Joe Cocker & Giampy</b></div>
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La scomparsa di Joe Cocker, avvenuta il 22 Dicembre 2014, ha aperto in me un enorme Vaso di Pandora di emozioni. Ho vissuto gran parte della mia vita accompagnato dalle sue canzoni. Ogni momento cruciale della mia vita ha, nella sua intima colonna sonora, una canzone di Joe. Sia che fosse un momento felice, sia che fosse un momento triste, Joe c'era: in modo discreto, ma c'era. Certo, parlare di discrezione riferendosi al ruggito del Leone di Sheffield suona quasi come un ossimoro, ma lui non era solo voce graffiante; rock, blues e pop erano solo diversi modi di cantare ed esprimersi: stiamo parlando di un cantante che ha, artisticamente parlando, attraversato sei decadi, ciascuna contraddistinta da sonorità e modi di cantare peculiari tipici del periodo.</div>
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Qui in Italia, in molti lo ricordano principalmente per due successi: la canzone dello spogliarello di <b>Kim Basinger</b> in <b><i>9 settimane 1/2</i></b> ("<i>You can leave your hat on</i>") e per la sua sfolgorante apparizione a Woodstock nel 1969. Il mio incontro con Joe Cocker è invece stato un po' particolare e necessita di un preambolo abbastanza lungo. Probabilmente risulterà poco interessante, ma sento un bisogno fisico di raccontarlo. Si parte dal <b>febbraio del 1988</b>. Io avevo dodici anni e fino ad allora di musica ero di un'ignoranza veramente paurosa. Non che oggi le cose siano migliorate, anzi. Di fatto, ero la disperazione dei miei genitori, amanti del Jazz, della musica classica e di qualche capatina nello <i>swing</i>; io avevo costantemente e ostentatamente snobbato i loro ammirevoli tentativi di farmi conoscere quella che per loro era "La Buona Musica". Più cercavano di farmi ascoltare Louis Armostrong, Miles Davis, Toots Thielemans, più li evitavo. Ero uno zuccone fatto e finito: quelle canzoni mi sembravano proprio aritmiche, irregolari e poco pulite, in pratica tutto l'opposto di ciò che mi attrae ad un primo ascolto. Per me allora esistevano solo le sigle dei cartoni animati e dei telefilm. Ascoltavo ininterrottamente i 45 giri di <i>Daitarn III</i>, <i>Il Grande Mazinger</i>, <i>Mimì e le ragazze della Pallavolo</i> e tante altre e in questo modo riempivo i miei pomeriggi di gioco e studio. Quando, ad esempio, correvo al giradischi per mettere a tutto volume <i>Koseidon</i>, vedevo mio padre scuotere mestamente la testa... ma nemmeno i suoi sfottò e le sue prese in giro mi scalfivano. Col senno di poi, sono arrivato a pensare che un po' lui ci soffrisse. Niente di esagerato, per carità, ma a chi non è capitato di provare un po' di frustrazione quando, nel far ascoltare agli amici le proprie canzoni preferite, arriva una risposta del tipo: "Non è musica / è solo rumore / ma cosa cacchio ascolti? / che è 'sta merda?". E tu magari, con un filo di voce e tono speranzoso, azzardi un: "Dai, che dopo migliora...". Proviamo invece ad inquadrare mio padre: era classe 1923 (sì, io sono arrivato tardi). Subito dopo la II Guerra Mondiale, negli anni Quaranta e Cinquanta, subì il fascino dei grandi artisti americani, quelli del Jazz soprattutto. Quella musica così esplosiva era una vera novità, soprattutto ad Altare, il paesino dell'entroterra ligure in cui viveva: era come se la Brescello di Don Camillo e Peppone si fosse interamente teletrasportata nella Val Bormida. Mio padre aveva un aneddoto che mi raccontava spesso. Lo zio Mario, altarese di nascita e fiorentino d'adozione, ogni tanto passava a trovarlo. Era un melomane, di quelli di vecchio stampo, ossessionato dalla musica lirica, fan di Beniamino Gigli e cultore del galateo e del buon gusto. In una di queste visite, mio padre tirò fuori un disco nuovo di Armstrong e gli disse: "Senti! Ti faccio ascoltare la <b>Vera Buona Musica</b>.". La scena fu grottesca, comica e drammatica al contempo; il tempo di appoggiare la puntina del giradischi e far partire i primi dieci secondi, e sul volto dello zio si dipinse uno sguardo colmo d'orrore. Si alzò e se ne andò via senza dire nulla. Non si parlarono per mesi interi, e la riappacificazione avvenne solo con il matrimonio di mio padre. Quello che la parentela unisce, la musica divide... Non che poi babbo rivivesse quella scena ogni volta che vedeva me e i miei 45 giri colmi di musica che lui non capiva, ma penso che mi raccontasse questa storia per farmi riflettere un po'. Ma io niente, continuavo imperterrito nella mia pervicace ignoranza musicale. Il fascino dell'<i>Alabarda Spaziale</i> e della<i> Spada Diabolica</i> era ancora troppo forte...</div>
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Ad allargare i miei ristretti orizzonti ci volle qualche lezione di musica in prima media: vedevo intorno a me gli amici che snocciolavano pomposamente conoscenze di Michael Jackson, Bon Jovi, Lucio Battisti, Duran Duran e Spandau Ballet. Tutti nomi che suscitavano in me niente altro che la linea di un encefalogramma piatto; qualcosa in me iniziò ad incrinarsi quando realizzai il significato delle loro facce: quelle di chi era convinto che fossi un alieno o con qualche rotella fuori posto. La pre-adolescenza è un'età un po' bastarda; sentirsi fuori dal gruppo solo per avere idee un po' strambe non era il massimo: fu con questo sentimento che decisi di ascoltare qualche "suggerimento", se così vogliamo chiamarlo. Colsi un'opportunità che fino ad allora era per me totalmente inesplorata: il Festival di Sanremo! Quale migliore occasione per farsi un'idea della canzone italiana e di quella internazionale del momento, con i super ospiti? A scuola tutti ne parlavano e, volente o nolente, quella volta anch'io decisi di seguire il gregge. Quel Festival fu indubbiamente una pietra miliare per la mia scarsa formazione musicale. Per cinque terribilmente lunghe serate si consumò un rito quasi buffo: mi posizionavo di fronte al televisore CGE in salotto, con il registratore-mangianastri Sanyo appoggiato all'altoparlante. Appena partiva una canzone, urlavo: "Silenzio!", premevo il tasto REC e ascoltavo. Se la canzone mi piaceva la tenevo, altrimenti tornavo indietro per sovrascriverla con quella successiva. E così via. I potentissimi mezzi a mia disposizione erano quelli: oggi viene da sorridere, ma a quei tempi non è che potessi fare di meglio. Il risultato era davvero orribile: sul nastro veniva inciso di tutto, dalla ciabatta di mia mamma al colpo di tosse di papà, fino al ronzio magnetico costante del televisore, il vero suono di tutta la colonna sonora della mia infanzia. Di quella cassetta BASF 60 minuti ricordo: "<i>Nel blu dipinto di blu</i>" cantata da Pavarotti (era la sigla di apertura del Festival di quell'anno), "<i>Inevitabile follia</i>" di Raf, "<i>Emozioni</i>" di Toto Cutugno, "<i>Cielo Chiaro</i>" dei New Trolls, "<i>Lay down on me</i>" di Miguel Bosè, "<i>Dance little sister</i>" di Terence Trent D'Arby, "<i>Once upon a long ago</i>" di Paul McCartney e, come ultima, "<i>Unchain my heart</i>" di Joe Cocker! In realtà ne registrai tante altre (perdendomi però "<i>Wanted dead or alive</i>" dei Bon Jovi, che riscoprii qualcosa come venticinque anni dopo e che oggi è una delle mie ballad rock preferite), ma i titoli appena elencati sono quelli che ascoltai fino allo sfinimento per i mesi successivi. Va detto che ho sempre avuto bisogno di molto tempo e tanti ascolti per assimilare canzoni nuove. In quel caso, dovetti ammettere a me stesso di assaporare per la prima volta qualcosa di fresco e diverso. Non dico migliore: le sigle televisive erano e restano tutt'ora una mia passione. Una riflessione a margine: quel Sanremo '88 ebbe una sfilza impressionante di nomi altisonanti del mondo della musica; in quale altra occasione avreste potuto assistere ad esibizioni di Paul McCartney, Bon Jovi, Joe Cocker, New Order, Rick Astley, Def Leppard, Ben E. King? Erano altri tempi e il Festival aveva un fascino anche internazionale (oltre che, immagino, un budget non indifferente). Che poi a vincere la competizione fosse stato Massimo Ranieri con "<i>Perdere l'amore</i>", beh, la cosa non mi interessò minimamente né allora, né tantomeno oggi.</div>
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Dopo tutto questo lungo preambolo, vi starete chiedendo: "E Joe Cocker? L'hai buttato in mezzo a tanti nomi, non si capisce dove vuoi andare a parare!" Eh, sì: il momento topico deve ancora arrivare. Passarono mesi e arrivò l'estate del 1988. Ero con i miei genitori in Sardegna, seduti su una rotonda sul mare, a parlare del più e del meno. Era una di quelle giornate soleggiate dove sentivi solo il profumo del mare, dei fichi d'india e del gelato Piedone; sui giornali furoreggiava il <i>Giallo del Catamarano</i>. Alle spalle rumoreggiava uno scassatissimo jukebox. Un oggetto forse sconosciuto oggi, ma ai tempi era il modo migliore per diffondere musica spensierata e da ballare urlando. Ricordo che il discorso cadde sulla musica, e per l'ennesima volta papà mi prese in giro: "Ma dai, tu ascolti solo i robot (per giunta quelli giapponesi, tutti fatti al computer), quelle sono canzoni da bambini!". Dopo mesi di ascolto della mia BASF 60 minuti, quell'estate mi sentii pronto. Tutto impettito, dissi: "Ora ti sorprenderò.". Presi un bel respiro e andai a guardare l'elenco delle canzoni presenti al jukebox: il vuoto. Il nulla cosmico. Una sfilza di nomi composti da caratteri messi a casaccio. Nick Kamen? Jovanotti? Spagna? Gipsy Kings? Prince? Il mio campione di canzoni conosciute era ancora veramente troppo ristretto. L'ingenuità era ed è una delle mie caratteristiche principali. Stavo per tornarmene mestamente alla sedia con le pive nel sacco, quando con la coda dell'occhio lessi un titolo che fece accendere la mia personale lampadina: "Una! Ecco una canzone che conosco!". Esultante, guardai mio padre e gli dissi: "Ah! Ascolta questa!" e inserii una moneta da 200 lire. Le note di "<i>Unchain my heart</i>", versione Joe Cocker, riecheggiarono per tutto quel bar-ristorante a ridosso della spiaggia di Nora (Pula, provincia di Cagliari). Né io né mia mamma scorderemo mai gli occhi spalancati dallo stupore di mio padre. Era quell'estasi di chi ha compreso: "<i>Mio figlio ha visto la luce, hallelujah!</i>". Finalmente quel momento era arrivato, chissà da quanto lo aspettava! Mio padre si aggrappò a Joe Cocker per scardinare la mia ritrosia ad ascoltare La Vera Buona Musica. Subito mi disse: "Devi sapere che <i>Unchain my heart</i> la cantava Ray Charles, uno dei più grandi <i>bluesman </i>di sempre." E pochi giorni dopo mi regalò una musicassetta di Ray Charles. Che ascoltai pochissimo, lo ammetto. Un po' per il mio solito essere controcorrente, un po' perché la voce di Ray Charles non mi attirava per nulla, un po' perché da spocchioso (e anche stronzetto) non volevo certo ascoltare musica di 30 anni prima, vecchia dentro, ma il vero motivo in realtà fu un altro: come regalo a Natale mi arrivò il 33 giri "<i>Unchain my heart</i>" di Joe Cocker! Ecco infine la mia prima droga musicale al di fuori del mondo delle sigle. Ancora oggi questo LP è il mio preferito di sempre. Proprio in quegli anni, la mia professoressa di musica delle medie ci diceva: "Diffidate dalle produzioni moderne! I cantanti oggi fanno una o due canzoni decenti, poi negli album ci infilano tanta spazzatura solo per riempire lo spazio del disco.<b> Solo i Grandissimi riescono a produrre un album fatto di dieci potenziali 45 giri!</b>" E decisi lì, sui due piedi, che Joe Cocker fosse un Grandissimo. Le canzoni del 33 giri di "<i>Unchain my heart</i>" mi piacevano tutte e le ascoltai fino allo sfinimento. Mio padre quasi gongolava. Quando ne aveva la possibilità (lo vedevo una settimana al mese, era sempre via per lavoro), mi prendeva da parte e mi faceva qualche lezioncina di musica. Di Joe Cocker mi disse due cose che rimasero scolpite nella mente e che, ovviamente, scoprii verissime: "Joe Cocker ha il blues nel sangue e, come tutti i <i>bluesman</i>, lui non segue la musica: la anticipa. È sempre un decimo di secondo avanti. È una dote che hanno in pochi." E aggiungeva: "Joe Cocker si rifiuta di cantare in playback. Solo i pavidi cantano in playback. Ogni volta che canta dal vivo tira fuori una canzone sempre diversa. Proprio come i jazzisti." Ed è vero: ogni live di Joe era diverso da quelli precedenti; poteva cambiare gli attacchi, i passaggi da ritornello a strofa, il finale. Non esisteva esibizione uguale a quella precedente. "<b>La vera forza di un cantante la vedi dai suoi live, non dalle versioni in studio.</b>"</div>
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Prima di mancare nel 1990, mio padre fece in tempo a regalarmi altri 33 giri o MC (musicassetta) che ho ascoltato in loop infinito: "<i>One night of sin</i>" (1989) contenente la mia preferita in assoluto "<i>When the night comes</i>"; due live, il "<i>Joe Cocker Live</i>" (1990) e il "<i>Live at L.A.</i>" (Los Angeles, 1976 ma inciso nel 1972); e mi fece conoscere i <b>Bee Gees</b>, perché in quell'anno in tv stavano martellando con l'antologia "<i>Bee Gees Story</i>" e, incuriosito, fece l'ardito esperimento di regalarmi la musicassetta. Che adorai già al primo ascolto. Non ringrazierò mai abbastanza mio padre, anche per la pazienza che ha avuto nell'aspettare che la mia riottosa curiosità finalmente si smuovesse dal suo testardo e stupido torpore.</div>
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<b>Joe Cocker da Sheffield con furore</b></div>
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Non fu un caso, ma lo scoprii solo dopo: in quel Natale del 1988 mio padre mi regalò anche due LP 33 giri dei <b>Beatles</b> fra cui l'<i>Anthology</i> con la doppia copertina bianca e nera; Joe Cocker il suo primo grande successo l'ha avuto proprio grazie alle loro canzoni, una in particolare... vediamo come.</div>
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John Robert, detto "Joe", nacque nel 1944 a Sheffield, città industriale del nord Inghilterra: centro importante della rivoluzione industriale, popolata da gente spiccia, di quelle che vanno dritte al sodo con poche parole ma tanta energia; non a caso, Sheffield è città natale di gruppi come <b>Def Leppard</b>, <b>Human League</b> e <b>Arctic Monkeys</b>. Il background molto <i>british</i>, fatto di humour ma anche di sentenze lapidarie, viene sottolineato con un aneddoto sul suo soprannome; il padre di Joe era l'unico ostinato a chiamarlo col vero nome. "Ciao papà, sono Joe" si annunciava Cocker al telefono quando chiamava a casa, anche anni dopo e all'apice del successo; "Non conosco nessuno con questo nome, qui." si sentiva sempre rispondere... ma il papà non ostacolò mai le ambizioni del figlio. Joe iniziò a cantare prestissimo; per vivere, lavorava come tecnico del gas. Di sera con i suoi amici si esercitava a suonare e cantare. Quattordicenne, esordì con i <b>Cavaliers</b>, dove suonava la batteria e faceva la prima voce; poi il gruppo si evolse e divenne <b>Vance Arnold and The Avengers</b>: nome certamente evocativo, ma che non attecchiva molto nei locali in cui si esibivano; lì ci si sparava tanta birra, scoppiavano risse devastanti che spesso finivano con coltelli a serramanico usati senza ritegno, ed in pochi erano attenti ad ascoltare la musica di chi suonava sul palco. Era la gavetta, e Joe non si sottrasse. Nel tempo lui e la sua band si lanciarono più nel blues (la vera vocazione di Joe), e, cambiato nome in <b>Grease Band</b>, scelsero anche locali più attenti alla musica: il rock fu temporaneamente lasciato a chi si scannava e declamava ritornelli ruttando. Un aneddoto che il cantante ogni tanto amava tirare fuori riguardava una <i>location </i>per esibizioni a Glasgow, Scozia. "Perché il suo palco è alto più di dieci metri?", chiese al gestore. "Perché così le bottiglie non raggiungono i cantanti", fu la risposta mentre la band rabbrividiva. Nei primi anni '60, dopo audizioni e registrazioni mai pubblicate, avvenne una delle svolte più importanti della sua vita, musicalmente parlando: l'incontro con <b>Chris Stainton</b>, che rispose al loro annuncio "bassista cercasi". Nativo di Sheffield, capelli lunghi e dritti sparati, smilzo e dinoccolato, eccentrico e stravagante nel vestirsi alla moda hippy, ma con un talento assurdamente straordinario: sapeva suonare con la medesima e disarmante facilità la chitarra, il basso, il piano e l'organo. Ed era l'unico in grado di trasformare in musica (e spartiti) le intuizioni e gli arrangiamenti di Joe. Non ci fu decisione presa che non avesse l'avallo di Chris, e fu chiaro come la direzione artistica del gruppo fu presa in pugno dal duo Chris-Joe. Il sound, e di conseguenza l'appeal del gruppo ne giovarono enormemente. </div>
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Dopo l'incisione del primo singolo ufficiale "<i>Marjorine</i>" (1967), per Joe il grande successo arrivò nel 1968-1969 con la sua seconda cover dei Beatles: "<i>With a little help from my friends</i>" (la prima fu "<i>I'll cry instead</i>"). Questa canzone merita un lungo discorso a parte: fu scritta nel 1967 da Lennon e McCartney appositamente per Ringo Starr, in questo caso voce principale. La canzone è strutturata con una serie di domande e risposte date da Ringo agli altri tre Beatles. E Joe l'ha fatta sua. Talmente sua da trasformarla quasi completamente, con un ri-arrangiamento totale. Si narra che l'idea di coverizzarla nacque a Joe quando era in meditazione profonda sulla tazza del WC di casa sua a Sheffield. La Musa Ispiratrice è in grado di palesarsi nei tempi e nei modi più imbarazzanti e sorprendenti. Joe andò di corsa dai suoi membri e disse: "Questa! La voglio in 3/4!". Tutte le loro canzoni, all'epoca, erano in 4/4, e Joe voleva qualcosa di diverso, con un ritmo che lo assecondasse maggiormente. In quelle settimane, l'hit del momento era "<i>A whiter shade of pale</i>", dei <b>Procol Harum</b>: la loro idea di trarre ispirazione da <b>J. S. Bach</b> era risultata vincente sia in termini di qualità sonora che di vendite (ci torneremo). Joe e Chris vollero qualcosa di simile e chiesero al tastierista <b>Tommy Eyre</b> di fargli un'intro con organo che desse alla canzone un sound contaminato con la musica classica. Tommy, anch'egli di Sheffield, talentuoso diciannovenne che con la paga della band si era comprato un nuovissimo organo Hammond, si scervellò come un ossesso fino a regalare un pezzo che sarebbe entrato nella storia: Chris aggiunse la traccia del basso e della batteria, e l'intro fu confezionata con tutti i crismi. Oltre l'intro, la canzone subì un cambio di ritmo blues e vide l'aggiunta di intermezzi con chitarra elettrica. Con questa nuova riproposizione, "<i>With a little help from my friends</i>" diventò un vero e proprio inno della carriera di Joe, che l'ha riproposta in tanti modi diversi, tutti improntati sul suo inconfondibile stile. Io vorrei ricordarne quattro: una in versione studio e tre versioni live.</div>
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<li><b>Versione studio, album "<i>With a little help from my friends</i>"</b> (pubblicato in aprile 1969). È quella che ha dato il via alla carriera di Joe. Estate 1968. Bisognava mettere in pratica le intuizioni di Chris e Tommy. Il primo giorno di incisione fu però un disastro: provarono a registrarla per ben trentacinque volte, senza che venisse fuori qualcosa di decente. Il giorno dopo la band si ripresentò negli studi con due elementi nuovi: basta leggere i loro nomi per capire che questa sarebbe stata la versione entrata nella Leggenda: <b>Jimmy Page</b> alla chitarra (poco dopo fondò i <b>Led Zeppelin</b>) e <b>Barrie James "B.J." Wilson</b> alla batteria (fu il batterista principale proprio dei Procol Harum!). I due nuovi innesti, più avvezzi al <i>rythm & blues </i>richiesto da Stainton, e più adatti al ritmo 3/4 del pezzo, diedero la spinta decisiva per la riuscita della canzone; non più di una decina di prove, e la registrazione era già pronta. Alle tastiere, ovviamente, Tommy Eyre e al basso Chris Stainton. Un coro di voci femminili gospel chiuse il cerchio. Il singolo fu pubblicato nell'ottobre 1968 e Joe Cocker scalò le vette delle classifiche inglesi in poco tempo. Dopo un primo ascolto, John Lennon e Paul McCartney mandarono questo telegramma a Joe: "<i>Thanks, you are far too much</i>". Lo stesso Paul, nel ricordare Joe dopo la sua scomparsa, ha dichiarato: "<i>It was just mind-blowing, totally turned the song into a soul anthem and I was forever grateful to him for doing that</i>". ("Fu una cosa semplicemente pazzesca, [Joe] aveva trasformato totalmente la canzone in un inno <i>soul</i>, ed io gli fui per sempre grato per averlo fatto"). Il successo gli spalancò le porte degli Stati Uniti: "Se vuoi avere successo, devi sfondare anche negli States". È una frase che in molti si dicono, a torto o a ragione. Joe iniziò il primo tour negli USA poco dopo l'uscita dell'album.</li>
<li><b>Versione live, festival di Woodstock, Agosto 1969.</b> Qui avvenne la sua consacrazione. Joe Cocker era nel pieno del suo tour negli States. Era l'estate dei grandi Festival musicali, e la Grease Band riuscì ad essere presente in alcuni di essi, cominciando a farsi un nome; il colpaccio fu fatto quando gli organizzatori riuscirono a trovare loro uno spazio anche nel festival di Woodstock... forse non sapevano ancora che quella tre giorni sarebbe entrata nella leggenda; certamente per Joe fu l'occasione della vita. La band era diversa da quella del disco. All'inizio del 1969, come un fulmine a ciel sereno, Joe e Stainton avevano licenziato il vecchio chitarrista e soprattutto Tommy Eyre: la scusa ufficiale fu che entrambi insistessero troppo a virare sul jazz, le male lingue dicono che in realtà Stainton volesse passare alle tastiera. Per Tommy lo shock fu enorme. Continuò la sua carriera come tastierista, ma raggiunse il grande successo come direttore artistico del gruppo <b>Wham!</b> negli anni '80. Per Woodstock mancavano le voci femminili (le sostituirono il chitarrista e il bassista, che cantarono in falsetto), alla tastiera c'era Chris Stainton, alla batteria Bruce Rowland. Era il terzo ed ultimo giorno del festival. C'era una folla oceanica e già da molte ore il delirio collettivo aveva preso il sopravvento. Joe e la sua Grease Band dovettero arrivare in elicottero perché non c'era altro modo di raggiungere il palco a loro destinato. Penso che ci fosse un'atmosfera quasi surreale. La loro esibizione durò ottantacinque minuti e fu un crescendo assoluto. Per gli americani, Joe fino ad allora era solo uno dei tanti. Dopo qualche canzone di riscaldamento, la sua voce roca e i suoi movimenti spasmodici ad accompagnare la musica (lui suonava l'<i>Air Guitar</i> prima ancora che la inventassero!) catturarono gli spettatori, che furono prima colpiti dalle sue reinterpretazioni di Bob Dylan (ricordiamo almeno "<i>Dear Landlord</i>") per finire poi letteralmente travolti dalla cover beatlesiana che conosciamo. Birra a fiumi, sudore ovunque, sguardo provato, postura barcollante, ma espressione estatica di chi sa di aver toccato il cuore di tutti i presenti. È la consapevolezza di chi sta assaporando il trionfo. Chi c'era, si ricorda di cosa accadde subito dopo la sua esibizione: sulle note conclusive di "<i>Little Help</i>" un fulmine squarciò il cielo e poco dopo un violentissimo temporale interruppe il festival per qualche ora. "Dopo di me il diluvio", verrebbe da pensare: eppure Woodstock era ben lontano dal concludersi e aveva ancora molte frecce nel suo arco (fra gli altri, dovevano ancora esibirsi Crosby, Stills, Nash & Young e Jimi Hendrix...)</li>
<li><b>Versione live, album "Joe Cocker Live", 1990.</b> C'è un pensiero che, secondo me, ha attraversato la mente di Joe negli anni successivi. Me lo immagino mentre si domandava: "Cosa posso fare per rendere ancora più epica questa canzone? Riuscirò mai a superare una leggenda che io stesso ho iniziato?". Non che lo fosse davvero, ma dava l'idea di essere perennemente insoddisfatto, come uno spirito inquieto che cerca di migliorare l'impossibile. Sembrava quasi che Joe cercasse un modo per consacrare la perfezione del suo arrangiamento. Io penso che se mai ci è andato vicino, quella volta è stata il 5 ottobre del 1989 a Lowell, nel Massachussets. Venne fuori una roboante versione da 9'31" di pura Epica omerico-musicale. Tempi dilatati, più lenti, con l'organo Hammond di Chris Stainton in evidenza; splendido coro femminile blues; travolgenti riff di chitarra elettrica e basso decisamente hard rock e, infine, memorabile esibizione vocale di Joe. Questa registazione è quella che, da questo momento in poi, verrà utilizzata nei "<i>Best Of</i>" ogniqualvolta si decideva di inserire una traccia live di "<i>With a little help...</i>" nella compilation. In genere i fan di Joe Cocker si dividono sulla questione: meglio la versione degli anni sessanta o quella degli anni novanta? Si va a gusti, si tratta di due esibizioni che hanno raggiunto l'immortalità e non è facile dare una risposta netta. Personalmente preferisco la versione '90 per il semplice fatto che è più affine ai miei gusti... meno cantilena (mi si passi il termine, che non vuole essere dispregiativo) e più rock, senza nulla togliere a quella leggendaria di Woodstock, che a ragione è ancora oggi ricordata.</li>
<li><b>Versione live, concerto per il Giubileo d'oro della Regina Elisabetta II, Giugno 2002.</b> Cinquant'anni di reggenza della Regina d'Inghilterra: un traguardo assolutamente storico, che molti inglesi aspettavano con curiosità e, sì, anche orgoglio. Vennero organizzati due concerti memorabili: uno di musica classica e uno di pop-rock con i più grandi artisti che la Gran Bretagna ha "sfornato" durante questi cinquant'anni. Fra i presenti, ovviamente ci fu anche Joe Cocker, che cantò in gruppo "<i>All you need is love</i>" e proprio "<i>...little Help</i>" (come la chiamava lui). L'arrangiamento utilizzato fu quello degli anni '90 - il sound è ormai inconfondibile - anche se durò meno (cinque minuti e mezzo circa). Quello che rese memorabile questa versione fu la caratura della band che accompagnò l'esibizione: <b>Phil Collins</b> alla batteria, <b>Brian May</b> (dei Queen) alla chitarra elettrica, <b>Steve Winwood</b> alle tastiere, <b>Sam Brown</b> fra le voci femminili del coro. Il pubblico finì in delirio, anche se va detto che Joe fu una star fra le decine di star che calcarono quel palco: fra gli altri, Paul McCartney, i Queen (superstiti), Elton John, Eric Clapton, Tom Jones, Annie Lennox, Rod Stewart e <b>Byan Adams</b>.</li>
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Mi ricollego all'ultimo nome elencato, che non ha bisogno di tante presentazioni: è, fra gli artisti canadesi, quello che ha venduto più dischi al mondo, ed è uno dei rocker universalmente più conosciuti. Collaborò più volte con Joe Cocker, e non poteva essere altrimenti. Nel 1989 Bryan Adams gli scrisse uno dei più bei pezzi di quella decade: "<i>When the night comes</i>". Fu un'opera di scrittura fatta su misura: come un abito di alta sartoria che calza a pennello, allo stesso modo quella canzone e quella melodia furono confezionate perfettamente per la voce di Joe. Contrariamente a quanto ho scritto poco prima, di questa canzone la versione studio è di gran lunga migliore dei live successivi, anche per il fatto che lo stesso Bryan partecipò alla registrazione ufficiale suonando la traccia della chitarra ritmica. "<i>When the night comes</i>" ebbe sicuramente successo in tutta Europa, ma in Italia riuscì anche a raggiungere il primo posto delle vendite settimanali, picco che Joe Cocker non è più riuscito a raggiungere in seguito. Si narra che all'inizio Bryan fosse riluttante a dargli quella canzone (in realtà l'aveva scritta per sé!), ma poi si convinse che fosse la cosa giusta da fare... e lo fu. Il connubio Cocker-Adams continuò nel tempo. Nel 1992 Bryan aveva due canzoni pronte: "<i>Everything I do (I do it for you)</i>" e "<i>Feels like forever</i>". Alla fine, la prima la tenne per sé ottenendo record di vendite e l'inserimento nella colonna sonora nel film campione d'incassi "<b><i>Robin Hood</i></b>"; la seconda fu data a Joe Cocker con la quale, dopo anni, riuscì a tornare nelle classifiche di vendita americane. Venne inclusa nella versione americana dell'album "<i>Night Calls</i>". Con molta modestia, Joe affermò: "Se avessi cantato io "<i>Everything I do</i>", probabilmente non avrebbe raggiunto il successo che ha poi avuto: è stato giusto così!". Joe e Bryan ci riprovarono anni dopo, purtroppo con minore successo, con "<i>She believes in me</i>", contenuta nell'album "<i>No Ordinary World</i>" (1999). L'ultima appendice della carriera di Joe Cocker è vissuta con un ritorno alle radici più blues e meno rock, fatto per un pubblico più esigente e meno pop. Il Joe Cocker dei primi anni '90, il mio preferito, è quello che meno incontra i favori del pubblico che l'ha conosciuto a Woodstock, e non potrebbe essere altrimenti. Gli anni '70 erano una corsa continua. <b>Se ti fermavi, eri finito.</b> Joe questo l'aveva capito, purtroppo sulla sua pelle. Il successo di Woodstock, che l'ha lanciato nell'Olimpo del Rock, è stata anche la sua maledizione. Il pubblico americano lo reclamava a gran voce e voleva godere di quel rocker così scomposto ma anche così travolgente. Dopo Woodstock, i manager convinsero il cantante che fosse il momento di battere il ferro finché era caldo. La storia in realtà è un po' più <i>dark </i>di quello che si trova leggendo Wikipedia o nei siti generalisti: Joe si sentiva completamente svuotato, aveva la sensazione che dopo il festival niente sarebbe stato più come prima. Il suo senso di distacco fu tale al punto che, appena tornato in Inghilterra, licenziò l'intera Grease Band. La sua idea era che, senza una band, non fosse possibile imbarcarsi in un altro tour come invece avrebbe voluto il suo entourage americano. Questa fu una delle tante contraddizioni in cui Joe cadde nel corso della sua vita. Viveva per la musica, ma le emozioni erano talmente intense che lo svuotavano fino a ridurlo ad uno straccio. Mentre Joe si isolava nella casa dei suoi genitori a Sheffield, rifiutando visite di amici e conoscenti, <b>Denny Cordell</b>, il suo manager e l'indispensabile presenza dietro le quinte che l'aveva portato fin lì, ricevette un terribile ultimatum. Oscuri impresari italoamericani, vicini agli ambienti della malavita, avevano già predisposto cartelloni, venduto biglietti e stampato inviti per il prossimo tour di Joe – senza conoscere le reali intenzioni del cantante. In poche parole gli dissero che se Joe non si fosse presentato al nuovo tour, la sua carriera negli States sarebbe stata stroncata, anzi: non avrebbe proprio più potuto mettervi piede. Era una minaccia in pieno stile mafioso: forse era solo una battuta, ma la frase che l'impresario disse a Denny lo fece davvero rabbrividire: "Vi conviene trovare una band e fare il tour, se non volete finire in fondo al fiume Hudson con del cemento ai piedi..." E mancava una settimana scarsa al via! Cordell tentò una carta disperata: chiamò un altro dei suoi assistiti, <b>Leon Russell</b>, e gli chiese aiuto. Leon, eccentrico compositore americano appena reduce dal successo di "<i>Delta Lady</i>", accettò e chiamò Joe per convincerlo. Alzò la cornetta del telefono e chiamò a sé i migliori collaboratori che lui conoscesse. Risposero in tantissimi: tre batteristi, diversi sassofonisti, uno stuolo di coriste, chitarristi come se piovessero... Leon guardò Joe e Chris Stainton (ovviamente confermatissimo alle tastiere / piano / organo) e disse: "Non sei in grado di scegliere? Perché non li prendiamo tutti?". In pochissimo tempo venne allestita una band allucinante (43 membri più un cane!), si spararono qualcosa come cinque-giorni-cinque di prove serratissime, fu preso un aereo a noleggio (!) e, di fatto, fu organizzato uno dei tour musicali più massacranti che un cantante rock di quegli anni avesse mai affrontato: "<i>Mad Dogs & Englishmen</i>". Da queste premesse si capisce che niente di quel tour fu normale. In poco meno di due mesi furono toccate quasi 50 città con esibizioni fatte un giorno sì ed uno no. Di giorno si viaggiava in aereo, di notte ci si scatenava nella indiavolata esibizione che comprendeva classici sia del rock che del blues. Il ritmo davvero folle a cui Joe fu sottoposto ebbe ripercussioni sulla sua salute fisica e mentale; le serate finivano con la sua voce che diventava un farfugliante rantolio. Fu lì che iniziò la sua vera dipendenza dall'alcool, e fu lì che iniziò a far uso di droghe che, in un contesto delirante come quel carrozzone / comunità hippy, giravano con facilità disarmante. Il clima inizialmente festoso nato dal senso di complicità ed avventura lasciò il posto a spossatezza, rancori, liti, incomprensioni e rotture insanabili: soprattutto quella fra Joe e Leon. L'americano, che si vedeva come supremo direttore artistico dello spettacolo, non sopportava che le luci dei riflettori fossero costantemente puntate su Joe, e cercò sempre più di metterlo in ombra, trasformando il tour in una esibizione sempre più folk, hippy e farsesca a sua immagine e somiglianza: d'altronde lui si presentava con una fluente barba stile Babbo Natale, occhialini tondi alla John Lennon e un cappello enorme che lo rendeva una sottospecie di Zio Sam. Immagine che nel corso della sua carriera divenne uno dei suoi tratti più distintivi e riconoscibili: oggi sembra quasi un santone mistico... La goccia che fece traboccare il vaso fu durante una tappa in cui, nel locale, era presente il grande <b>Chuck Berry</b>. Questi, saputo della presenza della band, chiamò Joe Cocker al suo tavolo per complimentarsi... e non riconobbe né prese in considerazione Leon Russell. Che se la legò al dito. Gli ultimi spettacoli furono davvero disastrosi, e la fine del tour fu accolta da tutti come una liberazione. Da allora, Joe e Leon non si parlarono più per qualcosa come 35 anni. Ci fu un timido riavvicinamento solo nel 2002, quando riuscirono a scambiarsi due parole senza sputarsi in faccia... Resta il fatto che il tour per Joe fu l'inizio della fine. Se si sentiva svuotato dopo Woodstock, non parliamo di come si ridusse dopo <i>Mad Dogs and Englishmen</i>. Dei 10.000 dollari che ricevette come contratto, gliene rimasero in tasca poco più di 800: il resto fu usato per le spese del viaggio! E fino al 1982 non ricevette nemmeno uno spicciolo dai proventi dell'album (secondo in classifica negli USA!) e del film omonimo. Gli anni successivi al tour furono davvero bui per lui. Il fondo fu toccato nel 1972-1973 quando prima fu arrestato a Melbourne per uso di marijuana e successivamente quando la depressione per il ritiro dalla band dell'amico di sempre Chris Stainton lo portò all'eroina. L'abbandono di Chris, che volle inseguire il suo sogno di aprire un suo studio, fu devastante per Joe. Solo la sua scorza dura gli permise, più volte nella sua vita, di cadere e di rialzarsi più forte di prima. Disintossicatosi dalla droga, continuò tuttavia il suo abuso di alcool, mentre la sua giostra di alti e bassi continuava inesorabile. Nel 1974 portò al successo "<i>You are so beautiful</i>", scritta e cantata l'anno prima da Billy Preston e considerata una delle migliori canzoni d'amore mai prodotte. Eppure l'alcool, il suo nemico di sempre, gli impediva di esibirsi in modo decente nei tour. La gente cominciò a dimenticarsi di lui e delle sue esibizioni sempre più scadenti. Joe dovette sottoscrivere contratti capestro con le case discografiche, che pretendevano il suo impegno a rimanere sobrio durante le esibizioni. La svolta – una delle tante – che lo salvò dalla perdizione avvenne nel 1978, quando conobbe Pam Baker, che diventò poi sua moglie nel 1987 e lo ricondusse sulla retta via dopo che si stabilirono definitivamente in un <i>ranch </i>nel Colorado precedentemente appartenuto a Jane Fonda. La vita nel ranch allontanò Joe dallo stuolo di personaggi tristi e meschini che si attaccavano lui e approfittavano della sua ingenua generosità. Indebitato fino al collo, Joe aveva bisogno di un'occasione di riscatto, che arrivò nel 1982: il suo duetto con <b>Jennifer Warnes</b> "<i>Up where we belong</i>" fu inserito nei titoli di coda del film di successo "<b><i>Ufficiale e gentiluomo</i></b>". Il traino del film, l'Oscar vinto come miglior canzone e le vendite diedero nuovo slancio alla sua carriera. Il bis arrivò nel 1986 con "<i>You can leave your hat on</i>", inserita nel film "<b><i>9 settimane 1/2</i></b>" che lo consegnò ancora una volta alla leggenda. Questa canzone di Randy Newman non mi ha mai fatto impazzire, ma devo riconoscere che come pezzo blues ha il suo gran bel perché; Kim Basinger ha fatto il resto. Mai come questa volta il connubio canzone + video è risultato così vincente da imprimersi nell'immaginario collettivo. Nel 1992 un'altra canzone di Joe entrò in una tracklist di un film campione d'incassi: "<i>Trust in me</i>", originariamente contenuta nell'album "<i>Unchain my heart</i>", fu ricantata insieme a Sass Jordan ed inserita nella soundtrack di "<b><i>Bodyguard – Guardia del corpo</i></b>" con la splendida e compianta <b>Whitney Houston</b>. Questo pezzo, decisamente rock nella struttura e nella sonorità, chiuse il trittico di "hit da cinema" degli anni '80, durante i quali Joe visse una seconda giovinezza sia artistica che mentale. Non penso sia un caso, ma il 1988 vide anche il grande ritorno di Chris Stainton: la sua presenza nei tour e in diversi album di quegli anni giovarono a Joe. Chris, che nel tempo collaborò (e collabora tuttora) come tastierista e compositore con cantanti del calibro di Eric Clapton, The Who, Ringo Starr, B.B. King, David Gilmour ed altri, non poté fare a meno di ritornare dal suo grande amico. Era sull'orlo del lastrico, e l'aiuto di Joe fu fondamentale per risollevarsi. Il nuovo connubio durò fino ai primi anni del 2000, quando Chris tornò a suonare in pianta stabile per Eric Clapton. Gli anni '90 furono un proseguimento del percorso pop-rock di Cocker e videro l'uscita di album grandiosi ed ambiziosi come "<i>Night calls</i>" (con splendide cover di canzoni di Elton John, Eric Clapton, Prince) e "<i>Have a little faith</i>", l'ultimo, per un bel pezzo, a raggiungere il traguardo di disco d'oro in molti paesi d'Europa. Questo album fu definito da molti critici uno dei suoi migliori per qualità musicale, potenza della voce e varietà di stile; soprattutto, fu l'album che riconciliò Joe Cocker con l'Inghilterra, da tempo avara di soddisfazioni dal punto di vista delle vendite. Anche per lui vale il detto "<i>Nemo propheta in patria</i>". Non che fosse odiato, anzi: nei tour, che spesso iniziavano proprio dalla sua Sheffield, i locali erano sempre pieni, anche se non c'erano le folle oceaniche che riempivano gli stadi nelle sue date in Germania, Francia e Italia. Però la critica anglosassone non spendeva quasi mai parole di elogio unanimi, e le vendite erano spesso timide (eufemismo). In una intervista, Joe dichiarò al riguardo: "Probabilmente ero considerato troppo... selvaggio per gli inglesi, dai gusti più pop e raffinati dei miei...". "<i>Have a little faith</i>" ebbe il pregio di mettere tutti d'accordo: fan, critica, radio e... inglesi. L'album successivo "<i>Organic</i>" (1996) è importante, perché segna il ritorno di Joe al blues. Questo album molto particolare contiene versioni dal sound quasi <i>unplugged</i> di canzoni di Springsteen, Winwood, George Harrison, Leon Russell e Randy Newman. Gli anni 2000 videro una preponderanza di album rock / pop. Joe aveva capito che il tempo del "nessun compromesso" era finito: il momento in cui doveva scegliere, insieme ai produttori, le canzoni di un nuovo album era per lui terribile. Non sempre quello che lui voleva (blues, blues e solo blues!) si adattava ai gusti dei fan: col tempo, aveva imparato ad adattarsi. Nel 1997 incise "<i>Across from Midnight</i>" (rock, con una punta reggae; disco di platino in Francia e Germania). Nel 1999 ci fu il turno di "<i>No ordinary world</i>" (rock, con una splendida "<i>First we take Manhattan</i>" di Leonard Cohen e la già citata "<i>She believes in me</i>" di Bryan Adams). Nel 2002 arrivò "<i>Respect yourself</i>" (rock, con buone vendite soprattutto in Germania). "<i>Heart & Soul</i>", del 2004, ha il titolo che dice tutto. Rock, ma con un ritorno al soul (mai davvero abbandonato). Grazie al traino della cover "<i>One</i>" (U2), questo album fece sì che Joe Cocker ritornasse nella Top Billboard 200 americana (posizione 64). Il ritorno ad un blues più "puro" iniziò con "<i>Hymn for my Soul</i>" (2007) culminando poi con i suoi ultimi due album in studio: "<i>Hard Knocks</i>" (2010) e "<i>Fire it up</i>" (2012), entrambi disco di platino in Germania, che segnano l'ultimo canto del cigno, con due stili che sembrano le due facce della stessa medaglia: il primo decisamente soul (e quasi senza cover, nove canzoni originali su undici), il secondo contraddistinto da un ritorno ad un rock più spedito. In entrambi gli album, fra i chitarristi, troviamo il grande <b>Ray Parker Jr.</b>, che noi tutti ricordiamo per aver composto ed eseguito l'immortale tema principale del film "<b><i>Ghostbusters</i></b>".</div>
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In fondo, Joe era proprio questo. Una persona costantemente in bilico su due mondi: da un lato era estremamente timido e riservato, non esattamente a proprio agio se circondato da tante persone. Dall'altro lato, una volta salito sul palco diventava scatenato... ma sempre con la mente rivolta solo ed esclusivamente alla sua musica. Per lui non esisteva altro: tutti i cambiamenti che ha fatto (di membri anche di lunga data della band, di manager) erano per soddisfare il suo tendere verso un qualcosa di sempre nuovo ed in grado di accendere la sua personale scintilla. La doppia anima <i>soul & rock</i> aveva bisogno di trovare sempre nuovi sbocchi, e le ultime due produzioni furono la prova che si potesse convivere con entrambe le anime. Joe Cocker era in grado di essere rock (come direbbe Celentano) e soul nello stesso tempo. Una dote che davvero in pochi hanno avuto. Mi piace chiudere con una frase pronunciata da Ray Charles. Joe non aveva mai nascosto di essere stato ispirato profondamente da Ray... e quando riuscì a cantare insieme a lui nel 1983 ("<i>You are so beautiful</i>", concerto tributo a Ray Charles) sentì di aver realizzato il sogno di una vita intera. Ma la cosa più bella fu quello che Ray Charles disse di Joe Cocker, rivolto a dei giornalisti: "Voi mi chiedete se ritengo Joe Cocker un mio discepolo? No, non lo è. È un mio pari!"</div>
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Prima di chiudere, vorrei citare una mia ideale e ragionata <b>Top Ten</b>. Partendo da un paio di menzioni d'onore extra-classifica.</div>
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<li>"<i>High time we went</i>". È una delle poche canzoni in cui Joe Cocker figura anche come autore insieme a Chris Stainton. Fu incisa nel 1971 e pubblicata per la prima volta nell'album "<i>Joe Cocker</i>" del 1972. È un pezzo rock e blues, nello stile proprio di quegli anni. Non molto considerata agli inizi, acquistò il favore del pubblico con il tempo, al punto che diventò un grande classico da riproporre nei suoi concerti, spesso addirittura come canzone di chiusura. In Italia è poco conosciuta, ma in molti hanno avuto modo di apprezzare "<i>Diavolo in me</i>" di Zucchero del 1989. L'artista emiliano non ha mai nascosto di aver adorato Joe fin dalla sua giovane età, ed è un po' anche merito suo se Cocker in Italia ha avuto risonanza negli anni '80. "<i>Diavolo in me</i>" <b>è più che un omaggio</b> a "<i>High time we went</i>": basta ascoltarle entrambe per rendersene conto.</li>
<li>"<i>Hitchcock Railway</i>". Incisa per la prima volta nel 1969 e contenuta nel secondo album in studio "<i>Joe Cocker!</i>". Questo è un pezzo davvero travolgente, un <i>rhythm & blues</i> senza praticamente ritornello, con le strofe che si ripetono una dopo l'altra, intervallate da chitarra e batteria che picchiano come dannate. Zucchero colpisce di nuovo, ed estrae dal cappello una bella canzone: "<i>Per colpa di chi</i>", 1995. Devo dire che qui il cantante emiliano ha fatto un lavoro meno grezzo, rendendo la canzone più sua; le ha regalato un ritornello e un ritmo più riconoscibile ed orecchiabile. In questo caso, la somiglianza è più nella musica e nelle tastiere che nella traccia vocale.</li>
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<b>Ecco quindi la mia personale Top 10 di Joe Cocker:</b> utile, forse, per conoscere qualche canzone in più rispetto ai grandi classici come "<i>Unchain my heart</i>", "<i>You can leave your hat on</i>", "<i>Don't let me be misunderstood</i>", "<i>You are so beautiful</i>" e tante altre. Questa classifica rispecchia molto il periodo in cui l'ho scoperto; per questo motivo sono presenti più canzoni del periodo '80/'90 rispetto ai primi ruggenti anni '70. Inoltre, questa classifica è stata molto utile anche per il sottoscritto: mi ha permesso di fare un interessantissimo ripasso di storia della musica. Ed io ne ho sempre, costantemente, estremamente bisogno.</div>
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<li><b>10) "<i>Don't let the sun go down on me</i>"</b>, album "<i>Night Calls</i>", 1991. Cover dell'omonima canzone di Elthon John, pubblicata nel 1974 nell'album "<i>Caribou</i>". Elton John all'inizio non amava molto questa canzone, più volte ha dichiarato che quando la registrò era incazzato col mondo intero. Fu poi costretto a ricredersi. Il 1991 fu l'anno di questa canzone: lo stesso Elton la cantò live insieme a George Michael e con questo singolo scalò le classifiche di mezzo mondo, proprio quando Joe incise la sua rivisitazione. Oggi se leggi il titolo della canzone pensi principalmente ad Elton e George, che la fecero pop nel midollo. La versione di Joe è più simile all'incisione originale del '74, nella quale si sentono fra i cori le voci dei Beach Boys. La struttura della canzone è particolare: il ritmo parte lentissimo e il ritornello compare solo a metà canzone. Il crescendo però è grandioso, la voce di Joe stacca sempre più e alla fine si ricongiunge al fidatissimo coro femminile di accompagnamento.</li>
<li><b>09) "<i>Love the one you're with</i>"</b>, di questa canzone esiste solo un'incisione live del 1972 e pubblicata nel "<i>Live at L.A</i>." (1976), successivamente inserita nella compilation "<i>Joe Cocker The Legend</i>" (1993). Il motivo di questa rarità mi sfugge, perché è un pezzo davvero fenomenale. In alcuni casi le cover di Joe sono aderenti e rispettose degli originali; altre volte avviene una trasformazione, talvolta radicale. "<i>Love the one you're with</i>" è uno di questi casi. L'originale è una ballata folk del 1970 di Stephen Stills, poi ricantata dal celebre gruppo <b>Crosby, Stills, Nash and Young</b>. Joe Cocker l'ha trasformata in una travolgente ballata soul: sei minuti di epica dove a farla da padrone è il coro che urla le splendide parole del ritornello insieme ad un sapiente uso di tastiere e chitarra elettrica: "<i>And if you can't be with the one you love, honey, love the one you're with!</i>". Consiglio davvero di recuperarla, perché è un pezzo poco conosciuto (nella versione di Joe) che meriterebbe molta più attenzione.</li>
<li><b>08) "<i>Can't find my way home</i>"</b>, album "<i>Night Calls</i>", 1991. Joe Cocker non va sempre a pescare dai grandi classici rock o blues; spesso si rivolge anche al mondo folk. Il super-gruppo <b>Blind Faith</b> è un esempio. <b>Eric Clapton</b>, <b>Steve Winwood</b>, <b>Ginger Baker</b> e <b>Ric Grech</b> diedero vita ad una ballata ipnotica che, nel 1969, fu uno dei primi tentativi riusciti di fusione fra rock e blues in Inghilterra: la chitarra di Clapton e le voci dello stesso unito a quella del compositore Winwood sancirono il suo successo leggendario. La versione '91 di Joe pur senza snaturare l'originale aveva un sound più pop, se così si può definire, e fu maggiormente costruita sulla voce di Cocker, che la ricantò nel '96 (album "<i>Organic</i>") in una versione ancora più blues della precedente: suoni che lasciano spazio a fraseggi che trovi più in un pezzo jazz, la voce ancora più roca del solito, ritmo più lento; fu indubbiamente una versione altrettanto memorabile, anche se più intimista. La versione '91 di Joe Cocker fu inclusa nella colonna sonora del film "<i><b>Benny and Joon</b></i>" con Johnny Depp, 1993.</li>
<li><b>07) "<i>A whiter shade of pale</i>"</b>, album "<i>Luxury you can afford</i>", 1978. Parlare dell'originale dei Procol Harum è quasi inutile. Incisa e pubblicata nel 1967, è una delle canzoni inglesi più ascoltate nella storia delle radio britanniche. Se volete avere idea di come sia il suono per eccellenza di un organo Hammond, qui c'è la sua massima espressione. Il sound derivato da J. S. Bach, unito ad un testo molto particolare, decretarono un successo mondiale e duraturo. Joe Cocker non poteva non offrire una sua reinterpretazione blues. La canzone è molto più lenta, ed anche qui avviene una rivisitazione meno rispettosa dell'originale, ma certamente non meno splendidamente eseguita. I puristi dell'originale gridano allo scandalo perché ritengono che il sound sia stato tradito; quelli di Joe Cocker sostengono che ci si trovi in uno di quei casi in cui la cover supera l'originale. Io penso che si debba anche considerare il periodo in cui Joe l'ha incisa: il 1978 era l'anno in cui il cantante stava vedendo la luce in fondo al tunnel in cui era piombato. La bellezza dell'album "<i>Luxury you can afford</i>" stupì tutti quelli che pensavano che Joe fosse finito. La voce era tornata quella che tutti conoscevano, e la band era davvero di tutto rispetto. L'immancabile coro gospel qui fu la ciliegina sulla torta. Non la ritengo superiore all'originale, ma penso sia una versione quantomeno alla pari, da ascoltare ed apprezzare ugualmente.</li>
<li><b>06) "<i>Up where we belong</i>"</b>, soundtrack "<i>An Officer and a Gentleman</i>", 1982. Ripubblicata successivamente in molte compilation e "<i>Best of...</i>". Duetto con Jennifer Warnes, fu uno dei suoi più grandi successi commerciali. Vinse l'Oscar, il Golden Globe e il Grammy e ottenne la certificazione di disco di platino. Oggi è un classico fra i classici delle <i>Love Song</i> di tutti i tempi, e lo dico senza paura di essere smentito. Come duetto, la canzone funziona egregiamente: ciascun cantante ha il suo spazio, e il ritornello è cantato da entrambi con un'armonizzazione pazzesca. Joe ha giusto tre versi in più rispetto a Jennifer, cantati quasi senza strumenti, a far da raccordo alle ultime ripetizioni del ritornello. Interessante come gli attacchi dei vari ritornelli cambino di volta in volta: per cantarla sulla base originale, va studiata molto bene...</li>
<li><b>05) "<i>Isolation</i>"</b>, album "<i>Unchain my heart</i>", 1987. La versione di Joe è poco conosciuta, anche se inserita in questo album di successo; l'unica volta che l'ha cantata live è stata al concerto "<i>A tribute to John Lennon</i>" tenuto nel 1990. Sì, perché <i>Isolation</i> fu scritta nel 1970 da John Lennon e pubblicata nel suo primo album da solista dopo lo scioglimento dei Beatles. Quello che maggiormente colpisce della canzone è il testo, di un pessimismo quasi brutale. Lennon la compose subito dopo lo scioglimento dei Beatles, e descrisse in modo doloroso il senso di isolamento che stava provando. La canzone è una ballata (triste), lenta, con un crescendo di tono e di rabbia. Non lascia indifferenti. Qui arriva il mio commento di parte: se da un lato il suono del pianoforte di John Lennon è tragicamente fantastico nel suo incedere, l'intera costruzione della versione di Joe Cocker è perfetta, proprio come sound ed atmosfera, nel comunicare il buio di John Lennon. È una canzone da ascoltare più e più volte, in entrambe le versioni. A mio modo di vedere, la cover è superiore all'originale, e di gran lunga, per l'uso della voce di Cocker, qui molto vicino al suo massimo.</li>
<li><b>04) "<i>Night calls</i>"</b>, album "<i>Night Calls</i>", 1991. Questa canzone non è una cover, ma un brano originale scritto apposta per Joe da Jeff Lynne. Ed è un signor pezzo. Mentre scrivevo queste righe, ho provato a leggere in giro un po' di pareri proprio su <i>Night Calls</i> e, di conseguenza, su tutto l'album. È stata una lettura molto istruttiva, perché c'è una disparità di opinioni quasi imbarazzante: si va dal giudizio "ciofeca oscura di un cantante finito da un pezzo" al "un grandissimo ritorno di cantante in grado di sfornare l'ennesimo capolavoro". Va bene la sensibilità di ciascuno, va bene l'opinione personale che rimane indiscutibile, ma questa disparità di opinioni mi ha fatto davvero riflettere. L'ho spiegato in qualche paragrafo più indietro, ma è su questo disco in particolare che si assiste ad una divisione netta dei fan. Diciamocelo: Joe è cambiato; è un "sopravvissuto" (sei decadi di canzoni la dicono lunga) e, pur rimanendo fedele a sé stesso, col tempo si è anche grattato via le spigolosità degli anni '70. Fin dagli anni '80 diceva spesso: "<i>I'm clean now</i>": ora sono pulito. Si riferiva alla droga, all'alcool, al fumo. <b>Personalmente, penso si riferisse anche al suo stile.</b> Gli eccessi giovanili, anche figli di un periodo storico ben definito come lo sono stati gli anni '70, sono stati addolciti. La voce resta vigorosa, graffiante; ma non c'è più l'impeto, la cattiveria, il voler spaccare tutto il mondo con il suo grido. <i>Nigh Calls</i> è anche tutto questo, a mio modo di vedere. Lo definirei un inno alla maturità. Gli appassionati dei <i>seventies </i>non perdonano a Joe la sua deriva pop; io, che quegli anni '80 li stavo vivendo in pieno, mi ci sono invece riconosciuto totalmente. Col tempo ho poi imparato ad apprezzare (e adorare) il Joe incazzato degli esordi. Ma Joe Cocker non è (più) solo quello. Cos'è quindi <i>Night Calls</i>? Una <i>ballad</i>, ma non un lentone; ha il coro gospel, ha un testo malinconico, ha il <i>growl</i>, ha una struttura particolare praticamente priva di ritornello, tutta costruita sulle varie strofe che si susseguono una di fila all'altra. È pop con una profonda anima soul.</li>
<li><b>03) "<i>I stand in wonder</i>"</b>, album "<i>Unchain my heart</i>", 1987. Uno dei miei pezzi preferiti, ed uno fra i meno conosciuti tra i fan. Resta valido parte del discorso fatto per <i>Night Calls</i>: alla fine ci sono solo quattro anni di differenza fra le due canzoni, e lo stile è abbastanza simile. "<i>I Stand in wonder</i>" è, secondo me, il pezzo dove più di ogni altro funziona il connubio fra pop anni '80 e il soul di matrice cockeriana. È un pezzo originale, scritto appositamente per questo album da Eddie Schwartz e David Tyson, due autori e produttori canadesi, che scrissero anche le bellissime "<i>All our tomorrow</i>" e "<i>Two wrongs</i>" inserite nello stesso album. Il sound è davvero d'atmosfera, ed è una commistione di chitarre elettriche, basso costante in sottofondo, batteria e tastiere. Laddove negli anni '70 questa combinazione regalava un suono veemente, qui è melodia raffinata. Pop, appunto. La voce di Joe, meno roca e cavernosa e più patinata, qui fa davvero la differenza. Con questa canzone l'appassionato può divertirsi, al di là dell'ascolto, con il gioco delle citazioni, degli omaggi e del cerchio che si chiude. Abbiamo già incontrato Leon Russel, uno dei primi producer a credere in Joe Cocker prima della disastrosa conclusione del tour "<i>Mad Dogs and Englishmen</i>". Leon nel 1970 portò al successo "<i>Delta Lady</i>" prima di "lasciarla", se così vogliamo dire, a Joe. La "<i>Delta Lady</i>" della canzone aveva un'identità ben precisa: <b>Rita Coolidge</b>, ex-compagna di Leon che nel famoso tour americano fu corista di Joe Cocker. Chris Stainton a parte, fu l'unica persona a legare con Joe in quei due terrificanti mesi. Amica e confidente, da sempre provò un forte sentimento di riconoscenza per Joe, perché quell'esperienza fu importante per la sua crescita artistica: prima col duo country <b>Rita - Kris Kristofferson</b> (noi lo conosciamo più come attore nella saga di <b><i>Blade</i></b>...), poi come solista (di grande successo fu "<i>All Time High</i>", la canzone principale del film di 007 "<b><i>Octopussy – Missione Piovra</i></b>", 1983). E fu l'unica, che io sappia, a coverizzare in modo decisamente rispettoso dell'originale, "<i>I Stand in Wonder</i>" nel suo ultimo singolo nel 1990. Un cerchio che si chiude, appunto.</li>
<li><b>02) "<i>With a little help from my friends</i>"</b>, album omonimo, 1969. In questa personale classifica, mi riferisco alla versione dell'album <i>Joe Cocker Live</i> (1990). Di questo brano ho scritto anche fin troppo. Non aggiungo altro, sarebbe inutile e ridondante.</li>
<li><b>01) "<i>When the night comes</i>"</b>, album "<i>One Night of Sin</i>", 1989. Eccolo, il regalo di Bryan Adams a Joe Cocker. Una brillante canzone rock, molto furba ed orecchiabile, modellata perfettamente sullo stile del cantante britannico. Intro strumentale d'impatto con basso e chitarra elettrica in primo piano, poi struttura classica con strofa e ritornello ripetuti due volte ed intervallati da un bridge strepitoso in cui Joe urla a pieni polmoni le sue parole di speranza verso colei che ama. Il coro gospel finale con il controcanto di Joe Cocker è da spellarsi le mani. "<i>When the night comes</i>" è una canzone figlia degli anni '80, nonché una piccola gemma che andrebbe riscoperta più spesso.</li>
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Un ultimo paragrafo riguarda un po' l'unione delle mie passioni: le sigle televisive e il cantante britannico. Alcune canzoni di Joe Cocker, infatti, sono state usate come sigle di trasmissioni o telefilm; molte altre invece sono state inserite nelle colonne sonore di film di successo. Ecco una breve selezione:</div>
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<li>"<i>With a little help from my friends</i>" (versione 1969) fu la sigla del telefilm "<b><i>Blue Jeans</i></b>" ("<i>The Wonder Years</i>", 1988-1993)</li>
<li>"<i>She came in through the bathroom window</i>" (versione 1970) fu sigla di apertura della trasmissione RAI "<b><i>Avventura</i></b>" del 1969-70. Come sigla di chiusura utilizzarono "<i>A Salty Dog</i>" dei Procol Harum.</li>
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<b>Colonne sonore dei film (in ordine cronologico):</b><br />
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<li><b><i>Ufficiale e gentiluomo</i></b> (1982) – "<i>Up where we belong</i>" (soundtrack del film, 1982)</li>
<li><b><i>9 settimane e 1/2</i></b> (1986) – "<i>You can leave your hat on</i>" (album "Cocker", 1986)</li>
<li><b><i>Big Foot e i suoi amici</i></b> (1987) – "<i>Love lives on</i>" (soundtrack del film, 1987)</li>
<li><b><i>Bull Durham – Un gioco a tre mani</i></b> (1988) – "<i>A woman loves a man</i>" (album "<i>Unchain my heart</i>", 1987)</li>
<li><b><i>Un uomo innocente</i></b> (1989) – "<i>When the night comes</i>" (album "<i>One night of sin</i>", 1989)</li>
<li><b><i>Guardia del corpo</i></b> (1992) – "<i>Trust in me</i>" (reincisa appositamente con Sass Jordan per la soundtrack del film, 1992)</li>
<li><b><i>Vincere insieme</i></b> (1992) – "<i>Feels like forever</i>" (soundtrack del film, 1992, e album "<i>Night calls</i>", solo versione USA, 1992)</li>
<li><b><i>Benny & Joon</i></b> (1993) – "<i>Can't find my way home</i>" (album "<i>Night calls</i>", 1991)</li>
<li><b><i>Carlito's Way</i></b> (1993) – "<i>You are so beautiful</i>" (album "<i>I can stand a little rain</i>", 1974)</li>
<li><b><i>Insonnia d'amore</i></b> (1993) – "<i>Bye bye Blackbird</i>" (album "<i>With a little help from my friends</i>", 1969)</li>
<li><b><i>Blown Away – Follia esplosiva</i></b> (1994) – "<i>Take me home</i>" (album "<i>Have a little faith</i>", 1993)</li>
<li><b><i>A testa alta</i></b> (2004) – "<i>Feelin' alright</i>" (album "<i>Mad Dogs & Englishmen</i>", 1970)</li>
<li><b><i>La ricerca della felicità</i></b> (2006) – "<i>Feelin' alright</i>" (album "<i>Mad Dogs & Englishmen</i>", 1970)</li>
<li><b><i>Across the Universe</i></b> (2007) – "<i>Come together</i>" (soundtrack del film, e successivamente contenuta nell'album "<i>Hymn for my Soul</i>", 2007) Qui Joe fa anche un'apparizione come attore.</li>
<li><b><i>Iron Man 2</i></b> (2010) – "<i>California Love</i>", canzone di 2Pac che contiene un campionamento di "<i>Woman to Woman</i>" (album "<i>Joe Cocker</i>", 1972)</li>
<li><b><i>Flight</i></b> (2012) – "<i>Feelin' alright</i>" (album "<i>Mad Dogs & Englishmen</i>", 1970)</li>
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Non ho idea dell'effetto che questo scritto susciterà in chi avrà il coraggio di leggerlo: ma se anche una sola persona – una! – mi dirà: "Grazie, mi hai fatto (ri)scoprire un Grande della musica", beh, potrò ritenermi soddisfatto. Da parte mia, resta solo un grosso rammarico: per tanti motivi non sono mai riuscito ad assistere ad un suo concerto. In Italia Joe è arrivato più volte, la prima nel 1970 a Milano. Ci ritornò negli anni '90 al Teatro Smeraldo di Milano ma, per un liceale come me, i soldi del biglietto allora erano sembrati uno sproposito: "Ci andrò, prima o poi!". Di occasioni ce ne sono state, ma la mia pigrizia e il mio disinteresse verso i concerti in generale hanno fatto sì che li mancassi tutti. Ultimamente ci speravo e mi ripromettevo: "Al prossimo, ci sarò!" Purtroppo non sarà così, e questo è un enorme rimpianto che mi porterò dietro per troppo, troppo tempo. Se c'è anche una sola, remota possibilità di afferrare al volo un'opportunità, mai lasciarsela scappare, anche a costo di sacrifici: sarà ben peggiore affrontare il rimpianto successivo.</div>
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<b>Crediti:</b></div>
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Gran parte di questo scritto è frutto della mia memoria e delle mie considerazioni personali; informazioni nozionistiche come date, album e titoli sono state prese da Wikipedia o dal retro dei miei CD; alcuni aneddoti particolari sulla vita di Joe sono invece stati presi dalla sua unica biografia autorizzata "<i>Joe Cocker: The Authorised Biography</i>" di <b>J.P. Bean</b> (Virgin Books, 2004).</div>
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Ringrazio Anna per il suo insostituibile supporto e per le sue acute osservazioni e correzioni.</div>
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L'immagine di copertina è una rielaborazione personale della foto originale "<i>Joe Cocker in Sochi, 2011</i>" pubblicata su Wikimedia Commons, di proprietà dell'utente Ivana Ivanova. La foto è licenziata in base ai termini della licenza Creative Commons – Condividi allo stesso modo.</div>
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Il file originale si trova a questo indirizzo:</div>
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https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Joe_Cocker_Sochi.JPG</div>
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Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-50431379766032325582017-10-13T10:44:00.002+02:002020-06-04T23:01:16.956+02:00[Speciale] Makoto Shinkai | Monografia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-9NNrpP7v2UU/WdTTqQNgnmI/AAAAAAAACTc/85be7wUXJfoseIVGhI6WaQ9Iyt21MTkUwCEwYBhgL/s1600/Makoto_Shinkai_Cover.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="670" data-original-width="1190" height="225" src="https://3.bp.blogspot.com/-9NNrpP7v2UU/WdTTqQNgnmI/AAAAAAAACTc/85be7wUXJfoseIVGhI6WaQ9Iyt21MTkUwCEwYBhgL/s400/Makoto_Shinkai_Cover.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Your Name.</i> di Makoto Shinkai, immagine di presentazione</td></tr>
</tbody></table>
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<span style="font-size: large;"><b><a href="https://drive.google.com/file/d/1qlAEI25wE2LfiYlP12OtD_x_N3YKprGH/view?usp=sharing" target="_blank">Articolo interamente scaricabile in PDF</a></b></span></center>
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<span style="font-size: x-small;"><b><br /></b></span></center>
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<span style="font-size: x-small;"><b>N.B. Nota prima di partire: in giro per l'articolo ci sono tutte immagini cliccabili e, dove possibile, in alta risoluzione, per permettere una migliore visione possibile della qualità sbalorditiva delle produzioni di Shinkai. Leggendo capirete.</b></span></center>
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<span style="font-size: x-small;"><b><br /></b></span></center>
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<span style="font-size: x-small;">Revisione v1.01 - 16 Ottobre 2017</span></center><center style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">Revisione v2.01 - 04 Giugno 2020 -> <b><font color="#b51200">disponibile il nuovo PDF aggiornato!</font></b></span></center>
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<span style="font-size: x-small;"><b><br /></b></span></center>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-dvXag-xP_KM/WdTTqrlCkQI/AAAAAAAACTg/gBr52ntgxx4bFOmMBJvMgI6wN-3STvNOwCEwYBhgL/s1600/Makoto_Shinkai_Foto.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="133" src="https://1.bp.blogspot.com/-dvXag-xP_KM/WdTTqrlCkQI/AAAAAAAACTg/gBr52ntgxx4bFOmMBJvMgI6wN-3STvNOwCEwYBhgL/s200/Makoto_Shinkai_Foto.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Makoto Shinkai in persona.</td></tr>
</tbody></table>
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Nel mese di febbraio 2017 il film d'animazione giapponese <b><i>Your Name.</i></b> (2016) di <b>Makoto Shinkai</b> ha ufficialmente e definitivamente superato <b><i>La città incantata</i></b> di <b>Hayao Miyazaki</b> nella classifica dei maggiori incassi di un film <i>anime</i> nel mondo, classifica dominata dal film dello Studio Ghibli fin dalla sua uscita nel 2001. È ovvio et scontato che, di fronte ad un risultato del genere, i riflettori di tutto il pianeta (ma che dico, del multiverso) si siano puntati sul regista Makoto Shinkai; molti, nello spellarsi le mani in roboanti applausi, si sono prodigati nel definirlo il <i>Nuovo Miyazaki</i>, figura che il Giappone intero sta aspettando da quando il Maestro ha annunciato il ritiro nel 2013 <span style="color: red; font-size: x-small;"><b>[1]</b></span>. Incuriosito dal risultato eclatante di <i>Your Name.</i>, ho voluto lanciarmi nella visione di tutta la sua produzione per capire quanto sia sensato l'accostamento al Maestro.</center>
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Nato nella prefettura di Nagano nel 1973, dopo l'università (letteratura giapponese) Shinkai è stato assunto nel 1995 come <i>graphic designer</i> in un'azienda produttrice di videogiochi (<b>Falcom</b>). Negli anni successivi il ragazzo realizza che il suo sogno è buttarsi nel mondo degli <i>anime</i> e dei manga, sua grande passione mai sopita nel tempo. Dopo un primo tentativo con <b><i>Other Worlds</i></b> ("Tooi Sekai", 1998) nel 1999, tutto da solo, produce, disegna e dirige un cortometraggio di pochi minuti, <b><i>Lei e il gatto</i></b> ("<i>Kanojo to kanojo no neko</i>"). Le critiche positive ricevute lo incentivano a proseguire su questa strada. Il tempo di trovare fondi e sponsor, dopo sette mesi di duro lavoro, utilizzando un Power Mac G4 con LightWave, Adobe Photoshop, Adobe After Effects e Commotion DV, nel 2002 se ne esce con <b><i>La voce delle stelle</i></b> ("<i>Hoshi no koe</i>"), un cortometraggio di 25 minuti dal tema fantascientifico. La critica lo acclama - vince molti premi - e il DVD entra nella Top 100 dei più venduti di quell'anno. Shinkai capisce che questa è la sua strada, si licenzia dalla Falcom e firma un contratto con la <b>CoMix Wave Inc.</b> (diventata nel 2007 <b>CoMix Wave Films</b>) che già l'aveva sostenuto con <i>La voce delle stelle</i> e che, da allora, è diventata lo studio di produzione di tutti i suoi lavori. Negli anni a seguire ha prodotto e diretto diversi medio e lungometraggi, dimostrando una costante e progressiva crescita e maturazione.</center>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-YHcbXtn3U1A/WdTTqwXszHI/AAAAAAAACTk/pdompnWZkXwsKfVY0ulhnd6aUbI-PCsBACEwYBhgL/s1600/Makoto_Shinkai_Petali.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="112" src="https://4.bp.blogspot.com/-YHcbXtn3U1A/WdTTqwXszHI/AAAAAAAACTk/pdompnWZkXwsKfVY0ulhnd6aUbI-PCsBACEwYBhgL/s200/Makoto_Shinkai_Petali.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Temi (1) Petali</td></tr>
</tbody></table>
Cosa fa di Makoto Shinkai un autore di successo? Cerchiamo di capirlo con le sue opere. Dato che non sono molte - e alcune sono di breve durata - non è stato un grosso problema immolarmi per voi e spararmele tutte. Di conseguenza, questo speciale diventerà bello lungo e corposo, mettetevi comodi, salvatelo per una lettura offline, <a href="https://drive.google.com/file/d/1qlAEI25wE2LfiYlP12OtD_x_N3YKprGH/view?usp=sharing" target="_blank"><b>scaricate la versione PDF</b></a> o, se siete abituati a paragrafi monorigo, andate pure su un altro sito, perché vi tedierò oltremodo. <span style="text-align: left;">Proseguo esattamente in ordine cronologico per arrivare al suo film più acclamato (<i>Your Name.</i>), e finire con l’ultimo uscito nel 2019, <i><b>Weathering with you</b></i>, non perché fa figo o per creare suspense, ma per sottolineare la sua crescita come autore. Proseguendo nella lettura (o nella visione, io ovviamente vi suggerisco il secondo metodo), si potrà notare come ci siano alcuni temi ricorrenti nella sua produzione.</span></center>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-BRKt-KqyT04/WdTTrshZAaI/AAAAAAAACTo/8QwsMWu5pLMcpg8oPfo_XNZTtpkNXUkXgCEwYBhgL/s1600/Makoto_Shinkai_Pioggia.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="112" src="https://3.bp.blogspot.com/-BRKt-KqyT04/WdTTrshZAaI/AAAAAAAACTo/8QwsMWu5pLMcpg8oPfo_XNZTtpkNXUkXgCEwYBhgL/s200/Makoto_Shinkai_Pioggia.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Temi (2) </span>Pioggia</td></tr>
</tbody></table>
Partendo dal doveroso presupposto che lui è sceneggiatore, disegnatore, regista, montatore e curatore degli effetti speciali di tutti i suoi film, non si può non ribadire quanto essi siano autoriali: la sua impronta, il suo ego, i suoi marchi di fabbrica sono impressi col fuoco ed è proprio per questo che si può riconoscere al volo un lavoro come suo quando ne vedi uno. Questa caratteristica presenta dei pro e dei contro, ovviamente. Teniamo sempre presente una cosa, però: lui nasce come artista e disegnatore, la ricerca dell'estetica diventa la naturale conseguenza del suo percorso al punto che, spesso, sovrasta la narrazione e la scrittura in generale. Makoto è inoltre un romantico - dategli voi l'accezione che preferite, perché valgono tutte allo stesso modo - e ama raccontare di incontri, destino, distanza, incomunicabilità (tema ricorrente negli <i>anime</i>, a dire il vero), spesso circondati da una spruzzatina di fantascienza. I suoi personaggi sono il più delle volte archetipi, ma non è necessariamente un aspetto negativo: data la brevità media delle sue produzioni, facilita la fruizione e l'immedesimazione da parte dello spettatore.</center>
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Giusto per dare un'infarinatura generale del suo stile, questi sono i temi generali e gli elementi di stile preponderanti che incontriamo spesso nei suoi film:</center>
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</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-BaKQ4JJCoDY/WdTTr-IH5yI/AAAAAAAACTs/BOXfxaXcKdIv8wOW_Q1-ih7FY_ZqvtaDQCEwYBhgL/s1600/Makoto_Shinkai_Treno.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-BaKQ4JJCoDY/WdTTr-IH5yI/AAAAAAAACTs/BOXfxaXcKdIv8wOW_Q1-ih7FY_ZqvtaDQCEwYBhgL/s320/Makoto_Shinkai_Treno.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Temi (3) </span>Treni</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<ul>
<li>C'è un lui e c'è una lei. La relazione può essere tormentata, può arrivare ad una conclusione oppure no, ma il percorso che la contraddistingue è funestato da elementi che rendono difficile il suo compimento. Le opere sono dunque ammantate da <b>romanticismo</b> e <b>sentimentalismo</b>.</li>
<li>Gli ostacoli sono spesso dati dal <b>tempo</b> e dalla <b>distanza</b>: comunicare quando entrambi i fattori si dilatano diventa un'impresa ardua.</li>
<li><b>Treni</b>. Treni ovunque, nel presente, nel passato, nel futuro, Shinkai ci piazza sempre uno o più mezzi su binari; a volte è solo di contorno (<i><b>Il giardino delle parole</b></i>, <i><b>Oltre le nuvole, il luogo promessoci</b> e Weathering with you</i>), altre volte diventa attore non protagonista (<i><b>5 cm al secondo</b></i>) o il teatro di una scena di grande pathos (<i>Your Name.</i>), ma il treno c'è sempre. D'altronde, se il tema della distanza diventa un punto focale della visione, il treno è un valido mezzo per affrontarla, nel bene e nel male.</li>
<li><b>Uccelli</b>. Niente Hitchcock, eppure Shinkai li piazza almeno una volta per film. Potrei partire con discorsi filosofici sul significato del <b>volo</b> anzi, ero già pronto con il pippone assoluto, ma ci ha pensato Shinkai stesso a smontare ogni teoria al riguardo: mette gli uccelli in volo solo perché "fa figo". Segnatevela, questa risposta disarmante è un chiaro indicatore della mentalità del Nostro.</li>
<li>La <b>pioggia</b>. Il simbolismo <i>malinconia = pioggia</i> viene saccheggiato a piene mani. Come il treno, la pioggia può essere un semplice elemento di contorno o addirittura il principale pretesto narrativo per mettere in moto gli eventi (<i>Il giardino delle parole</i>), o addirittura il centro focale dell’intera narrazione (<i>Weathering with you</i>), ma c'è sempre. Chiaramente è un aspetto che troviamo spesso negli <i>anime</i>, dato che in Giappone, come nella gran parte del sud-est asiatico, esiste la stagione della pioggia. Altri elementi, spesso di contorno, sono la neve e i petali di ciliegio che cadono dagli alberi. Facile notare come ciascuno di questi elementi contraddistingua in modo netto una stagione (pioggia = estate, neve = inverno, petali = primavera, foglie = autunno). L'alternanza, anche veloce, degli agenti atmosferici diventa il mezzo più semplice per fare intuire allo spettatore balzi temporali anche consistenti.</li>
<li><b>Fantascienza</b> o <b>elementi fantastici</b>: non è presente nella totalità delle sue opere, ma nella maggior parte sì. Ad essere più precisi, se un'opera è priva di elementi fantascientifici, diventa esageratamente realistica, con una attenzione al particolare e al quotidiano prossima al maniacale. Diciamo che, per Shinkai, difficilmente esistono vie di mezzo.</li>
<li>Lo <b>stile musicale</b> adottato prevede, il più delle volte, un incedere lento di pianoforte accompagnato da pochi altri strumenti; il suono generale evoca malinconia, tristezza, drammaticità. Vi confesso che al terzo film con lo stesso stile mi sono frantumato i maroni: la musica diventa stancante e talvolta irritante. Spesso verso tre quarti o alla fine della storia, viene piazzata una canzone pop d'effetto, a volte funzionale, a volte molto meno. Gran parte delle composizioni dei primi film sono state affidate a Tenmon, amico di sempre di Shinkai, nonché un nome che imparerete presto a temere. La svolta pop si è avuta con <i>Your Name.</i>, in cui sono stati chiamati i rocker giapponesi <b>Radwimps</b>, confermati anche con il successivo <i>Weathering with you</i>. La strada non è più quella malinconica e straziante di Tenmon, ma quella frizzante del j-pop-rock mainstream che strizza l’occhio ad un pubblico più vasto.</li>
<li>Lo <b>stile visivo</b>, uno dei migliori fra le produzioni <i>anime</i> attuali: prima di tutto per il perfetto uso dei colori e dei contrasti cromatici; chi parla di quadri in movimento non esagera per nulla. In secondo luogo, per l'ottimo uso di computer graphic e disegno manuale, integrati fra loro senza stacchi tra una sequenza e l'altra. </li>
<li>Due fonti di ispirazione su tutte: il regista <b>Hayao Miyazaki</b>, ovviamente, e lo scrittore <b>Haruki Murakami</b>. Del primo è inutile aggiungere altro, sul secondo tornerò più avanti, insieme al commento finale dopo tutte le recensioni dei film. Recentemente, Shinkai ha apertamente dichiarato un terzo nome: <b>Hideaki Anno</b> che, con il suo <b><i>Neon Genesis Evangelion</i></b>, ha creato una pietra miliare dell'animazione giapponese.</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-w3nujQrIKMw/WdTTsITxc6I/AAAAAAAACWI/DbgTry4DWjsK_ylb5361R4XjiS00PW6GACEwYBhgL/s1600/Makoto_Shinkai_Uccelli.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://2.bp.blogspot.com/-w3nujQrIKMw/WdTTsITxc6I/AAAAAAAACWI/DbgTry4DWjsK_ylb5361R4XjiS00PW6GACEwYBhgL/s400/Makoto_Shinkai_Uccelli.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: 12.8px;">Temi (4) </span>Uccelli</td></tr>
</tbody></table>
<div>
Per riferimento, ecco la sua breve filmografia in ordine cronologico:</div>
</center>
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<b><br />
</b></center>
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<b>1999</b> - <b><i>Lei e il gatto</i></b> ("<i>Kanojo to kanojo no neko</i>") | <span style="font-size: x-small;">OAV, cortometraggio</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2002</b> - <b><i>La voce delle stelle</i></b> ("<i>Hoshi no koe</i>") | <span style="font-size: x-small;">OAV, cortometraggio</span></center>
<div>
<b>2004</b> - <b><i>Oltre le nuvole, il luogo promessoci</i></b> ("<i>Kumo no mukō, yakusoku no basho</i>") | <span style="font-size: x-small;">Lungometraggio</span></div>
</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2007</b> - <b><i>5 cm al secondo</i></b> ("<i>Byōsoku go senchimētoru</i>") | <span style="font-size: x-small;">Mediometraggio</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2011</b> - <b><i>Viaggio verso Agartha / I bambini che inseguono le stelle</i></b> ("<i>Hoshi o ou kodomo</i>") | <span style="font-size: x-small;">Lungometraggio</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2013</b> - <b><i>Someone's Gaze</i></b> ("<i>Dareka no Manazashi</i>") | <span style="font-size: x-small;">Cortometraggio</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2013</b> - <b><i>Il giardino delle parole</i></b> ("<i>Kotonoha no Niwa</i>") | <span style="font-size: x-small;">Mediometraggio</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2016</b> - <b><i>Your Name.</i></b> ("<i>Kimi no na wa</i>") | <span style="font-size: x-small;">Lungometraggio</span></center>
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<center style="text-align: justify;"><b>2019</b> - <b><i>Weathering with you - La ragazza del tempo</i></b> ("<i>Tenki no ko</i>") | <span style="font-size: x-small;">Lungometraggio</span></center><center style="text-align: justify;"><b><br /></b></center><center style="text-align: justify;">
<b>
Nota pseudo-redazionale:</b> contrariamente ad altre mie recensioni, qui ho inserito spoiler pesanti, al punto da arrivare a spiegare anche il finale di alcune storie. Questa è una scelta ponderata e voluta e la motivazione è semplice: spesso si parla di corto e mediometraggi con un messaggio ben chiaro, recensirli senza spiegarli diventa per me molto difficile. Vi ho avvisati - ad inizio di ogni recensione segnalo comunque se lo spoiler è pesante o leggero. Ho cercato di suddividere ogni recensione in sotto-paragrafi, vi basti sapere che, per evitare lo spoiler, è sufficiente volare alla relativa sezione <b>Commento</b>. Se invece la cosa diventa troppo tediosa, potete saltare direttamente al paragrafo <b>Conclusioni</b>, in fondo all'intero articolo.</center>
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Partiamo!</center>
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<br />
</center><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img height="334" src="https://lh5.googleusercontent.com/2YqM1Kw5kVOxDLQVgloYW-9Xwd2C300xZld5nF9QLyPFXBZYVen9kPQkgWo2mVuDq1p8D_5Du19OPsjmmhHlf3oH9Cb11FCjWQ_YNzsP0aCNKEoNVYEnvepZQ9H4qgZV2aC5TYmn" style="margin-left: auto; margin-right: auto; margin-top: 0px;" width="594" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dettagli incredibili (<i>Weathering with you</i>)<br /></td></tr></tbody></table><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img height="339" src="https://lh3.googleusercontent.com/XLr70EpsAkqcuuYFoLLglPOl26ToPMtfRoyQtlUN2w4IXjeRKuAJ81GOQnSJcfUzHLhNDsImYbVK3uY4W_GeOIJfwEaBRivYT_VKgZoBPExvruTO80vEwsTvdVKjfXLeZunx8GGB" style="margin-left: auto; margin-right: auto; margin-top: 0px;" width="602" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La pioggia (<i>Weathering with you</i>)</td></tr></tbody></table><br />
</center>
<hr />
<h3>
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<b></b></center>
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<b>1999</b> - <b><i>Lei e il gatto</i></b> <span style="font-weight: normal;">("<i>Kanojo to kanojo no neko</i>")</span></center>
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<span style="font-weight: normal;"><b style="color: red; font-size: medium;"><br />
</b></span></center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><b style="color: red; font-size: medium;">Livello di spoiler: MICRO [come il cortometraggio]</b></span></center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-_Mj_ad2PI6k/WdTTpm5OINI/AAAAAAAACWI/fKGwGGwayk8g153SCw4pJtkDTTuzvai3gCEwYBhgL/s1600/Lei_e_il_gatto_01.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="394" data-original-width="700" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-_Mj_ad2PI6k/WdTTpm5OINI/AAAAAAAACWI/fKGwGGwayk8g153SCw4pJtkDTTuzvai3gCEwYBhgL/s320/Lei_e_il_gatto_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fotogramma da <i>Lei e il gatto</i>.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Cortometraggio di neanche cinque minuti, in bianco e nero, con animazioni minimaliste e voce fuori campo che spiega quello che vediamo. Cosa ha di particolare? L'io narrante è quello del gatto, il vero protagonista della storia. In realtà in <b><i>Lei e il gatto</i></b> non c'è una storia vera e propria, ma cinque micro-capitoli di un minuto ciascuno in cui il gatto racconta la situazione che sta vivendo in quel momento: il suo arrivo nella nuova casa, il suo "innamoramento" verso la padrona, che vediamo sempre di spalle o col volto nascosto da ombre e capelli, i problemi (non si sa di quale tipo) della ragazza e le sue difficoltà quotidiane. Cinque minuti sono poco o nulla per capire un autore, anche se in questo primo lavoro vero e proprio ci sono già i germogli dei temi che Shinkai svilupperà più approfonditamente in seguito. <i>Lei e il gatto</i> non è niente di più di una visione lieve e passeggera, che non lascia il segno e che vi consiglio di vedere solo se siete in preda al nozionismo puro molesto e volete barrare la casella "VISIONATO" su tutti i lavori di Shinkai, inclusi i rutti unplugged.</center>
<center style="text-align: justify;">
Data la natura del corto, è inutile e fuori luogo darne una valutazione.</center><center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;">Segnalo che nel 2016 è uscita in Giappone una miniserie di quattro episodi ispirata alla storia originale di Shikai, in cui viene il rapporto tra la padrona e il gatto viene sviluppato in modo più approfondito. Titolo originale: <b><i>Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows</i></b> (<i>Lei e il gatto: tutto scorre</i>).</center><div><br /></div></center>
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</center>
<hr />
<h3>
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<b></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b></b></center>
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<b>2002</b> - <b><i>La voce delle stelle</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Hoshi no koe</i>")</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><br /></span></center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-IY72w2OihfY/WdTXQADnCLI/AAAAAAAACWU/hILD78yFRPIdac_VvOzvza1Qn9JjFDZawCLcBGAs/s1600/La_voce_delle_stelle_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1450" data-original-width="1018" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-IY72w2OihfY/WdTXQADnCLI/AAAAAAAACWU/hILD78yFRPIdac_VvOzvza1Qn9JjFDZawCLcBGAs/s320/La_voce_delle_stelle_Locandina.jpg" width="224" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina della edizione DVD d/visual</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><span style="font-size: small;">Livello di spoiler: ASSENTE [non succede una cippa, andate tranquilli]</span></b></center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-7cTXa1kph6Q/WdTTo78tKqI/AAAAAAAACWI/UOqvpEb1WToypQjNk2_LaWdv_r6YOnxBgCEwYBhgL/s1600/La_voce_delle_stelle_01.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="949" data-original-width="1414" height="214" src="https://4.bp.blogspot.com/-7cTXa1kph6Q/WdTTo78tKqI/AAAAAAAACWI/UOqvpEb1WToypQjNk2_LaWdv_r6YOnxBgCEwYBhgL/s320/La_voce_delle_stelle_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ok, gli sfondi sono già strepitosi adesso...</td></tr>
</tbody></table>
Ahia, questo è invecchiato male.</center>
<center style="text-align: justify;">
Ricordo benissimo come, quindici anni fa, esaltato dal risultato ottenuto dal lavoro di una sola persona, avessi guardato <b><i>La voce delle stelle</i></b> con un occhio di riguardo. E credo anche che mi fosse piaciuto parecchio, l'idea che un povero disgraziato si fosse messo di buzzo buono per tirare fuori un prodotto simile tutto con le sue sole forze aveva fatto sì che le sue magagne scomparissero quasi del tutto. Ora che l'ho rivisto per scrivere questo articolo, non posso che scuotere la testa sconsolato. <i>La voce delle stelle</i> è un lavoro davvero molto ingenuo, con degli ottimi spunti, ma che naufraga in uno svolgimento macchinoso e privo di una reale conclusione. Anche il <i>character design</i>, soprattutto dei personaggi, è approssimativo e ancora troppo grezzo per poter essere confrontato con una produzione più blasonata. L'idea di partenza non è male: la Terra è in guerra con i Tarsian, una razza aliena brutta e cattiva; i paladini del bene lanciano una flotta per combatterli e in particolare l'astronave Lysithia è diretta sul pianeta madre per farla finita una volta per tutte. <b>Mikako</b> e <b>Noboru</b> sono due ragazzi che stanno insieme, ma presto dovranno separarsi: lei è stata scelta come pilota di <i>mech </i>per combattere il nemico e viene spedita proprio sulla Lysithia. Il resto della storia è un susseguirsi di messaggi tra loro due, che impiegheranno sempre più tempo per raggiungere la destinazione man mano che la distanza tra loro aumenterà, fino a quando un messaggio impiegherà 8 (otto) anni per arrivare, inviato da lei adolescente e arrivato sulla Terra a lui adulto. Tra un messaggio e l'altro, lei continuerà a combattere il nemico a bordo del suo <i>mech </i>in un tripudio di esplosioni, missili, spade laser e azioni evasive.</center>
<center style="text-align: justify;">
Non abbiate paura di spoiler con <i>La voce delle stelle</i>, la storia qui è solo un bieco pretesto per giustificare una serie di frasi da Baci Perugina unite a sequenze di combattimenti che, considerando il fatto che sono stati tutti realizzati da una sola persona, ti fanno esclamare qualcosa del tipo: "Vacca boia, complimenti all'autore!"</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-mS37yN2f6-c/WdTTo8OqcZI/AAAAAAAACWI/hJQZPxpz6U8-iNSZtHvWa9foe-bgrOPIQCEwYBhgL/s1600/La_voce_delle_stelle_02.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-mS37yN2f6-c/WdTTo8OqcZI/AAAAAAAACWI/hJQZPxpz6U8-iNSZtHvWa9foe-bgrOPIQCEwYBhgL/s320/La_voce_delle_stelle_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mikako alla guida del <i>mech</i> con la divisa da scolaretta...</td></tr>
</tbody></table>
La storia, purtroppo, è quella che manca, e non sarà la prima volta per Makoto Shinkai. L'intera operazione è avvolta da un quasi simpatico velo di ingenuità: ridicolo che Mikako <span style="font-size: xx-small;">(addosso) </span>combatta sul <i>mech</i> vestita con la divisa della scuola e non in tuta da pilota (come un qualunque <i>anime</i> di robottoni anni '70 e '80 insegna); snervanti le sequenze statiche - per ovvi motivi di lavorazione tecnica - in cui la voce fuori campo "legge" il contenuto dei messaggi; irritante, infine, il contenuto degli stessi messaggi, sdolcinati pur non raggiungendo vette diabetiche, che stonano inseriti in un contesto di combattimenti tra robot. <i>La voce delle stelle</i> è, chiaramente, un lungo esercizio di stile resosi necessario a Shinkai per brillare di luce propria e farsi notare in un sempre affollato panorama di produzioni professionali.</center>
<center style="text-align: justify;">
Proprio per la sua unicità e peculiarità, non mi sento di dare una valutazione al corto: oggettivamente sarebbe insufficiente, ma non ha senso bocciare in modo così netto il risultato straordinario ottenuto dal regista - lui e solo lui - agli esordi.</center>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-9W5FaVmSrW0/WdTTp_PsrAI/AAAAAAAACWI/0G6lad2MM5wWUOgRJ79PKjtvBygv877hACEwYBhgL/s1600/La_voce_delle_stelle_03.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="895" height="214" src="https://3.bp.blogspot.com/-9W5FaVmSrW0/WdTTp_PsrAI/AAAAAAAACWI/0G6lad2MM5wWUOgRJ79PKjtvBygv877hACEwYBhgL/s320/La_voce_delle_stelle_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mech e pioggia in un colpo solo. Grande combo!</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
</center>
<hr />
<h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2004</b> - <b><i>Oltre le nuvole, il luogo promessoci</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Kumo no mukō, yakusoku no basho</i>")</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><br /></span></center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-e9JvvgLw33o/WdTTzm-Q3LI/AAAAAAAACWI/Io39zykAT8sk797Ei7nRbeZa23S6EoOYgCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="525" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-e9JvvgLw33o/WdTTzm-Q3LI/AAAAAAAACWI/Io39zykAT8sk797Ei7nRbeZa23S6EoOYgCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_Locandina.jpg" width="224" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione Nexo per il cinema</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b style="color: red; font-size: 18.72px;">Livello di spoiler: UHM [trama generica senza nulla svelare del finale]</b></center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-kKJeT8ZYqQQ/WdTTun7KtFI/AAAAAAAACWI/xjW9AQVfv34PWjMKtlTA8rYHLPbW1B4zACEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_01.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1132" data-original-width="1600" height="226" src="https://4.bp.blogspot.com/-kKJeT8ZYqQQ/WdTTun7KtFI/AAAAAAAACWI/xjW9AQVfv34PWjMKtlTA8rYHLPbW1B4zACEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Altra splendida immagine tratta dal film.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Non ci resta, a questo punto, che aspettare al varco Shinkai con il suo primo lavoro di un certo spessore, che arriva nel 2004 con <i>Oltre le nuvole, il luogo promessoci</i> (traduzione letterale del titolo originale), lungometraggio di un'ora e mezza. Ah, <b>l'ucronia</b>! Uno dei miei generi fantascientifici preferiti, l'ucronia ci racconta cosa succederebbe se un evento del passato avesse avuto uno svolgimento ben diverso da quello che la Storia ci insegna. Giusto per darvi qualche esempio letterario, permettetemi di citare <b>Harry Turtledove</b> con <i>Invasione Anno Zero</i> (1994, con i relativi seguiti) che racconta di come, durante la II Guerra Mondiale, avvenga una rovinosa invasione di alieni simili a grosse lucertole bipedi che sconvolge l'intero pianeta; <b>Philip K. Dick</b> (<i>La svastica sul sole</i>, 1962) e <b>Robert Harris</b> (<i>Fatherland</i>, 1992), che immaginano ipotetici anni '60 in cui la Germania ha vinto la Guerra e il nazismo impera su tutta l'Europa. Come noterete, l'ucronia ha bellamente attinto dal pentolone della II Guerra Mondiale, divenuto uno dei suoi temi più gettonati, forse anche abusati; nella stessa direzione va <i>Oltre le nuvole</i>: Shinkai immagina come, alla fine della Guerra, il Giappone sia stato diviso in due parti, quella meridionale controllata dagli Stati Uniti e quella settentrionale dall'Unione (chiaro riferimento all'Unione Sovietica). Chi ha detto: Chi ha detto: "Ehi, è come le due Coree?". Durante i nuovi ipotetici Anni '90 il Giappone inizia il processo di unificazione, ma l'isola di Hokkaido (ribattezzata Ezo) continua a resistere; per mano dell'Unione viene eretta una torre enorme, talmente alta ed imponente da poter essere visibile perfino da Tokyo. Nessuno sa a cosa serva e il perché sia stata costruita.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--b4SzWaw-8s/WdTTzckcB_I/AAAAAAAACWI/3TGAXZM6aF8wxjAqWpKgTmFIrGqX0mCogCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_09.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/--b4SzWaw-8s/WdTTzckcB_I/AAAAAAAACWI/3TGAXZM6aF8wxjAqWpKgTmFIrGqX0mCogCEwYBhgL/s200/Oltre_le_nuvole_09.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Hiroki e Takuya</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
La storia inizia con queste premesse e si focalizza su <b>Hiroki</b> Fujisawa e <b>Takuya </b>Shirakawa, due bambini prodigio, geni <span style="font-size: xx-small;">(e figli)</span> della tecnica, che hanno un grande sogno: riuscire a riadattare un velivolo da loro ritrovato, col quale raggiungere la Torre di Ezo e scoprirne il misterioso segreto. La compagna di scuola <b>Sayuri</b> Sawatari, palesemente nonché ovviamente innamorata del ribelle Hiroki, si unisce al gruppo e viene coinvolta nel loro grande sogno. Quando finisce l'estate del loro ultimo anno di scuola, Sayuri scompare improvvisamente senza lasciare tracce e i due ragazzi in preda allo sconforto si separano, abbandonando il loro folle progetto; li ritroviamo tre anni dopo, il freddo e calcolatore Takuya è diventato uno scienziato che studia il fenomeno degli universi paralleli, l'impulsivo Hiroki si è trasferito a Tokyo per dimenticare, senza riuscirci, Sayuri. Presto, però, la situazione degenera: una nuova guerra di indipendenza contro l'Unione è alle porte, e giungono notizie frammentate sulla povera ragazza, ricoverata in un ospedale militare ed in piena narcolessia a causa della quale non riesce più a svegliarsi. Un sogno ricorrente di Hiroki che vede la ragazza sola, abbandonata in una struttura mistica e fuori dalla realtà, accende una nuova scintilla nel ragazzo: e se quello non fosse un semplice sogno, ma una sorta di interconnessione con Sayuri?</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-fXUo_rCGhfI/WdTTy_yRbKI/AAAAAAAACWI/LzEOwmdKWTkhYAQrc9DCkdbmdjCoPFMtQCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_07.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="756" data-original-width="1344" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-fXUo_rCGhfI/WdTTy_yRbKI/AAAAAAAACWI/LzEOwmdKWTkhYAQrc9DCkdbmdjCoPFMtQCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'ultimo saluto tra i tre protagonisti.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EEsLSRn2Vvc/WdTTzIaH_xI/AAAAAAAACWI/OQjMG4gP3QcrybwI_Kr0PhJRARo0QYolwCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_08.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-EEsLSRn2Vvc/WdTTzIaH_xI/AAAAAAAACWI/OQjMG4gP3QcrybwI_Kr0PhJRARo0QYolwCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_08.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Struggente, nevvero?</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b><br />Commento</b></center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-02e3hwBW51w/WdTTv408R4I/AAAAAAAACWI/MV-HI_cefkQ4pwcj_6Xz_fd-_IKCVLzUwCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_03.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1224" data-original-width="1600" height="244" src="https://3.bp.blogspot.com/-02e3hwBW51w/WdTTv408R4I/AAAAAAAACWI/MV-HI_cefkQ4pwcj_6Xz_fd-_IKCVLzUwCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Notare la qualità degli sfondi, già ora strepitosa.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<i>Oltre le nuvole</i> parte da una premessa molto interessante, ma presto abbandona la sua attenzione all'ambientazione e al mondo alternativo creato, per soffermarsi sulle vicende dei due ragazzi, costretti dalle circostanze a ritrovarsi ed unire le loro forze. I temi tanto cari a Shinkai affiorano tutti: salti nel tempo a livello narrativo, comunicazione (tra le menti, in questo caso), treni, introspezione spicciola. Alcune sequenze nel cielo ed altre volutamente oniriche fanno gridare: "Studio Ghibli!" a pieni polmoni e, aggiungo, non senza fondamento. Nella prima parte, la formula funziona davvero bene. Quando l'autore si muove su un terreno a lui congeniale, i vari elementi si incastrano molto bene tra loro: inizi a capire l'alchimia tra i ragazzi, intuisci la forte amicizia che li lega e cogli - oltre non ti viene mostrato - il loro carattere. Poi, quando arriva Sayuri, respiri già in anticipo una singolare aria di malinconia, perché sai che di quei momenti di giovinezza rimarrà soltanto il ricordo. I problemi iniziano ad arrivare quando la storia cambia registro, si parte con le supercazzole prematurate e si aggiungono inutili complicazioni che si affastellano una sull'altra, disorientando lo spettatore. Le scene di raccordo diventano sempre più scollegate, rendendo l'intera struttura narrativa poco omogenea.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-5LqVK5dYJLQ/WdTTzy7d9JI/AAAAAAAACWI/9bIwvh4yntQO-GWqG6jr0OOo4RnK7WFZQCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_10.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-5LqVK5dYJLQ/WdTTzy7d9JI/AAAAAAAACWI/9bIwvh4yntQO-GWqG6jr0OOo4RnK7WFZQCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_10.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Qui iniziano le supercazzole</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
La magia che si respira nella prima parte, così magistralmente resa grazie all'unione di splendide immagini e incipit interessante, si scioglie come neve al sole, quando si tratta di dare un seguito alle premesse e delle risposte agli interrogativi. Purtroppo, Oltre le nuvole implode su se stesso proprio quando tutto sembrava sulla rampa di lancio. Non aiuta, come spesso accadrà con le opere di Shinkai, una esasperante lentezza di fondo, che fa venire la voglia o di chiudere il player o di spararsi un litro di caffè in endovenosa per non cedere ai martellanti colpi di tedio. Essendo il primo lavoro di un certo livello, si può chiudere un occhio e perdonare le molte incertezze che lo caratterizzano, ma il film è e rimane una produzione incompleta; qui, più che altrove, si abusa dell'espediente che vede i personaggi parlare fuoricampo con un'inquadratura statica e bloccata su un particolare; può essere il campo lungo di un paesaggio o la ripresa ravvicinata del corrimano di un treno, ma la sostanza non cambia: è tutto fermo e immobile, qualche (bel) gioco di luce e riflessi ravviva lo schermo per un istante e sullo sfondo i personaggi perseverano nelle loro inutili seghe mentali.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-V5PYbqylpEE/WdTTxx4YnEI/AAAAAAAACWI/H9oteXKrUVMPxUOhqjRZz80fTunz4_IOwCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_05.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1016" data-original-width="1469" height="220" src="https://1.bp.blogspot.com/-V5PYbqylpEE/WdTTxx4YnEI/AAAAAAAACWI/H9oteXKrUVMPxUOhqjRZz80fTunz4_IOwCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immaginatevi un dialogo intero con questa inquadratura fissa.<br />
Bella, eh, ma che due palle...</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Il film è incompleto, secondo me, anche perché non sfrutta appieno le premesse dell'ucronia: l'aspetto fanta-storico è solo un banale orpello per dare una cornice alla storia, ma non viene minimamente approfondito, anzi viene messo in secondo piano fino a scomparire del tutto. Se <i>Oltre le nuvole</i> fosse ambientato ai giorni nostri o in un futuro prossimo, non cambierebbe assolutamente nulla. Peccato, perché sfruttare più approfonditamente le premesse iniziali avrebbe dato più ampio respiro alla storia, rendendola avvincente e, soprattutto, coinvolgente. Ecco, di tutti i difetti del film, il peggiore è proprio la mancanza di coinvolgimento: non mi ha preso, non ha fatto sì che mi chiedessi cosa ci fosse davvero oltre quella maledetta torre o cosa ne sarà di Sayuri. Una volta trovate le risposte a queste domande, il film termina senza che mi sia rimasta addosso quella voglia di rivederlo che succede quando scatta la scintilla. Superbo visivamente tenendo presente che è di oltre un decennio fa, ma freddo ed inconcludente. Peccato.</center>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b><br /></b></center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-SFAiuhrmTgw/WdTTyID9BxI/AAAAAAAACWI/kXjTLJ3Qri4ULW7actvdXdPfay2eHa7sACEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_04.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1171" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-SFAiuhrmTgw/WdTTyID9BxI/AAAAAAAACWI/kXjTLJ3Qri4ULW7actvdXdPfay2eHa7sACEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_04.jpg" width="234" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Io continuo a rimanere basito di fronte alla qualità dei suoi disegni.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Giudizio finale:</b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Storia: 4,5</b> - l'ambientazione è fine a se stessa, i personaggi non hanno spessore, lo svolgimento non crea coinvolgimento.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Regia: 6,5</b> - la mano di Shinkai c'è e si vede, l'aspetto tecnico è ineccepibile, ma sono state fatte scelte oscene, probabilmente dovute ad un budget risicato, che rendono l'opera ingenua e per nulla perfetta.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Musiche: 6</b> - il solito pianoforte di Tenmon, sto già iniziando ad odiarlo. Ma in accompagnamento alle scene tristi del film, non si può negare che sia funzionale allo scopo. Qui, per giunta, c'è in azione una piccola orchestra che rende il suono leggermente più ricco.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Ritmo: 4</b> - lento, noioso, prolisso, colmo di scene e dialoghi inutili. Si fosse mantenuto ai livelli di un mediometraggio, ne avrebbe giovato enormemente.</center>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>Violenza: 4</b> - poco o nulla.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Humour: 4</b> - non si ride neanche per sbaglio.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>XXX: 0</b> - nulla da segnalare.</center>
<div>
<b>Globale: 5</b> - Ritengo <i>Oltre le nuvole</i> uno spreco di talento e risorse. Il potenziale c'è e si vede in ogni inquadratura... se solo avesse senso prendere le scene singolarmente, così come sono, senza inserirle in un contesto più ampio come un film normalmente richiederebbe. Un'occasione mancata, dove la noia la fa da padrona e non avviene la benché minima empatia con i personaggi.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-k64ZkZCa9C0/WdTTyHt8qHI/AAAAAAAACWI/G1kdshJq0SYisByvw-vO4nCZDjSd_cfjwCEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_06.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="756" data-original-width="1344" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-k64ZkZCa9C0/WdTTyHt8qHI/AAAAAAAACWI/G1kdshJq0SYisByvw-vO4nCZDjSd_cfjwCEwYBhgL/s320/Oltre_le_nuvole_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pioggia. Toh.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6YHE3pRR0E4/WdTTwrsTdiI/AAAAAAAACWI/zd_paQnEqfUh-4qRxoiwh33qnxNbPSCcACEwYBhgL/s1600/Oltre_le_nuvole_02.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="361" data-original-width="1600" height="90" src="https://1.bp.blogspot.com/-6YHE3pRR0E4/WdTTwrsTdiI/AAAAAAAACWI/zd_paQnEqfUh-4qRxoiwh33qnxNbPSCcACEwYBhgL/s400/Oltre_le_nuvole_02.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cliccate per ingrandire e godere della magnificenza dell'immagine.</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
</center>
</center>
</center>
</center>
</center>
<hr />
<h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>2007</b> - <b><i>5 cm al secondo</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Byōsoku go senchimētoru</i>")</span></center>
</center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Oa4gedXu-F8/WdTThp7LhsI/AAAAAAAACWI/07RhuCEKmQ09sXl75wAQNNWiXc3v6c-wQCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1272" data-original-width="1094" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Oa4gedXu-F8/WdTThp7LhsI/AAAAAAAACWI/07RhuCEKmQ09sXl75wAQNNWiXc3v6c-wQCEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_Locandina.jpg" width="275" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione home video della Kazé</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><b><br /></b></span></center><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img height="323" src="https://lh5.googleusercontent.com/dHcEbnDUb48FbUFTMmoqcDIP5mhWCDf8QnFRkcB4HNu_5iwHXFBxZj-uvVMIuXEi3Srneo19CXrGm7Jdr2yq2l_6JOzbEZd89XtiANECd3-LkEbuEX-K6nDeT1oIdQ9uy84qMYUL" style="color: black; font-family: Arial; font-size: 13.3333px; margin-left: auto; margin-right: auto; margin-top: 0px; white-space: pre-wrap;" width="266" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione home video Dynit (2019)</td></tr></tbody></table><center style="text-align: center;"><span style="color: red;"></span></center><center style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><b><br /></b></span></center><center style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><b><br /></b></span></center><center style="text-align: justify;">
<span style="color: red;"><b>Livello di spoiler: ASSASSINO [trama dettagliata e finale svelato]</b></span></center>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;">
<b><i><br />
</i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b><i> <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DAS65hM7iCQ/WdTTfwh4tZI/AAAAAAAACWM/QhypUrZbc8k706O1LtOcXuSuNML3RohYQCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_06.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="901" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-DAS65hM7iCQ/WdTTfwh4tZI/AAAAAAAACWM/QhypUrZbc8k706O1LtOcXuSuNML3RohYQCEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Qui continuo a sbavare di fronte alla qualità, in ascesa costante.</td></tr>
</tbody></table>
5 cm al secondo</i></b>, un mediometraggio di circa un'ora, è la storia di <b>Takaki</b> e <b>Akari</b>, un bambino e una bambina che si conoscono alle elementari. Hanno molto in comune: hanno cambiato più volte scuola a causa del lavoro dei genitori, sono spesso malaticci e per questo preferiscono andare in biblioteca, isolandosi dal resto dei compagni, sono tranquilli e taciturni, ma quando sono insieme stanno bene... due veri e propri amici per la pelle, forse anche qualcosa di più. Il film ci racconta la loro storia attraverso tre archi narrativi distinti, che riassumono tre parentesi fondamentali nelle loro vite.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b><br /></b></center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-01gjluNHDzE/WdTTghQtuZI/AAAAAAAACWM/UghLdjddktAFwOsJJil_xA6a9ajvzTLwACEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_07.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://3.bp.blogspot.com/-01gjluNHDzE/WdTTghQtuZI/AAAAAAAACWM/UghLdjddktAFwOsJJil_xA6a9ajvzTLwACEwYBhgL/s400/5_cm_al_secondo_07.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Takaki e Akari</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Trama <i><span style="color: red;">(gli spoiler partono da qui e andiamo sul pesante andante)</span></i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dl90PGByaSg/WdTTdhtvOtI/AAAAAAAACWM/t5PBENO-WBAwOQfhpvDvLn795KFUYshugCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_02.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-dl90PGByaSg/WdTTdhtvOtI/AAAAAAAACWM/t5PBENO-WBAwOQfhpvDvLn795KFUYshugCEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_02.jpg" width="320" /></a></div>
La prima parte, <b>Ōkashō</b> ("<i>Il capitolo dei fiori di ciliegio</i>") si sofferma sul grande viaggio del tredicenne Takaki. Alla fine delle elementari, Akari è costretta a trasferirsi nella prefettura di Tochigi mentre Takaki deve andare a Tokyo. Per intenderci, siamo sempre nella regione del Kantō, distanze abbastanza grandi, ma niente di insormontabile, diciamo due orette con i superfighi treni giapponesi. I due ragazzi continuano a scriversi lettere, raccontando le loro giornate e le loro sensazioni a cuore aperto. Purtroppo Takaki è nuovamente costretto a trasferirsi, questa volta a Kagoshima. Ben altra storia: parliamo della punta estrema meridionale dell'isola di Kyushu, qualcosa come 1400 km di distanza dalla capitale. Cosa che per un neo-adolescente diventa una distanza incalcolabile. Takaki prende d'impulso una decisione: saltare sul treno e raggiungere Akari per vederla di persona, almeno una volta ancora. Il viaggio diventa un'odissea: molti cambi di treno e, soprattutto, una grandissima nevicata che riesce a mettere in ginocchio il sistema ferroviario giapponese, causando un mostruoso ritardo al povero ragazzo. Per inciso, ve lo dicevo che Shinkai ama inserire tocchi di fantascienza nei suoi racconti, eccovi un fulgido esempio. Tornando al povero ragazzo, è facile intuire la sua frustrazione: il giorno diventa notte, i fiocchi di neve la sua unica compagnia, il freddo pungente un alleato contro la noia. Takaki teme di non trovare più nessuno ad attenderlo all'arrivo, chi sarebbe così folle da passare una notte nella stazione sepolta dalla neve? Quando finalmente il ragazzo scende dal treno, inaspettatamente trova Akari addormentata davanti ad una stufa, ad attenderlo. Qui lo dico e qui lo nego: non sottovalutate l'importanza di questa scena, perché è questa ad avere conseguenze nefaste sulla psiche compromessa del ragazzo. L'immagine di Akari addormentata davanti alla stufa è il momento in cui Takaki capisce di essere passato dalla <i>friendzone </i>alla perdizione fatale. I due ragazzi si abbracciano e passano l'intera notte a parlare. Sotto un ciliegio reso spoglio dalla neve, si scambiano un bacio tenero, a suggellare una promessa per il futuro.</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-6Y_plPNQmV0/WdTTgYSTzmI/AAAAAAAACWM/qMtIeDK6DZUPC82HiMPj0oOIU8HAU5fQwCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_08.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="177" src="https://4.bp.blogspot.com/-6Y_plPNQmV0/WdTTgYSTzmI/AAAAAAAACWM/qMtIeDK6DZUPC82HiMPj0oOIU8HAU5fQwCEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_08.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I cieli di Kagoshima. Sembra una fotografia.</td></tr>
</tbody></table>
La seconda parte, <b>Cosmonaut</b>, vede un salto di qualche anno: siamo al liceo, Takaki si trova ancora a Kagoshima, splendida località dove si surfa abbestia e le giornate scorrono via tranquille, in pieno contrasto con la frenesia di Tokyo. L'intero arco narrativo è dal punto di vista della compagna di classe <b>Kanae</b>: follemente innamorata del ragazzo, è talmente timida ed insicura da non trovare mai la forza per dichiararsi. C'è qualcosa in lui che la attrae: lo vede sempre solitario e taciturno, ma con lei è gentile; un momento è chino sul cellulare a scrivere e-mail <span style="color: red; font-size: x-small;"><b>[2]</b></span>, quello dopo le sorride cordialmente. Forse qualcosa lo turba, l'unica cosa certa è che spesso lui ha lo sguardo perso nel vuoto, fisso all'orizzonte. Noi spettatori sappiamo cosa guarda: lui si immagina ancora con Akari, l'orizzonte non è che la meta a cui tendere, il luogo fantastico ed idealizzato dove lei lo sta aspettando.</center>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-SUwZnEFNI0E/WdTTg4mIj1I/AAAAAAAACWM/qo5P50XPgG4lpoKRj8B50z9cG-5W8L0egCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_09.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="394" data-original-width="700" height="112" src="https://4.bp.blogspot.com/-SUwZnEFNI0E/WdTTg4mIj1I/AAAAAAAACWM/qo5P50XPgG4lpoKRj8B50z9cG-5W8L0egCEwYBhgL/s200/5_cm_al_secondo_09.jpg" width="200" /></a></div>
<center style="text-align: justify;">
Quando Kanae decide che è arrivato il momento di confessargli il suo amore, realizza che lui è in realtà irraggiungibile. Il capitolo si chiude con la ragazza che piange in camera sua, nel silenzio della notte, mentre noi scopriamo, non senza un pizzico di inquietudine, che Takaki in realtà non sta mandando a nessuno le email che scrive sul cellulare, le compone e le cestina.</center>
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</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-BUcvx_gQfac/WdTTegAnUiI/AAAAAAAACWM/a-RQlGzmeIc7L2CDaQ7jBRCgjhac1AvOgCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_05.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="702" data-original-width="1266" height="177" src="https://4.bp.blogspot.com/-BUcvx_gQfac/WdTTegAnUiI/AAAAAAAACWM/a-RQlGzmeIc7L2CDaQ7jBRCgjhac1AvOgCEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Tokyo del terzo arco narrativo.</td></tr>
</tbody></table>
Il terzo capitolo, <b>Byōsoku 5 Centimeter</b> ("<i>5 cm al secondo</i>"), è l'atto conclusivo: Takaki, adulto, lavora a Tokyo e continua a pensare ad Akari, che non ha più rivisto né sentito. Ancorato al ricordo struggente del passato, non riesce a provare sentimenti per altre ragazze (in diverse scene vediamo come lui rifiuti il contatto di una collega che gli muore dietro). Durante uno di quei giorni in cui la sua esistenza si trascina per inerzia, Takaki attraversa un passaggio a livello, incrociandosi con una donna. Prima che il treno gli copra la visuale, per un attimo riesce a scorgere il viso di Akari: lei non l'ha riconosciuto e continua nel suo frettoloso incedere. In questo momento parte un flashback accompagnato da una struggente canzone, in cui vediamo come Akari abbia dimenticato nel tempo il ricordo di Takaki e abbia iniziato una nuova vita con un'altra persona che sposerà di lì a qualche giorno. Alla fine del flashback, come una sorta di epifania, Takaki si rende conto di aver letteralmente buttato nel cesso gli anni migliori della sua vita ad inseguire un sogno rimasto tale... si licenzia dal lavoro e si incammina in una Tokyo buia e anonima ma in perenne movimento. Forse non è troppo tardi per dare una svolta alla sua vita?</center>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-52F08RpY1hk/WdTThp7gG2I/AAAAAAAACWI/LDLHGqG9l6wVahMkHtEC1XsUbK6Nt0NogCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_10.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://4.bp.blogspot.com/-52F08RpY1hk/WdTThp7gG2I/AAAAAAAACWI/LDLHGqG9l6wVahMkHtEC1XsUbK6Nt0NogCEwYBhgL/s400/5_cm_al_secondo_10.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">*sbavo*</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Commento</b></center>
<center style="text-align: justify;">
Neanche io so il perché abbia deciso di raccontare così nei dettagli questa storia, cosa che farò anche con un altro mediometraggio (<i>Il giardino delle parole</i>). Il motivo, probabilmente, è perché mi è rimasto qualcosa dentro. Ragionandoci più a freddo, penso di ricondurre il tutto alla prima parte, quella del viaggio di Takaki verso il paesino sperduto di Akari, non nascondo che sia il momento in cui, più di tutti, mi sono immedesimato nel protagonista. <b>Ōkashō </b>è la parte raccontata meglio, in assoluto. Sia come narrazione che, soprattutto, come immagini. L'inquietudine e la frustrazione del ragazzo bloccato in mezzo al nulla, in un Giappone insolitamente ostile e lontano dalla perfezione di Tokyo, traspaiono in modo vivido e convincente. Sono sincero, mi sono stupito molto nel leggere diverse recensioni in cui ci si lamenta della noia dei primi venti minuti. È vero, la storia è lenta (ma è una caratteristica di Shinkai), è introspettiva, non è nemmeno innovativa ma, secondo me, ha trovato la sua giusta dimensione. Gran parte del merito è sicuramente dovuto alle immagini, già in quest'opera di splendida fattura. Si vede come Shinkai abbia affinato la tecnica diventata poi il suo <i>trademark</i>: sfondi in <i>computer graphic </i>ritoccati manualmente in post produzione, su cui sono state applicate le animazioni in 2D dei personaggi. A parole è difficile da rendere, ma il risultato visivo è ottimo già in un film di ormai dieci anni fa. Non posso più, ad esempio, usare l’espressione “è invecchiato male” che ho scritto nella recensione di <i>La voce delle stelle</i>, perché se lo facessi mentirei a voi e a me stesso. <i>5 cm al secondo</i> ha però, a mio parere, dei grossi difetti. Non è innanzitutto coerente ed omogeneo, soprattutto nella struttura narrativa. Da questo punto di vista, Shinkai è ancora molto acerbo. Trovo poco coerente l'alternanza dell'io narrante, che passa con eccessiva disinvoltura da Takaki ad Akari, con la parentesi, questa sì abbastanza inutile, di Kanae. Il risultato è poco omogeneo perché di fatto la storia è vissuta unicamente dal punto di vista del ragazzo e gli intermezzi con le voci delle due ragazze risultano troppo forzati. Lo stesso registro delle voci (mantenuto nell'appena sufficiente doppiaggio italiano, con le voci di Federico Zanandrea e Debora Magnaghi) è quasi disturbante: voci di ragazzi più che adulti associate a bambini, pensieri e parole in libertà con un timbro adulto che poco si confà all'età dei protagonisti. Sicuramente è cosa voluta, a mio avviso è invece un espediente ingenuo e di poco effetto. Gli stessi personaggi, essendo archetipi, peccano di caratterizzazione, almeno per come la vedo io. Takaki è monodimensionale nella sua ossessione, Akari è solo una idealizzazione, di Kanae vediamo poco sviluppo come personaggio anche se, a conti fatti, risulta la più interessante, chissà che in una narrazione a più ampio respiro non avrebbe potuto riservare qualche sorpresa in più? Per il resto, buona la regia, forse troppo netti gli stacchi fra i tre capitoli (ma il salto temporale è così largo che è difficile fare altrimenti).</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-AzF4cf5SYt0/WdTTeGlZ5CI/AAAAAAAACWM/h-bcJPAQZpMg2LlAsjVC7eTL42l8DHptACEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_03.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-AzF4cf5SYt0/WdTTeGlZ5CI/AAAAAAAACWM/h-bcJPAQZpMg2LlAsjVC7eTL42l8DHptACEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Notare l'incredibile livello di dettagli. Qui siamo a Kagoshima.</td></tr>
</tbody></table>
Ah, dimenticavo: cosa significa il titolo "<i>5 cm al secondo</i>"? È una frase che, nella primissima scena, Akari dice a Takaki e fa riferimento alla velocità a cui cadono i petali dei ciliegi in fiore in primavera. Ce lo vedo, il Makoto, tronfio per aver trovato una frase ad effetto, divertirsi ad infilarla qua e là nei dialoghi dei suoi personaggi. Come un cerchio che si chiude, faccio notare come il passaggio a livello della prima scena, in cui si parla dei cinque centimetri al secondo, è lo stesso dell'atto conclusivo, segno che l'autore aveva ben chiaro lo sviluppo della storia, almeno come inizio e come fine; non è cosa negativa, peccato che il percorso sia risultato troppo accidentato.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Giudizio finale:</b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Storia: 4</b> - poco bilanciata e coerente, abbastanza semplice e raccontata per giunta maluccio. Il soggetto, va detto, è interessante. La prima parte è la mia preferita in assoluto, purtroppo la storia si perde clamorosamente per strada.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Regia: 8</b> - non nascondo il mio apprezzamento a questo aspetto, visivamente è davvero spettacolare ed alcune soluzioni sono anche molto efficaci. La cura del particolare è grandiosa e non posso non applaudirla. Le stesse animazioni dei personaggi, solitamente più legnose rispetto al resto del comparto visivo, hanno fatto un gran bel balzo in avanti.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Musiche: 6</b> - le musiche di Tenmon, fatte di solo pianoforte, creano un'atmosfera angosciante e drammatica. Dopo un po' diventano però stancanti.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Ritmo: 4</b> - lento, a tratti forse noioso. Non si può pretendere un ritmo alla <i>Fast & Furious</i> (rido io per primo di fronte all'assurdità del paragone) per un film dichiaratamente introspettivo, certo un maggiore brio nella narrazione non avrebbe guastato.</center>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>Violenza: 5</b> - assente; potrei fare la battuta che la sua lentezza esasperante può diventare violenza psicologica nei confronti dello spettatore, ma non lo faccio. Ops, l'ho appena fatto.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Humour: 4</b> - Totalmente assente, Shinkai è serio e serioso.</center>
<div>
<b>XXX: 0</b> - nulla da segnalare</div>
</center>
<div>
<b>Globale: 6</b> - il giudizio non è facile, per me. Facendo un riduttivo calcolo matematico, potrei cavarmela dicendo che è la media dei tre capitoli: 8 il primo, 4,5 il secondo, 5,5 il terzo, anche se sono consapevole di essere fra i pochi a preferire la prima parte alle altre due. Avrei anche potuto dargli qualcosa più vicino ad un 7 perché in fondo il film mi ha emozionato. Purtroppo non posso nascondere i grossi difetti che ho evidenziato nella recensione, che minano il giudizio globale. <i>5 cm al secondo</i> resta, in ogni caso, un film che merita una chance, non è detto che non possa piacervi, basta che sappiate a cosa state per andare incontro.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-0XDT_OJXnEY/WdTTdDQzD2I/AAAAAAAACWM/QmsaA7ZuoTMzVj7f-rP02IbouJplq5KxACEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_01.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-0XDT_OJXnEY/WdTTdDQzD2I/AAAAAAAACWM/QmsaA7ZuoTMzVj7f-rP02IbouJplq5KxACEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Stazione della metropolitana di Tokyo</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-Tq422aElyHs/WdTTewVlliI/AAAAAAAACWM/UNi7AsnaFt4_MABL27caBPKsq0r67W0-wCEwYBhgL/s1600/5_cm_al_secondo_04.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-Tq422aElyHs/WdTTewVlliI/AAAAAAAACWM/UNi7AsnaFt4_MABL27caBPKsq0r67W0-wCEwYBhgL/s320/5_cm_al_secondo_04.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La classe di Takaki</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
</center>
</center>
</center>
<hr />
<h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>2011</b> - <b><i>Viaggio verso Agartha / I bambini che inseguono le stelle </i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Hoshi o ou kodomo</i>")</span></center>
</center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-XlPTAlEN_qc/WdTT5juH51I/AAAAAAAACWI/1t9wrGszldQSn-mC_DsChMv05As6QkzfwCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="313" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-XlPTAlEN_qc/WdTT5juH51I/AAAAAAAACWI/1t9wrGszldQSn-mC_DsChMv05As6QkzfwCEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_Locandina.jpg" width="225" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione italiana Kazé</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img height="312" src="https://lh3.googleusercontent.com/aJ2R-IxPDyThc5kzUALvNmcP0QTtC8aRwT4eyWqm6o4hN5TDq_P_tgTWJk9_HMX8HYQa2aVMKjQButA2RKtfSzQuNnSuO-VNZHgLDG0s7vSHYcwWzvgTtWuFQgDRu-eO3H_rn5LN" style="margin-left: auto; margin-right: auto; margin-top: 0px;" width="250" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione italiana Dynit (2019)</td></tr></tbody></table><center style="text-align: justify;"><b style="color: red;"><br /></b></center><center style="text-align: justify;">
<b style="color: red;">Livello di spoiler: PAN DI STELLE [son dolce, non vi rovino la trama]</b></center><center style="text-align: justify;"><b style="color: red;"><br /></b></center><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: justify;"><b>Nota preliminare importante</b>: questo film ha avuto due edizioni italiane, la prima col titolo “<b><i>Viaggio verso Agartha</i></b>” (2012), la seconda con il titolo “<b><i>I bambini che inseguono le stelle</i></b>” (2019). Per comodità, la recensione continuerà ad usare il vecchio titolo, ma oggi a tutti gli effetti il film si può trovare con quello nuovo, più aderente all’originale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: justify;"><br /></span></div><center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-b9iDX6ZWaXQ/WdTT36-HhQI/AAAAAAAACWI/g23ixLSzNUg5UWqGP0LepxvZ2ek0M7ZagCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_04.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-b9iDX6ZWaXQ/WdTT36-HhQI/AAAAAAAACWI/g23ixLSzNUg5UWqGP0LepxvZ2ek0M7ZagCEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_04.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Studio Ghibli a manetta (1) Asuna e Shun</td></tr>
</tbody></table>
Passa qualche anno in cui il Nostro si gode un (meritato?) riposo, ma l'ispirazione giusta non tarda ad arrivare. Già in questi anni comincia a circolare, da parte di fan e critica, l'accostamento a Miyazaki e allo Studio Ghibli, che Shinkai ha sempre rifiutato con la giusta dose di <i>umilté </i>e deferenza nel rispetto di un mostro sacro. Poi qualcosa deve essere scattato nella sua mente ma, sapete, non ho la più pallida idea di cosa abbia veramente pensato quando ha proposto <b><i>Viaggio verso Agartha</i></b> allo studio, e ancor meno so cosa abbiano pensato quando gli hanno dato il via libera per la produzione. <i>Hoshi o ou kodomo</i>, letteralmente "Bambini che inseguono le stelle", fin dalla primissima sequenza, fra strabuzzare gli occhi degli spettatori da quanto è simile ad un'opera dello Studio Ghibli. Non solo per i fondali dipinti a mano, con uno stile artistico molto più vicino a quello di Miyazaki che a quello più spigoloso e moderno di Shinkai, ma anche per lo stesso <i>character design </i>più tondo e morbido; io stesso, alla prima visione, sono rimasto leggermente spiazzato, ricordo che mi sono chiesto: "Ma dai, Makoto è passato alla corte di Takahata e Miyazaki?" Poi si nota il livello delle animazioni, pur sempre ottime, ma non al livello di fluidità di quelle dello studio più blasonato; lo stesso Shinkai non aspetta troppo tempo a spazzare via ogni dubbio: un mostro orribile semina panico nel paesino e la sua morte è fin troppo cruenta e sanguinosa per essere uscita dallo Studio Ghibli. Tirato un sorriso di sollievo - un plagio così smaccato sarebbe stato eccessivo - tuffiamoci nella trama e nel mondo di una produzione per molti versi atipica rispetto agli altri lavori di Shinkai, sia precedenti che successivi.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-JG34DT687bc/WdTT3Nxn8LI/AAAAAAAACWI/1Dt2yPrYTIsl4_8gqET3_QtR5slTXiqugCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_01.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-JG34DT687bc/WdTT3Nxn8LI/AAAAAAAACWI/1Dt2yPrYTIsl4_8gqET3_QtR5slTXiqugCEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Studio Ghibli a manetta (2) il paesino di Asuna</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
La protagonista è la dodicenne <b>Asuna</b> Watase, che vive in un paesino delle montagne in una zona non ben precisata del Giappone e in un periodo più vicino agli anni '70 che a quello odierno (lo si capisce dal design delle auto e dell'immancabile treno che compare in una delle prime sequenze, altre scene successive ci faranno però capire che siamo in un universo alternativo al nostro). Asuna, a causa della sua situazione familiare, è costretta a vivere da adulta più di quello che la sua età imporrebbe; il padre è mancato anni prima, lasciandole in ricordo uno strano cristallo azzurro iridescente; la madre lavora come infermiera nell'ospedale vicino e, a causa dei turni massacranti, non è quasi mai a casa. La piccola si barcamena tra le attività quotidiane, cucinando per sé e la mamma, lavando i panni e trovando anche il tempo di essere la prima della classe. Non è per nulla antipatica, tutt'altro, ha uno spirito intraprendente ed è dannatamente curiosa. Quando non deve studiare e ha già finito con le faccende di casa, trova pure il tempo di fare qualche scorribanda nei boschi sul pendio della montagna, in cui si è ritagliata un piccolo rifugio dove evadere, sognare ed ascoltare la radio a galena ricevuta dal padre prima della sua morte. Tranquilli, prima di oggi non sapevo cosa minchia fosse una radio a galena, l'ho sempre detto che sono ignorante - l'ho appreso leggendo la pagina su Wikipedia.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-7SykSf1FbUo/WdTT4wc9LpI/AAAAAAAACWI/4UgRbDViDd8JwiJSA2GdHxpxIs1wJpSFgCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_07.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-7SykSf1FbUo/WdTT4wc9LpI/AAAAAAAACWI/4UgRbDViDd8JwiJSA2GdHxpxIs1wJpSFgCEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Asuna ascolta la radio insieme al gattino Mii</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Dicevo: tempo prima, grazie alla radio, Asuna ha captato una stranissima canzone che le è entrata dritta nel cuore, malinconica, struggente, veicolo di emozioni che non ha mai provato né prima né dopo. Durante una delle sue sortite in direzione del suo rifugio segreto, la ragazzina capisce che c'è qualcosa che non va; quando all'improvviso le si para di fronte un mostro maleodorante e sanguinante, accecato dalla rabbia e dal dolore, non riesce a muovere un passo da tanto è l'orrore provato. Prima che il mostro la uccida, interviene a salvarla uno strano ragazzo dai capelli lunghi che, dopo un combattimento serratissimo, riesce ad avere la meglio sulla bestiaccia, pur restando gravemente ferito al braccio. Nel curarlo (è figlia di un'infermiera, ricordiamolo!), Asuna stringe amicizia con il ragazzo, che le rivela di chiamarsi Shun e di provenire da <b>Agartha</b>, un mondo fantastico sotterraneo. Egli è tornato in superficie in cerca di qualcosa - non rivela cosa - poi guarda la ragazzina dritta negli occhi e le dà una benedizione speciale: un bacio innocente sulla fronte. Con l’arrivo della notte i ragazzi si separano, promettendo di rivedersi il giorno dopo. Shun guarda la volta celeste e sospira: sa che non potrà mantenere la parola, la sua morte sta arrivando inevitabile. Di fronte al gatto Mimi, che sicuramente non è estraneo a quello a cui sta assistendo, il ragazzo si lascia cadere nel burrone perdendo la vita, ma felice di aver compiuto la sua missione. Il giorno dopo è denso di emozioni per Asuna. Prima apprende dalla madre della morte di Shun (la polizia ha trovato il suo corpo in fondo al fiume, con al braccio la sciarpa che la ragazza aveva usato per medicarlo), in seguito fa la conoscenza del nuovo professore di letteratura, Ryūji Morisaki, che esordisce con una lezione inquietante sul mito di <b>Izanagi</b> ed <b>Izanami</b> (gli Orfeo ed Euridice della mitologia nipponica, <a href="http://www.tuttogiappone.eu/il-mito-della-creazione/" target="_blank">qui una veloce panoramica</a>) e su Agartha, la terra dei morti.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Zl5sksBbI48/WdTT4qtWuJI/AAAAAAAACWI/LE7e-uKKXCEWUsG-RK4sm4zYy2f1YWjCACEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_06.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-Zl5sksBbI48/WdTT4qtWuJI/AAAAAAAACWI/LE7e-uKKXCEWUsG-RK4sm4zYy2f1YWjCACEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il dialogo col professore. Notare l'uso dei colori e delle luci.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Inutile sottolineare come questo nome catturi l'attenzione di Asuna, che la sera va a trovare il professore; questi le rivela di aver perso la moglie anni prima e di non essere mai stato in grado di accettarne la morte. Morisaki è alla ricerca di Agartha perché è convinto che nella terra dei morti sia possibile ridare la vita ai defunti. Presto la situazione subisce una bella accelerata: nel tornare a casa, mentre un elicottero militare irrompe sulla scena, Asuna incontra un ragazzo molto simile a Shun, la cui attenzione è richiamata dal cristallo custodito dalla ragazza, cristallo che si scopre essere una chiave che apre il portale di accesso per Agartha. Non mi dilungo ulteriormente: dopo una serie di eventi concitati, Asuna, il professore Morisaki e il nuovo ragazzo Shin - ovviamente fratello di Shun - entrano in Agartha, e qui comincia l'avventuroso viaggio alla scoperta del mito della vita e della morte.</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ba9XHzJ9pVI/WdTT3R9otpI/AAAAAAAACWI/hnmKnGENOCQ-nl4oVLAaMh8Ec5pW1eq8wCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_03.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ba9XHzJ9pVI/WdTT3R9otpI/AAAAAAAACWI/hnmKnGENOCQ-nl4oVLAaMh8Ec5pW1eq8wCEwYBhgL/s400/Viaggio_verso_Agartha_03.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una delle immagini più suggestive del film.</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-5pMKkdcNqJM/WdTT3XxfvZI/AAAAAAAACWI/cWIjQLFDcA0uw5tOCuH1vruXi7WmNxaRgCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_02.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-5pMKkdcNqJM/WdTT3XxfvZI/AAAAAAAACWI/cWIjQLFDcA0uw5tOCuH1vruXi7WmNxaRgCEwYBhgL/s200/Viaggio_verso_Agartha_02.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ciliegi pure qui...</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Commento</b></center>
<center style="text-align: justify;">
Tutto molto figo, nevvero?</center>
<center style="text-align: justify;">
Lo confermo annuendo con convinzione. Ogni elemento descritto nelle righe precedenti concorre ad esaltarmi come un caimano, c'è praticamente tutto quello che incontra i miei gusti: ambientazione prima realistica ricostruita fin nei minimi particolari, poi diventata smaccatamente fantasy man mano che la storia prosegue; disegni da urlo, animazioni di primo livello, colori strepitosi, sia nelle scene chiare che in quelle dove il buio diventa attore principale; una protagonista ben caratterizzata, almeno come presentazione iniziale; il <i>sense of wonder</i> dello Studio Ghibli, quello che si è respirato negli anni '80, fino ad arrivare ad un tono più cupo, <i>splatter</i> in certi punti, che va oltre a quello che avevamo visto in <b><i>Princess Mononoke</i></b> (1997). Insomma, al terzo tentativo si può affermare che Makoto Shinkai abbia centrato il bersaglio. Peccato non sia tutto oro quello che luccica e che anche <i>Viaggio verso Agartha</i> soffra delle solite problematiche che affliggono molte delle produzioni del regista. Innanzitutto, l'aver voluto innalzare l'asticella per potersi scontrare frontalmente con lo Studio Ghibli, e praticamente sul loro stesso terreno, può essere visto o come un imperdonabile atto di presunzione (cosa che non è, lo specifico bene) o di scellerata incoscienza (cosa abbastanza probabile). Restando nel campo della mitologia con pedestri metaforone tanto care a Makoto, potrei affermare che, così come Icaro si è bruciato nel cercare di volare verso il sole, allo stesso modo Shinkai si è ritrovato con qualche osso rotto dopo lo scontro con il suo grande ispiratore, pur ammettendo una resa onorevole. Perché dico questo?</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-uXJ1FaEGsQ4/WdTT5-BAtAI/AAAAAAAACWI/hzpxnooHE2QJa3B18k-LEIjCg9UsOtEsACEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_10.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://3.bp.blogspot.com/-uXJ1FaEGsQ4/WdTT5-BAtAI/AAAAAAAACWI/hzpxnooHE2QJa3B18k-LEIjCg9UsOtEsACEwYBhgL/s400/Viaggio_verso_Agartha_10.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mononoke Hime puppami la fava!</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Prendi <i>Princess Mononoke</i> e <i><b>Nausicaa</b></i> (tutta la parte relativa alle creature mitologiche guardiane dei portali, qui chiamate Quetzalcoatl, così come la rappresentazione divina della Natura, sono prese di peso da <i>Mononoke Hime</i>), <b><i>Laputa - il castello nel cielo</i></b> (l'ambientazione stramba, il cristallo azzurro), <b><i>Kiki Delivery Service</i></b> (la radio, il gatto come compagno di viaggio, la protagonista Asuna), mischiali fra loro e spera che il pubblico apprezzi; purtroppo il rischio più grande in cui puoi incorrere è il provocare una straniante sensazione di déjà vu. È impossibile non chiedersi: "Shinkai sta scimmiottando Miyazaki o ci mette del suo?" Se poi ti accorgi che, grattata la strepitosa patina con cui il regista ti stordisce fin dall'inizio, le sue solite magagne emergono dirompenti, ecco, non puoi fare a meno di storcere il naso. Rispetto a <i>Oltre le nuvole</i>, lo ammetto, la trama deraglia molto meno, sbandando qualche volta ma portando a casa un onorevole risultato; purtroppo ci sono alcune scelte di sceneggiatura poco chiare o dimenticate o, peggio ancora, incoerenti (non si spiega cosa spinga alla morte Shun, né il perché si sia sentito così appagato nell'andare in superficie); la stessa indecisione di Asuna in un paio di snodi fondamentali stride con il suo carattere forte ed indipendente, anche se in fondo si tratta di una bambina di dodici anni. La motivazione che Shinkai adduce nel giustificare la testardaggine della bambina a proseguire nel viaggio in Agartha è stata per me fin troppo pretestuosa e forzata, anche se accettabile a denti stretti. </center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TFfIoXVRkU8/WdTT4YetzNI/AAAAAAAACWI/-SvXZS_kl64fuKp9GNPv2bib3rjSK0k6ACEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_05.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-TFfIoXVRkU8/WdTT4YetzNI/AAAAAAAACWI/-SvXZS_kl64fuKp9GNPv2bib3rjSK0k6ACEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Treni pure qui... c'è riuscito.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Il problema più grosso di Asuna, probabilmente, è il suo crescere poco come personaggio. Lei non <i>agisce</i> ma <i>reagisce</i> alle situazioni, spinta in balia degli avvenimenti e dei personaggi che incontra. Anche qui ci ripetiamo: "È una bambina, in fondo". Epperò risolvere ogni obiezione con questa giustificazione diventa abbastanza stucchevole e poco elegante. Semplicemente, Shinkai avrebbe potuto (e dovuto) porre una maggiore attenzione ai particolari di trama e di caratterizzazione, cosa che, ad esempio col professore, ha funzionato meglio: uno dei personaggi più convincenti, ad incarnare l'incapacità dell'essere umano di elaborare il lutto ed accettare più serenamente il concetto di morte. Invece, come al solito, il regista ha preferito spingere il pedale dell'acceleratore sull'aspetto tecnico-visivo, ottenendo un film con dei picchi di bellezza assoluta, ma abbastanza superficiale nel trattare gli spunti introdotti e che non vengono sviluppati, ma anzi lasciati perdere. Torniamo al solito discorso: anche <i>Viaggio verso Agartha</i> è poco bilanciato, pur avendo dalla sua un pregio di non poco conto: le forzate seghe mentali di adolescenti depressi sono state accantonate a favore di un'avventura a più ampio respiro. Forse questo è il motivo principale per cui <i>Agartha </i>è il film meno apprezzato dagli irriducibili fan del regista: non me ne vogliano questi ultimi, ma mi sento di affermare con forza che a mio avviso, il film meno "makoto-shinkaiano" di tutti è quello al momento più riuscito, lineare, godibile. Già domani avrò voglia di ri-godermelo con gusto, anche solo per cogliere qualche particolare che mi è sfuggito ad una prima (e ad una seconda) visione.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-K_oMQO1AI9c/WdTT5DLrhlI/AAAAAAAACWI/DQMpH5IbxXcskakqeDle755O7wD-FJIcwCEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_08.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-K_oMQO1AI9c/WdTT5DLrhlI/AAAAAAAACWI/DQMpH5IbxXcskakqeDle755O7wD-FJIcwCEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_08.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casa di Asuna. I dettagli sono clamorosi.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Dato che vi sto apertamente consigliando di guardarlo - foss'anche solo per smentirmi e dirmi che sto scrivendo un mucchio di fregnacce - cercate di seguire un secondo consiglio. Guardatelo in lingua originale, rigorosamente con sottotitoli di qualche gruppo di fansub (italiano o inglese, a seconda della vostra sensibilità). Non provate nemmeno ad avvicinarvi all'edizione originale italiana, uno dei peggiori prodotti mai pubblicati - di sempre, in assoluto, nei secoli dei secoli. L'edizione è della francese Kazé che per il doppiaggio italiano si è avvalsa di un adattatore francese e per le voci ha usato ragazzi e ragazze italo-francesi non professionisti che cercano disperatamente di leggere con accento italiano, finendo per generare, purtroppo, un miscuglio incomprensibile ed imbarazzante. Se avete presente la battuta storica "Vorrei una <i>stonsa</i>" pronunciata dall'Ispettore Clouseau di Peter Sellers nel fantastico <b><i>La pantera rosa</i></b> di Blake Edwards, capirete benissimo. Gli stessi sottotitoli, una traduzione resa in un italiano desolatamente approssimativo, sono altrettanto inutili. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, questa edizione è una Vera Merda. Non voglio passare per quello che incentiva la pirateria, ma l'edizione Kazé è un insulto prima di tutto verso l'autore, in secondo luogo verso il pubblico italiano che, dovendo cacciare il grano, si aspetta e pretende giustamente di avere tra le mani un prodotto quantomeno valido e professionale.</center><center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;">Per fortuna, nel 2019 la Dynit ha ridoppiato il film, pubblicandolo in DVD e Bluray con il titolo “<b><i>I bambini che inseguono le stelle</i></b>”, restituendo dignità ad un’opera altrimenti massacrata. Il giorno in cui succederà lo stesso con le opere Studio Ghibli senza gli orrendi adattamenti di Cannarsi, potrò morire felice… ma purtroppo questa è un’altra (lunga e triste) storia.</center><div><b>Giudizio finale:</b></div></center><center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>Storia: 6</b> - le solite magagne di Shinkai, scelte di trama forzate ed azzardate, non sono così gravi da minare la fruizione della storia. A mio avviso, il frullato di mitologie asiatiche, occidentali e centroamericane ha generato qualcosa di quasi originale (non mi sbilancio troppo).</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Regia: 8,5</b> - Shinkai è, registicamente, una garanzia, ad ogni produzione il livello visivo migliora a vista d'occhio, e <i>Viaggio verso Agartha</i> non fa eccezione. Questo è un film davvero gustoso alla visione.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Musiche: 6</b> - l'immancabile spaccacoglioni Tenmon ci ammorba con il suo solito commento musicale, qui coadiuvato da un'orchestra che aggiunge sostanza e varietà alle azioni più concitate.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Ritmo: 6,5</b> - il voto è perfino basso perché con un'ambientazione fantastica di questo livello ti aspetti di vivere un'avventura frenetica... ma Shinkai riesce ad essere lento e prolisso anche in questa occasione, senza mai raggiungere - per fortuna - il Livello Mortale del Tedio che io aborro.</center>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>Violenza: 6,5</b> - non male alcune scene forti ed inquietanti, se è necessario Shinkai ci mostra il sangue, eccome. </center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Humour: 5</b> - registro comico nullo, si prosegue sul solco della tradizione del regista.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>XXX: 0</b> - nulla da segnalare</center>
<div>
<b>Globale: 7,5</b> - promosso su tutta la linea, <i>Viaggio verso Agartha</i> è il film più atipico di Shinkai, nel senso che esce dai suoi soliti schemi ma che, a causa di questo, finisce per diventare troppo ordinario o simile ad altre produzioni. A salvarlo, neanche a parlarne, è la superlativa qualità grafica. Il voto finale non riflette il giudizio sulla versione italiana, talmente oscena che abbasserebbe la valutazione finale ad almeno un secco nonché desolante 4, altamente ingiusto nei confronti di Shinkai.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-RwevzZyfAKs/WdTT5UqfuPI/AAAAAAAACWI/6_IkyX9-vFcOlw58vLbZUe9S0Te__6uHACEwYBhgL/s1600/Viaggio_verso_Agartha_09.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-RwevzZyfAKs/WdTT5UqfuPI/AAAAAAAACWI/6_IkyX9-vFcOlw58vLbZUe9S0Te__6uHACEwYBhgL/s320/Viaggio_verso_Agartha_09.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno scorcio di Agartha</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
</center>
</center>
</center>
</center>
</center>
</center>
<hr />
<h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>2013</b> - <b><i>Someone's Gaze</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Dareka no Manazashi</i>")</span></center>
</center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Xq9apJ0vI4M/WdTT03W970I/AAAAAAAACWI/JVuLVywytoYyz6k8xmxgiYBepxMTNCRAACEwYBhgL/s1600/Someone_Gaze_02.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-Xq9apJ0vI4M/WdTT03W970I/AAAAAAAACWI/JVuLVywytoYyz6k8xmxgiYBepxMTNCRAACEwYBhgL/s320/Someone_Gaze_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'appartamento di Aya</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;">
<b style="color: red;">Livello di spoiler: MA PER FAVORE [Tutto, vi dico, tutto!]</b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b><br />
</b></center>
<center style="text-align: justify;">
Stavolta vado giù col piede a martello: Makoto Shinkai è un grande stronzo e un abile paraculo. Con <b><i>Someone's Gaze</i></b> (letteralmente, "lo sguardo di qualcuno") e in soli sei minuti e quaranta secondi è riuscito, in sequenza, a:</center>
<center style="text-align: justify;">
<ul>
<li>Infilarci la stragrande maggioranza dei suoi marchi di fabbrica;</li>
<li>Costruire una storia basata sul nulla ma con un senso compiuto, iniziale e finale;</li>
<li>Alzare, se possibile, la qualità di disegni, fondali, animazioni;</li>
<li>Emozionare facendo leva su sentimenti banali, semplici, di facile presa, sapendo che chiunque può immedesimarsi nei personaggi.</li>
</ul>
</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-sQttO6F2Yyc/WdTT0XwXHsI/AAAAAAAACWI/sjKPbVXc2lM3uKd4HVOloql4o3P2DkL6wCEwYBhgL/s1600/Someone_Gaze_01.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-sQttO6F2Yyc/WdTT0XwXHsI/AAAAAAAACWI/sjKPbVXc2lM3uKd4HVOloql4o3P2DkL6wCEwYBhgL/s320/Someone_Gaze_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La protagonista Aya</td></tr>
</tbody></table>
C'è il treno? Certo, proprio all'inizio, lo usa per presentarci <b>Aya</b>, la prima dei tre protagonisti. C'è la tecnologia? Ovviamente sì, addirittura questa storia è ambientata in un futuro molto vicino a noi, ma con qualche gadget sfizioso come il telefono a proiezione, quello che usa il <b>padre di Aya</b>, il secondo personaggio principale. C'è un gatto? Ma non scherziamo, c'è eccome! La <b>micia Mii</b> è il terzo protagonista nonché l'io narrante del cortometraggio. Poi troviamo il tipico tono dimesso e drammatico, c'è un evento tragico, c'è il flashback, s'ode il pianoforte (non c'è Tenmon, yeah!), c'è una canzone a tre quarti di storia, c'è la sublime esplosione di gamma cromatica e, udite udite, c'è un finale nonostante si capisca benissimo come la storia prosegua tranquillamente.</center>
<center style="text-align: justify;">
Aya si è conquistata da poco l'indipendenza economica: lavora, vive sola, probabilmente non è ancora felice perché sta cercando la sua giusta dimensione. Un giorno, uguale a tanti altri, viene rimproverata sul lavoro e torna a casa abbattuta. Mentre è coricata sul letto a rimuginarci su, riceve la chiamata del padre, che le dice di essere passato lì vicino per caso e se lei ha voglia di uscire a mangiare con lui. Lei declina con una bugia, lasciando il papà solo sul ponte sottocasa dove si trovava; anche lui ha appena mentito, non era lì per caso, ma aveva una gran voglia di rivedere sua figlia... e anche lui era appena stato rimproverato sul lavoro. Questa semplice scena di vita quotidiana ci viene raccontata dalla voce della gatta Mii, molto anziana e malata. Ed è, forse, l'ultima a cui la micia, che vive in casa del papà, assiste prima di morire. Quando la notizia giunge ad Aya il giorno dopo, ecco che impetuosi sgorgano i suoi ricordi, che ci spiegano a come si è giunti alla situazione familiare che stiamo vedendo: la mamma di Aya per lavoro è costretta ad andare all'estero fin da quando la ragazza era bambina; per alleviare il suo senso di solitudine, il papà le prende la gattina Mii. Aya cresce, diventa ragazzina poi adolescente e plana nell'età della ribellione, in cui inizia il suo distacco dalla famiglia e la distanza fra lei e suo padre aumenta per la sua voglia di indipendenza. Mii, pur essendo un semplice gatto, percepisce quello che sta accadendo, sa che è naturale che le cose vadano così, e sa anche come padre e figlia nonostante tutto si vogliano ancora bene. Sarà però la sua morte a riavvicinare Aya al padre. Il tempo passa, scandito dai ciliegi in fiore, Aya torna a trovare il padre perché c'è una grossa novità: si è preso una nuova micia pronta a tenergli compagnia. Mentre la ragazza accarezza la cucciola, suona il campanello: la mamma è tornata e la famiglia è finalmente di nuovo unita.</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-t0TlmixdpVg/WdTT0tWCqZI/AAAAAAAACWI/wATesVPF0McYorA4nEbVurXfybXZfzutACEwYBhgL/s1600/Someone_Gaze_03.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-t0TlmixdpVg/WdTT0tWCqZI/AAAAAAAACWI/wATesVPF0McYorA4nEbVurXfybXZfzutACEwYBhgL/s320/Someone_Gaze_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il padre e la micia Mii</td></tr>
</tbody></table>
Il ciclo della vita, semplice e allo stesso tempo intenso, spiegato con poche scene. <i>Someone's Gaze</i>, partendo come una sorta di upgrade di <i>Lei e il gatto</i>, è in realtà il Bignami di Makoto Shinkai e ne racchiude tutta la sua essenza. Se non avete voglia di guardarvi tutti i medio e lungometraggi oggetto del mio articolo, potete tranquillamente puntare a questo per cogliere la sua visione e assaporare i soliti splendidi disegni. La durata è talmente breve che le emozioni sfuggono lievi, lasciando giusto una traccia del loro passaggio senza sedimentarsi come potrebbe succedere con <i>5 cm al secondo</i>, giusto per fare un esempio. Per quanto mi riguarda, <i>Someone's Gaze</i> è promosso a pieni voti, difficilmente si riesce ad essere così efficaci avendo a disposizione così poco tempo.</center>
<center style="text-align: justify;">
Essendo un corto, mi limito a dare un giudizio unico, non ha senso spezzarlo nelle solite voci.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Voto Globale: 7 -</b> <i>Someone's Gaze</i> è un piccolo gioiello, minimalista nella sostanza, ma non nella forma, che riesce a toccare diversi temi come la crescita, la ribellione, la distanza, la felicità, il rapporto padre-figlia non facile e lo fa in modo leggero, che va dritto al cuore. Non è melenso e nemmeno pesante, penso sia il suo pregio più grande, anche se, devo ammetterlo, Shinkai è andato sul sicuro utilizzando temi di facile presa. Se proprio devo muovere una critica è proprio questa: troppo facile giocare la carta del sentimentalismo sfruttando la morte di un animale domestico (chi ne ha uno capirà benissimo cosa si prova) o le implicazioni di un rapporto padre-figlia durante un momento delicato della crescita; a parziale difesa dell'autore posso però dire che in sei minuti, se vuoi raccontare emozionando, sei quasi obbligato a percorrere una strada che faciliti l'immediatezza nello spettatore.</center>
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</center>
</center>
</center>
<hr />
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<b>2013</b> - <b><i>Il giardino delle parole</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Kotonoha no Niwa</i>")</span></center>
</center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--ihNtU1ktFg/WdTTmZ0D-1I/AAAAAAAACWI/K_TuxhH7ORsOeZUr6L7lwfJBtxrH1yNKwCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="552" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/--ihNtU1ktFg/WdTTmZ0D-1I/AAAAAAAACWI/K_TuxhH7ORsOeZUr6L7lwfJBtxrH1yNKwCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_Locandina.jpg" width="224" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione Nexo Digital per il cinema</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;">
<b style="color: red;">Livello di spoiler: LETALE [vi spiattello tutto, anche nel commento]</b></center>
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</center>
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</center>
<center style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-zq39jXWgW_o/WdTTi5ZWf2I/AAAAAAAACWI/48I9lNOTvasq754RkN2zQbzVR-n9pwoPgCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_02.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-zq39jXWgW_o/WdTTi5ZWf2I/AAAAAAAACWI/48I9lNOTvasq754RkN2zQbzVR-n9pwoPgCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un particolare del parco. Immaginatelo in movimento.</td></tr>
</tbody></table>
Non sapete quanto vorrei conoscere cosa è passato per la mente di Shinkai e come siano andate davvero le cose. L'artista mi ha sempre dato l'idea di non dare molta retta alle opinioni dei fan e di voler continuare imperterrito per la sua strada. Certo è che con <i><b>Il giardino delle parole</b></i>, è andato ad offrire forse il picco - fino ad oggi, beninteso - del suo stile narrativo, ovvero dare in pasto allo spettatore una non-storia, confezionata in modo superbo ed avvolgente. Non saprei trovare altre parole per descrivere il mediometraggio di 46 minuti scarsi in questione. Mi spiego meglio: fino a che punto Shinkai ha ascoltato (o non ascoltato) le critiche dei fan su <i>Viaggio verso Agartha</i>? Il fanboy si aspettava un'opera di pippe mentali esistenziali adolescenziali e l'autore se ne è uscito con un bellissimo, ma imperfetto, film avventuroso dove ha deviato grandiosamente rispetto al sentiero che fino ad allora aveva percorso, ed è questo il motivo principale delle critiche piovutegli addosso. <i>Il giardino delle parole</i> è quindi un deciso, eclatante, ritorno alle origini, è come se fosse esattamente quello che gli appassionati chiedevano. Fino a che punto allora <i>Agartha </i>è da considerarsi un incidente di percorso, e fino a che punto invece<i> Il giardino delle parole</i> è stato un voler accontentare la voce del popolo? <b><i>Insomma, qual è il vero Makoto Shinkai?</i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Trama <i><span style="color: red;">(gli spoiler partono da qui)</span></i></b></center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-5KJkfMz0SFg/WdTTiHVQPfI/AAAAAAAACWI/uWhvXusIsZEP2a-mcnFXmYjCixw516QgACEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_01.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="692" data-original-width="1232" height="178" src="https://4.bp.blogspot.com/-5KJkfMz0SFg/WdTTiHVQPfI/AAAAAAAACWI/uWhvXusIsZEP2a-mcnFXmYjCixw516QgACEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Shinjuku Gyon, il polmone verde dell'omonimo quartiere</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Takao</b> è uno studente quindicenne di Tokyo con uno strambo sogno nel cassetto: quello di diventare un abile calzolaio. Sì, proprio uno di quei lavori di fine artigianato che stanno scomparendo, inghiottiti dalla grande produzione industriale standardizzata e che mai immagineresti come ambizione personale di un ragazzo che vive nella capitale. Siamo in estate ed è appena iniziata la stagione delle piogge. Se la mattina piove, Takao bigia la scuola e si rifugia nel parco di <b>Shinjuku Gyoen</b>, dove in solitudine passa il tempo ad esercitarsi sui disegni di scarpe, la sua unica e vera passione. Durante una di queste mattine uggiose, sotto la stessa tettoia, incontra una misteriosa donna, che legge in silenzio un libro, mangia barrette di cioccolata e beve birra. Lo stesso accade il secondo giorno di pioggia - lui bigia, lei non si presenta al lavoro - poi il terzo e così via, trasformando un incontro casuale in una sorta di ripetuto rituale, ma sempre e solo rigorosamente nei giorni di pioggia. Quando c'è il sole, lui si ripresenta in classe e lei... non si sa.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-7alGe5bMdtk/WdTTkPjtE9I/AAAAAAAACWI/adkA2qwXoDo0heKEQrMAaaLm37UGLOUkgCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_04.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1416" data-original-width="1001" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-7alGe5bMdtk/WdTTkPjtE9I/AAAAAAAACWI/adkA2qwXoDo0heKEQrMAaaLm37UGLOUkgCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_04.jpg" width="225" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Scena di uno degli incontri.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Come è ovvio immaginare, i silenzi iniziali si trasformano in parole scambiate di sfuggita per sfociare in dialoghi dove entrambi imparano a conoscersi sempre di più, pur senza essersi mai presentati ufficialmente. Di Takao sappiamo che vive col fratello maggiore e la madre e che pur di inseguire il suo sogno, nel tempo libero è disposto a fare lavori part time; è timido ed introverso, ha pochi amici e difficilmente si confida con qualcuno. Della donna sappiamo che si chiama <b>Yukari</b>, ha 27 anni, ben 12 in più del ragazzo, e che sta soffrendo di disturbi alimentari, associati ad un elevato stress dovuto a qualcosa capitatole in passato. Quando la donna manifesta un certo interesse nei disegni di Takao, ecco che lui, per la prima volta, apre il suo cuore e confida ad una perfetta sconosciuta i suoi sogni. Colpita dalle parole del ragazzo, Yukari gli regala un costoso libro sull'arte della fabbricazione di scarpe. Toccato dal dono, Takao vuole assolutamente ricambiare costruendo con le sue mani delle scarpe bellissime da regalare a Yukari. Non ci vuole un genio per capire come sia facile, per un adolescente dello stampo di Takao, prendersi una cotta per una bellissima donna, matura e misteriosa a causa della sua reticenza nel parlare di sé. Più passano i giorni, più entrambi, segretamente, sperano che la pioggia continui per potersi rivedere nella splendida cornice offerta dal parco. Arrivano le vacanze estive, finisce la stagione delle piogge e il sole torna a splendere come non mai... ed entrambi, mantenendo assurdamente fede al rito, smettono di recarsi al parco; il ragazzo lavora per racimolare soldi, lei cerca di trovare una direzione, un senso alla sua vita. Quando la scuola riprende, camminando per i corridoi antistanti le classi, Takao incrocia Yukari, che viene salutata con deferenza da alcuni studenti: nel modo più imbarazzante possibile, scopriamo che lei ha lavorato come insegnante proprio nella scuola del ragazzo e che si era presa una pausa per alcuni problemi. Un compagno di classe racconta al ragazzo cosa fosse successo realmente: uno studente si era follemente innamorato dell’insegnante, e qualche compagna di classe, indispettita e gelosa, aveva fatto circolare brutte voci sulla professoressa, creando uno scandalo non indifferente. Pur incolpevole, Yukari aveva preferito allontanarsi dalla scuola per riprendersi dallo shock e, detto con parole sue, "per riprendere a camminare con le proprie gambe." Quella mattina, però, lei si era presentata per dare le proprie dimissioni dalla scuola. Takao, ormai irrimediabilmente ottenebrato, non ci sta: rintraccia la ragazza che aveva fatto circolare le brutte voci e le rifila un sonoro ceffone. Il risultato è una rissa col moroso di lei, che lo pesta malamente. Lo stesso pomeriggio, malconcio e in un certo qual modo orgoglioso per aver agito da macho nonostante ne abbia prese un sacco e una sporta, Takao ritorna al parco, certo di poter rivedere la donna. Proprio quando si incontrano, si scatena un violentissimo temporale, a causa del quale i due sono costretti a trovare rifugio nella casa di lei. Sarà il clima informale, sarà l'effetto della tempesta, sarà l'imbecillità insita in un normale quindicenne impacciato nonché in preda all'ormone, ma Takao sceglie proprio questo momento per dichiararsi a Yukari; la donna lo respinge, immaginiamo tutti non senza dispiacere, facendo scappare il ragazzo con la coda fra le gambe. Nella mente della donna scatta un mega flashback con tanto di canzone come nel miglior stile di Shinkai, alla fine del quale Yukari si precipita all'inseguimento di Takao. Siamo alla fine della storia e arriviamo al confronto che tanto impazientemente stavamo aspettando. Sulle scale del palazzo, mentre il sole fa nuovamente capolino, i due litigano, lui a dirle che la odia per averlo illuso, lei in lacrime perché schiacciata dall'imposizione di una società che non le potrà far accettare l'amore di un ragazzino molto più giovane di lei. Takao e Yukari, in un mare di lacrime, si abbracciano senza dire altro. Passano sei mesi, lui supera a fatica l'esame finale della scuola e colmo di orgoglio si reca per un'ultima volta al parco di Shinjuku con una lettera in mano ed un paio di bellissime scarpe, quelle che lui ha finito di preparare per Yukari, e che lascia sulla panchina deserta, con la speranza che lei un giorno possa tornare a prenderle, pronta "a camminare con le proprie gambe." Nella scena post titoli di coda, scopriamo il destino della donna: ripreso il lavoro di insegnante in un'altra città, guarda verso l'orizzonte sospirando: i suoi pensieri sono sempre rivolti a Takao, che nello stesso momento si sta allontanando dal parco, certo di poter incontrare nuovamente Yukari, quando entrambi saranno pronti.</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kNtrO7QMBiM/WdTTllnEe-I/AAAAAAAACWI/-wNIRgOuC4w1GLqcNhQXBgu3CPATt0b4gCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_08.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1366" height="223" src="https://1.bp.blogspot.com/-kNtrO7QMBiM/WdTTllnEe-I/AAAAAAAACWI/-wNIRgOuC4w1GLqcNhQXBgu3CPATt0b4gCEwYBhgL/s400/Il_giardino_delle_parole_08.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sono un fan dei disegni di Shinkai, non so se l'avete afferrato.</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-B9wDZHd-S_I/WdTTjYuOdhI/AAAAAAAACWI/YtdMheLrQP4AdH3Gjf2F-Vf9cPFKwvPFQCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_03.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="697" data-original-width="1234" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-B9wDZHd-S_I/WdTTjYuOdhI/AAAAAAAACWI/YtdMheLrQP4AdH3Gjf2F-Vf9cPFKwvPFQCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tokyo in un giorno di pioggia.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Commento <i><span style="color: red;">(gli spoiler continuano, perdinci)</span></i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
C'è qualcosa di strano ne <b><i>Il giardino delle parole</i></b>, e per spiegarlo vi racconto un velocissimo aneddoto. A guardarlo sono io in salotto, con La Moglie seduta di fianco che spippola sul cellulare, divisa tra la visione distratta del film e <i>Marvel Puzzle Quest</i> a cui sta giocando in quel momento. Arrivati a metà visione, estasiato dallo splendore dei disegni e dalle vette clamorose a cui Shinkai è arrivato in così poco tempo in confronto ai lavori precedenti, ecco, proprio mentre sto per esternare il mio apprezzamento, La Moglie mi fa morire qualunque frase stessi per pronunciare guardandomi negli occhi, la sua bocca a forma di O, dicendomi semplicemente: <b>"Ma che palla è?"</b></center>
<center style="text-align: justify;">
Colpito da queste parole con l'effetto di una frustata, mi sono zittito e ho continuato nella visione, rimuginandoci sopra in mesto silenzio. Poi ho capito. Shinkai, per l'ennesima volta, è riuscito a fregarmi, sempre con lo stesso metodo, questa volta ingigantito nel bene e nel male. Questo film ripiomba esattamente negli stessi problemi di quelli precedenti ad <i>Agartha</i>, anzi li estremizza; il regista torna a stupire per la meticolosità dei disegni e dei particolari, ma lo fa davvero in modo pazzesco, a memoria non ricordo di aver visto una qualità visiva così elevata (<b><i>Your Name.</i></b> lo supererà, tranquilli).</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wYXxHpYCF3U/WdTTlKbqJEI/AAAAAAAACWI/0V406bwq3OAFojmlh0GgXdBi5lvedYKngCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_07.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-wYXxHpYCF3U/WdTTlKbqJEI/AAAAAAAACWI/0V406bwq3OAFojmlh0GgXdBi5lvedYKngCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La quiete dopo la tempesta.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Basta guardare le foto reali del parco di Shinjuku Gyoen e confrontarle con i fondali mostrati qui: la verosimiglianza è notevole, non posso fare a meno di applaudire convinto. <i>Il giardino delle parole</i> è però fottutamente lento, è uno stillicidio di azioni che si ripetono; cambiano i vestiti, le inquadrature, le parole scambiate, ma è un continuo rincorrersi di sguardi e frasi brevi, incorniciate da un'ambientazione in cui il tempo sembra fermarsi, sospeso tra le nuvole e il verde cangiante degli alberi del parco. Il tono delle voci, soprattutto dell'io narrante (Takao), è sussurrato e per giunta irritante nel suo continuare a mantenersi sullo stesso registro per la maggior parte della narrazione. Le solite angoscianti note strimpellate sul pianoforte fanno da contraltare ad una, per me, bellissima canzone a tre quarti, ma la sostanza non cambia: Shinkai è riuscito nell'intento di non raccontare NULLA rendendolo comunque interessante. Certo, se seguite distrattamente il film come ha fatto La Moglie, sarà inevitabile giungere alla conclusione di aver assistito alla versione malriuscita di <i>2001 Odissea nello Spazio</i> interpretato da un adolescente depresso mentre fuori piove sempre e non succede un cazzo di niente. <i>Il giardino delle parole</i>, per poter essere assaporato fino in fondo, richiede attenzione, non tanto cognitiva nel seguire la storia (che non c'è: la sceneggiatura si può riassumere in una paginetta scarsa), quanto nel seguire i particolari infilati a forza in ogni inquadratura. È un film che vuole essere assaporato come una musica ascoltata alle cuffie, nel buio della cameretta, con la differenza che non devi stare ad occhi chiusi, ma devi tenerli ben aperti. Il film, va detto, contiene dei momenti davvero ben realizzati, indipendentemente dallo svolgimento della storia.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-iscZLtqymNk/WdTTl-BvanI/AAAAAAAACWI/uUMlpZ399aoxJWOG4JFdFc4AxqcjH1CygCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_09.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1366" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-iscZLtqymNk/WdTTl-BvanI/AAAAAAAACWI/uUMlpZ399aoxJWOG4JFdFc4AxqcjH1CygCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_09.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tentativo di seduzione involontario? Chissà.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Per esempio, tutta la parte in cui la regia segue con esagerata attenzione i movimenti di Takao mentre prende le misure dei piedi di Yukari per iniziare a disegnarle le scarpe, è molto intenso e aggiunge perfino un tocco di sensualità alla scena pur non essendoci un secondo fine erotico per nessuno dei due; lo stesso uso della pioggia come mezzo narrativo per sottolineare l'intensità delle emozioni in gioco è interessante: se all'inizio le gocce sono semplici ticchettii gentili che danno il via agli eventi, sarà con il temporale finale che finalmente i due troveranno modo di chiarirsi in un turbinio di emozioni; infine, a chi critica una mancanza di conclusione della storia, posso rispondere dicendo che, in fondo, il finale è chiaro e ben delineato, sta solo alla sensibilità di ciascuno il compito di immaginare un futuro per i due. Proseguendo nella tradizione tutta nipponica in cui lo spiegone diventa inutile e ridondante, anche in questo film non è necessario vedere con i propri occhi come proseguirà la storia. Per me è palese che lei indosserà quelle maledette scarpe, è lapalissiano che le strade si incroceranno nuovamente per entrambi e che... chissà, in futuro possano mettersi davvero insieme, lasciando alle spalle le convenzioni che, in una società ancora chiusa come quella giapponese, inevitabilmente continuano ad essere un ostacolo.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-kRH-srkMC34/WdTTkRMBn0I/AAAAAAAACWI/C7fkmkno9xIWT-pKuxtKwWo1qVweTzN5wCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_05.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-kRH-srkMC34/WdTTkRMBn0I/AAAAAAAACWI/C7fkmkno9xIWT-pKuxtKwWo1qVweTzN5wCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno dei (tanti) momenti di incontro nel parco.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
La storia d'amore, se così vogliamo definirla, è chiaramente platonica, noi assistiamo semplicemente a momenti in cui due personaggi che vivono in solitudine, cercano di riempire il vuoto dentro solo grazie al fortuito incontro vissuto nel giardino. Magari per qualcuno di voi sarà ovvio l'esatto opposto, che quella di Takao era una semplice infatuazione adolescenziale come ne succedono a milioni durante quell'età e che, quando sarà adulto per davvero, lui stesso la relegherà in un angolino come "semplice ricordo di gioventù". In fondo, anche questo è il bello di un film del genere, non lo vedo necessariamente come un peccato grave. Ci può, al limite, rimanere il dubbio su cosa volesse davvero comunicarci il regista. Io una risposta ce l'ho: nulla. Colpo di scena, vero? Shinkai non vuole comunicarci un messaggio, lui vuole <i>solo</i> emozionarci. Di difetti, come sempre, ce ne sono anche qui, altrimenti non parleremmo di un film tipicamente "shinkaiano". La lentezza, come già detto, per molti diventerà una zavorra allucinante; la sceneggiatura, in alcuni suoi passaggi, soffre di notevole ingenuità. Il simbolismo ripetuto ad ogni piè sospinto (notare il mio finissimo gioco di parole) per il quale saranno le scarpe di Takao a far camminare Yukari con le proprie gambe ha sfracellato i maroni già alla seconda volta in cui ci viene mostrato. Come successo in altri lavori, nemmeno questo film si salva dal difetto di essere poco bilanciato: la lentezza esasperante prosegue per quasi tutto il film, fino ad arrivare ad una brusca accelerazione giusto negli ultimi dieci minuti. Mi si dirà che è cosa voluta, ma a me ha lasciato un po' l'amaro in bocca; avrei preferito senz'altro una compressione dei minuti di tedio iniziale a favore di un maggiore sviluppo dei personaggi, soprattutto di Yukari che, pur essendo interessante e affascinante, non decolla veramente se non in qualche scena sporadica (quando è sola a casa sua, quando insegue Takao per le scale del palazzo). </center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-LMXBVN9GM4A/WdTTlZHTeLI/AAAAAAAACWI/EWRXgFidK9oWv29uWicB6mPgkeZGyikJQCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_06.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-LMXBVN9GM4A/WdTTlZHTeLI/AAAAAAAACWI/EWRXgFidK9oWv29uWicB6mPgkeZGyikJQCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il fratello di Takao e la morosa. Uno dei pochi momenti<br />
in cui non vediamo né Takao né Yukari.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Commento Bis <i><span style="color: red;">(ok, finiti gli spoiler)</span></i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
Mi sfugge come sia possibile riuscire ad essere interessanti raccontando il niente, eppure con <i>Il giardino delle parole</i> è successo. La formula magica di Shinkai continua ad evolversi e migliorarsi di film in film. Se <i>Viaggio verso Agartha</i> era un non del tutto riuscito tentativo di tirare fuori un film Studio Ghibli più cazzuto e che tuttavia riesce a farsi apprezzare, è <i>Il giardino delle parole</i> a risultare il film più adulto di Shinkai, anche più del tanto acclamato <i>5 cm al secondo</i>. Lo è, perché chiede allo spettatore una sorta di patto: "Sei disposto a calarti completamente nelle mie atmosfere e riflessioni, abbandonando il concetto di <i>film = storia da seguire per quello che succede</i>, e abbracciando quello di <i>film = emozione attraverso una o più sequenze di immagini</i>?" Se lo spettatore lo rifiuta perché non è pronto o per scelta personale in quanto il suo concetto di cinema è ben altro (assolutamente accettabile e plausibile!), il suo giudizio finale non sarà che estremamente negativo. Personalmente, dopo aver visto più di un film dell'autore e dopo averlo "conosciuto" per il suo stile e il suo modo di porsi, posso dire di aver imparato ad accettarlo e, perché no, apprezzarlo almeno in parte. <i>Il giardino delle parole</i> non è originale, non è trascinante, forse non è nemmeno <i>cinema</i>, ma è una esperienza visiva da provare almeno una volta. Se poi il tedio prenderà il sopravvento, pazienza: sono solo 46 minuti, ci sono ben altri film che durano anche il triplo dopo i quali potreste aver pensato di aver buttato via il vostro prezioso tempo.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Giudizio finale:</b></center>
<center style="text-align: justify;">
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<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
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<b>Storia: 4</b> - dai, diciamolo chiaramente, la storia non esiste e non è nemmeno il punto focale. C'è uno spunto narrativo interessante che non viene sfruttato (neanche ci prova, il Makoto), perché il suo obiettivo è un altro. Che funzioni o meno, è conseguenza del modo di porsi di ciascuno di noi.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Regia: 9</b> - dal punto di vista qualitativo, prima di <i>Your Name.</i> questo film è stato il top assoluto di Shinkai, che registicamente parlando non sbaglia un colpo. Il film è da godere in silenzio, rapiti di fronte alla bellezza delle immagini.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Musiche: 5</b> - sia messo agli atti che il pianoforte di Tenmon ha rotto le palle. Bella la canzone finale, davvero evocativa ma... per pietà, non se ne può più. Basta. Uccidetelo. Tenmon, dico. Cosa? Mi state dicendo che le musiche sono composte da Daisuke Kashiwa e non da Tenmon? Scusate, non me ne ero accorto, non ho notato la differenza, allora è proprio Shinkai a volerci ammorbare con un sound da prurito alle dita... e ditelo, eh.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Ritmo: 4</b> - lento, lentissimamente lento. Non solo non succede nulla per tre quarti di film, ma quello che succede lo fa in modo lento. Ve l'ho detto? È lento. Cazzo se è lento.</center>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>Violenza: 4</b> - non c'è violenza e non ho intenzione di riciclare la battuta che ho scritto su <i>5 cm al secondo</i>. Ops, l'ho appena fatto.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Humour: 5</b> - Non fa ridere né vuole farlo...</center>
<div>
<b>XXX: 1</b> - nulla da segnalare, un punticino in più per la scena delle scarpe, magari qualche feticista apprezza pure. <span style="color: red; font-size: x-small;"><b>[3]</b></span></div>
</center>
<div>
<b>Globale: 7</b> - resta sorprendente vedere come il film si porti a casa un bel 7 nonostante tutte le voci, tranne la regia, abbiano degli eclatanti voti insufficienti. Per questo motivo, diventa importante chiarirci: se per voi la trama è tutto o ricopre un ruolo di spicco, come tra l'altro è giusto che sia, potete anche dimezzare tranquillamente il voto. Se per una volta vi lasciate vincere dalla tentazione di provare qualcosa di più zen e meno concreto, probabilmente finirete con l'apprezzare <i>Il giardino delle parole</i>. Un conto è non raccontare nulla risultando noiosi e per di più senza veicolare uno straccio di emozione; un altro conto è tirare fuori qualcosa di unico e diverso, dove l'estetica vince sulla sostanza ma lo fa meravigliosamente bene. Magari non vi resterà nulla dopo la visione, ma se l'avete apprezzato di sicuro vi verrà nuovamente la voglia di rivederlo, ve lo garantisco.</div>
</center>
</center>
</center>
<h3 style="text-align: left;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
</center>
</center>
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</center>
</center>
<center style="text-align: justify;">
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<center style="text-align: justify;">
</center>
<center style="text-align: justify;">
</center>
</center>
</center>
<hr />
<h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<b>2016</b> - <b><i>Your Name.</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Kimi no na wa</i>")</span></center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><br /></span></center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-dSIkj_8KzJ0/WdTT9_uvHxI/AAAAAAAACWI/_SuMWnavd-sKmE5DHNG0lbrvtGQaGlOkwCEwYBhgL/s1600/Your_Name_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="643" data-original-width="450" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-dSIkj_8KzJ0/WdTT9_uvHxI/AAAAAAAACWI/_SuMWnavd-sKmE5DHNG0lbrvtGQaGlOkwCEwYBhgL/s320/Your_Name_Locandina.jpg" width="223" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione Nexo Digital per il cinema.</td></tr>
</tbody></table>
</center>
</center>
</h3>
<center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
<div>
<b style="color: red;">Livello di spoiler: GREVE [sono costretto a spoilerare, ci sarà un paragrafo all'uopo]</b><br />
<b style="color: red;"><br />
</b> <b style="color: red;">[sono costretto perché voglio io]</b><br />
<b style="color: red;"><br />
</b> <b style="color: red;">[vi ho avvisati, eh]</b><br />
<b style="color: red;"><br />
</b> <b style="color: red;">[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]</b><br />
<b style="color: red;"><br />
</b><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DyP0NfgwtPE/WdTT6YFCkEI/AAAAAAAACWI/pIMKTf2eDLgBsG5O8BAcuGZWb3oO805bgCEwYBhgL/s1600/Your_Name_01.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-DyP0NfgwtPE/WdTT6YFCkEI/AAAAAAAACWI/pIMKTf2eDLgBsG5O8BAcuGZWb3oO805bgCEwYBhgL/s320/Your_Name_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il film inizia così, più o meno.</td></tr>
</tbody></table>
Chissà se qualche volta avete mai provato quella strana sensazione che vi fa domandare: "Ma quella persona che ho appena incrociato... l'ho già conosciuta?" Magari credete di averne intravisto un sorriso, magari state pure sperando che quella stessa persona stia pensando lo stesso di voi. Sta a voi la scelta se continuare a camminare, rimanendo col dubbio, o farvi forza per rivolgerle la parola. E se quella persona fosse davvero quella che il destino ha riservato a voi? La vita è piena di <i>sliding doors</i> come questa, anche se noi non ce ne accorgiamo né mai verremo a saperlo.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-u6C0c3bXk8s/WdTT6BhuTKI/AAAAAAAACWI/wCX99_zDU2ADgQZ78e4L-YjCxOmNVe0ZACEwYBhgL/s1600/Your_Name_02.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="900" height="210" src="https://1.bp.blogspot.com/-u6C0c3bXk8s/WdTT6BhuTKI/AAAAAAAACWI/wCX99_zDU2ADgQZ78e4L-YjCxOmNVe0ZACEwYBhgL/s320/Your_Name_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il filo rosso, uno dei tormentoni di <i>Your Name.</i></td></tr>
</tbody></table>
Ed ecco finalmente <i>Your Name.</i> (mi raccomando il punto finale, è parte integrante del titolo). Vi sembrerà strano, ma prima di guardarlo, nonostante mi fossi già avventurato nella visione di tutti i titoli precedenti, non ho voluto sapere nulla, non ho letto trame, non ho sbirciato recensioni né ho visto anteprime, giusto il solo trailer. Il nulla assoluto, proprio per poterlo accogliere senza aspettative di sorta o pieno di preconcetti. Dal trailer è evidente l'incredibile livello di qualità visiva (ma ci avrei scommesso un rene) e un tocco di fantastico che non guasta mai, per il resto non avevo la più pallida idea di cosa avrei visto nei successivi 106 minuti: cosa aspettarmi dal più grande incasso <i>anime</i> della storia giapponese? Vi dirò, ero diviso tra il non vedere l'ora di gustarmelo (La Moglie sa quanto l'ho stressata) e il timore di restare deluso, certo di ritrovare gli ennesimi difetti riscontrati in tutti i film precedenti. Se avete già visto il voto finale avete già la risposta, se non lo avete ancora visto ve lo dico ora: <i>Your Name.</i> è davvero un gran bel film, me lo sono proprio goduto. Perfino La Moglie è rimasta soddisfatta, il che è tutto dire.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Kq5g6e6vpUE/WdTT7hTZ2XI/AAAAAAAACWI/h6R4WMnWnqM7BD9EjOYQPSPjWbgnu1TbQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_04.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-Kq5g6e6vpUE/WdTT7hTZ2XI/AAAAAAAACWI/h6R4WMnWnqM7BD9EjOYQPSPjWbgnu1TbQCEwYBhgL/s320/Your_Name_04.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il paesino rurale di Mitsuha</td></tr>
</tbody></table>
<b>Trama <i><span style="color: red;">(poco spoiler, si può tranquillamente leggere)</span></i></b><br />
<b>Taki</b> Tachibana e <b>Mitsuha</b> Miyamizu sono due studenti coetanei, il primo vive a Tokyo, la seconda in un paesino di montagna. Entrambi vivono con un'insoddisfazione di fondo; la ragazza, timida ed impacciata di suo, sogna di poter essere un ragazzo di Tokyo perché odia la vita troppo ordinaria del suo paesello: non c'è una caffetteria (esiste solo un distributore automatico di caffè in lattina), non c'è una biblioteca e manca perfino uno studio dentistico. Lei, per di più, vive in un tempio shintoista insieme alla nonna e alla sorellina, senza una mamma e con un papà distante dalla famiglia, troppo impegnato nella sua carriera di sindaco del paese.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-kwpL3LPAG6Y/WdTT9Z2la_I/AAAAAAAACWI/aTaMLLVoNqE8zWgntIEqMHkcMD___oHGwCEwYBhgL/s1600/Your_Name_10.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="461" data-original-width="800" height="184" src="https://4.bp.blogspot.com/-kwpL3LPAG6Y/WdTT9Z2la_I/AAAAAAAACWI/aTaMLLVoNqE8zWgntIEqMHkcMD___oHGwCEwYBhgL/s320/Your_Name_10.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il ristorante "Il giardino delle parole", easter egg</td></tr>
</tbody></table>
Taki, il ragazzo, è invece una testa calda, forse troppo impulsivo, con la passione per il disegno e che lavora part-time come cameriere in un ristorante italiano dal nome "Il giardino delle parole" (proprio scritto così, non è una traduzione). Una mattina, entrambi si svegliano scombussolati, con amici e parenti che li guardano sconvolti perché il giorno prima sembravano impazziti. Purtroppo non ricordano nulla, quando si sono risvegliati è come se avessero dimenticato tutto quello che è successo il giorno (o la notte prima). Quello che hanno vissuto è stato un sogno troppo vivido o qualcos'altro? Lo stesso fatto inizia a ripetersi con frequenza, anche due o tre volte alla settimana e, quando Mitsuha scopre sul suo quaderno la scritta "Chi sei?" inizia a comprendere la verità. In quei giorni così strani, lei vive nel corpo di Taki e, viceversa, lui nel suo, con le imbarazzanti conseguenze che comporta un improvviso cambio di personalità in un corpo diverso. Realizzato cosa sta succedendo veramente, i due decidono di darsi delle regole per evitare di combinare troppi pasticci: innanzitutto scrivono quello che hanno fatto durante la giornata, per mettere l’altro al corrente di quello che è successo; in secondo luogo, cercano di non interferire troppo con le rispettive quotidianità per evitare di fare danni irrimediabili. Certo è che ad entrambi la situazione giova, tanto per dire: la vita sociale di Taki migliora perché diventando meno impulsivo riesce a risultare interessante agli occhi della capocameriera Miki Okudera, bellissima ed irraggiungibile, per cui aveva una cotta; Taki (Mitsuha) riesce perfino ad ottenere un appuntamento con lei! Lo stesso avviene nel paesino dove Mitsuha (Taki) diventa sempre più popolare tra i compagni perché spigliata e "moderna", proprio lei che fino ad allora aveva vissuto divisa tra la voglia di fuggire e il senso del dovere che la tiene legata al tempio di sua nonna, sacerdotessa devota a Musubi, il dio protettore del paesino. La situazione va avanti per qualche tempo, ed entrambi iniziano, in modo del tutto assurdo ma sensato, a conoscersi meglio e a provare qualcosa che vada oltre la semplice amicizia. Ok, diciamolo: Taki si innamora di Mitsuha, anche se non sa nulla di lei, nemmeno il nome. La storia prende una bella piega quando arriva la notizia che una cometa è in arrivo nei prossimi giorni... e quando, poco dopo, Taki si rende conto che all'improvviso lo scambio di corpo con la ragazza si è interrotto, rendendo vano ogni tentativo di comunicare con lei. C'è solo una cosa da fare: muovere le chiappe da Tokyo e trovare il paesino di lei, ovunque esso si trovi... la sorpresa che troverà Taki sarà davvero sconvolgente.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-vZuh3cHTGiA/WdTT8jGmDLI/AAAAAAAACWI/3dQt7g3ff-IIjKFH8v87mjAKUc5WfCKjQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_08.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-vZuh3cHTGiA/WdTT8jGmDLI/AAAAAAAACWI/3dQt7g3ff-IIjKFH8v87mjAKUc5WfCKjQCEwYBhgL/s320/Your_Name_08.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Chi sei?</td></tr>
</tbody></table>
<b>Commento <i><span style="color: red;">(senza spoiler)</span></i></b><br />
Commentare senza spoiler è impresa ardua, ma non impossibile. Qualche spoiler è necessario per spiegare alcune critiche che muovo al film, ovviamente a livello di sceneggiatura (ma dai?), lo rimando quindi al paragrafo successivo giusto per chi ha voglia di approfondire l'argomento. Per quanto mi riguarda, <i>Your Name.</i> è Makoto Shinkai all'ennesima potenza, è il punto più alto che ha raggiunto finora, è la summa di tutta la sua cinematografia e, a ben vedere, contiene la stragrande maggioranza dei suoi temi e dei suoi marchi di fabbrica, ma stavolta il regista è riuscito ad amalgamarli senza rovinare l'idea che aveva in mente. C'è il tema della comunicazione, della distanza di tempo e di luogo, c'è una sottintesa storia romantica che muove i protagonisti nella seconda metà, c'è il tono drammatico e malinconico, ci sono i treni, la pioggia e i ciliegi in fiore, c'è un richiamo a Haruki Murakami per la deriva fantastica della seconda parte, c'è la struttura circolare della chiusura della storia che si ricongiunge all'inizio... eppure, sapete cosa vi dico? È come se Shinkai si fosse divertito a giocare con chi conosce gli altri suoi film, perché <i>Your Name.</i> è tutto questo ma è anche un punto di rottura della sua concezione che ci ha spiattellato in faccia fino all'anno scorso. Lo è per due motivi: per la freschezza e il brio della narrazione, innanzitutto, e per una colonna sonora grandiosa che riprende proprio questo aspetto, amplificandolo grazie a delle orecchiabili canzoni pop. La malinconia cupa e agrodolce a cui ci siamo abituati viene accantonata e, credetemi, tutto il film ne giova enormemente. Le stesse voci dei personaggi non sono più un sussurro del depresso aspirante suicida, ma hanno una modulazione che riempie le orecchie, accentuata dalle parti in cui i doppiatori hanno dovuto rendere credibile il cambiamento di personalità dei protagonisti. Ah, i protagonisti: finalmente non sono più soli, ma hanno amici che partecipano alle loro vicende e in diverse occasioni si fanno in quattro per aiutarli. Non abbiamo più l'oscuro emo che vive solitario in autocommiserazione, ma personaggi più credibili per i quali finalmente anche l'amicizia ricopre un ruolo non secondario (sì, mi riferisco a Katsuhiko e Suzuka, gli amici di Mitsuha, e di Miki Okudera e Tsukasa Fujii per Taki). Un cast più allargato permette una maggiore coralità di scene, dialoghi, situazioni: se non è un enorme balzo in avanti questo, non saprei cos'altro avrebbe potuto fare Shinkai!<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-8EJx9W1pWUU/WdTT6RtcWFI/AAAAAAAACWI/Ij_AohRWxX4QEiHvqteMJF6gSkLPX52CQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_03.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="476" data-original-width="849" height="179" src="https://2.bp.blogspot.com/-8EJx9W1pWUU/WdTT6RtcWFI/AAAAAAAACWI/Ij_AohRWxX4QEiHvqteMJF6gSkLPX52CQCEwYBhgL/s320/Your_Name_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il lago del paese Itomori</td></tr>
</tbody></table>
Per il resto <i>Your Name.,</i> come le immagini promozionali e locandine lasciano supporre, è un film che fa molta leva sugli accostamenti degli opposti: <b>modernità contro tradizione</b>, vista ovviamente nella contrapposizione tra la sfavillante Tokyo e la rurale Itomori (tema già visto in <i>5 cm al secondo</i>); l'ovvio scontro-incontro <b>maschio / femmina</b> dei due protagonisti, grazie al quale migliorano le rispettive vite facendo conoscere un punto di vista diverso; non possiamo trascurare la dicotomia <b>futuro / passato</b>, che per non spoilerare non spiegherò, ma che risulterà lampante nonché sorprendente per come è stata affrontata; per chiudere con l'alternanza di <b>leggerezza e malinconia</b>, perfettamente rappresentate dalla suddivisione in due archi narrativi ben distinti; quello iniziale, tanto divertente e brioso in cui impariamo a conoscere i protagonisti; quello finale, che perde l'innocenza e la freschezza della prima parte per guadagnare in tensione e drammaticità. Dovreste averlo capito, ciascuno di questi elementi, che potrei banalmente ricondurre allo <b>yin</b> e allo <b>yang</b>, ha un suo peso ben studiato senza che uno sovrasti l'altro. Tutte queste mirabolanti nonché sperticate lodi nei confronti di Shinkai destano però qualche sospetto: com'è possibile che una persona del suo stampo, così poco disposto a scendere a compromessi, sia rinsavita così tanto dal migliorare in un solo film? Non è che c'è per caso la mano di qualcuno che l'ha guidato? Io dico di sì, e ci speravo davvero tanto, perché se il risultato è stato questo film, cazzo, dico che costui ha fatto un signor lavoro. Gli indizi portano al nome di <b>Genki Kawamura</b>, la cui supervisione ha permesso un controllo dell'intera produzione durante il processo creativo, forse anche più di quanto lo stesso Shinkai ha ammesso in una bella <a href="https://www.animeclick.it/news/61327-intervista-a-makoto-shinkai-il-lavoro-dietro-il-successo-di-your-name" target="_blank">intervista su Animeclick che consiglio di andare a leggere</a>. Sto parlando di uno dei produttori di <b><i>The Boy and the Beast</i></b> (2015, <b>Mamoru Hosoda</b>), un film di cui sentirete parlare anche in questi lidi perché fra i migliori di quell'annata. Grazie Signor Kawamura, ti devo un enorme favore.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-d2Oa8SRnn8s/WdTT8DrjFiI/AAAAAAAACWI/4f7vYQIJek8xyFo-RWZP1ao2VLQmSYRfQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_06.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="673" data-original-width="1271" height="169" src="https://2.bp.blogspot.com/-d2Oa8SRnn8s/WdTT8DrjFiI/AAAAAAAACWI/4f7vYQIJek8xyFo-RWZP1ao2VLQmSYRfQCEwYBhgL/s320/Your_Name_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Soliti strepitosi giochi di luce.</td></tr>
</tbody></table>
Purtroppo <i>Your Name.</i> non ha preso 10 - voto che avrei dato se avesse raggiunto la perfezione, cosa che non è stata. Dove ha toppato? Rimandando alcuni approfondimenti al paragrafo successivo, altamente spoilerante, in questa sede posso semplicemente parlare di scarsa innovazione dello spunto iniziale, di una sceneggiatura zoppa in un paio di snodi cruciali dei quali posso dire che Shinkai abbia effettuato una grave forzatura nei confronti dello spettatore (sì, ha giocato sporco), e del suo smodato nonché ridondante uso di simbolismi senza i quali non si può ritenere soddisfatto.<br />
<i>Body swap</i>: hai voglia a chiamarlo cliché, l'espediente narrativo dello scambio di personalità risale ad un romanzo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/F._Anstey" target="_blank">F. Anstey</a> del 1882, <b><i>Vice Versa</i></b>, e da allora in tv, sui libri e nei film ne abbiamo visto a iosa, manga inclusi, per farvi un'idea <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Body_swap_appearances_in_media" target="_blank">date un'occhiata a questo elenco</a> (link esterno). Confesso di aver avuto, nei primi minuti, il timore di assistere alla sua ennesima variante, ma ammetto che per fortuna il colpo di scena che avviene più o meno a metà narrazione spariglia le carte e rende la storia molto più interessante. Shinkai non ha inventato nulla - non si può dire che l'originalità sia il suo punto forte - ma ha mescolato elementi noti e abusati tirando fuori una storia meno banale di quanto le premesse lasciassero presupporre. Peccato che nella preparazione del colpo di scena più grosso si sia scelto di barare; lo spettatore non se ne rende veramente conto durante la visione in quanto rapito dalla storia e dai disegni, ma a mente fredda, nel ripensarci, è impossibile non notare alcune evidenti incongruenze che inevitabilmente faranno storcere il naso. Infine, parliamo dei simboli: premesso che io preferisco il "non detto" allo spiattellamento, in tutti i suoi lavori Shinkai dissemina indizi grossi come baobab tanto da risultare goffo e pedestre, anche <i>Your Name.</i> non è esente da questo difetto. Parliamo del filo rosso? Lo vediamo fin dall'inizio, nei titoli di testa accompagnati da una bella canzone, che trasforma quella sequenza in una pseudo-sigla simile a quelle delle serie televisive; il filo rosso diventa quello che lega Taki e Mitsuha, è lo stesso che annoda i capelli a coda di cavallo della ragazza (è l'espediente narrativo che ci fa capire quando c'è lei nel suo corpo e non il ragazzo), è lo stesso che in una sequenza diventa un cordone ombelicale ed è, soprattutto, quello che viene evocato dalla nonna quando fa il discorso su(l) Musubi.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--uFZfXraNvI/WdTT9dHyuvI/AAAAAAAACWI/cGuHDKW8HXAQEEKOKu1cIPgbyxV2RM_uACEwYBhgL/s1600/Your_Name_09.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1300" height="189" src="https://1.bp.blogspot.com/--uFZfXraNvI/WdTT9dHyuvI/AAAAAAAACWI/cGuHDKW8HXAQEEKOKu1cIPgbyxV2RM_uACEwYBhgL/s320/Your_Name_09.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Musubi e l'intreccio</td></tr>
</tbody></table>
Avendo imparato a conoscere Shinkai, ho subito avvertito che quella scena sarebbe stata la chiave di lettura dell'intero film. Musubi è il dio protettore del paesino di Mitsuha, ma è anche un concetto più astratto che indica il legame che può esistere tra due persone (si ritorna alle immagini iniziali), così come lo scorrere del tempo rappresentato dai fili intrecciati che diventano corda. Musubi di qua e Musubi di là, capisci che questo è il concetto più importante del film ed è la sua chiave di lettura nonché il principale motore degli avvenimenti; non è la cometa a combinare disastri, ma è Musubi. Afferrato questo concetto, che ammanta di misticismo (andiamo proprio oltre la fantascienza), l'autore forza gli eventi e li riconduce con, a mio parere, eccessiva facilità al sovrannaturale. Continuando con lo smodato uso di simbolismi, ha infarcito di scene ed intermezzi con porte che si aprono o si chiudono: treni, metropolitana, porte di casa, i fusuma (porte scorrevoli decorate), tutto scorre e tutto rimanda a <i>Sliding Doors</i>, non tanto il film (o non solo) quanto al concetto di biforcazione o bivio del destino. Shinkai adora essere pesante e ripetitivo nelle sue metafore, diciamolo chiaramente. Prima di passare alle vere e proprie bordate spoileranti su quelli che secondo me sono i difetti di <i>Your Name.</i>, tengo a precisare che le magagne che ho appena elencato sono un voler andare a cercare il pelo nell'uovo, perché sono davvero marginali e di poco conto, ma non posso fare a meno di notarle in un film che, se non ne avesse abusato, avrebbe raggiunto un equilibrio davvero mirabile.<br />
<b>Commento - approfondimento <i><span style="color: red;">(con spoiler!)</span></i></b><br />
Lo ribadisco, qui si <b><span style="color: red;">spoilera a manetta</span></b>, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa andate dritti al paragrafo successivo!<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-3deEdnJF6ic/WdTT7vYNU7I/AAAAAAAACWI/cPYJ3z_HJy4A3EKCClELju7apveuGDl5QCEwYBhgL/s1600/Your_Name_05.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-3deEdnJF6ic/WdTT7vYNU7I/AAAAAAAACWI/cPYJ3z_HJy4A3EKCClELju7apveuGDl5QCEwYBhgL/s320/Your_Name_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mitsuha</td></tr>
</tbody></table>
Come scrivevo poche righe prima, <i>Your Name.</i> ha due grossi difetti che hanno fatto sì che io abbassassi la sua valutazione finale, nonostante nella sua globalità sia uno dei film che più ho apprezzato negli ultimi tempi e che consiglierei a chiunque abbia un minimo di interesse nell'animazione giapponese. Per capire di cosa sto parlando, un cenno sul colpo di scena che dà la svolta principale all'intero film. Quando Taki capisce che lo scambio di corpo non è più avvenuto e che quindi deve essere successo qualcosa, in preda alla sua ossessione decide di andare a cercare Mitsuha, avendo come unico indizio il disegno di un ricordo, il lago di Itomori. Taki, accompagnato da Miki e Tsukasa, arriva sul posto e, non senza fatica, scopre la terribile verità: il paese di Mitsuha non esiste più, tre anni prima, durante il passaggio della cometa Tiamat, un asteroide se ne è distaccato e ha colpito proprio Itomori, causandone la distruzione e la morte di gran parte degli abitanti. Con orrore di Taki, Mitsuha figura tra le vittime accertate. Qui il ragazzo realizza che lo scambio di personalità non comportava solo un balzo di luogo, ma anche di tempo, fino a tre anni prima! Cosa fare per porre rimedio? La risposta si trova nelle parole della nonna di Mitsuha, più precisamente in Musubi, la divinità protettrice del paese e il cui tempio è una sorta di punto di congiunzione delle varie linee temporali. Bevendo del <i>kuchikamizake</i>, un sakè speciale ottenuto mediante un rito a cui la stessa ragazza aveva partecipato, Taki riesce a varcare le linee del tempo e dello spazio per ricongiungersi, anche se solo brevemente, a Mitsuha, in modo da avvisarla del pericolo incombente. Il risveglio diventa per la ragazza una disperata corsa contro il tempo per convincere l'intero villaggio a salvarsi dalla catastrofe.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/--Y7wiUUb1hU/WdTT9JMQaUI/AAAAAAAACWI/yFaFTQchPTkt17g_25vz_ds3rA9WPxHgQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_07.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/--Y7wiUUb1hU/WdTT9JMQaUI/AAAAAAAACWI/yFaFTQchPTkt17g_25vz_ds3rA9WPxHgQCEwYBhgL/s320/Your_Name_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Treni pure qui...</td></tr>
</tbody></table>
Da queste righe, per come ve l'ho messa, possono risultarvi evidenti i due grossi problemi di sceneggiatura: il primo non è un errore, ma un atto scientemente voluto da Shinkai, ovvero la non reazione di Taki (ragazzo del futuro) di fronte alla notizia dell'arrivo della cometa; è impossibile che non possa ricordarsi di un evento così catastrofico avvenuto tre anni prima; è impossibile che non si sia mai accorto, durante lo scambio di corpi, che il tempo in cui viveva era diverso da quello attuale, soprattutto quando ha assistito alla tv la notizia dell'arrivo della cometa. Provando a rigirare la frittata in vista dell'obiezione "Non la ricordava perché al risveglio i ragazzi si dimenticano tutto, e può valere anche il viceversa", posso rispondere dicendo: ok, hai dettato questa regola, ma poi comunque non l'hai rispettata perché in realtà più volte entrambi i ragazzi hanno dimostrato reminiscenze dello scambio... ma stranamente e casualmente, mai è avvenuto con l'evento più grosso. No, questo è ingannare lo spettatore, giocando sporco. Non esiste che fai ricordare cose ed eventi a Taki e Mitsuha solo quando ti fa comodo e poi, solo per muovere la storia, tutto diventa come se fosse solo il caso o la coincidenza ad intervenire, vanificando quanto di buono è stato scritto fino a quel momento. Mi rendo conto di quanto sia difficile lavorare con i paradossi del tempo ma, proprio per questo, chiedo una maggiore attenzione nel cercare di non incappare in errori simili. Il secondo grosso problema è diretta conseguenza di quanto detto prima e, in questo caso, lo vedo più come un errore concettuale. Come cazzo è possibile l'esistenza dell'io narrante (Taki) quando più volte hai dimostrato che non può ricordarsi certe cose e che, anzi, la dimenticanza e l'oblio diventano il punto focale della parte centrale della storia? L'io narrante qui è proprio sbagliato a livello di concetto, ma Shinkai ce l'ha piazzato perché fa figo ed è un suo tratto distintivo e piuttosto che non metterlo si farebbe amputare entrambe le mani, non riesco a trovare una spiegazione più convincente. Peccato, davvero peccato!<br />
A questo punto mi riservo di riguardare il film quando uscirà in home video con l'adattamento italiano perché sono curioso di sapere quanto queste mie obiezioni siano valide o se sono stato io a non aver capito una cippa della storia - in tal caso farò pubblica ammenda su questa stessa sede. Se poi voi avete voglia di darmi una vostra spiegazione, la sezione "commenti" è li che vi aspetta!<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WEFQzRBWIMg/WdTlXWUMa8I/AAAAAAAACWk/tGyVz6RWmQAAjaaTKZ52cC7U0L7kXpDSgCLcBGAs/s1600/Your_Name_11.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-WEFQzRBWIMg/WdTlXWUMa8I/AAAAAAAACWk/tGyVz6RWmQAAjaaTKZ52cC7U0L7kXpDSgCLcBGAs/s320/Your_Name_11.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'arrivo della cometa (scena iniziale, no spoiler)</td></tr>
</tbody></table>
<b>Commento conclusivo <i><span style="color: red;">(spoiler finiti, tranquilli)</span></i></b><br />
Cos'altro dire di <i>Your Name.</i>? Una sola cosa, che è la più importante di tutte ed è il mio vero metro di giudizio: ho una voglia matta di riguardarmelo, non c'è complimento migliore che possa fare ad un film che ho appena finito di guardare. Potrei anche dire una cosa strana: di Shinkai è sufficiente vedere solo questa produzione perché è il riassunto totale globale delle sue tematiche; se poi avete voglia di divertirvi a scoprire come in realtà il regista si sia divertito (o l'abbiano obbligato, il sospetto non mi abbandonerà mai) a de-costruire i suoi marchi di fabbrica ottenendo un lungometraggio che va in antitesi rispetto alla sua visione finendo col superarli tutti, allora non vi resta che riscoprire anche le sue produzioni precedenti. Per quanto mi riguarda, posso dire che il suo percorso di crescita l'ha compiuto tutto e che non credo riesca a superarsi nuovamente... ma sono pronto ad essere sonoramente smentito, anzi non vedo l'ora. <i>Your Name.</i> è senza dubbio uno dei film del 2016 da ricordare nel tempo, insieme a <i>Silent Voice</i>.<br />
<b>Nota di colore:</b><br />
Come è noto, Shinkai è famoso per la fedeltà nella ricostruzione di fondali e scenografia, perfettamente aderenti ai corrispettivi originali. Se andate su questo sito, potete trovare foto di posti reali, le coordinate per raggiungerli e le immagini della controparte presente in <i>Your Name.</i>. Tutto ciò è fantastico! <b><a href="https://fastjapan.com/en/p112544" target="_blank">Landmarks Used in the Movie “Kimi no Na Wa.” - Fast Japan</a></b>.<br />
<b>Giudizio finale:</b><br />
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<b>Storia: 7</b> - finalmente, cribbio. Non solo il soggetto iniziale è interessante, nonostante il <i>body swap</i> sia un cliché usato e stra-abusato in molti manga e anime (per non parlare della filmografia occidentale anni '80), ma la sceneggiatura questa volta non si perde per strada e nonostante alcuni buchi / errori / prese in giro (chiamateli come volete) colossali, porta il lavoro a casa.</center>
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<b>Regia: 9</b> - Il top, fino ad ora, raggiunto da Shinkai. <i>Your Name.</i> è veramente il punto più alto raggiunto dal regista. Il passo successivo è migliorare nelle animazioni dei personaggi, non ancora ai livelli dello Studio Ghibli, ma per il resto... Shinkai c'è!</center>
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<b>Musiche: 8</b> - qui il secondo vero cambio di registro; quello del tono (non solo drammatico ed opprimente, ma anche frizzante almeno nella prima parte) si riflette sull'atmosfera musicale. Basta pianoforte strimpellato - non se ne poteva più - ma ecco una vera <i>soundtrack</i> fatta come si deve, con pezzi pop (uno quasi rock) e delle canzoni godibili e che ben si adattano alla storia. Il merito è dei <b>Radwimps</b>, banda rock giapponese a cui il regista ha chiesto di comporre ed eseguire le tracce principali.</center>
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<b>Ritmo: 7</b> - brioso, frizzante, rallenta nella seconda parte, ma l'attenzione resta viva per scoprire come potrebbe andare a finire. Mai noioso, detto a Shinkai è davvero un complimento enorme. Per me c'è lo zampino di qualcun altro, mi sono spiegato più in dettaglio nel corpo della recensione.</center>
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<b>Violenza: 5</b> - poco da segnalare.</center>
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<b>Humour: 6</b> - incredibile, c'è pure qualche scena che strappa più di una risata! Makoto, sei proprio tu?</center>
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<b>XXX: 1</b> - nulla da segnalare, un punticino in più per la gag umoristica che si ripete in più scene. (è ovvia, non vi dico cosa però)</div>
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<div>
<b>Globale: 8,5</b> - Potevo dargli nove, a ben pensarci, ma per diversi motivi lo ritengo un voto eccessivo (come lo era per <i>Silent Voice</i>, ma lì l'immedesimazione è stata tale per cui me ne sono sbattuto la ciolla e gliel'ho dato lo stesso). Sicuramente <i>Your Name.</i> è un film riuscito, con un bel ritmo e una storia gradevole ed interessante, intenso ma non pesante, romantico il giusto ma senza essere sdolcinato, con diversi picchi memorabili per resa visiva ed emotiva. Non trovo un motivo valido per cui non dovreste vederlo, può piacere tantissimo o poco, ma è uno dei film più significativi degli ultimi anni. Non è un film impegnato o con messaggi sociali ben definiti, è evasione allo stato puro ma, porco cazzo, è fatto dannatamente bene.</div><div><br /></div><div><hr style="text-align: left;" /><h3 style="text-align: left;"><center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;"><b>2019</b> - <b><i>Weathering with you</i></b><span style="font-weight: normal;"> ("<i>Tenki no ko</i>")</span></center><center style="text-align: justify;"><span style="font-weight: normal;"><br /></span></center><center style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-CDIiAR8OzeI/XtaRx_J-TfI/AAAAAAAADmA/oDxM7fvQOTgK17EkEO8RbKoQ3Z-tXAnBwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_Locandina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="596" data-original-width="420" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-CDIiAR8OzeI/XtaRx_J-TfI/AAAAAAAADmA/oDxM7fvQOTgK17EkEO8RbKoQ3Z-tXAnBwCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_Locandina.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina dell'edizione Nexo Digital per il cinema.</td></tr></tbody></table></center></center></center></h3></div></center></center></center></center></center><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><b style="color: red;">Livello di spoiler: A CATINELLE</b></div><div style="text-align: justify;"><b style="color: red;"><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b style="color: red;">[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]</b></div></div><div style="text-align: left;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WiUOgQ8dBhc/XtaRnrQ9tKI/AAAAAAAADmA/c2e4_qwHVF0itclx8mDE3rSu3_wmAFE0wCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_001.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-WiUOgQ8dBhc/XtaRnrQ9tKI/AAAAAAAADmA/c2e4_qwHVF0itclx8mDE3rSu3_wmAFE0wCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_001.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><font face="arial" size="2">Iniziamo con la carrellata di immagini di impatto...</font><br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pioggia.</div><div style="text-align: justify;">Pioggia sempre, ovunque, intensa, che non lascia respiro, che opprime tutto.</div><div style="text-align: justify;">Maremma maiala impestata quanto odio la pioggia, ci sono momenti in cui mi sembra di impazzire, soprattutto quando succede per una settimana di fila. Il clima è cambiato, è inutile negarlo, non c’è più il singolo acquazzone primaverile che rinfresca tutto… no, se deve piovere ci dobbiamo sorbire una scassata di maroni ininterrotta per più giorni consecutivi. Immaginatevi ora una Tokyo moderna in cui, senza un motivo apparente, inizia a piovere e non smette più, per settimane intere. Una roba che se fosse comparso Brandon Lee a rantolare: “<i>Non può piovere per sempre</i>”, il protagonista esasperato l’avrebbe preso a smascellate in faccia con il cricket di un autoarticolato.</div><div style="text-align: justify;"><b><i><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ycGasYjzyj8/XtaRo5dsgXI/AAAAAAAADmA/ePf-RsgqyJIhaBbqcL1j_hDBsDV9DggfwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_003.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="2560" src="https://1.bp.blogspot.com/-ycGasYjzyj8/XtaRo5dsgXI/AAAAAAAADmA/ePf-RsgqyJIhaBbqcL1j_hDBsDV9DggfwCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_003.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pioggia...<br /></td></tr></tbody></table>Weathering with you - La ragazza del tempo</i></b> parte esattamente con questa premessa e, devo ammetterlo, lo spunto è alquanto intrigante. Il protagonista è <b>Hodaka Morishima</b>, un sedicenne che, per motivi non propriamente spiegati, nell’estate del 2021 decide di fuggire dalla famiglia e dall’isola in cui vive, per tentare l’avventura in una Tokyo sfavillante e per nulla accomodante nei confronti di un fuggiasco minorenne. Ah, povero ingenuo, ancora non sa in quali pasticci andrà a cacciarsi! Problema della pioggia a parte, l’arte dell’arrangiarsi nella grande metropoli non sarà facile per nulla; per sopravvivere, accetta la proposta di <b>Keisuke Suga</b>, un personaggio un po’ strambo che gli ha salvato la vita durante la traversata sul traghetto e che gli offre un lavoro presso la sua agenzia editoriale, oltre a vitto e alloggio, in cambio di una paga ridicolmente bassa. Può forse Hodaka rifiutare? Insieme a Keisuke vive <b>Natsumi</b>, una ragazza appassionata di esoterismo e stramberie varie. Proprio in seguito ad un nuovo incarico assegnato da Keisuke, Hodaka e Natsumi iniziano una ricerca sulle cosiddette “<i>ragazze del tempo</i>”, figure avvolte dal mistero che, secondo antiche leggende locali, sarebbero in grado di fermare la pioggia e regalare, solo per un lasso di tempo limitato, un spicchio di sole e serenità a chi ne fa richiesta. Durante la ricerca, Hodaka incontra <b>Hina Amano</b> e scopre che è proprio una ragazza del tempo in grado di fermare la pioggia: diventeranno amici, inizieranno un business per regalare sole e felicità in cambio di un modico prezzo e presto la loro vita svolterà, tanto da “poter addirittura cambiare il mondo”, come dice l’io narrante. E quando scopriranno che sarà necessario un sacrificio umano per fermare la devastazione che sta colpendo Tokyo, si renderanno conto di trovarsi di fronte a scelte molto più grandi di loro, che sono solo due semplici ragazzini delle superiori.</div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-B5vSps8dCms/XtaRoG75L9I/AAAAAAAADmA/RaSkOfG3xkMlHR_DkNK4_BMirzGve_khwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_002.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1070" data-original-width="1901" src="https://1.bp.blogspot.com/-B5vSps8dCms/XtaRoG75L9I/AAAAAAAADmA/RaSkOfG3xkMlHR_DkNK4_BMirzGve_khwCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_002.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Effetto di Hina, la <i>ragazza del tempo</i>...<br /></td></tr></tbody></table>Lo so, raccontata così la storia sembra molto avvincente ed interessante, ma siamo alle solite. <b>Makoto Shinkai</b> prende un ottimo spunto di partenza e cerca di costruirci su un lungometraggio infarcendolo di tutti i temi ed elementi ai quali ci ha abituati con i lavori precedenti. Il Nostro arriva dal successo planetario di <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2017/10/your-name-2016-recensione.html" target="_blank">Your Name.</a></i></b>, diventato l’anime più visto nella storia del cinema, e l’eredità fatta di titaniche aspettative stava proiettando un’ombra enorme su qualunque cosa avrebbe estratto dal cilindro. Non è facile ripetersi dopo un tale successo, in casi del genere le strade sono due: squadra che vince non si cambia, per sperare di bissare la formula; oppure tentare una strada completamente diversa, ribaltare tutto quello che si è costruito fino a quel momento, prendendosi anche una bella dose di rischio, e percorrere sentieri ancora inesplorati.</div><div style="text-align: justify;">Beh, nonostante nelle interviste abbia dichiarato il contrario, Shinkai ha palesemente scelto la prima strada, quella più facile, cercando però di inserire ogni tanto delle svolte improvvise e diverse, la più importante nel finale (ci arriveremo nell’apposito, spoilerante paragrafo). A mio avviso, il risultato non è stato del tutto convincente. L’espressione che più mi viene in mente per descrivere <i>Weathering with you</i> è: <b><i>Comfort Zone</i></b>, quella in cui Shinkai si è adagiato e dalla quale non si è più mosso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-y0vytjyIffc/XtaRqVG1sVI/AAAAAAAADmA/7xVrKlI6UAU3vMZiVsgiBbYONIkklJJowCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_005.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="567" data-original-width="960" height="236" src="https://1.bp.blogspot.com/-y0vytjyIffc/XtaRqVG1sVI/AAAAAAAADmA/7xVrKlI6UAU3vMZiVsgiBbYONIkklJJowCK4BGAsYHg/w400-h236/Weathering_with_you_005.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Volemose bene!<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Prendiamo la prima parte della storia: tutti i suoi marchi di fabbrica sono stati inseriti di forza e ce li ritroviamo spiattellati uno di fila all’altro. </div><div style="text-align: justify;"><i>Lui e lei, in una relazione sentimentale che supera lo spazio e il tempo</i>? C’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Il tema del confronto tra antico e moderno, villaggio e metropoli</i>? C’è. Sottile, ma c’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Il misticismo come filo conduttore e deus ex machina</i>? C’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Piani paralleli, realtà e fantasia, uniti da un sottile filo</i>? C’è. Anche se questa volta la bilancia pende di più sul piano reale.</div><div style="text-align: justify;"><i>Haruki Murakami</i>? C’è, il film trasuda Murakami da ogni fotogramma… e c’è anche una piacevole sorpresa, ne parliamo più avanti.</div><div style="text-align: justify;"><i>Gatti</i>? C’è. Uno, ribattezzato Rain, raccattato per strada in un giorno di pioggia e, no, non c’entrano Andrea e Luciano.</div><div style="text-align: justify;"><i>Tema del viaggio</i>? C’è.</div><div style="text-align: justify;"><i>Treni</i>? Hai voglia, Tokyo ne è piena, vuoi forse perdere l’occasione di sfoggiare la Yamanote dal momento che le scene toccano Shinjuku, Shibuya, Ikebukuro ed altri quartieri famosi della capitale?</div><div style="text-align: justify;"><i>Uccelli</i>? Uhm… forse no, potrebbe essere l’unica eccezione, ma chissà che non me ne sia sfuggito qualcuno.</div><div style="text-align: justify;"><i>L’io narrante con voce lamentosa e colma di tristi presagi</i>? Purtroppo sì, è presente.</div><div style="text-align: justify;">E… e... <i>la pioggia</i>? Sì, tanto che, rispetto alle altre opere, qui diventa il punto focale dell’intera narrazione, non solo nei primi quindici minuti ma per tutte le quasi due ore del film.</div><div style="text-align: justify;">Quando parlo di <i>comfort zone</i>, mi riferisco a questo mischione di tematiche, alcune delle quali appena accennate ma sempre presenti, che connotano il film come fortemente <i>shinkaiano</i>. Termine orrendo, ma è anche giusto dare a Makoto quello che è di Makoto: l’avevo già scritto nella monografia principale, da tempo il regista è riuscito a trovare una propria dimensione, smarcandosi dal pesante confronto con Miyazaki, tanto che ora il suo marchio di fabbrica è riconoscibile ed evidente, al di là dello splendido impianto audio-visivo, uno dei migliori mai visti finora, forse giusto un mezzo gradino più sotto rispetto a <i>Your Name.</i> a causa di una preponderanza della CGI, che in alcune scene è fin troppo evidente e poco nascosta come invece era avvenuto mirabilmente del film precedente.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-my9hSfB7Y9o/XtaRt6VBBvI/AAAAAAAADmA/4AR0m-Tbuh4PpUSCwG6LR-x-PwTtabJoQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_010.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" src="https://1.bp.blogspot.com/-my9hSfB7Y9o/XtaRt6VBBvI/AAAAAAAADmA/4AR0m-Tbuh4PpUSCwG6LR-x-PwTtabJoQCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_010.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il gatto <b>Ame</b> (pioggia in giapponese)<br /></td></tr></tbody></table>Da queste parole è facile intuire quali siano gli aspetti positivi di questo film e, soprattutto, quali quelli negativi. Ecco, il problema è proprio questo: mi sono avvicinato a <i>Weathering with you</i> senza conoscere alcunché, non mi sono visto nemmeno il trailer. Volutamente non ho voluto sapere nulla di nulla, mi sono messo a guardarlo con la mente libera da preconcetti ma… ecco, in realtà sapevo già tutto: cosa aspettarmi, cosa incontrare, cosa mi avrebbe emozionato, cosa mi avrebbe fatto storcere il naso e come si sarebbe arrivati alla conclusione della storia. Intendiamoci: non perché io sia un genio, tutt’altro; chi, come me, si è sparato tutta la filmografia di Makoto, dopo <i>Your Name.</i> è perfettamente in grado di capire come andrà a finire. Ecco il problema della <i>comfort zone</i>; probabilmente il regista ci si è affidato troppo, andando ad inficiare in modo negativo il giudizio finale. Ovviamente il voto, che avrete già visto, comprende anche molti aspetti positivi che controbilanciano un po’ quelli che mi hanno deluso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ejbIeFxbDdg/XtaRsm9ooyI/AAAAAAAADmA/c16mkLsw2p0G6ipLz_-Mxkr8fHVR9XfoQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_008.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-ejbIeFxbDdg/XtaRsm9ooyI/AAAAAAAADmA/c16mkLsw2p0G6ipLz_-Mxkr8fHVR9XfoQCK4BGAsYHg/w400-h225/Weathering_with_you_008.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Non è un <i>artwork</i>, ma un fotogramma tratto dal film...<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Andiamo nel dettaglio, partendo dai <b>pro</b>.</div><div style="text-align: justify;">Non c’è storia, visivamente <i>Weathering with you</i> è splendido. Io adoro il fotorealismo con cui Shinkai progetta e disegna i fondali e le ambientazioni. Di film in film, grazie al budget che ha a disposizione, la qualità aumenta costantemente. Tavole superbe, splendidi giochi di luci e ombre, costruzione delle scene mirabile, colori sgargianti che bucano lo schermo quando rompono la monotonia delle grigie giornate di pioggia; dettagli su dettagli, ciascuno riprodotto con maniacale perfezione e ricchezza (con anche un, forse, eccessivo <i>product placement</i>), riflessi ovunque e tanto altro ancora. Ogni elemento si fonde con gli altri contribuendo a creare una fortissima atmosfera in grado di catturare l’attenzione dello spettatore. Davvero, da questo punto di vista Shinkai si è superato. Purtroppo i personaggi, come in <i>Your Name.</i>, non raggiungono ancora il livello di animazione dello <b>Studio Ghibli</b>, anzi in più di un punto ho trovato dei peggioramenti rispetto al passato, con movimenti troppo legnosi o artefatti. È solo una nota stonata, niente che possa rovinare la goduria visiva a cui ci troviamo di fronte. Anche il comparto sonoro è grandioso: i <b>Radwimps</b>, dopo <i>Your Name.</i>, sono stati nuovamente chiamati a firmare una piacevole e frizzante colonna sonora <i>j-pop-rock</i>. Come anticipato nei paragrafi iniziali, l’ambientazione ha un tocco di originalità che ho apprezzato; l’idea di una pioggia torrenziale opprimente che funesta la sola Tokyo permette a Shinkai di esagerare con i suoi giochi di luce, oltre a creare un'atmosfera a tratti struggente e malinconica (ma mai ai livelli di <b><i>5 cm al secondo</i></b>). Ultima nota positiva: seguendo il tracciato dell’opera precedente, anche qui abbiamo finalmente dei comprimari degni di nota, ben caratterizzati e creati con furbizia per piacere a tutti i costi. Era ora che si uscisse dal binomio del duo protagonista: sai che palle due ore solo con loro, la noia non può che fare capolino!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-x-UXNs0yrUU/XtaRr8QLVGI/AAAAAAAADmA/sweZJN3opUwYpL_M-epXOG6ilk6bKgYegCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_007.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-x-UXNs0yrUU/XtaRr8QLVGI/AAAAAAAADmA/sweZJN3opUwYpL_M-epXOG6ilk6bKgYegCK4BGAsYHg/w400-h225/Weathering_with_you_007.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tokyo dall'alto<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma come in tutti i film di Shinkai, di aspetti negativi purtroppo ce ne sono. Mai una volta che provi a superare se stesso per creare un’opera non vuota, quello no, ma almeno non superficiale. È questo il grosso difetto che muovo a Shinkai, e più ancora in <i>Weathering with you</i>, proprio perché tutti abbiamo invano aspettato la <b>Grande Svolta</b>.</div><div style="text-align: justify;">No, i punti deboli di Shinkai ci sono ancora tutti, tanto da diventare essi stessi un inconfondibile marchio di fabbrica: sceneggiatura che parte con uno spunto interessantissimo ma che non si sviluppa decentemente per coprire due ore di storia; certi passaggi di trama sono anche fin troppo affrettati, privi del dovuto approfondimento. Lo stesso destino accomuna un po’ tutti i personaggi, soprattutto quello di Hina. I protagonisti di Shinkai sono dei cliché, arrivano quasi alla fine della storia esattamente così come l’hanno iniziata. Non crescono, non si sviluppano adeguatamente ma… ecco, vivacchiano nel ruolo che il regista ha assegnato loro. Di Hodaka non sappiamo nulla, solo che è scappato dall’isola in cui viveva. All’inizio lo vediamo con diversi cerotti su naso e guance, una possibile ipotesi può essere che il ragazzo sia scappato da una situazione familiare non facile fatta di soprusi e violenze: ma non lo sapremo mai. Vogliamo parlare di Hina? Senza entrare nei dettagli, la sua monodimensionalità non cambierà durante la narrazione, anzi, alla fine non sarà che un semplice strumento narrativo, senza il necessario approfondimento che un personaggio chiave come il suo dovrebbe richiedere. Cosa la spinge ad accettare il proprio destino? Quali sono i pensieri, le paure, il background che la portano a decidere in un certo modo invece che in un altro? Tutto appena abbozzato, come se fosse un personaggio non protagonista. Peccato. La stessa storia è sconclusionata, ha momenti di stanca e, proprio quando potrebbe decollare veramente, si avvoltola su se stessa perdendosi in banalità trite e ritrite. In altre parole: proprio quando è arrivato il momento di osare, Shinkai si fa prendere dalla cacarella, ritira la manina e rimette tutto sui consueti binari… la sua stramaledettissima <i>comfort zone</i>, sempre lei, mannaggia la miseria ladra.</div><div style="text-align: justify;">Ma sapete una cosa? Nonostante tutto, vi devo confessare che… il film funziona. Emoziona. Gioca con sentimenti di facile presa, non si perde in inutili spiegoni (finalmente!) e si lascia guardare senza troppi problemi fino al finale, croce e delizia del film.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wdPSnFMghTI/XtaRrFJmxXI/AAAAAAAADmA/nN0CJB1TjZc_C50HgdehjuSuQ-6SPoKNwCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_006.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-wdPSnFMghTI/XtaRrFJmxXI/AAAAAAAADmA/nN0CJB1TjZc_C50HgdehjuSuQ-6SPoKNwCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_006.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tokyo ha un attimo di respiro... che meraviglia!<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Paragrafo SPOILER! <font color="#d52c1f">SPOILER A CATINELLE! PIOGGIA DI SPOILER!</font></b></div><div style="text-align: justify;">Vi ho avvisati.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Fino a metà film la storia è bellissima, poche ciance. Poi arriva qualche momento di stanca, ma niente di così tragico, è come se il regista volesse prendere il fiato per la volata finale. A tre quarti si palpita, dai che si decolla, dai che la storia arriva alla Grande Svolta, ma… puff. Tutto visto e stra-visto. Hina è la prescelta per il sacrificio, lei lo sa benissimo, così come sa che soltanto sparendo e diventando acqua, potrà salvare Tokyo dalla catastrofe. E così fa, lasciando Hodaka e il fratellino soli in una città dove i raggi solari fanno finalmente capolino tra i grattacieli, regalando agli abitanti la speranza della rinascita. La disperazione del ragazzo è palpabile, è ovvio e scontato che lui non accetti l’epilogo, così inizia la personale sfida per raggiungere la dimensione dove è salita Hina, per riprenderla e riportarla indietro. Bellissimo l’inseguimento in mezzo ad una Tokyo allagata, ma il momento clou del ricongiungimento con Hina è… deboluccio. Perché banale e scontato, sai già che andrà a finire così, che la salverà e la riporterà indietro. Il secondo finale della storia, dopo un salto temporale di tre anni - espediente narrativo che piace molto ai nostri amici orientali, soprattutto nei <i>drama </i>coreani, chi li conosce capirà benissimo cosa intendo - presenta un guizzo apprezzabile rispetto a quanto visto poco prima. Hodaka finalmente si diploma, ritorna a Tokyo dove spera di trovare Hina pronta ad aspettarlo… e così sarà. L’incontro tra i due è reale, il loro abbraccio pure e noi spettatori non dobbiamo immaginarci nulla. Avviene sotto il cielo plumbeo di una Tokyo nuovamente, perennemente annegata nella pioggia. Hina si era sacrificata per salvare il mondo, ma l’amore e - attenzione! - l’egoismo di Hodaka l’ha riportata tra noi, condannando l’intera città a ritornare alle piogge incessanti. La leggenda è chiara: solo il sacrificio della <i>ragazza del tempo</i> fermerà le acque. Hodaka e Hina si sono guardati negli occhi e si son detti: fanculo la pioggia, tenetevela, noi vogliamo vivere senza sottostare alle vostre stupide leggi e superstizioni.</div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aTOCm3VY1CM/XtaRpvYEiDI/AAAAAAAADmA/ERJ62ardgqUG3wOhggOKXJi8hyy5twd_wCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_004.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="3840" src="https://1.bp.blogspot.com/-aTOCm3VY1CM/XtaRpvYEiDI/AAAAAAAADmA/ERJ62ardgqUG3wOhggOKXJi8hyy5twd_wCK4BGAsYHg/s320/Weathering_with_you_004.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dai, ditelo che ha citato <i>Mila e Shiro</i>...<br /></td></tr></tbody></table>Io il messaggio l’ho apprezzato e, per certi versi, l’ho trovato anche un pizzico originale. È il riscatto contro il precostituito, uno schiaffo a ciò che gli altri vogliono da noi, è la ribellione dell’adolescente in un momento critico della propria vita: perché buttarla via, perché per una volta non si può provare ad essere egoisti e pensare a sé stessi? Il concetto è stridente se pensiamo alla mentalità nipponica dove la società e il collettivo comandano, a volte in modo opprimente, sul singolo individuo. Che sia un messaggio tipico della narrativa di formazione non è un mistero, anzi Shinkai ci manda un indizio grande come una casa fin da una delle prime scene: durante il primo viaggio verso Tokyo, il ribelle Hodaka sta leggendo “<b><i>Il giovane Holden</i></b>” (“<i>The Catcher in the Rye</i>”), iconico romanzo di formazione adolescenziale scritto da <b>J.D. Salinger</b> nel 1951. Con triplo avvitamento carpiato, l’accostamento con <b>Haruki Murakami</b> è servito ancora una volta: il famoso scrittore è stato il traduttore dall’inglese al giapponese proprio di Salinger, contribuendo alla sua diffusione anche nel paese del Sol Levante. Ma l’accostamento con il grande scrittore non può, ovviamente, finire qui. Ci sono alcuni chiari rimandi a “<b><i>Kafka sulla spiaggia</i></b>” (2002, 2008 in Italia): entrambi i protagonisti sono adolescenti in fuga, incontrano personaggi strani e misteriosi, e assistono a piogge di pesci che cadono dal cielo, in un mondo dove il confine tra la dimensione reale e quella fantastica è infinitamente sottile.</div><div style="text-align: justify;">Prima di saltare alle conclusioni, ci sono ancora un paio di considerazioni che meritano un ulteriore <i>warning</i> per spoiler, perché c’è un accenno anche del finale di <i>Your Name.</i>. Mi rendo conto che mezza recensione oscurata per spoiler possa risultare monca, ma non rovinare il finale a chi non vuole è una forma di rispetto a cui tengo particolarmente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-squdfJn6a10/XtaRurRHLVI/AAAAAAAADmA/UC4kEYj9L_sLod5U-PVeNh9V2KVM2rqFQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_011.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-squdfJn6a10/XtaRurRHLVI/AAAAAAAADmA/UC4kEYj9L_sLod5U-PVeNh9V2KVM2rqFQCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_011.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cliccate per vedere cosa sta leggendo Hodaka...<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Ancora <font color="#d52c1f">SPOILER</font>! Non solo su <i>Weathering with you</i>, ma anche su <i>Your Name.</i>! Vi ho avvisatiiiiihhh! E dueeeeeehhh!</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A Shinkai piace giocare con i rimandi alle opere precedenti, a volte prendendo bonariamente in giro gli spettatori, con <i>easter egg</i> fini a se stessi. È il caso di questo film, in cui i due protagonisti di <i>Your Name.</i> fanno la loro fugace comparsa; <b>Mitsuha</b> è la commessa di una gioielleria che aiuta Hodaka a scegliere l’anello, il regalo di compleanno che il ragazzo intende fare a Hina. <b>Taki</b> compare invece nella scena in cui sua nonna chiama Hina e Hodaka durante il loro business della “<i>ragazza del tempo</i>” per far smettere di piovere. In questa linea temporale Taki e Mitsuha non si sono ancora incontrati sulle scale nella scena clou di <i>Your Name.</i> (lo sappiamo dal manga e dal romanzo); entrambi i film sono ambientati nel 2021, quindi nel pieno di una Tokyo allagata dal temporale perenne, eppure, quando finalmente Taki chiede a Mitsuha qual è il suo nome… c’è una splendida giornata di sole. Ovviamente i fan si sono scatenati in congetture su una ipotetica trilogia shinkaiana dove il terzo film annoderà i fili di entrambe le storie in un qualcosa di strepitoso ed eclatante. Ricordatevelo, sono nato per essere smentito, ma sono certo che non succederà niente di tutto questo. L’unica teoria che posso accettare a denti stretti è quella del multiverso, dove tra gli infiniti universi che si generano ad ogni decisione e snodo cruciale, ce n’è uno in cui Taki e Mitsuha si metteranno insieme non tra i raggi di un sole primaverile e sotto i ciliegi in fiore, ma in un pantano degno dello stagno de <b><i>La Banda dei Ranocchi</i></b>. Per la cronaca, anche <b>Tessie</b> e <b>Sayaka</b>, i due amici comprimari di <i>Your Name.</i>, hanno un cameo in <i>Weathering with you</i>, precisamente nella scena in cui Hina rischiara il cielo per la prima volta dopo essersi messa in società con Hodaka e possiamo vedere le reazioni stupite di alcuni presenti. In realtà è puro e semplice <i>fan service</i>, niente di più, niente di meno, per quanto io trovi sempre affascinanti le speculazioni sui destini incrociati di personaggi appartenenti ad opere diverse, ma inseriti in universi narrativi simili (o paralleli).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kOp-dTrHmDE/XtaRvQ0BNxI/AAAAAAAADmA/df_Z8KtMyYUmfqLRTgCL7JRTDebKhOCeQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_012.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-kOp-dTrHmDE/XtaRvQ0BNxI/AAAAAAAADmA/df_Z8KtMyYUmfqLRTgCL7JRTDebKhOCeQCK4BGAsYHg/w200-h112/Weathering_with_you_012.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mitsuha<br /></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WElCrctgEu0/XtaRwMnPWdI/AAAAAAAADmA/SPVw7WwLF7kAlqkBMgfpioO8UNAIfjWyACK4BGAsYHg/Weathering_with_you_013.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-WElCrctgEu0/XtaRwMnPWdI/AAAAAAAADmA/SPVw7WwLF7kAlqkBMgfpioO8UNAIfjWyACK4BGAsYHg/w200-h112/Weathering_with_you_013.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Taki<br /></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1cN9Slc7O0U/XtaRw3u8kHI/AAAAAAAADmA/6NJddYMysiwa9CFHZHsSxvyVf0KO1icgQCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_014.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://1.bp.blogspot.com/-1cN9Slc7O0U/XtaRw3u8kHI/AAAAAAAADmA/6NJddYMysiwa9CFHZHsSxvyVf0KO1icgQCK4BGAsYHg/w200-h112/Weathering_with_you_014.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sayaka e Tessie (sgamati!)<br /></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Squarci di cielo oltre le nubi! <font color="#d52c1f">[fine spoiler]</font></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><b>Considerazioni sull’edizione italiana</b></div><div style="text-align: justify;">Il film è stato proiettato al cinema nella consueta formula dei tre giorni da <b>Nexo Digital</b>, il 14, 15 e 16 ottobre 2019. Il riscontro è stato buono, tanto che le proiezioni hanno goduto di due giorni bonus il 5 e 6 novembre. L’edizione italiana è curata da <b>Dynit</b>, nota per garantire ottimi adattamenti e doppiaggi (niente Kazé e soprattutto niente stupri dell’italiano e oscenità cannarsiane alla Lucky Red, per fortuna). </div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-blOJ7N7oYns/XtaRtR49xzI/AAAAAAAADmA/oopdpe27k9A5H8_-ZRLCzZBVxvtzW_-_gCK4BGAsYHg/Weathering_with_you_009.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-blOJ7N7oYns/XtaRtR49xzI/AAAAAAAADmA/oopdpe27k9A5H8_-ZRLCzZBVxvtzW_-_gCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_009.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Questa scena va vista in movimento...<br /></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Conclusioni</b></div><div style="text-align: justify;">Alla domanda: “Consiglieresti di guardare <i>Weathering with you?</i>”, rispondo affermativamente, senza dubbio. Il film non raggiunge purtroppo i livelli del predecessore, finendo schiacciato dal confronto. Shinkai ha avuto paura, non ha osato, e ha tirato fuori un film gradevole, visivamente sbalorditivo, che non eccelle però nella svolgimento narrativo, finendo per appiattire sia i personaggi, sia lo svolgimento della trama. Probabilmente il problema sono anche io, che carico di aspettative “adulte” un prodotto che non vuole averle. È molto probabile che il target principale non sia la mia generazione, ma quella successiva (o anche due), un adolescente o un ventenne potrebbero apprezzarlo molto di più di quanto non lo abbia fatto io. In ogni caso la delusione affiora, ma lascia presto il posto alla dolce sensazione di aver comunque visto un bel film. Promosso, indubbiamente, ma per me resta un mezzo passo indietro nella carriera del regista, a cui auguro di spiccare il volo. Shinkai ce la può fare, i mezzi li ha, deve solo trovare uno stramaledettissimo sceneggiatore con i controcoglioni che gli metta nelle mani una storia che farà esplodere il mondo dell’animazione giapponese. Io ci spero ancora, ed è la stessa speranza, ahimé sempre più flebile, che ho nei confronti del <b>Maestro Michael Bay</b>: quanto vorrei una sceneggiatura solidissima da far detonare con infinite palle di fuoco reali senza CGI? Lo so già, è inutile che me lo diciate, sono solo sogni mostruosamente proibiti.</div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><b>Giudizio finale:</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Storia: 6,5</b> - Mezzo passo indietro rispetto a <i>Your Name.</i>. Solito spunto iniziale davvero interessante, per il resto la storia regala pochi sussulti e procede col pilota automatico. Personaggi poco più che cliché abbozzati, per il resto c’è uno scarso approfondimento che mi ha lasciato con un retrogusto amaro.</div><div style="text-align: justify;"><b>Regia: 8,5</b> - Secondo mezzo passo indietro. Intendiamoci: visivamente è un film sbalorditivo, come quasi tutti quelli di Shinkai. Purtroppo più di una scena presenta dei cali di qualità, probabilmente dovuti ad una maggiore fretta realizzativa.</div><div style="text-align: justify;"><b>Musiche: 7</b> - Ottima colonna sonora, diamo pure il bentornato ai Radwimps, che offrono una prestazione solida, anche se non ho trovato i pezzi cantati veramente memorabili.</div><div style="text-align: justify;"><b>Ritmo: 7</b> - Parte benissimo, rallenta nel mezzo, accelera sul (doppio) finale. Nulla di nuovo, Shinkai ci regala spesso situazioni del genere. Non è noioso, altro punto a suo favore, esattamente come con <i>Your Name.</i>.</div><div style="text-align: justify;"><b>Violenza: 5</b> - poco da segnalare. Qualche scena drammatica stile yakuza-movie, che per me hanno pure stonato nel contesto in cui sono state inserite, ma niente di trascendentale.</div><div style="text-align: justify;"><b>Humour: 5</b> - film decisamente serio, giusto qualche scenetta simpatica ma niente di più.</div><div style="text-align: justify;"><b>XXX: 1</b> - nulla da segnalare. </div><div style="text-align: justify;"><b>Globale: 7,5</b> - Per gioco, ho confrontato i voti che ho assegnato a <i>Weathering with you</i> con quelli dati a <i>Your Name.</i>, d’altronde il paragone tra i due film è inevitabile. Tranne qualche eccezione, in media qui c’è un punto di voto in meno in tutte le sezioni. Non è certamente un caso, per me non siamo ai livelli del predecessore, vuoi perché avevo aspettative enormi, vuoi perché non ho trovato dei significativi miglioramenti nei soliti, noti punti deboli di Shinkai, anzi, l’impianto narrativo nell’ultima prova ne esce leggermente indebolito. Makoto Shinkai poteva fare un balzo, invece è indietreggiato. Più volte ho citato l’espressione <i>comfort zone</i> per spiegare cosa intendo, e lo ribadisco anche in sede di commento. Shinkai non ha voluto osare e questo è il risultato. Mezzo voto in più come punteggio bonus per i fondali e i disegni, sono un valore aggiunto che non è possibile ignorare. Gli effetti della pioggia sono incredibilmente immersivi: ve ne renderete conto con i vostri stessi occhi!</div></div></div></div><div><br /></div>
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Conclusioni finali totali globali</center>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-RJPGWfPdy9I/WdTl8uZl4QI/AAAAAAAACWs/ASFwyaB1ISoAXHYg7-s3ggIqYel0l4fqwCLcBGAs/s1600/Makoto_Shinkai_Incrocio.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://4.bp.blogspot.com/-RJPGWfPdy9I/WdTl8uZl4QI/AAAAAAAACWs/ASFwyaB1ISoAXHYg7-s3ggIqYel0l4fqwCLcBGAs/s400/Makoto_Shinkai_Incrocio.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno dei tanti incroci visualizzati da Shinkai: overdose di colori.<br />
(da <i>5 cm al secondo</i>)</td></tr>
</tbody></table>
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L'avrete capito: Makoto Shinkai, pur con tutti i suoi macroscopici difetti, a me piace. Lui per primo ama <b>raccontare attraverso le immagini</b>, e grazie a questo espediente semplice in teoria, elaborato nella pratica, non si può non restare a bocca aperta di fronte alla qualità sbalorditiva dei suoi fondali, dei disegni, dei colori, dell'uso intelligente della computer graphic. Il suo è un lavoro ai limiti della maniacalità, al punto che spesso l'aspetto tecnico non solo nasconde, ma addirittura disintegra il suo tallone di Achille, la scarsa abilità della scrittura / sceneggiatura. Prima di arrivare a <i>Your Name.</i>, subito dopo aver visto <i>Il giardino delle parole</i> mi stavo dicendo: se solo avesse uno sceneggiatore degno di questo nome a dare un senso alla sua abilità visionaria, ci troveremmo tra le mani il capolavoro supremo dell'animazione giapponese. <i>Your Name.</i> ci è andato davvero vicino, cadendo in un paio di grossolani errori, ma finendo con risultare il più convincente come scrittura e maturità artistica. Purtroppo il successivo <i>Weathering with you</i> non è riuscito a mantenere le promesse, lasciandomi con un retrogusto amaro. Pur in un contesto di costante e continua crescita, oggi Makoto è da prendere così com'è: un artigiano delle immagini, capace di creare dei quadri animati di sicuro impatto visivo, un artista dal grande talento e con un enorme potenziale da sfruttare. Da tenere d'occhio, perché per fortuna oggi non esiste più il solo Miyazaki: l'animazione giapponese ha, insieme al <b>Kyoto Animation</b> (ne ho parlato <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/08/a-silent-voice-2016-recensione.html" target="_blank">qui</a>, nella recensione di <i><a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/08/a-silent-voice-2016-recensione.html" target="_blank">A silent voice</a></i>), dei diamanti grezzi capaci di discostarsi dalla attuale, monotona produzione di <i>anime</i> per le masse, sì validi, ma vuoti e senz'anima se non per una veloce evasione. Mai mi sognerei di parlare di cinema d'autore con <i>Naruto</i> o <i>One Piece</i>, ma forse potrei arrivare a farlo con alcuni registi dell'ultima generazione come lo stesso Makoto Shinkai, <b>Naoko Yamada</b> (<i>A silent voice</i>), <b>Hiroyuki Okiura</b> (<i>Una lettera per Momo</i>), <b>Mamoru Hosoda</b> (<i>The Boy and the Beast</i>, <i>Wolf Children</i>, <i>La ragazza che saltava nel tempo</i>) che si affiancano a mostri sacri come <b>Mamoru Oshii</b> (<i>Jin-Roh</i>, <i>Ghost in the Shell</i>, <i>The Sky Crawlers</i>), <b>Katsuhiro Otomo</b> (<i>Akira</i>, <i>Steamboy</i>), <b>Hideaki Anno </b>(<i>Le ali di Honneamise</i>) e il compianto <b>Satoshi Kon</b> (<i>Perfect Blue</i>, <i>Tokyo Godfathers</i>, <i>Paprika</i>). Non nomino quello che forse è il migliore, <b>Isao Takahata</b> (<i>Una tomba per le lucciole</i>), amico di Miyazaki nonché socio fondatore dello Studio Ghibli, lui è in una categoria a parte. Prima di chiudere, provo infine a rispondere alla domanda posta all'inizio dell'articolo: può dunque Makoto Shinkai essere considerato il nuovo Miyazaki? Al di là della bestialità di un paragone del genere (ciascuno dei registi sopra citati ha uno stile suo, ciascuno è unico a modo suo), e al di là del fatto che mi sono veramente stracciato le balle a sentire di questo confronto (quasi come ascoltare le musiche di Tenmon), <b>vi dico in assoluta sincerità che la risposta per me è NO</b>. Shinkai, negli attuali quindici anni di crescita, non ha ancora fatto il grande balzo, sembra un eterno incompiuto, forse perfino sopravvalutato. Bravo, bravissimo nel creare un soggetto e un'ambientazione, molto meno abile nel raccontarlo. Preferisce andare sul sicuro e giocare sulle emozioni facili, lasciandosi sopraffare dall'overdose visiva in cui, ammettiamolo, adora crogiolarsi. Lui stesso, in un'intervista, ha fatto un'affermazione interessante e condivisibile: "Io nuovo Miyazaki? No di sicuro, e non ci sarà mai nessun altro Miyazaki perché finirebbe sempre per essere il secondo. Di Miyazaki ce n'è uno solo, né mi interessa diventare come lui." Un altro, forse più importante, motivo che divide anziché unire Miyazaki e Shinkai è che il primo utilizza le sue opere per fare critiche sociali ben precise, mentre il secondo nemmeno ci prova ad affrontare temi di grande portata, preferendo soffermarsi sul particolare, sul sentimento dell'individuo, sulla singola emozione. Fra i nomi appena elencati, avrei forse puntato più su Satoshi Kon, a mio avviso il più completo e visionario, o su <b>Yoshifumi Kondo</b> (<i>I sospiri del mio cuore</i>), il più vicino alla poetica del Maestro. Peccato che entrambi ci abbiano lasciato prematuramente: quindi, per favore, lasciamo Miyazaki dove sta, e lasciamo che ciascun regista prosegua per la sua strada libero di esprimersi e senza che vengano scomodati paragoni totalmente campati per aria.</center>
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L'articolo è concluso, vi saluto e vi lascio con due piccole appendici per rendere più completa la monografia: il rapporto tra Shinkai e Haruki Murakami, un suo grande ispiratore; e informazioni utili per reperire in italiano tutti i suoi film, con qualche nota sull'edizione.</center>
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Grazie per l'attenzione! Se siete arrivati fin qui, vi faccio i miei più sinceri complimenti: spero che questo lungo articolo sia stato di vostro gradimento, altrimenti stigrancazzi.</center>
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<span style="font-size: 18.72px; font-weight: bold;"><br />
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<span style="font-size: 18.72px; font-weight: bold;">Makoto Shinkai e Haruki Murakami</span></center>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-VMn9HqZhQlg/WdTmjUY8bNI/AAAAAAAACW0/wsCl2UEqA8wMYD6pU5u12h95dyX-NFk-ACLcBGAs/s1600/Makoto_Shinkai_Onirico.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://4.bp.blogspot.com/-VMn9HqZhQlg/WdTmjUY8bNI/AAAAAAAACW0/wsCl2UEqA8wMYD6pU5u12h95dyX-NFk-ACLcBGAs/s400/Makoto_Shinkai_Onirico.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Scena onirica, che richiama Murakami al 100%<br />
(da <i>5 cm al secondo</i>)</td></tr>
</tbody></table>
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In apertura, avevo accennato alle fonti di ispirazione di Shinkai, facendo i nomi di Miyazaki e Murakami. Come promesso, provo a raccontarvi dello scrittore - che apprezzo enormemente - in modo da sottolineare quali siano davvero i punti in comune. Ben lungi dal presentarvi in dettaglio lo scrittore, primo perché non ne sarei in grado - il suo universo narrativo è molto complesso e va oltre <i><b>Norwegian Wood - Tokyo Blues</b></i>, la sua opera più famosa e probabilmente la più semplice - secondo perché un blog di cinema non è nemmeno la sede giusta. Quello che posso dirvi è che <b>Haruki Murakami</b>, classe 1949, è uno degli scrittori giapponesi contemporanei più famosi, superando in fama anche Banana Yoshimoto, che spopolò enormemente in Italia tra la fine degli anni '90 e i primi del 2000. Fortemente influenzato dagli scrittori della <i>Beat Generation</i>, di cui poi è stato anche traduttore dall'inglese al giapponese, amante del jazz e della cultura occidentale in generale, ha, fin da subito, cercato di unire due mondi per certi versi antitetici: quello giapponese e quello occidentale, risultando efficace, d'effetto e di successo. In Italia, grazie alle traduzioni di Giorgio Amitrano e Antonietta Pastore, abbiamo potuto leggere praticamente tutti i suoi bestseller, tra cui non posso esimermi dal citare questa selezione:</center>
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<ul>
<li><i style="font-weight: bold;">La fine del mondo e il paese delle meraviglie</i> (1985, 2002 in Italia)</li>
<li><b><i>Norwegian Wood</i></b> (1987, 1993 in Italia col titolo <i><b>Tokyo Blues</b></i>)</li>
<li><b><i>Dance Dance Dance</i></b> (1988, 1998 in Italia)</li>
<li><b><i>L'uccello che girava le viti del mondo</i></b> (1994-1995, 1999 in Italia)</li>
<li><b><i>Kafka sulla spiaggia</i></b> (2002, 2008 in Italia)</li>
<li><i><b>After Dark</b></i> (2004, 2008 in Italia)</li>
<li><b><i>1Q84</i></b> (2009, 2011-2012 in Italia)</li>
</ul>
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A parte <i>Norwegian Wood</i>, un solido romanzo di formazione e crescita, gli altri sono improntati su un peculiare stile visionario, dove spesso si intrecciano storie ambientate su più piani paralleli, a volte anche fantastici, in cui diversi protagonisti si muovono alla ricerca della propria identità personale. Sono personaggi spesso soli, senza un obiettivo chiaro nella vita, ma animati da una voglia di rivalsa verso la propria situazione. Dotato di forte ironia e di una spiccata vena surreale, Murakami ama però ammantare le sue storie di un velo di malinconia e tristezza. I suoi romanzi sono spesso accostati al genere letterario del <b><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Shish%C5%8Dsetsu" target="_blank">Shishōsetsu</a></i></b> (Romanzo dell'Io, I-Novel in inglese), secondo il quale gli eventi della storia, narrati in prima persona, devono corrispondere al vissuto dell'autore stesso, che riversa nei suoi personaggi le esperienze personali. Murakami, però, è andato oltre: leggendo <i>Norwegian Wood</i>, ad esempio, è facile cadere in errore e pensare che il protagonista sia una proiezione autobiografica, grazie alla quale lo scrittore sfrutta le sue esperienze passate per metterle su carta. Niente di più falso, come ci spiega lo stesso Murakami: se avesse dovuto scrivere un romanzo basandosi sulla sua vita da adolescente, avrebbe riempito al massimo 15 pagine. Non sto scrivendo queste righe per fare il figo (in fondo, basta andare su Wikipedia no?), ma perché lo stilema principale del <i>Shishōsetsu </i>lo ritroviamo in pieno anche con Makoto Shinkai (non dimentichiamo che prima di scoprirsi talentuoso artista, stava frequentando l'università di letteratura giapponese). I suoi film, escluso <i>Viaggio verso Agartha</i> (per questo continuo a ritenerlo il più atipico, il meno "<i>suo</i>"), hanno l'io narrante che spiega gli avvenimenti in modo molto intimista e che talvolta racconta le sensazioni dei personaggi come se si rivolgesse davvero allo spettatore. Esattamente come Murakami, nella realtà non c'è nulla di autobiografico, almeno a livello profondamente personale, ma i personaggi pensano e agiscono come se l'autore avesse vissuto davvero quella situazione. La presenza costante dei gatti in tutti i suoi film (l'unico in cui non compaiono è <i>Il giardino delle parole</i>) è un'altra dimostrazione di questa affermazione: in una intervista, Shinkai ha dichiarato di aver sempre vissuto circondato dagli amici felini, cosa ritenuta abbastanza naturale a Nakano, la prefettura in cui è nato. <b><span style="color: red; font-size: x-small;">[4]</span></b> </center>
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Entrando più nello specifico, l'impronta maggiore di Murakami si trova in tre film.</center>
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<i>5 cm al secondo</i> è quello più facile da associare a Murakami: trasuda <i>Norwegian Wood</i> da ogni fotogramma del primo e del terzo arco narrativo, è impossibile non ricondurre Takaki al protagonista Tōru Watanabe del libro. Intendiamoci: i personaggi fanno e dicono cose assolutamente diverse, ma il richiamo all'atmosfera malinconica e al percorso di crescita personale presenti nel romanzo è molto forte, così come l'opprimente senso di solitudine e isolamento provato da entrambi i ragazzi. Altro tema centrale è l'idealizzazione dell'amore - ossessione in Shinkai, tensione erotica in <i>Norwegian Wood</i> - vissuto come motore degli eventi. Murakami aggiunge una sfaccettatura più drammatica ed elaborata, perché il percorso del suo protagonista prevede una serie di riflessioni sull'importanza della morte durante la vita (tema appena sfiorato da Shinkai in <i>Viaggio verso Agartha</i>).</center>
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Il secondo film da citare è <i>Il giardino delle parole</i>, che per alcuni versi può richiamare <b style="font-style: italic;">Kafka sulla spiaggia</b>. Tralasciando l'elemento fantastico del romanzo, assente nel film, nel libro assistiamo ad un progressivo e folle innamoramento di un quindicenne nei confronti di Saeki, una donna più matura, che gestisce la biblioteca di Nakano (guarda le coincidenze: il luogo natale di Shinkai), rendendola una sorta di proiezione edipica della madre che non c'è più; lo stesso avviene con Takao. Parlo di spunti iniziali, perché poi, come è giusto che sia, le trame divergono enormemente; tanto semplice e lineare è la storia di Shinkai, quanto ingarbugliata, mistica, sorprendente è quella immaginata da Murakami. In <i>Kafka sulla spiaggia</i>, inoltre, incontriamo gatti senzienti: li abbiamo visti in <i>Lei e il gatto</i> e in <i>Someone's Gaze</i>, entrambi, a ben pensarci, più che debitori nei confronti di Murakami.</center>
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Il terzo film è ovviamente <i>Your Name.</i>: le disquisizioni pseudo-filosofiche sul Musubi, l'intreccio con balzo di tempo e di luogo appena più complicato, il ricorso ad un misticismo di fondo, sono i punti in comune più evidenti. Ma, più di tutti, il richiamo più forte è quello ad un brevissimo racconto, <i><b>Vedendo una ragazza perfetta al 100% in una bella mattina d'aprile</b></i> (sì, è il titolo completo) contenuto nella raccolta <i><b>L'elefante scomparso e altri racconti</b></i> (1993, 2001 in Italia). Se conoscete l'inglese e avete voglia di approfondire ulteriormente, suggerisco caldamente l'articolo apparso su <a href="https://theanimationcuration.wordpress.com/2017/04/08/comet-y-central-your-name-and-haruki-murakami/" style="font-weight: bold;" target="_blank">The Animation Curation</a>. Sapendo quando Shinkai conosca Murakami, è facile pensare che le similitudini con la breve storia scritta non siano un semplice caso: il tema della memoria e della sua scomparsa, l'incrociarsi per la strada, il riempire reciprocamente il vuoto con la presenza l'uno dell'altra... temi universali, certo, ma decisamente in comunione tra lo scrittore e il regista, su questo non ci piove.</center>
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Una menzione d'onore infine va a <i>Oltre le nuvole, il luogo promessoci</i> e a <i>After Dark</i>, che contengono un personaggio femminile che si risveglia dopo un sonno durato anni. Coincidenze? Non credo. <i>[tono alla Adam Kadmon, zum zum!].</i> Lo stesso film ha come tema centrale quello degli universi paralleli, che Murakami sfrutta abbondantemente in diversi romanzi e racconti (<i>La fine del mondo e il paese delle meraviglie</i> su tutti).</center>
<center style="text-align: justify;">Mi permetto di segnalare anche <i>Weathering with you</i> per due motivi: il primo è che anch’esso contiene spunti che abbiamo già trovato sempre in <i>Kafka sulla spiaggia</i>, tra cui la coesistenza tra il mondo reale e quello fantastico, l’incontro del protagonista con personaggi strani (e talvolta eccentrici), nonché strani fenomeni atmosferici che coinvolgono piogge e bombe d’acqua che cadono dal cielo. A domanda precisa, Shinkai ha ammesso di conoscere il libro e che lo stesso possa essergli servito da fonte di ispirazione “inconscia”. Il secondo motivo è un gioco di rimandi: in una delle prime inquadrature del film, vediamo che il protagonista Hodaka sta leggendo il libro “<b><i>Il giovane Holden</i></b>” (“<i>The Catcher in the Rye</i>”, J.D. Salinger, 1951). Come ricordato in sede di recensione del film, Murakami è stato il traduttore, tra gli altri, proprio di Salinger, contribuendo alla diffusione dell’opera nel paese del Sol Levante.</center><center style="text-align: justify;">
Andando a ravanare nel calderone dei punti in comune tra i due autori, posso ancora citare i loro finali, spesso aperti e non risolutivi; o l'utilizzo di punti di vista multipli e piani narrativi di mondi alternativi; o, ancora, una particolare predilezione verso elementi sovrannaturali e fantastici che hanno ripercussioni sul presente "normale" dei protagonisti. Non vorrei lanciarmi in affermazioni roboanti che potranno essere smentite dalla vostra sensibilità personale, ma mi sento di dichiarare che è alquanto probabile che gli estimatori di Haruki Murakami lo siano anche di Makoto Shinkai proprio per questa serie di similitudini di fondo che li accomunano. Detto che, insieme a <i>Norwegian Wood</i>, il romanzo che ho apprezzato maggiormente è stato <i><b>L'uccello che avvitava le viti del mondo</b></i>, di cui paradossalmente non ho trovato traccia nelle opere di Shinkai, mi rendo conto di quanto sia difficile attingere da un libro così profondo, per certi versi scomodo e scottante dal punto di vista della Storia con la S maiuscola: ecco, se Makoto decidesse di farlo, forse compirebbe davvero quel salto di qualità che continuo a chiedergli dopo ogni suo film.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-squdfJn6a10/XtaRurRHLVI/AAAAAAAADmA/UC4kEYj9L_sLod5U-PVeNh9V2KVM2rqFQCK4BGAsYHg/s1920/Weathering_with_you_011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="224" src="https://1.bp.blogspot.com/-squdfJn6a10/XtaRurRHLVI/AAAAAAAADmA/UC4kEYj9L_sLod5U-PVeNh9V2KVM2rqFQCK4BGAsYHg/w400-h224/Weathering_with_you_011.jpg" width="400" /></a></div><center style="text-align: justify;"><br /></center>
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Makoto Shinkai in italiano</center>
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Prima di chiudere, ecco le informazioni necessarie per reperire le opere di Shinkai qui in Italia. Detto che la Kazé ha fatto scempio di <i>Viaggio verso Agartha</i> (del quale, come ho scritto nel corpo della recensione, è caldamente consigliato recuperare una versione fansub) il resto è bene o male trovabile e di discreta se non buona fattura.</center>
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<b><i><br /></i></b></center>
<center style="text-align: justify;"><center style="text-align: justify;"><b><i>Lei e il gatto</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: d/visual</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2005</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD</center><center style="text-align: justify;">Note: Inserito come bonus nell'edizione DVD <i>La voce delle stelle</i></center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Kazé</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2010</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: Inserito nel cofanetto <i>Makoto Shinkai Collection</i></center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>La voce delle stelle</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: d/visual</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2005</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Kazé</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2010</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: Inserito nel cofanetto <i>Makoto Shinkai Collection</i></center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: Luglio 2019</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: Inserito nella Limited Edition di <i>5 cm al secondo</i></center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;">Tutte le edizioni italiane dovrebbero avere il medesimo doppiaggio targato d/visual.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>Oltre le nuvole, il luogo promessoci</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2017</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: Uscito anche al cinema, martedì 11 e mercoledì 12 aprile 2017, su distribuzione Dynit / Nexo Digital</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>5 cm al secondo</i></b> / <b><i>5 cm per second</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Kazé</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2010</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: titolo usato in questa edizione: “<i>5 cm per second</i>”. Uscito in singolo e nel cofanetto <i>Makoto Shinkai Collection</i></center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2019</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: titolo usato in questa edizione: “<i>5 cm al secondo</i>”. Uscito anche al cinema nella distribuzione Nexo Digital il 13, 14 e 15 maggio 2019. Non è stato ridoppiato.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><i><b>Viaggio verso Agartha</b></i> / <i><b>I bambini che inseguono le stelle</b></i></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Kazé</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2012</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: titolo usato in questa edizione: “<i>Viaggio verso Agartha</i>”. La qualità del primo doppiaggio italiano ad opera della Kazé è oscena, da evitare assolutamente, così come i sottotitoli.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2019</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: titolo usato in questa edizione: “<i>I bambini che inseguono le stelle</i>”. Il 26 giugno 2019 è uscito il ridoppiaggio nell’edizione Dynit, edizione che consiglio spassionatamente.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>Someone's Gaze</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2014</center><center style="text-align: justify;">Supporto: Nessuno</center><center style="text-align: justify;">Note: Uscito al cinema in abbinamento a <i>Il giardino delle parole</i>, mercoledì 21 maggio 2014, su distribuzione Dynit / Nexo Digital. Non presente in DVD / Bluray</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>Il giardino delle parole</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: 2014</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: Uscito anche al cinema, mercoledì 21 maggio 2014, su distribuzione Dynit / Nexo Digital.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>Your Name.</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: Novembre 2017</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray</center><center style="text-align: justify;">Note: Uscito anche al cinema, da lunedì 23 a mercoledì 25 gennaio 2017 su distribuzione Dynit / Nexo Digital. Il successo del film ha fatto sì che fossero confermate altre date: 31 gennaio e il 1º febbraio 2017, il 9 e il 10 febbraio 2017 per chiudere il 14 febbraio 2017 come evento speciale.</center><center style="text-align: justify;"><br /></center><center style="text-align: justify;"><b><i>Weathering with you</i></b></center><center style="text-align: justify;">Edizione: Dynit</center><center style="text-align: justify;">Anno: Ottobre 2019 (data di uscita al cinema)</center><center style="text-align: justify;">Supporto: DVD e Bluray (data non ancora nota)</center><center style="text-align: justify;">Note: Uscito anche al cinema, da lunedì 14 a mercoledì 16 ottobre 2019 su distribuzione Dynit / Nexo Digital. Il successo del film ha fatto sì che fossero confermate altre due date: 5 e 6 novembre 2019.</center><div><br /></div></center></center></center><center style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-size: 18.72px; font-weight: 700;">Note </span></div><div><span style="font-size: 18.72px; font-weight: 700;"><br /></span></div>
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<b><span style="color: red;"> [1]</span></b> Il Maestro Hayao Miyazaki non si ritira mai, ad ogni annuncio di abbandono, segue quello del nuovo film in produzione. L'ultimo annuncio di ritiro risale al 2013 e nel dicembre 2016 c'è stato l'annuncio di un nuovo film in produzione previsto per il 2019 (i più scettici pensano uscirà un paio di anni dopo).</center>
<center style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red;"> [2]</span></b> Una precisazione, che troveremo in diverse scene di Shinkai: in Giappone i ragazzi si scambiano email con il cellulare, non esiste l'SMS. Questo anche prima degli smartphone così come li intendiamo oggi (Android / iOS).</center>
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<span style="color: red;"><b> [3]</b></span> Scommetto che le statistiche di accesso di Google mi riveleranno risultati imbarazzanti sulle parole chiave di ricerca utilizzate per arrivare qui.</center>
<center style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red;"> [4]</span></b> <a href="http://m.imdb.com/name/nm1396121/quotes?ref_=m_nm_trv_trv">http://m.imdb.com/name/nm1396121/quotes?ref_=m_nm_trv_trv</a></center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="font-family: arial; font-size: 16pt; white-space: pre-wrap;"><br /></span></center>
<h3 style="text-align: justify;">
Crediti</h3>
<div style="text-align: justify;">
Mi sento in dovere di ringraziare <b>La Moglie</b> e l’amica <b>Cecilia Cianchi</b> per avermi dato una grossa mano a revisionare il testo e a sistemare le inevitabili magagne che un articolo così lungo porta con sé. Per il resto, come sempre fondamentali <b>Wikipedia</b> e <b>imdb.com</b> per snocciolare nozionismo puro, e <b>Animeclick.it</b> per le interviste a Shinkai e per alcuni spunti e idee nei commenti. Ottimo, infine, l’articolo apparso in <a href="https://infinitemirai.wordpress.com/2013/06/21/the-garden-of-words-review/"><b>The Infinite Zenith</b></a> per la mia recensione de <i>Il giardino delle parole</i>. Le mie altre fonti di ispirazione sono state direttamente citate nel corpo dell’articolo.</div>
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</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-30223979701647375512017-10-13T10:43:00.003+02:002020-06-04T00:03:16.696+02:00Your Name. (2016) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<table class="GP" style="width: 75%;">
<thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Your Name.</th></tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 8,5</th></tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-dSIkj_8KzJ0/WdTT9_uvHxI/AAAAAAAACWI/vD3J4IkOwBwc1lxmLagtQ-vPykLJ-SfrACPcBGAYYCw/s1600/Your_Name_Locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="643" data-original-width="450" height="200" src="https://3.bp.blogspot.com/-dSIkj_8KzJ0/WdTT9_uvHxI/AAAAAAAACWI/vD3J4IkOwBwc1lxmLagtQ-vPykLJ-SfrACPcBGAYYCw/s200/Your_Name_Locandina.jpg" width="139" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Kimi no na wa</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2016</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Commedia, Fantastico, Sentimentale</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Giappone</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Makoto Shinkai</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Ryunosuke Kamiki, Mone Kamishiraishi</td></tr>
</tbody>
</table>
</center>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="color: blue;"><b>Attenzione! Questa recensione è un estratto della Monografia su Makoto Shinkai. Ne ho fatta una versione separata ai fini di una bieca migliore indicizzazione dei motori di ricerca. <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">Seguite questo link per leggere l'intero articolo</a>! <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">LINK</a></b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;">Livello di spoiler: GREVE [sono costretto a spoilerare, ci sarà un paragrafo all'uopo]</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br /></b><b style="color: red;">[sono costretto perché voglio io]</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br /></b><b style="color: red;">[vi ho avvisati, eh]</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br /></b><b style="color: red;">[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br /></b></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DyP0NfgwtPE/WdTT6YFCkEI/AAAAAAAACWI/pIMKTf2eDLgBsG5O8BAcuGZWb3oO805bgCEwYBhgL/s1600/Your_Name_01.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-DyP0NfgwtPE/WdTT6YFCkEI/AAAAAAAACWI/pIMKTf2eDLgBsG5O8BAcuGZWb3oO805bgCEwYBhgL/s320/Your_Name_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Il film inizia così, più o meno.</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Chissà se qualche volta avete mai provato quella strana sensazione che vi fa domandare: "Ma quella persona che ho appena incrociato... l'ho già conosciuta?" Magari credete di averne intravisto un sorriso, magari state pure sperando che quella stessa persona stia pensando lo stesso di voi. Sta a voi la scelta se continuare a camminare, rimanendo col dubbio, o farvi forza per rivolgerle la parola. E se quella persona fosse davvero quella che il destino ha riservato a voi? La vita è piena di <i>sliding doors</i> come questa, anche se noi non ce ne accorgiamo né mai verremo a saperlo.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-u6C0c3bXk8s/WdTT6BhuTKI/AAAAAAAACWI/wCX99_zDU2ADgQZ78e4L-YjCxOmNVe0ZACEwYBhgL/s1600/Your_Name_02.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="900" height="210" src="https://1.bp.blogspot.com/-u6C0c3bXk8s/WdTT6BhuTKI/AAAAAAAACWI/wCX99_zDU2ADgQZ78e4L-YjCxOmNVe0ZACEwYBhgL/s320/Your_Name_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Il filo rosso, uno dei tormentoni di <i>Your Name.</i></td></tr>
</tbody></table>
Ed ecco finalmente <i>Your Name.</i> (mi raccomando il punto finale, è parte integrante del titolo). Vi sembrerà strano, ma prima di guardarlo, nonostante mi fossi già avventurato nella visione di tutti i titoli precedenti, non ho voluto sapere nulla, non ho letto trame, non ho sbirciato recensioni né ho visto anteprime, giusto il solo trailer. Il nulla assoluto, proprio per poterlo accogliere senza aspettative di sorta o pieno di preconcetti. Dal trailer è evidente l'incredibile livello di qualità visiva (ma ci avrei scommesso un rene) e un tocco di fantastico che non guasta mai, per il resto non avevo la più pallida idea di cosa avrei visto nei successivi 106 minuti: cosa aspettarmi dal più grande incasso <i>anime</i> della storia giapponese? Vi dirò, ero diviso tra il non vedere l'ora di gustarmelo (La Moglie sa quanto l'ho stressata) e il timore di restare deluso, certo di ritrovare gli ennesimi difetti riscontrati in tutti i film precedenti. Se avete già visto il voto finale avete già la risposta, se non lo avete ancora visto ve lo dico ora: <i>Your Name.</i> è davvero un gran bel film, me lo sono proprio goduto. Perfino La Moglie è rimasta soddisfatta, il che è tutto dire.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Kq5g6e6vpUE/WdTT7hTZ2XI/AAAAAAAACWI/h6R4WMnWnqM7BD9EjOYQPSPjWbgnu1TbQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_04.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-Kq5g6e6vpUE/WdTT7hTZ2XI/AAAAAAAACWI/h6R4WMnWnqM7BD9EjOYQPSPjWbgnu1TbQCEwYBhgL/s320/Your_Name_04.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Il paesino rurale di Mitsuha</td></tr>
</tbody></table>
<b>Trama <i><span style="color: red;">(poco spoiler, si può tranquillamente leggere)</span></i></b><br />
<b>Taki</b> Tachibana e <b>Mitsuha</b> Miyamizu sono due studenti coetanei, il primo vive a Tokyo, la seconda in un paesino di montagna. Entrambi vivono con un'insoddisfazione di fondo; la ragazza, timida ed impacciata di suo, sogna di poter essere un ragazzo di Tokyo perché odia la vita troppo ordinaria del suo paesello: non c'è una caffetteria (esiste solo un distributore automatico di caffè in lattina), non c'è una biblioteca e manca perfino uno studio dentistico. Lei, per di più, vive in un tempio shintoista insieme alla nonna e alla sorellina, senza una mamma e con un papà distante dalla famiglia, troppo impegnato nella sua carriera di sindaco del paese.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-kwpL3LPAG6Y/WdTT9Z2la_I/AAAAAAAACWI/aTaMLLVoNqE8zWgntIEqMHkcMD___oHGwCEwYBhgL/s1600/Your_Name_10.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="461" data-original-width="800" height="184" src="https://4.bp.blogspot.com/-kwpL3LPAG6Y/WdTT9Z2la_I/AAAAAAAACWI/aTaMLLVoNqE8zWgntIEqMHkcMD___oHGwCEwYBhgL/s320/Your_Name_10.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Il ristorante "Il giardino delle parole", easter egg</td></tr>
</tbody></table>
Taki, il ragazzo, è invece una testa calda, forse troppo impulsivo, con la passione per il disegno e che lavora part-time come cameriere in un ristorante italiano dal nome "Il giardino delle parole" (proprio scritto così, non è una traduzione). Una mattina, entrambi si svegliano scombussolati, con amici e parenti che li guardano sconvolti perché il giorno prima sembravano impazziti. Purtroppo non ricordano nulla, quando si sono risvegliati è come se avessero dimenticato tutto quello che è successo il giorno (o la notte prima). Quello che hanno vissuto è stato un sogno troppo vivido o qualcos'altro? Lo stesso fatto inizia a ripetersi con frequenza, anche due o tre volte alla settimana e, quando Mitsuha scopre sul suo quaderno la scritta "Chi sei?" inizia a comprendere la verità. In quei giorni così strani, lei vive nel corpo di Taki e, viceversa, lui nel suo, con le imbarazzanti conseguenze che comporta un improvviso cambio di personalità in un corpo diverso. Realizzato cosa sta succedendo veramente, i due decidono di darsi delle regole per evitare di combinare troppi pasticci: innanzitutto scrivono quello che hanno fatto durante la giornata, per mettere l’altro al corrente di quello che è successo; in secondo luogo, cercano di non interferire troppo con le rispettive quotidianità per evitare di fare danni irrimediabili. Certo è che ad entrambi la situazione giova, tanto per dire: la vita sociale di Taki migliora perché diventando meno impulsivo riesce a risultare interessante agli occhi della capocameriera Miki Okudera, bellissima ed irraggiungibile, per cui aveva una cotta; Taki (Mitsuha) riesce perfino ad ottenere un appuntamento con lei! Lo stesso avviene nel paesino dove Mitsuha (Taki) diventa sempre più popolare tra i compagni perché spigliata e "moderna", proprio lei che fino ad allora aveva vissuto divisa tra la voglia di fuggire e il senso del dovere che la tiene legata al tempio di sua nonna, sacerdotessa devota a Musubi, il dio protettore del paesino. La situazione va avanti per qualche tempo, ed entrambi iniziano, in modo del tutto assurdo ma sensato, a conoscersi meglio e a provare qualcosa che vada oltre la semplice amicizia. Ok, diciamolo: Taki si innamora di Mitsuha, anche se non sa nulla di lei, nemmeno il nome. La storia prende una bella piega quando arriva la notizia che una cometa è in arrivo nei prossimi giorni... e quando, poco dopo, Taki si rende conto che all'improvviso lo scambio di corpo con la ragazza si è interrotto, rendendo vano ogni tentativo di comunicare con lei. C'è solo una cosa da fare: muovere le chiappe da Tokyo e trovare il paesino di lei, ovunque esso si trovi... la sorpresa che troverà Taki sarà davvero sconvolgente.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-vZuh3cHTGiA/WdTT8jGmDLI/AAAAAAAACWI/3dQt7g3ff-IIjKFH8v87mjAKUc5WfCKjQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_08.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-vZuh3cHTGiA/WdTT8jGmDLI/AAAAAAAACWI/3dQt7g3ff-IIjKFH8v87mjAKUc5WfCKjQCEwYBhgL/s320/Your_Name_08.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Chi sei?</td></tr>
</tbody></table>
<b>Commento <i><span style="color: red;">(senza spoiler)</span></i></b><br />
Commentare senza spoiler è impresa ardua, ma non impossibile. Qualche spoiler è necessario per spiegare alcune critiche che muovo al film, ovviamente a livello di sceneggiatura (ma dai?), lo rimando quindi al paragrafo successivo giusto per chi ha voglia di approfondire l'argomento. Per quanto mi riguarda, <i>Your Name.</i> è Makoto Shinkai all'ennesima potenza, è il punto più alto che ha raggiunto finora, è la summa di tutta la sua cinematografia e, a ben vedere, contiene la stragrande maggioranza dei suoi temi e dei suoi marchi di fabbrica, ma stavolta il regista è riuscito ad amalgamarli senza rovinare l'idea che aveva in mente. C'è il tema della comunicazione, della distanza di tempo e di luogo, c'è una sottintesa storia romantica che muove i protagonisti nella seconda metà, c'è il tono drammatico e malinconico, ci sono i treni, la pioggia e i ciliegi in fiore, c'è un richiamo a Haruki Murakami per la deriva fantastica della seconda parte, c'è la struttura circolare della chiusura della storia che si ricongiunge all'inizio... eppure, sapete cosa vi dico? È come se Shinkai si fosse divertito a giocare con chi conosce gli altri suoi film, perché <i>Your Name.</i> è tutto questo ma è anche un punto di rottura della sua concezione che ci ha spiattellato in faccia fino all'anno scorso. Lo è per due motivi: per la freschezza e il brio della narrazione, innanzitutto, e per una colonna sonora grandiosa che riprende proprio questo aspetto, amplificandolo grazie a delle orecchiabili canzoni pop. La malinconia cupa e agrodolce a cui ci siamo abituati viene accantonata e, credetemi, tutto il film ne giova enormemente. Le stesse voci dei personaggi non sono più un sussurro del depresso aspirante suicida, ma hanno una modulazione che riempie le orecchie, accentuata dalle parti in cui i doppiatori hanno dovuto rendere credibile il cambiamento di personalità dei protagonisti. Ah, i protagonisti: finalmente non sono più soli, ma hanno amici che partecipano alle loro vicende e in diverse occasioni si fanno in quattro per aiutarli. Non abbiamo più l'oscuro emo che vive solitario in autocommiserazione, ma personaggi più credibili per i quali finalmente anche l'amicizia ricopre un ruolo non secondario (sì, mi riferisco a Katsuhiko e Suzuka, gli amici di Mitsuha, e di Miki Okudera e Tsukasa Fujii per Taki). Un cast più allargato permette una maggiore coralità di scene, dialoghi, situazioni: se non è un enorme balzo in avanti questo, non saprei cos'altro avrebbe potuto fare Shinkai!<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-8EJx9W1pWUU/WdTT6RtcWFI/AAAAAAAACWI/Ij_AohRWxX4QEiHvqteMJF6gSkLPX52CQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_03.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="476" data-original-width="849" height="179" src="https://2.bp.blogspot.com/-8EJx9W1pWUU/WdTT6RtcWFI/AAAAAAAACWI/Ij_AohRWxX4QEiHvqteMJF6gSkLPX52CQCEwYBhgL/s320/Your_Name_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Il lago del paese Itomori</td></tr>
</tbody></table>
Per il resto <i>Your Name.,</i> come le immagini promozionali e locandine lasciano supporre, è un film che fa molta leva sugli accostamenti degli opposti: <b>modernità contro tradizione</b>, vista ovviamente nella contrapposizione tra la sfavillante Tokyo e la rurale Itomori (tema già visto in <i>5 cm al secondo</i>); l'ovvio scontro-incontro <b>maschio / femmina</b> dei due protagonisti, grazie al quale migliorano le rispettive vite facendo conoscere un punto di vista diverso; non possiamo trascurare la dicotomia <b>futuro / passato</b>, che per non spoilerare non spiegherò, ma che risulterà lampante nonché sorprendente per come è stata affrontata; per chiudere con l'alternanza di <b>leggerezza e malinconia</b>, perfettamente rappresentate dalla suddivisione in due archi narrativi ben distinti; quello iniziale, tanto divertente e brioso in cui impariamo a conoscere i protagonisti; quello finale, che perde l'innocenza e la freschezza della prima parte per guadagnare in tensione e drammaticità. Dovreste averlo capito, ciascuno di questi elementi, che potrei banalmente ricondurre allo <b>yin</b> e allo <b>yang</b>, ha un suo peso ben studiato senza che uno sovrasti l'altro. Tutte queste mirabolanti nonché sperticate lodi nei confronti di Shinkai destano però qualche sospetto: com'è possibile che una persona del suo stampo, così poco disposto a scendere a compromessi, sia rinsavita così tanto dal migliorare in un solo film? Non è che c'è per caso la mano di qualcuno che l'ha guidato? Io dico di sì, e ci speravo davvero tanto, perché se il risultato è stato questo film, cazzo, dico che costui ha fatto un signor lavoro. Gli indizi portano al nome di <b>Genki Kawamura</b>, la cui supervisione ha permesso un controllo dell'intera produzione durante il processo creativo, forse anche più di quanto lo stesso Shinkai ha ammesso in una bella <a href="https://www.animeclick.it/news/61327-intervista-a-makoto-shinkai-il-lavoro-dietro-il-successo-di-your-name" target="_blank">intervista su Animeclick che consiglio di andare a leggere</a>. Sto parlando di uno dei produttori di <b><i>The Boy and the Beast</i></b> (2015, <b>Mamoru Hosoda</b>), un film di cui sentirete parlare anche in questi lidi perché fra i migliori di quell'annata. Grazie Signor Kawamura, ti devo un enorme favore.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-d2Oa8SRnn8s/WdTT8DrjFiI/AAAAAAAACWI/4f7vYQIJek8xyFo-RWZP1ao2VLQmSYRfQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_06.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="673" data-original-width="1271" height="169" src="https://2.bp.blogspot.com/-d2Oa8SRnn8s/WdTT8DrjFiI/AAAAAAAACWI/4f7vYQIJek8xyFo-RWZP1ao2VLQmSYRfQCEwYBhgL/s320/Your_Name_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Soliti strepitosi giochi di luce.</td></tr>
</tbody></table>
Purtroppo <i>Your Name.</i> non ha preso 10 - voto che avrei dato se avesse raggiunto la perfezione, cosa che non è stata. Dove ha toppato? Rimandando alcuni approfondimenti al paragrafo successivo, altamente spoilerante, in questa sede posso semplicemente parlare di scarsa innovazione dello spunto iniziale, di una sceneggiatura zoppa in un paio di snodi cruciali dei quali posso dire che Shinkai abbia effettuato una grave forzatura nei confronti dello spettatore (sì, ha giocato sporco), e del suo smodato nonché ridondante uso di simbolismi senza i quali non si può ritenere soddisfatto.<br />
<i>Body swap</i>: hai voglia a chiamarlo cliché, l'espediente narrativo dello scambio di personalità risale ad un romanzo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/F._Anstey" target="_blank">F. Anstey</a> del 1882, <b><i>Vice Versa</i></b>, e da allora in tv, sui libri e nei film ne abbiamo visto a iosa, manga inclusi, per farvi un'idea <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Body_swap_appearances_in_media" target="_blank">date un'occhiata a questo elenco</a> (link esterno). Confesso di aver avuto, nei primi minuti, il timore di assistere alla sua ennesima variante, ma ammetto che per fortuna il colpo di scena che avviene più o meno a metà narrazione spariglia le carte e rende la storia molto più interessante. Shinkai non ha inventato nulla - non si può dire che l'originalità sia il suo punto forte - ma ha mescolato elementi noti e abusati tirando fuori una storia meno banale di quanto le premesse lasciassero presupporre. Peccato che nella preparazione del colpo di scena più grosso si sia scelto di barare; lo spettatore non se ne rende veramente conto durante la visione in quanto rapito dalla storia e dai disegni, ma a mente fredda, nel ripensarci, è impossibile non notare alcune evidenti incongruenze che inevitabilmente faranno storcere il naso. Infine, parliamo dei simboli: premesso che io preferisco il "non detto" allo spiattellamento, in tutti i suoi lavori Shinkai dissemina indizi grossi come baobab tanto da risultare goffo e pedestre, anche <i>Your Name.</i> non è esente da questo difetto. Parliamo del filo rosso? Lo vediamo fin dall'inizio, nei titoli di testa accompagnati da una bella canzone, che trasforma quella sequenza in una pseudo-sigla simile a quelle delle serie televisive; il filo rosso diventa quello che lega Taki e Mitsuha, è lo stesso che annoda i capelli a coda di cavallo della ragazza (è l'espediente narrativo che ci fa capire quando c'è lei nel suo corpo e non il ragazzo), è lo stesso che in una sequenza diventa un cordone ombelicale ed è, soprattutto, quello che viene evocato dalla nonna quando fa il discorso su(l) Musubi.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--uFZfXraNvI/WdTT9dHyuvI/AAAAAAAACWI/cGuHDKW8HXAQEEKOKu1cIPgbyxV2RM_uACEwYBhgL/s1600/Your_Name_09.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1300" height="189" src="https://1.bp.blogspot.com/--uFZfXraNvI/WdTT9dHyuvI/AAAAAAAACWI/cGuHDKW8HXAQEEKOKu1cIPgbyxV2RM_uACEwYBhgL/s320/Your_Name_09.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Musubi e l'intreccio</td></tr>
</tbody></table>
Avendo imparato a conoscere Shinkai, ho subito avvertito che quella scena sarebbe stata la chiave di lettura dell'intero film. Musubi è il dio protettore del paesino di Mitsuha, ma è anche un concetto più astratto che indica il legame che può esistere tra due persone (si ritorna alle immagini iniziali), così come lo scorrere del tempo rappresentato dai fili intrecciati che diventano corda. Musubi di qua e Musubi di là, capisci che questo è il concetto più importante del film ed è la sua chiave di lettura nonché il principale motore degli avvenimenti; non è la cometa a combinare disastri, ma è Musubi. Afferrato questo concetto, che ammanta di misticismo (andiamo proprio oltre la fantascienza), l'autore forza gli eventi e li riconduce con, a mio parere, eccessiva facilità al sovrannaturale. Continuando con lo smodato uso di simbolismi, ha infarcito di scene ed intermezzi con porte che si aprono o si chiudono: treni, metropolitana, porte di casa, i fusuma (porte scorrevoli decorate), tutto scorre e tutto rimanda a <i>Sliding Doors</i>, non tanto il film (o non solo) quanto al concetto di biforcazione o bivio del destino. Shinkai adora essere pesante e ripetitivo nelle sue metafore, diciamolo chiaramente. Prima di passare alle vere e proprie bordate spoileranti su quelli che secondo me sono i difetti di <i>Your Name.</i>, tengo a precisare che le magagne che ho appena elencato sono un voler andare a cercare il pelo nell'uovo, perché sono davvero marginali e di poco conto, ma non posso fare a meno di notarle in un film che, se non ne avesse abusato, avrebbe raggiunto un equilibrio davvero mirabile.<br />
<b>Commento - approfondimento <i><span style="color: red;">(con spoiler!)</span></i></b><br />
Lo ribadisco, qui si <b><span style="color: red;">spoilera a manetta</span></b>, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa andate dritti al paragrafo successivo!<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-3deEdnJF6ic/WdTT7vYNU7I/AAAAAAAACWI/cPYJ3z_HJy4A3EKCClELju7apveuGDl5QCEwYBhgL/s1600/Your_Name_05.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-3deEdnJF6ic/WdTT7vYNU7I/AAAAAAAACWI/cPYJ3z_HJy4A3EKCClELju7apveuGDl5QCEwYBhgL/s320/Your_Name_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Mitsuha</td></tr>
</tbody></table>
Come scrivevo poche righe prima, <i>Your Name.</i> ha due grossi difetti che hanno fatto sì che io abbassassi la sua valutazione finale, nonostante nella sua globalità sia uno dei film che più ho apprezzato negli ultimi tempi e che consiglierei a chiunque abbia un minimo di interesse nell'animazione giapponese. Per capire di cosa sto parlando, un cenno sul colpo di scena che dà la svolta principale all'intero film. Quando Taki capisce che lo scambio di corpo non è più avvenuto e che quindi deve essere successo qualcosa, in preda alla sua ossessione decide di andare a cercare Mitsuha, avendo come unico indizio il disegno di un ricordo, il lago di Itomori. Taki, accompagnato da Miki e Tsukasa, arriva sul posto e, non senza fatica, scopre la terribile verità: il paese di Mitsuha non esiste più, tre anni prima, durante il passaggio della cometa Tiamat, un asteroide se ne è distaccato e ha colpito proprio Itomori, causandone la distruzione e la morte di gran parte degli abitanti. Con orrore di Taki, Mitsuha figura tra le vittime accertate. Qui il ragazzo realizza che lo scambio di personalità non comportava solo un balzo di luogo, ma anche di tempo, fino a tre anni prima! Cosa fare per porre rimedio? La risposta si trova nelle parole della nonna di Mitsuha, più precisamente in Musubi, la divinità protettrice del paese e il cui tempio è una sorta di punto di congiunzione delle varie linee temporali. Bevendo del <i>kuchikamizake</i>, un sakè speciale ottenuto mediante un rito a cui la stessa ragazza aveva partecipato, Taki riesce a varcare le linee del tempo e dello spazio per ricongiungersi, anche se solo brevemente, a Mitsuha, in modo da avvisarla del pericolo incombente. Il risveglio diventa per la ragazza una disperata corsa contro il tempo per convincere l'intero villaggio a salvarsi dalla catastrofe.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/--Y7wiUUb1hU/WdTT9JMQaUI/AAAAAAAACWI/yFaFTQchPTkt17g_25vz_ds3rA9WPxHgQCEwYBhgL/s1600/Your_Name_07.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/--Y7wiUUb1hU/WdTT9JMQaUI/AAAAAAAACWI/yFaFTQchPTkt17g_25vz_ds3rA9WPxHgQCEwYBhgL/s320/Your_Name_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Treni pure qui...</td></tr>
</tbody></table>
Da queste righe, per come ve l'ho messa, possono risultarvi evidenti i due grossi problemi di sceneggiatura: il primo non è un errore, ma un atto scientemente voluto da Shinkai, ovvero la non reazione di Taki (ragazzo del futuro) di fronte alla notizia dell'arrivo della cometa; è impossibile che non possa ricordarsi di un evento così catastrofico avvenuto tre anni prima; è impossibile che non si sia mai accorto, durante lo scambio di corpi, che il tempo in cui viveva era diverso da quello attuale, soprattutto quando ha assistito alla tv la notizia dell'arrivo della cometa. Provando a rigirare la frittata in vista dell'obiezione "Non la ricordava perché al risveglio i ragazzi si dimenticano tutto, e può valere anche il viceversa", posso rispondere dicendo: ok, hai dettato questa regola, ma poi comunque non l'hai rispettata perché in realtà più volte entrambi i ragazzi hanno dimostrato reminiscenze dello scambio... ma stranamente e casualmente, mai è avvenuto con l'evento più grosso. No, questo è ingannare lo spettatore, giocando sporco. Non esiste che fai ricordare cose ed eventi a Taki e Mitsuha solo quando ti fa comodo e poi, solo per muovere la storia, tutto diventa come se fosse solo il caso o la coincidenza ad intervenire, vanificando quanto di buono è stato scritto fino a quel momento. Mi rendo conto di quanto sia difficile lavorare con i paradossi del tempo ma, proprio per questo, chiedo una maggiore attenzione nel cercare di non incappare in errori simili. Il secondo grosso problema è diretta conseguenza di quanto detto prima e, in questo caso, lo vedo più come un errore concettuale. Come cazzo è possibile l'esistenza dell'io narrante (Taki) quando più volte hai dimostrato che non può ricordarsi certe cose e che, anzi, la dimenticanza e l'oblio diventano il punto focale della parte centrale della storia? L'io narrante qui è proprio sbagliato a livello di concetto, ma Shinkai ce l'ha piazzato perché fa figo ed è un suo tratto distintivo e piuttosto che non metterlo si farebbe amputare entrambe le mani, non riesco a trovare una spiegazione più convincente. Peccato, davvero peccato!<br />
A questo punto mi riservo di riguardare il film quando uscirà in home video con l'adattamento italiano perché sono curioso di sapere quanto queste mie obiezioni siano valide o se sono stato io a non aver capito una cippa della storia - in tal caso farò pubblica ammenda su questa stessa sede. Se poi voi avete voglia di darmi una vostra spiegazione, la sezione "commenti" è li che vi aspetta!<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WEFQzRBWIMg/WdTlXWUMa8I/AAAAAAAACWk/tGyVz6RWmQAAjaaTKZ52cC7U0L7kXpDSgCLcBGAs/s1600/Your_Name_11.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-WEFQzRBWIMg/WdTlXWUMa8I/AAAAAAAACWk/tGyVz6RWmQAAjaaTKZ52cC7U0L7kXpDSgCLcBGAs/s320/Your_Name_11.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">L'arrivo della cometa (scena iniziale, no spoiler)</td></tr>
</tbody></table>
<b>Commento conclusivo <i><span style="color: red;">(spoiler finiti, tranquilli)</span></i></b><br />
Cos'altro dire di <i>Your Name.</i>? Una sola cosa, che è la più importante di tutte ed è il mio vero metro di giudizio: ho una voglia matta di riguardarmelo, non c'è complimento migliore che possa fare ad un film che ho appena finito di guardare. Potrei anche dire una cosa strana: di Shinkai è sufficiente vedere solo questa produzione perché è il riassunto totale globale delle sue tematiche; se poi avete voglia di divertirvi a scoprire come in realtà il regista si sia divertito (o l'abbiano obbligato, il sospetto non mi abbandonerà mai) a de-costruire i suoi marchi di fabbrica ottenendo un lungometraggio che va in antitesi rispetto alla sua visione finendo col superarli tutti, allora non vi resta che riscoprire anche le sue produzioni precedenti. Per quanto mi riguarda, posso dire che il suo percorso di crescita l'ha compiuto tutto e che non credo riesca a superarsi nuovamente... ma sono pronto ad essere sonoramente smentito, anzi non vedo l'ora. <i>Your Name.</i> è senza dubbio uno dei film del 2016 da ricordare nel tempo, insieme a <i>Silent Voice</i>.<br />
<b>Nota di colore:</b><br />
Come è noto, Shinkai è famoso per la fedeltà nella ricostruzione di fondali e scenografia, perfettamente aderenti ai corrispettivi originali. Se andate su questo sito, potete trovare foto di posti reali, le coordinate per raggiungerli e le immagini della controparte presente in <i>Your Name.</i>. Tutto ciò è fantastico! <b><a href="https://fastjapan.com/en/p112544" target="_blank">Landmarks Used in the Movie “Kimi no Na Wa.” - Fast Japan</a></b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div><div style="text-align: justify;">Modifica giugno 2019:</div><div style="text-align: justify;"><b><font color="#d52c1f">Attenzione</font></b>! Uscita la recensione di <b><i><a href="https://nonvedono.blogspot.com/2020/06/weathering-with-you-la-ragazza-del.html" target="_blank">Weathering with you</a></i></b>, la trovate <a href="https://nonvedono.blogspot.com/2020/06/weathering-with-you-la-ragazza-del.html">qui</a>!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<center>
<table class="GP" style="width: 75%;">
<thead class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Il Pagellone!</th>
</tr>
</thead>
<tfoot class="GP">
<tr>
<th colspan="4">Così è deciso!</th>
</tr>
</tfoot>
<tbody class="GP">
<tr>
<th>Trama:</th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
finalmente, cribbio. Non solo il soggetto iniziale è interessante, nonostante il <i>body swap</i> sia un cliché usato e stra-abusato in molti manga e anime (per non parlare della filmografia occidentale anni '80), ma la sceneggiatura questa volta non si perde per strada e nonostante alcuni buchi / errori / prese in giro (chiamateli come volete) colossali, porta il lavoro a casa.</div>
</td>
<th>Musiche:</th>
<td><b>8</b><br />
<div style="text-align: justify;">
qui il secondo vero cambio di registro; quello del tono (non solo drammatico ed opprimente, ma anche frizzante almeno nella prima parte) si riflette sull'atmosfera musicale. Basta pianoforte strimpellato - non se ne poteva più - ma ecco una vera <i>soundtrack </i>fatta come si deve, con pezzi pop (uno quasi rock) e delle canzoni godibili e che ben si adattano alla storia. Il merito è dei <b>Radwimps</b>, banda rock giapponese a cui il regista ha chiesto di comporre ed eseguire le tracce principali.</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>Regia:</th>
<td><b>9</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il top, fino ad ora, raggiunto da Shinkai. <i>Your Name.</i> è veramente il punto più alto raggiunto dal regista. Il passo successivo è migliorare nelle animazioni dei personaggi, non ancora ai livelli dello Studio Ghibli, ma per il resto... Shinkai c'è!</div>
</td>
<th>Ritmo:</th>
<td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
brioso, frizzante, rallenta nella seconda parte, ma l'attenzione resta viva per scoprire come potrebbe andare a finire. Mai noioso, detto a Shinkai è davvero un complimento enorme. Per me c'è lo zampino di qualcun altro, mi sono spiegato più in dettaglio nel corpo della recensione.</div>
</td>
</tr>
<tr>
<th>Violenza:</th>
<td><b>5</b><br />
poco da segnalare</td>
<th>Humour:</th>
<td><b>6</b><br />
<div style="text-align: justify;">
incredibile, c'è pure qualche scena che strappa più di una risata! Makoto, sei proprio tu?</div>
</td>
</tr>
<tr class="odd">
<th>XXX:</th>
<td><b>1</b><br />
<div style="text-align: justify;">
nulla da segnalare, un punticino in più per la gag umoristica che si ripete in più scene. (è ovvia, non vi dico cosa però)</div>
</td>
<th><b>Voto Globale:</b></th>
<td><b>8,5</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Potevo dargli nove, a ben pensarci, ma per diversi motivi lo ritengo un voto eccessivo (come lo era per <i>Silent Voice</i>, ma lì l'immedesimazione è stata tale per cui me ne sono sbattuto la ciolla e gliel'ho dato lo stesso). Sicuramente <i>Your Name. </i>è un film riuscito, con un bel ritmo e una storia gradevole ed interessante, intenso ma non pesante, romantico il giusto ma senza essere sdolcinato, con diversi picchi memorabili per resa visiva ed emotiva. Non trovo un motivo valido per cui non dovreste vederlo, può piacere tantissimo o poco, ma è uno dei film più significativi degli ultimi anni. Non è un film impegnato o con messaggi sociali ben definiti, è evasione allo stato puro ma, porco cazzo, è fatto dannatamente bene.</div>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3301182439045088832.post-12457131848881896332017-10-13T10:43:00.000+02:002017-10-16T00:43:59.684+02:00Il giardino delle parole (2013) | Recensione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<center>
<center>
<table class="GP"><thead class="GP">
<tr><th colspan="3">Il giardino delle parole</th></tr>
</thead><tfoot class="GP">
<tr><th colspan="3">Voto Imdb: 7,6</th></tr>
</tfoot><tbody class="GP">
<tr><td rowspan="7"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/--ihNtU1ktFg/WdTTmZ0D-1I/AAAAAAAACWI/9psU1Mt7Mu0fBsZKutJSfG3-Kf57OGx8gCPcBGAYYCw/s1600/Il_giardino_delle_parole_Locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="552" height="200" src="https://4.bp.blogspot.com/--ihNtU1ktFg/WdTTmZ0D-1I/AAAAAAAACWI/9psU1Mt7Mu0fBsZKutJSfG3-Kf57OGx8gCPcBGAYYCw/s200/Il_giardino_delle_parole_Locandina.jpg" width="140" /></a></div>
</td></tr>
<tr><th>Titolo Originale:</th><td>Kotonoha no Niwa</td></tr>
<tr class="odd"><th>Anno:</th><td>2013</td></tr>
<tr><th>Genere:</th><td>Drammatico, Sentimentale</td></tr>
<tr class="odd"><th>Nazione:</th><td>Giappone</td></tr>
<tr><th>Regista:</th><td>Makoto Shinkai</td></tr>
<tr class="odd"><th>Cast:</th><td>Miyu Irino, Kana Hanazawa</td></tr>
</tbody></table>
</center>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="background-color: white;"><span style="color: blue;">Attenzione! Questa recensione è un estratto della Monografia su Makoto Shinkai. Ne ho fatta una versione separata ai fini di una bieca migliore indicizzazione dei motori di ricerca. <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">Seguite questo link per leggere l'intero articolo</a>! <a href="http://nonvedono.blogspot.com/2017/10/speciale-makoto-shinkai-monografia.html" target="_blank">LINK</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="background-color: white;"><span style="color: blue;"><br />
</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;">Livello di spoiler: LETALE [vi spiattello tutto, anche nel commento]</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br />
</b></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-zq39jXWgW_o/WdTTi5ZWf2I/AAAAAAAACWI/48I9lNOTvasq754RkN2zQbzVR-n9pwoPgCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_02.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-zq39jXWgW_o/WdTTi5ZWf2I/AAAAAAAACWI/48I9lNOTvasq754RkN2zQbzVR-n9pwoPgCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_02.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Un particolare del parco. Immaginatelo in movimento.</td></tr>
</tbody></table>
<span style="text-align: justify;"></span><center style="text-align: justify;">
<center style="text-align: justify;">
Non sapete quanto vorrei conoscere cosa è passato per la mente di Shinkai e come siano andate davvero le cose. L'artista mi ha sempre dato l'idea di non dare molta retta alle opinioni dei fan e di voler continuare imperterrito per la sua strada. Certo è che con <i><b>Il giardino delle parole</b></i>, è andato ad offrire forse il picco - fino ad oggi, beninteso - del suo stile narrativo, ovvero dare in pasto allo spettatore una non-storia, confezionata in modo superbo ed avvolgente. Non saprei trovare altre parole per descrivere il mediometraggio di 46 minuti scarsi in questione. Mi spiego meglio: fino a che punto Shinkai ha ascoltato (o non ascoltato) le critiche dei fan su <i>Viaggio verso Agartha</i>? Il fanboy si aspettava un'opera di pippe mentali esistenziali adolescenziali e l'autore se ne è uscito con un bellissimo, ma imperfetto, film avventuroso dove ha deviato grandiosamente rispetto al sentiero che fino ad allora aveva percorso, ed è questo il motivo principale delle critiche piovutegli addosso. <i>Il giardino delle parole</i> è quindi un deciso, eclatante, ritorno alle origini, è come se fosse esattamente quello che gli appassionati chiedevano. Fino a che punto allora <i>Agartha </i>è da considerarsi un incidente di percorso, e fino a che punto invece<i> Il giardino delle parole</i> è stato un voler accontentare la voce del popolo? <b><i>Insomma, qual è il vero Makoto Shinkai?</i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
<b>Trama <i><span style="color: red;">(gli spoiler partono da qui)</span></i></b></center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-5KJkfMz0SFg/WdTTiHVQPfI/AAAAAAAACWI/uWhvXusIsZEP2a-mcnFXmYjCixw516QgACEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_01.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="692" data-original-width="1232" height="178" src="https://4.bp.blogspot.com/-5KJkfMz0SFg/WdTTiHVQPfI/AAAAAAAACWI/uWhvXusIsZEP2a-mcnFXmYjCixw516QgACEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Shinjuku Gyon, il polmone verde dell'omonimo quartiere</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Takao</b> è uno studente quindicenne di Tokyo con uno strambo sogno nel cassetto: quello di diventare un abile calzolaio. Sì, proprio uno di quei lavori di fine artigianato che stanno scomparendo, inghiottiti dalla grande produzione industriale standardizzata e che mai immagineresti come ambizione personale di un ragazzo che vive nella capitale. Siamo in estate ed è appena iniziata la stagione delle piogge. Se la mattina piove, Takao bigia la scuola e si rifugia nel parco di <b>Shinjuku Gyoen</b>, dove in solitudine passa il tempo ad esercitarsi sui disegni di scarpe, la sua unica e vera passione. Durante una di queste mattine uggiose, sotto la stessa tettoia, incontra una misteriosa donna, che legge in silenzio un libro, mangia barrette di cioccolata e beve birra. Lo stesso accade il secondo giorno di pioggia - lui bigia, lei non si presenta al lavoro - poi il terzo e così via, trasformando un incontro casuale in una sorta di ripetuto rituale, ma sempre e solo rigorosamente nei giorni di pioggia. Quando c'è il sole, lui si ripresenta in classe e lei... non si sa.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-7alGe5bMdtk/WdTTkPjtE9I/AAAAAAAACWI/adkA2qwXoDo0heKEQrMAaaLm37UGLOUkgCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_04.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1416" data-original-width="1001" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-7alGe5bMdtk/WdTTkPjtE9I/AAAAAAAACWI/adkA2qwXoDo0heKEQrMAaaLm37UGLOUkgCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_04.jpg" width="225" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Scena di uno degli incontri.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Come è ovvio immaginare, i silenzi iniziali si trasformano in parole scambiate di sfuggita per sfociare in dialoghi dove entrambi imparano a conoscersi sempre di più, pur senza essersi mai presentati ufficialmente. Di Takao sappiamo che vive col fratello maggiore e la madre e che pur di inseguire il suo sogno, nel tempo libero è disposto a fare lavori part time; è timido ed introverso, ha pochi amici e difficilmente si confida con qualcuno. Della donna sappiamo che si chiama <b>Yukari</b>, ha 27 anni, ben 12 in più del ragazzo, e che sta soffrendo di disturbi alimentari, associati ad un elevato stress dovuto a qualcosa capitatole in passato. Quando la donna manifesta un certo interesse nei disegni di Takao, ecco che lui, per la prima volta, apre il suo cuore e confida ad una perfetta sconosciuta i suoi sogni. Colpita dalle parole del ragazzo, Yukari gli regala un costoso libro sull'arte della fabbricazione di scarpe. Toccato dal dono, Takao vuole assolutamente ricambiare costruendo con le sue mani delle scarpe bellissime da regalare a Yukari. Non ci vuole un genio per capire come sia facile, per un adolescente dello stampo di Takao, prendersi una cotta per una bellissima donna, matura e misteriosa a causa della sua reticenza nel parlare di sé. Più passano i giorni, più entrambi, segretamente, sperano che la pioggia continui per potersi rivedere nella splendida cornice offerta dal parco. Arrivano le vacanze estive, finisce la stagione delle piogge e il sole torna a splendere come non mai... ed entrambi, mantenendo assurdamente fede al rito, smettono di recarsi al parco; il ragazzo lavora per racimolare soldi, lei cerca di trovare una direzione, un senso alla sua vita. Quando la scuola riprende, camminando per i corridoi antistanti le classi, Takao incrocia Yukari, che viene salutata con deferenza da alcuni studenti: nel modo più imbarazzante possibile, scopriamo che lei ha lavorato come insegnante proprio nella scuola del ragazzo e che si era presa una pausa per alcuni problemi. Un compagno di classe racconta al ragazzo cosa fosse successo realmente: uno studente si era follemente innamorato dell’insegnante, e qualche compagna di classe, indispettita e gelosa, aveva fatto circolare brutte voci sulla professoressa, creando uno scandalo non indifferente. Pur incolpevole, Yukari aveva preferito allontanarsi dalla scuola per riprendersi dallo shock e, detto con parole sue, "per riprendere a camminare con le proprie gambe." Quella mattina, però, lei si era presentata per dare le proprie dimissioni dalla scuola. Takao, ormai irrimediabilmente ottenebrato, non ci sta: rintraccia la ragazza che aveva fatto circolare le brutte voci e le rifila un sonoro ceffone. Il risultato è una rissa col moroso di lei, che lo pesta malamente. Lo stesso pomeriggio, malconcio e in un certo qual modo orgoglioso per aver agito da macho nonostante ne abbia prese un sacco e una sporta, Takao ritorna al parco, certo di poter rivedere la donna. Proprio quando si incontrano, si scatena un violentissimo temporale, a causa del quale i due sono costretti a trovare rifugio nella casa di lei. Sarà il clima informale, sarà l'effetto della tempesta, sarà l'imbecillità insita in un normale quindicenne impacciato nonché in preda all'ormone, ma Takao sceglie proprio questo momento per dichiararsi a Yukari; la donna lo respinge, immaginiamo tutti non senza dispiacere, facendo scappare il ragazzo con la coda fra le gambe. Nella mente della donna scatta un mega flashback con tanto di canzone come nel miglior stile di Shinkai, alla fine del quale Yukari si precipita all'inseguimento di Takao. Siamo alla fine della storia e arriviamo al confronto che tanto impazientemente stavamo aspettando. Sulle scale del palazzo, mentre il sole fa nuovamente capolino, i due litigano, lui a dirle che la odia per averlo illuso, lei in lacrime perché schiacciata dall'imposizione di una società che non le potrà far accettare l'amore di un ragazzino molto più giovane di lei. Takao e Yukari, in un mare di lacrime, si abbracciano senza dire altro. Passano sei mesi, lui supera a fatica l'esame finale della scuola e colmo di orgoglio si reca per un'ultima volta al parco di Shinjuku con una lettera in mano ed un paio di bellissime scarpe, quelle che lui ha finito di preparare per Yukari, e che lascia sulla panchina deserta, con la speranza che lei un giorno possa tornare a prenderle, pronta "a camminare con le proprie gambe." Nella scena post titoli di coda, scopriamo il destino della donna: ripreso il lavoro di insegnante in un'altra città, guarda verso l'orizzonte sospirando: i suoi pensieri sono sempre rivolti a Takao, che nello stesso momento si sta allontanando dal parco, certo di poter incontrare nuovamente Yukari, quando entrambi saranno pronti.</center>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kNtrO7QMBiM/WdTTllnEe-I/AAAAAAAACWI/-wNIRgOuC4w1GLqcNhQXBgu3CPATt0b4gCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_08.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1366" height="223" src="https://1.bp.blogspot.com/-kNtrO7QMBiM/WdTTllnEe-I/AAAAAAAACWI/-wNIRgOuC4w1GLqcNhQXBgu3CPATt0b4gCEwYBhgL/s400/Il_giardino_delle_parole_08.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px;">Sono un fan dei disegni di Shinkai, non so se l'avete afferrato.</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-B9wDZHd-S_I/WdTTjYuOdhI/AAAAAAAACWI/YtdMheLrQP4AdH3Gjf2F-Vf9cPFKwvPFQCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_03.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="697" data-original-width="1234" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-B9wDZHd-S_I/WdTTjYuOdhI/AAAAAAAACWI/YtdMheLrQP4AdH3Gjf2F-Vf9cPFKwvPFQCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_03.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Tokyo in un giorno di pioggia.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Commento <i><span style="color: red;">(gli spoiler continuano, perdinci)</span></i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
C'è qualcosa di strano ne <b><i>Il giardino delle parole</i></b>, e per spiegarlo vi racconto un velocissimo aneddoto. A guardarlo sono io in salotto, con La Moglie seduta di fianco che spippola sul cellulare, divisa tra la visione distratta del film e <i>Marvel Puzzle Quest</i> a cui sta giocando in quel momento. Arrivati a metà visione, estasiato dallo splendore dei disegni e dalle vette clamorose a cui Shinkai è arrivato in così poco tempo in confronto ai lavori precedenti, ecco, proprio mentre sto per esternare il mio apprezzamento, La Moglie mi fa morire qualunque frase stessi per pronunciare guardandomi negli occhi, la sua bocca a forma di O, dicendomi semplicemente: <b>"Ma che palla è?"</b></center>
<center style="text-align: justify;">
Colpito da queste parole con l'effetto di una frustata, mi sono zittito e ho continuato nella visione, rimuginandoci sopra in mesto silenzio. Poi ho capito. Shinkai, per l'ennesima volta, è riuscito a fregarmi, sempre con lo stesso metodo, questa volta ingigantito nel bene e nel male. Questo film ripiomba esattamente negli stessi problemi di quelli precedenti ad <i>Agartha</i>, anzi li estremizza; il regista torna a stupire per la meticolosità dei disegni e dei particolari, ma lo fa davvero in modo pazzesco, a memoria non ricordo di aver visto una qualità visiva così elevata (<b><i>Your Name.</i></b> lo supererà, tranquilli).</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wYXxHpYCF3U/WdTTlKbqJEI/AAAAAAAACWI/0V406bwq3OAFojmlh0GgXdBi5lvedYKngCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_07.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-wYXxHpYCF3U/WdTTlKbqJEI/AAAAAAAACWI/0V406bwq3OAFojmlh0GgXdBi5lvedYKngCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_07.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">La quiete dopo la tempesta.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Basta guardare le foto reali del parco di Shinjuku Gyoen e confrontarle con i fondali mostrati qui: la verosimiglianza è notevole, non posso fare a meno di applaudire convinto. <i>Il giardino delle parole</i> è però fottutamente lento, è uno stillicidio di azioni che si ripetono; cambiano i vestiti, le inquadrature, le parole scambiate, ma è un continuo rincorrersi di sguardi e frasi brevi, incorniciate da un'ambientazione in cui il tempo sembra fermarsi, sospeso tra le nuvole e il verde cangiante degli alberi del parco. Il tono delle voci, soprattutto dell'io narrante (Takao), è sussurrato e per giunta irritante nel suo continuare a mantenersi sullo stesso registro per la maggior parte della narrazione. Le solite angoscianti note strimpellate sul pianoforte fanno da contraltare ad una, per me, bellissima canzone a tre quarti, ma la sostanza non cambia: Shinkai è riuscito nell'intento di non raccontare NULLA rendendolo comunque interessante. Certo, se seguite distrattamente il film come ha fatto La Moglie, sarà inevitabile giungere alla conclusione di aver assistito alla versione malriuscita di <i>2001 Odissea nello Spazio</i> interpretato da un adolescente depresso mentre fuori piove sempre e non succede un cazzo di niente. <i>Il giardino delle parole</i>, per poter essere assaporato fino in fondo, richiede attenzione, non tanto cognitiva nel seguire la storia (che non c'è: la sceneggiatura si può riassumere in una paginetta scarsa), quanto nel seguire i particolari infilati a forza in ogni inquadratura. È un film che vuole essere assaporato come una musica ascoltata alle cuffie, nel buio della cameretta, con la differenza che non devi stare ad occhi chiusi, ma devi tenerli ben aperti. Il film, va detto, contiene dei momenti davvero ben realizzati, indipendentemente dallo svolgimento della storia.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-iscZLtqymNk/WdTTl-BvanI/AAAAAAAACWI/uUMlpZ399aoxJWOG4JFdFc4AxqcjH1CygCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_09.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1366" height="179" src="https://1.bp.blogspot.com/-iscZLtqymNk/WdTTl-BvanI/AAAAAAAACWI/uUMlpZ399aoxJWOG4JFdFc4AxqcjH1CygCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_09.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Tentativo di seduzione involontario? Chissà.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
Per esempio, tutta la parte in cui la regia segue con esagerata attenzione i movimenti di Takao mentre prende le misure dei piedi di Yukari per iniziare a disegnarle le scarpe, è molto intenso e aggiunge perfino un tocco di sensualità alla scena pur non essendoci un secondo fine erotico per nessuno dei due; lo stesso uso della pioggia come mezzo narrativo per sottolineare l'intensità delle emozioni in gioco è interessante: se all'inizio le gocce sono semplici ticchettii gentili che danno il via agli eventi, sarà con il temporale finale che finalmente i due troveranno modo di chiarirsi in un turbinio di emozioni; infine, a chi critica una mancanza di conclusione della storia, posso rispondere dicendo che, in fondo, il finale è chiaro e ben delineato, sta solo alla sensibilità di ciascuno il compito di immaginare un futuro per i due. Proseguendo nella tradizione tutta nipponica in cui lo spiegone diventa inutile e ridondante, anche in questo film non è necessario vedere con i propri occhi come proseguirà la storia. Per me è palese che lei indosserà quelle maledette scarpe, è lapalissiano che le strade si incroceranno nuovamente per entrambi e che... chissà, in futuro possano mettersi davvero insieme, lasciando alle spalle le convenzioni che, in una società ancora chiusa come quella giapponese, inevitabilmente continuano ad essere un ostacolo.</center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-kRH-srkMC34/WdTTkRMBn0I/AAAAAAAACWI/C7fkmkno9xIWT-pKuxtKwWo1qVweTzN5wCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_05.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://4.bp.blogspot.com/-kRH-srkMC34/WdTTkRMBn0I/AAAAAAAACWI/C7fkmkno9xIWT-pKuxtKwWo1qVweTzN5wCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_05.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Uno dei (tanti) momenti di incontro nel parco.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
La storia d'amore, se così vogliamo definirla, è chiaramente platonica, noi assistiamo semplicemente a momenti in cui due personaggi che vivono in solitudine, cercano di riempire il vuoto dentro solo grazie al fortuito incontro vissuto nel giardino. Magari per qualcuno di voi sarà ovvio l'esatto opposto, che quella di Takao era una semplice infatuazione adolescenziale come ne succedono a milioni durante quell'età e che, quando sarà adulto per davvero, lui stesso la relegherà in un angolino come "semplice ricordo di gioventù". In fondo, anche questo è il bello di un film del genere, non lo vedo necessariamente come un peccato grave. Ci può, al limite, rimanere il dubbio su cosa volesse davvero comunicarci il regista. Io una risposta ce l'ho: nulla. Colpo di scena, vero? Shinkai non vuole comunicarci un messaggio, lui vuole <i>solo</i> emozionarci. Di difetti, come sempre, ce ne sono anche qui, altrimenti non parleremmo di un film tipicamente "shinkaiano". La lentezza, come già detto, per molti diventerà una zavorra allucinante; la sceneggiatura, in alcuni suoi passaggi, soffre di notevole ingenuità. Il simbolismo ripetuto ad ogni piè sospinto (notare il mio finissimo gioco di parole) per il quale saranno le scarpe di Takao a far camminare Yukari con le proprie gambe ha sfracellato i maroni già alla seconda volta in cui ci viene mostrato. Come successo in altri lavori, nemmeno questo film si salva dal difetto di essere poco bilanciato: la lentezza esasperante prosegue per quasi tutto il film, fino ad arrivare ad una brusca accelerazione giusto negli ultimi dieci minuti. Mi si dirà che è cosa voluta, ma a me ha lasciato un po' l'amaro in bocca; avrei preferito senz'altro una compressione dei minuti di tedio iniziale a favore di un maggiore sviluppo dei personaggi, soprattutto di Yukari che, pur essendo interessante e affascinante, non decolla veramente se non in qualche scena sporadica (quando è sola a casa sua, quando insegue Takao per le scale del palazzo). </center>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-LMXBVN9GM4A/WdTTlZHTeLI/AAAAAAAACWI/EWRXgFidK9oWv29uWicB6mPgkeZGyikJQCEwYBhgL/s1600/Il_giardino_delle_parole_06.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-LMXBVN9GM4A/WdTTlZHTeLI/AAAAAAAACWI/EWRXgFidK9oWv29uWicB6mPgkeZGyikJQCEwYBhgL/s320/Il_giardino_delle_parole_06.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;">Il fratello di Takao e la morosa. Uno dei pochi momenti<br />
in cui non vediamo né Takao né Yukari.</td></tr>
</tbody></table>
<center style="text-align: justify;">
<b>Commento Bis <i><span style="color: red;">(ok, finiti gli spoiler)</span></i></b></center>
<center style="text-align: justify;">
Mi sfugge come sia possibile riuscire ad essere interessanti raccontando il niente, eppure con <i>Il giardino delle parole</i> è successo. La formula magica di Shinkai continua ad evolversi e migliorarsi di film in film. Se <i>Viaggio verso Agartha</i> era un non del tutto riuscito tentativo di tirare fuori un film Studio Ghibli più cazzuto e che tuttavia riesce a farsi apprezzare, è <i>Il giardino delle parole</i> a risultare il film più adulto di Shinkai, anche più del tanto acclamato <i>5 cm al secondo</i>. Lo è, perché chiede allo spettatore una sorta di patto: "Sei disposto a calarti completamente nelle mie atmosfere e riflessioni, abbandonando il concetto di <i>film = storia da seguire per quello che succede</i>, e abbracciando quello di <i>film = emozione attraverso una o più sequenze di immagini</i>?" Se lo spettatore lo rifiuta perché non è pronto o per scelta personale in quanto il suo concetto di cinema è ben altro (assolutamente accettabile e plausibile!), il suo giudizio finale non sarà che estremamente negativo. Personalmente, dopo aver visto più di un film dell'autore e dopo averlo "conosciuto" per il suo stile e il suo modo di porsi, posso dire di aver imparato ad accettarlo e, perché no, apprezzarlo almeno in parte. <i>Il giardino delle parole</i> non è originale, non è trascinante, forse non è nemmeno <i>cinema</i>, ma è una esperienza visiva da provare almeno una volta. Se poi il tedio prenderà il sopravvento, pazienza: sono solo 46 minuti, ci sono ben altri film che durano anche il triplo dopo i quali potreste aver pensato di aver buttato via il vostro prezioso tempo.</center>
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</div>
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<table class="GP" style="text-align: justify;"><thead class="GP">
<tr><th colspan="4"><center style="font-weight: normal; text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br />
</b></center>
<center style="font-weight: normal; text-align: justify;">
<b style="color: red;"><br />
</b></center>
</th></tr>
</thead></table>
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<table class="GP" style="width: 75%px;"><thead class="GP">
<tr> <th colspan="4">Il Pagellone!</th> </tr>
</thead> <tfoot class="GP">
<tr> <th colspan="4">Così è deciso!</th> </tr>
</tfoot> <tbody class="GP">
<tr> <th>Trama:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>4</b></div>
<div style="text-align: justify;">
dai, diciamolo chiaramente, la storia non esiste e non è nemmeno il punto focale. C'è uno spunto narrativo interessante che non viene sfruttato (neanche ci prova, il Makoto), perché il suo obiettivo è un altro. Che funzioni o meno, è conseguenza del modo di porsi di ciascuno di noi.</div>
</td> <th>Musiche:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>5</b></div>
<div style="text-align: justify;">
sia messo agli atti che il pianoforte di Tenmon ha rotto le palle. Bella la canzone finale, davvero evocativa ma... per pietà, non se ne può più. Basta. Uccidetelo. Tenmon, dico. Cosa? Mi state dicendo che le musiche sono composte da Daisuke Kashiwa e non da Tenmon? Scusate, non me ne ero accorto, non ho notato la differenza, allora è proprio Shinkai a volerci ammorbare con un sound da prurito alle dita... e ditelo, eh.</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>Regia:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>9</b></div>
<div style="text-align: justify;">
dal punto di vista qualitativo, prima di <i>Your Name.</i> questo film è stato il top assoluto di Shinkai, che registicamente parlando non sbaglia un colpo. Il film è da godere in silenzio, rapiti di fronte alla bellezza delle immagini.</div>
</td> <th>Ritmo:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>4</b></div>
<div style="text-align: justify;">
lento, lentissimamente lento. Non solo non succede nulla per tre quarti di film, ma quello che succede lo fa in modo lento. Ve l'ho detto? È lento. Cazzo se è lento.</div>
</td> </tr>
<tr> <th>Violenza:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>4</b></div>
<div style="text-align: justify;">
non c'è violenza e non ho intenzione di riciclare la battuta che ho scritto su <i>5 cm al secondo.</i> Ops, l'ho appena fatto.</div>
</td> <th>Humour:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>5</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Non fa ridere né vuole farlo...</div>
</td> </tr>
<tr class="odd"> <th>XXX:</th> <td><div style="text-align: justify;">
<b>1</b></div>
<div style="text-align: justify;">
nulla da segnalare, un punticino in più per la scena delle scarpe, magari qualche feticista apprezza pure. <span style="color: red; font-size: x-small;"><b>[3]</b></span></div>
</td> <th><b>Voto Globale:</b></th> <td><b>7</b><br />
<div style="text-align: justify;">
resta sorprendente vedere come il film si porti a casa un bel 7 nonostante tutte le voci, tranne la regia, abbiano degli eclatanti voti insufficienti. Per questo motivo, diventa importante chiarirci: se per voi la trama è tutto o ricopre un ruolo di spicco, come tra l'altro è giusto che sia, potete anche dimezzare tranquillamente il voto. Se per una volta vi lasciate vincere dalla tentazione di provare qualcosa di più zen e meno concreto, probabilmente finirete con l'apprezzare <i>Il giardino delle parole</i>. Un conto è non raccontare nulla risultando noiosi e per di più senza veicolare uno straccio di emozione; un altro conto è tirare fuori qualcosa di unico e diverso, dove l'estetica vince sulla sostanza ma lo fa meravigliosamente bene. Magari non vi resterà nulla dopo la visione, ma se l'avete apprezzato di sicuro vi verrà nuovamente la voglia di rivederlo, ve lo garantisco.</div>
</td> </tr>
</tbody> </table>
</center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="color: red;"><b><br /></b></span></center>
<center style="text-align: justify;">
<span style="color: red;"><b>[3]</b></span> Scommetto che le statistiche di accesso di Google mi riveleranno risultati imbarazzanti sulle parole chiave di ricerca utilizzate per arrivare qui.</center>
</div>
Haranbanhttp://www.blogger.com/profile/14715392414805819084noreply@blogger.com0