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venerdì 9 marzo 2018

The Foreigner (2017) | Recensione

The Foreigner
Voto Imdb: 7,1
Titolo Originale:The Foreigner
Anno:2017
Genere:Thriller, Drammatico, Azione
Nazione:Stati Uniti, Regno Unito, Cina
Regista:Martin Campbell
Cast:Jackie Chan, Pierce Brosnan, Rufus Jones, Katie Leung

Jackie Chan: la maschera triste che accompagna tutto il film
Ecco un Jackie Chan che non ti aspetti in un film strano, sporco, lontano anni luce dalla comfort zone dei film action adatti a tutta la famiglia a cui da sempre l'attore ci ha abituati. The Foreigner è un film che ci svela diverse storie, tutte unite tra loro da un neanche tanto sottile filo rosso, anzi verde perché si parla di Irlanda, IRA e macelli assortiti.
Pierce Brosnan (Liam Hennessy)
L'inizio è uno di quelli che non passano inosservati. Quan (Jackie Chan) accompagna la figlia Fan (Katie Leung) in un negozio di vestiti di Londra, proprio quando una bomba esplode in strada uccidendo diversi passanti, tra cui proprio la ragazza mentre lo stesso Quan, pur malconcio, si salva. L'immagine del padre che abbraccia il cadavere ustionato di Fan è straziante e fa il giro della stampa e delle tv britanniche. L'attentato viene rivendicato da un fantomatico gruppo terroristico che si autodefinisce L'Autentica IRA. Passano i giorni e Quan non riesce a darsi pace: egli è un mite proprietario di un ristorante cinese a Londra, ma vive ossessionato dalla vendetta che lo divora dentro. Vuole giustizia e vuole i nomi di chi ha ucciso sua figlia. Prima si reca negli uffici di Scotland Yard, dove cerca di corrompere con una bella mazzetta di soldi (i risparmi di una vita intera) l'ufficiale Richard Bromley (Ray Fearon), ma ovviamente il poliziotto si rifiuta per ragioni di pubblica sicurezza, promettendo il massimo sforzo per scovare i terroristi. Poi si concentra su Liam Hennessy (uno strepitoso Pierce Brosnan), attuale Primo Ministro dell'Irlanda del Nord, con un burrascoso passato di militante dell'IRA, diventato nel tempo un politico alla ricerca del dialogo al posto delle bombe. Dopo giorni di stalking e appostamenti, prima telefonici e poi reali, Quan riesce a parlare a Hennessy, che nega ogni suo coinvolgimento. Ma il cinese non gli crede: è convinto che il politico gli nasconda qualcosa e che conosca veramente chi c'è dietro l'attentato. Lo stalking diventa ossessione e si trasforma in una letale minaccia. Prima gli fa saltare i cessi dell'ufficio con una brutale bomba artigianale come avvertimento, poi lo pedina facendogli capire di conoscere la sua amante (ovvio, no?), infine lo insegue nella casa di campagna fuori Belfast dove Hennessy era convinto di trovarsi al sicuro. Una semplice richiesta di nomi si trasforma quindi in una spietata caccia all'uomo, mentre intorno a loro il mondo britannico si trova nel pieno di una crisi vera e propria a causa di altri attentati del gruppo terroristico, di giochi e doppi giochi, tradimenti e politica ai piani alti in cui molti, se non tutti, sono costretti a sporcarsi le mani. E tutti, chi più, chi meno, hanno un passato oscuro che piano piano viene rivelato agli spettatori.
Una delle poche scene davvero action
The Foreigner, lo avrete capito, non è un film facile; è lento con improvvise accelerazioni, è politico e drammatico ma poco action, parla di intrighi e di nefandezze varie, e soprattutto si poggia su tre nomi attorno cui ruota tutto il resto: Pierce Brosnan, innanzitutto, che è il vero protagonista del film; Jackie Chan, che si è ritagliato un ruolo drammatico e diametralmente opposto al suo personaggio standard; infine, Martin Campbell, il regista del film. Partiamo da Hennessy: il personaggio è innanzitutto ben costruito, parte come pulito ma ben presto rivela lati oscuri dovuti al suo passato; può essere spietato o magnanimo, può voler davvero la pace ma è lucidamente convinto di poter perorare la causa irlandese con ogni mezzo. E, soprattutto, ha un'atroce pronuncia irlandese, vi suggerisco davvero di ascoltarlo in lingua originale perché Brosnan è stato davvero grandioso. Hennessy ha una moglie che forse non ama più, lei che in segreto lo accusa di non aver fatto nulla dopo la morte del fratello, combattente dell'IRA; ha un'amante che riserverà ovvie sorprese, e ha amici politici, ex-commilitoni, di cui pensava di potersi fidare. È a tutti gli effetti un uomo profondamente solo. Jackie Chan, nella parte di Quan, è invece strano. Non sorride mai, parla pochissimo (in fondo fa la parte dell'immigrato, anche se con cittadinanza britannica), agisce nel nome dell'ossessione che lo muove, la vendetta, tutto il resto non conta. Soprattutto, è un uomo abituato ad uccidere, e lo farà senza rimorsi particolari. Vi assicuro, questa maschera compassata e spietata, anche invecchiata, vi sorprenderà. Non è più Jackie, e posso aggiungere: era ora. Basta ruoli tristi in film altrettanto tristi a cui Chan ci aveva abituato, purtroppo, negli ultimi anni. Le scene action, chiaramente ben fatte, sono giusto un paio, c'è qualche acrobazia che un umano non riesce a fare ed un sessantenne Chan ancora sì, ma non si va oltre questo. Ci voleva un ruolo di rottura, ed è arrivato nel film giusto con il regista giusto. Che dire di Martin Campbell? Penso che i suoi lavori precedenti parlino da soli: Fuga da Absolom (1994), La maschera di Zorro (1998), Lanterna Verde (2011), per citarne alcuni; ma su tutti, GoldenEye (1995) e Casino Royale (2006), quest'ultimo a mio avviso uno dei migliori James Bond di sempre. Curioso notare come GoldenEye fosse il primo 007 con Pierce Brosnan, che Campbell si è ritrovato come co-protagonista in The Foreigner. La mano solida di Campbell si fa ben vedere: è un regista che non ama tanti fronzoli, è diretto, quasi asciutto; i suoi film lasciano spazio agli attori e ai personaggi, senza troppe lungaggini. Vi assicuro che è un pregio che io apprezzo molto. Complice una sceneggiatura appena discreta (ci torno), i personaggi prendono vita quasi da soli e riempiono le scene più delle sequenze action; il risultato finale è appunto strano, a tratti perfino noioso, ma mai banale. C'è un aspetto, per esempio che mi ha colpito molto, ed è uno dei motivi per cui alla fine questo film mi è piaciuto nel suo gioco di attrarmi e respingermi allo stesso tempo. I personaggi - tutti, e dico veramente proprio tutti - sono profondamente negativi, se con questo termine manicheo intendiamo il gioco della divisione netta tra buoni e cattivi. Sono umani, certo, hanno le loro debolezze e motivazioni esclusivamente personali ad agire, ma non ce n'è uno per cui potremmo dire "è un eroe, è quello per cui compartecipo emotivamente". Lo stesso Quan dimostra una spietatezza sorprendente nel perseguire il suo unico desiderio di vendetta (soprattutto nella scena finale - no spoiler, tranquilli). 
No spoiler, no resa dei conti finale - tranquilli.
The Foreigner, purtroppo però, non è tutto rosa e fiori e presenta alcuni difetti che ne minano la fruizione. Il primo, enorme, è la sceneggiatura, che presenta imprecisioni e sfondoni grossolani, oltre al fatto che richieda una enorme sospensione dell'incredulità: certi passaggi sono talmente forzati e poco plausibili da far sbottare in un "ma dai, non esiste!"; ci sono alcuni salti logici che poco funzionano e diverse scene sono appiccicate tra loro con uno scotch di bassa qualità, di quelli che trovi nei multistore cinesi di periferia: senza sminuire nessuno, spero che l'esempio renda l'idea! Il secondo difetto è una lentezza di fondo che, soprattutto nella prima parte, affossa il ritmo perché si è posta molta attenzione all'aspetto politico; d'altronde era fondamentale per darci la giusta dimensione di Hennessy ma, ecco, avrei gradito uno snellimento di questa parte. 
In conclusione: se vi aspettate il classico film alla Jackie Chan, resterete tremendamente delusi, anche se dubito possiate provare una delusione maggiore di quella data da film del calibro di Skiptrace - Missione Hong Kong (2016), Kung-Fu Yoga (2017), The Karate Kid - La leggenda continua (2011), Operazione Spy Sitter (2010), uno peggiore dell'altro dove il nostro Jackie dimostra l'inesorabile avanzare del tempo e, purtroppo, una scelta di ruoli non perfettamente di primo piano. Come ho scritto poche righe prima, The Foreigner è stata invece una scelta perfetta di ruolo, film, atmosfera: insieme a Pierce Brosnan in una delle migliori interpretazioni della sua carriera (vi sfido a contraddirmi), insieme ad una cupezza insolita, questo film potrebbe risultarvi una inaspettata sorpresa. Per me, promosso. (A La Moglie non è minimamente piaciuto, per esempio: altro punto a favore del film... ahr ahr ahr!)

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 4,5
La scrittura dei personaggi è ottima, ma la storia  presta il fianco a storture e forzature davvero fuori luogo e poco plausibili. Il che è un peccato, anche tenendo presente che non è nemmeno originale, in quanto adattata dal romanzo The Chinaman di Stephen Leather (1992).
Musiche: 6
Uhm, direi senza infamia e senza lode, nulla di particolarmente memorabile o, al contrario, di fastidioso.
Regia: 7
La mano di Martin Campbell c'è e si vede anche in questa produzione "minore", soprattutto se confrontata al Casino Royale di un decennio prima. Il compito lo porta a casa dignitosamente, confezionando un bel film, crudo, cupo, non propriamente serrato ma ben costruito.
Ritmo: 6,5
Parte col botto, rallenta di brutto, ha improvvise accelerazioni. È, in ogni caso, un film lento.
Violenza: 5
Ci sono alcune scene di forte impatto (Quan che abbraccia il cadavere ustionato della figlia su tutte), per il resto non è splatter anche se fioccano sparatorie e Jackie Chan si improvvisa nonno Rambo in una sequenza nei boschi.
Humour: 4
No, cambiate film se cercate le scene buffe.
XXX: 1
Non lo zero assoluto, ma poco da rimarcare.
Voto Globale: 7
Fossimo stati al liceo, questo sarebbe stato il classico voto 6/7 che odiavo tanto (dal sei al sette, cosa minchia voleva dire?) ma che in effetti un piccolo senso ai tempi ce l'aveva: potenzialmente un buon film, a cui manca quel piccolo tocco per fare un vero salto di qualità. Rispetto alla produzione recente sconfortante di Jackie, un grosso, bel passo in avanti, dove il Nostro dimostra di essere anche attore drammatico e non solo un funambolico attore action. Promosso.

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