martedì 25 marzo 2014

Snowpiercer (2013) | Recensione

Snowpiercer
Voto Imdb: 7,4
Titolo Originale:Snowpiercer
Anno:2013
Genere:Fantascienza / Azione
Nazione:Corea del Sud
Regista:Bong Joon-ho
Cast:Chris Evans, Jamie Bell, John Hurt, Tilda Swinton, Ed Harris

Rieccoci con Snowpiercer!
Sottotitolo: Assassinio (di massa) sull'Orient Express [1]

Incipit:
Siamo nel 2031. Il mondo intero è sconvolto da esplosioni di gas refrigeranti. Sulla faccia della Terra gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l'aspetto di desolati ghiacciai. Tuttavia, la razza umana era sopravvissuta. Su un trenino che fa ciuf ciuf in giro per il mondo.

Il paragrafo che avete appena letto è, pressapoco, il background di Snowpiercer, film sud-coreano di fantascienza liberamente tratto dal fumetto francese Le Transperceneige di Jacques Lob e Benjamin Legrand. Giusto per inquadrare meglio di cosa andremo a parlare, sappiate inoltre che:
  • Gli unici sopravvissuti umani sono finiti su questo treno dotato di motore perpetuo, in grado di alimentare all'infinito la locomotiva.
  • Il potente Wilford, che in anticipo aveva previsto l'arrivo della nuova glaciazione, è riuscito a costruire una ininterrotta linea ferroviaria che fa il giro del mondo. Il treno Snowpiercer (letteralmente, "rompighiaccio") è quindi in grado di compiere un giro completo del mondo in un anno (alla faccia di Phileas Fogg che due secoli prima ci è riuscito in 80 giorni. Forse Wilford non doveva affidarsi a Trenitalia...)
  • Il treno è un vero e proprio microcosmo e gli umani che ci vivono sono divisi in classi sociali: i poveracci in coda, i ricchi e aristocratici in testa.
  • Nel corso dei 17 anni di glaciazione ci sono state diverse rivolte degli abitanti dei vagoni di coda, tutte soffocate nel sangue.
Foto di gruppo dei poveracci protagonisti "I Buoni"
Il protagonista si chiama Curtis, è interpretato da Chris "Capitan America" Evans ed è cazzutissimo come non mai; si sente soffocare, in fondo al treno, e aspira a condizioni migliori per sé e i suoi amici. In seguito all'ennesimo sopruso dei militari aristocratici, che rapiscono alcuni loro bambini per motivi poco chiari, Curtis decide di passare all'azione ed iniziare la rivolta che da tempo covava; sarà aiutato dal vecchio saggio Gilliam (John "Kane" Hurt), dall'amico Edgar (Jamie "Billy Elliot" Bell) e dallo psicotico nonché drogato Namgoong Minsu (Song Kang-ho). Il manipolo di eroi inizia quindi un duro viaggio nel viaggio; di vagone in vagone i poveracci dovranno superare ostacoli, massacrare soldati nemici e sgominare gli aristocratici che vogliono fermare il loro folle desiderio di migliorare la propria esistenza. L'obiettivo è semplice: arrivare alla testa del treno perché chi comanda la locomotiva, comanda il treno (e quindi l'umanità intera, e quindi tutto il mondo).

- Di chi è questo?
- E' mio! E' mio! E' mio...
Carisma a pacchi.
Funziona, questo Snowpiercer? Sì e no. Diciamo che è un discreto tentativo di unire il cinema orientale con quello occidentale; il budget è uno dei più alti della storia del cinema sud-coreano - se non il più alto - e i risultati sono davanti agli occhi di tutti: cast internazionale di primo livello, effetti speciali notevoli - per quanto non appariscenti e ridondanti - e scenografie davvero fantastiche e d'impatto. Partiamo quindi dal comparto tecnico, che è sicuramente il punto forte di Snowpiercer. L'aspetto che più mi ha colpito è stata sicuramente la fotografia; i colori predominanti sono il bianco e il grigio degli esterni, mentre negli interni spiccano le tinte scure (verde, marrone, nero); è impossibile non notare, ovviamente, l'aumento della gamma cromatica che avviene durante il rocambolesco viaggio verso la testa del treno: i colori si fanno sempre più sgargianti e vividi, proprio a sottolineare l'opulenza ostentata dei vagoni più ricchi. Il tutto avviene in modo graduale e ben calibrato. Il film, va detto, vive di strappi e momenti di calma, con un'alternanza di dialoghi e scene velocissime dove la tensione esplode in un parossismo di concitazione e violenza; spesso gli spostamenti da un vagone all'altro richiedono un elevato tributo di sangue per entrambe le fazioni, e il regista non lesina sui particolari (anche se, sono convinto, lui avrebbe voluto osare di più). Le inquadrature e le sequenze seguono lo stesso ritmo ora concitato ora compassato della narrazione, segno che il regista Bong Joon-ho è uno davvero bravo: chi ha visto il thriller Memories of Murder (2003) e, soprattutto, l'horror The Host (2006) sa bene di chi stiamo parlando. Vi basti sapere che, insieme a Park Chan-wook (regista della trilogia della vendetta - fra cui l'osannato OldBoy - e produttore esecutivo dello stesso Snowpiercer) e Kim Jee-won (Two Sisters, Il buono, il matto e il cattivo, The Last Stand-L'ultima sfida) rappresenta un po' l'ondata nuova di talentuosi cineasti sud-coreani capaci di coniugare uno stile proprio e peculiare con buoni successi ai botteghini sia in patria che nel mondo. Anche l'interpretazione del cast è davvero di ottimo livello: Chris Evans, dismessi per un attimo i panni di Capitan America, ci ha fatto capire di essere un attore tutto d'un pezzo, capace di regalarci un personaggio intenso e tormentato; l'attore coreano Song Kang-ho, quasi un mostro sacro in patria, è semplicemente perfetto nella parte di Minsu. Ma, permettetemi di sottolinearlo, Tilda Swinton ci ha offerto uno dei personaggi più memorabili di questo 2013 finito da pochi mesi. La sua Mason, perfida e influente aristocratica, è disturbante, raccapricciante, genuinamente affettata ma capace di atti di inaudita crudeltà. Io sinceramente avrei considerato l'attrice almeno fra le nomination degli Oscar 2013. A chiudere gli aspetti positivi del film è senza dubbio l'audio. Io ho trovato la colonna sonora azzeccata e in grado di dare un tocco in più agli ambienti malsani che si respirano all'interno dei vagoni. Le musiche di Marco Beltrami sono una vera e propria garanzia di bravura e di adesione alle immagini.
Il problema di Snowpiercer, l'avrete notato, non risiede nel modo in cui si propone: il pacchetto audio-visivo-recitativo non ha praticamente pecche. I punti deboli, a causa dei quali il film a mio avviso non riesce a convincere appieno, sono due:
  • Sceneggiatura zoppicante
  • Momenti assurdi e senza senso aggiunti qua e là
Warning: SPOILER!
Oooooh ecco cosa c'è nella locomotiva!
La recensione senza spoiler finisce qui. Se avete già visto il film (o non ve ne frega una cippa - ma in tal caso, mi domando il perché abbiate letto fino a qui), potete proseguire nella lettura, altrimenti saltate a piè pari sul commento finale, che chiude la recensione.
Qualcuno ha detto che il film è lento e noioso in alcuni (molti?) punti. Per me non è propriamente vero. Lo dico spassionatamente, perché se un film è noioso io ho un inconfutabile metro di giudizio per stabilirlo: mi addormento secco. Sedia, divano, poltroncina... poco cambia. Con Snowpiercer non è successo. Certamente è un film lento, ma non noioso. Stiamo parlando di cinema orientale, e trovo che in molti casi il voler essere lenti ma non noiosi sia una sua caratteristica peculiare. Penso, ad esempio, al regista cinese Wong Kar-Wai e a due suoi film che ho apprezzato moltissimo: Hong Kong Express e In the mood for love; soprattutto il secondo, lento in modo quasi doloroso, ma caratterizzato da una fotografia splendidamente patinata, un montaggio virtuoso e una colonna sonora strepitosa e ossessiva. Il risultato finale mi ha tenuto imprevedibilmente incollato davanti allo schermo. Tutto questo preambolo mi serve per spiegarvi dove ha sbagliato Snowpiercer: non puoi - lo urlo! - NON PUOI costruirmi un film basato su un crescendo di tensione e deragliare (mai termine più consono) con un anti-climax quasi sul finale. Non puoi - NON PUOI, CAZZO! - interrompere il rush finale con un monologo di un quarto d'ora e spiegone annesso. Semplicemente, ammazzi lo spettatore. Rettifico: ammazzi sicuramente me. Caro Bong (evito battute sul nome), onestamente non ho capito se l'hai fatto apposta - in fondo, colpire lo spettatore con un anti-climax finale è tuo diritto farlo in quanto autore - o se ti sei piegato ad esigenze di sceneggiatura o produzione; ma con questo quarto d'ora hai ucciso il pathos del film. Poco importa se poi il film riprende con rinnovato vigore, poco importa se il finale non è nemmeno disprezzabile. L'omicidio, signori, è stato commesso. Voi spettatori e lettori che invece avete adorato questo aspetto, non picchiatemi: o sono io a non aver capito il film (e un certo modo orientale di fare cinema), o sono una mente troppo semplice. Ma dello spiegone non ne sentivo proprio il bisogno; se mi racconti un evento efferato e terrificante e lo fai soltanto inquadrando un tizio che biascica, beh, non mi colpisci per nulla. Non parlo del fatto che il non-visto spaventa più del-visto; dico che se un film è impostato con un certo taglio visivo, non puoi levarmi da sotto il naso un boccone succulento che aspettavo, dopo che hai stimolato la mia malsana curiosità. Significa che sei stronzo o che mi hai preso per il culo. Papale papale.
Forse dovreste riuscire a riconoscere il treno.
Il secondo aspetto negativo sono le accozzaglie di momenti assurdi messi in mezzo al film senza un vero motivo; forse perché facevano figo nella mente di regista e sceneggiatore, forse perché volevano raggiungere un certo minutaggio, forse perché nemmeno Bong lo sa. Ci sono alcuni buchi di sceneggiatura che potevano essere tranquillamente colmati sacrificando lo spiegone di cui sopra. Spiegatemi che cazzo significa la scena nel finale in cui uno dei due bambini sbuca dal nulla e si infila sul ponte di comando della locomotiva che si apre all'improvviso. Beh, quel bambino lo vediamo all'inizio del film, in questa scena, poi il nulla. Già ha più senso il bimbo che viene usato perché ha le mani piccole e serve come parte di ricambio vivente dei complessi meccanismi del motore perpetuo... mi si dirà che era una procedura d'emergenza e che il bambino era stato addestrato allo scopo: io non l'avevo mica capito, segno che la scena è fatta e raccontata male. Vogliamo parlare del cattivone antagonista che non muore mai, neanche fosse Squalo / Jaws di James Bond? O della scena ridicola in cui Curtis e il vorrei-essere-Jaws-ma-non-posso svuotano un caricatore intero contro un vetro infrangibile, quasi a fare a gara a chi ce l'ha più lungo? Dopo che è stato detto allo sfinimento che sul treno c'è drammatica penuria di munizioni... Perfino la micro-sottotrama dei bigliettini è stata sviluppata molto male. C'è il mistero di chi li ha scritti e del perché l'ha fatto; ma il protagonista quasi se ne sbatte la ciolla, al punto che quando viene fatta la rivelazione, beh, noi spettatori l'avevamo capito già da un pezzo e la nostra reazione è stata un misto fra: "Eh?" e "Esticazzi?" Vi lascio, infine, con una domanda oziosa posta da La Moglie, domanda della quale disconosco ogni paternità: "Appurato che sul treno ci sono giardinieri giapponesi e che in una scena si sente distintamente parlare in giapponese, perché a cucinare il sushi è un cuoco nero?"
Nota di demerito, infine, sulla pubblicità italiana: quando leggo espressioni roboanti del tipo "Lascerà il segno come Blade Runner o Matrix" (MyMovies) o "Uno dei migliori film di fantascienza dai tempi di V for Vendetta" (Ciak), ecco che i cosiddetti mi rotolano a valle. E' dal 1982 o giù di lì che tutti i film accostati dalla critica a  Blade Runner hanno fatto pietà. I casi sono due: o la critica non capisce un cazzo, o Blade Runner porta sfiga. Fate voi. Oh oh oh (immaginatemi mentre rido tenendomi la panza tipo Babbo Natale).

Commento finale
Equilibrio. Ecosistema. Manca giusto il Bigo.
Snowpiercer, a mio avviso, non è comunque un film banale. Non parla (solo) di lotta di classe, non è una (facile, pedestre) critica sociale. E' un film che ha come tema centrale l'equilibrio. L'equilibrio precario della razza umana, confinata su un mezzo di metallo che autoalimenta la sopravvivenza sua e di chi ci vive; equilibrio del microcosmo all'interno del treno; equilibrio delle singole celle (i vagoni), ciascuna delle quali è a sua volta un piccolo mondo a sé; infine, equilibrio imposto da Wilford come unico modo razionale e allo stesso tempo cinico, machiavellico, di perpetuare lo status quo. Qualcosa, ovviamente, romperà tutta questa catena di equilibri, e un regista pessimista come Bong sa come usare da detonatore uno dei suoi attori feticci: la bellezza interiore del film è tutta nelle sequenze di passaggio da un equilibrio all'altro. Peccato che questi ultimi siano stati ingigantiti da una sovrastruttura di cazzatone e momenti assurdi poco credibili che minano... proprio l'equilibrio generale del film. Ecco il vero difetto di Snowpiercer: non è un film equilibrato. E la cosa un po' mi spiace, perché bastava poco per trasformarlo in uno dei migliori film di genere del 2013. Promosso, quindi, ma con qualche riserva.

[1] Crediti per il sottotitolo. Autore: La Moglie

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5
Media fra lo spunto iniziale fantastico (dovuto al soggetto non originale del film) e il non perfetto bilanciamento dei vari momenti clou del film. Bella storia, qualche cazzatona di troppo, terrificante anti-climax quasi finale.
Musiche: 8
Splendida la colonna sonora di Marco Beltrami. L'ho trovata davvero indispensabile per una resa così ottimale dell'atmosfera. Promossa.
Regia: 8
Il regista è un grande, con la cinepresa ci sa davvero fare e i momenti di transizione da un vagone all'altro sono da scuola del cinema. Applausi.
Ritmo: 5,5
Non posso dare la sufficienza ad un film davvero lento. Come scritto in sede di recensione, è però un film lento ma non noioso. Gli scoppi di violenza e azione sono sicuramente strepitosi, ma si poteva fare meglio.
Violenza: 7
Violenza più psicologica che reale, ma alcuni scontri sono davvero efferati (l'assalto con le asce è un esempio perfetto). Ho la segreta convinzione che se il film fosse stato fatto totalmente in Corea, il regista si sarebbe spinto anche oltre.
Humour: 3
Film serio che si prende sul serio.
XXX: 0
Zero. Poi ci pensa Tilda Swinton ad uccidere ogni pretesa di libido...
Voto Globale: 6,5
Non riesco a dare di più, nonostante i suoi aspetti positivi perché, in fondo, è un film bilanciato male. Durante la visione l'ho apprezzato davvero tanto e l'ho seguito con passione; ma è uno di quei casi in cui, ripensandoci dopo, l'entusiasmo un po' scema a causa di troppe incongruenze. Peccato!

5 commenti:

  1. Complimenti per la recensione proposta: completa, simpatica e significativa.
    Apprezzata assai :-)

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  2. Inguardabile, come in molti film i personaggi hanno un conflitto con la logica, peccato aveva ottimo potenziale.

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  3. Sono capitato in questo blog cercando notizie sul "motore perpetuo" del treno, ma sono rimasto per leggere tutta la recensione, che trovo veramente ben fatta e che condivido. Complimenti.

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  4. Dellamorte Dellamore31 maggio 2018 alle ore 00:41

    Finale molto più che coraggioso: l'anarchia che porta ad un nuovo inizio (la bomba che esplode ed apre il mondo "reale" a chi non lo ha mai conosciuto) è l'unico modo per rompere la "catena" generata dall'illusorio moto perpetuo (il treno) che il totalitarismo (finanziario) crea in un sistema chiuso com'è la società civile (il povero sempre più povero, il ricco sempre più ricco)...

    In soldoni, se anche Curtis ferma un ingranaggio, subito questo verrà sostituito. Se il mondo deve funzionare per forza a ruoli, e guardacaso chi ci rimette sono sempre gli ultimi, la bassa manavolanza, allora sarebbe il caso che si ricominciasse da zero... Uno dei più bei finali che abbia mai visto al cinema.

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