martedì 2 giugno 2020

Weathering with you - La ragazza del tempo (2019) | Recensione

Weathering with you - La ragazza del tempo
Voto Imdb: 7,6
Titolo Originale:Tenki no ko
Anno:2019
Genere:Fantastico, sentimentale, commedia
Nazione:Giappone
Regista:Makoto Shinkai
Cast:Daigo Kotaro, Mori Nana


Attenzione! Questa recensione è un estratto della Monografia su Makoto Shinkai. Ne ho fatta una versione separata ai fini di una bieca migliore indicizzazione dei motori di ricerca. Seguite questo link per leggere l'intero articoloLINK

Livello di spoiler: A CATINELLE

[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]

Iniziamo con la carrellata di immagini di impatto...

Pioggia.
Pioggia sempre, ovunque, intensa, che non lascia respiro, che opprime tutto.
Maremma maiala impestata quanto odio la pioggia, ci sono momenti in cui mi sembra di impazzire, soprattutto quando succede per una settimana di fila. Il clima è cambiato, è inutile negarlo, non c’è più il singolo acquazzone primaverile che rinfresca tutto… no, se deve piovere ci dobbiamo sorbire una scassata di maroni ininterrotta per più giorni consecutivi. Immaginatevi ora una Tokyo moderna in cui, senza un motivo apparente, inizia a piovere e non smette più, per settimane intere. Una roba che se fosse comparso Brandon Lee a rantolare: “Non può piovere per sempre”, il protagonista esasperato l’avrebbe preso a smascellate in faccia con il cricket di un autoarticolato.
Pioggia...
Weathering with you - La ragazza del tempo
parte esattamente con questa premessa e, devo ammetterlo, lo spunto è alquanto intrigante. Il protagonista è Hodaka Morishima, un sedicenne che, per motivi non propriamente spiegati, nell’estate del 2021 decide di fuggire dalla famiglia e dall’isola in cui vive, per tentare l’avventura in una Tokyo sfavillante e per nulla accomodante nei confronti di un fuggiasco minorenne. Ah, povero ingenuo, ancora non sa in quali pasticci andrà a cacciarsi! Problema della pioggia a parte, l’arte dell’arrangiarsi nella grande metropoli non sarà facile per nulla; per sopravvivere, accetta la proposta di Keisuke Suga, un personaggio un po’ strambo che gli ha salvato la vita durante la traversata sul traghetto e che gli offre un lavoro presso la sua agenzia editoriale, oltre a vitto e alloggio, in cambio di una paga ridicolmente bassa. Può forse Hodaka rifiutare? Insieme a Keisuke vive Natsumi, una ragazza appassionata di esoterismo e stramberie varie. Proprio in seguito ad un nuovo incarico assegnato da Keisuke, Hodaka e Natsumi iniziano una ricerca sulle cosiddette “ragazze del tempo”, figure avvolte dal mistero che, secondo antiche leggende locali, sarebbero in grado di fermare la pioggia e regalare, solo per un lasso di tempo limitato, un spicchio di sole e serenità a chi ne fa richiesta. Durante la ricerca, Hodaka incontra Hina Amano e scopre che è proprio una ragazza del tempo in grado di fermare la pioggia: diventeranno amici, inizieranno un business per regalare sole e felicità in cambio di un modico prezzo e presto la loro vita svolterà, tanto da “poter addirittura cambiare il mondo”, come dice l’io narrante. E quando scopriranno che sarà necessario un sacrificio umano per fermare la devastazione che sta colpendo Tokyo, si renderanno conto di trovarsi di fronte a scelte molto più grandi di loro, che sono solo due semplici ragazzini delle superiori.
Effetto di Hina, la ragazza del tempo...
Lo so, raccontata così la storia sembra molto avvincente ed interessante, ma siamo alle solite. Makoto Shinkai prende un ottimo spunto di partenza e cerca di costruirci su un lungometraggio infarcendolo di tutti i temi ed elementi ai quali ci ha abituati con i lavori precedenti. Il Nostro arriva dal successo planetario di Your Name., diventato l’anime più visto nella storia del cinema, e l’eredità fatta di titaniche aspettative stava proiettando un’ombra enorme su qualunque cosa avrebbe estratto dal cilindro. Non è facile ripetersi dopo un tale successo, in casi del genere le strade sono due: squadra che vince non si cambia, per sperare di bissare la formula; oppure tentare una strada completamente diversa, ribaltare tutto quello che si è costruito fino a quel momento, prendendosi anche una bella dose di rischio, e percorrere sentieri ancora inesplorati.
Beh, nonostante nelle interviste abbia dichiarato il contrario, Shinkai ha palesemente scelto la prima strada, quella più facile, cercando però di inserire ogni tanto delle svolte improvvise e diverse, la più importante nel finale (ci arriveremo nell’apposito, spoilerante paragrafo). A mio avviso, il risultato non è stato del tutto convincente. L’espressione che più mi viene in mente per descrivere Weathering with you è: Comfort Zone, quella in cui Shinkai si è adagiato e dalla quale non si è più mosso.

Volemose bene!

Prendiamo la prima parte della storia: tutti i suoi marchi di fabbrica sono stati inseriti di forza e ce li ritroviamo spiattellati uno di fila all’altro. 
Lui e lei, in una relazione sentimentale che supera lo spazio e il tempo? C’è.
Il tema del confronto tra antico e moderno, villaggio e metropoli? C’è. Sottile, ma c’è.
Il misticismo come filo conduttore e deus ex machina? C’è.
Piani paralleli, realtà e fantasia, uniti da un sottile filo? C’è. Anche se questa volta la bilancia pende di più sul piano reale.
Haruki Murakami? C’è, il film trasuda Murakami da ogni fotogramma… e c’è anche una piacevole sorpresa, ne parliamo più avanti.
Gatti? C’è. Uno, ribattezzato Rain, raccattato per strada in un giorno di pioggia e, no, non c’entrano Andrea e Luciano.
Tema del viaggio? C’è.
Treni? Hai voglia, Tokyo ne è piena, vuoi forse perdere l’occasione di sfoggiare la Yamanote dal momento che le scene toccano Shinjuku, Shibuya, Ikebukuro ed altri quartieri famosi della capitale?
Uccelli? Uhm… forse no, potrebbe essere l’unica eccezione, ma chissà che non me ne sia sfuggito qualcuno.
L’io narrante con voce lamentosa e colma di tristi presagi? Purtroppo sì, è presente.
E… e... la pioggia? Sì, tanto che, rispetto alle altre opere, qui diventa il punto focale dell’intera narrazione, non solo nei primi quindici minuti ma per tutte le quasi due ore del film.
Quando parlo di comfort zone, mi riferisco a questo mischione di tematiche, alcune delle quali appena accennate ma sempre presenti, che connotano il film come fortemente shinkaiano. Termine orrendo, ma è anche giusto dare a Makoto quello che è di Makoto: l’avevo già scritto nella monografia principale, da tempo il regista è riuscito a trovare una propria dimensione, smarcandosi dal pesante confronto con Miyazaki, tanto che ora il suo marchio di fabbrica è riconoscibile ed evidente, al di là dello splendido impianto audio-visivo, uno dei migliori mai visti finora, forse giusto un mezzo gradino più sotto rispetto a Your Name. a causa di una preponderanza della CGI, che in alcune scene è fin troppo evidente e poco nascosta come invece era avvenuto mirabilmente del film precedente.
Il gatto Ame (pioggia in giapponese)
Da queste parole è facile intuire quali siano gli aspetti positivi di questo film e, soprattutto, quali quelli negativi. Ecco, il problema è proprio questo: mi sono avvicinato a Weathering with you senza conoscere alcunché, non mi sono visto nemmeno il trailer. Volutamente non ho voluto sapere nulla di nulla, mi sono messo a guardarlo con la mente libera da preconcetti ma… ecco, in realtà sapevo già tutto: cosa aspettarmi, cosa incontrare, cosa mi avrebbe emozionato, cosa mi avrebbe fatto storcere il naso e come si sarebbe arrivati alla conclusione della storia. Intendiamoci: non perché io sia un genio, tutt’altro; chi, come me, si è sparato tutta la filmografia di Makoto, dopo Your Name. è perfettamente in grado di capire come andrà a finire. Ecco il problema della comfort zone; probabilmente il regista ci si è affidato troppo, andando ad inficiare in modo negativo il giudizio finale. Ovviamente il voto, che avrete già visto, comprende anche molti aspetti positivi che controbilanciano un po’ quelli che mi hanno deluso.

Non è un artwork, ma un fotogramma tratto dal film...

Andiamo nel dettaglio, partendo dai pro.
Non c’è storia, visivamente Weathering with you è splendido. Io adoro il fotorealismo con cui Shinkai progetta e disegna i fondali e le ambientazioni. Di film in film, grazie al budget che ha a disposizione, la qualità aumenta costantemente. Tavole superbe, splendidi giochi di luci e ombre, costruzione delle scene mirabile, colori sgargianti che bucano lo schermo quando rompono la monotonia delle grigie giornate di pioggia; dettagli su dettagli, ciascuno riprodotto con maniacale perfezione e ricchezza (con anche un, forse, eccessivo product placement), riflessi ovunque e tanto altro ancora. Ogni elemento si fonde con gli altri contribuendo a creare una fortissima atmosfera in grado di catturare l’attenzione dello spettatore. Davvero, da questo punto di vista Shinkai si è superato. Purtroppo i personaggi, come in Your Name., non raggiungono ancora il livello di animazione dello Studio Ghibli, anzi in più di un punto ho trovato dei peggioramenti rispetto al passato, con movimenti troppo legnosi o artefatti. È solo una nota stonata, niente che possa rovinare la goduria visiva a cui ci troviamo di fronte. Anche il comparto sonoro è grandioso: i Radwimps, dopo Your Name., sono stati nuovamente chiamati a firmare una piacevole e frizzante colonna sonora j-pop-rock. Come anticipato nei paragrafi iniziali, l’ambientazione ha un tocco di originalità che ho apprezzato; l’idea di una pioggia torrenziale opprimente che funesta la sola Tokyo permette a Shinkai di esagerare con i suoi giochi di luce, oltre a creare un'atmosfera a tratti struggente e malinconica (ma mai ai livelli di 5 cm al secondo). Ultima nota positiva: seguendo il tracciato dell’opera precedente, anche qui abbiamo finalmente dei comprimari degni di nota, ben caratterizzati e creati con furbizia per piacere a tutti i costi. Era ora che si uscisse dal binomio del duo protagonista: sai che palle due ore solo con loro, la noia non può che fare capolino!

Tokyo dall'alto

Ma come in tutti i film di Shinkai, di aspetti negativi purtroppo ce ne sono. Mai una volta che provi a superare se stesso per creare un’opera non vuota, quello no, ma almeno non superficiale. È questo il grosso difetto che muovo a Shinkai, e più ancora in Weathering with you, proprio perché tutti abbiamo invano aspettato la Grande Svolta.
No, i punti deboli di Shinkai ci sono ancora tutti, tanto da diventare essi stessi un inconfondibile marchio di fabbrica: sceneggiatura che parte con uno spunto interessantissimo ma che non si sviluppa decentemente per coprire due ore di storia; certi passaggi di trama sono anche fin troppo affrettati, privi del dovuto approfondimento. Lo stesso destino accomuna un po’ tutti i personaggi, soprattutto quello di Hina. I protagonisti di Shinkai sono dei cliché, arrivano quasi alla fine della storia esattamente così come l’hanno iniziata. Non crescono, non si sviluppano adeguatamente ma… ecco, vivacchiano nel ruolo che il regista ha assegnato loro. Di Hodaka non sappiamo nulla, solo che è scappato dall’isola in cui viveva. All’inizio lo vediamo con diversi cerotti su naso e guance, una possibile ipotesi può essere che il ragazzo sia scappato da una situazione familiare non facile fatta di soprusi e violenze: ma non lo sapremo mai. Vogliamo parlare di Hina? Senza entrare nei dettagli, la sua monodimensionalità non cambierà durante la narrazione, anzi, alla fine non sarà che un semplice strumento narrativo, senza il necessario approfondimento che un personaggio chiave come il suo dovrebbe richiedere. Cosa la spinge ad accettare il proprio destino? Quali sono i pensieri, le paure, il background che la portano a decidere in un certo modo invece che in un altro? Tutto appena abbozzato, come se fosse un personaggio non protagonista. Peccato. La stessa storia è sconclusionata, ha momenti di stanca e, proprio quando potrebbe decollare veramente, si avvoltola su se stessa perdendosi in banalità trite e ritrite. In altre parole: proprio quando è arrivato il momento di osare, Shinkai si fa prendere dalla cacarella, ritira la manina e rimette tutto sui consueti binari… la sua stramaledettissima comfort zone, sempre lei, mannaggia la miseria ladra.
Ma sapete una cosa? Nonostante tutto, vi devo confessare che… il film funziona. Emoziona. Gioca con sentimenti di facile presa, non si perde in inutili spiegoni (finalmente!) e si lascia guardare senza troppi problemi fino al finale, croce e delizia del film.

Tokyo ha un attimo di respiro... che meraviglia!

Paragrafo SPOILER! SPOILER A CATINELLE! PIOGGIA DI SPOILER!
Vi ho avvisati.

Fino a metà film la storia è bellissima, poche ciance. Poi arriva qualche momento di stanca, ma niente di così tragico, è come se il regista volesse prendere il fiato per la volata finale. A tre quarti si palpita, dai che si decolla, dai che la storia arriva alla Grande Svolta, ma… puff. Tutto visto e stra-visto. Hina è la prescelta per il sacrificio, lei lo sa benissimo, così come sa che soltanto sparendo e diventando acqua, potrà salvare Tokyo dalla catastrofe. E così fa, lasciando Hodaka e il fratellino soli in una città dove i raggi solari fanno finalmente capolino tra i grattacieli, regalando agli abitanti la speranza della rinascita. La disperazione del ragazzo è palpabile, è ovvio e scontato che lui non accetti l’epilogo, così inizia la personale sfida per raggiungere la dimensione dove è salita Hina, per riprenderla e riportarla indietro. Bellissimo l’inseguimento in mezzo ad una Tokyo allagata, ma il momento clou del ricongiungimento con Hina è… deboluccio. Perché banale e scontato, sai già che andrà a finire così, che la salverà e la riporterà indietro. Il secondo finale della storia, dopo un salto temporale di tre anni - espediente narrativo che piace molto ai nostri amici orientali, soprattutto nei drama coreani, chi li conosce capirà benissimo cosa intendo - presenta un guizzo apprezzabile rispetto a quanto visto poco prima. Hodaka finalmente si diploma, ritorna a Tokyo dove spera di trovare Hina pronta ad aspettarlo… e così sarà. L’incontro tra i due è reale, il loro abbraccio pure e noi spettatori non dobbiamo immaginarci nulla. Avviene sotto il cielo plumbeo di una Tokyo nuovamente, perennemente annegata nella pioggia. Hina si era sacrificata per salvare il mondo, ma l’amore e - attenzione! - l’egoismo di Hodaka l’ha riportata tra noi, condannando l’intera città a ritornare alle piogge incessanti. La leggenda è chiara: solo il sacrificio della ragazza del tempo fermerà le acque. Hodaka e Hina si sono guardati negli occhi e si son detti: fanculo la pioggia, tenetevela, noi vogliamo vivere senza sottostare alle vostre stupide leggi e superstizioni.
Dai, ditelo che ha citato Mila e Shiro...
Io il messaggio l’ho apprezzato e, per certi versi, l’ho trovato anche un pizzico originale. È il riscatto contro il precostituito, uno schiaffo a ciò che gli altri vogliono da noi, è la ribellione dell’adolescente in un momento critico della propria vita: perché buttarla via, perché per una volta non si può provare ad essere egoisti e pensare a sé stessi? Il concetto è stridente se pensiamo alla mentalità nipponica dove la società e il collettivo comandano, a volte in modo opprimente, sul singolo individuo. Che sia un messaggio tipico della narrativa di formazione non è un mistero, anzi Shinkai ci manda un indizio grande come una casa fin da una delle prime scene: durante il primo viaggio verso Tokyo, il ribelle Hodaka sta leggendo “Il giovane Holden” (“The Catcher in the Rye”), iconico romanzo di formazione adolescenziale scritto da J.D. Salinger nel 1951. Con triplo avvitamento carpiato, l’accostamento con Haruki Murakami è servito ancora una volta: il famoso scrittore è stato il traduttore dall’inglese al giapponese proprio di Salinger, contribuendo alla sua diffusione anche nel paese del Sol Levante. Ma l’accostamento con il grande scrittore non può, ovviamente, finire qui. Ci sono alcuni chiari rimandi a “Kafka sulla spiaggia” (2002, 2008 in Italia): entrambi i protagonisti sono adolescenti in fuga, incontrano personaggi strani e misteriosi, e assistono a piogge di pesci che cadono dal cielo, in un mondo dove il confine tra la dimensione reale e quella fantastica è infinitamente sottile.
Prima di saltare alle conclusioni, ci sono ancora un paio di considerazioni che meritano un ulteriore warning per spoiler, perché c’è un accenno anche del finale di Your Name.. Mi rendo conto che mezza recensione oscurata per spoiler possa risultare monca, ma non rovinare il finale a chi non vuole è una forma di rispetto a cui tengo particolarmente.

Cliccate per vedere cosa sta leggendo Hodaka...

Ancora SPOILER! Non solo su Weathering with you, ma anche su Your Name.! Vi ho avvisatiiiiihhh! E dueeeeeehhh!

A Shinkai piace giocare con i rimandi alle opere precedenti, a volte prendendo bonariamente in giro gli spettatori, con easter egg fini a se stessi. È il caso di questo film, in cui i due protagonisti di Your Name. fanno la loro fugace comparsa; Mitsuha è la commessa di una gioielleria che aiuta Hodaka a scegliere l’anello, il regalo di compleanno che il ragazzo intende fare a Hina. Taki compare invece nella scena in cui sua nonna chiama Hina e Hodaka durante il loro business della “ragazza del tempo” per far smettere di piovere. In questa linea temporale Taki e Mitsuha non si sono ancora incontrati sulle scale nella scena clou di Your Name. (lo sappiamo dal manga e dal romanzo); entrambi i film sono ambientati nel 2021, quindi nel pieno di una Tokyo allagata dal temporale perenne, eppure, quando finalmente Taki chiede a Mitsuha qual è il suo nome… c’è una splendida giornata di sole. Ovviamente i fan si sono scatenati in congetture su una ipotetica trilogia shinkaiana dove il terzo film annoderà i fili di entrambe le storie in un qualcosa di strepitoso ed eclatante. Ricordatevelo, sono nato per essere smentito, ma sono certo che non succederà niente di tutto questo. L’unica teoria che posso accettare a denti stretti è quella del multiverso, dove tra gli infiniti universi che si generano ad ogni decisione e snodo cruciale, ce n’è uno in cui Taki e Mitsuha si metteranno insieme non tra i raggi di un sole primaverile e sotto i ciliegi in fiore, ma in un pantano degno dello stagno de La Banda dei Ranocchi. Per la cronaca, anche Tessie e Sayaka, i due amici comprimari di Your Name., hanno un cameo in Weathering with you, precisamente nella scena in cui Hina rischiara il cielo per la prima volta dopo essersi messa in società con Hodaka e possiamo vedere le reazioni stupite di alcuni presenti. In realtà è puro e semplice fan service, niente di più, niente di meno, per quanto io trovi sempre affascinanti le speculazioni sui destini incrociati di personaggi appartenenti ad opere diverse, ma inseriti in universi narrativi simili (o paralleli).

Mitsuha

Taki

Sayaka e Tessie (sgamati!)

Squarci di cielo oltre le nubi! [fine spoiler]

Considerazioni sull’edizione italiana
Il film è stato proiettato al cinema nella consueta formula dei tre giorni da Nexo Digital, il 14, 15 e 16 ottobre 2019. Il riscontro è stato buono, tanto che le proiezioni hanno goduto di due giorni bonus il 5 e 6 novembre. L’edizione italiana è curata da Dynit, nota per garantire ottimi adattamenti e doppiaggi (niente Kazé e soprattutto niente stupri dell’italiano e oscenità cannarsiane alla Lucky Red, per fortuna). 

Questa scena va vista in movimento...

Conclusioni
Alla domanda: “Consiglieresti di guardare Weathering with you?”, rispondo affermativamente, senza dubbio. Il film non raggiunge purtroppo i livelli del predecessore, finendo schiacciato dal confronto. Shinkai ha avuto paura, non ha osato, e ha tirato fuori un film gradevole, visivamente sbalorditivo, che non eccelle però nella svolgimento narrativo, finendo per appiattire sia i personaggi, sia lo svolgimento della trama. Probabilmente il problema sono anche io, che carico di aspettative “adulte” un prodotto che non vuole averle. È molto probabile che il target principale non sia la mia generazione, ma quella successiva (o anche due), un adolescente o un ventenne potrebbero apprezzarlo molto di più di quanto non lo abbia fatto io. In ogni caso la delusione affiora, ma lascia presto il posto alla dolce sensazione di aver comunque visto un bel film. Promosso, indubbiamente, ma per me resta un mezzo passo indietro nella carriera del regista, a cui auguro di spiccare il volo. Shinkai ce la può fare, i mezzi li ha, deve solo trovare uno stramaledettissimo sceneggiatore con i controcoglioni che gli metta nelle mani una storia che farà esplodere il mondo dell’animazione giapponese. Io ci spero ancora, ed è la stessa speranza, ahimé sempre più flebile, che ho nei confronti del Maestro Michael Bay: quanto vorrei una sceneggiatura solidissima da far detonare con infinite palle di fuoco reali senza CGI? Lo so già, è inutile che me lo diciate, sono solo sogni mostruosamente proibiti.

 
Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6,5
Mezzo passo indietro rispetto a Your Name.. Solito spunto iniziale davvero interessante, per il resto la storia regala pochi sussulti e procede col pilota automatico. Personaggi poco più che cliché abbozzati, per il resto c’è uno scarso approfondimento che mi ha lasciato con un retrogusto amaro.
Musiche: 7
Ottima colonna sonora, diamo pure il bentornato ai Radwimps, che offrono una prestazione solida, anche se non ho trovato i pezzi cantati veramente memorabili.
Regia: 8,5
Secondo mezzo passo indietro. Intendiamoci: visivamente è un film sbalorditivo, come quasi tutti quelli di Shinkai. Purtroppo più di una scena presenta dei cali di qualità, probabilmente dovuti ad una maggiore fretta realizzativa.
Ritmo: 7
Parte benissimo, rallenta nel mezzo, accelera sul (doppio) finale. Nulla di nuovo, Shinkai ci regala spesso situazioni del genere. Non è noioso, altro punto a suo favore, esattamente come con Your Name.
Violenza: 5
Poco da segnalare. Qualche scena drammatica stile yakuza-movie, che per me hanno pure stonato nel contesto in cui sono state inserite, ma niente di trascendentale.
Humour: 5
Film decisamente serio, giusto qualche scenetta simpatica ma niente di più.
XXX: 1
Nulla da segnalare. 
Voto Globale: 7,5
Per gioco, ho confrontato i voti che ho assegnato a Weathering with you con quelli dati a Your Name., d’altronde il paragone tra i due film è inevitabile. Tranne qualche eccezione, in media qui c’è un punto di voto in meno in tutte le sezioni. Non è certamente un caso, per me non siamo ai livelli del predecessore, vuoi perché avevo aspettative enormi, vuoi perché non ho trovato dei significativi miglioramenti nei soliti, noti punti deboli di Shinkai, anzi, l’impianto narrativo nell’ultima prova ne esce leggermente indebolito. Makoto Shinkai poteva fare un balzo, invece è indietreggiato. Più volte ho citato l’espressione comfort zone per spiegare cosa intendo, e lo ribadisco anche in sede di commento. Shinkai non ha voluto osare e questo è il risultato. Mezzo voto in più come punteggio bonus per i fondali e i disegni, sono un valore aggiunto che non è possibile ignorare. Gli effetti della pioggia sono incredibilmente immersivi: ve ne renderete conto con i vostri stessi occhi!
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