domenica 3 agosto 2014

The Raid 2: Berandal (2014) | Recensione

The Raid 2: Berandal
Voto Imdb: 8,3
Titolo Originale:The Raid 2: Berandal
Anno:2014
Genere:Azione, Arti Marziali
Nazione:Indonesia
Regista:Gareth Evans
Cast:Iko Uwais, Arifin Putra, Yayan Ruhian, Oka Antara

Il cast completo di The Raid 2: Berandal

Carissimi, riemergo da un oblio durato troppo tempo! Questo grazie al seguito di uno dei film action più sensazionali degli anni scorsi: The Raid: Redemption, la cui recensione si trova qui. Vi consiglio di andare a leggerla, anche solo per una rinfrescata di memoria e per capire le (grosse) differenze che il seguito, The Raid 2: Berandal, ha comportato.
Come vi raccontavo nell'altra recensione, Berandal è il film di cui il regista gallese Gareth Evans aveva già scritto buona parte della sceneggiatura e delle coreografie; il poco budget a disposizione fece sì che tutta la produzione venisse dirottata su Redemption. Mai scelta fu più felice! Successo di critica e di pubblico (in senso relativo: per una realtà come questa, cinque milioni di dollari di incassi sono grasso che cola), diritti per un remake targato USA e regista e attore principale proiettati nell'olimpo della nicchia action / arti marziali. I tempi e i soldi per la produzione di Berandal erano maturi, ed eccoci qui a commentare la nuova fatica di Gareth & Iko.
Il primo dato che salta all'occhio è la durata: 150 minuti, due ore e mezza. Berandal è un film lunghissimo, forse troppo (ci torniamo su), e qui nasce il primo grosso timore, anzi terrore: non è che per caso al regista è venuta in mente la sciagurata idea di fare un film più autoriale per dare spazio a dialoghi, sceneggiatura, sofismi e cazzate assortite snob? Tranquilli, risponderò anche a questa domanda.
Il secondo aspetto che risalta subito è che, tolti i primi dieci minuti di raccordo (il film inizia un paio d'ore dopo la fine di Redemption), Berandal può essere tranquillamente considerato un film a sé stante. Il che non è necessariamente un male: è evidente lo sforzo del regista nel cercare di distaccarsi il più possibile dal primo film! Se da un lato Redempion giocava su spazi chiusi e ristretti (un palazzo) e si sviluppava nell'arco di ventiquattro ore, dall'altro Berandal gioca su spazi aperti e una narrazione molto più dilatata con, addirittura, un salto in avanti di due anni nel giro di pochi minuti.
Perdonatemi, ogni volta che leggo Yuda
mi viene in mente costui... (da Ken il Guerriero)
La primissima inquadratura del film, di stampo quasi sergioleoniano, non è stata scelta per caso: ripresa dall'alto di un campo di coltivazione, macchine in lontananza in avvicinamento e il lento incedere di alcuni personaggi, troppo lontani per poterli riconoscere. Per cinque minuti buoni ci domandiamo cosa diavolo stia succedendo, poi la violenza improvvisa: sparo e sangue a fiotti. Si tratta di un'esecuzione. La vittima è il fratello di Rama (il poliziotto protagonista sopravvissuto del primo film). Questo evento scatena il resto degli avvenimenti: Rama (Iko Uwais) ha come scopo l'arresto di Bejo (l'esecutore del fratello) per compiere così la vendetta. Rama cambia identità (ora si chiama Yuda) e si fa portare in prigione per stringere amicizia con Ucok, il figlio testa calda di Bangun, il capo di una banda in forte ascesa a Jakarta. Bangun potrebbe essere la persona giusta per avvicinarsi a Bejo e farlo fuori. Nella prigione succede il finimondo (due scene di combattimento MAGISTRALI nel giro di venti minuti) e accade l'imponderabile; Rama / Yuda vi rimarrà per due anni invece che due mesi e, all'uscita, sarà accolto da Ucok, che lo considera un amico. Lentamente, molto lentamente, la vendetta di Rama si mette in moto, mentre intorno a lui si consumano intrighi, uccisioni, risse, dialoghi, risse, doppiogiochi, risse, parole parole parole, autoscontri, risse fino ai quaranta minuti finali che spazzano via qualunque altro film di arti marziali con due combattimenti ravvicinati semplicemente DA URLO. Sì, la trama è questa e non vi racconto altro.
Rissa nel fango della prigione!
Passiamo all'analisi del film. Se guardi The Raid 2, significa che chiedi solo una cosa: botte da orbi. E se guardi il secondo, significa che hai adorato il primo. Ecco. Il vero grosso problema di Berandal è proprio il confronto con Redemption. Sono due film totalmente diversi e il solito gioco delle aspettative potrebbe rovinare parte della visione del seguito. Berandal ha uno svolgimento decisamente più dilatato e ha lasciato spazio a molti dialoghi. Gareth Evans, evidentemente, ha voluto fare un film... più film, se mi passate questa espressione. In Redemption c'è un assalto quasi suicida contro il palazzo di un signore della droga; l'azione è frenetica, incessante e si sente tensione a pacchi. C'è poco spazio per la costruzione dei personaggi e per i dialoghi: è quasi un carosello di scontri efferati. Da storia del cinema, intendiamoci. Berandal invece ha voluto avvicinarsi ad un cinema più classico, più simile a quello di Hong Kong e degli yakuza-movie giapponesi: sono evidenti alcuni richiami a John Woo (Face/Off e Hard Boiled nello specifico) e a Infernal Affairs, per esempio. Io che ho guardato il seguito praticamente all'oscuro di trama e produzione, sono rimasto spiazzato da questo cambio di registro. Ci ho dovuto ragionare su per apprezzare lo sforzo del regista. Fare un secondo The Raid uguale al primo con qualche soldo in più sarebbe stata un'operazione troppo scontata e banale; Evans ha senz'altro voluto alzare l'asticella e fare qualcosa di simile ma diverso allo stesso tempo. Mi rivolgo a te, lettore che hai adorato Redemption: Berandal va visto una seconda volta per essere apprezzato per quello che è, una volta che ti sei tolto dagli occhi il primo film. Purtroppo va detto che, a mio parere, il cambio di registro non ha completamente giovato al film. Se fosse durato una mezz'ora in meno, ecco, allora avremmo urlato al capolavoro. Ma ci sono troppe scene inutili, dialogate e addirittura altre troppo fuori contesto. Una sforbiciata a queste era secondo me doveroso: non avrebbe intaccato il respiro più ampio della narrazione e avrebbe accelerato il ritmo generale dello svolgimento. La qualità degli scontri e delle coreografie è invece sbalorditiva. Il pregio di Evans, nonché il suo tratto distintivo è questo: riesce ad escogitare scontri grandiosi, riprendendoli in modo visivamente vicino alla perfezione. Niente tremolio da parkinson-camera tanto in voga oggi, telecamere posizionate in posti assurdi e spazi ristrettissimi (il primo scontro è un 1 vs 15 nel cubicolo dei cessi della prigione. Da manuale del cinema, e siamo solo al decimo minuto). Un altro incredibile scontro avviene all'interno di un'auto e la telecamera si sposta da un finestrino all'altro, dai sedili posteriori a quelli anteriori senza soluzione di continuità! Fenomenale! Incurante del rischio di fare spoiler (vi avviso), vi elenco qui di seguito gli scontri più fenomenali del film; anche uno solo di questi non sfigurerebbe in una produzione hollywoodiana con un budget più alto di cinquanta volte. Ma noi queste scene ad Hollywood non le vedremo mai: lì non ci sono stuntmen incuranti del dolore, non ci sono scene riprese effettuate con assoluto e totale sprezzo del pericolo, magari senza assicurazioni invadenti...
  • Scontro Rama/Yuda vs 15 sgherri nei bagni della prigione.
  • Rissa totale globale fra detenuti e altri detenuti, poi fra detenuti e poliziotti. Sotto la pioggia battente, in un mare infinito di fango che rallenta i movimenti e li rende goffi; non a tutti, ovviamente.
  • Scontro allucinante nel magazzino fatiscente di un vecchio produttore di film a luci rosse e spacciatore di droga. Armi da fuoco e calci volanti si alternano a velocità inaudita.
  • Rissa in un ristorante con tanto di piastre di cottura usate per adagiare delicatamente i volti delle povere vittime.
  • Forsennato inseguimento fra automobili, mentre all'interno delle quali volano sganassoni e ginocchiate da fratture multiple.
  • Doppio scontro finale negli ultimi quaranta minuti: prima il triello fra Rama e Hammer Girl e Baseball Guy, poi il fantastico combattimento contro l'Assassino (lo sgherro di Bejo) in venti minuti di follia crescente, scena che ha richiesto ben dieci giorni di riprese.
Hammer Girl
Ecco, parliamo degli ultimi tre personaggi nominati: Berandal ha avuto anche una sbandata che qualcuno ha definito un po' manga. Hammer Girl è una ragazza sordomuta che uccide gli avversari usando due martelli; con la punta piatta frantuma tutto, con il lato togli-chiodi squarcia i poveri malcapitati. Baseball Guy usa invece una mazza da baseball metallica e spacca le teste lanciando le palline con precisione letale. L'Assassino è invece esperto di arti marziali indonesiane e si avvale dell'aiuto di lame curve micidiali con le quali strappa letteralmente le guance dei poveracci che ostacolano il suo cammino.
Baseball Guy: sfigato ma letale...
Manga o meno, questi scontri sono fra i più epici, cattivi, violenti, di esecuzione magistrale che io abbia mai visto. Soltanto nel primo The Raid c'è uno scontro superiore. Mad Dog vs 2. A proposito di Mad Dog! L'attore (nonché coreografo ufficiale di entrambi i film insieme ad Iko Uwais) ha una parte anche nel seguito, nonostante il personaggio fosse diverso. Yayan Ruhian merita rispetto! Peccato che la sua parte fosse una di quelle che io avrei tolto nel montaggio finale...
Nota finale sulle musiche: elettroniche, per nulla invasive ma adatte allo scopo e che, in alcuni casi, accompagnano l'azione in modo sublime. Nello scontro finale c'è un perfetto connubio di crescente violenza visiva e crescente cattiveria musicale fino all'esplosione conclusiva. In quel momento ero vicino all'estasi, sappiatelo. 
Yayan Ruhian, il Mad Dog del primo film. Qui irriconoscibile!
Commento finale: Berandal è un grande film, su questo non ci piove. Non piacerà alle ragazze appassionate di film sentimentali, non piacerà agli snob intellettualoidi, non piacerà agli amanti delle seghe mentali di Nolan. Ma per chi adora l'action e l'arte marziale con totale sprezzo del pericolo e del dolore, ecco, questo è un film che nel tempo diventerà una pietra miliare e un nuovo termine di paragone. Il voto l'avrete già sbirciato: Redemption aveva preso nove, Berandal non va oltre il sette e mezzo. Questo perché è un film imperfetto, funestato da una durata eccessiva, da dialoghi inutili e da scene senza senso. Redemption aveva una coerenza di fondo, Berandal a volte si perde per strada. Questo è un peccato, ma lo considero veniale. Ben vengano i tentativi del regista di migliorarsi anche battendo strade diverse da quelle conosciute. Tutto fa brodo, anche gli errori, se questi servono a sfornare il capolavoro definitivo supremo, che sarà The Raid 3. Io ci spero e ci conto!

L'epico ed indimenticabile scontro finale con l'Assassino.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6,5
La trama è sicuramente articolata per essere un action estremo. Non ci sono colpi di scena eclatanti, ma fa il suo dovere.
Musiche: 7
Niente Shinoda come era avvenuto nel primo film, ma il risultato è buono comunque. Musiche non invasive ma adatte allo scopo, con punte di eccellenza nel combattimento finale.
Regia: 8
Le qualità tecniche e registiche sono indubbiamente di alto livello, sopratutto se si tiene conto del budget ridicolmente basso rispetto a produzioni analoghe americane. La fotografia è eccellente e le immagini sono sempre chiare.
Ritmo: 6
E' la nota dolente di Berandal. A parte un inizio scoppiettante e un finale travolgente, la parte centrale è troppo intervallata di parti inutili e dialoghi soporiferi che rallentano eccessivamente il ritmo. Niente svolta autoriale del regista, per fortuna, ma si poteva equilibrare meglio.
Violenza: 9
Gli scontri sono il motivo principale per cui guardare questo film: e da questo punto di vista, le aspettative sono tutte soddisfatte. Ottimo lavoro di coreografia e di infermeria, dato che sicuramente gli stuntmen si sono fatti malissimo in più di una occasione...
Humour: 2
Film fottutamente serio! Punto.
XXX: 1
Poco o nulla da segnalare.
Voto Globale: 7,5
Berandal è un grandissimo film: combattimenti supremi, azione esaltante, senso di appagamento finale. Peccato per l'eccessiva durata che, di per sé, non sarebbe stato un problema se non ci fossero state troppe scene piene di dialoghi inutili. Promosso ma non all'altezza del primo. A mio giudizio.

1 commento:

  1. Pienamente d'accordo con la tua recensione. Però, a mio parere, Evans sta sviluppando una deleteria ambizione autoriale (confermata da certe scene) che penalizza il suo stile. Spero non continui su questa strada, se azione deve essere, azione sia! Con qualche sforbiciata il film poteva essere superiore al primo. In questo caso, un director cut al contrario sarebbe utile!

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