giovedì 16 dicembre 2021

Il giorno sbagliato - Unhinged (2020) | Recensione

Il giorno sbagliato - Unhinged
Voto Imdb: 6,00

Titolo Originale:Unhinged
Anno:2020
Genere:Thriller
Nazione:Stati Uniti
Regista:Derrick Borte
Cast:Russell Crowe, Caren Pistorius, Gabriel Bateman


"Chiedi scusa!"

Come disse Gino Bartali: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”
Fonti non confermate mi dicono che avesse pronunciato queste parole dopo aver visto Il giorno sbagliato - Unhinged. Giuro!
Beh, in attesa di scoprire se i servizi segreti deviati ci hanno preso o se mi hanno passato una notizia infondata corredata di babbi da mangiare in un autogrill discutendo di rinascimento in stati dittatoriali, diciamo che sono comunque parole che ben si adattano a questo film. Unhinged è tutto sbagliato, dall’inizio alla fine, e la cosa mi spiace moltissimo perché è coinvolto un attore che ho sempre apprezzato, Russell Crowe.
Un giorno sbagliato può capitare a chiunque, intendiamoci.
Allo sfigato che imbrocca la fila giusta nel giorno in cui distribuivano la sfiga.
A Capitan Uncino quando si fa il bidet con la mano sbagliata.
A Luca Giurato quando azzecca un congiuntivo.
A chi si imbatte in questo film e in questa recensione.
Vai di trama! 
No, ma facciamo esplodere una casa, cosa sarà mai?
Tom Cooper (Russell Crowe) è decisamente incazzato e disturbato. Un bel giorno impugna un martello e una tanica di benzina, va a casa dell’ex-moglie e compie un massacro, uccidendo lei e il nuovo fidanzato. Non contento, incendia la casa e inizia a girare indisturbato per la città. Non lo vede nessuno (!), pertanto può deambulare per la cittadina come se niente fosse successo; a fare cosa, non si sa. E poi c’è la protagonista Rachel (Caren Pistorius), cronica ritardataria, piena di problemi personali e che sta iniziando le pratiche di divorzio dal marito. Ha un figlio adolescemo a metà tra il saputello irritante e il bimbominkia nerd in perenne modalità non-rompermi-le-palle. Quella stessa mattina, imbottigliata nel traffico e alle prese con una telefonata di lavoro in cui minacciano di licenziarla perché ha stancato con i suoi ritardi e, tra l’altro, in preda all’ansia perché sta accompagnando il figlio a scuola con un altrettanto ovvio ritardo mostruoso, Rachel ha l’ardire di suonare il clacson inveendo proprio contro Tom Cooper, il quale le ordina di chiedergli scusa, cosa che lui, con affettata e dilagante gentilezza, ha già provveduto a fare. E lei come risponde?
 
Lo insulta con tanto di dito medio. 
La protagonista col bimbominkia
Chi non lo farebbe in un momento di stress nel mezzo del traffico cittadino? È un atto catartico, lo faccio pure io stando ben attento a tenere i finestrini chiusi perché se è vero che gli altri guidatori sono miei nemici, è altrettanto vero che gli insulti che lancio loro non è così fondamentale che vengano davvero recepiti, è solo uno sfogo. Anche se ogni tanto mi indico la bocca urlando “LO CAPISCI IL LABIALE, STRONZO? EH? EH?” Insomma, non prendiamoci in giro, l’arte italica dell’insulto al volante è sacra e intoccabile, è un classico italian-state-of-mind come il “Ma vaffanculo” al casello automatico che ti dice “Arrivederci!”.
 
Il problema è che in Unhinged non siamo in Italia e che Tom Cooper non è un casello automatico, è proprio uno stronzo psicopatico. E non la prende affatto bene, anzi, a dirla tutta in lui scatta la follia omicida, tanto ha appena accoppato l’ex-moglie, cos’altro ha da perdere?: Rachel - e tutti quelli che la circondano - devono morire, semplice e lapalissiano. Inizia una corsa serrata in cui la tizia verrà perseguitata dallo psicopatico, il quale la seguirà con una non indifferente scia di sangue. 
Lo spunto iniziale, che richiama in qualche modo l’iconico Un giorno di ordinaria follia con Michael Douglas con una spruzzatina di Criminal Minds e di Duel, è invero interessante e il ritmo è serrato con poche pause tra una scena e l’altra. L’interpretazione di Russell Crowe torna ad essere convincente nella parte negativissima del villain ma… ma… ecco il grosso “ma”. 
La sceneggiatura. Ve lo dico col cuore: è scritta davvero con una parte anatomica piuttosto morbida che non comprende le mani e nemmeno i piedi. 
Due le criticità più evidenti:
  1. il personaggio di Rachel è particolarmente odioso e insignificante, tanto che risulta impossibile immedesimarsi e prenderne le difese. Che ce la faccia o non ce la faccia, alla fine mi è diventato del tutto irrilevante. Posso capire che abbiano voluto rappresentarla come “una di noi”, con mille problemi irrisolti, ma è nelle scelte che fa che crolla ogni empatia nei suoi confronti. Vedi punto successivo.
  2. la credibilità degli eventi narrati è prossima allo zero. Rachel compie una serie impressionante di decisioni sbagliate che rendono la sospensione dell’incredulità davvero difficile da digerire. Per non parlare della sequela inenarrabile di cazzatone assolutamente poco plausibili infilate a forza come quando cerchi di chiudere il trolley prima di salire su un volo Ryanair. O mentre cerchi di chiudere questa cappelliera:

 

Cucù, il cellulare dov'è?
Scusatemi, torniamo al film. Qualche esempio illuminante? Tom Cooper, senza che nessuno alle telecamere di sicurezza se ne accorga e senza che noi lo vediamo perché lo capiremo da una scena successiva, va nella piazzola di un benzinaio, ruba il cellulare dall’auto di Rachel e lo scambia con il suo. A pensarci bene, già di per sé quest’atto è una stronzata galattica, ma diamogli il beneficio del dubbio. Poi, mentre è alla guida del suo pick-up, Tom inizia a chiamarla, a fare foto per inquietarla meglio e, UDITE UDITE, a fare transazioni bancarie e finanziarie sul conto di lei (GIURO!). Il tutto senza aver dovuto sbloccare il telefonino o superare le misure di sicurezza di cui anche il più scrauso degli smartphone del 2020 è senz’altro dotato. E sapete una cosa? Lei che ha in mano il cellulare del pazzo, potrebbe fare una cosa semplicissima. Andare dalla polizia, dire loro: “Questo psicopatico mi sta inseguendo, mi è venuto addosso con il macchinone (GUARDA QUI CHE BOTTA!) e ha scambiato il mio cellulare con il suo, qui c’è tutto l’elenco delle chiamate, così potete risalire al suo nome, rintracciarlo SUBITO E FARLA FINITA!” No. Lei scappa per la città. E Tom Cooper continua imperterrito nella sua follia distruttiva. Legge il calendario di appuntamenti che la ritardataria cronica minuziosamente tiene nel cellulare, e… ah! Scusate, qui mi tocca aprire una parentesi: lo trovate plausibile che una persona così disorganizzata come la protagonista si segni tutto-tutto-tutto sul calendario dello smartphone? Dicevo, Tom Cooper legge del prossimo appuntamento e va in un ristorante a scambiare due convenevoli con il tizio che avrebbe dovuto parlare con Rachel. Poi lo uccide davanti a tutti e si allontana dal ristorante senza che nessuno lo insegua o urli dal terrore, anzi qualcuno lo riprende col cellulare invece di chiamare gli sbirri, ah che bella critica al mondo di oggi. Succede così: prima gli sfascia una tazza sul naso, poi gli sbatte la fronte sul bordo del tavolo tenendolo per il cravattino e infine lo infilza al collo con un coltello per spalmare il burro. Tutto normale, giusto? Poi piglia e se ne va, sale sulla macchina e continua a seminare morte e a inseguire Rachel. La scena è di un surreale assurdo, tanto che in alcuni punti, mentre Tom parla con Rachel e mentre uccide il tizio già insanguinato, si vede sullo sfondo la gente che si fa gli affari suoi come se niente fosse.
Vogliamo anche parlare del fatto che quando salgono sulla macchina si mettono sempre la cintura rispettosi del codice stradale, ma poi Tom e Rachel parlano al cellulare guidando senza nemmeno mettere il vivavoce? Diseducativissimo! Io chiamerei il MOIGE e il Codacons, tutto ciò è inaccettabile!
Questa mano po' esse piuma o fero...
 
No, in un film del 2020 non devo aspettarmi queste cazzate, non esiste proprio! Io sono il primo ad ignorare la credibilità delle cose se inserite in un contesto fracassone dove c’è la gara a inserire la smargiassata più tamarra (chi ha detto Fast & Furious? Cuoricini sparsi). Ma qui, dove tutto è serio, dove c’è appena sfiorato il lodevole tentativo di inserire una trama con il super cattivo sporco maschilista violento e retrogrado che ce l’ha a morte con gli avvocati divorzisti americani, mi aspetto una maggiore attenzione ai dettagli. Se da un lato l’interpretazione di Russell Crowe si salva - è perfino ingrassato per entrare meglio nella parte, penso che lo farei pure io con sommo gaudio, intendiamoci - e comunque sappiate che non è tutta panza, la sua, perché ha usato una protesi per accentuare la ciccia, dicevo dall’altra parte ben poco altro si salva. Il ritmo è serrato, è vero, ma sono sequenze senza un minimo senso logico. Lo stesso genere di film non è ben inquadrabile: è un thriller? È uno slasher? È una denuncia al sistema divorzista americano? Secondo me è un desolante insieme di tanti “vorrei ma non posso” senza però riuscire a eccellere in nessuno dei generi a cui si è accostato.
"Scusi ho una domanda, può rispondere?"
Giusto per aggiungere una critica non richiesta, parliamo del titolo italiano. Spesso le logiche dei distributori italiani sono imperscrutabili: talvolta lasciano il titolo originale, talvolta lo cambiano con altri termini inglesi (perché?), a volte usano un titolo italiano semplice, altre volte ancora si inventano titoli che non c’entrano una mazza, in qualche raro caso hanno addirittura affossato un film causa titolo infelice (ogni riferimento a “Eternal sunshine of the spotless mind” / “Se mi lasci ti cancello” è puramente casuale). In questo caso la versione italiana ha il titolo originale “Unhinged”, che qui possiamo tradurre come “lo squilibrato”, “il pazzo”, e una frase italiana: “Il giorno sbagliato”. Non posso definirlo un errore, ma chi l’ha scelto ha (deliberatamente o meno non si sa) spostato il focus; “lo squilibrato” del titolo originale è l’antagonista interpretato da Russell Crowe che, di fatto, è il vero protagonista della storia; mentre “il giorno sbagliato” è riferito a quello della vittima di turno, colei che ha la sventura di incontrare Tom Cooper. E, implicitamente, è riferito anche a noi che abbiamo visto il film, mi pare ovvio.
In conclusione, il film parte bene, è pure un discreto low-budget secondo i canoni hollywoodiani, ma naufraga a causa della scarsa plausibilità degli eventi narrati. Ed è un peccato, perché ha la giusta cattiveria, alcune scene sono perfino discretamente forti (non è un horror, sto relativizzando), ma gli manca l’intera sovrastruttura che lo sorregga solidamente. Incompiuto e poco plausibile. Russell, perché l’hai fatto?
 
Il pick-up
 


Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 4
Come spiegato nella recensione, la sceneggiatura è il vero punto debole del film. Lo spunto iniziale era decisamente interessante, ma lo sviluppo successivo lo ha mestamente affossato.
Musiche: 6
La colonna sonora non ha nulla di memorabile. MA! Segnalo una cover di “Don’t fear the Reaper” eseguita dai Keep Shelly In Athens, duo indie greco che eccelle nella childwave, un electropop rallentato spruzzato di effetto nostalgia per gli anni Ottanta. Di primo acchito mi ha fatto cagarissimo (scusate la spocchia da boomer) ma nei riascolti successivi l’ho apprezzata.
Regia: 6
Il regista Derrick Borte viene dalla scena indie, di per sé non è nemmeno un male perché alcune scene, soprattutto quelle più forti, sono ben fatte. L’impressione è che avrebbe potuto osare di più, invece si è limitato a fare il compitino. La poca attenzione nel montaggio ha fatto il resto.
Ritmo: 7
Se c’è una cosa che non manca nel film è il ritmo. Pur costellato da cazzatone mirabolanti, la tensione non scende mai, fino ai titoli di coda. È sicuramente il maggior pregio di Unhinged.
Violenza: 6,5
Certe scene sembrano tratte da uno slasher ma non posso dire altro per non spoilerare troppo.
Humour: 0
Totalmente assente.
XXX: 0
Nulla da segnalare.
Voto Globale:
5
Per me il film è bocciato. Intendiamoci: la pagnotta la porta a casa dignitosamente, ma il suo voler essere troppe cose senza mai davvero centrare il punto in ciascuno di esse è un grosso limite. Se poi aggiungiamo che la sceneggiatura è davvero pietosa perché inserisce pezzi assurdi e privi di senso in un contesto serio e con una sua logica interna, ecco, per me l’equilibrio non regge al punto da lasciarmi un po’ basito, un po’ insoddisfatto… senza eccellere in nessuno dei casi, ovviamente.



























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