E' difficile recensire il remake di un classico e ammettere di non aver visto il film originale. Io per onestà intellettuale lo riconosco tutto impettito con, al contempo, un'espressione fintamente contrita giusto per scusarmi con i fan di George Romero perché sennò s'incazzano e mi aspettano sotto casa con le vanghe e rastrelli in mano. So che la Città verrà distrutta all'alba versione 1973 è basso budget, è recitato da cani, ha delle belle idee, ma è figlio dei suoi tempi. A me che piacciono le cose sborone e sbrilluccichine, tale film non attira neanche un po'. Quindi vi sorbite i miei sproloqui sulla versione 2010. Che non è affatto male. E lo dico con un sospiro di sollievo, perché l'altro grosso lavoro del regista, Sahara, è una porcata incommensurabile. Lo scrivo col cuore in mano, in quanto fan di Clive Cussler dal cui omonimo libro è stato tratto il film.
L'Agente 47 di Hitman e Rose di Silent Hill qui sono marito e moglie. No, non è fan-fiction ma la presentazione degli attori principali: Timothy Olyphant e Radha Mitchell. Il regista, Breck Eisner, è figlio di quel Michael Eisner capoccia della Disney per tanti anni. A produrre c'è George Romero. Questo è il quadro generale del cast.
La storia è presto detta: siamo in InCuloaiLupolis, paesino sperduto nel mezzo degli Stati Uniti. Il classico paesino di 1000 e poco più anime. All'improvviso, gli abitanti iniziano ad impazzire e a deteriorarsi nel corpo e nella mente. Qualcosa ha contaminato l'acqua, e queste sono le conseguenze. Mentre lo sceriffo cerca di capirci qualcosa (in realtà non ci sta capendo una beata fava), irrompe l'esercito che mette "in sicurezza" l'area e combina un gran bel macello. Sceriffo e moglie vengono separati, e lui, aiutato dal vice-sceriffo che ha l'aspetto di uno psicopatico anni '70 ma in fondo è buono come il pane, vanno in cerca di guai per liberare la moglie tenuta in quarantena. C'è giusto un'orribile verità dietro tutto questo.
Non noiosa la prima mezz'ora del film: quella che in genere serve per costruire i personaggi e i prodromi del casino che scoppierà in seguito. Non male anche la seconda parte, da che psico-thriller passa ad un più massiccio horror / splatter con uccisioni anche cruente. A parte qualche clamorosa caduta di stile e tono, il film scorre via senza grossi intoppi, con un'ottima fotografia, un bel make-up che permette di non esagerare con la CGI, e un ritmo generale sostenuto. Non è però un film perfetto, e sono presenti alcune scene un po' scollegate o che non hanno un perché. Appiccicate lì giusto perché si voleva creare una situazione da-paura, ma che a mio avviso falliscono miseramente nel loro scopo.
Prendiamo due casi. Lo spoiler è minimo, state tranquilli. Il vero punto debole del film sono i dialoghi.
Esempio 1:
Tre morti nel giro di una giornata. I cellulari non prendono. La Rete è fuori uso. La città è deserta.
Sceriffo: - Sai una cosa?
Vicesceriffo: - Cosa?
Sceriffo: - Siamo messi male.
Qui sono scoppiato in una grassa risata mentre l'acqua che stavo bevendo mi è andata di traverso.
Esempio 2:
La scena dell'autolavaggio. No, davvero. Altrove leggo che è il punto più geniale del film. Per me è il punto più basso. La scena va calata in un contesto da survival-horror. Deve avere continuità prima e dopo. Deve fare impressione e terrorizzare (o almeno trattenere un pochino il respiro). Invece non ha un minimo perché. Non ha senso. Alcuni personaggi sono dentro la macchina, la quale a sua volta è dentro un trabiccolo dell'autolavaggio. Che parte all'improvviso perché fuori ci sono i cattivoni che vogliono ucciderli. Fin qui tutto ok, o quasi. Non ci chiediamo come la macchina sia finita lì. Il vero "What The Fuck Moment" è: i cattivoni vogliono ucciderli... a colpi di spazzoloni rotanti! Esatto, avete capito bene. Faceva più paura Christine la macchina infernale. O la lavatrice impazzita di Stephen King. Comunque. I poveracci sono dentro la macchina, parte tutto l'ambaradan, Danielle Panabaker inizia a strillare come un'ossessa. Gli spazzoloni roteano minacciosi, sbucano delle mani dal tetto della macchina, la musica va a tutta palla, s'intravede una brutta faccia. Nel massimo della concitazione, già di per sé poco credibile, ecco la perla:
Vicesceriffo: - Ho visto un movimento!
Lì ho messo in pausa, mi sono alzato in piedi e ho declamato:
- Ah! Grazie al cazzo!
Mi sono seduto, ho schiacciato "play", e ho sentito lo sceriffo blaterare:
- Qui è tutto un movimento!
Mi sono caduti gli zebedei, e mi è venuto un crampo alla schiena mentre giravo per il salotto a cercarli.
In definitiva, nonostante tutto è un buon film che non sconsiglio a priori, anzi.
Il Pagellone! | |||
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Così è deciso! | |||
Trama: | 6,5 Nel 1973 era senz'altro dirompente, oggi non colpisce più di tanto. Ma funziona. | Musiche: | 6 Non mi hanno particolarmente colpito, ma fanno il loro sporco lavoro. |
Regia: | 5,5 Niente di eccezionale, con qualche caduta di stile. Speravo meglio. | Ritmo: | 8 Molto buono, al punto che il film resta avvincente fino alla fine. |
Violenza: | 7 Non pensavo, ma ero convinto che il maledetto codice politically correct a tutti i costi di Hollywood avesse ammorbato anche questo film. Per fortuna, mi sbagliavo. | Humour: | 4 Solo involontario. E in questo contesto, è molto, molto male. |
XXX: | 0 Nulla da segnalare. | Voto Globale: | 7 A conti fatti, non ha lasciato l'amaro in bocca e si è lasciato guardare. Promosso. |
Ed ecco un po' di screen shot in alta risoluzione:
infatti non è male come film..concordo con te
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