venerdì 20 settembre 2013

Pain & Gain - Muscoli e denaro (2013) | Recensione

Pain & Gain - Muscoli e denaro
Voto Imdb: 6,5
Titolo Originale:Pain & Gain
Anno:2013
Genere:Azione / Commedia / Drammatico
Nazione:Stati Uniti
Regista:Michael Bay
Cast:Mark Whalberg, Dwayne Johnson, Anthony Mackie, Ed Harris

L'essenza di Michael Bay in una sola inquadratura.

Scoprii di non essere tagliato per la palestra il giorno in cui alzai il manubrio magico al cielo e urlai: "UUSGRGRUUUUMMMPPPFFFFF!" Quando poi, stravolto e devastato da una sessione di cyclette, mi voltai e sentii un tamarro dire tutto soddisfatto: "E anche oggi ho fatto la Milano-Sanremo!" avvolto da una nube di borotalco, decisi che non ci avrei mai più messo piede. D'altronde passavo più il tempo a chiacchierare e a guardare i videoclip sugli schermi sintonizzati su MTV piuttosto che uccidermi di esercizi. Ma potevo forse farmi sfuggire Pain & Gain - Muscoli e denaro, dal momento che nella mia dichiarazione d'intenti mi sono auto-proclamato Profeta di Michael Bay? Direi proprio di no, cari miei. Pain & Gain è, innanzitutto, un film a basso budget. Prima di sgranare gli occhi, relativizzate la frase precedente. Anzi, ve la riscrivo in modo più completo: è un film a basso budget rispetto agli standard di Michael Bay. No, perché a casa mia, anzi a Hollywood, 26.000.000 $ equivalgono ad un budget medio, certamente non basso. Proviamo a metterla così: Pain & Gain è il film meno costoso del regista, perfino meno del suo film d'esordio Bad Boys (1995). Ma in fondo lo sappiamo, il nostro Michelino è anche modesto quando fa queste sparate nelle interviste. Dopo produzioni iper-milionarie come i film dei Transformers, Bay aveva bisogno di fare qualcosa di più... autoriale (passatemi il termine senza tirarmi pomodori in faccia, grazie), e da tempo aveva messo le mani sul progetto Pain & Gain. Lo spunto è arrivato da una serie di articoli di un giornalista di cronaca di Miami scritti nel 1999 sul Miami New Times (questo dice la pagina americana di Wikipedia, dato che il cartello iniziale del film riporta a lettere cubitali la semplice frase "E' TUTTO fottutamente VERO"). La storia parla di tre bodybuilder che, in nome del Sogno Americano, decidono di intraprendere la carriera di criminali. La mente è Daniel Lugo (Mark Whalberg), artefice del successo della palestra Sun Gym di Miami. Diventato responsabile nonché personal trainer di gente facoltosa, si convince che la sua vita è ad un binario morto. Per coronare il suo American Dream si rende conto che deve avere soldi. Tanti soldi. E il modo più veloce per averli è diventare un bastardo. Il suo piano è semplice:
  • Fase 1: Diventare amico di una persona ricca e conquistarne la fiducia;
  • Fase 2: Rapire il ricco e torturarlo per estorcergli tutti i suoi soldi;
  • Fase 3: Coronare il Sogno Americano diventando un vincente ("doer" in inglese, colui che fa, che agisce) e in questo modo, rendere l'America un posto migliore. In effetti, il ragionamento non fa una grinza...
Deficienza allo stato puro (1)
Lugo chiama in suo aiuto Paul Doyle (Dwayne Johnson) e Adrian Doorbal (Anthony Mackle). Doyle è un ex-bodybuilder ed ex-cocainomane uscito di recente dal carcere ed ora in piena crisi mistico-religiosa; un violento (e buffo) litigio col prete che lo ospitava lo fa uscire dalla retta via e lo spinge ad abbracciare il Sogno di Lugo. Doorbal è un altro bodybuilder che, a causa dell'eccesso di steroidi, è diventato impotente. Deve perciò pagarsi massicce spese mediche per risolvere il suo delicato problema: quale migliore soluzione del piano di Lugo? Quando la banda metterà in atto il suo piano criminale... i tre ne combineranno di tutti i colori, con disastri assortiti che accadranno uno dietro all'altro a causa di sfortuna e, soprattutto, del loro incredibile livello di coglionaggine che supera i limiti dell'umana comprensione.
Deficienza allo stato puro (2)
Pain & Gain è nonostante tutto un film di Michael Bay nel midollo. Partiamo dal primo particolare che emerge durante la visione: la fotografia e il generale livello cromatico del film più che saturo. Le immagini sono splendidamente patinate, i contrasti molto forti e il viraggio dei colori cambia man mano che la storia procede; si parte infatti con una pesante prevalenza dell'azzurro per finire con tinte più dark, segno evidente del cambio di registro che avviene durante la narrazione: commedia all'inizio, azione mista a black comedy nel mezzo, e il dramma / splatter nelle concitate fasi finali (splatter in senso relativo, non stiamo parlando di horror). A rendere leggero il tono cupo del film sono proprio i personaggi. Sono tanto stupidi e fanno cose talmente idiote e assurde che è impossibile intristirsi di fronte alle loro scelleratezze. Non a torto, questo film è stato accostato ad alcuni lavori dei Fratelli Coen proprio per via dello spirito di cui è intriso. In particolare, certi passaggi mi hanno ricordato Ladykillers (2004) con Tom Hanks. Chiaramente molti di voi urleranno alla bestemmia per il solo fatto di aver accostato Michael Bay ai Fratelli Coen, ma francamente me ne sbatto la ciolla. Il risultato, da questo punto di vista, è per me assolutissimamente pregevole. Un altro aspetto che ho apprezzato molto del film è stata la scelta del cast, per me parecchio indovinata. Primo su tutti, Dwayne "The Rock" Johnson. Il suo 2013 è stato un anno d'oro, dato che anche con Fast & Furious 6 è riuscito ad offrire un personaggio memorabile. Come prova di attore nel vero senso della parola, in Pain & Gain Johnson ci ha regalato un'interpretazione davvero convincente. Il suo Doyle è un contrasto vivente a causa del suo cervello piccolo così, incastrato in un corpo esageratamente gonfiato. Allo stesso modo, pur con il suo aspetto imponente e minaccioso, è una persona molto fragile e facilmente manipolabile che alterna momenti di vulnerabilità patetica ad altri di cattiveria incontrollabile. Meravigliosamente misurato e nella parte Ed Harris nei panni dell'investigatore privato Du Bois e memorabile Tony Shalhoub nella parte dello stronzissimo Viktor Kershaw, la vittima designata dei protagonisti. Grande rilievo ha infine Mark Whalberg, perfetto nell'offrire un ritratto spietato del suo Daniel Lugo. In particolare, molte battute messe in bocca a Lugo ci danno un'indicazione della sua personalità deviata e, incredibile, dell'aperta denuncia di Micheal Bay nei confronti del Sogno Americano. Tre suoi mini-monologhi, in particolare, mi hanno colpito (li riporto da Wikiquote, perché è per me impossibile citarli usando la mia pessima memoria):
  • Quasi tutti vorrebbero un aspetto migliore, ma non tutti sono disposti a fare il necessario per ottenerlo. I miei eroi sono gente che si è fatta da sé: Rocky, Scarface, tutti i ragazzi del Padrino sono partiti che non avevano niente e hanno raggiunto la perfezione.
  • Dimostri quanto vali se sai migliorare te stesso. Questo è il sogno americano. non ho nessuna stima per la gente che sperpera i propri doni, è disgustoso, è peggio che disgustoso, è antipatriottico.
  • Tutto quello che volevo dalla vita era quello che avevano tutti gli altri, non di più. Ma non di meno a cui ero abituato. Beh, ce l'ho messa tutta, mi spiego? E per un po' è stato come me lo ero immaginato: ero uno di voi, ed era bello. Finalmente la gente mi vedeva come mi vedevo io, e non puoi chiedere più di questo. Ma forse io l'ho fatto... Forse alla fine io non volevo più "essere uguale a...", volevo "essere meglio di...". E quella è una ricetta per il disastro. Questo però non significa che bisogna arrendersi. Ti riposi, ti riprendi, e torni sulla panca. La vita mi darà un'altra possibilità, e io spaccherò. Perché il mio nome è Daniel Lugo, e credo nel fitness.
Da queste parole è facile comprendere la lucida follia di Lugo. La chiave di lettura del semplice messaggio di Pain & Gain sta tutta nel contrasto tra il credo del pazzoide e l'inevitabile disastroso risultato finale delle sue imprese criminose. Non c'è niente di male nel credere in un posto migliore, ma c'è qualcosa di marcio nel convincersi che la sua realizzazione sia così facilmente attuabile. In modo molto didascalico, Michael Bay ci mette in guarda dagli eccessi che la società americana offre in nome del suo Sogno, che anzi in questo film viene dissacrato e sotterrato da un ammasso di steroidi e deficienza. La dissacrazione è quasi sorprendente: non posso fare a meno di ripensare ai discorsi patriottici e al Credo a Stelle e Strisce che il regista ha infilato in quasi tutti i suoi film e messo in bocca nel personaggio del Presidentissimo: The Rock, Armageddon e Pearl Harbor su tutti. La sorpresa sta proprio nel fatto che ci voleva un Pain & Gain per vedere il regista prendere in giro in modo palese le tematiche che così a lungo ha pompato nei suoi film precedenti.
Yo bro!
Detto fra noi, fottesega di questi messaggi e delle chiavi di lettura, pensiamo piuttosto a sollazzarci con la qualità della BORIA e delle esplosioni, marchio di fabbrica del regista. Della prima ce n'è a pacchi, e non potrebbe essere altrimenti. Delle seconde, purtroppo, ce n'è una sola, per quanto inserita in una delle scene madri del film nonché notevole punto di svolta della trama. Pain & Gain ha altro da offrire: parlo della deficienza dei culturisti protagonisti, delle scene al limite del comico misto a ridicolo con una forte dose di macabro e autoironia, e dei patetici tentativi di mettere una pezza al danno causandone un altro ancora più catastrofico. La farsa raggiunge punti esilaranti nella scena in cui il nerboruto trio si traveste da NINJA nel primo fallito tentativo di rapimento di Viktor. Dwayne conciato in quel modo vale da solo metà del prezzo del biglietto, garantito. Ma quando vedi lo stesso Doyle che per far sparire un cadavere cerca di grigliarlo sul barbecue e in sovrimpressione compare la scritta "E' SEMPRE TUTTO REALMENTE ACCADUTO", lì capisci veramente la strada imboccata dal film. Fra l'altro, la scena del barbecue è in realtà stata inventata di sana pianta dagli sceneggiatori; qui ci sarebbe da fare qualche considerazione su quanto il film sia realmente attinente con la realtà (poco), ma un blog di questo tipo non è la sede adatta. Vi rimando alla lettura di questo articolo: Pain & Gain: True story VS. Movie (in lingua inglese; viene svelato il finale del film, quindi occhio allo SPOILER!)
KA-BOOM! Eccola! *_*
Pain & Gain è un film molto furbo, su questo non ci piove. E' tecnicamente e formalmente fatto benissimo, strappa qualche risata cinica, ma gioca in modo molto pericoloso con "è reale / non è reale", e solo scavando a caccia di informazioni scopri come questo aspetto sia tutto un equivoco creato ad arte per far parlare di sé. C'è chi ha trovato moralmente discutibile che Hollywood abbia voluto monetizzare sulle disgrazie delle vittime della gang utilizzando un registro da black comedy. Io che sono cinico dico che il film ha funzionato anche per questo motivo. Pain & Gain è per me promosso, assolutamente. Un Michael Bay diverso dal solito, ma allo stesso tempo uguale a sé stesso nel regalare un film con la solita ineccepibile e fantastica cornice ma, per una volta, con un pizzico di contenuto in più offerto in pasto agli spettatori a discapito dell'action puro e delle tanto - da me - amate esplosioni.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6,5
La sceneggiatura presenta delle storture qua e là, si gioca tanto con l'attinenza (falsa) con la realtà, ma alla fine tutto funziona come dovrebbe senza grossi sussulti.
Musiche: 6,5
Le musiche affidate a Steve Jablonski (Transformers, The Island, Pearl Harbor) sono adatte allo scopo. Non una colonna sonora memorabile, ma certamente nemmeno da buttare via.
Regia: 8
Dite quello che volete. Michal Bay sa benissimo come si fa un film. E lui lo fa anche stra-bene. L'aspetto visivo è sempre magnifico grazie all'uso dei colori saturi, la qualità delle immagini è ottima e per una volta è tutto molto chiaro e limpido. Il suo stile non sempre rispetta il Manuale del Perfetto Regista, ma in fondo è il risultato quello che conta. Qui è eccellente, punto.
Ritmo: 8
Non frenetico, ma dal momento in cui la gang inizia i suoi colpi, il film non si ferma più e conclude la sua folle corsa solo ai titoli di coda.
Violenza: 7
Pain & Gain è molto più violento di quello che una black comedy lascia supporre. La qual cosa è sicuramente per me un aspetto da premiare. In ogni caso, i protagonisti si prodigano in torture volontarie e, soprattutto, involontarie: dita mozzate, laghi di sangue e cadaveri di cui sbarazzarsi: ce n'è per tutti i gusti.
Humour: 7
Intendiamoci, non è un film comico. Ma la deficienza della banda fa scattare più di una cinica risata.
XXX: 5
Se si fa un film patinato, anche l'occhio vuole la sua parte. Non c'è il vuoto assoluto, in più compare qualche scena ammiccante.
Voto Globale: 7,5
Pain & Gain è un film decisamente riuscito, ma lontano dal Credo di Michael Bay che, invece, si è divertito a sovvertire alcune delle sue regole con cui ha infarcito la stragrande maggioranza dei sui film. Atipico e allo stesso tempo promosso, assolutamente. Qualche esplosione in più e gli davo otto, sulla fiducia.

2 commenti:

  1. Anche un 7.. hanno trattato argomenti pesanti con ironia forse troppa..

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  2. Avrebbero dovuto sottolineare un po' di più l'aspetto drammatico/macabro togliendo un po' di scene demenziali che stemperano (forse troppo) la tremenda realtà dei fatti. La realtà è c'è non da ridere, sono dei pazzi criminali che fanno cose disumane
    SPOILER -
    Il primo omicidio sembra quasi comico, ma immediatamente dopo, l'atmosfera si fa cupa, e molto pesante. Potente la scena di Johnson che disperato chiude gli occhi e si tappa le orecchie davanti ai suoi amici che fanno a pezzi i cadaveri con delle motoseghe. Il dramma si alterna alla stupidità comica dei protagonisti molto spesso...e fa uno strano effetto.
    FINE SPOILER
    Capisco che Bay volesse un film dinamico, ma è troppo troppo incoerente.
    Merita molto il finale, comunque. La tenacia e l'ottimismo di Lugo sono quasi commuoventi, mi ha colpito molto, anche grazie alla magnifica soundtrack.
    7
    Sarebbe potuto essere un 8,5 con così tanto potenziale. Peccato.

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