Suzume | ||
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Voto Imdb: 7,6 | ||
Titolo Originale: | すずめの戸締まり, Suzume no tojimari | |
Anno: | 2022 | |
Genere: | Animazione, Avventura, Commedia, Fantastico | |
Nazione: | Giappone | |
Regista: | Makoto Shinkai | |
Cast: | Nanoka Hara, Hokuto Matsumura, Eri Fukatsu |
Suzume, Souta e la porta |
Scusate l'assenza. Troppe cose, troppi impegni. Ma mi sembra giusto e doveroso continuare l'analisi in dettaglio del lavoro di Makoto Shinkai, soprattutto ora che è disponibile anche su Netflix e non avete più scuse per ignorarlo!
Eh. Lo attendevo al varco, il suo nuovo lungometraggio. Ho passato il tempo a domandarmi: “Che percorso intraprenderà Makoto? Resterà nella comfort zone o questa volta proverà a fare un salto?” per poi arrivare a questa, la domanda delle domande, anzi la domandona: “È dunque arrivata la Grande Svolta?”
Rispostona: ci ha provato, sì. Ma ci è riuscito solo a metà. Portando a casa un film comunque godibilissimo, più maturo, e che merita a mio avviso un voto elevato, sicuramente più di Weathering with You, ma di questo confronto - così come di quello con Your Name - ci arriveremo più avanti. Non ho citato gli ultimi titoli per caso, perché idealmente potremmo considerarli una sorta di trilogia, più precisamente la Trilogia della Catastrofe. Tre modi diversi di raccontare una storia con molti punti in comune e con finali apparentemente simili nonostante l’ultimo lavoro tenti un approccio più maturo ma non per questo meno scanzonato, almeno nella prima parte.
Sì ok, tanti giri di parole per non dire nulla: di cosa parla Suzume? (titolo originale: Suzume no tojimari, lett. "Le porte chiuse di Suzume" o "Suzume che chiude le porte", cit. Wikipedia)
Il primo portale nel villaggio termale |
Tramona!
Curioso notare come cambiano i protagonisti nella Trilogia della Catastrofe: In Your Name sono una coppia; in Weathering with you è un ragazzo; per forza di cose e per differenziarsi, in Suzume è una ragazza diciassettenne orfana che vive insieme alla zia Tamaki, una quarantenne single che ha passato gli ultimi 12 anni a prendersi cura della figlia della sorella morta in circostanze tragiche che scopriremo in uno dei momenti rivelatori della trama. Suzume è una di noi e sembra non avere particolari poteri o abilità, vive una vita tranquilla nella prefettura di Miyazaki - profondo sud del Giappone - in una cittadina abbastanza rurale e lontana dalle frenetiche metropoli moderne. Un giorno Suzume incrocia un bel ragazzo che le chiede indicazioni su dove si trovino delle antiche rovine; la ragazza gli risponde e, mossa da curiosità, prova a seguirlo. Quando arriva al centro del villaggio abbandonato, nota una porta solitaria ergersi nel mezzo del nulla, sorretta solamente dal telaio. Incuriosita, prova ad aprirla e vede una volta celeste che avvolge un luogo indefinito circondato da prati verde smeraldo e stelle luminosissime. Suzume prova più volte a entrare in questo mondo, così simile a un ricordo o, meglio, a una visione che si porta dietro da quando era piccola: l’immagine di una bambina di quattro anni, sotto proprio quella volta celeste, che piange e corre affannosa alla ricerca della madre fino a quando non la scorge: una figura rassicurante, sorridente, ma avvolta dalla nebbia del ricordo. Suzume si riconosce in quella sequenza enigmatica, è lei a quattro anni, sola e disperata. Ma niente, quel posto rimane inaccessibile e a malincuore la ragazza è costretta a desistere. Torna a scuola ma poco dopo arrivano segnalazioni di un imminente terremoto mentre proprio dal punto in cui si trova il villaggio abbandonato si innalza una enorme, stranissima figura che sembra un verme rossastro di fumo, che solamente lei è in grado di vedere. Suzume non ci pensa due volte: nel mezzo delle scosse di terremoto sempre più vibranti sfreccia verso il villaggio termale e, quando lo raggiunge, scopre che l’enorme verme rossastro sta cercando di uscire proprio dalla misteriosa porta che il ragazzo incontrato in mattinata sta disperatamente provando a chiudere. La ragazza lo aiuta e la porta viene chiusa accompagnata dalle frasi di un arcano rituale sussurrato. Nell’azione concitata di poco prima, il ragazzo si è ferito al braccio e Suzume lo accoglie a casa sua per curarlo. Qui viene svelata una prima parte di verità: lui si chiama Souta ed è un “Chiudiporte”, ruolo che la sua famiglia ricopre da generazioni. Il “Chiudiporte” ha l’ingrato compito di trovare in giro per il paese questi esseri di fumo, generato dalle anime, dal risentimento, dalle emozioni negative delle persone, per respingerli nel loro mondo attraverso le "porte", veri e propri passaggi dimensionali. Mentre Suzume e Souta stanno parlando, nell’appartamento compare un gatto bianco che inizia a parlare la lingua degli umani! L'essere è una sorta di divinità guardiana dei portali e, prima di dileguarsi nuovamente, dice a Souta di essere di intralcio e gli lancia una maledizione trasformandolo nella sedia rotta a tre gambe su cui si era seduto. In una scena assurda ed esilarante, il gatto scappa via per il paesino, inseguito da Souta tramutato nella sedia a tre gambe e da una stupefatta Suzume. Ma niente da fare: il gatto sale su un traghetto, sempre inseguito dal bizzarro duo, per poi dileguarsi e ricomparire nella città di Ehime, catturato dalle fotografie dei passanti che lo eleggono subito a star dei social, affibbiandogli il nome di Daijin (“ministro” in giapponese). C’è solo un modo per far ritornare Souta umano e scoprire la verità su Daijin: inseguire il gatto-demone per tutto il Giappone! Inizia così un lungo viaggio che Suzume compirà insieme a Souta trasformato nella sedia-ricordo, elemento che servirà a regalarci scene buffe in grado di alleggerire notevolmente l’atmosfera. Da sud a nord, il duo farà diverse tappe, guidate a distanza da Daijin, passando per Tokyo e spingendosi ancora oltre. Lungo il viaggio Suzume farà amicizia con diverse persone altrettanto pure di cuore che troveranno il modo di aiutarla a superare le difficoltà. Cosa troveranno la ragazza e la sedia alla fine del viaggio? Cosa lega Suzume ai suoi ricordi di bambina, alla mamma, al gatto-demone, ai “vermi” in grado di provocare i grossi terremoti del Giappone? Lungo le sue due ore piene, il film cerca di dare una risposta a tutte queste domande e, talvolta, generandone di nuove senza soluzione.
Lo spirito Daijin: non è terribilmente kawaii? |
E qui, amici miei, squillano diecimila campanelli d’allarme.
Io non sono nella mia comfort zone, Makoto. Sono nella tua.
Quanto vi ho smarronato in Weathering with You con questo concetto? Tantissimo, forse più del dovuto. E lo stesso avviene anche qui. Vi dirò di più, con questa dichiarazione forte: Suzume è un Agartha 2.0 più maturo e meno sconclusionato, è un “Caro Hayao Miyazaki, là fuori continuano ad accostarci; è vero, prima ti ho scimmiottato ma ora sto provando a percorrere la strada con i miei (tre) piedini”. Però lo fai con il tuo solito stile, Makoto. Non parlo di quello visivo, col quale mi hai conquistato fin da subito e a causa del quale io casco in pieno nel tuo maledetto incantesimo, tutte le fottutissime volte. Parlo della tua idea, del tuo percorso, del modo con cui ci porti in viaggio. Anche se stavolta qualche elemento nuovo, per fortuna, davvero c’è.
Una simpatica rissa tra Souta (in modalità sedia) e Daijin |
La poetica di Shinkai attraverso le immagini.
Serizawa e la zia Tamaki |
Souta |
L'attacco a Tokyo |
Suzume, Tamaki, Daijin e Sadaijin |
CUCCIOLATA DI SPOILER COME IN UNA COLONIA DI GATTI
Due aspetti vanno secondo me spiegati per dare un giudizio sul film.
I gatti-demoni.
Oggettivamente c’è poca chiarezza sulla figura di Daijin e, soprattutto, Sadaijin, il secondo gatto-demone che fa la guardia alla porta di Tokyo e che compare intorno a tre quarti di narrazione. Chi sono? Cosa vogliono veramente? Innanzitutto non possiamo catalogare Daijin come buono o cattivo; come la tradizione nipponica ci insegna, le divinità non hanno necessariamente una divisione manichea tra buono e cattivo, anzi spesso ricoprono tutto lo spettro delle aree grigie che ci sono in mezzo. Se volessimo usare un termine caro a chi gioca di ruolo con AD&D, potrei definire Daijin un essere caotico neutrale: sembra bizzoso e dispettoso, ma è carinissimo, persegue i suoi scopi - qualunque essi siano - incurante delle conseguenze e, nonostante tutto, gira per il Giappone guidando Suzume da una porta all’altra, come se volesse metterla alla prova. Forse lo fa per un tornaconto personale (più volte afferma di volere l’amore della ragazza), o forse lo fa proprio per amore di Suzume, spingendola oltre i suoi limiti. In quest’ottica Daijin è in realtà una parte fondamentale del percorso di crescita che la ragazza intraprende. Il demone una cosa sola voleva: smettere di fare il guardiano (infatti scappa via non appena la ragazza lo libera inavvertitamente) e ricevere amore da Suzume stessa. Se poi combina disastri, beh, quella è solo una irrilevante conseguenza del suo desiderio. Quando il demone non si sente accettato diventa grigio, magro, brutto e con gli occhi colmi di odio; ma quando Suzume lo abbraccia, ecco che ritorna bianco, cotonato, sorridente e miagolante. Saidaijin, che secondo il principio dello Yin & Yang è nero quasi a contrapporsi a Daijin, è più grande e più forte; in più è in grado di trasformarsi in un essere ancora più grande che richiama fin troppo palesemente la Maschera Bianca che compare in Ushio & Tora (d’altronde entrambe le opere vanno a pescare nella stessa mitologia). Non sappiamo in realtà chi lo abbia liberato dalla condizione di pietra-sigillo (una velocissima sequenza sembra suggerire fosse stato addirittura il nonno di Souta in passato - ma è solo una mia supposizione) e, tanto per aggiungere un po’ di pepe, Sadaijin sembra addirittura più malvagio, tanto che è sotto il suo influsso che la zia Tamaki vomita addosso a Suzume parole colme di frustrazione, risentimento, accusa per quello che lei ora è a causa della nipote, e per quello a cui ha dovuto rinunciare per troppo amore. E di fronte a questo sfogo così duro, doloroso ma aperto, la ragazza, ormai adolescente e in aperta ribellione, rivendica una propria libertà, urlando alla zia che in fondo quella è stata una sua scelta di cui non ha alcuna colpa. Ecco, questa sequenza per me è una delle più belle del film perché ha messo a nudo due persone reali, e le ha ulteriormente avvicinate. Cosa spinga Sadaijin ad agire in questo modo non ci è però noto. Ma quello che possiamo affermare è che Daijin e Sadaijin sono un mezzo grazie al quale Suzume compie un enorme balzo in avanti nel suo percorso di crescita. Che però non può definirsi compiuto se prima non scende a patti con la straziante sensazione di abbandono dovuto alla perdita della madre da bambina.
Pioggia... poteva forse mancare? |
L’elaborazione del lutto
Alla luce di quanto ho esposto in precedenza, c’è poco da aggiungere alle considerazioni sul vero finale, perché quello che interessava a me era la fine del percorso di crescita di Suzume, ma non posso fare a meno di rilanciare con questa affermazione roboante: di cosa sarebbe successo tra lei e Souta non mi importava un beneamato fico secco. Il finale è però quello che serve per chiudere i capitoli riguardanti i due gatti-demone e la visione dell’aldilà: ebbene sì, tutto è collegato, tutto ha un senso. Suzume, per venire a patti con sé stessa, deve tornare nel posto dove tutto era cominciato, la porta che doveva aver varcato quando era piccola dopo la perdita della madre. Ed è lì che Daijin la condurrà, a conclusione del viaggio. Una tappa forzata prima dell'arrivo sarà l'inevitabile scontro finale con un super-verme di fumo, e lei potrà farlo grazie all'aiuto di Souta e dei due spiriti guardiani. È all'apice della grande battaglia che avviene il momento catartico e rivelatore; Suzume compie altri passi nel mondo dell’aldilà e finalmente incontra la se stessa di quattro anni in lacrime, incapace di accettare la morte della madre. Per rincuorarla le dona la sedia a tre gambe, consigliando di tenerla stretta: sarà questo ricordo della mamma a darle la forza di andare avanti. Risolta la grande crisi, Suzume e Souta tornano nel mondo reale e insieme alla zia Tamaki e a Serizawa compiono il viaggio a ritroso; a Tokyo i due ragazzi si separano con la promessa di incontrarsi nuovamente un giorno. Mesi dopo, nel villaggio della prefettura di Miyazaki la stessa Suzume in bicicletta scorge in lontananza un ragazzo: toh! È Souta, che è tornato da lei… questa volta, forse, definitivamente.
Come è facile desumere dal racconto, in Suzume la narrazione ha una struttura molto più circolare delle opere precedenti. Apparentemente è stato fatto un giro completo fino quasi a tornare al punto di partenza: è come se la storia della ragazza avesse seguito di pari passo l’andamento del viaggio, andata e ritorno. Però, riflettiamoci bene: un viaggio non è quasi mai fine a se stesso, è spesso un’occasione per crescere, migliorare, cambiare. Durante la grande avventura Suzume ha raggiunto uno scopo che l’ha portata ad accettarsi, trovare il suo posto nel mondo, trovare - forse - il grande amore. Se per farlo ha dovuto salvare il Giappone, beh, dai: è un dettaglio trascurabile. O no?
FINE SPOILER
Road movie, riflessi e lens flare! |
Conclusioni
Mettetevi comodi prima di leggere il pagellone! |
Il Pagellone! | |||
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Così è deciso! | |||
Trama: | 7 Storia semplice ma d’effetto. Fa presa, i personaggi sono ben caratterizzati (al netto di quanto già indicato in sede di recensione), ma ci sono dei punti nella sceneggiatura che proprio non mi sono piaciuti, ne cito due: la zia Tamaki che trova Suzume nel mezzo di Tokyo proprio in quel momento. Poco credibile, il caso NON può essere usato come scusa per muovere la trama. Il secondo è la comparsa di Sadaijin, che non viene spiegata: chi l’ha liberato dal ruolo di sigillo di guardiano della porta? Una freddezza di fondo e la solita superficialità non gli permetterebbero di raggiungere lo stesso punteggio di Your Name, ma voglio comunque premiare una raggiunta maturità del messaggio di fondo lanciato dal regista. |
Musiche: | 7,5 Segnalo il ritorno dei Radwimps alla terza collaborazione con Shinkai, questa volta con l’ausilio del compositore Kazuma Jinnouchi e con la voce della cantante Toaka per la canzone principale dal titolo… Suzume. Bella la colonna sonora, con alcuni omaggi a opere precedenti come il già citato Kiki Delivery Service o la sigla Yume no naka e di Le situazioni di Lui & Lei (Kareshi kanojo no jijō, 1999) |
Regia: | 9 Per quanto mi riguarda, Suzume si riprende rispetto a Weathering with you e torna alle vette di Your Name, senza superarle. Disegni strepitosi con l’ausilio di una CGI d’effetto e ben amalgamata (tranne un paio di punti con i vermi rossi su Tokyo, davvero un pugno nell’occhio). I personaggi hanno avuto un’animazione senz’altro migliore ma anche in questo caso il livello dello Studio Ghibli è a mio avviso lontano. |
Ritmo: | 8 Tra i film della Trilogia della Catastrofe, Suzume è sicuramente quello col ritmo più sostenuto, e non avrebbe potuto essere altrimenti data la sua natura ibrida di road-movie e avventura fantastica. Poche le pause, dettate più dal momento drammatico. |
Violenza: | 4 C’è poco da dire, si parla di morte ma senza mostrarla praticamente mai. Anche perché il tono generale dell’opera resta leggero. |
Humour: | 6,5 Incredibile a dirsi, nonostante il tema dell’elaborazione del lutto è un film fondamentalmente leggero con alcune gag indovinate, tutte concentrate sul rapporto Suzume-Souta in forma di sedia. |
XXX: | 1 Shinkai ci insegna a raccontare e mostrare una bella storia senza bisogno di inutile fan service. |
Voto Globale: | 8 Meglio di Weathering with you, appena sotto Your Name. Perché? Suzume è un film indovinato, assolutamente, ma pecca di eccessiva superficialità e, soprattutto, non entra nel cuore così come invece era successo con Your Name. Un’ottima prova in ogni caso, che merita di essere vista anche solo per vedere come gli anime possano essere considerati qualcosa di meglio di un settore di nicchia. In Italia siamo purtroppo lontanissimi ma nella stagione 2022-2023 ci sono tre film che a mio avviso meritano le luci della ribalta: Suzume, The Last Slam Dunk e Il ragazzo e l’airone. Quest’ultimo, guarda caso, di Hayao Miyazaki per lo Studio Ghibli. Opere secondo me superiori e lontane dai classici shonen che vanno per la maggiore, tra cui Demon Slayer che ha sbaragliato letteralmente ogni record di botteghino per un film anime a livello mondiale. |