mercoledì 27 marzo 2013

John Carter (2012) | Recensione

John Carter
Voto Imdb: 6,6
Titolo Originale:John Carter
Anno:2012
Genere:Fantascienza / Avventura
Nazione:Stati Uniti
Regista:Andrew Stanton
Cast:Taylor Kitsch, Lynn Collins, Willem Defoe, Dominic West

Hint: scena ripresa dalla locandina. Durata: due minuti scarsi.

John Carter nell'immaginario
collettivo: opera di Frank Frazetta
Comincio con un nome: Edgar Rice Burroughs. Qualcuno di voi forse lo conosce come creatore del personaggio di Tarzan. Per me è uno degli scrittori più rappresentativi della Fantascienza degli Anni d'Oro, anzi un vero e proprio precursore. Proprio con la saga di John Carter, il cui primo romanzo risale al 1912 (prendete nota, mi raccomando: millenovecentododici!), Burroughs fa da apripista a mondi e definizioni nuove. Eh sì, perché ai tempi ancora non si parlava né di Fantascienza, né di Fantasy - almeno a livello di cultura popolare, e la saga di John Carter è lì, davanti agli occhi di tutti, a tracciare un solco indelebile nella storia di questi generi. La scrittura di Burroughs è semplice, diretta, potente: arriva dritta nel cuore del lettore, senza tanti giri di parole. L'apparente semplicità di stile permette di rendere vivida l'immagine dei mondi e di rendere quasi tangibile l'immaginazione dello scrittore. Eppoi ecco i Grandi Temi di quel filone della letteratura che oggi, per fare i fighi, definiamo Planetary Romance: principesse da salvare, mondi esotici e ostili, eroi che devono sopravvivere con le proprie forze e, sì, talvolta anche con la propria intelligenza; guerre da combattere e ideali da inseguire, cattivi e antagonisti davvero cattivi e davvero antagonisti. Insomma: Star Wars parte da lontano, e le sue fondamenta si poggiano proprio su quel solco di cui parlavo prima. Se, dopo aver visto il film o letto i libri di John Carter avete quella strana sensazione di già visto, non pensiate che John Carter abbia scopiazzato a destra e a manca. Anzi, è l'esatto contrario: è l'inizio di tutto. Dunque, non solo Star Wars: sono debitori a Burroughs anche Dune, Buck Rogers, Flash Gordon, il tanto bistrattato-di-successo Avatar, Conan il Barbaro, per non parlare di opere fantascientifiche di autori del calibro di Ray Bradbury (Cronache Marziane), Arthur C. Clarke e Robert A. Heinlein. Senza dimenticare i Masters - I Dominatori dell'universo. Scusate se è poco.
Foto non mia, ma il
libro è proprio quello.
Se non l'avete capito, io adoro John Carter.
Sono un orgoglioso possessore della versione Grandi Tascabili della Fantascienza - Editrice Nord che raccoglie i primi tre romanzi originali: La Principessa di Marte (1912), Gli dei di Marte (1918), Il Signore della Guerra (1919). Ricordo che a spingermi all'acquisto fu la copertina futuristica simil-Capitan-Futuro, per poi scoprire che quel soggetto non c'entrasse un'emerita fava con la storia di Barsoom. Maledetti infingardi!
Ora vi chiederete cos'è Barsoom. E perché quell'immagine fantascientifica ben poco si adatti alla storia di Marte (vedere immagine a lato).
Andiamo con ordine e raccontiamo per sommi capi di cosa parla John Carter. A scrivere l'incipit è proprio Edgar Rice Burroughs: fin da piccolo ha sempre ammirato suo zio John Carter: avventuroso, carismatico, indomito, irrequieto, arrichitosi in circostanze strane, con tante storie e tanti aneddoti da raccontare sul suo passato burrascoso; egli era un ex-soldato sudista durante la guerra di secessione, e già che c'era spaccava i culi ai temibili indiani Apache. Accade un giorno che Burroughs riceve una comunicazione dallo zio, che gli chiede di andare subito a trovarlo. L'autore si reca alla sua megavillona, trova lo zio morto stecchito e una lettera: in eredità c'è il diario delle sue avventure, che dovrà essere divulgato tot anni dopo. Cosa che l'autore fa con diligenza. John Carter di Marte è quindi la grande saga delle avventure dello zio di Burroughs. Tutto inizia col Nostro che viene inseguito dagli Apache, desiderosi di fagli lo scalpo. Carter si rifugia in una grotta buia e dall'aspetto inquietante; una presenza oscura, minacciosa e urlante fa scappare gli Indiani, e Carter si ritrova in una sorta di sospensione corporea, con la mente che si stacca dal suo corpo. Mentre volge il suo sguardo verso il cielo, vede un puntino rosso fra le stelle: Marte. Chiude gli occhi, li riapre e... ecco John, nudo come mamma l'ha fatto, catapultato sulla superficie ostile del Pianeta Rosso.
Nel libro, questo fucile ha una gittata di 500 KM. (!!!)
L'eroe si accorge ben presto che a causa della sua struttura ossea terrestre e a causa della diversa forza di gravità del pianeta, la sua forza diventa oltremodo smisurata: fa salti di metri e metri, solleva rocce come se fossero fogli di carta, e presto scopre di poter prendere a pizze in faccia chiunque ed uscirne vincitore. Insomma: l'ambiente ideale dove poter diventare un vero super-eroe. O un Conan il Barbaro ante-litteram, se preferite. Non mi dilungo oltre: su Marte, che i nativi chiamano Barsoom, il Nostro vivrà una lunga serie di avventure, s'innamorerà di una bellissima principessa-di-poco-vestita-come-è-d'uopo-che-succeda, combatterà dittatori e organizzerà rivolte, contrasterà finte religioni (sì, c'è anche questo), insomma darà un senso alla sua esistenza. Il tutto in un mondo descritto in modo meraviglioso, con i suoi popoli bizzarri, le sue usanze, i suoi mostri, i suoi costumi (discinti) e anche le ingenuità comuni alla narrativa popolare degli inizi del Novecento.
Sì, OK! E il film? Da meta-letteratura a cinema: lo stesso incipit viene ripreso dal film, anche qui c'è il personaggio dello scrittore che riceve il diario, e anche qui John Carter viene catapultato su Marte. Come è normale che succeda (ce lo dice la storia del cinema), la sceneggiatura si è presa (molte) libertà rispetto al libro (per la cronaca: il film è liberamente tratto dal primo romanzo, il citato La Principessa di Marte). Sono stati aggiunti nuovi personaggi, mentre altri che compaiono soltanto in romanzi successivi qui assumono ruoli più importanti. Nuovi elementi sono stati aggiunti ed anche alcune personalità sono state cambiate o meglio, modernizzate e adattate allo stile-Disney. Ecco, appunto. Il film di John Carter è targato Disney-Pixar, con tutto quello che ne consegue in termini di non-violenza, non-costumi-discinti, non-troppa-seriosità. Il regista è Andrew Stanton, l'artefice degli incassi stellari di Alla ricerca di Nemo e Wall-E, qui alla prima prova con un live-action. Gli attori principali sono Taylor Kitsch (noto per X-Men le Origini: Wolverine e Battleship) nel ruolo del protagonista e Lynn Collins (attrice americana presente anche lei in Wolverine, e che ha partecipato alla prima stagione di True Blood) nei panni della principessa Dejah Thoris. Comprimari d'eccezione sono Willem Defoe, che presta voce e volto al personaggio in CGI Tars Tarkas, Dominic West nei panni del cattivo Sab Than e Mark Strong in quelli dell'ancor più cattivo nonché enigmatico Matai Shang.
Marziano verde a quattro braccia
Insomma: budget ultrastellare (John Carter risulta sicuramente uno dei film più costosi della storia del cinema), cast decente, un regista considerato una sorta di Re Mida degli incassi e una campagna marketing targata Disney facevano ben sperare per un successo ai botteghini. Peccato che invece John Carter si sia rivelato come uno dei più colossali flop economici della storia. Se non il peggiore in assoluto al netto dell'inflazione e cazzate statistiche che mandano in sollucchero malati come me. Perché questo fallimento, nonostante poi a leggere le critiche questo film non è che abbia fatto proprio schifo? Proviamo ad analizzare i pro e i contro.
Ok, anche questa scena mi manda in
sollucchero. Ma non aspettatevi altro.
Cosa funziona nel film? Innanzitutto il comparto tecnico, e su questo non c'erano dubbi. La qualità della CGI, dei modelli dei personaggi alieni, dei fondali, dei paesaggi e delle aeronavi è davvero di prim'ordine. Disegni dettagliati e davvero realistici, al punto da far sembrare VERO un mondo così diverso dal nostro. Il ritmo della narrazione non è male davvero. Era difficile condensare tutte le avventure contenute nel primo libro della saga, ma da questo punto di vista sono stato davvero soddisfatto. Ci sono alcune pecche, soprattutto di sceneggiatura e di scelte stilistiche, ma poco male.
Lynn Collins - Dejah Thoris
Cosa non funziona invece? Per me il film è permeato da un unico, grosso difetto. Poi ce ne sono altri piccoli, sopportabili, ma... davvero, per me manca di pathos. Manca di quel senso epico da grande saga, manca del gusto del grandioso, del maestoso. E' come se tutto fosse stato ridimensionato, edulcorato, semplificato e alleggerito. E' stato fatto un processo di disneyzzazione che in altri contesti ha funzionato, ma che qui secondo me ha dimezzato il potenziale della storia. I libri originali sono anche cruenti mentre qui c'è una patina di quasi allegria (basti vedere come è stato trasformato il cane marziano da guardia: bestia orribile, feroce e cruenta, per quanto leale e fedele nel libro, e bestiolona brutta-ma-caruccia-e-simpatica alla quale è impossibile non affezionarsi). Gli attori a mio avviso funzionano poco. Sopratutto il protagonista. Per me John Carter è un bestione. Io ci vedevo bene uno qualunque fra Vin Diesel, Jason Statham, Dwayne "The Rock" Johnson. Uno cazzuto, non una fighetta. La principessa ci sta, così come il processo di modernizzazione femminista che l'ha trasformata da fanciulla sempre rapita in attesa di essere liberata dall'eroe (pur con molti tratti di emancipazione inusuali per un romanzo del 1912) in una principessa abile con le armi e grande studiosa scientifica. Esticazzi, pure io viaggerei in capo al mondo per una donna così. E i cattivi? Niente di che, onestamente. Sembrava che Sab Than dovesse spaccare il mondo con quella specie di raggio blu letale (che non esiste nella storia originale, così mi pare di ricordare), mentre poi, insomma, fa la fine degna di una puzzetta nel parco.
Bel cucciolo!
Detto questo, chi ignora l'importanza che John Carter ha avuto nell'immaginario collettivo può cadere in un facile errore. Quella strisciante sensazione di déjà vu di cui parlavo all'inizio è proprio impossibile non provarla, e fa bollare tutto il film come un clone sbiadito di altri capolavori della fantascienza passata, al punto che più di una volta ho sentito etichettare John Carter come una sorta di Prince of Persia dei poveri. Dato che io non considero Prince of Persia un capolavoro, beh, ecco che il paragone diventa quasi impietoso.
La principessa: non proprio come raffigurata
nei libri, ma con un suo bel perché.
Questo è un peccato a cui difficilmente si poteva ovviare, se non calcando la mano sull'aspetto serioso e cruento della storia. Sarebbe bastato abbandonare la leggerezza disneyana e lasciare che il film proseguisse nella strada disegnata da Burroughs. Questo è solo un mio parere, probabilmente sbagliato, ma stavolta la Pixar ha toppato.
Intendiamoci, il film non è brutto. Ma per me John Carter è un'altra cosa.




Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama:
6,5
Pur con molte differenze, la storia è quella. Interessante, veloce, carina. Peccato che sia stata eliminata un po' l'epica da eroe dello spazio.
Musiche:
6
Non mi hanno detto granché. Solito stile maestoso da orchestra, ma musiche che si dimenticano in fretta, pur essendo funzionali allo scopo.
Regia:
6,5
Alti e bassi. In generale non ha colpi di genio. E' come se Stanton avesse deciso di fare un passo indietro e di mettere davanti a tutto l'aspetto tecnico e visivo del film.
Ritmo:
6,5
Altalenante. Lungo prologo western (per me evitabile), ottima la prima parte marziana, decisamente fiacco nella parte centrale, discreta la parte finale.
Violenza:
5
E' un film Disney. Già solo per questo il voto sarebbe prossimo allo zero. Ma qualche scena poco disneyana c'è, per fortuna. Non come avrei voluto, ma talvolta bisogna accontentarsi.
Humour:
6
Presenza di qualche scenetta simil-comica che alleggerisce l'atmosfera, già di per sé mica tanto ostile.
XXX:
1
Nei romanzi originali le principesse girano ignude. Qui dobbiamo accontentarci di qualche scosciata.
Voto Globale:
6
Riprendo la frase finale della recensione: John Carter è un'altra cosa. Ma il film in sé non è pessimo, anzi.

3 commenti:

  1. Concordo sostanzialmente con il tuo giudizio: il target sembra essere per famiglie con bimbi piccoli, non all'altezza del romanzo, che invece è in grado di far sognare ad occhi aperti anche un adolescente.
    E poi: ma non sono un po' troppo gracilini i Thark???

    PS: a quando una delle tue VERE ciofeche? ;)

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  2. Chicchessia, intanto ti ringrazio del tuo commento :)
    Per quanto riguarda i Thark, devo dire che il libro specifica chiaramente che sono alti almeno quattro metri... direi che le proporzioni nel film sono state un po' ridotte :)

    PS: sono in cerca di ispirazione per una VERA ciofeca - e non ho dimenticato i tuoi suggerimenti su Yuzna ;)

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  3. A me è paciuto molto, veramente appassionante e originale

    RispondiElimina

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