Livello di spoiler: GREVE [sono costretto a spoilerare, ci sarà un paragrafo all'uopo]
[sono costretto perché voglio io]
[vi ho avvisati, eh]
[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]
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Il film inizia così, più o meno. |
Chissà se qualche volta avete mai provato quella strana sensazione che vi fa domandare: "Ma quella persona che ho appena incrociato... l'ho già conosciuta?" Magari credete di averne intravisto un sorriso, magari state pure sperando che quella stessa persona stia pensando lo stesso di voi. Sta a voi la scelta se continuare a camminare, rimanendo col dubbio, o farvi forza per rivolgerle la parola. E se quella persona fosse davvero quella che il destino ha riservato a voi? La vita è piena di
sliding doors come questa, anche se noi non ce ne accorgiamo né mai verremo a saperlo.
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Il filo rosso, uno dei tormentoni di Your Name. |
Ed ecco finalmente
Your Name. (mi raccomando il punto finale, è parte integrante del titolo). Vi sembrerà strano, ma prima di guardarlo, nonostante mi fossi già avventurato nella visione di tutti i titoli precedenti, non ho voluto sapere nulla, non ho letto trame, non ho sbirciato recensioni né ho visto anteprime, giusto il solo trailer. Il nulla assoluto, proprio per poterlo accogliere senza aspettative di sorta o pieno di preconcetti. Dal trailer è evidente l'incredibile livello di qualità visiva (ma ci avrei scommesso un rene) e un tocco di fantastico che non guasta mai, per il resto non avevo la più pallida idea di cosa avrei visto nei successivi 106 minuti: cosa aspettarmi dal più grande incasso
anime della storia giapponese? Vi dirò, ero diviso tra il non vedere l'ora di gustarmelo (La Moglie sa quanto l'ho stressata) e il timore di restare deluso, certo di ritrovare gli ennesimi difetti riscontrati in tutti i film precedenti. Se avete già visto il voto finale avete già la risposta, se non lo avete ancora visto ve lo dico ora:
Your Name. è davvero un gran bel film, me lo sono proprio goduto. Perfino La Moglie è rimasta soddisfatta, il che è tutto dire.
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Il paesino rurale di Mitsuha |
Trama (poco spoiler, si può tranquillamente leggere)
Taki Tachibana e
Mitsuha Miyamizu sono due studenti coetanei, il primo vive a Tokyo, la seconda in un paesino di montagna. Entrambi vivono con un'insoddisfazione di fondo; la ragazza, timida ed impacciata di suo, sogna di poter essere un ragazzo di Tokyo perché odia la vita troppo ordinaria del suo paesello: non c'è una caffetteria (esiste solo un distributore automatico di caffè in lattina), non c'è una biblioteca e manca perfino uno studio dentistico. Lei, per di più, vive in un tempio shintoista insieme alla nonna e alla sorellina, senza una mamma e con un papà distante dalla famiglia, troppo impegnato nella sua carriera di sindaco del paese.
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Il ristorante "Il giardino delle parole", easter egg |
Taki, il ragazzo, è invece una testa calda, forse troppo impulsivo, con la passione per il disegno e che lavora part-time come cameriere in un ristorante italiano dal nome "Il giardino delle parole" (proprio scritto così, non è una traduzione). Una mattina, entrambi si svegliano scombussolati, con amici e parenti che li guardano sconvolti perché il giorno prima sembravano impazziti. Purtroppo non ricordano nulla, quando si sono risvegliati è come se avessero dimenticato tutto quello che è successo il giorno (o la notte prima). Quello che hanno vissuto è stato un sogno troppo vivido o qualcos'altro? Lo stesso fatto inizia a ripetersi con frequenza, anche due o tre volte alla settimana e, quando Mitsuha scopre sul suo quaderno la scritta "Chi sei?" inizia a comprendere la verità. In quei giorni così strani, lei vive nel corpo di Taki e, viceversa, lui nel suo, con le imbarazzanti conseguenze che comporta un improvviso cambio di personalità in un corpo diverso. Realizzato cosa sta succedendo veramente, i due decidono di darsi delle regole per evitare di combinare troppi pasticci: innanzitutto scrivono quello che hanno fatto durante la giornata, per mettere l’altro al corrente di quello che è successo; in secondo luogo, cercano di non interferire troppo con le rispettive quotidianità per evitare di fare danni irrimediabili. Certo è che ad entrambi la situazione giova, tanto per dire: la vita sociale di Taki migliora perché diventando meno impulsivo riesce a risultare interessante agli occhi della capocameriera Miki Okudera, bellissima ed irraggiungibile, per cui aveva una cotta; Taki (Mitsuha) riesce perfino ad ottenere un appuntamento con lei! Lo stesso avviene nel paesino dove Mitsuha (Taki) diventa sempre più popolare tra i compagni perché spigliata e "moderna", proprio lei che fino ad allora aveva vissuto divisa tra la voglia di fuggire e il senso del dovere che la tiene legata al tempio di sua nonna, sacerdotessa devota a Musubi, il dio protettore del paesino. La situazione va avanti per qualche tempo, ed entrambi iniziano, in modo del tutto assurdo ma sensato, a conoscersi meglio e a provare qualcosa che vada oltre la semplice amicizia. Ok, diciamolo: Taki si innamora di Mitsuha, anche se non sa nulla di lei, nemmeno il nome. La storia prende una bella piega quando arriva la notizia che una cometa è in arrivo nei prossimi giorni... e quando, poco dopo, Taki si rende conto che all'improvviso lo scambio di corpo con la ragazza si è interrotto, rendendo vano ogni tentativo di comunicare con lei. C'è solo una cosa da fare: muovere le chiappe da Tokyo e trovare il paesino di lei, ovunque esso si trovi... la sorpresa che troverà Taki sarà davvero sconvolgente.
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Chi sei? |
Commento (senza spoiler)
Commentare senza spoiler è impresa ardua, ma non impossibile. Qualche spoiler è necessario per spiegare alcune critiche che muovo al film, ovviamente a livello di sceneggiatura (ma dai?), lo rimando quindi al paragrafo successivo giusto per chi ha voglia di approfondire l'argomento. Per quanto mi riguarda,
Your Name. è Makoto Shinkai all'ennesima potenza, è il punto più alto che ha raggiunto finora, è la summa di tutta la sua cinematografia e, a ben vedere, contiene la stragrande maggioranza dei suoi temi e dei suoi marchi di fabbrica, ma stavolta il regista è riuscito ad amalgamarli senza rovinare l'idea che aveva in mente. C'è il tema della comunicazione, della distanza di tempo e di luogo, c'è una sottintesa storia romantica che muove i protagonisti nella seconda metà, c'è il tono drammatico e malinconico, ci sono i treni, la pioggia e i ciliegi in fiore, c'è un richiamo a Haruki Murakami per la deriva fantastica della seconda parte, c'è la struttura circolare della chiusura della storia che si ricongiunge all'inizio... eppure, sapete cosa vi dico? È come se Shinkai si fosse divertito a giocare con chi conosce gli altri suoi film, perché
Your Name. è tutto questo ma è anche un punto di rottura della sua concezione che ci ha spiattellato in faccia fino all'anno scorso. Lo è per due motivi: per la freschezza e il brio della narrazione, innanzitutto, e per una colonna sonora grandiosa che riprende proprio questo aspetto, amplificandolo grazie a delle orecchiabili canzoni pop. La malinconia cupa e agrodolce a cui ci siamo abituati viene accantonata e, credetemi, tutto il film ne giova enormemente. Le stesse voci dei personaggi non sono più un sussurro del depresso aspirante suicida, ma hanno una modulazione che riempie le orecchie, accentuata dalle parti in cui i doppiatori hanno dovuto rendere credibile il cambiamento di personalità dei protagonisti. Ah, i protagonisti: finalmente non sono più soli, ma hanno amici che partecipano alle loro vicende e in diverse occasioni si fanno in quattro per aiutarli. Non abbiamo più l'oscuro emo che vive solitario in autocommiserazione, ma personaggi più credibili per i quali finalmente anche l'amicizia ricopre un ruolo non secondario (sì, mi riferisco a Katsuhiko e Suzuka, gli amici di Mitsuha, e di Miki Okudera e Tsukasa Fujii per Taki). Un cast più allargato permette una maggiore coralità di scene, dialoghi, situazioni: se non è un enorme balzo in avanti questo, non saprei cos'altro avrebbe potuto fare Shinkai!
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Il lago del paese Itomori |
Per il resto
Your Name., come le immagini promozionali e locandine lasciano supporre, è un film che fa molta leva sugli accostamenti degli opposti:
modernità contro tradizione, vista ovviamente nella contrapposizione tra la sfavillante Tokyo e la rurale Itomori (tema già visto in
5 cm al secondo); l'ovvio scontro-incontro
maschio / femmina dei due protagonisti, grazie al quale migliorano le rispettive vite facendo conoscere un punto di vista diverso; non possiamo trascurare la dicotomia
futuro / passato, che per non spoilerare non spiegherò, ma che risulterà lampante nonché sorprendente per come è stata affrontata; per chiudere con l'alternanza di
leggerezza e malinconia, perfettamente rappresentate dalla suddivisione in due archi narrativi ben distinti; quello iniziale, tanto divertente e brioso in cui impariamo a conoscere i protagonisti; quello finale, che perde l'innocenza e la freschezza della prima parte per guadagnare in tensione e drammaticità. Dovreste averlo capito, ciascuno di questi elementi, che potrei banalmente ricondurre allo
yin e allo
yang, ha un suo peso ben studiato senza che uno sovrasti l'altro. Tutte queste mirabolanti nonché sperticate lodi nei confronti di Shinkai destano però qualche sospetto: com'è possibile che una persona del suo stampo, così poco disposto a scendere a compromessi, sia rinsavita così tanto dal migliorare in un solo film? Non è che c'è per caso la mano di qualcuno che l'ha guidato? Io dico di sì, e ci speravo davvero tanto, perché se il risultato è stato questo film, cazzo, dico che costui ha fatto un signor lavoro. Gli indizi portano al nome di
Genki Kawamura, la cui supervisione ha permesso un controllo dell'intera produzione durante il processo creativo, forse anche più di quanto lo stesso Shinkai ha ammesso in una bella
intervista su Animeclick che consiglio di andare a leggere. Sto parlando di uno dei produttori di
The Boy and the Beast (2015,
Mamoru Hosoda), un film di cui sentirete parlare anche in questi lidi perché fra i migliori di quell'annata. Grazie Signor Kawamura, ti devo un enorme favore.
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Soliti strepitosi giochi di luce. |
Purtroppo
Your Name. non ha preso 10 - voto che avrei dato se avesse raggiunto la perfezione, cosa che non è stata. Dove ha toppato? Rimandando alcuni approfondimenti al paragrafo successivo, altamente spoilerante, in questa sede posso semplicemente parlare di scarsa innovazione dello spunto iniziale, di una sceneggiatura zoppa in un paio di snodi cruciali dei quali posso dire che Shinkai abbia effettuato una grave forzatura nei confronti dello spettatore (sì, ha giocato sporco), e del suo smodato nonché ridondante uso di simbolismi senza i quali non si può ritenere soddisfatto.
Body swap: hai voglia a chiamarlo cliché, l'espediente narrativo dello scambio di personalità risale ad un romanzo
F. Anstey del 1882,
Vice Versa, e da allora in tv, sui libri e nei film ne abbiamo visto a iosa, manga inclusi, per farvi un'idea
date un'occhiata a questo elenco (link esterno). Confesso di aver avuto, nei primi minuti, il timore di assistere alla sua ennesima variante, ma ammetto che per fortuna il colpo di scena che avviene più o meno a metà narrazione spariglia le carte e rende la storia molto più interessante. Shinkai non ha inventato nulla - non si può dire che l'originalità sia il suo punto forte - ma ha mescolato elementi noti e abusati tirando fuori una storia meno banale di quanto le premesse lasciassero presupporre. Peccato che nella preparazione del colpo di scena più grosso si sia scelto di barare; lo spettatore non se ne rende veramente conto durante la visione in quanto rapito dalla storia e dai disegni, ma a mente fredda, nel ripensarci, è impossibile non notare alcune evidenti incongruenze che inevitabilmente faranno storcere il naso. Infine, parliamo dei simboli: premesso che io preferisco il "non detto" allo spiattellamento, in tutti i suoi lavori Shinkai dissemina indizi grossi come baobab tanto da risultare goffo e pedestre, anche
Your Name. non è esente da questo difetto. Parliamo del filo rosso? Lo vediamo fin dall'inizio, nei titoli di testa accompagnati da una bella canzone, che trasforma quella sequenza in una pseudo-sigla simile a quelle delle serie televisive; il filo rosso diventa quello che lega Taki e Mitsuha, è lo stesso che annoda i capelli a coda di cavallo della ragazza (è l'espediente narrativo che ci fa capire quando c'è lei nel suo corpo e non il ragazzo), è lo stesso che in una sequenza diventa un cordone ombelicale ed è, soprattutto, quello che viene evocato dalla nonna quando fa il discorso su(l) Musubi.
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Musubi e l'intreccio |
Avendo imparato a conoscere Shinkai, ho subito avvertito che quella scena sarebbe stata la chiave di lettura dell'intero film. Musubi è il dio protettore del paesino di Mitsuha, ma è anche un concetto più astratto che indica il legame che può esistere tra due persone (si ritorna alle immagini iniziali), così come lo scorrere del tempo rappresentato dai fili intrecciati che diventano corda. Musubi di qua e Musubi di là, capisci che questo è il concetto più importante del film ed è la sua chiave di lettura nonché il principale motore degli avvenimenti; non è la cometa a combinare disastri, ma è Musubi. Afferrato questo concetto, che ammanta di misticismo (andiamo proprio oltre la fantascienza), l'autore forza gli eventi e li riconduce con, a mio parere, eccessiva facilità al sovrannaturale. Continuando con lo smodato uso di simbolismi, ha infarcito di scene ed intermezzi con porte che si aprono o si chiudono: treni, metropolitana, porte di casa, i fusuma (porte scorrevoli decorate), tutto scorre e tutto rimanda a
Sliding Doors, non tanto il film (o non solo) quanto al concetto di biforcazione o bivio del destino. Shinkai adora essere pesante e ripetitivo nelle sue metafore, diciamolo chiaramente. Prima di passare alle vere e proprie bordate spoileranti su quelli che secondo me sono i difetti di
Your Name., tengo a precisare che le magagne che ho appena elencato sono un voler andare a cercare il pelo nell'uovo, perché sono davvero marginali e di poco conto, ma non posso fare a meno di notarle in un film che, se non ne avesse abusato, avrebbe raggiunto un equilibrio davvero mirabile.
Commento - approfondimento (con spoiler!)
Lo ribadisco, qui si
spoilera a manetta, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa andate dritti al paragrafo successivo!
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Mitsuha |
Come scrivevo poche righe prima,
Your Name. ha due grossi difetti che hanno fatto sì che io abbassassi la sua valutazione finale, nonostante nella sua globalità sia uno dei film che più ho apprezzato negli ultimi tempi e che consiglierei a chiunque abbia un minimo di interesse nell'animazione giapponese. Per capire di cosa sto parlando, un cenno sul colpo di scena che dà la svolta principale all'intero film. Quando Taki capisce che lo scambio di corpo non è più avvenuto e che quindi deve essere successo qualcosa, in preda alla sua ossessione decide di andare a cercare Mitsuha, avendo come unico indizio il disegno di un ricordo, il lago di Itomori. Taki, accompagnato da Miki e Tsukasa, arriva sul posto e, non senza fatica, scopre la terribile verità: il paese di Mitsuha non esiste più, tre anni prima, durante il passaggio della cometa Tiamat, un asteroide se ne è distaccato e ha colpito proprio Itomori, causandone la distruzione e la morte di gran parte degli abitanti. Con orrore di Taki, Mitsuha figura tra le vittime accertate. Qui il ragazzo realizza che lo scambio di personalità non comportava solo un balzo di luogo, ma anche di tempo, fino a tre anni prima! Cosa fare per porre rimedio? La risposta si trova nelle parole della nonna di Mitsuha, più precisamente in Musubi, la divinità protettrice del paese e il cui tempio è una sorta di punto di congiunzione delle varie linee temporali. Bevendo del
kuchikamizake, un sakè speciale ottenuto mediante un rito a cui la stessa ragazza aveva partecipato, Taki riesce a varcare le linee del tempo e dello spazio per ricongiungersi, anche se solo brevemente, a Mitsuha, in modo da avvisarla del pericolo incombente. Il risveglio diventa per la ragazza una disperata corsa contro il tempo per convincere l'intero villaggio a salvarsi dalla catastrofe.
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Treni pure qui... |
Da queste righe, per come ve l'ho messa, possono risultarvi evidenti i due grossi problemi di sceneggiatura: il primo non è un errore, ma un atto scientemente voluto da Shinkai, ovvero la non reazione di Taki (ragazzo del futuro) di fronte alla notizia dell'arrivo della cometa; è impossibile che non possa ricordarsi di un evento così catastrofico avvenuto tre anni prima; è impossibile che non si sia mai accorto, durante lo scambio di corpi, che il tempo in cui viveva era diverso da quello attuale, soprattutto quando ha assistito alla tv la notizia dell'arrivo della cometa. Provando a rigirare la frittata in vista dell'obiezione "Non la ricordava perché al risveglio i ragazzi si dimenticano tutto, e può valere anche il viceversa", posso rispondere dicendo: ok, hai dettato questa regola, ma poi comunque non l'hai rispettata perché in realtà più volte entrambi i ragazzi hanno dimostrato reminiscenze dello scambio... ma stranamente e casualmente, mai è avvenuto con l'evento più grosso. No, questo è ingannare lo spettatore, giocando sporco. Non esiste che fai ricordare cose ed eventi a Taki e Mitsuha solo quando ti fa comodo e poi, solo per muovere la storia, tutto diventa come se fosse solo il caso o la coincidenza ad intervenire, vanificando quanto di buono è stato scritto fino a quel momento. Mi rendo conto di quanto sia difficile lavorare con i paradossi del tempo ma, proprio per questo, chiedo una maggiore attenzione nel cercare di non incappare in errori simili. Il secondo grosso problema è diretta conseguenza di quanto detto prima e, in questo caso, lo vedo più come un errore concettuale. Come cazzo è possibile l'esistenza dell'io narrante (Taki) quando più volte hai dimostrato che non può ricordarsi certe cose e che, anzi, la dimenticanza e l'oblio diventano il punto focale della parte centrale della storia? L'io narrante qui è proprio sbagliato a livello di concetto, ma Shinkai ce l'ha piazzato perché fa figo ed è un suo tratto distintivo e piuttosto che non metterlo si farebbe amputare entrambe le mani, non riesco a trovare una spiegazione più convincente. Peccato, davvero peccato!
A questo punto mi riservo di riguardare il film quando uscirà in home video con l'adattamento italiano perché sono curioso di sapere quanto queste mie obiezioni siano valide o se sono stato io a non aver capito una cippa della storia - in tal caso farò pubblica ammenda su questa stessa sede. Se poi voi avete voglia di darmi una vostra spiegazione, la sezione "commenti" è li che vi aspetta!
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L'arrivo della cometa (scena iniziale, no spoiler) |
Commento conclusivo (spoiler finiti, tranquilli)
Cos'altro dire di
Your Name.? Una sola cosa, che è la più importante di tutte ed è il mio vero metro di giudizio: ho una voglia matta di riguardarmelo, non c'è complimento migliore che possa fare ad un film che ho appena finito di guardare. Potrei anche dire una cosa strana: di Shinkai è sufficiente vedere solo questa produzione perché è il riassunto totale globale delle sue tematiche; se poi avete voglia di divertirvi a scoprire come in realtà il regista si sia divertito (o l'abbiano obbligato, il sospetto non mi abbandonerà mai) a de-costruire i suoi marchi di fabbrica ottenendo un lungometraggio che va in antitesi rispetto alla sua visione finendo col superarli tutti, allora non vi resta che riscoprire anche le sue produzioni precedenti. Per quanto mi riguarda, posso dire che il suo percorso di crescita l'ha compiuto tutto e che non credo riesca a superarsi nuovamente... ma sono pronto ad essere sonoramente smentito, anzi non vedo l'ora.
Your Name. è senza dubbio uno dei film del 2016 da ricordare nel tempo, insieme a
Silent Voice.
Nota di colore:
Come è noto, Shinkai è famoso per la fedeltà nella ricostruzione di fondali e scenografia, perfettamente aderenti ai corrispettivi originali. Se andate su questo sito, potete trovare foto di posti reali, le coordinate per raggiungerli e le immagini della controparte presente in
Your Name.. Tutto ciò è fantastico!
Landmarks Used in the Movie “Kimi no Na Wa.” - Fast Japan.
Giudizio finale:
Storia: 7 - finalmente, cribbio. Non solo il soggetto iniziale è interessante, nonostante il body swap sia un cliché usato e stra-abusato in molti manga e anime (per non parlare della filmografia occidentale anni '80), ma la sceneggiatura questa volta non si perde per strada e nonostante alcuni buchi / errori / prese in giro (chiamateli come volete) colossali, porta il lavoro a casa.
Regia: 9 - Il top, fino ad ora, raggiunto da Shinkai. Your Name. è veramente il punto più alto raggiunto dal regista. Il passo successivo è migliorare nelle animazioni dei personaggi, non ancora ai livelli dello Studio Ghibli, ma per il resto... Shinkai c'è!
Musiche: 8 - qui il secondo vero cambio di registro; quello del tono (non solo drammatico ed opprimente, ma anche frizzante almeno nella prima parte) si riflette sull'atmosfera musicale. Basta pianoforte strimpellato - non se ne poteva più - ma ecco una vera soundtrack fatta come si deve, con pezzi pop (uno quasi rock) e delle canzoni godibili e che ben si adattano alla storia. Il merito è dei Radwimps, banda rock giapponese a cui il regista ha chiesto di comporre ed eseguire le tracce principali.
Ritmo: 7 - brioso, frizzante, rallenta nella seconda parte, ma l'attenzione resta viva per scoprire come potrebbe andare a finire. Mai noioso, detto a Shinkai è davvero un complimento enorme. Per me c'è lo zampino di qualcun altro, mi sono spiegato più in dettaglio nel corpo della recensione.
Violenza: 5 - poco da segnalare.
Humour: 6 - incredibile, c'è pure qualche scena che strappa più di una risata! Makoto, sei proprio tu?
XXX: 1 - nulla da segnalare, un punticino in più per la gag umoristica che si ripete in più scene. (è ovvia, non vi dico cosa però)
Globale: 8,5 - Potevo dargli nove, a ben pensarci, ma per diversi motivi lo ritengo un voto eccessivo (come lo era per Silent Voice, ma lì l'immedesimazione è stata tale per cui me ne sono sbattuto la ciolla e gliel'ho dato lo stesso). Sicuramente Your Name. è un film riuscito, con un bel ritmo e una storia gradevole ed interessante, intenso ma non pesante, romantico il giusto ma senza essere sdolcinato, con diversi picchi memorabili per resa visiva ed emotiva. Non trovo un motivo valido per cui non dovreste vederlo, può piacere tantissimo o poco, ma è uno dei film più significativi degli ultimi anni. Non è un film impegnato o con messaggi sociali ben definiti, è evasione allo stato puro ma, porco cazzo, è fatto dannatamente bene.
2019 - Weathering with you ("Tenki no ko")
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Locandina dell'edizione Nexo Digital per il cinema. |
Livello di spoiler: A CATINELLE
[la recensione può essere letta anche da chi non vuole spoiler, seguite le istruzioni]
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Iniziamo con la carrellata di immagini di impatto...
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Pioggia.
Pioggia sempre, ovunque, intensa, che non lascia respiro, che opprime tutto.
Maremma maiala impestata quanto odio la pioggia, ci sono momenti in cui mi sembra di impazzire, soprattutto quando succede per una settimana di fila. Il clima è cambiato, è inutile negarlo, non c’è più il singolo acquazzone primaverile che rinfresca tutto… no, se deve piovere ci dobbiamo sorbire una scassata di maroni ininterrotta per più giorni consecutivi. Immaginatevi ora una Tokyo moderna in cui, senza un motivo apparente, inizia a piovere e non smette più, per settimane intere. Una roba che se fosse comparso Brandon Lee a rantolare: “Non può piovere per sempre”, il protagonista esasperato l’avrebbe preso a smascellate in faccia con il cricket di un autoarticolato.
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Pioggia...
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Weathering with you - La ragazza del tempo parte esattamente con questa premessa e, devo ammetterlo, lo spunto è alquanto intrigante. Il protagonista è
Hodaka Morishima, un sedicenne che, per motivi non propriamente spiegati, nell’estate del 2021 decide di fuggire dalla famiglia e dall’isola in cui vive, per tentare l’avventura in una Tokyo sfavillante e per nulla accomodante nei confronti di un fuggiasco minorenne. Ah, povero ingenuo, ancora non sa in quali pasticci andrà a cacciarsi! Problema della pioggia a parte, l’arte dell’arrangiarsi nella grande metropoli non sarà facile per nulla; per sopravvivere, accetta la proposta di
Keisuke Suga, un personaggio un po’ strambo che gli ha salvato la vita durante la traversata sul traghetto e che gli offre un lavoro presso la sua agenzia editoriale, oltre a vitto e alloggio, in cambio di una paga ridicolmente bassa. Può forse Hodaka rifiutare? Insieme a Keisuke vive
Natsumi, una ragazza appassionata di esoterismo e stramberie varie. Proprio in seguito ad un nuovo incarico assegnato da Keisuke, Hodaka e Natsumi iniziano una ricerca sulle cosiddette “
ragazze del tempo”, figure avvolte dal mistero che, secondo antiche leggende locali, sarebbero in grado di fermare la pioggia e regalare, solo per un lasso di tempo limitato, un spicchio di sole e serenità a chi ne fa richiesta. Durante la ricerca, Hodaka incontra
Hina Amano e scopre che è proprio una ragazza del tempo in grado di fermare la pioggia: diventeranno amici, inizieranno un business per regalare sole e felicità in cambio di un modico prezzo e presto la loro vita svolterà, tanto da “poter addirittura cambiare il mondo”, come dice l’io narrante. E quando scopriranno che sarà necessario un sacrificio umano per fermare la devastazione che sta colpendo Tokyo, si renderanno conto di trovarsi di fronte a scelte molto più grandi di loro, che sono solo due semplici ragazzini delle superiori.
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Effetto di Hina, la ragazza del tempo...
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Lo so, raccontata così la storia sembra molto avvincente ed interessante, ma siamo alle solite.
Makoto Shinkai prende un ottimo spunto di partenza e cerca di costruirci su un lungometraggio infarcendolo di tutti i temi ed elementi ai quali ci ha abituati con i lavori precedenti. Il Nostro arriva dal successo planetario di
Your Name., diventato l’anime più visto nella storia del cinema, e l’eredità fatta di titaniche aspettative stava proiettando un’ombra enorme su qualunque cosa avrebbe estratto dal cilindro. Non è facile ripetersi dopo un tale successo, in casi del genere le strade sono due: squadra che vince non si cambia, per sperare di bissare la formula; oppure tentare una strada completamente diversa, ribaltare tutto quello che si è costruito fino a quel momento, prendendosi anche una bella dose di rischio, e percorrere sentieri ancora inesplorati.
Beh, nonostante nelle interviste abbia dichiarato il contrario, Shinkai ha palesemente scelto la prima strada, quella più facile, cercando però di inserire ogni tanto delle svolte improvvise e diverse, la più importante nel finale (ci arriveremo nell’apposito, spoilerante paragrafo). A mio avviso, il risultato non è stato del tutto convincente. L’espressione che più mi viene in mente per descrivere Weathering with you è: Comfort Zone, quella in cui Shinkai si è adagiato e dalla quale non si è più mosso.
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Volemose bene!
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Prendiamo la prima parte della storia: tutti i suoi marchi di fabbrica sono stati inseriti di forza e ce li ritroviamo spiattellati uno di fila all’altro.
Lui e lei, in una relazione sentimentale che supera lo spazio e il tempo? C’è.
Il tema del confronto tra antico e moderno, villaggio e metropoli? C’è. Sottile, ma c’è.
Il misticismo come filo conduttore e deus ex machina? C’è.
Piani paralleli, realtà e fantasia, uniti da un sottile filo? C’è. Anche se questa volta la bilancia pende di più sul piano reale.
Haruki Murakami? C’è, il film trasuda Murakami da ogni fotogramma… e c’è anche una piacevole sorpresa, ne parliamo più avanti.
Gatti? C’è. Uno, ribattezzato Rain, raccattato per strada in un giorno di pioggia e, no, non c’entrano Andrea e Luciano.
Tema del viaggio? C’è.
Treni? Hai voglia, Tokyo ne è piena, vuoi forse perdere l’occasione di sfoggiare la Yamanote dal momento che le scene toccano Shinjuku, Shibuya, Ikebukuro ed altri quartieri famosi della capitale?
Uccelli? Uhm… forse no, potrebbe essere l’unica eccezione, ma chissà che non me ne sia sfuggito qualcuno.
L’io narrante con voce lamentosa e colma di tristi presagi? Purtroppo sì, è presente.
E… e... la pioggia? Sì, tanto che, rispetto alle altre opere, qui diventa il punto focale dell’intera narrazione, non solo nei primi quindici minuti ma per tutte le quasi due ore del film.
Quando parlo di comfort zone, mi riferisco a questo mischione di tematiche, alcune delle quali appena accennate ma sempre presenti, che connotano il film come fortemente shinkaiano. Termine orrendo, ma è anche giusto dare a Makoto quello che è di Makoto: l’avevo già scritto nella monografia principale, da tempo il regista è riuscito a trovare una propria dimensione, smarcandosi dal pesante confronto con Miyazaki, tanto che ora il suo marchio di fabbrica è riconoscibile ed evidente, al di là dello splendido impianto audio-visivo, uno dei migliori mai visti finora, forse giusto un mezzo gradino più sotto rispetto a Your Name. a causa di una preponderanza della CGI, che in alcune scene è fin troppo evidente e poco nascosta come invece era avvenuto mirabilmente del film precedente.
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Il gatto Ame (pioggia in giapponese)
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Da queste parole è facile intuire quali siano gli aspetti positivi di questo film e, soprattutto, quali quelli negativi. Ecco, il problema è proprio questo: mi sono avvicinato a
Weathering with you senza conoscere alcunché, non mi sono visto nemmeno il trailer. Volutamente non ho voluto sapere nulla di nulla, mi sono messo a guardarlo con la mente libera da preconcetti ma… ecco, in realtà sapevo già tutto: cosa aspettarmi, cosa incontrare, cosa mi avrebbe emozionato, cosa mi avrebbe fatto storcere il naso e come si sarebbe arrivati alla conclusione della storia. Intendiamoci: non perché io sia un genio, tutt’altro; chi, come me, si è sparato tutta la filmografia di Makoto, dopo
Your Name. è perfettamente in grado di capire come andrà a finire. Ecco il problema della
comfort zone; probabilmente il regista ci si è affidato troppo, andando ad inficiare in modo negativo il giudizio finale. Ovviamente il voto, che avrete già visto, comprende anche molti aspetti positivi che controbilanciano un po’ quelli che mi hanno deluso.
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Non è un artwork, ma un fotogramma tratto dal film...
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Andiamo nel dettaglio, partendo dai pro.
Non c’è storia, visivamente Weathering with you è splendido. Io adoro il fotorealismo con cui Shinkai progetta e disegna i fondali e le ambientazioni. Di film in film, grazie al budget che ha a disposizione, la qualità aumenta costantemente. Tavole superbe, splendidi giochi di luci e ombre, costruzione delle scene mirabile, colori sgargianti che bucano lo schermo quando rompono la monotonia delle grigie giornate di pioggia; dettagli su dettagli, ciascuno riprodotto con maniacale perfezione e ricchezza (con anche un, forse, eccessivo product placement), riflessi ovunque e tanto altro ancora. Ogni elemento si fonde con gli altri contribuendo a creare una fortissima atmosfera in grado di catturare l’attenzione dello spettatore. Davvero, da questo punto di vista Shinkai si è superato. Purtroppo i personaggi, come in Your Name., non raggiungono ancora il livello di animazione dello Studio Ghibli, anzi in più di un punto ho trovato dei peggioramenti rispetto al passato, con movimenti troppo legnosi o artefatti. È solo una nota stonata, niente che possa rovinare la goduria visiva a cui ci troviamo di fronte. Anche il comparto sonoro è grandioso: i Radwimps, dopo Your Name., sono stati nuovamente chiamati a firmare una piacevole e frizzante colonna sonora j-pop-rock. Come anticipato nei paragrafi iniziali, l’ambientazione ha un tocco di originalità che ho apprezzato; l’idea di una pioggia torrenziale opprimente che funesta la sola Tokyo permette a Shinkai di esagerare con i suoi giochi di luce, oltre a creare un'atmosfera a tratti struggente e malinconica (ma mai ai livelli di 5 cm al secondo). Ultima nota positiva: seguendo il tracciato dell’opera precedente, anche qui abbiamo finalmente dei comprimari degni di nota, ben caratterizzati e creati con furbizia per piacere a tutti i costi. Era ora che si uscisse dal binomio del duo protagonista: sai che palle due ore solo con loro, la noia non può che fare capolino!
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Tokyo dall'alto
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Ma come in tutti i film di Shinkai, di aspetti negativi purtroppo ce ne sono. Mai una volta che provi a superare se stesso per creare un’opera non vuota, quello no, ma almeno non superficiale. È questo il grosso difetto che muovo a Shinkai, e più ancora in Weathering with you, proprio perché tutti abbiamo invano aspettato la Grande Svolta.
No, i punti deboli di Shinkai ci sono ancora tutti, tanto da diventare essi stessi un inconfondibile marchio di fabbrica: sceneggiatura che parte con uno spunto interessantissimo ma che non si sviluppa decentemente per coprire due ore di storia; certi passaggi di trama sono anche fin troppo affrettati, privi del dovuto approfondimento. Lo stesso destino accomuna un po’ tutti i personaggi, soprattutto quello di Hina. I protagonisti di Shinkai sono dei cliché, arrivano quasi alla fine della storia esattamente così come l’hanno iniziata. Non crescono, non si sviluppano adeguatamente ma… ecco, vivacchiano nel ruolo che il regista ha assegnato loro. Di Hodaka non sappiamo nulla, solo che è scappato dall’isola in cui viveva. All’inizio lo vediamo con diversi cerotti su naso e guance, una possibile ipotesi può essere che il ragazzo sia scappato da una situazione familiare non facile fatta di soprusi e violenze: ma non lo sapremo mai. Vogliamo parlare di Hina? Senza entrare nei dettagli, la sua monodimensionalità non cambierà durante la narrazione, anzi, alla fine non sarà che un semplice strumento narrativo, senza il necessario approfondimento che un personaggio chiave come il suo dovrebbe richiedere. Cosa la spinge ad accettare il proprio destino? Quali sono i pensieri, le paure, il background che la portano a decidere in un certo modo invece che in un altro? Tutto appena abbozzato, come se fosse un personaggio non protagonista. Peccato. La stessa storia è sconclusionata, ha momenti di stanca e, proprio quando potrebbe decollare veramente, si avvoltola su se stessa perdendosi in banalità trite e ritrite. In altre parole: proprio quando è arrivato il momento di osare, Shinkai si fa prendere dalla cacarella, ritira la manina e rimette tutto sui consueti binari… la sua stramaledettissima comfort zone, sempre lei, mannaggia la miseria ladra.
Ma sapete una cosa? Nonostante tutto, vi devo confessare che… il film funziona. Emoziona. Gioca con sentimenti di facile presa, non si perde in inutili spiegoni (finalmente!) e si lascia guardare senza troppi problemi fino al finale, croce e delizia del film.
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Tokyo ha un attimo di respiro... che meraviglia!
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Paragrafo SPOILER! SPOILER A CATINELLE! PIOGGIA DI SPOILER!
Vi ho avvisati.
Fino a metà film la storia è bellissima, poche ciance. Poi arriva qualche momento di stanca, ma niente di così tragico, è come se il regista volesse prendere il fiato per la volata finale. A tre quarti si palpita, dai che si decolla, dai che la storia arriva alla Grande Svolta, ma… puff. Tutto visto e stra-visto. Hina è la prescelta per il sacrificio, lei lo sa benissimo, così come sa che soltanto sparendo e diventando acqua, potrà salvare Tokyo dalla catastrofe. E così fa, lasciando Hodaka e il fratellino soli in una città dove i raggi solari fanno finalmente capolino tra i grattacieli, regalando agli abitanti la speranza della rinascita. La disperazione del ragazzo è palpabile, è ovvio e scontato che lui non accetti l’epilogo, così inizia la personale sfida per raggiungere la dimensione dove è salita Hina, per riprenderla e riportarla indietro. Bellissimo l’inseguimento in mezzo ad una Tokyo allagata, ma il momento clou del ricongiungimento con Hina è… deboluccio. Perché banale e scontato, sai già che andrà a finire così, che la salverà e la riporterà indietro. Il secondo finale della storia, dopo un salto temporale di tre anni - espediente narrativo che piace molto ai nostri amici orientali, soprattutto nei drama coreani, chi li conosce capirà benissimo cosa intendo - presenta un guizzo apprezzabile rispetto a quanto visto poco prima. Hodaka finalmente si diploma, ritorna a Tokyo dove spera di trovare Hina pronta ad aspettarlo… e così sarà. L’incontro tra i due è reale, il loro abbraccio pure e noi spettatori non dobbiamo immaginarci nulla. Avviene sotto il cielo plumbeo di una Tokyo nuovamente, perennemente annegata nella pioggia. Hina si era sacrificata per salvare il mondo, ma l’amore e - attenzione! - l’egoismo di Hodaka l’ha riportata tra noi, condannando l’intera città a ritornare alle piogge incessanti. La leggenda è chiara: solo il sacrificio della ragazza del tempo fermerà le acque. Hodaka e Hina si sono guardati negli occhi e si son detti: fanculo la pioggia, tenetevela, noi vogliamo vivere senza sottostare alle vostre stupide leggi e superstizioni.
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Dai, ditelo che ha citato Mila e Shiro...
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Io il messaggio l’ho apprezzato e, per certi versi, l’ho trovato anche un pizzico originale. È il riscatto contro il precostituito, uno schiaffo a ciò che gli altri vogliono da noi, è la ribellione dell’adolescente in un momento critico della propria vita: perché buttarla via, perché per una volta non si può provare ad essere egoisti e pensare a sé stessi? Il concetto è stridente se pensiamo alla mentalità nipponica dove la società e il collettivo comandano, a volte in modo opprimente, sul singolo individuo. Che sia un messaggio tipico della narrativa di formazione non è un mistero, anzi Shinkai ci manda un indizio grande come una casa fin da una delle prime scene: durante il primo viaggio verso Tokyo, il ribelle Hodaka sta leggendo “
Il giovane Holden” (“
The Catcher in the Rye”), iconico romanzo di formazione adolescenziale scritto da
J.D. Salinger nel 1951. Con triplo avvitamento carpiato, l’accostamento con
Haruki Murakami è servito ancora una volta: il famoso scrittore è stato il traduttore dall’inglese al giapponese proprio di Salinger, contribuendo alla sua diffusione anche nel paese del Sol Levante. Ma l’accostamento con il grande scrittore non può, ovviamente, finire qui. Ci sono alcuni chiari rimandi a “
Kafka sulla spiaggia” (2002, 2008 in Italia): entrambi i protagonisti sono adolescenti in fuga, incontrano personaggi strani e misteriosi, e assistono a piogge di pesci che cadono dal cielo, in un mondo dove il confine tra la dimensione reale e quella fantastica è infinitamente sottile.
Prima di saltare alle conclusioni, ci sono ancora un paio di considerazioni che meritano un ulteriore warning per spoiler, perché c’è un accenno anche del finale di Your Name.. Mi rendo conto che mezza recensione oscurata per spoiler possa risultare monca, ma non rovinare il finale a chi non vuole è una forma di rispetto a cui tengo particolarmente.
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Cliccate per vedere cosa sta leggendo Hodaka...
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Ancora SPOILER! Non solo su Weathering with you, ma anche su Your Name.! Vi ho avvisatiiiiihhh! E dueeeeeehhh!
A Shinkai piace giocare con i rimandi alle opere precedenti, a volte prendendo bonariamente in giro gli spettatori, con easter egg fini a se stessi. È il caso di questo film, in cui i due protagonisti di Your Name. fanno la loro fugace comparsa; Mitsuha è la commessa di una gioielleria che aiuta Hodaka a scegliere l’anello, il regalo di compleanno che il ragazzo intende fare a Hina. Taki compare invece nella scena in cui sua nonna chiama Hina e Hodaka durante il loro business della “ragazza del tempo” per far smettere di piovere. In questa linea temporale Taki e Mitsuha non si sono ancora incontrati sulle scale nella scena clou di Your Name. (lo sappiamo dal manga e dal romanzo); entrambi i film sono ambientati nel 2021, quindi nel pieno di una Tokyo allagata dal temporale perenne, eppure, quando finalmente Taki chiede a Mitsuha qual è il suo nome… c’è una splendida giornata di sole. Ovviamente i fan si sono scatenati in congetture su una ipotetica trilogia shinkaiana dove il terzo film annoderà i fili di entrambe le storie in un qualcosa di strepitoso ed eclatante. Ricordatevelo, sono nato per essere smentito, ma sono certo che non succederà niente di tutto questo. L’unica teoria che posso accettare a denti stretti è quella del multiverso, dove tra gli infiniti universi che si generano ad ogni decisione e snodo cruciale, ce n’è uno in cui Taki e Mitsuha si metteranno insieme non tra i raggi di un sole primaverile e sotto i ciliegi in fiore, ma in un pantano degno dello stagno de La Banda dei Ranocchi. Per la cronaca, anche Tessie e Sayaka, i due amici comprimari di Your Name., hanno un cameo in Weathering with you, precisamente nella scena in cui Hina rischiara il cielo per la prima volta dopo essersi messa in società con Hodaka e possiamo vedere le reazioni stupite di alcuni presenti. In realtà è puro e semplice fan service, niente di più, niente di meno, per quanto io trovi sempre affascinanti le speculazioni sui destini incrociati di personaggi appartenenti ad opere diverse, ma inseriti in universi narrativi simili (o paralleli).
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Mitsuha
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Taki
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Sayaka e Tessie (sgamati!)
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Squarci di cielo oltre le nubi! [fine spoiler]
Considerazioni sull’edizione italiana
Il film è stato proiettato al cinema nella consueta formula dei tre giorni da Nexo Digital, il 14, 15 e 16 ottobre 2019. Il riscontro è stato buono, tanto che le proiezioni hanno goduto di due giorni bonus il 5 e 6 novembre. L’edizione italiana è curata da Dynit, nota per garantire ottimi adattamenti e doppiaggi (niente Kazé e soprattutto niente stupri dell’italiano e oscenità cannarsiane alla Lucky Red, per fortuna).
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Questa scena va vista in movimento...
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Conclusioni
Alla domanda: “Consiglieresti di guardare Weathering with you?”, rispondo affermativamente, senza dubbio. Il film non raggiunge purtroppo i livelli del predecessore, finendo schiacciato dal confronto. Shinkai ha avuto paura, non ha osato, e ha tirato fuori un film gradevole, visivamente sbalorditivo, che non eccelle però nella svolgimento narrativo, finendo per appiattire sia i personaggi, sia lo svolgimento della trama. Probabilmente il problema sono anche io, che carico di aspettative “adulte” un prodotto che non vuole averle. È molto probabile che il target principale non sia la mia generazione, ma quella successiva (o anche due), un adolescente o un ventenne potrebbero apprezzarlo molto di più di quanto non lo abbia fatto io. In ogni caso la delusione affiora, ma lascia presto il posto alla dolce sensazione di aver comunque visto un bel film. Promosso, indubbiamente, ma per me resta un mezzo passo indietro nella carriera del regista, a cui auguro di spiccare il volo. Shinkai ce la può fare, i mezzi li ha, deve solo trovare uno stramaledettissimo sceneggiatore con i controcoglioni che gli metta nelle mani una storia che farà esplodere il mondo dell’animazione giapponese. Io ci spero ancora, ed è la stessa speranza, ahimé sempre più flebile, che ho nei confronti del Maestro Michael Bay: quanto vorrei una sceneggiatura solidissima da far detonare con infinite palle di fuoco reali senza CGI? Lo so già, è inutile che me lo diciate, sono solo sogni mostruosamente proibiti.
Giudizio finale:
Storia: 6,5 - Mezzo passo indietro rispetto a Your Name.. Solito spunto iniziale davvero interessante, per il resto la storia regala pochi sussulti e procede col pilota automatico. Personaggi poco più che cliché abbozzati, per il resto c’è uno scarso approfondimento che mi ha lasciato con un retrogusto amaro.
Regia: 8,5 - Secondo mezzo passo indietro. Intendiamoci: visivamente è un film sbalorditivo, come quasi tutti quelli di Shinkai. Purtroppo più di una scena presenta dei cali di qualità, probabilmente dovuti ad una maggiore fretta realizzativa.
Musiche: 7 - Ottima colonna sonora, diamo pure il bentornato ai Radwimps, che offrono una prestazione solida, anche se non ho trovato i pezzi cantati veramente memorabili.
Ritmo: 7 - Parte benissimo, rallenta nel mezzo, accelera sul (doppio) finale. Nulla di nuovo, Shinkai ci regala spesso situazioni del genere. Non è noioso, altro punto a suo favore, esattamente come con Your Name..
Violenza: 5 - poco da segnalare. Qualche scena drammatica stile yakuza-movie, che per me hanno pure stonato nel contesto in cui sono state inserite, ma niente di trascendentale.
Humour: 5 - film decisamente serio, giusto qualche scenetta simpatica ma niente di più.
XXX: 1 - nulla da segnalare.
Globale: 7,5 - Per gioco, ho confrontato i voti che ho assegnato a Weathering with you con quelli dati a Your Name., d’altronde il paragone tra i due film è inevitabile. Tranne qualche eccezione, in media qui c’è un punto di voto in meno in tutte le sezioni. Non è certamente un caso, per me non siamo ai livelli del predecessore, vuoi perché avevo aspettative enormi, vuoi perché non ho trovato dei significativi miglioramenti nei soliti, noti punti deboli di Shinkai, anzi, l’impianto narrativo nell’ultima prova ne esce leggermente indebolito. Makoto Shinkai poteva fare un balzo, invece è indietreggiato. Più volte ho citato l’espressione comfort zone per spiegare cosa intendo, e lo ribadisco anche in sede di commento. Shinkai non ha voluto osare e questo è il risultato. Mezzo voto in più come punteggio bonus per i fondali e i disegni, sono un valore aggiunto che non è possibile ignorare. Gli effetti della pioggia sono incredibilmente immersivi: ve ne renderete conto con i vostri stessi occhi!