mercoledì 25 marzo 2020

Summer of 84 (2018) | Recensione

Summer of 84
Voto Imdb: 6,7

Titolo Originale:Summer of 84
Anno:2018
Genere:Thriller
Nazione:Stati Uniti, Canada
Regista:François Simard, Anouk Whissell, Yoann-Karl Whissell
Cast:Graham Verchere, Judah Lewis, Caleb Emery, Cory Grüter-Andrew, Tiera Skovbye, Rich Sommer

Foto corale del gruppo di nerd dentro la loro casetta dei giochi (sì, fa tanto Goonies)
Signori, amici, affezionati lettori che mi avete dato per disperso, naviganti approdati qui per caso o per sfiga: mi spiace per voi, sono ancora qui tra voi e, per cause di forza maggiore, è tornato il momento di guardare film e buttare giù le quattro cazzate che ho voglia di esternare subito dopo i titoli di coda, cosa che da un paio di anni riesco a fare sempre più raramente. Ma la quarantena, il tanto tempo a disposizione, la voglia di evadere con tutti i mezzi la fanno da padrone, ed eccomi qui a guardare e recensire Summer of 84, un film indipendente abbastanza sconosciuto, da tempo presente nella mia lista per merito (o colpa?) dei registi che si firmano con l'acronimo RKSS, finiti nel mio mirino grazie al bellissimo Turbo Kid (2015, recensito qui).
In tutte le mie recensioni parto con l'intenzione di essere breve, vediamo se stavolta ci riesco (spoiler: no, fallisco miseramente, esattamente come i RKSS. Oddio, è uno spoiler nello spoiler, uno spoiler multi-livello, una matrioska di spoiler, mi complimento da solo!)

Cabinati inventati
Trama
Anno 1984, siamo ad Ipswich, città dell'Oregon. I protagonisti sono quattro quindicenni: Davey, Tommy 'Eats', Caleb e Cory, alle prese con le loro noiosissime vacanze estive, nella classica cittadina americana ricolma di anonime villette a schiera, dove non succede assolutamente nulla e la vita scorre avanti sonnacchiosa e l'unico modo per rompere la monotonia, a parte giocare, chiacchierare e fare battute da nerd sfigati, è far viaggiare la fantasia. Ma qualcosa o, meglio, qualcuno, rompe lo schema che si trascina avanti da settimane. Un serial killer, chiamato "Cape May Slayer" (l'assassino di Cape May), che nell'ultimo decennio aveva terrorizzato la cittadina confinante con l'uccisione di tredici minorenni, manda una lettera di sfida alla polizia locale. Il protagonista Davey, dotato di fervida immaginazione nonché divoratore di libri e articoli sensazionalisti e complottisti, si convince che l'assassino sia Wayne Mackey, il gentile e benvisto poliziotto vicino di casa e amico del padre dello stesso Davey. Quando Davey crede di aver visto nella casa di Mackey un ragazzino dato per disperso, riesce a convincere i suoi amici ad iniziare una caccia all'uomo per smascherare il presunto killer. A loro presto si unirà la gnocca Nikki, vicina più grande di Davey e sogno erotico di tutti i quattro adolescenti in preda all'ormone, in un gioco che parte innocente ma che, nel proseguimento, diventa sempre più oscuro e pericoloso. Ha ragione Davey o è tutto frutto della sua deviata immaginazione?

Wayne Mackey (Rich Sommer) è lui o non è lui (il cattivo)?
Commento
Leggete la trama, guardate il trailer e i primi dieci minuti: cosa vi viene in mente? Ve lo dico subito: un frullatone di Stranger Things, Stand by me e Disturbia / La finestra sul cortile (scegliete voi quale dei due). L'idea, di per sé, non è nemmeno malvagia: per un motivo o per un altro, questi film e serie hanno lasciato un segno dietro di sé e in Summer of 84 possiamo notare come sia stato fatto un tentativo di amalgamarli in qualche modo. Purtroppo, lo dico subito, la somma delle parti risulta inferiore in tutti gli aspetti (tranne il finale), mancando il bersaglio non di poco. Cosa non va, precisamente? Vado per punti cercando di argomentare dove possibile.
1) Gli anni 80.
Lo dice il titolo, lo si capisce dai dialoghi e dalla scenografia. Questo film è l'ennesimo omaggio a quella decade a cui i non-più-ragazzini (sigh) della nostra generazione ancora si sentono tanto legati. Attenzione: non ne parlo in termini necessariamente positivi, soprattutto in questi ultimi anni di revival dove gli Eighties ce li hanno rifilati in tutte le salse e ormai stiamo arrivando a raschiare il fondo del barile. (per colpa di Capitan Marvel e Beverly Hills, tranquilli, sta arrivando il turno degli anni '90). Oggi, all'ennesimo film che omaggia quella decade, assistiamo alle seguenti due reazioni dicotomiche:
  • Ma che palle! Mi sono frantumato le gonadi! Ancora questi anni di nulla patinato! Il consumismo! La Milano da bere! La distruzione del tessuto sociale! Reagan! Gorbaciov! Electro-pop! Paninari!
  • Wow! Fantastica decade, a cui dobbiamo tutte le cose belle di oggi! Rock! Metal! I film Action! Spielberg! I videogames a casa! Il walkman! MTv! La BMX!
Pioggia di BMX
Ecco, parliamo della BMX, uno dei simboli indiscussi di quella decade. Non ce l'avevo, perché l'ho sempre trovata di uno scomodo allucinante. Pedalarne una mi dava la stessa sensazione provata da Fantozzi durante la Coppa Cobram sulla bici senza sellino, preferivo di gran lunga le bici molleggiate da cross col sellino morbido, che mi facevano apparire un po' retrò e anni '70 ma... sticazzi, la comodità veniva prima di tutto. Ecco, la BMX [1] diventa un feticcio da cui i registi canadesi di Turbo Kid e Summer of 84 non riescono a staccarsi e, a sua volta, diventa un simbolo di tutto il loro pensiero, nel bene e nel male. Vuoi omaggiare quella decade? DEVI metterci una BMX. Vuoi immergerci nelle sue atmosfere? DEVI piazzarci il synth-pop. Vuoi trasformare il film in un'operazione nostalgica? Dopo Stranger Things (e Dark) niente è più lo stesso: DEVI avere come protagonisti quattro ragazzini, sfigati e possibilmente nerd in qualcosa. Il problema è proprio questo: all'alba del 2020, se giochi a contestualizzare una storia in quel periodo e lo fai usando sempre gli stessi stereotipi, significa che non hai più nulla da dire... o stai dicendo cose dette e stra-dette, che non suscitano più sorpresa o il brivido nostalgico in chi quegli anni li ha vissuti davvero. Monopoly? Meh. Walkie-Talkie? Wow. Battute su Spielberg? Yawn. Locandine e cabinati di Asteroid? Ari-Yawn. Il font della locandina, lo stesso di Venerdì 13? E vabbè. Il pensiero che più mi ha fatto riflettere è che, in fondo, la storia è assolutamente indipendentemente dall'anno in cui si svolge: se la ambienti negli anni '90 o addirittura oggi, non cambia nulla nella sostanza (a parte qualche piccolo ovvio accorgimento tecnologico). Che sia un bene o un male non saprei dirlo, di certo non depone a favore di chi punta così tanto sull'operazione nostalgia, perché la trasforma in un lavoro fine a sé stesso e nulla di più.
2) I personaggi.
Seeeeee, come no!
Se quindi l'effetto sorpresa non può (più) arrivare dall'ambientazione, su cui si basa gran parte di un'operazione come questa, il qualcosa in più deve arrivare da altre componenti: trama e personaggi. Sulla prima non mi dilungo più di tanto (ci arrivo dopo, senza spoilerare), sui secondi qualche parola in più la spendo. Non ci siamo: qui i personaggi non funzionano. Non tanto per lo stereotipo in sé - a me non dà fastidio - quando per l'antipatia gratuita che essi provocano. Il protagonista Davey è il più decente, ovviamente, ma gli altri sono delle semplici macchiette che non aggiungono nulla alla visione; il tamarretto dalla lingua velenosa, tutto parole e pochi fatti; il gigante buono con la madre milfona oggetto di battutacce del tamarro; il nerd occhialuto che tutto sa e tutto capisce, salvo essere un fifone conclamato e che, in fondo, non capisce un emerito cazzo. E la vicina gnocca più grande, che vive il problema del divorzio dei genitori, e che trova conforto in una relazione platonica con il protagonista, cosa che tutti noi smaliziati troviamo assolutamente poco credibile. In breve: i personaggi funzionano poco e non si è creata quell'alchimia che invece è strepitosa in Stand by me, che pure i nostri RKSS conoscono bene: peccato, peccato, peccato!

3) Il doppiaggio italiano
Purtroppo è uno dei peggiori che mi sia mai capitato di ascoltare, tanto che dopo un quarto d'ora ho girato sull'audio originale con sottotitoli. Atroce a dir poco, pur non raggiungendo le vette di Viaggio verso Agartha (OK, è davvero difficile fare peggio)

Nikki (Tiera Skovbye)
Di fronte a questi grossi problemi, il mancato effetto nostalgia e la scarsa empatia verso i personaggi, uniti ad una trama non originale, si potrebbe pensare che il film sia pessimo. Invece no, Summer of 84 si salva dall'insufficienza grazie ad altri tre fattori (facciamo due e mezzo):
1) La regia
RKSS l'avevano già dimostrato con Turbo Kid, come registi ci sanno fare e sono capacissimi di confezionare un ottimo prodotto partendo da un budget assolutamente ridicolo. Eh, sì, non l'ho ancora sottolineato a sufficienza, ma stiamo parlando di registi indipendenti che non hanno alle spalle le disponibilità finanziarie messe a disposizione dalle major; quello che si vede a video è un piccolo miracolo, anche se non fa gridare come era avvenuto con Turbo Kid. Mi piacerebbe vederli alle prese con una produzione più imponente, sono certo che ne vedremmo delle belle... senza che perdano il gusto per lo splatter / gore, che qui si vede molto poco.
2) Il finale (no spoiler!)
Per tre quarti del film la storia regge bene, anche se sui binari del "già visto" e in cui ogni tanto qualche battuta a vuoto fa affiorare un pizzico di noia; escludendo un paio di scene davvero ben costruite dove si sobbalza, bisogna aspettare gli ultimi venti minuti finali per vedere un improvviso cambio di registro. La tensione si fa più palpabile fino a sfociare in un finale per certi versi sorprendente e non in linea con l'atmosfera che ci ha accompagnati fino a quel momento. Ecco, se da un lato gli ultimi minuti salvano il film da un'insufficienza piena, dall'altro aumentano il rammarico: se solo i RKSS avessero osato un po' di più anche prima, avremmo assistito ad un ottimo film. Così, invece, ci troviamo davanti ad una produzione mediocre che soccombe sotto i colpi dei termini di paragone che gli stessi registi si sono avventatamente scelti.
3) La colonna sonora
Fermi tutti: non si parla di canzoni anni '80, che solitamente infestano produzioni di questo genere (e poi invariabilmente ci avrebbero piazzato un Should I Stay or Should I Go, un The final countdown o un Walking on sunshine). Complice il risicatissimo budget, per gli autori non era probabilmente possibile acquistarne i diritti e, intelligentemente, si sono affidati ai Le Matos, che già avevamo sentito in Turbo Kid. Specializzati in synthwave, confezionano un commento musicale perfetto per le scene, facendoci calare nelle atmosfere del film. È altrettanto chiaro che se il genere musicale vi è indigesto, lo sarà praticamente tutta la visione del film, perché la musica non si discosta di un millimetro dal genere e ne pervade ogni sequenza. Io che la adoro, ci sono andato a nozze!

RKSS, il trio di registi
Conclusioni
Bocciato no, forse nemmeno promosso, Summer of 84 galleggia nel limbo della mediocrità, salvato soltanto da un sussulto nel finale. Sinceramente mi aspettavo molto di più dai registi; la loro intenzione di allontanarsi in modo netto da Turbo Kid, cosa di per sé non sbagliata, ha però fatto loro perdere di vista la visione dell'insieme e ne è uscito un film bello solo a metà. Infine, un accorato appello: basta revival anni '80, rinnovate il vostro repertorio e tirate fuori qualcosa di sorprendente! 

[1] Fra l'altro mi sono accorto che della BMX ho già parlato nella recensione in Turbo Kid e ho fatto la stessa battuta, ma ormai sono troppo pigro per cambiarla.



Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6
La storia, piena di cliché, si trascina alternando momenti di stanca ad improvvise accelerazioni, fino ad arrivare ad un sorprendente finale. Si poteva fare meglio durante i primi tre quarti di film, probabilmente gli sceneggiatori non sono stati all'altezza dei registi.
Musiche:
7
Uno dei punti di forza del film, la colonna sonora dei Le Matos è un perfetto esempio di synthwave al servizio del film. Non ci sono pezzi cantati (ed è un peccato, No Tomorrow in Turbo Kid è una bellissima canzone), ma purtroppo non si può avere tutto.
Regia: 6
I RKSS ci sanno fare, l'ho scritto nel corpo della recensione e qui lo ribadisco. Qui pagano, probabilmente, il non aver voluto (o potuto) osare troppo, finendo con il confezionare un film anonimo e privo di mordente. Ma va anche detto che, col risicatissimo budget a disposizione, hanno tirato fuori un prodotto visivamente ben fatto.
Ritmo: 5,5
Il film ha diversi momenti di stanca, alcune belle scene che spiccano, ed un ottimo finale. Dura solo un centinaio di minuti ma la mia impressione è stata quella di un film più lungo: i tempi dovevano essere dosati meglio.
Violenza: 5
C'è la suspense, anche se diluita, mentre lo splatter / gore è pressoché assente (non aggiungo altro per non spoilerare)
Humour: 5
Ecco, questo è un tasto decisamente dolente, ed è colpa della sceneggiatura. Ci sono molti dialoghi tra i ragazzini che dovrebbero farci vedere com'è l'alchimia fra di loro ma... non fanno ridere, non rendono l'atmosfera e appiattiscono l'intera visione. Anche le battute e i pochi momenti divertenti si perdono in mediocrità assortite.
XXX: 2
Si vede solo la schiena nuda di Nikki. Che volevate vedere, porcelloni?
Voto Globale: 6
Un'occasione sprecata, avrebbe potuto essere un'altra piccola gemma indie, ma cade miseramente sotto i colpi dell'onnipresente Stranger Things. Un "vorrei ma non posso" che mostra notevoli limiti ed un unico, pregevole sussulto nel finale, insufficiente però a risollevarne le sorti. Se non l'avete ancora capito, visto che l'ho citato anche troppo, andate a recuperare Turbo Kid!

2 commenti:

  1. Ri-ben tornato! Cominciavo a preoccuparmi in effetti. Vai a vedere un po' che il casino pandemico alla fine ha portato a qualcosa di positivo! ;-).
    Scherzi a parte, visto che c'è chi ci lascia le penne: film che mi intriga, almeno per passare una serata senza impegno e per omaggiare i registi di Turbo Kid che piacque parecchio anche a me quando lo vidi.

    Mi raccomando, attendo numerose tue nuove e spumeggianti recensioni in questo periodo di clausura forzata!

    E, a tutti voi che leggete: STATE A CASA!!! :-)

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  2. Ri-grazie, Bruno! Mi fa sempre piacere leggere messaggi come il tuo. Sto recuperando diversi film che erano rimasti indietro nell'elenco, anche se non tutti finiranno qui sul blog, ma spero sicuramente di tirare fuori altre recensioni all'altezza ;-)

    Rinnovo l'invito: STATE A CASA! :D

    RispondiElimina

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